Bracciano, scende la tassa sui rifiuti. Silvestroni (Fdi): “Amministrazione Tondinelli da prendere come esempio”

L’amministrazione comunale di Bracciano guidata dal Sindaco Armando Tondinelli è riuscita a far scendere la Tari, tassa sui rifiuti, di 7 punti percentuali. Un risultato inaspettato nonostante la necessità dell’amministrazione comunale di tenere i conti in ordine e rispettare il piano di equilibrio.

Il deputato di Fratelli d’Italia e Presidente provinciale di Roma Marco Silvestroni ha inteso congratularsi con Armando Tondinelli, di recente entrato a far parte del partito politico guidato da Giorgia Meloni insieme al Vice Sindaco Luca Testini e all’assessore Roberta Alimenti: “Quando l’obiettivo è la comunità ed il benessere dei cittadini – ha detto Marco Silvestroni – le soluzioni si trovano. Anche nelle difficoltà, anche quando i conti sono difficili da far tornare. Questo è da sempre il faro che gli amministratori di Fratelli d’Italia si pongono ed è esattamente ciò che fa la differenza tra un bravo amministratore ed un amministratore improvvisato. Troppo facile far quadrare i bilanci aumentando le tasse comunali, non vi è alcun merito. Per questo mi sento di voler rivolgere un apprezzamento all’amministrazione Tondinelli che a Bracciano è riuscita a diminuire la Tari nonostante il bilancio da tenere in ordine. Un segnale positivo che dovrebbe essere preso ad esempio da tutti quei sindaci che nascondono dietro alla mancanza di risorse la propria incapacità di lavorare nell’interesse della collettività”.




Verona, congresso delle famiglie: la stupidità e l’insensatezza governano il mondo

Per fortuna nel nostro paese c’è ancora la libertà che concede a chiunque di organizzare eventi a tema su qualsiasi argomento. Questo fa si che anche il congresso delle famiglie di Verona possa esistere. E ne sono felice. Perché ognuno ha diritto a far sentire la propria voce.
La cosa diventa grave quando a una tale manifestazione ignominiosa e reazionaria, condita di mancanza di intelligenza storica oltre che di qualsiasi forma più elementare empatica, partecipa il nostro Vicepresidente del Consiglio dei Ministri.
Un personaggio che in più occasioni, grazie ai suoi slogan e comunicazione martellante, sta indirettamente fomentando chi del razzismo ne fa una bandiera, riuscendo a materializzare nell’immaginario dei più deboli (e ahimè, sono più di quanto potessimo immaginare) la cara vecchia
favoletta de “l’uomo nero”. Tirando fuori e capitalizzando tutto quel ”peggio” che i decenni di Berlusconismo avevano fertilizzato attraverso l’impoverimento culturale e l’imbecerimento dei costumi.
Tralasciamo i gadget di plastica a forma di feto e quelle manifestazioni che travalicano di così tanto il buon gusto da non riuscire neanche ad essere oggetto di un dibattito (francamente non saprei da dove iniziare).
Tralasciamo l’improvvisata della senatrice 5 stelle che confida agli esponenti del convegno di essere stata molto combattuta in questa partecipazione ma che il suo cuore è con loro.
Tralasciamo anche qualsiasi commento su una compagine di governo all’interno della quale i due genitori si insultano e sono agli antipodi anche in questa – ennesima – buffonata, nella migliore tradizione della tanto auspicata “famiglia naturale”.
Abrogazione del divorzio, dell’aborto e anche di qualsiasi tecnica di indagine prenatale che possa indicare la presenza di malformità e malattie, messa al bando dell’omosessualità, divieto di contraccezione, e indicazioni “igieniche” più restrittive, parametro che francamente non ho ancora
approfondito per estenuazione.
Il futuro che la famiglia naturale si auspica è dunque un futuro in cui: famiglie – costituitesi con la lungimiranza che spesso vediamo in giro – possano vivere per sempre infelici e scontente, senza potersi civilmente separare, con figli gravemente malati sui quali in nessun modo si è potuto intervenire prima della nascita; un futuro in cui gli omosessuali siano costretti a sposarsi e figliare o vivere per sempre da soli, in silenzio portando nella tomba la “colpa” segreta del loro orientamento malato; un
futuro senza contraccezione in cui le malattie veneree diventino il nuovo sport e le gravidanze indesiderate aumentino del 500%.
Anziché andare contro e lottare con i mulini a vento dell’idiozia più nera e dell’assurdo che diventa ragionevolmente accettabile, forse volendo fare davvero qualcosa per il pianeta terra potremmo iniziare a dire di nuovo la verità.
Che tutto questo è un crimine contro il futuro dell’umanità, per esempio. 
E che – anche se ora abbiamo improvvisamente capito che il climate change esiste e che se vogliamo sopravvivere almeno i prossimi 100 anni in un ecosistema vivibile dobbiamo muoverci e alzare il fondo schiena – forse dovremmo riconoscere che avrebbe ancor più senso se ci occupassimo di far sì che un manipolo di imbecilli infelici e rancorosi non possa vendere come progetto per il futuro roba che 50 anni fa ci avrebbe fatto rabbrividire. 
Sveglia 2019, sarebbe ora di farla finita con queste cose ridicole e godere delle possibilità incredibili che sono oggi alla nostra portata.
Valeria De Luca




Casal Palocco, uccide la madre con cinquanta coltellate e poi la mura in casa: 14 anni di carcere

Il 28 marzo 2017 ha ucciso la madre Maria Grazia Cornero con cinquanta coltellate. Dopo il brutale assassinio, ne ha murato il corpo nella villetta di Casal Palocco dove abitavano. Ha patteggiato in appello una pena a 14 anni e mezzo di reclusione il figlio Gianluca Sari, 53 anni con problemi psichici. Scontata la pena in carcere, dovrà passare cinque anni in una Rems, ossia una residenza per l’esecuzione delle misure di sicurezza. Si tratta di una struttura che ospita le persone con disturbi psichici che hanno compiuto dei reati e che sono socialmente pericolose. All’uomo, infatti, è stata riconosciuta la parziale infermità mentale durante il processo. E sarebbe stato proprio questo a scatenare la sua follia omicida. L’accusa per il 53enne è di omicidio volontario aggravato dalla minorata difesa e dall’avere agito contro un familiare, e occultamento di cadavere. In primo grado era stato condannato a diciassette anni, pena poi diminuita dalla Corte d’Appello.

I fatti risalgono al 28 marzo 2017. Un uomo ha chiamato in evidente stato confusionale il 112, urlando di aver ucciso la madre e murato il corpo all’interno della loro casa di Casal Palocco. Subito i carabinieri sono giunti sul luogo e hanno trovato Sari in evidente stato confusionale: dopo aver condotto i militari verso il punto dell’abitazione in cui aveva murato la madre, è stato interrogato dagli agenti. Inizialmente ha detto di averla scambiata per un fantasma, poi per un ladro. Ma a quanto appreso dagli inquirenti, tra i due potrebbe essere scoppiata una lite scatenata dal comportamento del figlio, che si rifiutava di prendere le medicine. Il 53enne, infatti, viveva con la madre 80enne ed ex insegnante in pensione, perché non in grado di provvedere completamente a se stesso. Tra i due però, i rapporti non erano distesi: e sarebbe stato proprio dopo l’ennesima lite che il 53enne ha colpito la madre con cinquanta coltellate. Il suo corpo è stato ritrovato dietro una parete in cartongesso, avvolto in un telo di plastica.




Europarlamentarie M5S, Stefano Chirico: “Grazie a tutti!”

Stefano Chirico, ex assessore al Comune di Genzano non è si candiderà alle prossime europee con il MoVimento Cinque Stelle. Ecco il messaggio che ha voluto rivolgere ai suoi sostenitori: “Grazie a tutti coloro che hanno votato alle Europarlamentarie del M5S. Non sarò tra i candidati in lista, ma è irrilevante. Il mondo cambia se lo cambiamo insieme – ha detto Chirico – non importa con quale ruolo. Ci sarà da lavorare, e tanto, e bene. L’obiettivo? Superare le politiche di austerity, salvaguardare le aziende e i lavoratori italiani, rendere le Istituzioni europee più democratiche e meno burocratiche. L’Europa dei popoli, non quella delle lobbies e dei poteri forti, deve essere il nostro presente e il nostro futuro. Non sarà facile, tutt’altro, ma, come dicevano i nostri avi, “per aspera ad astra”. Permettetemi comunque un ringraziamento speciale ai 96 attivisti che, su Rousseau, hanno espresso un voto per la mia persona: la vostra fiducia è uno stimolo per continuare a lottare, ogni giorno, per il cambiamento. Ci vediamo ai banchetti!




Anbi, allarme idrico: dopo il Po anche l’Adige è in crisi d’acqua

Mentre il fiume Po si avvicina, a Pontelagoscuro, alla fatidica portata di 600 metri cubi al secondo, sotto la quale scatta l’emergenza siccità e la concomitante dannosissima risalita chilometrica del cuneo salino, anche l’Adige, secondo fiume d’Italia e dal quale “pescano” gli acquedotti di Rovigo, segnala una crescente sofferenza idrica: il trend è allarmante, se si paragona l’attuale portata, inferiore ai 100 metri cubi al secondo, a quella del Marzo di 5 anni fa: oltre 271 metri cubi al secondo nel 2014, un exploit idrico, dal quale ci si è progressivamente allontanati. D’altronde, sul bacino del fiume Adige, nella prima quindicina di Marzo è caduto il 93% di pioggia in meno (-89% sull’intera regione Veneto; il record spetta al bacino polesano Fissero Tartaro Canalbianco:-97%!).

Grave è anche la situazione dei fiumi in Emilia Romagna, dove l’Enza (a Vetto) è quasi asciutto, il Secchia (a Lugo) segna la portata di mc/sec 1,53 contro una media del periodo pari a 31,2 (!) ed il Reno (a Casalecchio) registra una portata di mc/sec 2,57 contro una media, nel periodo, di 25 metri cubi al secondo!

