Inquinamento ambientale: Roma in caduta libera verso il fondo della classifica

ROMA – Non arriva niente di buono sul fronte della sostenibilità ambientale, soprattutto per quanto riguarda la Capitale d’Italia. Un tema che dovrebbe essere tra i primi in quanto riguarda la salute dei cittadini. Ma nel palazzo si parla di tutto e di niente ed i problemi invece di essere risolti aumentano e si moltiplicano mese dopo mese. Proprio oggi Legambiente ha presentato a Milano l’edizione 2017 di Ecosistema Urbano, il dossier sulle perfomance ambientali dei capoluoghi di provincia giunto alla XXIV edizione, e realizzato in collaborazione con “Ambiente Italia” e “Il Sole 24 Ore”. Lo studio guarda alle politiche di sostenibilità ambientale messe in campo tramite l’analisi di 16 diversi indicatori che valutano insieme la qualità dell’aria, la salubrità del ciclo delle acque, i risultati che provengono dai modelli di gestione di rifiuti, lo sviluppo di mezzi pubblici, ciclabilità e aree pedonali a discapito del mezzo privato, la diffusione delle rinnovabili. I volontari di Legambiente Lazio hanno presentato i numeri della capitale e delle città capoluogo del Lazio esponendo, con un blitz a pochi metri dal Campidoglio, lo striscione “IN NOME DEL POPOLO INQUINATO”, perchè la Capitale peggiora di anno in anno per quanto riguarda le performance ambientali. Roma scivola impietosamente, verso il fondo nella classifica della sostenibilità ambientale, cadendo ormai al 88° posto (85° nel dossier 2016) e impressionano le ben 33 posizioni perse in 10 anni (Roma 55° nel dossier 2007).

 

Analizzando i vari parametri sono i rifiuti e soprattutto la mobilità sostenibile a causare il crollo: sul fronte dei rifiuti, sale di percentuali irrisorie la differenziata al 43% nel 2016 (41% nel 2015) per la quale la capitale è al 67° posto tra le città e non si riduce la produzione pro-capite ferma a 588 kg a persona ogni anno, erano 594 lo scorso anno e ora Roma 75° per il parametro; il porta a porta è completamente fermo nella diffusione al 32,8% degli abitanti, peggior dato in assoluto tra le prime 4 città italiane (Milano 100%, Napoli 42,8%, Torino 47,3%).

 

Ma è la mobilità “immobile” che manda Roma sempre più in fondo alla graduatoria per performance ambientali, crolla la fiducia e l’uso conseguente dei mezzi pubblici con appena 328 viaggi all’anno per abitante nel 2016 (erano 512 nel 2015 – a Milano sono ben 486 e a Venezia addirittura 664); diminuisce anche l’offerta di trasporto pubblico, cioè i chilometri percorsi annualmente dalle vetture per ogni abitante residente, calando dai 60 dello scorso anno ai 57 Km-vettura/abitante/anno (a Milano sono ben 93); di contro sono più di 61 le auto ogni 100 abitanti.

 

Ferme a appena 0,17 metri quadri per abitante le quantità di isole pedonali, l’equivalente di un quadrato con lato 41 cm a testa, e a 1,27 i metri per abitante di corsie ciclabili. I 16 indicatori di Ecosistema Urbano: Polveri sottili (Pm10); Ozono (O3); Biossido di azoto (NO2); Consumi idrici domestici; Dispersione della rete; Capacità di depurazione; Produzione di rifiuti urbani; Raccolta differenziata; Passeggeri Trasporto Pubblico; Offerta Trasporto pubblico; Tasso motorizzazione; auto; Incidentalità stradale; Piste ciclabili; Isole pedonali; Alberi in area urbana; Energie rinnovabili; Solare fotovoltaico e termico pubblico.

