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LIBIA: LIBERATO IL MEDICO ITALIANO
Redazione
E’ stato liberato il medico italiano Ignazio Scaravilli, rapito il 6 gennaio in Libia, grazie ai buoni uffici del governo di Tripoli ed e' fortunatamente in buone condizioni di salute. La notizia è stata diffusa da fonti vicine all'Unita' di crisi della Farnesina in contatto con altri apparati dello Stato.
Il 68 enne medico catanese dovrebbe essere rimpatriato entro un paio di giorni. Scaravilli era stato visto l'ultima volta alla conclusione del suo turno di lavoro all'ospedale di Dar Al Wafa, a Tripoli e secondo quanto riferito dal sito dell'Huffington Post,sarebbe stato liberato una settimana fa con un blitz della polizia dell'esecutivo di Tripoli, controllato dalle milizie islamiste.
Il gruppo che aveva rapito Scaravilli era di criminali comuni e jihadisti legato ad Ansar-al-Sharia, i libici schierati con l'Isis.
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GRECIA: SI CERCA L’ACCORDO CON I CREDITORI INTERNAZIONALI
di Cinzia Marchegiani
Grecia – Grandi speranze e aspettative attendono il popolo ellenico. Sul piatto della bilancia per la Grecia ci sono momenti decisivi, poiché sembra sempre più vicino l’accordo sugli obiettivi di avanzo per i prossimi anni con i creditori internazionali. Lo stesso premier Tsipras inviata al contempo i Paesi del Sud Europa, Italia compresa, ad appoggiare la posizione di Atene nel loro proprio interesse. Ma il premier greco percisa e ammonisce: “Basta che ci sia un atteggiamento positivo sulle proposte alternative al taglio delle pensioni o all'imposizione di misure recessive”.
Il premier ellenico, dopo quattro mesi di infruttuoso negoziato, auspica che dall'incontro messo in agenda domani tra il cancelliere tedesco Angela Merkel e il presidente francese Francois Hollande, emergano discussioni di merito e la definizione di tempi chiari per un accordo sul programma di riforme che sblocchi gli aiuti finanziari necessari ad evitare il default del Paese e una probabile conseguente uscita dall'euro. Intanto è arrivata la nuova proposta di riforme che ha ricevuto Commissione UE da parte delle autorità greche che potrebbe sbloccare i nuovi finanziamenti ad Atene. Ma ll’opinione del leader di Syriza riguardo lo scetticismo manifestato da Ue, Bce e Fmi alle proposte avanzate dal governo greco in alternative ai tagli e a nuove strette fiscali é sintomo della resistenza a riconoscere il fallimento delle riforme operate negli ultimi cinque anni dalla Grecia.
Tsipras, che tra l’altro esclude nuove elezioni, è consapevole che se la situazione dovesse evolvere nel modo non sperato, sarebbe l'inizio della fine della zona euro e porterebbe i mercati immediatamente a cercare la prossima vittima. Italia e Spagna sono anch’esse in una situazione economica critica e guardano con attenzione l’evolversi di questa trattativa Grecia-UE, poiché il suo fallimento innescherebbe reazioni a catena devastanti anche per i paesi membri del sud Europa. Ecco perché è fondamentale che questi governi diano appoggio alla posizione della Grecia soprattutto nel loro interesse, che lo stesso Tsipras si auspica. L’UE si dimostra cinica e impietosa che come un grande ciclone sta abbattendo tutela sociale e diritti universali, ottenuti con grande sacrificio e che da sempre sono alla guida dei paesi democratici.
TIRANA: CHIESTO L'ARRESTO PER BECCHETTI
di Silvio Rossi
Tirana – Tutto è iniziato, o meglio ha iniziato a finire, con l’inchiesta di Report. Non è la prima volta che i servizi condotti dalla squadra capitanata da Milena Gabbanelli hanno messo in luce gli elementi oscuri che si nascondono dietro storie apparentemente di successo. Il patron di Agon Channel, televisione nata due anni fa in Albania, che trasmette dallo scorso novembre trasmette anche in Italia sul canale 33, ha ricevuto una richiesta di arresto dalla procura di Tirana per riciclaggio di denaro e falso in documentazione. Il procuratore albanese ha disposto anche il sequestro dei pacchetti azionari e dei conti correnti dell’imprenditore romano. Una richiesta di arresto è stata emanata anche nei confronti di Mauro de Renzis, collaboratore di Becchetti, mentre Liliana Condomitti, sua madre, e Erjona Troplini, una collaboratrice albanese dell’imprenditore, sono state accusate a piede libero. L’arresto è stato disposto anche per una dipendente di una banca albanese, che ha favorito le transazioni sotto inchiesta.
