Nel 2020 basta sprechi: come tagliare gli eccessi

Il 2020, dopo le festività e gli stravizi iniziali, dovrà essere un anno all’insegna del risparmio. Le nuove sensibilità ambientaliste hanno di fatto instillato in molte famiglie la voglia di combattere gli sprechi, specialmente sul piano energetico, vero e proprio tallone d’Achille dei mesi invernali. Nei giorni più freddi dell’anno, non bisogna dimenticare i buoni propositi per il 2020 che dovrebbero guidare la maggior parte degli italiani.

Combattere lo spreco energetico

Tutti gli anni, durante i mesi invernali, le bollette di gas e luce
raggiungono picchi spesso inaspettati. Durante il periodo delle festività
appena concluse, i consumi energetici sono già aumentati di circa il 30%,
andando a gravare sia sulle bollette delle famiglie che sull’inquinamento
ambientale. Sarebbe, quindi, auspicabile adottare comportamenti più
ecosostenibili, anche solo preferendo le lampadine a led a quelle a
incandescenza, visto che consumano l’80% in meno.

Partiamo da un consiglio base: intanto bisogna muoversi per tempo e con la
giusta programmazione per ottenere un maggior risparmio in bolletta. In periodo
di sprechi e picchi di consumo, bisogna trovare un’offerta luce adatta, magari
cercandola online, ad esempio sul
sito di Acea
: ancora meglio se, a tutela dell’ambiente, si opta per le
proposte con “garanzia di origine” da fonti rinnovabili.

Con la speranza che le decorazioni natalizie siano state riposte negli
scatoloni e non gettate, in casa, conviene evitare di riscaldare ambienti di
passaggio (es. corridoi) e spegnere i caloriferi nei momenti della giornata in
cui di certo non si è in casa (es. di mattina per i lavoratori). Massima
attenzione agli sprechi per quanto riguarda i grandi elettrodomestici: sarebbe
opportuno limitare, per quanto possibile, con un po’ di intelligenza la
frequenza d’uso di lavatrici e lavastoviglie.

Stoppare lo spreco alimentare

Lo spreco alimentare è un altro fronte su cui combattere dopo  il Natale, perché ogni anno, in Italia, si
perdono circa
17 miliardi di euro di cibo
solo per le festività, e ogni italiano ne butta
via 800 grammi a settimana. Esistono diversi metodi per evitare questo spreco,
a partire dall’organizzazione delle cene e dei pranzi. Innanzitutto, sapere sempre
con certezza il numero dei commensali e controllare cosa offre già la dispensa;
se si va al supermercato, evitare di comprare un’eccessiva quantità di cibo e,
una volta in cucina, soppesare bene le quantità, in modo tale da non far
avanzare troppe cose. Se ciò dovesse comunque accadere, sarebbe importante
condividere eventuali ospiti gli avanzi oppure usarli per nuove ricette il
giorno dopo. Infine, differenziare sia gli avanzi stessi che gli imballaggi del
cibo.

Fermare gli acquisti inutili su
Internet

Non solo, il 2020 potrebbe essere un buon anno per limitare lo shopping
estremo, specialmente online.  Difatti
ogni acquisto mette in moto una macchina logistica immensa, che spesso si
traduce in maggior inquinamento. Ogni anno, migliaia di italiani ricevono pacchi
non necessari che poi chissà che fine fanno. Per evitarlo, bisogna prendere
poche e semplici precauzioni: creare una lista di quello che si vuole
acquistare ed è veramente necessario, stabilire un tetto massimo di spesa e
ricordarsi che un acquisto deve essere, prima di tutto, utile. Non bisogna
pensare al capriccio del momento o alle mode, ma, in caso di acquisti online,
spesso i marchi offrono opzioni ecosostenibili: dal trasporto alle lavorazioni
green, si possono scegliere brand o capi di abbigliamento che abbiano un minor
impatto ambientale. Non bisogna dimenticare che ogni acquisto dovrà essere
davvero necessario, e non all’insegna del consumismo sfrenato.




Impianto e discarica Roncigliano, tuona Andreassi: “Cara Raggi, caro Zingaretti, Albano non pagherà la vostra incapacità”

di Luca Andreassi, Professore Università Roma Tor Vergata e consigliere delegato ai Rifiuti del Comune di Albano Laziale

C’è un impianto di gestione dei rifiuti. Uno di quei vecchi TMB in cui entra il rifiuto dei cassonetti stradali ed esce rifiuto che finisce in discarica o incenerito.