 

Nel resto del Lazio, sempre molto grave la posizione di Frosinone (99°) nel fondo della classifica generale, peggiorano Latina che scende al 89° posto (71° nel dossier 2016) e Rieti 61° (era 54° nel 2016). Viterbo in fondo alla classifica (102°) perché continua a non fornire con completezza i dati.

Nei capoluoghi fuori Roma, i dati sulla gestione dei rifiuti sono molto bassi a Latina che scende addirittura al 30% di RD (era al 32 nel dossier 2016), sale a Viterbo al 49% e sale anche a Rieti al 24%. La percentuale di differenziata è invece ferma ad un irrisorio 18% a Frosinone, dato che ferma in basso nella classifica il capoluogo ciociaro insieme ai pessimi numeri della qualità dell’aria: PM10 in concentrazione media di 35ug/mc, 20 giorni di superamento dei limiti di ozono e 33,5ug/mc di No2 medio nell’aria.

 

Capitolo a parte sul ciclo dell’acqua, dove il gestore del servizio idrico di Roma e Frosinone, non fornisce dati aggiornati per cui si conferma il 44% di dispersione in provincia di Roma e il terribile 75,4% in provincia di Frosinone e consumi di 165 l/ab/anno nella capitale e 175 nel capoluogo ciociaro. A Rieti la dispersione idrica sale al 55% (dal 53,8%) ma si abbassano i consumi a 150 l/ab/anno (da 155). Migliora anche se di poco la situazione a Latina col 65% di dispersione (dal 67%) e  131 l/ab/anno di consumi.

 

“Nessun passo in avanti nella mobilità sostenibile e nella corretta gestione del ciclo dei rifiuti, stanno trascinando Roma nel fondo della classifica per scarse performance ambientali – commenta Roberto Scacchi presidente di Legambiente Lazio – ed è allarmante il calo del numero di cittadini in viaggio sui mezzi pubblici, che racconta da solo quanto “immobile” sia la mobilità pubblica della capitale. È passato un 2016 dove non è accaduto veramente nulla di positivo in tal senso, e nel 2017 non si vede alcuna opera in grado di invertire la tendenza. Non sono di certo sufficienti gli annunci di strane funivie su rotaie, senza peraltro alcun piano di sostenibilità economica, o ciclovie e corsie preferenziali che sono solo strisce in terra calpestate da veicoli privati, mentre le Metro e le ferrovie urbane funzionano sempre meno e non c’è un centimetro di tram o filobus in più, anzi cala il servizio. Intanto non si pedonalizza niente, è ferma a metà la ciclopedonalizzazione di via dei Fori Imperiali e il Colosseo continua ad essere un enorme pregiatissimo spartitraffico recluso dalle auto.

Dall’elaborazione del Grab, unica opera finanziata realmente, vengono poi allontanati tutti quelli che lo hanno pensato e progettato gratuitamente per la città, e invece della grande opera di rigenerazione urbana conosciuta e  premiata, rischia di diventare l’ennesima, pericolosa striscia gialla in terra”.

Marco Staffiero




Napoli: 23 Comuni chiedono il disinquinamento del fiume Sarno

NAPOLI – Sono ventitré i Comuni che chiedono a gran voce il disinquinamento del fiume Sarno. Bottiglie d’acqua: alcune limpidissime, altre con contenuto più torbido, altre ancora decisamente scure. Tutte poggiate su un manifesto della Rete a difesa del fiume Sarno. Si è chiusa così, a Torre Annunziata (Napoli), nella zona di Rovigliano dove sfocia uno dei corsi d’acqua più inquinati al mondo, la manifestazione promossa per sensibilizzare le autorità preposte sulla necessità di procedere a interventi radicali di disinquinamento del Sarno.
In tutto 23 i comuni coinvolti, quelli cioè attraversati dal fiume: si tratta di Angri, Bracigliano, Castellammare di Stabia, Castel San Giorgio, Cava de’ Tirreni, Mercato San Severino, Montoro, Nocera Inferiore, Nocera Superiore, Pagani, Poggiomarino, Pompei, Raccapiemonte, San Giuseppe Vesuviano, San Marzano del Sarno, San Valentino Torio, Sarno, Scafati, Solofra, Sorrento, Striano e Torre Annunziata tra Napoletano, Salernitano e Avellinese.