L’inchiesta è stata avviata lo scorso anno, e riguarda le attività nel settore dell’energia, principalmente condotte dalla società BEG, impegnata, tra l’altro, nella costruzione della più grande centrale idroelettrica albanese, mai realizzata, per la quale Becchetti sembra sia stato indennizzato con una notevole cifra per il “mancato introito”. Becchetti non è nuovo all’attenzione della procura albanese. Già alcuni anni fa la BEG è stata indagata per riciclaggio di rifiuti, per conto di Manlio Cerroni, proprietario della discarica di Malagrotta, e zio di Becchetti. La richiesta di arresto potrebbe significare la “fine delle trasmissioni” per un progetto imprenditoriale che aveva suscitato più di una perplessità tra gli analisti del settore, ma che aveva anche sollecitato l’interesse di numerosi professionisti, che avevano ceduto alle lusinghe di Becchetti, tra cui Alessio Vinci, che aveva però lasciato la TV già lo scorso luglio, Antonio Caprarica, che è durato solo qualche settimana prima di lasciare perché “così non è possibile lavorare”, e molti volti noti del panorama televisivo italiano, come Simona Ventura, Sabrina Ferilli, e ultima in ordine di tempo, Veronica Maya, che stanno cercando ora di abbandonare la nave prima del definitivo inabissamento.
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ELEZIONI TURCHIA: SCONFITTA PER IL PRESIDENTE ERDOGAN
di Alessandro Rosa
Istanbul – Il 7 giugno 2015 la Turchia è andata al voto per rinnovare il Parlamento, con un’ affluenza dell'86%. 54 milioni di elettori hanno consegnato una risultato inaspettato per il Presidente Erdogan, il suo partito conservatore AkP per la prima volta dopo 13 anni perde la maggioranza assoluta, anche se rimane il primo partito. Entra di prepotenza nella scena politica del paese il partito curdo Hdp nato solo lo scorso anno, la sua performance inaspettata ha fatto superare l’alta soglia di sbarramento del 10% che lo porta diritto nel parlamento.
Il presidente Recep Tayyip Erdogan mirava ad incassare la maggioranza assoluta con ben 367 seggi per poter realizzare il presidenzialismo d’acciaio e cambiare la costituzione dello stesso paese. Amaro però è il responso delle urne che attestano il partito di ispirazione Islamica di Erdogan solo al 40% con un magro botino si soli 258 seggi, non centrando assolutamente l’obiettivo impostosi. All'opposizione conquista circa il 25% dei suffragi il kemalista Chp e 131 rappresentanti, il nazionalista Mhp con oltre il 16% e 82 parlamentari ed infine il partito filo-curdo Hdp che ha sfiorato il 13% ed entra per la prima volta in Parlamento con 78-80 deputati. Ciò significa che le opposizione potrebbero formare un governo di coalizione, avendo più di 290 seggi.
SCONFITTA INESORABILE PER ERDOGAN, NON CI SARA’ IL PRESIDENZIALISMO
Non solo non è riuscito ad ottenere la maggioranza assoluta, ma per Erdogan queste elezioni parlano di sconfitta inesorabile. Il suo partito ha incassato solo il 40% lontano assai da quel 60% dei suffragi che gli avrebbero permesso di indire il referendum per conquistare il potere esecutivo che avrebbe consegnato alla Turchia ad una Repubblica presidenziale, con lui al comando.
La Turchia, pur essendo ancora un paese conservatore, con queste elezioni ha frenato e ridimensionato il Presidente Erdogan. Ora gli occhi sono puntati sulle possibile alleanze, i nazionalisti dell'Mhp potrebbero allearsi con il partito'Akp, anche se prima del voto i tre partiti di opposizione hanno escluso ogni alleanza con l'Akp, dopo che per anni hanno denunciato le spinte dittatoriali e islamiche del "sultano" e la corruzione emersa con le inchieste sulla Tangentopoli del Bosforo, affossate dal potere.
I tre partiti Chp, Mhp e Hdp invero potrebbero cercare un'intesa, l'Hdp e l'Mhp potrebbero superare i loro conflitti interni almeno per togliere all'Akp il potere fino al voto anticipato, che spetta al presidente decidere se e quando convocare. Il segretario generale del Chp, Gursel Tekin proprio in riferimento a scenari ancora tutti da ipotizzare ha dichiarato"La democrazia ha vinto. Non sembra possibile un governo di un singolo partito. È chiaro che ci sarà un governo di coalizione".