COMUNICATO STAMPA GDF

 
COMUNICATO STAMPA GUARDIA DI FINANZA
 
Comando generale della Guardia di Finanza V Reparto – Comunicazione e Relazioni Esterne Ufficio Stampa 00162 Roma, Viale XXI Aprile 55 Telefono +39 06.4422.35821 – 3534 e-mail: ufficio.stampa@gdf.it COMANDO GENERALE DELLA GUARDIA DI FINANZA V Reparto – Comunicazione e Relazioni Esterne Ufficio Stampa COMUNICATO STAMPA Roma, 28 marzo 2017 GUARDIA DI FINANZA: PUBBLICATO IL BANDO DI CONCORSO, PER TITOLI ED ESAMI, PER L’ARRUOLAMENTO DI 461 ALLIEVI MARESCIALLI PRESSO LA SCUOLA ISPETTORI E SOVRINTENDENTI – L’AQUILA – ANNO ACCADEMICO 2017/2018. Sulla Gazzetta Ufficiale – IV Serie Speciale n. 21 del 17 marzo 2017 – è stato pubblicato il bando di concorso, per titoli ed esami, per l’ammissione all’89° corso presso la Scuola Ispettori e Sovrintendenti della Guardia di Finanza di: a) n. 415 allievi marescialli del contingente ordinario; b) n. 46 allievi marescialli del contingente di mare, così suddivisi: 1) n. 31 per la specializzazione “nocchiere abilitato al comando” (NAC); 2) n. 15 per la specializzazione “tecnico di macchine” (TDM). Al concorso possono partecipare i cittadini italiani che: – alla data di scadenza del termine per la presentazione della domanda, abbiano compiuto il 18° anno di età e non abbiano superato il giorno di compimento del 26° anno di età; – siano in possesso, alla data di scadenza del termine per la presentazione della domanda, di un diploma di istruzione secondaria di secondo grado che consenta l’iscrizione ai corsi di laurea previsti dalle Università statali o legalmente riconosciute; – non essendo in possesso del citato diploma alla data di scadenza del termine per la presentazione della domanda, lo conseguano nell’anno scolastico 2016/2017. La domanda di partecipazione al concorso, da presentare entro il 18 aprile 2017, deve essere compilata esclusivamente mediante la procedura informatica disponibile sul sito www.gdf.gov.it – area “Concorsi Online” seguendo le istruzioni del sistema automatizzato, con la possibilità di scegliere una delle seguenti modalità: a) “SPID”, sistema pubblico per la gestione dell’identità digitale; b) “PEC”, posta elettronica certificata. Sul predetto sito internet è possibile acquisire ulteriori e più complete informazioni di dettaglio sul concorso e prendere visione del bando di concorso.



Marsala e Petrosino: gli asili aderiscono alla “Giornata Internazionale della Lettura”

 
A.B. 
 
MARSALA / PETROSINO (TP) – “La lettura dei buoni libri è una sorta di conversazione con gli spiriti migliori dei secoli passati” disse Cartesio e in occasione della “Giornata Internazionale della Lettura”, gli asili nido dei Comuni di Marsala e Petrosino gestiti dalla società “Le Gardenie” hanno dedicato la mattinata di oggi a questa importante iniziativa. I piccoli alunni muovono lentamente i primi passi verso il mondo adulto, e la  lodevole iniziativa  arricchisce le loro menti e il loro sapere attraverso la lettura poiché bisogna ricordare che i bambini sono,  disse Haim G. Ginott, “ come il cemento umido, tutto quello che li colpisce lascia un’impronta”.L’iniziativa si colloca all’interno di un palinsesto di eventi che fanno parte di un progetto chiamato “Libro fammi grande”, che ha coinvolto in questa occasione le scuole dell’infanzia e la libreria “L’albero delle Storie” di Marsala. Un’esperienza stimolante e divertente per i bambini, che è stata proposta loro come un gioco con la lettura di testi messi in scena negli spazi appositi nelle sedi dei quartieri di Sappusi, Amabilina e nel micronido “Franca Rame” di Petrosino. Grande entusiasmo e partecipazione da parte dei piccoli alunni e delle famiglie che hanno mostrato una evidente curiosità nel corso delle attività svolte. La cultura chiama e la città risponde, positivamente. 



Omicidi d'identità, Tagliente: "Attenzione perché i videogiochi possono alimentare la violenza"


Ieri in Senato è stato presentato un disegno di legge scritto in collaborazione con le vittime, i loro avvocati, psicologi e criminologi, sottoscritto da tutti i gruppi parlamentari con una unanimità che in questa legislatura non ha precedenti, per chiedere di introdurre l'omicidio di identità, e sanzioni specifiche con pene di 12 anni per chi sfregia le donne.
La proposta di legge prevede anche l’istituzione dell'Osservatorio permanente per le azioni di monitoraggio, prevenzione e contrasto al fenomeno, del quale fanno parte rappresentanti del ministero dell'Interno e del Ministero dell'Istruzione.
La senatrice Laura Puppato, prima firmataria del progetto di legge trasversale ha sottolineato che l'Introduzione nel codice penale degli tabella 577-bis, 577-ter e 577-quater in materia di omicidio d'identità colma un vuoto normativo e rappresenta un unicum anche in campo europeo.

In vista del dibattito parlamentare abbiamo voluto sentire punto di vista di Francesco Tagliente già questore di Firenze e di Roma e Prefetto di Pisa, da sempre attento alla tutela delle categorie più vulnerabili. Il Prefetto Tagliente in tema di femminicidio ha manifestato da sempre una particolare attenzione. A Firenze, fu tempestivo nell’applicare la nuova normativa del 2009 in materia di atti persecutori: il primo provvedimento di ammonimento fu firmato da lui, allora Questore del capoluogo toscano. A Pisa, per consentire un’immediata esecuzione alle disposizioni contenute nella nuova legge del 2013 per il contrasto della violenza di genere, da Prefetto, ha elaborato il primo protocollo attuativo. Il protocollo anti-femminicidio pisano, facendo da capofila, pone l’accento sull' esigenza garantire l'assistenza ed il sostegno alle vittime e l'incentivazione di programmi di recupero per i maltrattanti.