Continua, invece, il trend positivo nelle regioni meridionali, dove i bacini di Puglia, Sicilia e Sardegna sono indicativamente oltre il 60% delle capacità d’invaso, largamente superiore alle condizioni dello scorso anno.
“Il paradosso italiano, cui dover porre urgente rimedio, si accentua, se consideriamo che, sul Bel Paese, ogni anno sono finora caduti mediamente 302 miliardi di metri cubi di pioggia, di cui i cambiamenti climatici hanno incrementato l’estremizzazione degli eventi, aumentando i rischi idrogeologici; ad oggi, di tale ricchezza idrica invidiata da tutto il mondo, tratteniamo, per diversi usi, solo l’11,3%! Usando un termine proprio di altri settori, dobbiamo maggiormente tesaurizzare tale patrimonio sempre prezioso”

A segnalarlo è Francesco Vincenzi, Presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI).

“Contestualmente, secondo il Ministro dell’Ambiente, il 20% del territorio italiano è a rischio desertificazione per un andamento meteorologico, a macchia di leopardo, accentuato da una spesso incontrollata cementificazione del suolo, la cui prima risposta sta nell’aumentare la resilienza delle comunità attraverso la creazione di bacini per trattenere l’acqua, quando arriva: in Italia attualmente esistono 381 dighe con altrettanti invasi, ma ne servirebbero altri 2000 di dimensioni medio-piccole e che non vanno ad interferire con la “naturalità” dei nostri fiumi e torrenti. Se ne evince – conclude il dg di ANBI, Massimo Gargano – che i 30 cantieri del Piano Nazionale Invasi, in fase di avvio, devono essere solo la prima tranche di un piano più ampio, mirato alla realizzazione di infrastrutture idrauliche, indispensabili a cogliere le opportunità di un Paese ricco, dati alla mano, dall’ “oro blu”, anche se nessuno oggi lo direbbe. Ecco perché serve cultura e formazione ad ogni livello per affrontare, a 360°, un problema epocale.”




Lega, operazione “Offside Counterfeiting 2”

In occasione della 30ª giornata del campionato di Serie A TIM e della 31ª di Serie BKT sarà richiamata, su tutti i campi di calcio, l’importanza della proprietà intellettuale, quale asset strategico per le imprese e strumento di tutela per il consumatore.

Lo slogan – #loriginalevince – sintetizza la straordinaria sinergia tra Guardia di Finanza, Ufficio Italiano Brevetti e Marchi del Ministero dello Sviluppo Economico, Lega Serie A e Lega B, nel contrasto all’abusivismo commerciale. Fenomeno, questo, variegato e insidioso che si esprime nelle forme della contraffazione, della distribuzione di prodotti non sicuri e della pirateria e che riverbera i suoi effetti distorsivi sul sistema economico e imprenditoriale da un lato e sul tessuto sociale dall’altro, incidendo profondamente su trasparenza e corretto funzionamento del mercato interno. 

Contraffazione e pirateria sono solo la punta di un iceberg nella cui parte più nascosta si celano evasione fiscale e contributiva, sfruttamento di manodopera in nero e clandestina, inquinamento ambientale, minacce alla salute umana e riciclaggio. 

In questo scenario, l’operazione  OFFSIDE COUNTERFEITING 2, ideata dalla Guardia di Finanza, ha la finalità di prevenire e contrastare tutte le forme di produzione e commercio di prodotti falsi o insicuri e di diffusione di contenuti illeciti. 

Più in generale, le Fiamme Gialle, con una strategia di aggressione sistematica, rivolgono l’attenzione operativa ai traffici di merci su strada e alle frontiere, vigilando, altresì, sui luoghi di smercio dei prodotti ed eseguendo incisive indagini mirate a ricostruire e disarticolare la filiera del falso, fino alla individuazione dei capitali e dei patrimoni illecitamente accumulati.

La Lega Serie A si complimenta con la Guardia di Finanza per le operazioni messe a segno negli ultimi mesi a tutela dei diritti di proprietà intellettuale e ringrazia le forze dell’ordine per l’impegno incessante nel contrastare l’abusivismo commerciale – ha commentato il Presidente della Lega Serie A, Gaetano Miccichè -. La lotta alla contraffazione e alla pirateria sono azioni necessarie per difendere il nostro prodotto, i nostri marchi e i diritti di chi acquista i prodotti ufficiali dei nostri club”.

La contraffazione è un reato che favorisce le mafie e danneggia migliaia di lavoratori e di imprenditori onesti, fra cui anche le società di calcio che da questo malaffare vengono fortemente penalizzate – ha dichiarato il Presidente della Lega B, Mauro Balata -. Ringrazio la Guardia di Finanza per il costante impegno nella lotta alla contraffazione e per questa iniziativa sui campi di A e B che, insieme al Ministero per lo Sviluppo economico, ci permette di sensibilizzare il problema all’opinione pubblica”.

Una particolare attenzione, poi, viene riservata al web che, con le sue vetrine virtuali e la polverizzazione dell’offerta commerciale sui social network, richiede una costante azione di monitoraggio per il perseguimento dei crimini inerenti ai traffici di merce contraffatta. Un ruolo centrale lo occupa il Nucleo Speciale Beni e Servizi, che sfruttando potenzialità e funzionalità del S.I.A.C. – Sistema Informativo AntiContraffazione, esplica la propria attività a tutela delle regole dei mercati, con riferimento ai diritti di proprietà industriale, alla pirateria audiovisiva e informatica e ai reati contro l’economia pubblica, l’industria e il commercio.




Dove sta andando la Chiesa santa, cattolica e apostolica?

Dopo il Concilio Vaticano secondo tante cose sono cambiate e ora ci si domanda: dove va la Chiesa santa, cattolica, apostolica e anche romana.

Paolo VI ben aveva visto quando nel 1972 pronunciò quella fatidica frase per cui fu bersagliato da coloro che si erano autoproclamati custodi dello spirito del Concilio: “Il fumo di Satana è entrato nel tempio di Dio. Si credeva che dopo il Concilio sarebbe tornato a splendere il sole per la storia della Chiesa. Sono arrivate invece le nuvole, di tempesta e di buio.

Nel Catechismo della Chiesa al  paragrafo 3,  è ben evidenziato il sacro mistero dell’unità della Chiesa: La Chiesa è una, santa, cattolica e apostolica. Più avanti, il Catechismo definisce i vincoli dell’unità consistenti nella professione di una sola fede ricevuta dagli Apostoli e la celebrazione comune del culto divino, soprattutto dei sacramenti.

Un manipolo di porporati “allineati al pensiero unico” impossessatisi dello Spirito Conciliare, smarrirono il suo senso originale, riuscendo ad imprimere fuori testo, una loro liturgia trendy, strizzando l’occhio alla nouvelle vague.

Parroci offline ovverosia sconnessi dalla tradizione irrompono sul sacro proscenio

Nascono parroci di strada, altri in prima linea e fra tanta sciatteria avanza una neo chiesa. Don Fredo Olivero, parroco della chiesa di San Rocco di Torino, in occasione di una  messa di mezzanotte aveva fatto la sua brava “coming out” dichiarando a tutti i fedeli che al credo lui non ci crede.

Non è l’unica assurdità che i fedeli incontrano questi giorni. C’è stato anche don Paolo Farinella, parroco di Genova che per protestare contro il decreto Salvini aveva chiuso la chiesa, rifiutando di celebrare  la messa per Natale. Di questi episodi se ne possono raccontare a iosa. L’ultima fuga in avanti è stata quella di don Giuseppe Grampa, parroco della chiesa S. Giovanni in Laterano a Milano. Il don à la pàge, ha ospitato la pastora battista a officiare insieme  il sacro rito della Messa, contro ogni dottrina e anche tradizione.

Esodo 5 – Dio disse: «Non ti avvicinare qua; togliti i calzari dai piedi, perché il luogo sul quale stai è suolo sacro».  Poi aggiunse: “Io sono il Dio di tuo padre, il Dio d’Abramo, il Dio d’Isacco e il Dio di Giacobbe”. Mosè allora si nascose la faccia, perché aveva paura di guardare Dio.

Un’altra condotta ha avuto il cardinale Crescenzio Sepe quando nella cattedrale di Napoli, ha servito pizze e panuozzi a 600 persone, seguendo la linea già battuta dal Pontefice nella basilica di San Petronio a Bologna.

Cene e pizze a Napoli nella chiesa di S. Antonio Ardia, sfilata di moda e nozze simulate con tanto di prete finto a Venezia nella chiesa consacrata dell’Ospedaletto – Santa Maria dei derelitti e tante altre profanazioni, drenando la Chiesa del sacro e smarrendo i pochi fedeli rimasti.

L’ultima profanazione che oltre l’atto blasfemo registra una preoccupante mancanza di  preparazione teologica tra gli stessi pastori, il calo della fede e la poca aderenza alle dottrine evangeliche. Herman Gletter, vescovo di Insbruck, ha messo  Gesù a testa in giù, ha fatto staccare le braccia utilizzandole come lancette dell’orologio. Per Gletter “Sarà il nuovo orologio!”.

La Chiesa è cattolica

Che cosa vuol dire “cattolica?” Il senso lo prendiamo direttamente dal Catechismo della Chiesa che al n.830 recita: La parola “cattolica” significa “universale“ nel senso di “secondo la totalità” o “secondo l’integralità”. La Chiesa è cattolica in un duplice senso. Poi il Catechismo tiene a precisare che la Chiesa è cattolica in virtù che in essa è presente Cristo e anche perché è inviata in missione da Cristo alla totalità del genere umano.

Fino ad ora abbiamo letto: unità, universale, professione di una sola fede ricevuta dagli Apostoli, celebrazione comune del culto divino. Si è certi che in tutte le parrocchie ci sia  unità e celebrazione comune della liturgia? Si è certi che su certi temi gli stessi pastori che devono pascere il gregge, uno ed indivisibile, condividono tutti lo stesso pensiero?

Sul tema della comunione ai divorziati-risposati in Germania i pastori non hanno la stessa linea del Cardinal Sarah e in Austria seguono un’altra via. Sugli omosessuali e matrimoni gay ci sono tante chiese e tante opinioni divergenti. In America non si respira la stessa aria della Polonia. I parroci del nord seguono altra linea, divergente da quella di altri della sponda mediterranea. Si può chiamare allora tutto questo un “pensiero universale, un pensiero unito, cattolico?