INQUINAMENTO Un fiume in forte sofferenza. Con livelli di inquinamento considerati rilevanti nell’80% dei punti di campionamento: così il dossier choc di Legambiente condanna il Sarno, definendolo “ostaggio di scarichi, rifiuti, pesticidi e consumo di suolo”. E’ il risultato delle indagini condotte da Goletta del Sarno, la campagna di monitoraggio giunta alla terza edizione, promossa da Legambiente Campania e realizzata dal circolo Legambiente Valle del Sarno in collaborazione con la rete dei circoli Legambiente del Bacino del Sarno e il supporto tecnico della azienda Hach.

Il dossier, presentato lo scorso anno al Dipartimento di Chimica e Biologia “Adolfo Zambelli” dell’Università degli Studi di Salerno, non lascia spazio all’ottimismo: il 55% della popolazione che risiede nell’area non è servito da impianti di depurazione, che raccolgono i reflui di appena 900 mila abitanti sui due milioni dell’area (tra i Comuni non serviti, anche Pompei, Ottaviano e San Giuseppe Vesuviano).

Il monitoraggio, che ha riguardato l’intero bacino del fiume, compresi i torrenti che vi confluiscono, ha evidenziato criticità significative, dando traccia di fenomeni peraltro visibili anche ad occhio nudo, dalla forte presenza di rifiuti solidi urbani di varia natura o a scarti delle attività produttive alla strana colorazione delle acque, passando per la presenza di schiume che rimandano a scarichi civili e scarichi pericolosi, fino “ai cattivi odori che rendono l’aria irrespirabile per i residenti lungo i corsi d’acqua”. Un report fotografico mostra, inoltre, l’impatto che “gli inquinanti solidi e liquidi provocano alle aree dall’elevato valore naturalistico, paesaggistico e ambientale”.

Di qui, dunque, l’accorata denuncia di Legambiente, che sottolinea – attraverso le parole di Antonio Giannattasio della segreteria regionale – come “i vari enti interessati al disinquinamento del Sarno hanno proposto ambiziose soluzioni in questi anni, ma ad oggi è evidente che non solo non si riesce a porre un freno all’inquinamento del corso dell’acqua, ma neanche si è riuscito ad arrestare il consumo di suolo, il disordine insediativo e l’abusivismo edilizio che interessa l’area. Fermare i numerosi scarichi industriali e civili che ancora oggi inquinano il Sarno – prosegue – è sicuramente una delle priorità, come quella di procedere alla bonifica delle falde contaminate.




Roma, Torre Spaccata: sgomberato insediamento abusivo

ROMA – La Polizia Locale è intervenuta ieri mattina per sgomberare un insediamento abusivo in via di Torre Spaccata 182.

 

Una serie di appostamenti effettuati nei giorni precedenti, a seguito di una denuncia presentata dal titolare del terreno, avevano permesso di accertare la presenza di numerose persone all’interno dell’accampamento. Nell’area privata gli agenti del gruppo Torri e dello SPE ( Sicurezza Pubblica Emergenziale) hanno trovato otto baracche e identificato 11 persone, tutte di nazionalità rumena, anche se dal numero dei materassi e dei giacigli rinvenuti si presume che gli occupanti fossero molti di più. Uno di questi, un ragazzo di 16 anni, è stato affidato ai servizi sociali del VI Municipio secondo quanto previsto dall’art 403 del c.c. Gli altri, cinque uomini e cinque donne, hanno rifiutato l’assistenza alloggiativa offerta dalla Sala Operativa Sociale e, una volta terminate le procedure di identificazione, sono stati denunciati per il reato di occupazione abusiva e danneggiamento in concorso di proprietà privata.