Tagliente ha premesso una valutazione molto positiva sul testo soprattutto per l’occasione che offre per tornare sul tema della violenza contro le donne e colmare le lacune lasciate dalle recenti disposizioni normative
“Se a distanza di 8 anni dalla prima legge di contrasto alla violenza sessuale e in tema di atti persecutori e dalle disposizioni ancora più incisive del 2013, a fronte dell'aumento delle denunce, degli ammonimenti, degli arresti in flagranza di reato, si registrano ancora così tanti gravi fatti – ha chiarito Tagliente – è evidente che qualcosa non va. Sono tanti i punti di forza delle due recenti leggi antiviolenza ma accanto agli aspetti positivi si avvertono anche delle criticità che vanno affrontate”.


“Accorerebbe curare ancora di più la formazione degli operatori, rendere effettiva la tutela della vittima prestando maggiore attenzione alla figura del maltrattante e dello stalker” e definire regole severe per video che possono alimentare atti di violenza”, chiarisce Tagliente
Per quanto riguarda l’esigenza di una maggiore professionalità ha detto Tagliente “In tema di femminicidio, e in generale di violenza nei confronti delle donne gli strumenti giuridici offerti dal legislatore con le due leggi emanate nel 2009 e nel 2013 sono importanti, ma non sufficienti, se non utilizzati congiuntamente alla professionalità e al sapere scientifico, da parte di tutti i rappresentanti delle Istituzioni, Amministrazioni e Enti, a vario titolo coinvolti nelle diverse fasi di prevenzione e repressione degli abusi. Ciò vale soprattutto con riferimento alla tutela della vittima che ha denunciato la violenza e agli interventi nei confronti del maltrattante o dello stalker, quest'ultimo, in particolare, se già ammonito.


La legge del 2009 e quella del 2013 hanno introdotto numerosi e importanti strumenti giuridici penali, procedurali e di prevenzione: il reato di atti persecutori; circostanze aggravanti generiche e specifiche per maltrattamento, atti persecutori e reati sessuali; la codificazione della violenza assistita attraverso l'aggravante per il fatto commesso “in presenza” del minore ; l'arresto obbligatorio in flagranza per maltrattamento e stalking; l'allontanamento urgente dalla casa familiare ad opera della P.G.; l'ammonimento del Questore; gli obblighi di informazione alle vittime e l'estensione della possibilità di gratuito patrocinio; l'obbligo di informazione all’ammonito circa i servizi disponibili sul territorio; gli obblighi di comunicazione tra Istituzioni.


Sono strumenti giuridici importantissimi – ha proseguito Tagliente- che permettono di registrare significativi segnali di miglioramento. Le donne appaiono più consapevoli nel riconoscere e reagire alla condizione di violenza che stanno vivendo: meno vergogna nel parlarne con qualcuno e la ricerca di aiuto in servizi pubblici e specializzati, come i centri antiviolenza. Le denunce sono in aumento cosi come risultano aumentati gli ammonimenti e gli allontanamenti”.
Passando a trattare della necessità di prestare maggiore attenzione alla figura del maltrattante e dello stalker Tagliente ha aggiunto che “L'autore è una figura essenziale, ancora in ombra. Per proteggere le vittime, oltre al prezioso lavoro svolto dai centri antiviolenza, servono professionalità specializzate nell'ascolto e nell'intervento sui maltrattanti all'interno di servizi territoriali, consultori familiari, centri di salute mentale, centri per le dipendenze e strutture specializzate del privato sociale. Si rende necessario soprattutto affinare gli strumenti per il controllo dello stalker disturbato mentalmente, che a seguito dell’ammonimento potrebbe maturare atteggiamenti non sempre prevedibili”.


Tornando sul tema della formazione ha chiarito che “un'azione formativa mirata potrebbe essere promossa, in questo senso, attraverso corsi, ove possibili universitari specialistici, che consentano l'interazione tra le conoscenze degli studiosi delle scienze comportamentali e l’esperienza professionale degli operatori di settore. Una formazione che coniughi competenza ed esperienza e che si traduca in linguaggio comune, regole condivise, procedure operative. Conoscere i maltrattanti, intervenire su di essi – ha precisato ¬ significa poter valutare il rischio, agire sulla reiterazione e dunque proteggere le vittime, attuali e potenziali. Da circa 10 anni – ha proseguito Tagliente – vado sostenendo che per ridurre i casi di femminicidio bisogna intervenire anche sugli autori, che dobbiamo far curare i carnefici, soltanto così si potranno salvare le vittime. Vado ripetendo- ha proseguito – che è giunto il momento di pensare anche a programmi d’intervento finalizzati ad incoraggiare gli autori di violenze a prendere coscienza delle loro azioni, a riconoscere le loro responsabilità e a modificare i loro comportamenti”.

Trattando dei ‘Centri di ascolto specializzati per la gestione dei maltrattanti’ ha precisato poi che “sono ancora molti a rifiutare l’idea che il maltrattante sia da educare o curare, ma negli ultimi anni in varie città, a partire dal CAM di Firenze nel 2009 continuando con molte città del nord, si stanno costituendo centri specializzati. E’ chiaro che questi centri non possono che essere uno strumento funzionale alla tutela della vittima e ad evitare la reiterazione della violenza; uno strumento, dunque, che richiede una grande accortezza e una salda professionalità. “
Passando a trattare della necessità di regole più severe per video che possono alimentare atti di violenza il prefetto Tagliente ha premesso che “Il concetto di violenza assistita individuato dai Centri antiviolenza e poi riconosciuto sul piano normativo ci dimostra come l’esposizione alla violenza su figure di riferimento crei traumi profondi e duraturi. Un bambino che ha subito un trauma o assistito a fatti di violenza, può dunque elaborare un'immagine che, da adulto, può condurlo a un comportamento e a stili di vita negativi. Dobbiamo allora interrogarci – ha proseguito- su quali conseguenze possano determinare il linguaggio e le immagini di determinati cartoni, videogiochi, pubblicità, cinematografia e talvolta, purtroppo, programmi di informazione. Corpi trattati come manichini, trailer horror prima della proiezione di un film per famiglie, videogiochi il cui obiettivo è uccidere e ancora uccidere.

Si tratta di una rappresentazione di emozioni negative che fanno parte dell’essere umano o di un’esposizione alla violenza? Di una forma di elaborazione dell’aggressività o di una forma di normalizzazione e di assuefazione alla violenza? Esiste un filo conduttore tra violenza su uno schermo ed emulazione? E’ un tema complesso, ma è uno spunto di riflessione al quale non possiamo sottrarci.”
Basti pensare – ha concluso – a come si sia rapidamente delineato tra gli adolescenti il fenomeno del sexting e un cyberbullismo di genere, in cui i comportamenti aggressivi sono legati e indirizzati al ‘genere’ e alla sfera sessuale: dai commenti volgari su corpo e abbigliamento, alle calunnie sulle relazioni, alla diffusione e manipolazione di foto private”.