La fede acattolica corre sulle reti tv

Oramai si sa, l’Italia è un paese laico. Il tempo quando l’Italia e l’Europa aderivano con fede a una Chiesa santa, cattolica, apostolica e anche romana è da tempo passato. In Italia c’è una strana, non si può dire fede, diciamo religione, fai da te. Di certo è una fede acattolica e corre sulle reti tv. Poca gente va in chiesa, pochissima e quello che sa sulla fede lo apprende dai “nuovi profeti” della tv.

Da parte loro, i conduttori di questi show televisivi, senza meno tutti in buona fede, nel dare notizie su principi dottrinali, non avendo la cultura adatta, spesso con la loro informazione disorientano maggiormente i già indecisi.

A titolo esemplificativo si cita il caso portato in trasmissione su Rete 4 -Sportello di Forum – dalla signora Barbara Palombelli, lo scorso 23 marzo. Parlando di trans, Palombelli ha fatto scorrere un video clip di una sposa con annessa dichiarazione della stessa, auto dichiaratasi  trans, che si felicitava d’avere coronato il suo sogno di sposarsi con il rito religioso in chiesa. Non si vuole mettere  in alcun modo in dubbio l’autenticità di quel video, però per amore di verità  qualcuno avrebbe dovuto precisare che secondo la fede cattolica il matrimonio religioso dei trans non ha senso, non può avere validità, venendo a mancare il requisito principale, cioè per i cattolici, la procreazione, evento impossibile, fino a prova contraria, nel caso trans.

Un’altra inesattezza, sempre riferendosi alla Chiesa cattolica, si è sentita durante la trasmissione Pomeriggio Cinque condotta da Barbara D’Urso

La conduttrice avventurarsi in una delicata materia dottrinale e toccando il discorso della confessione, si è rivelata completamente digiuna in materia, dichiarando che per il perdono basterebbe pentirsi direttamente davanti a Dio, come se la presenza del sacerdote fosse superflua.  

Anche qui ci sarebbe  voluto qualcuno competente per spiegare alla signora ed agli ascoltatori, che per i fedeli cattolici la confessione è un sacramento istituito da nostro signore Gesù Cristo, quando diceva agli apostoli: ”:…. tutto quello che legherete sopra la terra sarà legato anche in cielo e tutto quello che scioglierete sopra la terra sarà sciolto anche in cielo”.

Ecco dove si abbeverano i fedeli post moderni!

“Quando il Figlio dell’uomo ritornerà, troverà ancora la fede sulla terra?” (Lc 18, 8) – Un capannello di fedeli uscendo dalla messa pomeridiana, radunati sul sacrario del santuario del Divino Amore, a Roma, discutevano, appunto di questi argomenti. Uno di loro, il più anziano, faceva questa considerazione.

Le conduttrici, senza meno in buona fede, a volte diffondono delle informazioni non proprio conformi alla fede cattolica. La loro buona fede si può attribuire alla loro ignoranza in materia ma per arginare  l’effetto nocivo di quelle informazioni, dovrebbe nascere un ufficio oltre Tevere per monitorare e fornire contro indicazioni,  correzioni alle dichiarazioni errate, false oppure inesatte che girano sulla rete e ahinoi, a volte anche in qualche parrocchia. Chi tace acconsente e suo malgrado.




Università del porno: Rocco Siffredi abbandona Budapest e fa rotta per le Marche

Siffredi Hard Academy”, spin off del memorabile “Casa Siffredi”, tornerà nella sua versione uncensored nel prossimo autunno. La strada scelta da Re del Porno è quella d’insegnare il mestiere a giovani leve un gruppo di ragazzi selezionati in Italia per un corso intensivo alla Siffredi’s Late Night .

Abbandonata la tenuta a Budapest, pare che la Rosso Siffredi Production abbia scelto proprio la regione Marche per questa nuova edizione del riuscitissimo reality.

Addirittura le prime indiscrezioni dicono che la produzione avrebbe proprio individuato la Riviera delle Palme e la Valle del Tronto, e i comuni collinari circostanti, come set di preferenza, trovando una grande abbondanza di set naturali; i comuni prescelti parrebbero Monteprandone, Spinetoli Offida, San Benedetto del Tronto, Acquaviva, Grottammare, Ripatransone e Cupramarittima.

Ovviamente i più curiosi stanno già buttando l’occhio sui più prestigiosi resort della zona.

Il cast di Siffredi Hard Academy sarà composto 13 ragazzi e 2 ragazze che sognano di diventare registi, attori, sceneggiatori. Sono invece aperte le selezioni per le comparse, per la quale la produzione ha lasciato per ora solo un riferimento una email dove inviare la propria candidatura.

Una carriera iniziata nel 1984

La lunga carriera di attore porno per Rocco Siffredi ebbe inizio nel 1984 prosegue ininterrottamente fino al 2004, quando Siffredi la dichiara terminata a vent’anni esatti dall’esordio. Nonostante ciò nel 2007 sono pubblicati 7 suoi film inediti e fino al 2011 continua a comparire in molti film che dirige. Come da lui stesso ha dichiarato, finora è apparso in più di 1500 pellicole.

Noto al pubblico come attore, Siffredi è anche regista e produttore di film hard. Ha creato una propria casa di produzione, la Rocco Siffredi Production.

In pochi sanno che il suo nome d’arte deriva da Roch Siffredi, il protagonista del film gangster Borsalino interpretato da Alain Delon. Coniugato dal 1993 con l’ex-collega Rózsa Tassi, incontrata lo stesso anno agli Hot d’or di Cannes dalla quale ha avuto due figli, Lorenzo e Leonardo, la famiglia vive stabilmente da oltre 15 anni a Budapest.




Navigazione interstellare: grandi speranze dalle onde gravitazionali di Einstein

Grandi speranze dalle Onde Gravitazionali di Einstein per svelare il lato oscuro dell’Universo nella finissima tessitura dello spaziotempo.

Pubblicato il catalogo degli 11 eventi confermati presenti nei dati dei primi due esperimenti degli Osservatori Ligo e Virgo per Onde Gravitazionali

Ai 7 eventi di fusione già noti se ne aggiungono altri 4, per un totale di 11 detonazioni OGE. Dei quattro nuovi, uno è stato registrato anche dal Telescopio Virgo, l’interferometro italiano costruito nella campagna toscana di Pisa. Ora si fa sul serio.

D’ora in poi, dal 1° Aprile dell’Anno Domini 2019, Ligo e Virgo lavoreranno d’amore e d’accordo.

Le osservazioni più dettagliate del materiale in orbita vicino al Buco Nero centrale della Via Lattea, giungono dal sensore Gravity dell’Osservatorio Australe Europeo. Le Onde Gravitazionali di Einstein rivelano i segreti cosmologici fondamentali per la comprensione dell’infinitamente piccolo e grande. E ben presto infrangeranno la “barriera” delle dieci rivelazioni, ossia il computo dei primi undici eventi energetici OGE finora confermati.

Un risultato tutt’altro che scontato, quello delle Onde Gravitazionali di Einstein che consacrano definitivamente la sua Relatività che non è più una Teoria Generale

GW170817 è un getto relativistico che buca il materiale espulso nell’atto della fusione delle due stelle di Neutroni. Eventi che formano gli elementi chimici pesanti, come Oro e Platino. Nell’illustrazione degli scienziati O.S. Salafia e G. Ghirlanda, si osserva il flusso che attraversa il materiale lanciato nello spazio dallo scontro delle due stelle di Neutroni. È lanciato dal Buco Nero, circondato da un disco di materia calda, che si è formato dopo lo scontro. Grandi speranze dalle Onde Gravitazionali per la navigazione interstellare.

(di Nicola Facciolini)