 

Al termine delle operazioni è l’area è stata riconsegnata ai legittimi proprietari, che hanno iniziato i lavori di sgombero e bonifica della zona dalle lamiere e dai rifiuti.




Impianti Acea, lago di Bracciano: visita a sorpresa del direttore del Parco regionale Bracciano – Martignano

BRACCIANO (RM) – Il Direttore del Parco regionale di Bracciano e Martignano ha effettuato un sopralluogo senza preavviso presso gli impianti di captazione delle acque del lago di Bracciano in località Marmotta, dove ha constatato che le captazioni sono attualmente interrotte.  Ad accompagnare il direttore, il personale del Parco e un consulente esterno. La visita a sorpresa è stata effettuata nelle more della recente autorizzazione concessa dalla Regione Lazio e con la piena disponibilità da parte di Acea durante la mattinata di oggi.

“Siamo soddisfatti di aver potuto svolgere, grazie alla delega della Regione, questo importante sopralluogo, – dichiara il Presidente Lorenzetti – dando seguito all’impegno preso con i cittadini ed in continuità con l’azione intrapresa ormai da un anno unitariamente al fronte istituzionale, composto dai Comuni del Lago, dal Consorzio Lago di Bracciano e dalla stessa Regione. E’ molto importante per noi la trasparenza e la partecipazione dei cittadini, motivo per cui da un lato proseguiremo con nuovi controlli e dall’altro, parallelamente, abbiamo intrapreso le procedure necessarie alla sottoscrizione del contratto di lago per una gestione futura condivisa e partecipata di questa importante risorsa: quello compiuto oggi è un passo che procede in questa precisa direzione”.




Roma smog: l’aria diventa irrespirabile

ROMA – Un altro problema per le nostre città, un altro dramma per la salute dei cittadini. Legambiente Lazio rende noti i dati delle centraline di Arpa Lazio, comunicando i superamenti per due giorni consecutivi: il 18 ottobre oltre i limiti la centralina di Largo Preneste con 52ug/m3 (microgrammi per metro cubo), il 19 ottobre supera i limiti di legge la centralina di Bufalotta con 60ug/m3. Dopo due giornate con Pm10 fuorilegge vanno intraprese le prime azioni di tutela della qualità dell’aria da parte dell’autorità comunali. Un problema troppo spesso per eccessiva superficialità sottovalutato.

 

Ma i dati parlano chiaro: si stimano quasi 470mila morti premature in 41 Paesi europei collegate all’inquinamento dell’aria nel 2013, quanto riferisce l’Agenzia europea per l’ambiente. . L’Italia non esce pulita da un panorama che sembra apocalittico. Secondo una recente indagine del CCM VIIAS (Valutazione Integrata dell’Impatto dell’Inquinamento atmosferico sull’Ambiente e sulla Salute) finanziato dal Centro Controllo Malattie (CCM) del Ministero della Salute con la collaborazione di varie Università e centri, oltre 34.500 italiani ogni anno muoiono ‘avvelenati’ dall’inquinamento atmosferico: è come se ‘scomparisse’ improvvisamente un’intera città delle dimensioni di Aosta. ‘Veleni’ dell’aria che uccidono soprattutto al Nord, dove si registrano 22.500 decessi annuali, ma che riducono in media di 10 mesi la vita di ogni cittadino. Eppure, il solo rispetto dei limiti di legge salverebbe 11.000 vite l’anno.