PRESTA E PEREGO: BUFERA O BUFALA?


PRESTA E PEREGO: BUFERA O BUFALA?


DI ROBERTO RAGONE


 


Impensabili e imprevedibili, per alcuni, le conseguenze di quel funesto sabato, durante il quale una delle solite grafiche partorite da agenzie di sondaggio, o da dati statistici , ha precipitato nel baratro Paola Perego, conduttrice del programma ‘Parliamone sabato’, del quale è responsabile insieme al marito Lucio Presta, agente televisivo. Capo cosparso di cenere, il direttore di Rai 1, Andrea Fabiano, ha fatto ammenda dell’errore: “Gli errori vanno riconosciuti sempre, senza se e senza ma. Chiedo scusa a tutti per quando visto e sentito.” Terrorizzati dalla collera della Boldrini, e dalle reazioni della politica, che non si sono fatte attendere, anche i top manager della Rai, a cui non spetta di verificare le scalette dei programmi, hanno preso immediatamente le distanze da quanto accaduto. Da parte sua, Monica Maggioni, presidente della Rai,  ha dichiarato di non aver visto il programma. “Quello che vedo è una rappresentazione surreale dell’Italia del 2017” ha detto “se poi questo tipo di rappresentazione viene fatta sul servizio pubblico, è un errore folle, inaccettabile. Personalmente mi sento coinvolta in quanto donna, mi scuso.” “Gli errori si fanno, e le scuse sono doverose, ma non bastano” rincara il direttore generale della Rai Campo Dall’Orto. Secondo lui, “occorre agire ed evolversi.” E questa non è la mission del servizio pubblico come vorrebbe che fosse, seconda la linea editoriale del programma. E' davvero rimarchevole notare come i politici, e loro propaggini, si preoccupino di certi temi che potremmo definire altamente sociali e spirituali, e non di quelli pratici, con la nazione che fa acqua da tutte le parti. Insomma, come direbbe William Shakspeare, ‘Much ado about nothing’, ‘Molto rumore per nulla’.    La notizia bomba è che Paola perego starebbe per tornare a Mediaset, come pubblica anche il settimanale Oggi, per condurre una nuova edizione de 'La Talpa' suo vero grande successo, che ha riscosso percentuali d'ascolto sopra i 4 milioni a puntata, con un picco di 5.7 in chiusura. Bisognerà in ogni caso, se già non è stato fatto, prima risolvere la controversia fra la Triangle, detentrice dei diritti de 'La Talpa', e Mediaset, per cui non sono chiare le ragioni di queste indiscrezioni. Vista la nuova politica low cost di Italia 1, bisogna vedere se Canale 5 è pronta a ricevere il reality. L'estromissione di Paola Perego dalla trasmissione del sabato pomeriggio suscita tuttavia alcuni interrogativi. La prima ad essere provocata dalla famosa grafica, infatti, sarebbe stata la deputata PD Lorenza Bonaccorsi, componente della Commissione di Vigilanza Rai, secondo la quale "Su certi argomenti non si scherza". A lei aveva fatto eco il collega di Sinistra Italiana Fratoianni, mentre Roberto Fico, Cinquestelle, presidente della Commissione, dichiarava che "Quanto avvenuto…..è esattamente la negazione di servizio pubblico". Come è evidente, tutte le altre reazioni autorevoli – Maggioni, Campo Dall'Orto, Boldrini – sono state successive. Guardiamo la cosa da un altro punto di vista. Sembra che alla Perego, per 'La Talpa', sia stato offerto un compenso all'incirca quadruplo rispetto alla cifra della trasmissione Rai, e l'occasione per salire su quel treno sarebbe passata una volta sola. Ma per interrompere il rapporto con la Rai prima del tempo, Perego e Presta avrebbero dovuto sborsare una penale molto pesante. La Bonaccorsi, Fratoianni e Fico sarebbero stati complici, più o meno consapevoli, o vittime, di una manovra per la quale ora Paola Perego ha potuto cessare il rapporto con la Rai senza sborsare un euro, potendo così ora accettare la conduzione del reality, anche alla luce dei risparmi che la Rai, con l'aiuto dei sindacati, sta cercando di realizzare, cessando le collaborazioni esterne, e incentivando i contratti interni. Una grande bufala? Se fosse così, ci sarebbero cascati un po' tutti, e ora chi riderebbe sarebbero proprio Presta e Perego, finte vittime di una presunta prepotenza.


 


 


 


 


 


 


 

 




Morto Alfredo Reichlin: storico partigiano e dirigente del Pci

 

Partigiano, dirigente del Pci, direttore dell'Unità: è morto a 91 anni Alfredo Reichlin. Figlio di Pietro ed Elisabetta Lauro, nato a Barletta, all'età di cinque anni Reichlin si trasferì a Roma, dove il padre esercitò la professione d'avvocato.

Nella capitale Reichlin partecipò alla Resistenza con le Brigate Garibaldi, facendo parte dei GAP. Reichlin fu fra i gappisti romani catturato nel 1944 dai fascisti. Nel 1946 si iscrisse al Partito Comunista Italiano, di cui fu uno dei dirigenti più importanti per circa trent'anni. Allievo di Palmiro Togliatti, fu vicesegretario della Federazione Giovanile Comunista Italiana e nel 1955 entrò ne l'Unità, di cui dopo un anno diventò vice-direttore. Promosso a direttore nel 1958, negli anni sessanta si avvicina alle posizioni di Pietro Ingrao, le più a sinistra nel partito. Quando l'attrito tra Togliatti e la corrente di Ingrao diventa inconciliabile, Reichlin è allontanato dai quadri de l'Unità per far spazio alla direzione di Mario Alicata.

Da Segretario regionale del PCI in Puglia fu molto attento alla questione meridionale, alla quale dedicò anche alcune sue opere. Deputato nazionale fin dal 1968, durante gli anni Settanta entrò nella direzione nazionale del partito e collaborò con Enrico Berlinguer. Successivamente fu favorevole alle trasformazioni del partito da PCI in Partito Democratico della Sinistra prima, da PDS in Democratici di Sinistra poi, ed infine da DS in Partito Democratico. Dal 1989 al 1992 fu "Ministro dell'Economia" del governo ombra del Partito Comunista Italiano. Sposato in prime nozze con la militante comunista (espulsa nel 1969 per aver aderito al gruppo de Il manifesto) Luciana Castellina, ha avuto due figli: Lucrezia e Pietro, entrambi economisti.