“Il Signore Dio li condusse all’uomo, per vedere come li avrebbe chiamati: in qualunque modo l’uomo avesse chiamato ognuno degli esseri viventi, quello doveva essere il suo nome” (Genesi 1,19). Ora si fa sul serio. D’ora in poi Ligo e Virgo lavoreranno d’amore e d’accordo. Grandi speranze delle Onde Gravitazionali di Einstein per svelare il lato oscuro dell’Universo nella finissima tessitura dello spaziotempo ove si celano i segreti cosmologici fondamentali per la comprensione dell’infinitamente piccolo e grande. Le Onde Gravitazionali ben presto infrangeranno la “barriera” delle dieci rivelazioni, ossia il computo dei primi undici eventi energetici OGE finora assicurati. La conferma giunge dagli scienziati della collaborazione Ligo-Virgo che pubblicano i risultati delle analisi approfondite condotte sui primi due esperimenti (run), le due originali campagne osservative realizzate dal team del fisico californiano di Kip Thorne, l’ideatore del Buco Nero “gentile” Gargantua nel colossal Interstellar, scienziato insignito del Premio Nobel. Un vero e proprio Catalogo di “detonazioni” spaziotemporali OGE letteralmente risonanti in tutto l’Universo locale, messo online dai ricercatori, a sancire il passaggio dall’eccezionalità dell’Astronomia Gravitazionale alla buona routine scientifica. D’ora in avanti, a meno che non si presentino scenari sempre possibili che ancora mancano all’appello, come la fusione fra un Buco Nero e una stella di Neutroni, e le “stringhe di energia” (Buchi Bianchi e Neri inanellati come i grani in una corona di rosario!) forieri di altri Nobel, l’eccitazione per fenomeni cosmici mai osservati prima lascerà sempre più spazio alla statistica, ai dettagli, all’affinamento tecnologico e teorico. All’Astronomia Gravitazionale vera e propria, grazie alla quale avremo una visione totalmente nuova del Cosmo in cui viviamo e un giorno navigheremo di persona a bordo di vere astronavi interstellari. Con Mappe OGE sempre più aggiornate e dettagliate dell’Universo. Giusto per non sbattere contro una Supernova o un Buco Nero/Bianco! Un po’ com’è accaduto nel corso degli ultimi vent’anni con la scoperta degli esopianeti alieni, prima del 1995 confinati al reame della fantascienza, che ormai si contano a migliaia. “Il primo catalogo degli eventi di onde gravitazionali – conferma Giovanni Prodi, coordinatore dei gruppi di analisi dati di Virgo – è fondamentale per il passaggio allo studio sistematico delle sorgenti di onde gravitazionali. A pochi anni dalle prime rivelazioni, abbiamo così iniziato a svelare le caratteristiche dei buchi neri di massa stellare che popolano l’Universo”. Un catalogo da sfogliare, oggi con ancora un numero di pagine sufficientemente contenuto, tale però da permettere di soffermarsi un istante su ogni singolo evento OGE, come forse non avverrà mai più, come per gli esomondi. Almeno fino alla scoperta ufficiale degli Alieni Extraterrestri! “Abbiamo rivelato con certezza dieci segnali di onde gravitazionali – osserva Viviana Fafone, responsabile nazionale dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn) per la collaborazione Virgo – emessi dalla fusione di coppie di buchi neri di massa stellare, e un segnale prodotto dalla coalescenza di un sistema binario di stelle di neutroni. Questo significa che dall’approfondita analisi del complesso dei dati raccolti nel corso dei primi due periodi di osservazione sono emersi altri quattro eventi, rispetto a quelli precedentemente annunciati”. I quattro nuovi eventi, chiamati in base alla data in cui sono stati registrati GW170729, GW170809, GW170818 e GW170823 (GW sta per Gravitational Wave, onda gravitazionale in inglese, e le sei cifre che seguono indicano l’anno, il mese e il giorno) sono stati tutti generati dalla fusione di Buchi Neri (stelle collassate) binari. Due meritano una menzione particolare. Il primo è GW170729. Si tratta, a oggi, della “sorgente di onde gravitazionali più massiccia e distante finora osservata”, rivelano gli scienziati. Nella coalescenza, avvenuta circa 5 miliardi di anni fa dal punto di vista terrestre, un’energia equivalente a quasi cinque masse solari è stata convertita istantaneamente in radiazione gravitazionale e neutrini. L’altro è GW170818, rivelato dunque il giorno successivo al celebre GW170817, l’unico degli 11 eventi a oggi noti, provocato dalla fusione non di due Buchi Neri bensì di due stelle di Neutroni. GW170818 è l’unico fra i quattro nuovi eventi ad essere stato registrato anche dal Telescopio gravitazionale italiano Virgo, perché “purtroppo durante i primi due eventi non eravamo ancora in acquisizione dati e, durante l’ultimo, il rumore del detector era troppo alto”, spiega Valerio Boschi di Virgo-Ego. In compenso, quella di Virgo è una rilevazione di ottima qualità, paragonabile a quella di uno dei due interferometri “Nobel” americani. “Il rapporto segnale rumore è 4.2 per Virgo, 4.1 per Ligo Hanford e 9.7 per Ligo Livingston – rileva Boschi – e il cosiddetto false alarm rate, cioè la probabilità che l’evento sia spurio, è di appena 1/24000 anni. È infatti l’evento meglio localizzato di tutto il catalogo, dopo la binaria di stelle di neutroni”. Localizzazione che si può facilmente desumere dall’immagine pubblicata dai ricercatori: la posizione del sistema binario all’origine di GW170818, situato a 3,3 miliardi di anni luce dalla Terra, è stata individuata nel cielo con una precisione di 39 gradi quadrati. La ripartenza, il “run O3”, è in calendario per la Primavera 2019, precisamente il 1° Aprile (www.ligo.caltech.edu/WA/news/ligo20190326). “Ci auguriamo di riuscire a rivelare onde gravitazionali da sorgenti ancora mai osservate – dichiara Alessio Rocchi, ricercatore dell’Infn, coordinatore del commissioning di Virgo – come pulsar, sistemi binari composti da un buco nero e una stella di neutroni, o addirittura supernovae, perché questo consentirebbe di aggiungere un nuovo messaggero: oltre alle onde gravitazionali ed elettromagnetiche, anche i neutrini, una prospettiva emozionante per la nuova astronomia multimessaggera” (https://arxiv.org/abs/1811.12907). “Il catalogo Ligo-Virgo è una bellissima ricompensa per l’enorme sforzo scientifico e tecnologico delle collaborazioni, e una grande soddisfazione per tutti coloro che per oltre trent’anni hanno creduto e investito lavoro e risorse in questo progetto, in particolare un pensiero va ad Adalberto Giazotto, uno dei padri, assieme ad Alain Brillet, del nostro interferometro Virgo”, ricorda Fernando Ferroni, Presidente dell’Infn. Durante il primo “run” di osservazione (O1) dal 12 Settembre 2015 al 19 Gennaio 2016, sono stati rivelati tre segnali di Onde Gravitazionali dalla fusione di buchi neri. Il secondo “run” di osservazione (O2), dal 30 Novembre 2016 al 25 Agosto 2017, ha registrato Onde Gravitazionali emesse dalla fusione di un sistema binario di stelle di neutroni e un totale di sette segnali dalla fusione di Buchi Neri. Sono stati così riportati quattro nuovi eventi scoperti in O2 e tutti sono stati generati dalla fusione di buchi neri binari: GW170729, GW170809, GW170818 e GW170823. GW170729 sembra essere la sorgente di onde gravitazionali più massiccia e distante finora osservata. L’interferometro Advanced Virgo si è unito ai due rilevatori Advanced LIGO il 1° Agosto 2017. Nonostante il network Ligo-Virgo a tre rilevatori avanzati sia stato operativo per sole tre settimane e mezza, in questo periodo sono stati osservati ben cinque eventi. GW170814 è stata la prima fusione binaria di Buchi Neri misurata dalla collaborazione scientifica a tre rivelatori e ha consentito i primi test di polarizzazione delle Onde Gravitazionali per la individuazione della sorgente astrofisica. Tre giorni dopo è stato rivelato l’evento GW170817. Le prime Onde Gravitazionali mai osservate provenienti dalla fusione di un sistema binario di stelle di Neutroni. Evento che è stato osservato sia in OGE sia in radiazione elettromagnetica, dando così inizio all’era dell’Astronomia Multimessaggera. I nuovi eventi includono GW170818, misurato sempre grazie al network globale formato dagli osservatori Ligo situati negli Stati Uniti d’America a Livingston in Louisiana e Hanford nello Stato di Washington, e l’interferometro Virgo in Italia, a Cascina (Pisa) in Toscana (Italia). La posizione del sistema binario, situato a 3,3 miliardi di anni luce dalla Terra, è stata individuata nel cielo con una precisione di 39 gradi quadrati: la migliore localizzazione di una sorgente di onde gravitazionali, dopo la fusione di stelle di neutroni GW170817. “Questo successo è stato possibile grazie alla capacità di puntamento del network a tre interferometri – spiega Stavros Katsanevas, direttore dello European Gravitational Observatory (EGO) che ospita l’interferometro Virgo – sfruttando i ritardi di tempo di arrivo del segnale nei diversi siti e i cosiddetti pattern di antenna degli interferometri”. Un totale di undici rivelazioni di onde gravitazionali sono, dunque, state ricavate con tre analisi indipendenti dei dati di O1 e O2. E, grazie a una più avanzata elaborazione dei dati e alla migliore calibrazione degli strumenti, l’accuratezza della misura dei parametri astrofisici degli eventi già annunciati è migliorata considerevolmente. La pubblicazione di questo lavoro riepiloga le scoperte finora fatte in attesa della ripartenza del network Ligo-Virgo, alla conclusione di lavori di potenziamento dei tre interferometri, che aumenteranno così la loro capacità di osservazione del cielo e quindi il loro potenziale di scoperta. La loro nuova stagione di presa dati, questa volta durerà un intero anno. Il rivelatore italiano Virgo-EGO dello “European Gravitational Observatory”, e i rivelatori gemelli Ligo, si metteranno nuovamente in ascolto dell’Universo, stavolta operando congiuntamente come un Osservatorio Gravitazionale Planetario, il più sensibile di sempre. Dall’Agosto 2017, quando si è concluso il secondo periodo di osservazione, le collaborazioni hanno lavorato intensamente sui tre interferometri per migliorarne la sensibilità e l’affidabilità. Gli scienziati hanno anche migliorato i loro sistemi di analisi dati “offline” e “online”, sviluppando le procedure di rilascio degli “Open Public Alerts”, per informare in tempi ancora più rapidi le comunità dei fisici, degli astrofisici e degli astronomi quando un potenziale evento di Onda Gravitazionale viene registrato dagli interferometri. La sensibilità di un interferometro per Onde di Einstein è comunemente espressa in termini di distanza alla quale può osservare la fusione di un sistema binario di stelle di Neutroni. “Durante O2 Advanced, Virgo poteva osservare eventi di fusione di stelle di neutroni fino a una distanza di 88 milioni di anni luce – spiega Alessio Rocchi – entrambe le collaborazioni Ligo e Virgo hanno lavorato per migliorare la sensibilità dei rivelatori grazie agli aggiornamenti apportati agli interferometri: rispetto a O2, la sensibilità di Virgo è migliorata di circa un fattore 2, il che significa che il volume di Universo osservabile è aumentato di un fattore di 8”. Da Agosto 2017 sia Ligo sia Virgo sono stati aggiornati e testati. In particolare, Virgo ha completamente sostituito i fili di acciaio che erano stati utilizzati in O2 per tenere sospesi gli specchi principali dell’interferometro. Gli specchi sono ora sospesi a sottili fibre di silice fusa (vetro), una procedura che ha permesso di aumentare la sensibilità nella regione di bassa-media frequenza e ha un grande impatto sulle capacità di rivelare fusioni di sistemi binari compatti. Un secondo importante aggiornamento è l’installazione di una sorgente laser più potente, che migliora la sensibilità alle alte frequenze. Sono state adottate tecniche, sviluppate in collaborazione con l’Albert Einstein Institute di Hannover in Germania, che sfruttano la natura quantistica della luce per migliorare la sensibilità alle alte frequenze. Si prevede che i risultati scientifici di O3 saranno significativi e inediti: gli scienziati si aspettano rivelazioni di segnali OGE provenienti da nuove sorgenti, come la fusione di sistemi binari misti costituiti da buchi neri e stelle di neutroni. Inoltre la O3 punterà anche alla rivelazione di segnali di Onde Gravitazionali di lunga durata, prodotti ad esempio dalla rotazione di stelle di Neutroni in modo non simmetrico rispetto al loro asse. I segnali da fusione di sistemi binari di Buchi Neri, come GW150914, il primo evento OGE di sempre, dovrebbero diventare abbastanza ordinari. Si potrebbe arrivare a registrarne fino a uno ogni settimana, a riprova del fatto che il tessuto spaziotemporale è in continua “creazione”! E gli scienziati si aspettano anche di osservare diverse fusioni di stelle di Neutroni, come GW170817 che ha aperto l’era dell’Astronomia Multimessengera e ha fornito spunti di approfondimento per la fisica nucleare, la cosmologia e la fisica fondamentale. La O3 prevede un’altra importante novità: nell’ultimo periodo di presa dati, si dovrebbe unire anche il rivelatore gravitazionale giapponese Kagra, estendendo le capacità di rivelazione e puntamento della Rete Terrestre. Nel frattempo, il Laboratorio KEK di Tsukuba in Giappone, il 25 Marzo 2019 alle 11.44 (ora italiana) con l’esperimento Belle II ha osservato le sue prime collisioni elettrone-positrone, tra materia e antimateria. Si inaugura così la Fase 3 del progetto, cui partecipa anche l’Infn, dopo il potenziamento del rivelatore Belle II e lavori di upgrade dell’acceleratore. “Questo rappresenta un passo fondamentale per la riuscita dell’esperimento – rivela Ezio Torassa della Sezione Infn di Padova, rappresentante italiano nel comitato esecutivo di Belle II – adesso ci aspettiamo di raccogliere entro il prossimo Giugno almeno 5 milioni di eventi, questo ci permetterà di capire a fondo il funzionamento del rivelatore e dell’acceleratore. Siamo ansiosi di analizzare i molti dati di cui presto disporremo e contiamo di effettuare misure sempre più precise con il progressivo aumento della statistica”. L’acceleratore SuperKEKB prevede di raggiungere una luminosità 40 volte maggiore del suo predecessore KEKB, che ha funzionato fino al 2010, e che detiene attualmente il record mondiale di luminosità per un collisore di elettroni-positroni. Belle II ha invece l’ambizioso obiettivo di accumulare 50 volte più dati rispetto al suo predecessore Belle, per scovare segnali di Nuova Fisica che potrebbero nascondersi nei decadimenti dei “mesoni B” e fare così luce sui misteri dell’Universo primordiale. L’esperimento Belle II, frutto del lavoro di una collaborazione internazionale formata da circa 800 fisici di 23 nazioni sulla Terra, è ora pronto a diventare assieme a SuperKEKB la più potente “Super B factory” del mondo, in grado di produrre in abbondanza e studiare con grande accuratezza i decadimenti dei mesoni B, particelle che contengono un “quark beauty” (b). “Il contributo Italiano è stato importante sia per aver proposto lo schema di collisione nano-beam, che ha permesso un notevole incremento di luminosità, sia per avere contribuito alla progettazione, costruzione e assemblaggio del rivelatore Belle II”, spiega Paolo Branchini della Sezione Infn di Roma Tre, coordinatore nazionale della comunità italiana che lavora al progetto. La collaborazione dell’Italia consiste di più di 60 