 

“L’aria a Roma diventa irrespirabile, lo smog la sta saturando e non è di certo per colpa dei riscaldamenti. Il Comune di Roma metta in campo immediatamente e prima che sia troppo tardi, blocchi del traffico concreti – chiede Roberto Scacchi presidente di Legambiente Lazio -, fermando subito i diesel e evitando i ridicoli e irrisori blocchi delle auto immatricolate da più di 15 anni che abbiamo visto in campo nella scorsa stagione. Ingiusta sarebbe anche l’attesa di ben 8 giornate consecutive di superamenti prima di intraprendere azioni concrete, come preventivato dal comune. Un tema di salute pubblica come l’aria che si respira, non si può affrontare con risposte deboli, bisogna invece rafforzare il trasporto pubblico e togliere auto dalla strada, questa dovrebbe essere la priorità per la capitale e non cose come una ridicola gara di auto tra le strade dell’Eur, presentata ieri parcheggiando auto da corsa in Via dei Fori, la strada che aspetta il completamento della pedonalizzazione, altro che macchine da corsa”.

Marco Staffiero




Rischio idrogeologico: ancora forti le differenze tra nord e sud

Il 35% delle abitazioni italiane è esposto a elevato rischio sismico, mentre il 55% è esposto a elevato rischio idrogeologico. E’ la fotografia scattata dall’Ania che avverte: l’Italia è il sesto Paese al mondo per danni subiti da catastrofi naturali e ogni anno il settore pubblico interviene per circa 3 miliardi di euro di danni.

Secondo uno studio presentato ieri alla stampa, in Italia l’estensione delle polizze contro terremoti e alluvioni è ancora limitata. Al 30 settembre del 2016 risultavano attive 435 mila polizze pari a 610 mila abitazioni. “E’ soltanto l’inizio di un cammino”, sottolinea l’associazione delle imprese assicuratrici. Niente di nuovo purtroppo. Come spesso capita si rimane alla finestra ad aspettare i disastri. E’ un’Italia che vive in eterna campagna elettorale. Del resto la recente indagine di Legambiente con il XVII Rapporto Ecosistema Scuola, parla da sola: quasi nove scuole italiane su 10 (l’87%) sono costruite senza criteri anti-sismici. Dall’analisi emerge che il 65,1% delle scuole è stato costruito prima dell’entrata in vigore della normativa antisismica del 1974 e il 90,4% prima della legge in materia di efficienza energetica (1991).

Un altro dato è che “Il 40% delle scuole si trova in aree a rischio sismico e il 3% in aree a rischio idrogeologico”. Sul fronte della sicurezza antisismica, prosegue il report, “anche se cresce la percentuale media degli edifici che hanno effettuato verifiche di vulnerabilità sismica, che passa da circa il 25% dello scorso anno al 31%, rimane troppo bassa la media nazionale di quelli costruiti secondo criteri antisismici, meno del 13%.

Ancora forti le differenze tra Nord e Sud: i capoluoghi di provincia del Sud dichiarano di avere 3 scuole su 4 in aree a rischio sismico e una necessità di interventi di manutenzioni urgenti che è del 58,4%”, quasi il 20% in più della media nazionale; “il nord, invece, mantiene una discreta capacità di investimenti, per esempio nella manutenzione straordinaria, con 62.807 euro ad edificio, cifre in media 5 volte maggiori delle altre aree del Paese”. Complessivamente – viene spiegato – “il 71% degli interventi avviati è stato di tipo non strutturale (19.724 interventi) e questo spiega perché non si vedono ancora grandi miglioramenti nella condizione strutturale delle nostre scuole”. Ma, “su 5.861 edifici, il 39,4% necessita di interventi di manutenzione urgenti. Solo il 15,3% delle scuole ha effettuato indagini diagnostiche dei solai mentre il 5,3% ha effettuato interventi di messa in sicurezza. Certificazioni fondamentali come quello di agibilità, mancano al 40% delle scuole, nelle Isole all’80%, e di prevenzione incendi a circa il 58%, nelle Isole al 73%”. La sicurezza dei cittadini viene prima di tutto.

L’Italia è un paese ad elevato rischio idrogeologico come spiegano gli esperti. Bisogna costruire in maniera diversa, bisogna contrastare il pericolo terremoti con adeguate strutture se non si vuole piangere ancora.