Gentiloni, Reichlin punto di riferimento per generazioni – "Ricordo Alfredo #Reichlin grande dirigente della sinistra. Una vita esemplare di impegno verso i più deboli e di responsabilità nazionale". Cosi' il premier Paolo Gentiloni ricorda lo storico dirigente Pci scomparso stanotte.




L'IRA DELLA BOLDRINI

L’IRA DELLA BOLDRINI CONTRO LA PEREGO

BUFERA SUL PROGRAMMA DEL SABATO POMERIGGIO

DI ROBERTO RAGONE

 

Non sono un difensore dei programmi Rai, che ritengo responsabili del progressivo rimbambimento degli Italiani che li seguono. Sono decenni che la Rai, correndo dietro a Mediaset e all’audience, direttamente proporzionale al costo degli spot, che la Rai ha rinunciato ad una televisione di qualità. Oggi i gusti della parte più consistente della piramide dei telespettatori vengono soddisfatti da programmi come ‘Ballando con le stelle’, ‘Standing ovation’, ‘Storie vere’, ‘Tempo e denaro’, ‘Torto o ragione’, – pietosa imitazione di Forum, in onda alla stessa ora – ‘Detto fatto’, due ore e mezzo di programma del nulla, in replica addirittura alle 4,50 del mattino. L’elenco potrebbe continuare, ma sarebbe impietoso farlo. L’impressione che si ricava da tutto questo, è che alcuni dei programmi citati – e non dico quali, ma lo spettatore attento lo può capire da solo – siano stati montati per dare a qualche conduttrice/conduttore un posto in Rai-TV. Da sempre c’è in fondato sospetto che in Rai si possa lavorare per ‘amicizie’ e ‘conoscenze’, a scapito dei talenti e della qualità, ma anche questo, come tante altre cose, è stato assimilato come ‘normale’ dalla massa, e quindi è divenuto legittimo. Non sono quindi particolarmente propenso alla difesa di un particolare programma, come ‘Parliamone sabato’, né a quella di Paola Perego, onesta travet di un carrozzone troppo coinvolto nella politica, con troppi dirigenti, troppo costoso per le tasche degli abbonati – una volta pagare l’abbonamento era giustificato dal fatto che non c’erano introiti pubblicitari, poi arrivò ‘Carosello’, che oggi tutti rimpiangiamo – troppo costoso come gestione, con stipendi troppo alti, e soprattutto con le nomine fatte per via politica. Tuttavia il ‘caso’ montato a scapito della Paola nazionale ha assunto proporzioni e termini esagerati. Da quello che avrebbe potuto essere uno scherzo, un paradosso, siamo arrivati addirittura al presidente, anzi alla presidenta, della Camera dei deputati Laura Boldrini. La quale nel suo profilo Facebook ‘Basta Bufale’ ha pubblicato un pistolotto repressivo di quella grafica pubblicata durante la trasmissione di sabato 18. Secondo lei, le donne dell’est sono rappresentate come (cito testualmente): “animali domestici di cui apprezzare la mansuetudine, accondiscendenza, sottomissione.” In pratica dei ‘peluche’. Così la società avrebbe “fatto un passo indietro di un secolo.” Ancor più grave che il fatto sia accaduto durante una trasmissione di servizio pubblico. Sappiamo da tempo che la Rai non è un servizio pubblico, ma un servizio ‘a servizio’ di chi la gestisce e la orienta politicamente, da ‘Porta a porta’, al mattutino ‘Agorà’, e così via. “Così” continua la Boldrini “si rischia di vanificare i tanti sforzi  che la Rai stessa sta facendo per dare un’immagine della donna dignitosa e contemporanea.” Già, come con i costumi di ‘Ballando con le stelle’, che mostrano più di ciò che nascondono, per attirare più ‘audience’. Si augura, l’ineffabile donna Laura, che “siano fatte le dovute verifiche e siano presi adeguati provvedimenti.” In pratica, chi ha cacciato la Perego è stata lei. Si lamenta, la presidenta, del fatto che con questa lista si propongano stereotipi sorpassati da decenni, si renda la donna un oggetto, propiziando così il ‘femminicidio’, termine orribile ma imposto dall’imperante becero retrogrado e obsoleto – deo gratias – femminismo, che ancora qualcuno dall’alto del proprio scranno si ostina a voler imporre. “Con una lista del genere non si fa altro che proporre stereotipi sorpassati da decenni: si rende la donna un oggetto, e da questo alla violenza il passo è breve. In un tempo in cui, nel nostro Paese, una donna ogni tre giorni viene ammazzata dall’uomo che dovrebbe amarla, dobbiamo impegnarci tutti per contrastare lo squallore di certe rappresentazioni e dare alle donne la dignità e il rispetto che meritano.” Amen. Ma qual è la lista che cotanto scalpore avrebbe provocato, e che certo sarebbe passata inosservata al pubblico, senza invece accendere un dibattito nel merito? Il titolo recitava: ‘I motivi per scegliere una fidanzata dell’Est’. Motivi, aggiungo io, tutti da verificare. 1) Sono tutte mamme, ma dopo aver partorito recuperano un fisico marmoreo. Il lato senz’altro positivo, in periodo di decremento demografico, è che siano tutte mamme, recuperare un fisico ‘marmoreo’ – forse l’estensore intendeva ‘scultoreo’ ‘ non è altro che ciò che fanno le nostre compagne di vita andando in palestra. Forse donna Laura Boldrini preferirebbe donne grasse e sfiancate? La linea si recupera per rispetto di sé, e non soltanto per mantenere un buon rapporto con il marito e quindi avere un matrimonio solido. 2) Sono sempre sexy, niente tute, né pigiamoni. Come sopra: se parlate con un consulente familiare, vi dirà le stesse cose. Per le donne: cercate sempre di mantenere vivo il rapporto con vostro marito, senza per questo trasformarvi in geishe tuttofare. Quello che conta nel matrimonio è l’equilibrio, il rispetto reciproco, l’essere pari, ma soprattutto non dimenticare quali sono state le ragioni che ci hanno spinto l’uno verso l’altra, e viceversa, e non farle dimenticare a lui. 3) Perdonano il tradimento. Perdonare, se non si vuole che tutto vada a catafascio, è qualche volta necessario. Nessuno è santo, neanche la donna, che sia dell’est o dell’ovest, e perdonare è comunque facoltativo e non istituzionale, anche oggi. Nonostante la Boldrini. 4) Sono disposte a far comandare il loro uomo. Intendiamoci sul termine ‘comandare’. Nella famiglia, come nella società, esistono i ruoli. Se volessimo fare tutti le stesse cose nello stesso momento sarebbe il caos. Il ‘comando’ presuppone una presa di responsabilità e lo svolgimento di un ruolo. Purtroppo, da quando la donna è diventata moderna e come la Boldrini vuole che sia, la famiglia si è sfasciata. Essere disposte a far comandare il marito, non è segno di sottomissione, ma di intelligenza. Qualcuno avrà la responsabilità di alcune cose, e qualcun altro di altre. Una voce che nella diatriba boldrinesca non appare è: Amore. Si vive insieme, si fanno le cose insieme, ci si dividono i compiti per Amore. 5) Sono casalinghe perfette e fin da piccole imparano i lavori di casa. Una volta a scuola si studiava una materia che si chiama va ‘Economia domestica’. Una moglie che sappia cucinare, tenere la casa in ordine, crescere i figli e farli studiare, attaccare un bottone, azionare la lavatrice, stirare, mettere un punto, togliere una macchia, non è una schiava, è una rarità. Rendiamoci conto che la donna, nella famiglia, ha un compito fondamentale, e non perché sia un peluche. La donna è moglie, madre, sorella, amante. La famiglia si regge su di lei. La famiglia ha incominciato a sgretolarsi proprio sotto le bordate di un femminismo stupido  e retrogrado,  perché cieco. 6) Non frignano, non si appiccicano e non mettono il broncio. Dobbiamo pensare che frignare, appiccicarsi e mettere il broncio siano qualità predilette dalla signora Boldrini, e che lei le applichi nella sua relazione coniugale. Se così fosse, non invidieremmo il marito. Avere vicino una persona che ti risponde sempre con asprezza non è piacevole. I più bei matrimoni si sono sciolti per un comportamento del genere. Riassumendo: per Laura Boldrini le donne, per essere moderne come la Rai si sta sforzando, con i suoi programmi, di farle diventare, devono: 1) dopo il parto lasciarsi andare e diventare obese; 2) girare per casa in tuta e pigiamone – il che, considerando il n.1, diventa inguardabile, come avere per casa Dumbo. 3) cacciare di casa il marito ad ogni minimo accenno e sospetto di tradimento, e magari mentre dorme versargli addosso una confezione di acido muriatico acquistata al discount. 4) prevaricare il loro uomo, schiavizzarlo e costringerlo ai loro voleri, magari anche di perversione sessuale. 5) far crescere lo sporco in tutta la casa, ordinare i pasti alla tavola calda, utilizzando piatti, posate e bicchieri di carta, portare quotidianamente i panni in tintoria, affidare i presunti figli ad apposita organizzazione per la loro educazione ed istruzione. 6) Ogni giorno, prima e dopo i pasti, frignare, appiccicarsi con il marito e rendergli la vita impossibile, tanto per fargli capire chi comanda in casa. Cui prodest? Campo Dall’Orto, direttore generale della Rai, ha preso la palla al balzo, parlando di un presunto e futuro rimescolamento dei programmi per il quale ‘Parliamone sabato’ avrebbe comunque trovato la sua fine naturale. La verità è un’altra, e i commenti dai toni eccessivamente accesi lo confermano: Boldrini comanda, Dall?orto esegue, i giornali si accodano e si uniscono al coro. Grottesco. Era solo uno scherzo, qualcosa di bassa lega, ma su cui impiantare una futile discussione di gossip pomeridiano. È diventato un caso nazionale. C’è qualcuno che non ha il senso dell’umorismo. Si chiama Laura Boldrini ed è la presidenta della camera dei deputati.