scienziati provenienti dai Laboratori e dalle Sezioni dell’Infn delle Università di Napoli, Padova, Perugia, Pisa, Torino, Trieste, Roma Sapienza, Roma Tre, e dai Laboratori Nazionali di Frascati ed Enea Casaccia. I gruppi italiani hanno contribuito alla costruzione e sono impegnati nella messa in funzione di quattro elementi chiave dell’esperimento: il rivelatore di vertice (SVD), il sistema di identificazione di particelle (TOP), il calorimetro elettromagnetico (ECL), e il rivelatore esterno (KLM) dedicato alla misura dei mesoni KL e dei muoni. Si svela un altro po’ il velo calato sul mistero dell’asimmetria tra materia e antimateria. Un’asimmetria minuscola ma sufficiente a far sì che il “nostro” Universo esista con tutti noi e sia fatto esclusivamente di “materia”. È stata, infatti, scoperta nei decadimenti delle particelle “charm” (contengono un “quark c” che ha carica elettrica +2/3 rispetto a quella dell’elettrone) un’asimmetria di comportamento rispetto alle loro antiparticelle, chiamata violazione di CP, cioè di carica e di parità. In particolare, la violazione di CP è stata osservata nei “mesoni D0”. La misura è stata ottenuta dall’esperimento LHCb, uno dei quattro enormi rivelatori dislocati lungo l’anello magnetico sotterraneo di 27 km del supercollisore Lhc del Cern di Ginevra, ed è stata coordinata dal gruppo Infn di Bologna che fa parte della collaborazione scientifica LHCb. “L’osservazione di questo fenomeno, previsto dalla teoria ma sfuggito fino ad oggi alla conferma sperimentale, rappresenta per la fisica delle particelle il raggiungimento di una nuova pietra miliare – rivela Vincenzo Vagnoni, responsabile del gruppo LHCb della Sezione Infn di Bologna – si tratta di una misura complessa: per realizzarla è stato necessario progettare e costruire strumenti di indagine potenti come l’acceleratore Lhc e il nostro rivelatore LHCb, e ci sono voluti quasi dieci anni di lavoro da parte del nostro gruppo di ricerca”. Il risultato, che ha una significatività statistica di 5.3 sigma (deviazioni standard) superiore quindi alla soglia di 5 sigma convenzionalmente adottata dai fisici delle particelle per affermare in maniera inequivocabile una scoperta, è stato presentato il 21 Marzo 2019 alla conferenza Rencontres de Moriond EW e in un seminario al Cern dai ricercatori italiani Federico Betti e Angelo Carbone, entrambi della Sezione Infn dell’Università di Bologna. “Aver contribuito alla realizzazione di questa misura – racconta Federico Betti – è stata per me un’esperienza entusiasmante. Ho lavorato ininterrottamente all’analisi dei dati durante gli ultimi due anni e mezzo, inserendomi in un lavoro quasi decennale portato avanti dal nostro gruppo di ricerca”. Angelo Carbone spiega di aver “realizzato una misura di altissima precisione che ha richiesto un lunghissimo lavoro. La differenza di comportamento tra le particelle D0 e le corrispondenti antiparticelle è, infatti, molto piccola e abbiamo avuto bisogno di produrre e ricostruire decine di milioni di loro decadimenti per poterla osservare e misurare con precisione”. I quark possono essere suddivisi in due categorie: quelli di “tipo up” con carica +2/3 denominati quark up (u), charm (c) e top (t), e quelli di “tipo down” con carica -1/3, i quark down (d), strange (s) e beauty (b). Differenze di proprietà tra materia e antimateria derivanti dal cosiddetto fenomeno della violazione della simmetria CP, erano state osservate in passato solo nei decadimenti di particelle strange e beauty, cioè particelle che contengono quark s oppure quark b. La violazione di CP non era mai stata misurata prima d’ora nei decadimenti di particelle che contengono quark con carica di +2/3. “Questa scoperta – spiega Giovanni Passaleva dell’Infn di Firenze, a capo della collaborazione internazionale LHCb – apre ora un nuovo campo di studi per la fisica delle particelle: la comprensione degli effetti della violazione di CP anche nella categoria di quark di tipo up. La violazione di CP è uno dei processi chiave per comprendere fino in fondo e spiegare perché l’Universo di oggi sia composto solo di particelle di materia, e non vi sia presenza di antimateria residua”. Il fenomeno della violazione di CP fu osservato per la prima volta nel 1964 nel decadimento dei mesoni K neutri, e i due fisici che fecero la scoperta, James Cronin e Val Fitch, furono insigniti del premio Nobel per la fisica nel 1980. A quel tempo, la scoperta rappresentò una grande sorpresa per la comunità dei fisici delle particelle, allora fermamente convinta che la simmetria CP non potesse essere violata. Si poneva, quindi, il problema di come inserirla nella descrizione matematica della teoria. Un primo contributo teorico, successivamente rivelatosi fondamentale per lo sviluppo di una descrizione completa del fenomeno, era già stato fornito in un celebre articolo del 1963 dal professore Nicola Cabibbo, il quale aveva capito che l’interazione debole “interpreta” le particelle composte da quark come il risultato del mescolamento dei loro vari tipi. Partendo dalle fondamenta gettate da Cabibbo, i giapponesi Makoto Kobayashi e Toshihide Maskawa realizzarono all’inizio degli Anni ’70 che la violazione di CP poteva essere inclusa nel quadro teorico che oggi conosciamo come Modello Standard della fisica delle particelle elementari, a condizione che esistessero in Natura almeno sei diversi tipi di quark. Alla matrice che descrive il mescolamento dei quark fu dato poi il nome di matrice CKM, dalle iniziali dei cognomi tre fisici teorici. L’idea fu confermata definitivamente tre decenni dopo con la scoperta della violazione di CP nei decadimenti delle particelle beauty da parte degli esperimenti BaBar negli Stati Uniti e Belle in Giappone, risultato che condusse al riconoscimento del premio Nobel per la fisica nel 2008 a Kobayashi e Maskawa. “Questa teoria spiega tutti gli effetti di violazione di CP finora noti nella fisica delle particelle ed è stata ulteriormente confermata da altre misure, molte ottenute dall’esperimento LHCb – osserva Matteo Palutan, ricercatore dei Laboratori Nazionali Infn di Frascati e rappresentante nazionale della collaborazione LHCb – la stessa teoria prevede anche la minuscola violazione di CP nei decadimenti delle particelle charm che finalmente siamo riusciti a provare sperimentalmente con questa misura”. L’entità della violazione di CP osservata finora nelle interazioni del Modello Standard è, tuttavia, troppo piccola per spiegare l’asimmetria materia-antimateria che osserviamo in Natura nel nostro Universo locale, suggerendo l’esistenza di ulteriori processi ancora sconosciuti che violino più fortemente la simmetria CP. Questa misura stimolerà un rinnovato lavoro teorico per valutarne l’impatto sulla descrizione fornita dalla matrice CKM nel contesto del Modello Standard, e aprirà la strada alla ricerca di possibili nuovi processi di violazione di CP nelle particelle charm, grazie anche ai nuovi esperimenti nel Laboratorio Nazionale del Gran Sasso dell’Infn, in Abruzzo (Italia). La ricerca prosegue dunque nel suo intento di scovare effetti che evidenzino l’incompletezza del Modello Standard nella descrizione della realtà fisica, per aprire nuovi orizzonti alla conoscenza dei meccanismi di funzionamento del “nostro” Universo. E si comincia dalle scuole medie e superiori con la sperimentazione nelle classi del “Gran Sasso Videogame”, il giuoco istruttivo “educational” dedicato alla fisica delle particelle e ambientato ai Laboratori Nazionali del Gran Sasso (le sale sotterranee sono installate sotto il Monte Aquila, in Provincia di Teramo). La sperimentazione parte dall’Abruzzo per poi successivamente coinvolgere studenti del Lazio e della Campania. Oltre 350 ragazzi di età compresa tra i 14 e i 19 anni e 15 insegnanti delle province di L’Aquila, Teramo e Pescara, sono i protagonisti della valutazione del videogioco. Grazie ai risultati raccolti sul campo dal team dei fisici e ai materiali didattici che lo accompagnano, verranno finalizzati e rilasciati ulteriori dati utili nella versione definitiva in italiano e in inglese sul sito (www.gransassovideogame.it). È il primo videogioco ambientato nei Laboratori Nazionali del Gran Sasso dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare ed è uno strumento nato per far conoscere la realtà dei Laboratori, avvicinare gli studenti alle frontiere della fisica e alle possibilità offerte dalle carriere scientifiche, com’è nei desiderata del Museo della Fisica nel capoluogo aprutino. Il progetto videoludico scientifico nasce dalla collaborazione tra i Laboratori Nazionali del Gran Sasso, l’agenzia di comunicazione scientifica Formicablu srl con il contributo di INDIRE (Istituto Nazionale Documentazione Innovazione Ricerca Educativa) per la fase di sperimentazione nelle scuole. La realizzazione del videogioco è stata affidata alla casa di produzione IVproduction di Ivan Venturi, pioniere dell’industria videoludica italiana. Gran Sasso Videogame è il risultato del progetto PILA (Physics In Ludic Adventure) finanziato dal MIUR nell’ambito della legge 6/2000 per la diffusione della cultura scientifica. Prima ancora di aver raggiunto la sua versione definitiva, il Gran Sasso Videogame pare abbia già ottenuto il titolo di progetto più significativo nella categoria “Capitale Umano” al Premio “PA sostenibile 100 progetti per raggiungere gli obiettivi dell’Agenda 2030”. La versione beta del videogioco è stata resa pubblica il 27 Maggio 2018 e ad oggi è stato giocato da migliaia di persone. A seguito di ulteriori aggiornamenti, a partire dal 26 Marzo 2019, il videogioco Lngs-Infn viene promosso e proposto per la prima volta agli studenti delle scuole superiori: il percorso di valutazione si effettua in circa 15 classi appartenenti a 6 scuole delle Province di L’Aquila, Teramo e Pescara che si sono rese disponibili a testare il programma. La versione definitiva del videogioco in italiano e in inglese pare venga rilasciata entro Maggio 2019. La fase di sperimentazione serve a finalizzare il videogioco tenendo conto delle osservazioni e delle esigenze degli studenti e insegnanti. Solo realizzando uno strumento davvero utile alla didattica, il team, che ha partecipato alla realizzazione di Gran Sasso Videogame, potrà sostenere di aver vinto la sua partita. Sono quasi 3500 gli studenti delle scuole superiori di tutta Italia che, in contemporanea con i loro coetanei di tutto il mondo, in questi giorni possono fare esperienza diretta di come funzionano le ricerche dei fisici che lavorano al Cern, grazie all’iniziativa Masterclass, coordinata in Italia dall’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare. I ragazzi visitano le università dove vengono accompagnati dai ricercatori in un viaggio alla scoperta delle proprietà delle particelle ed esplorano i segreti della grande macchina Large Hadron Collider del Cern, grazie alla quale nel Luglio dell’Anno Domini 2012 è stato scoperto l’ormai celebre Bosone di Higgs, la “Particella di Dio” che dona la massa a tutte le altre nelle brevi distanze. Come fa del resto la “debole” forza di Gravità plasmando il continuum dello spaziotempo, agendo a distanza infinita, con la sua particella, il gravitone, un “fotone speciale” non ancora riprodotto al Cern. Ogni università organizza una giornata di lezioni e seminari sugli argomenti fondamentali della fisica delle particelle, seguite da esercitazioni al computer su uno degli esperimenti del collisore (non “acceleratore”!) di particelle Lhc (ATLAS, CMS, ALICE o LHCb) dove nel tunnel di 27 km, a 100 metri di profondità, sotto la campagna fuori Ginevra le particelle si scontrano quasi alla velocità della luce. I ragazzi possono usare i veri dati provenienti da Lhc per simulare negli esercizi l’epocale scoperta del Bosone di Higgs, ma anche quella dei bosoni W e Z. Proprio quelli che nel 1984 valsero il premio Nobel al fisico italiano Carlo Rubbia che ha spostato il suo esperimento neutrinico al Fermilab. E di alcune particelle dotate di una proprietà di nome “stranezza”. Possono anche esplorare la vita e le caratteristiche della particella “D0”. Alla fine della giornata, proprio come in una vera collaborazione di ricerca internazionale, gli studenti si collegano in videoconferenza con i coetanei di tutto il mondo che hanno svolto gli stessi esercizi in altre università, per discutere insieme i risultati emersi dalle esercitazioni. Un po’ come dovrebbe funzionare l’insegnamento delle scienze nella scuola superiore in Italia. L’iniziativa, giunta alla 15ma edizione, fa parte delle “Masterclass” internazionali organizzate dall’International Particle Physics Outreach Group. Le Masterclass si svolgono contemporaneamente in 52 diverse nazioni, coinvolgono oltre 200 tra i più prestigiosi enti di ricerca e università del mondo e più di 13.000 studenti delle scuole superiori. Per l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare sono presenti le sezioni di Bari, Bologna, Cagliari, Cosenza, Ferrara, Firenze, Genova, Lecce, Milano Bicocca, Milano, Napoli, Padova, Pavia, Perugia, Pisa, Salerno, Sapienza Università di Roma, Roma Tor Vergata, Roma Tre, Torino, Trieste e Udine, i Laboratori Nazionali di Frascati, il TIFPA di Trento e l’Università di Modena e Reggio Emilia. Un risultato tutt’altro che scontato, quello delle Onde Gravitazionali di Einstein che consacrano definitivamente la sua Relatività Generale che non è più solo una Teoria! Ci sono voluti trentatré radiotelescopi distribuiti in cinque continenti, dall’Australia agli Stati Uniti passando per Asia, Europa e Sud-Africa, e trentasei astronomi di undici nazioni per misurare le dimensioni di GW170817, la prima sorgente di Onde Gravitazionali rivelate dagli interferometri Ligo e Virgo, osservata anche nella sua componente elettromagnetica da decine di telescopi, a più di un anno dalla sua scoperta. I risultati dello studio di un team internazionale coordinato da Giancarlo Ghirlanda, primo ricercatore dell’Istituto Nazionale di Astrofisica, e che ha visto la partecipazione di colleghi ricercatori dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, Università di Milano-Bicocca, Gran Sasso Science Institute e Agenzia Spaziale Italiana, sono pubblicati sulla rivista Science. Lo studio mostra come dallo scontro di due stelle di Neutroni (un grammo della cui massa relativistica spazzerebbe via la Terra in un istante!) abbia avuto origine un getto di energia e materia lanciato nello spazio interstellare a una velocità prossima a quella della luce. Le due stelle di Neutroni, nell’atto di fondersi, hanno rilasciato nello spazio circostante materiale ricco di Neutroni, che ha formato metalli pesanti. Il getto ha dovuto farsi strada attraverso questa “super” materia. Se non fosse riuscito ad emergere avrebbe depositato al suo interno la propria energia, provocando un’esplosione quasi sferica. È ben presto apparso chiaro che studiare il cambiamento della luminosità della sorgente nel tempo, non sarebbe bastato per capire se il getto ce l’avesse fatta o meno a bucare la coltre di materiale circostante. Per scoprirlo, i ricercatori hanno deciso di misurare quanto fosse grande la sorgente. “Dopo diversi mesi un’esplosione sferica, a una distanza come quella di GW170817, sarebbe apparsa come una bolla luminosa delle dimensioni apparenti di circa un