L’impianto è quello di Roncigliano ad Albano.

Ed era il 2016 quando andò a fuoco. (Mica solo quello di Roncigliano. Perché gli impianti TMB oltre che inutili – se si fa una buona differenziata – sono anche dannosi).

Ad inizio estate, ci comunicano che i vecchi proprietari del sito industriale di Roncigliano hanno ceduto in locazione ad una terza società un ramo d’azienda.

Guarda caso proprio quello che comprende l’impianto TMB andato a fuoco.

Contestualmente, i nuovi proprietari ci comunicano che è loro intenzione riattivare l’impianto.

Ma come?! – diciamo noi – Non serve un impianto TMB! Un impianto che tratti l’indifferenziato dei cassonetti stradali in una città che è all’82% di differenziata e, comunque in un’area vasta, i Castelli Romani, estremamente virtuosa in termini di differenziazione dei rifiuti!

E poi l’autorizzazione scade ad agosto.

Anche la Regione Lazio la pensa come noi. L’autorizzazione è scaduta. Se proprio i nuovi proprietari vogliono realizzare un impianto TMB che presentino il progetto e attivino tutta la procedura di richiesta autorizzativa.

Fin qui la logica.

Da qui in poi, un susseguirsi di colpi di scena.

A settembre la Regione Lazio, per mano della stessa dirigente che aveva affermato che l’autorizzazione era scaduta (come se fosse una cosa su cui ci possa essere discussione) afferma che “contrariamente a quanto ritenuto e precedentemente affermato”, a seguito della cessione del ramo d’azienda, l’autorizzazione doveva intendersi prorogata. Fino al 2023.
Autorizzando di fatto la rimessa in funzione dell’impianto.

E’ evidentemente una cosa folle.

La Città di Albano pertanto propone ricorso al TAR, con il supporto dell’ Associazione Culturale Contro Tutte Le Nocività, richiedendo la sospensiva. Convinti che la procedura di proroga di un’autorizzazione scaduta effettuata in questo modo abbia dei dubbi di liceità. E richiedendo un intervento immediato perché, come certificato da ARPA Lazio, ufficio tecnico della Regione Lazio (dalla cui penna è uscita la proroga dell’autorizzazione), esistono anche problemi di superamento di sostanze inquinanti nei pozzi spia.

Due giorni fa ci viene notificato la decisione del TAR, ovvero che la nostra richiesta è respinta perché il TAR ritiene che si tratti di una mera volturazione.

Caspita. Mera volturazione. Ma è quello l’oggetto del nostro ricorso! Ovviamente nessun interesse nei confronti dell’impatto ambientale.

Aspettiamo il merito del TAR. Ricorreremo al Consiglio di Stato. Intraprenderemo ogni tipo di protesta che riterremo adeguata ad impedire l’ipotesi di una riapertura.

La situazione di Roncigliano è figlia di una totale assenza di programmazione in materia di gestione dei rifiuti.

Caro Presidente Zingaretti, cara Sindaca Raggi continuate a discutere litigando, o facendo finta di farlo, sull’ubicazione della nuova discarica che dovrebbe risolvere il problema di Roma.

Consapevoli, escludo l’ipotesi alternativa, ovvero che non sappiate di cosa state parlando, che una discarica non risolve assolutamente nulla e che, probabilmente, non serve neanche a gestire l’emergenza romana.

E mentre questo accade, città come Albano che vincono premi su premi e sono all’82% di differenziata diventano vittime di questa totale assenza di programmazione. Non ve lo consentiremo. Albano non pagherà la vostra incapacità.




Caldo a Natale: è il quarto anno dal 1800

Un Natale bollente con temperature anomale chiude un 2019 che si classifica fino a ora in Italia come il quarto più caldo dal 1800 facendo registrare una temperatura media nei primi undici mesi superiore di 0,88 gradi la media storica. È quanto emerge dalle elaborazioni Coldiretti sulla base degli ultimi dati di Isac Cnr dei primi dieci undici mesi dell’anno, che rileva le temperature da oltre 200 anni.

“Gli effetti del caldo – sottolinea Coldiretti – si fanno sentire sulla natura dove sono stati sconvolti i normali cicli stagionali come in Puglia dove gli alberi di pero a causa del clima pazzo sono già in fiore a dicembre mentre a nulla vale più la programmazione degli agricoltori che raccolgono broccoli, cavoli, sedano, prezzemolo, finocchi, cicorie, bietole, tutti maturati contemporaneamente per le temperature primaverili. La classifica degli anni interi più caldi lungo la Penisola negli ultimi due secoli si concentra nell’ultimo periodo e comprende il 2018, il 2015, il 2014 e il 2003”.