 

 

 

 

 

 




Petrosino, Piano Paesaggistico: ecco cosa dice il Presidente Francesco Zichittella

di Angelo Barraco
 
Petrosino (TP) – Per il Comune di Petrosino non va affatto bene il Piano Paesaggistico approvato dalla sovraintendenza ai Beni Culturali ed Ambientali poiché non ha tenuto conto  di precipue indicazioni che il Consiglio Comunale aveva approvato ed inviato il 6 giugno del 2013. Il piano in questione –secondo quanto scrive sul suo profilo facebook il Presidente Francesco Zichittella- “pone troppo vincoli per le nostre aziende agricole e per i cittadini in particolare. Praticamente rischia di bloccare ogni attività già esistente e vietarne di nuove. Il problema non riguarda solo Petrosino ma anche altri comuni di Trapani. Di concerto con l'assessore Rocco Ingianni vogliamo affrontare la situazione alla prossima seduta del consiglio comunale e, se occorre, presenteremo ricorso al TAR”. L’argomento sarà infatti materia di discussione nel corso del prossimo Consiglio Comunale che lo stesso presidente Francesco Zichittella convocherà. Nel comunicato reso noto sul sito del Comune di Petrosino si legge una nota dell’Assessore ai Lavori Pubblici Rocco Ingianni che sostiene “A livello Nazionale si cerca di semplificare la questione del  Piano Paesaggistico -Ambito territoriale 2 e 3, mentre a livello locale si paralizza tutto. Anziché regolamentare le aree vincolate, il Piano appone nuovi vincoli, senza tener conto delle peculiarità del territorio: tutti i giardini e aree alberate, seppur piccole, diventano paradossalmente boschi, come il parcheggio della più grande industria storica; le zone di espansione urbanistica, c.d. B, diventano inibite all'edificazione; nelle zone agricole non si potranno più realizzare delle serre, dei magazzini e dei locali per la lavorazione e trasformazione dei prodotti agricoli. Di concerto con le Amministrazioni Comunali interessate, si sta pensando di portare avanti un’eventuale azione comune di impugnazione del Piano Paesaggistico dinanzi al TAR, evidenziando le criticità di mancata concertazione e le gravi ripercussioni sull’economia del territorio”. 
 