milionesimo di grado – rivela Ghirlanda, primo autore dell’articolo scientifico che illustra lo studio – come una moneta da un euro vista da 1000 chilometri di distanza, mentre un getto sarebbe apparso significativamente più piccolo, non più grande della metà”. Dimensioni così piccole sono misurabili solamente con la tecnica chiamata “Very Long Baseline Interferometry” che combina le osservazioni dei più grandi radio telescopi sulla Terra: maggiore è la distanza fra le antenne utilizzate e più piccoli sono i dettagli delle sorgenti celesti che è possibile distinguere. L’osservazione ha visto impegnati 33 radio telescopi, che tra il 12 e il 13 Marzo del 2018, sfruttando la rotazione della Terra, hanno iniziato ad osservare la lontana galassia in cui è avvenuta la fusione delle due stelle di Neutroni, partendo dagli strumenti operativi in Australia per terminare con quelli puntati dalle Hawaii. A questa osservazione hanno preso parte moltissime antenne europee che fanno parte dello “European VLBI Network”, fra cui le due antenne italiane dell’Inaf situate a Medicina (Bologna) e Noto (in Sicilia), entrambe del diametro di 32 metri. I dati sono stati raccolti e analizzati nel centro JIVE (Olanda). “È il risultato di una collaborazione internazionale che ha saputo combinare le tecniche osservative radio più avanzate con le conoscenze teoriche sui getti relativistici e sulle onde gravitazionali, in cui l’Italia riveste un ruolo d’avanguardia”, osserva Monica Colpi, professore ordinario dell’Università di Milano-Bicocca. “In primavera i rivelatori di onde gravitazionali Virgo e Ligo rientrano in funzione, ascoltando un volume di Universo più grande. Ci aspettiamo molti nuovi segnali, e questo tipo di osservazioni saranno fondamentali per capire come si origina l’immensa energia emessa in questi eventi”, ricorda Marica Branchesi, la scienziata italiana del Gran Sasso Science Institute di L’Aquila e dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, fra gli autori del lavoro, insignita di molti premi e protagonista delle copertine di magazine scientifici e popolari di tutto il mondo. “È un po’ come giocare a “Indovina chi?”: per capire se si tratta o no di un getto – spiega Om Sharan Salafia, ricercatore dell’Inaf e secondo autore del lavoro pubblicato su Science – bisogna essere in grado di prevedere come appare la sorgente 200 giorni dopo la rivelazione delle onde gravitazionali, cioè nel momento in cui le antenne VLBI l’hanno osservata. Dal confronto delle immagini teoriche con quelle vere si nota che solo un getto appare sufficientemente compatto da essere compatibile con la dimensione osservata”. 
Così lavora la scienza. “La prima e al momento unica rivelazione di onda gravitazionale a cui è stata associata una controparte elettromagnetica, GW170817 ha dimostrato l’importanza fondamentale della sinergia tra rivelatori di onde gravitazionali e strumenti per l’astronomia da terra e dallo spazio”, ricorda Valerio D’Elia, coautore dell’articolo e “archive scientist” allo “Space Science Data Centre” dell’Agenzia Spaziale Italiana. “Le missioni spaziali come Hermes (progetto ASI) e Theseus (missione candidata per ESA, M5) – osserva Barbara Negri, Responsabile dell’unità Esplorazione e Osservazione dell’Universo di ASI – rivestiranno un ruolo molto importante nell’era dell’astronomia multimessaggera”. Dopo oltre un anno di incertezze, l’arcano è quindi finalmente svelato: lo studio sulle OGE fornisce la prova che la sorgente di Onde Gravitazionali scoperta nell’Agosto del 2017 ha lanciato un getto relativistico che ha bucato il materiale espulso nell’atto della fusione delle due stelle di Neutroni. Eventi che formano gli elementi chimici pesanti, come Oro e Platino. Un’informazione che aggiunge un ulteriore tassello alla nostra comprensione di tali fenomeni: grazie a osservazioni di questo tipo, nei prossimi anni potremo avere un’idea più completa e precisa delle varie fasi della vita di Buchi Neri e stelle di Neutroni, a partire dalla loro formazione. GW170817 ha prodotto un’esplosione di kilonova, denominata con la sigla At2017gfo, e il lampo di raggi gamma breve GRB170817A. Oltre all’importanza della simultanea osservazione di Onde Gravitazionali e onde elettromagnetiche da una stessa sorgente, questa è la prima osservazione diretta dei Gamma Ray Burst brevi con origine dallo scontro di oggetti compatti come le stelle di Neutroni. Per questo motivo GRB170817A è stato osservato in varie frequenze, dalle onde radio all’ottico, dalla banda X e ai raggi gamma. “Grawita”, la collaborazione italiana dedicata alla ricerca delle controparti elettromagnetiche di Onde Gravitazionali, è stata fin dalle prime ore protagonista, osservando la kilonova di GW170817 col telescopio robotico Rem all’Osservatorio di La Silla in Cile, per lo studio più dettagliato della sua evoluzione spettrale osservata col telescopio VLT dell’Eso. Il gruppo di lavoro Grawita guidato da Andrea Rossi dell’Inaf-Oas di Bologna ha utilizzato il Large Binocular Telescope per osservare la controparte ottica (afterglow) del GRB170817A, scoprendo una sorgente molto debole. LBT è un telescopio binoculare con due specchi principali di 8,4 metri di diametro collocato sul monte Graham, nel sud-est dell’Arizona (Usa). È un progetto a partecipazione italiana (25%) tramite l’Istituto Nazionale di Astrofisica. L’osservazione è importante poiché si tratta della prima rivelazione in ottico da terra dell’afterglow di GRB170817A. Esistono solamente altre due rilevazioni ottiche, entrambe ottenute col Telescopio Spaziale Hubble. Questa osservazione è ancora più sensazionale se si conoscono le condizioni nelle quali è stata ottenuta. Il binocolo gigante LBT si trova nell’emisfero Nord, mentre GRB170817A si trova nell’emisfero Sud della volta celeste, obbligando lo strumento a puntare molto in basso, il che comporta osservare attraverso uno strato più denso e turbolento di atmosfera. Inoltre, la galassia in cui è esploso GRB170817A è molto più brillante dell’afterglow. Per questo motivo, Michele Cantiello dell’Osservatorio Astronomico Inaf d’Abruzzo ha sottoposto le immagini a un complicata procedura per sottrarre l’emissione della galassia ospite. Solo a quel punto, il team di riduzione dati di Lbt-Italia (Diego Paris e Vincenzo Testa, dell’Osservatorio Astronomico Inaf di Roma ha potuto produrre l’immagine finale nella quale si è potuta rilevare la debole emissione dell’afterglow. Queste osservazioni, come già dimostrato grazie alle rilevazioni radio e X, confermano che GRB170817A è il primo evento il cui getto relativistico è stato osservato propagarsi non esattamente in direzione della Terra. L’evento coincide con GW170817, la kilonova di Ferragosto osservata contemporaneamente dagli interferometri gravitazionali, dai satelliti alle alte energie e da decine di telescopi terrestri. Era rimasta inevasa la domanda su quale fosse stato il risultato della fusione delle due stelle di Neutroni. In lavoro scritto a quattro mani da Maurice Van Putten, professore alla Sejong Univerity di Seoul in Corea e da Massimo Della Valle, astronomo dell’Osservatorio Astronomico di Capodimonte, dell’Inaf di Napoli, il quesito trova una plausibile risposta: “Il risultato della fusione è ancora una stella di Neutroni, ma ipermassiccia, con una massa stimata in circa 2,5 volte quella del nostro Sole”, rivela Van Putten nello scenario descritto in un articolo sulla rivista Monthly Notices of the Royal Astronomical Society Letters. Il lavoro riporta le prime prove osservative di questo processo di fusione, ricavate da una nuova analisi dei dati raccolti dagli interferometri Ligo e ottenuta attraverso l’utilizzo di un software pubblicato in precedenza e ulteriormente aggiornato. “Dalla nostra analisi – spiega Van Putten – abbiamo individuato un segnale gravitazionale nei dati raccolti da Ligo della durata di circa 5 secondi e caratterizzato da una alta significatività statistica”. Le stelle di Neutroni sono oggetti celesti che normalmente possiedono una massa paragonabile a quella del Sole, confinata in un volume di una sfera di circa 10 chilometri di raggio, ma non raggiungono ancora la densità necessaria per trasformarsi in Buchi Neri. Negli ultimi anni, i radioastronomi hanno scoperto stelle di Neutroni molto massicce, che sfiorano le 3 masse solari. Oggetti simili, letteralmente in bilico sull’abisso del collasso, potrebbero quindi essere prodotti in eventi come GW170817. “«La frequenza iniziale del segnale che abbiamo individuato è a 0.7 kHz e suggerisce che il risultato finale possa essere una stella di Neutroni, piuttosto che un Buco Nero ma – avverte Della Valle – va anche detto che il segnale si indebolisce e dopo 5 secondi non vediamo più nulla, quindi cosa sia successo dopo non lo sappiamo”. Nell’illustrazione di O.S. Salafia e G. Ghirlanda, si osserva il getto che buca il materiale lanciato nello spazio dallo scontro delle due stelle di Neutroni. È lanciato dal Buco Nero, circondato da un disco di materia calda, che si è formato dopo lo scontro. Lo strumento Gravity dell’Eso, straordinariamente sensibile, ha aggiunto ulteriori prove alla convinzione di vecchia data che un Buco Nero supermassiccio si annidi nel cuore della Via Lattea. Nuove osservazioni mostrano grumi di gas che ruotano intorno al nucleo a una velocità pari a circa il 30% di quella della luce, su un’orbita circolare appena al di fuori dall’Orizzonte degli Eventi. Dopo Kip Thorne, è la prima volta che si osserva materiale in orbita vicino al “punto di non ritorno”, con le osservazioni più dettagliate di sempre di materiale in orbita così vicina a un Buco Nero. Gravity, installato sul VLTI (l’interferometro del Very Large Telescope), è stato usato dai ricercatori di un consorzio di istituti europei, tra cui l’Eso, per osservare lampi di radiazione infrarossa provenienti dal disco di accrescimento intorno a Sagittarius A, l’oggetto massiccio nel cuore della Via Lattea. Lavoro intrapreso da scienziati del Max Planck Institute for Extraterrestrial Physics (MPE), dell’Observatoire de Paris, dell’Université Grenoble Alpes, del CNRS, del Max Planck Institute for Astronomy,dell’University of Cologne, del Portuguese Centro de Astrofisica e Gravitação e dell’Eso. I lampi osservati forniscono la conferma, da lungo attesa, che l’oggetto al centro della “nostra” Galassia è veramente, come da lungo ipotizzato, un Buco Nero supermassiccio. I lampi hanno origine nel materiale che orbita molto vicino all’Orizzonte degli Eventi esterno al Buco Nero: mentre parte della materia nel disco di accrescimento, la cintura di gas in orbita intorno a Sagittarius A a velocità relativistiche, può orbitare intorno al Buco Nero in tutta sicurezza, tutto ciò che si avvicina “troppo” è destinato ad essere attirato al di là dell’Orizzonte tra i nostri universi. Il “punto” più vicino a un Buco Nero in cui della materia possa orbitare senza essere irresistibilmente attratta verso la Singolarità “interna” dall’immensa massa, è noto come l’orbita stabile più interna, e da qui hanno origine i brillamenti osservati. Le velocità relativistiche sono così grandi che gli effetti della Relatività di Einstein diventano importanti. Nel caso di un disco di accrescimento intorno a Sagittarius A, il gas si muove a circa il 30% della velocità della luce. “È sconvolgente osservare il materiale che orbita intorno a un buco nero massiccio al 30% della velocità della luce – rivela Oliver Pfuhl, scienziato dell’MPE – la straordinaria sensibilità di Gravity ci ha permesso di osservare i processi di accrescimento in tempo reale, con un dettaglio senza precedenti”. Lo strumento Gravity combina la luce dei quattro telescopi VLT per creare il super-telescopio virtuale di 130 metri di diametro utilizzato per sondare la natura di Sagittarius A. Il lavoro è stato presentato nell’articolo “Detection of Orbital Motions Near the Last Stable Circular Orbit of the Massive Black Hole SgrA”, a nome della collaborazione Gravity, pubblicato dalla rivista Astronomy & Astrophysics il 31 Ottobre 2018. L’equipe della collaborazione Gravity è composta da: R. Abuter (ESO, Garching, Germania), A. Amorim (Universidade de Lisboa, Lisbona, Portogallo), M. Bauböck (Max Planck Institute for Extraterrestrial Physics, Garching, Germania[MPE]), J.P. Berger (IPAG; ESO, Garching, Germania), H. Bonnet (ESO, Garching, Germania), W. Brandner (Max Planck Institute for Astronomy, Heidelberg, Germania [MPA]), Y. Clénet (LESIA), V. Coudé du Foresto (LESIA), V. Coudé du Foresto (LESIA), P. T. de Zeeuw (Sterrewacht Leiden, Leiden University, Leiden, Paesi Bassi; MPE), C. Deen (MPE), J. Dexter (MPE), G. Duvert (IPAG), A. Eckart (University of Cologne, Cologne, Germania; Max Planck Institute for Radio Astronomy, Bonn, Germania), F. Eisenhauer (MPE), N.M. Förster Schreiber (MPE), P. Garcia (Universidade do Porto, Porto, Portogallo), F. Gao (MPE), E. Gendron (LESIA), R. Genzel (MPE; University of California, Berkeley, California, USA), S. Gillessen (MPE), P. Guajardo (ESO, Santiago, Cile), M. Habibi (MPE), X. Haubois (ESO, Santiago, Cile), Th. Henning (MPA), S. Hippler (MPA), M. Horrobin (University of Cologne, Cologne, Germania), A. Huber (MPIA), A. Jimenez Rosales (MPE), L. Jocou (IPAG), P. Kervella (LESIA; MPA), S. Lacour (LESIA), V. Lapeyrère (LESIA), B. Lazareff (IPAG), J.-B. Le Bouquin (IPAG), P. Léna (LESIA), M. Lippa (MPE), T. Ott (MPE), J. Panduro (MPIA), T. Paumard (LESIA), K. Perraut (IPAG), G. Perrin (LESIA), O. Pfuhl (MPE), P.M. Plewa (MPE), S. Rabien (MPE), G. Rodríguez-Coira (LESIA), G. Rousset (LESIA), A. Sternberg (School of Physics and Astronomy, Tel Aviv University, Tel Aviv, Israel, Center for Computational Astrophysics, Flatiron Institute, New York, USA), O. Straub (LESIA), C. Straubmeier (University of Cologne, Cologne, Germania), E. Sturm (MPE), L.J. Tacconi (MPE), F. Vincent (LESIA), S. von Fellenberg (MPE), I. Waisberg (MPE), F. Widmann (MPE), E. Wieprecht (MPE), E. Wiezorrek (MPE), J. Woillez (ESO, Garching, Germania), S. Yazici (MPE; University of Cologne, Cologne, Germania). Lo scorso anno Gravity e Sinfoni, un altro strumento installato sul VLT, hanno permesso allo stesso gruppo di misurare con precisione il passaggio radente della stella S2 nel campo gravitazionale estremo prossimo a Sagittarius A, per la prima volta rivelando gli effetti previsti dalla Relatività di Einstein in un ambiente così estremo. Durante il passaggio ravvicinato di S2, è stata osservata anche una forte emissione infrarossa. “Stavamo monitorando S2 da vicino e, naturalmente, teniamo sempre d’occhio Sagittarius A* – spiega Pfuhl – durante le nostre osservazioni, siamo stati abbastanza fortunati da notare tre lampi brillanti provenienti dal buco nero, una coincidenza fortunata!”. Questa emissione, di elettroni molto energici e molto vicini al Buco Nero, era visibile come tre brillamenti molto intensi e corrispondeva esattamente alle previsioni teoriche per i punti caldi (hot spot) in orbita vicino a un oggetto di quattro milioni di masse solari. Si pensa che i brillamenti provengano da interazioni magnetiche nel gas caldissimo che orbita intorno alla Stella Nera Sagittarius A* che ha una massa di 1,3 milioni di milioni di volte più grande di quella della Terra. Dunque, grandi speranze dalle Onde Gravitazionali per la navigazione interstellare.