Allarme valanghe, morti in Piemonte, in Alto Adige e in valle D’Aosta

Faceva parte di un gruppo di quattro scialpinisti lo snowboarder travolto e ucciso da una valanga sopra Alagna, nel Vercellese. Due sono stati coinvolti solo in parte e sono usciti da soli dalla neve, mentre un terzo è sceso a valle alla ricerca del segnale telefonico.

L’allarme è scattato alle 12.40, quando la centrale operativa ha inviato sul posto, nei pressi del passo della Civera, un eliambulanza del 118 con a bordo un tecnico e l’unità cinofila del Soccorso Alpino.

Secondo la ricostruzione dei soccorritori, la valanga era divisa in due lingue. I tecnici hanno iniziato le ricerche in un punto, mentre l’elicottero è sceso ad Alagna per recuperare altri due tecnici del soccorso alpino e della guardia di finanza. Questa seconda squadra è stata portata sull’altra propaggine della valanga, che ha subito trovato il disperso grazie all’apparecchio Artva di cui era dotato il sepolto. Con il capo a circa 60 centimetri di profondità, è stato estratto dalla neve, stabilizzato e trasportato in condizioni gravissime all’ospedale di Borgosesia, dove è morto.

Travolta da una valanga e precipitata in un crepaccio roccioso sull’Alpe di Siusi, una donna altoatesina di 62 anni di Brunico non ce l’ha fatta a sopravvivere all’incidente avvenuto stamani verso le tredici mentre faceva una passeggiata sulla neve con le ciaspole. A lanciare l’allarme è stato l’escursionista che era con lei e che la precedeva sugli sci. Il soccorso alpino, in elicottero, l’ha individuata e liberata dalla neve dopo nemmeno mezz’ora dalla caduta, ma ormai la donna non respirava più.

Una guida alpina valdostana, Roberto Ferraris, di 49 anni, è morta dopo essere stata travolta da una valanga nella Valtournenche, in Valle d’Aosta. L’incidente si è verificato nella zona di punta Fontana Fredda, a circa 2.300 metri di quota, sopra la frazione Cheneil. La vittima, che stava facendo scialpinismo, faceva parte del Soccorso alpino della guardia di finanza di Cervinia




Danni per calamità naturali: ogni anno 7 miliardi di euro. Vincenzi (ANBI): “Necessario snellire l’iter per le opere. I cambiamenti climatici non aspettano”

“In realtà non creiamo nulla, ma ci limitiamo a mettere in relazione dati, che suffragano quanto andiamo sostenendo da sempre: è necessario investire in prevenzione, non solo perché si risparmiano dolori alle persone, ma perché conviene allo Stato!”

L’affermazione è di Francesco Vincenzi, Presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e della Acque Irrigue (ANBI) che, in occasione della presentazione del libro fotografico “Obiettivo Acqua” tenutasi a Roma, ha diffuso i dati sugli stati di calamità naturale, richiesti da 12 Regioni nel 2017 per siccità, da 11 Regioni nel 2018 per maltempo, da 16 Regioni nel 2019 per siccità (in primavera/estate) e maltempo (in autunno). Secondo le cifre della Protezione Civile, ogni anno mediamente i danni per calamità naturali (frane ed alluvioni) ammontano a 7 miliardi di euro; dal 2013 al 2019, gli stati di emergenza proclamati sono stati 87 (il poco invidiabile “record” è dell’Emilia Romagna con 12), a fronte dei quali sono stati riconosciuti ammissibili risarcimenti per quasi 9 miliardi e mezzo (€ 9.406.938.895,00), ma sono stati trasferiti solo poco più di 900 milioni (€ 911.124.108,00), pari a circa il 10%!

“Se consideriamo l’impegno burocratico per veder riconosciuto il diritto al risarcimento, possiamo ben affermare che al danno si aggiunge, in molti casi, la beffa” aggiunge il Presidente di ANBI.

Serve quindi, secondo ANBI, un grande piano di manutenzione straordinaria del territorio, per il quale i Consorzi di bonifica hanno già pronti 4.300 progetti, in attesa di finanziamento per oltre 10 miliardi di euro (€ 10.276.450.000,00), capaci di attivare oltre 50.000 posti di lavoro (51.374).