Marco Staffiero




Castelli Romani: il Cammino Naturale dei Parchi è realtà

CASTELLI ROMANI – Grande partecipazione e interesse per la presentazione del “Cammino Naturale dei Parchi” e per le escursioni di domenica 8 ottobre 2017 che nella “Giornata del Camminare”, hanno aperto la strada a questo importante progetto.

Dopo circa due anni di intenso lavoro, il “Cammino Naturale dei Parchi” va ad aggiungersi alla rete dei cammini già esistente svelando nuovi e suggestivi paesaggi di un territorio che da Roma arriva fino a l’Aquila, attraversando boschi, campagne e borghi. Località poco conosciute dai flussi turistici prevalenti, 430 Km complessivi che si snodano su un percorso di  25 tappe, 42 Comuni, 2  regioni (Lazio e Abbruzzo), 3 province (Roma, Rieti, l’Aquila), 6 aree protette regionali e 1 parco nazionale.
Un viaggio da fare a piedi, non solo per chi è appassionato di escursionismo, ma per tutti coloro che amano passeggiare nella natura, osservare e godere dell’esperienza affettiva e sensibile legata a questa azione allo stesso tempo semplice e salutare. Camminare infatti, significa non solo socializzare con le persone che formano il gruppo, ma soprattutto instaurare un rapporto di reciproco scambio di energia positiva tra uomo e ambiente.

Una rete sentieristica il cui obiettivo è quello di valorizzare e tutelare il patrimonio culturale e ambientale, puntando sulla sinergia tra aree naturali protette – commenta il presidente dell’Ente Parco, Sandro Caracci – per migliorare l’offerta eco-turistica e la fruizione da parte dei visitatori dei luoghi che fanno parte del cammino, alcuni dei quali duramente colpiti  negli ultimi anni da eventi sismici. Ringrazio tutti coloro che si sono impegnati ed hanno lavorato in questi due anni alla realizzazione di questo ambizioso progetto ”.

Si può scegliere di effettuare solo alcune tappe del cammino in base alle proprie possibilità. Ci si può cimentare in percorsi con diversi dislivelli e lunghezza che vanno dalla pianura fino a lambire le vette appenniniche, con un impegno medio e medio alto.

Il Parco Regionale dei Castelli Romani è uno degli enti che ha lavorato all’attuazione del progetto e continuerà a seguirlo passo dopo passo. L’escursione curata dai Guardiaparco nella giornata inaugurale di domenica 8 ottobre, da Palestrina a Capranica Prenestina, ha visto la partecipazione di un nutrito gruppo di appassionati a dimostrazione che il lavoro di sensibilizzazione nei confronti dell’ambiente sta raccogliendo sempre più consensi nella collettività. Un segnale significativo che conferma l’importanza fondamentale del compito che le aree naturali protette sono chiamate a svolgere, come veicolo di tutela del patrimonio naturalistico territoriale.




Rino Barillari, “The king of Paparazzi”: da cacciatore di VIP a cacciatore di delfini… per un giorno

TARANTO – Un pomeriggio insieme con l’equipaggio di TARAS, lo splendido catamarano di ricerca dell’associazione scientifica Jonian Dolphin Conservation, salpato dal Molo Sant’Eligio al corso Vittorio Emanuele II, n.1, il porticciolo turistico incastonato tra le acque del Mar Grande e del Mar Piccolo, nel cuore del Borgo Antico della città di Taranto.

Ad accogliere gli ospiti il Presidente della Jonian Dolphin Conservation Carmelo Fanizza  e alcuni componenti del Team,  persone che con impegno e dedizione rendono possibili tutte le attività dell’associazione. Uomini e donne accomunati da una sola passione, il mare ed i suoi abitanti, che mettono a disposizione della JDC le loro competenze ed attitudini permettendo di studiare i Cetacei e di realizzare concrete azioni di tutela per questi animali. Biologi, guide naturalistiche, esperti uomini di mare e giovani uomini di bordo che renderanno unica l’esperienza di navigare nel Golfo di Taranto sulle loro splendide barche. Le attività della Jonian Dolphin Conservation fanno parte di uno strutturato progetto di citizen science condotto in collaborazione con il Dipartimento di Biologia UNIBA e coordinato dal Prof. in Ecologia Roberto Carlucci.