Cremona, “bullo” minaccia tre minori e li rapina: intervengono i carabinieri e lo arrestano

CREMONA – I carabinieri hanno arrestato in flagranza di reato per rapina aggravata continuata uno studente 17enne, (settembre 2001), nato in Tunisia, residente a Cremona, incensurato;

Il giovane malvivente verso le 20.45 del 29.03.2019, in piazza Roma, rapinava tre minorenni:
• una studentessa 15enne, residente a Sesto ed Uniti (CR);
• una studentessa 15enne, residente a Sesto ed Uniti (CR);
entrambe sorelle
• uno studente 14enne, residente a Cremona.
In particolare, alle ore 20.00 circa di venerdì sera, in piazza Roma, nell’area dei giochi per i bambini e ove sono soliti riunirsi i giovani, dietro minaccia di percosse e avvalendosi di un atteggiamento prevaricante, da “BULLO”, dopo essersi avvicinato e aver bloccato loro la strada, si faceva consegnare una banconota di euro 5, che una delle due citate sorelle custodiva all’interno della cover del proprio telefono cellulare e che aveva intravisto poco prima. Ottenuta la banconota questi reiterava la richiesta di denaro minacciando di picchiare tutti e tre i giovani e intimando loro di consegnargli almeno altre 50 euro di cui aveva bisogno, a suo dire per “FARE SERATA”.