Attualmente è in itinere l’avvio di 75 interventi, per un importo complessivo di 641,765 milioni di euro con una nuova occupazione stimata in 3.208 posti di lavoro.

È poi necessario individuare norme chiare per ridurre i tempi di realizzazione di opere di interesse generale.

La realizzazione di un’opera pubblica di importo superiore ai 10 milioni di euro, in Italia, ricorda ANBI, necessita mediamente di 11 anni: 42 mesi per la progettazione, 60 mesi per la costruzione, 16 mesi per la gara d’appalto, 13 mesi per il collaudo.

“Tempi eccessivamente lunghi di fronte alla velocità della crisi climatica e l’estremizzazione degli eventi atmosferici – aggiunge Massimo Gargano, Direttore Generale di ANBI – Nel rispetto dei controlli di legge, va semplificata la macchina burocratica. A ciò si devono, infatti, aggiungere i tempi della politica, di cui è buon esempio la Legge contro l’indiscriminato e continuo Consumo del Suolo, ferma da anni in Parlamento e di cui continuiamo a chiedere l’approvazione, come atto concreto di nuova sensibilità verso i problemi della salvaguardia idrogeologica del Paese. Per questo, avanziamo anche un’altra proposta: l’inserimento della cultura del territorio nei programmi di educazione civica, il cui avvio nei programmi scolastici è previsto nel 2020.”

Alla presentazione del libro “Obiettivo Acqua” erano presenti, a Palazzo Rospigliosi, anche Ettore Prandini, Presidente di Coldiretti ed Alfonso Pecoraro Scanio, Presidente di Fondazione Univerde, promotori con ANBI del Concorso Fotografico Nazionale, di cui è stata annunciata l’edizione 2020 sotto gli auspici del Ministero dell’Ambiente.




Cambiamenti climatici: il novembre più caldo mai registrato

Quello appena trascorso è stato il novembre più caldo mai registrato. Lo certifica il Copernicus Climate Change Service dell’Ue, secondo cui la temperatura globale nel mese scorso è stata di 0,64 gradi centigradi superiore alla media, al pari del 2016 e appena 0,02 gradi in più rispetto al 2015. I dati sono stati twittati da Greta Thunberg e arrivano quando a Madrid è in corso la Cop 25 sul clima. 

Se nel mondo è stato il novembre più caldo, in Europa, in base alle rilevazioni, il mese scorso è stato il terzo novembre più caldo con 1,5 gradi sopra la media, alle spalle del 2015 (+2,3 gradi) e del 2009 (+2,2 gradi). Le temperature sono risultate elevate soprattutto in Europa centrale e orientale, e particolarmente nel Sud-Est.

Fuori dal Vecchio Continente, nell’emisfero settentrionale le temperature si sono attestate decisamente sopra la media su gran parte dell’Artico, in Canada e negli Stati Uniti occidentali, in una vasta area del Nord Africa e ancora nell’Asia meridionale e orientale, specialmente sull’altopiano del Tibet.

Sempre secondo i dati di Copernicus, da settembre a novembre la temperatura in Europa ha sfiorato gli 1,1, gradi centigradi sopra la media. Si è trattato del quarto autunno più caldo, dopo quelli del 2006, 2015 e 2018.




Crispiano, “uno sguardo al passato per capire il presente ed orientare il futuro” tenendo al centro i valori della comunità

Il Teatro Comunale di Crispiano pieno all’inverosimile per la presentazione di un libro e applausi a scena aperta per l’Autore Pietro Speziale, stimatissimo ex professore e dirigente scolastico. Non era mai accaduto in passato.

“Crispiano, uno sguardo al passato per capire il presente ed orientare il futuro” non è solo il titolo di un libro perché, l’opera non racconta solo un pezzo di storia di una parte importante del nostro Paese. Tutti gli episodi narrati esaltano, anche se senza mai menzionarli, i valori fondanti della realtà contadina, pilastro portante delle nostre comunità.

Nel corso della serata si sono susseguiti momenti di ricordo, di divertimento e di forti emozioni, con un teatro gremito che ha risposto presente all’ennesimo evento organizzato in occasione del Centenario dell’Autonomia Comunale di Crispiano.