A bordo del catamarano di ricerca sale per primo Rino Barillari, “The King of paparazzi”, il celebre fotoreporter della “dolce vita” capitolina che grazie alla sua abitudine a registrare i volti dei passanti con la velocità di un potente scanner direzionale, ha immortalato personaggi come Mastroianni, Frank Sinatra, Sophia Loren, Brigitte Bardot, Elisabeth Taylor, Gina Lollobrigida, Jacqueline Kennedy e molti altri.

Si imbarcano anche la moglie di “Rino”, Antonella, il prefetto Francesco Tagliente con la moglie Maria Teresa, Roberto Massucci con la moglie Paola e i coniugi Nicola Colucci e Antonietta Greco.

Mentre la biologa Cristiana De Leonardis dottore di ricerca, studiosa della vita dei delfini, nel ruolo anche di cicerone del mare trattiene piacevolmente gli ospiti rispondendo puntualmente a tutte le curiosità sui cetacei, il collega biologo Pasquale Bondanese prova una nuova attrezzatura di video registrazione.

Durante la navigazione si fiancheggiano le Isole Cheradi, un piccolo arcipelago composto dalle due isole di San Pietro e San Paolo facenti parte del demanio militare, distanti dal Canale navigabile di Taranto circa 6 km. La Dott.ssa De Leonardis chiarisce che sbarco e la navigazione sono vietati per l’isola di San Paolo, mentre l’isola di San Pietro è stata di recente in parte aperta al pubblico.

Dopo oltre un’ora e mezza di navigazione i ricercatori avvistano tonni, pesci spada, pesce luna e pesci volanti…all’improvviso una bellissima tartaruga caretta. Durante l’anno solo in occasione di tre missioni non sono riusciti ad avvistare i cetacei. Obiettivo dei ricercatori è dimostrare ai 6 ospiti a bordo quanto siano alte le possibilità di avvistamento dei cetacei nelle acque del Golfo di Taranto…quindi si continua la ricerca.

Rino Barillari, emulando i biologi ricercatori equipaggiati con il binocolo scruta le onde con il suo teleobiettivo. “The King of paparazzi”, che con il suo lavoro ha documentato molti momenti della storia italiana simula il ruolo di “fotografo per caso” Va alla ricerca del protagonista vip della giornata: i delfini.

Il prefetto Tagliente osservava divertito l’atteggiamento e la passione per lo scatto giusto dell’instancabile paparazzo suo amico da una vita. Tagliente, già Questore di Firenze e Roma e prefetto di Pisa, è una figura istituzionale molto stimata, definito dalla stampa “Prefetto facilitatore”, “Prefetto di ferro dal cuore d’oro” e “Sarto istituzionale”.

In piedi a godersi la suggestiva atmosfera e a scrutare le onde anche Roberto Massucci che, oltre ad essere uno tra i più stimati Dirigenti della Polizia di Stato, punto di riferimento della maggioranza dei colleghi anche per riflettere su questioni ontologiche complesse, è il Funzionario con il quale Tagliente ha condiviso momenti problematici molto importanti e che è stato per lui determinante per valutare le migliori strategie per gestire tantissimi eventi complessi. Uno tra i suoi migliori compagni di viaggio istituzionale.

In pratica Rino Barillari e Roberto Massucci sono la persone con cui Tagliente si sente legato da una forte amicizia e che, da tarantino di nascita e amante della sua terra, ha voluto ospitare per presentare un volto inedito della Città dei due mari.