Le tre vittime a questo punto, riuscivano a fuggire chiedendo ad alta voce aiuto

Inseguite dal giovane malvivente, giunte in Piazza della Pace, si rifugiavano all’interno di un locale ove tra gli astanti, vi era, libero dal servizio, un Luogotenente dei Carabinieri, in servizio presso il NAS di Cremona che compresa la situazione, tempestivamente interveniva in soccorso delle giovani vittime, bloccando il soggetto e consegnandolo alla pattuglia del Nucleo Operativo e Radiomobile di Cremona intervenuta sul posto su sua richiesta. La successiva perquisizione personale, permetteva di rinvenire la banconota sottratta che veniva restituita all’avente diritto. Dell’episodio e del fermo del giovane veniva dato avviso alla Procura della repubblica preso l Tribunale per i Minori di Brescia che disponeva che lo stesso, arrestato, venisse affidato ai propri genitori per essere trattenuto presso la sua abitazione, in custodia domiciliare, in attesa dell’udienza di convalida che avverrà nella giornata di domani lunedì 1 aprile. I Carabinieri, sulla base delle dichiarazioni delle vittime e di altri minori presenti in Piazzale Roma e testimoni dell’episodio, stanno svolgendo maggiori approfondimenti anche in relazione ad altri episodi analoghi avvenuti in quella zona nei mesi scorsi e che ad oggi erano stati trattati come liti tra giovani, senza particolari conseguenze, anche per il timore dei più giovani, in particolare per le eventuali ritorsioni e per “l’omertà” di alcuni testimoni che furono incontrati dalle Forze dell’Ordine in fase di accertamento ed anche in relazione al coinvolgimento in tali episodi di altri minori compresi nella cerchia delle amicizie del 17enne arrestato ed avvezzi a frequentare quella zona di Piazza Roma e del centro cittadino.




Pompei, eccezionale scoperta: termopolio risalente al 79 d.C.

Pompei
regala un’altra scoperta eccezionale di una “Tavola calda” della civiltà
romana, ossia il Termopolio risalente al 79 d.C.,ogni scavo continua a
“raccontare” le abitudini quotidiane degli antichi, un’ulteriore testimonianza
del nostro passato che ritorna ed è sempre “vivo” più che mai.

I romani
abitualmente si recavano ai Termopolio per il pasto fuori casa (il Prandium),
basti pensare che nella sola Pompei se ne contano una ottantina e venivano
servite bevande e cibi caldi, conservati in grandi giare (dolia), la scoperta è
recentemente affiorata dagli scavi nella località della Regio V.

“Per quanto
strutture come queste, siano ben note nel panorama pompeiano – dichiara la
Direttrice ad interim, Alfonsina Russo – il rinnovarsi della loro scoperta, con
anche gli oggetti che accompagnavano l’attività commerciale e dunque la vita di
tutti i giorni, continua a trasmettere 
emozioni intense che ci riportano a quegli istanti tragici
dell’eruzione, che pur ci hanno consegnato testimonianze uniche della civiltà
romana”.

Il
Termopolio oramai interamente portato alla luce nel cantiere di scavo, è
affiorato nello slargo che fa da incrocio tra il vicolo delle Nozze d’argento e
il vicolo dei Balconi. Le decorazioni dell’attività commerciale del bancone su
un lato raffigurano una bella Nereide su di un cavallo in ambiente marino e
dall’altro l’illustrazione, con molta probabilità dell’attività stessa che si svolgeva
nella bottega, quasi come se fosse un’insegna commerciale, il ritrovamento di
anfore poste davanti al bancone – che servivano per la mescita delle bevande -,
al momento dello scavo, rifletteva difatti esattamente l’immagine dipinta.

L’impianto commerciale è parzialmente scavato, in quanto collocato lungo uno dei fronti di scavo, oggetto dell’intervento di messa in sicurezza e consolidamento del Grande Progetto Pompei, che sta interessando gli oltre 3km di perimetro dell’area non scavata del sito.