Ad arricchire il momento culturale è intervenuto anche Michele Vinci, autore di commedie teatrali e di testi in dialetto crispianese., Per ringraziare l’Autore del libro, Michele Vinci ha chiamato sul palco i protagonisti di una spettacolo di grande successo: “Terra e Sangue”. Uno spettacolo teatrale sul brigantaggio tra le Masserie di Crispiano, ideato e preparato con una compagnia di persone tutte crispianesi.

Sono poi intervenuti per dare il proprio contributo il professor Giorgio Sonnante, e Anna De Marco, guida turistica di Crispiano.

Il prof Pietro Speziale prendendo la parola ha parlato del libro e delle motivazioni che lo hanno incoraggiato a scrivere 400 pagine di storia crispianese soprattutto per le future generazioni.

Al termine dell’intervento, a sorpresa, sono saliti sul palco anche gli ex alunni del pro Speziale.

A conclusione della serata il Sindaco Luca Lopomo ha consegnato a Spaziale una targa commemorativa del Centenario dell’autonomia amministrativa del Comune.

Giampiero Laera




Formia, 280 alberi e mille semi di roverella: nasce il bosco dei primi nati

Una vera e propria festa quella che ieri mattina ha visto nascere il “Bosco dei primi nati” 2019 a Formia. Presso la strada che collega Maranola al monte Redentore, li dove tanti alberi sono stati incendiati questa estate, volontari grandi e piccoli, associazioni ambientaliste, Protezione Civile e Parchi hanno tutti dato il loro contributo per mettere a dimora 280 essenze arboree autoctone e mille semi di roverella.
“Un grande risultato raggiunto oggi, dai nostri concittadini – sottolinea l’Assessore alle politiche ambientali Orlando Giovannone – Grandi e piccoli con impegno e passione, hanno contribuito a perfezionare questo prezioso dono che l’Amministrazione Comunale di Formia ha voluto per i 280 nuovi nati in quest’ultimo anno. Un grazie al Parco naturale dei Monti Aurunci e al Parco Riviera d’Ulisse , alla splendida Protezione Civile con il Ver Sud Pontino, all’Assemblea ecologica popolare che ha donato 1000 germogli di roverella, e alle molte fantastiche associazioni che hanno aderito all’iniziativa. Un contributo significativo per l’ambiente che si ripeterà ogni anno. Il nostro impegno su questi temi continua con l’iniziativa “dona un albero”, dove ogni persona potrà sempre donare un albero alla sua città, tramite i vivaisti aderenti. Certamente c’è molto da fare per riqualificare e valorizzare il nostro territorio, ognuno per la sua parte ripeto, ognuno per la sua parte. I disastri dei cambiamenti climatici sono appena iniziati e saranno sempre più catastrofici. Oggi una piccola comunità, armata di vanghe e picconi ha iniziato la sua battaglia.




Bracciano, l’amministrazione Tondinelli ordina la demolizione dell’enorme cantiere di Prato Giardino e mette la parola fine all’abusivismo

BRACCIANO (RM) – Un ordinanza che porta la firma dell’Amministrazione di Armando Tondinelli mette fine a un grosso tentativo di cementificazione e abuso edilizio di grosse dimensioni: parliamo del famigerato cantiere di Prato Giardino.

Una storia di speculazioni edilizie a danno dell’ambiente e del patrimonio naturalistico. È una lottizzazione di tre enormi palazzi sorti al posto di querce e alberi secolari. Il panorama copre anche la vista del Castello Odescalchi.

L’amministrazione comunale, con l’ordinanza firmata dalla Responsabile dell’Area Tecnica Lidia Becchetti, ha dato tempo 90 giorni, per demolire il grande cantiere con gli edifici residenziali abusivi che venne sequestrato nel 2010.

Si tratta di un atto politico molto forte che ha superato i meri interessi speculativi ed economici di pochi a favore del bene comune e della collettività.

La corsa sfrenata al cemento ha sacrificato aree destinate a servizi per la comunità e questo il sindaco di Bracciano Armando Tondinelli lo ha avuto ben chiaro sin dal suo insediamento e ancora prima in campagna elettorale quando ha promesso di andare fino in fondo a questa storia per tutelare il paesaggio di Bracciano e tenere lontane le mire edificatorie senza titolo.

È stato un grosso braccio di ferro concretizzatosi in una vera e propria lotta all’abusivismo che ha portato al risultato straordinario di oggi: dovrà tutto tornare come prima e quelle che molti residenti di Bracciano hanno definito “brutture” verranno forzatamente demolite.