Nella mattinata guidati dal prof Antonio Fornaro e dalla giornalista Titti Battista, aveva fatto apprezzare, il ponte girevole, il castello aragonese e le meraviglie della incantevole e folkloristica città vecchia, uno dei borghi sul mare più suggestivi di Taranto ricco di monumenti e palazzi in stile barocco e rococò.

Il tempo intanto passa senza avvistamenti. Il comandante della barca Gianluca Garziano dirige il catamarano al largo e alla domanda dove si sta dirigendo spiega che la rotta la stabilisce il computer di bordo sulla base di una serie di parametri riferita alla presenza dei delfini.

Ancora mezz’ora di navigazione ed eccoci in mezzo a più di cinquanta delfini che danzano anticipando e fiancheggiando il catamarano. Si tratta della stenella striata, uno dei delfini che abitano il golfo di Taranto. Emozionante è stato assistere alla nuotata di un cucciolo affianco alla mamma e protetto dalle sue “zie”. Chiara Rai




Diario di bordo: i delfini nel Golfo di Taranto visibili nel loro ambiente naturale

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Foresta millenaria di Tarvisio: patrimonio europeo di uomini natura e storia

TARVISIO – Oggi a Malborghetto (UD), nella cornice dello splendido Palazzo Veneziano, si terrà l’evento per il trentennale di fondazione del Fondo Edifici di Culto, proprietario della Foresta di Tarvisio. Il programma prevede un convegno, aperto al pubblico  dal titolo “La Foresta Millenaria di Tarvisio: un esempio virtuoso di tutela e valorizzazione del patrimonio naturale e culturale del FEC”, l’inaugurazione della mostra  “La Foresta Millenaria di Tarvisio: patrimonio europeo di uomini, natura e storia”, dove saranno esposti pannelli fotografici che attraverso una ricostruzione storica ripercorreranno le varie fasi di gestione della Foresta a partire dall’anno 1007, oltre che vari campioni del famoso legno di risonanza, prodotto d’eccellenza del territorio.

La manifestazione proseguirà nel pomeriggio con brevi escursioni a cura dei Carabinieri Forestali, lungo i sentieri degli “abeti di risonanza” della Val Saisera, con punto di ritrovo al parcheggio della Locanda Montasio, sopra il paese di Valbruna. L’evento celebrativo si concluderà con il concerto d’archi del rinomato Quartetto Manfredi, presso il Palazzo Veneziano di Malborghetto.

Interverranno numerose autorità  politiche, istituzionali e accademiche tra i quali il direttore del FEC, Prefetto Angelo Carbone, il Comandante Generale dell’Arma dei Carabinieri Tullio Del Sette e il Comandante del Comando Unità Tutela Forestale Ambientale Agroalimentare dei Carabinieri (CUTFAA) che ha in gestione la Foresta, Generale C.A. Antonio Ricciardi e le delegazioni di Austria e Slovenia con i direttori dei Servizi Forestali Statali.

La mostra rimarrà aperta al pubblico fino al 10 ottobre con possibilità di visite guidate.

Il FEC, proprietario di un vasto patrimonio costituito da chiese, opere d’arte e immobili storici, in occasione del suo trentennale, ha previsto celebrazioni anche a Roma e Firenze. Tarvisio, con il suo patrimonio forestale, verrà mostrato al grande pubblico come esempio di gestione virtuosa ed attenta alla conservazione della biodiversità.




Venezia, torna acqua alta: marea a 103cm

VENEZIA – Il fenomeno dell’acqua alta rispetto al medio mare, a Venezia, oggi ha fatto registrate una punta di 103 centimetri. Il ritorno del fenomeno, definito dal centro maree del comune un codice giallo quindi marea sostenuta, ha portato l’acqua, spinta da forti venti provenienti dalla Croazia, ad interessare solo le parti più basse della città come Piazza San Marco. Previsioni analoghe sono fatte per domani, altro codice giallo con marea sostenuta, mentre mercoledì si torna alla normalità.

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