 In merito alla sopracitata vicenda il Presidente Francesco Zichittella ha precisato che “Con la delibera di Consiglio Comunale, il 6 giugno 2013,  sono stati approvati all’unanimità i “ Rilievi al Piano Paesaggistico riguardante gli Ambiti territoriali 2–3 – Fase di concertazione istituzionale ex art.144 del Codice dei Beni Culturali e del paesaggio approvato con D. Lsg. 22 gennaio 2004, n.42 – Atto di indirizzo”. Il Consiglio Comunale è stato convocato in sessione straordinaria in considerazione del fatto che la Regione Siciliana, sulla base delle indicazioni espresse dalle Linee Guida del Piano Territoriale Paesaggistico Regionale, intendeva procedere alla pianificazione paesaggistica, su base provinciale secondo l’articolazione in ambiti regionali così come individuati dalle medesime Linee Guida. Il Piano Paesaggistico Regionale, redatto secondo le Linee Guida e in osservanza all'Atto di Indirizzo dell’Assessorato Regionale per i Beni Culturali ed Ambientali e per la Pubblica Istruzione, infatti, definisce obiettivi generali, da attuare con il concorso di tutti i soggetti ed Enti, a qualunque titolo competenti, al fine della: a)stabilizzazione ecologica del contesto ambientale, difesa del suolo e della biodiversità, con particolare attenzione per le situazioni di rischio e di criticità; b)valorizzazione dell’identità e della peculiarità del paesaggio, sia nel suo insieme unitario che nelle sue diverse specifiche configurazioni; c)miglioramento della fruibilità sociale del patrimonio ambientale, sia per le  attuali che per le future generazioni. Il Piano, quindi, ha anche un contenuto propositivo, individuando indirizzi strategici rispetto alle politiche territoriali degli Enti Locali e degli altri Soggetti pubblici e privati interessati alla tutela e valorizzazione dei beni culturali e paesaggistici. A tal fine, infatti, è previsto che gli Enti Locali e gli altri Soggetti vengono chiamati alla concertazione secondo quanto previsto dall’art.144 del Codice e alla conseguente definizione delle azioni più opportune e condivise.  L’Amministrazione Comunale, quindi, ha trasmesso alla  Soprintendenza alcuni rilievi all’adottando Piano Paesaggistico riguardante gli ambiti 2-3 e ha proposto delle modifiche. In pratica, l’Amministrazione Comunale di Petrosino  chiede una modifica della perimetrazione all’interno del territorio comunale, ai fini del regime di tutela, per tener conto delle realtà produttive esistenti e delle esigenze di sviluppo della comunità locale. Concludendo dal 2013 ad oggi l’ufficio tecnico del comune di Petrosino  in varie occasioni ha chiesto informazioni alla Soprintendenza per l’esisto delle osservazioni fatte dal Consiglio Comunale del 6 giugno 2013, ma non risultano risposte”.  



LA GUERRA DI PIERO


·        ‘LA GUERRA DI PIERO’


QUANDO LA POLITICA CI COSTRINGE AD UCCIDERE


 


DI ROBERTO RAGONE


 


Assistiamo da anni, ormai, alla trita polemica della difesa personale, se sia o no legittima:  quando è legittima o quando è un eccesso, quando è un diritto, e quando un abuso. Su questo tema si sono consumati i banchi della politica, senza trovare soluzione. Da una parte gli ipergarantisti, per i quali uccidere è sempre e comunque sbagliato, e quindi, munirsi di un’arma è da potenziali assassini affetti da paranoia. Dall’altra, chi ritiene che difendere con ogni mezzo la propria vita, i propri beni, la propria casa, la propria famiglia, sia sacrosanto; un diritto che dovrebbe essere garantito da un regime democratico; un diritto, oltre che costituzionale, anche legale e umano. Opinioni muro contro muro, su cui soffiano opposte parti politiche per attizzare il fuoco, ognuna portando le proprie ragioni. E così, ogni volta che accade un fatto di sangue, come in questi giorni con l’oste Mario Cattaneo in provincia di Lodi, – alcuni dicono abbia volontariamente ucciso un rapinatore notturno, altri che il fatto sia stato solo un tragico incidente, lo deciderà la magistratura, accertando la ‘verità processuale’ dei fatti – tornano alla ribalta le due fazioni. Chi dice, come Fabrizio Rondolino ad Agorà, che “Chi uccide un ladro è un delinquente”, e vorrei sapere cosa ne pensano poliziotti e carabinieri; o chi, invece, ritiene la difesa un diritto, e l’eccesso di legittima difesa qualcosa da eliminare. Diciamo subito una cosa: è facile, a mente fredda, giudicare l’operato di chi s’è trovato, di notte e al buio, mentre l’allarme ancora suona, ad affrontare due o più energumeni, giovani e violenti. È troppo facile crocifiggere come assassino chi invece è una vittima delle circostanze. L’orrore dell’uccisione di un essere umano l’ha rappresentata molto bene Fabrizio De Andrè, nei versi toccanti de ‘La guerra di Piero’. L’orrore di una morte è descritto fino in fondo. Piero, che s’è trovato di fronte un uomo, ‘in fondo alla valle’, che la pensava come lui, ma aveva una divisa diversa. “Sparagli Piero, sparagli ora/e dopo un colpo sparagli ancora”: per essere sicuro d’uccidere. Ma Piero si attarda, pensando di alleviare la sofferenza dell’altro, sparandogli in fronte, o nel cuore, per una morte istantanea, anche se “Vedere gli occhi di un uomo che muore” è una frase terribile. Questa esitazione è fatale per Piero. Infatti l’altro lo vede, ha paura e “Imbracciata l’artiglieria” “Gli ricambia la cortesia”. Quell’istante ha perduto Piero, che cade in terra “senza un lamento”, e in attimo s’accorge che la sua vita finisce lì. Qualcuno dirà: è la guerra. Bene, anche questa è una guerra. Anche qui bisogna decidere in un attimo cosa fare. Anche noi abbiamo paura, come il soldato che uccide Piero. Uccidere è contro la natura umana, e se ne porta il marchio per tutta la vita. Questo accade anche a coloro a cui è capitato in guerra, specialmente se hanno avuto il tempo di ‘vedere gli occhi di un uomo che muore’. Su un punto siamo d’accordo, con i garantisti: uccidere non è mai una cosa bella; possiamo dire che non è mai una cosa giusta. Allora, dov’è il guasto? Non è certamente nel fatto, sbandierato dai media a suon di statistiche improbabili, che i reati sono diminuiti e che la nostra percezione del pericolo è eccessiva, e quindi la colpa è nostra nel valutare un pericolo inesistente: in pratica, siamo tutti paranoici. Noi diciamo invece che anche se le statistiche dovessero dire il vero, ci sono sempre furti, rapine e aggressioni, e questo non è cancellabile con una statistica. Al prossimo aggredito e rapinato mostreremo le statistiche, e gli dimostreremo che si sbaglia, non è possibile che abbia subito un’aggressione e una rapina, perché le statistiche dicono il contrario. In realtà, se le denunce sono diminuite, il sintomo è allarmante, perché vuol dire che il cittadino giudica la denuncia di un reato solo un fastidio e una perdita di tempo, e questo significa una perdita di fiducia nelle forze dell’ordine e nelle istituzioni. Se poi polizia e carabinieri non sono messi in grado di effettuare un adeguato controllo del territorio, se le leggi sono sbagliate e male applicate, se le pene non sono certe, se è certa invece l’impunità – solo l’1% dei colpevoli sono processati e condannati -, se fra indulti, buona condotta, legge Gozzini e varie i delinquenti escono troppo presto; se poi i reati fino a cinque anni di detenzione sono depenalizzati, e polizia e carabinieri non ti arrestano neanche più; se le carceri sono piene e non c’è più posto, e quindi si tende a comminare pene alternative, che lasciano i colpevoli in libertà: se tutto questo causa ciò di cui abbiamo parlato, bene la colpa è della politica, e di chi ne ha il controllo. Il guasto è dei governi, e le vittime siamo noi cittadini, non adeguatamente difesi, messi sotto processo quando siamo costretti a difenderci, e condannati all’ergastolo dalla nostra coscienza quando malauguratamente dovessimo togliere la vita a qualcuno. Uccidere un altro essere umano è un evento tragico, e nessuno se lo augura. Speriamo che qualcuno lo capisca e provveda, invece di occuparsi solo di faccende di partito e di maggioranze.