Riforma bonifica siciliana, Massimo Gargano (Anbi): “Va bonificata”

“Va bonificata la riforma della Bonifica siciliana”: ad affermarlo con un gioco di parole è
Massimo Gargano, Direttore Generale dell’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI), forte degli ottimi risultati gestionali e di efficienza, che
autogoverno e sussidiarietà garantiscono agli enti consortili in tutta Italia, come dimostrato anche in questi giorni di emergenza idrogeologica.

“E’ la cronaca di una riforma sbagliata – prosegue il
DG di ANBI – perché quanto perseguito dalla Regione Sicilia con il disegno di legge,
che prevede la creazione di un consorzio unico, significa di fatto la nascita di un’ulteriore agenzia regionale, negando principi fondamentali come quello della partecipazione in difformità con quanto previsto dall’Intesa Stato-Regioni del 2008.
Non solo – insiste Garganoil progetto di riforma nulla dice sui debiti accumulati dagli enti consortili nel corso di pluriennali commissariamenti, né sulle prospettive di sostenibilità gestionale, anzi gravandola di ulteriori funzioni, attualmente
attribuite ad altri enti ed i cui oneri non potrebbero certo essere a carico dei consorziati e delle imprese agricole. A fronte di tali considerazioni -conclude
Garganoproponiamo di ripartire dai contenuti dell’Intesa Stato-Regioni del 2008, recependo il profondo disagio che tutti i protagonisti della filiera, dalla Rappresentanza dei cittadini a quella delle Imprese e dei Lavoratori, hanno con forza manifestato
al Presidente della Giunta Regionale Siciliana.




Brescia, blitz dei carabinieri Forestali: vacche da latte in agonia

Vacche da latte in agonia e lasciate morire, fosse comuni, condizioni igienico-sanitarie raccapriccianti con bovini malati, tra escrementi, infestati da vermi, e cisterne di raccolta del latte invase da blatte: è l’orrore confermato da un blitz dei Carabinieri Forestali di Brescia nella struttura, in seguito a una denuncia LAV. Accade nella civilissima Italia, non nel medioevo ma in questi giorni, nel cremonese.
Per i bovini è stato disposto il sequestro (probatorio per 21 animali, fermo sanitario per i restanti 400 circa) e l’affido al Sindaco di Robecco d’Oglio (Cremona) dove ha sede l’allevamento. Tra le ipotesi di reato, il maltrattamento (544 ter C.p.) e l’abbandono di animali (727 C.p.)

“Non è ammissibile che al giorno d’oggi esistano realtà tanto gravi da arrecare inaudite sofferenze agli animali, con risvolti molto inquietanti in termini di sicurezza sanitaria e ambientale, e da un punto di vista etico – afferma Roberto Bennati, Vicepresidente LAV – chiediamo al neo Ministro della Salute Roberto Speranza l’urgente convocazione di una Conferenza Stato-Regioni per esaminare la situazione degli allevamenti regione per regione, un piano straordinario di controlli, e la previsione di meccanismi di trasparenza sui controlli effettuati dai servizi veterinari delle ASL a titolo di rendicontazione annuale, con una puntuale e periodica comunicazione al pubblico dei risultati di indagine, al fine di mostrare le attività di tutela del benessere e della salute pubblica dei cittadini, rafforzando quindi lo strumento del Piano nazionale benessere animale del Suo Ministero, oggi non più al passo con le esigenze dei cittadini e consumatori.”

“Decine di vacche sarebbero in condizioni particolarmente gravi: siamo disponibili a prenderne alcune più malate in affido, per garantire loro le cure necessarie e, speriamo, salvavita – prosegue LAV – Chiediamo la chiusura immediata e definitiva della struttura e la bonifica dell’area. Se fosse confermata l’indiscrezione che esisteva un fascicolo aperto su questa struttura, le cui condizioni dunque dovevano essere già note alle autorità sanitarie locali, ci chiediamo come sia stato possibile non intervenire prima per mettere in sicurezza gli animali e l’area. Se la struttura chiuderà questi bovini potranno avere un futuro diverso, (ci appelliamo al Sindaco affinché non siano messi in vendita e reintrodotti nella filiera di latte e carne) sarà grazie a LAV e alla sua squadra investigativa che è andata fino in fondo in questa raccapricciante vicenda. Ringraziamo il Comando dei Carabinieri Forestali di Brescia per l’intervento e ci auguriamo che ogni responsabilità ed eventuali negligenze o omissioni vengano severamente perseguite”.