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Nino Di Matteo alla Superprocura di Roma: ma non lascia il processo Trattativa Stato-Mafia

 

di Paolino Canzoneri

 

Il pubblico ministero Nino Di Matteo, con il massimo dei voti, passa alla Superprocura Nazionale Antimafia come vincitore di concorso e presto si trasferirà a Roma. Stessa promozione per i PM Maria Cristina Palaia, Francesco Polino e Barbara Sargenti. Una promozione e un trasferimento che consentirà comunque a Nino Di Matteo di proseguire il processo e dibattimento sulla trattativa Stato-Mafia; egli stesso ha commentato: "Io stesso ho chiesto al procuratore di Palermo e al procuratore nazionale antimafia l'applicazione per potere finire il processo sulla trattativa e anche qualche indagine collegata ala trattativa Stato-mafia, perché reputo questo un dovere. Io sono stato quello, con il dottor Ingroia che ha iniziato le indagini. Con i colleghi Tartaglia, Teresi e Del Bene abbiamo affrontato un percorso difficile, irto di ostacoli anche strumentalmente posti lungo il nostro cammino. Reputo doveroso tentare di concludere il mio sforzo. La mia non è una fuga, ma una scelta per potere continuare a occuparmi di mafia". Di fatto erano cinque i posti disponibili adesso occupati dai vincitori del concorso. Restano esclusi l'ex PM di Caltanissetta Luca Tescaroli che indagò sulla strage di Capaci e su Mafia Capitale; Alfonso Sabella e Teresa Principato che occuperà incarico di "sovrannumero" come procuratore aggiunto di Palermo che le spetta per l'aver superato gli otto anni di permanenza nell'incarico nel capoluogo siciliano.
 
Una disposizione e un quadro deciso dal capo della DNA Franco Lo Voi che insieme al procuratore nazionale antimafia Franco Roberti deciderà sull'applicazione di tale quadro investigativo al processo sulla Trattativa Stato-Mafia la cui conclusione sembra prevista per il 2018. Riguardo il suo impegno nella Capitale che sarà operativo fra circa due mesi, Di Matteo stesso ha chiarito: "Di cosa mi occuperò a Roma lo deciderà il procuratore nazionale antimafia. La mia esperienza è maturata in Sicilia, sulle indagini e sui processi sulle stragi, sulle cosche siciliane e sui rapporti di Cosa nostra con la politica e le istituzioni. Spero che la mia esperienza possa essere utile anche al nuovo ufficio". Sulla promozione il commento di Nino Di Matteo è chiaro: "Veti istituzionali impedirono la mia nomina. La mia scelta non è quella di una resa. Ho fatto la domanda per andare alla Procura nazionale antimafia per cercare di continuare a dare un contributo nella lotta a Cosa nostra. Non è facile dopo 25 anni di impegno, con tutti i miei limiti, molto gravoso e totalizzante nelle DDA di Caltanissetta e Palermo, lasciare la Sicilia. La mia è stata una scelta dovuta alla consapevolezza che per continuare, in questo momento, ad impegnarmi nella lotta alla mafia dovevo cambiare ruolo e ufficio".
 
Due anni orsono la sua candidatura venne bocciata  e ricorse al Tar del Lazio ma lo stesso Di Matteo visse la vicenda come una sorta di "mortificazione ingiusta": "A prescindere dal valore altissimo dei colleghi che mi sono stati preferiti in altre circostanze resto convinto che in passato ci sia stato anche qualche veto, qualche pregiudizio. Probabilmente è accaduto che qualche alto esponente istituzionale abbia posto dei veti o abbia pressato perchè la mia domanda non fosse accolta. Questo è quello che penso: mi auguro che non sia accaduto, ma ho qualche elemento per ritenere che possa essere accaduto". Tracciando un profilo storico di Nino Di Matteo si evidenzia facilmente lo spessore e l'alta professionalità che lo ha sempre contraddistinto sin dai tempi della collaborazione dell'ex collega Antonio Ingroia nelle complesse indagini che portarono al processo per la mancata cattura del boss allora latitante Bernando Provenzano nel lontano 1995; come non ricordare  pochi anni prima quando Di Matteo stesso aveva messo a processo l'ex presidente della Regione Totò Cuffaro per i rapporti con cosa nostra. Nel 2013 il boss Totò Riina fu intercettato mentre parlava dal carcere a Milano-Opera di un possibile attentato a Di Matteo mentre nel 2014 il pentito Vito Galatolo rivelò che l'attentato era stato progettato dal superlatitante Matteo Messina Danaro, rivelazione ritenuta attendibile e che da quel momento pose il pm sotto la massima protezione con scorta e accompagnati da un dispositivo dla nome "bomb jammer" che neutralizza qualsiasi funzionamento di telecomandi nei percorsi blindati del PM.



"Togli quell'abito se ti sta stretto": storia di un paese in declino

di Angelo Barraco
 
“Il lavoro dovrebbe essere una grande gioia ed è ancora per molti tormento, tormento di non averlo, tormento di fare un lavoro che non serva, non giovi a un nobile scopo” disse il compianto imprenditore e politico italiano Adriano Olivetti, figlio di Camillo Olivetti, fondatore della prima fabbrica italiana di macchine da scrivere. Una frase che rappresenta certamente lo specchio di una società contemporanea che quotidianamente spalanca le sue fauci gridando al cielo un continuo e sinistro lamento dovuto alla mancanza di lavoro che consente ai cittadini di poter mantenere se stessi e le rispettive famiglie. Una società in cui il lavoro manca, certamente, dove il cittadino è disilluso e stanco dalle promesse elettorali e  spera in futuri cambiamenti messi in atto da politicanti pieni di buone speranze che scendono in campo con succulenti piani elettorali che farebbero scegliere al popolo nuovamente Barabba, ma dopo le elezioni e dopo il voto quelle promesse vanno sempre in frantumi e il paese continua a sperare passivamente in un qualcosa che non arriverà mai. La crisi economica e la mancanza di lavoro sono dei fattori che inficiano negativamente sullo sviluppo del nostro paese ma bisogna tener presente che vi sono molti soggetti che hanno il “privilegio” di ricoprire cariche istituzionali nobili, che servono quindi, come disse Adriano Olivetti “a un nobile scopo”, come l’educazione, l’insegnamento, la cura per i malati ecc. Cariche quindi, che “servono” allo sviluppo culturale e sociale del complesso ingranaggio chiamato Italia e che se esercitate con dovizia e correttezza potrebbero portare ad una crescita esponenziale delle risorse attuali e gettare le basi per un futuro dignitoso per le prossime generazioni che sembrano ormai destinate all’espatrio come ancora di salvezza per sfuggire all’oblio. Ultimamente sembra però  che tali cariche così importanti e delicate siano state surclassate da biechi interessi quali la slot machine, le passeggiate in centro storico e l’acquisto di beni voluttuari proprio da parte di coloro che avrebbero dovuto esercitare una professione di interesse pubblico. Cosa è successo? Prima c’era la corsa al posto fisso e quando  lo si ottenuto dopo anni di studi è stato prontamente accantonato? A questi atteggiamenti irrispettosi che fortunatamente vengono controllati e fermati dalle forze dell’ordine si aggiungono ulteriori azioni coercitive che trasformano il “Nobile scopo” di cui parlava Adriano Olivetti in vere e proprie azioni ai danni di creature indifese. Stiamo parlando di quelle insegnanti che dovrebbero rappresentare un solido pilastro per i numerosi piccoli alunni pronti ad affrontare il mondo degli adulti, ma che invece si rivelano violente. Un caso che esaminiamo è quello di Bologna, dove il Giudice ha condannato due maestre di una scuola materna comunale per abuso dei mezzi di correzione o disciplina. I fatti risalgono all’anno 2010, quando i genitori di 3 bambini di soli quattro anni denunciarono delle violenze che successivamente vennero documentate dalle videoriprese. La Dott.ssa Rossana Putignano – Psicologa Clinica- Psicoterapeuta Psicoanalitica- Responsabile della Divisione Sud e della Divisione di Psicodiagnosi Neuropsicologia e Forense del Crime Analysts Team dice che “Negli ultimi anni abbiamo assistito alle peggiori scene di violenza sia sui minori in età pre-scolare,sia sui disabili. Non possono essere giustificate,in alcun modo,queste violenze gratuite sui piccini,costretti a vivere passivamente la rabbia e l'ostilità di chi avrebbe bisogno di un percorso,non dico psichiatrico, ma quantomeno psicoterapeutico”. Un altro episodio di violenza è avvenuto a Benevento, dove un’insegnante di una scuola primaria maltrattava i suoi piccoli alunni con coercizione fisica e psicologica, è stata scoperta e sospesa per un anno dal servizio. La Dott.ssa Putignano aggiunge inoltre che “Il problema,purtroppo, è a monte: si pone,infatti, la questione di una maggior selezione dei dipendenti pubblici nelle scuole. Gruppi di mamme arrabbiate temono che anche i loro bambini possano soccombere a questa violenza inaudita e ingiustificata e lottano affinché venga approvata una legge per l'installazione di telecamere di videosorveglianza negli asili e nelle scuole. Purtroppo, ritengo che il problema risieda nella necessità di una maggior selezione del personale scolastico che consiste in una visita o colloquio clinico per la valutazione della capacità di caring e holding, caratteristiche che un educatore in salute dovrebbe già possedere. I nuovi insegnanti sono abbastanza formati in merito, però non è una questione di 'formazione' quanto di predisposizione e struttura di personalità adeguata. In parole povere, dovremmo chiederci ogni volta se la maestra è portata o meno a svolgere tale ruolo e se è strutturalmente forte da reggere lo stress che una classe di bambini può comportare”.
 



Guardia di Finanza: nel 2016 scoperti 3,4 miliardi di appalti irregolari

 

Nel 2016 sono stati scoperti appalti pubblici irregolari per un valore complessivo di 3,4 miliardi di euro, più del triplo del valore di quelli irregolari scoperti nel 2015 (un miliardo). Il dato è contenuto nel Rapporto annuale della Guardia di Finanza. I controlli sulle irregolarità negli appalti pubblici hanno consentito di denunciare 1.866 persone e di arrestarne 140.

La guardia di Finanza ha poi sequestrato nel 2016 beni per circa 781 milioni frutto di 1.663 casi di evasione fiscale internazionale e dei duemila casi di frodi all'Iva scoperti. Gli interventi di polizia economica e finanziaria attuati l'anno scorso sono stati un milione. I finanzieri hanno anche scoperto oltre 19 mila lavoratori in nero e irregolari.

Beni per 2,6 miliardi recuperati e 281 aziende sottratte alle cosche. Nel corso dell'anno i finanzieri hanno anche sequestrato 180 milioni di prodotti illegali perché contraffatti, piratati o pericolosi, per un valore complessivo di 2,4 miliardi.