Gentiloni e la nuova mission: abbassare le tasse sul lavoro

 

ROMA – Lui si è presentato come uno stakanovista seriamente intenzionato ad abbassare le tasse sul lavoro che poi sono la zavorra dei lavoratori italiani che non riescono più a tenere aperte le loro imprese. Il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni ospite di Domenica In è stato intervistato da Pippo Baudo.

Alcuni passaggi importanti di quanto affermato dal premier che così ha aperto l'intervista: "A Palazzo Chigi arrivo alle 7,30/7,45" e torna a casa "dopo le 21 o verso mezzanotte se c'è qualche impegno, ma comunque è un bel lavoro. E per chi fa politica lamentarsi che si lavora troppo…finchè il fisico regge lo devi fare".  "I governi fanno quello che dice la Costituzione e non hanno aggettivi. Erdogan choc: la Germania 'pratica il nazismo' di cui facevo parte e più che il testimone ,abbiamo preso la campanella, abbiamo cose da completare del governo Renzi e anche delle cose nuove e importanti. La scadenza è la fine della legislatura poi i governi possono finire prima se non hanno la maggioranza in Parlamento ma io dico sempre ai miei colleghi che dobbiamo lavorare non avendo in mente la durata ma le nostre responsabilità". 

"Le cicatrici della crisi si fanno sentire ancora e che ci sia una crisi di fiducia è abbastanza comprensibile, ma le cose fatte in questi anni ci hanno rimesso in carreggiata e penso che le cose possono migliorare non solo nei grandi numeri astratti ma anche nelle nostre buste paga". "Ci vuole l'ottimismo di un grande Paese". "Se devi immaginare un aggettivo per il governo dico rassicurante perche penso che l'Italia ha bisogno di essere rassicurata". "L'obiettivo del prossimo documento di economia e finanza è un ulteriore abbassamento delle tasse sul lavoro, dobbiamo rendere gli investimenti sul lavoro più vantaggiosi". "I giovani ed il lavoro sono due cose che vanno insieme e a questo ci aggiungiamo il Mezzogiorno. Abbiamo fatto cose importanti sul piano del mercato del lavoro e questo ci ha consentito di avere settecentomila posti stabili, e non sono pochi. Io ricordo campagne elettorali in cui si prometteva un milione di posti di lavoro; noi ne abbiamo fatti 700 mila senza clamori, ma la disoccupazione giovanile è ancora alta, quello che manca è la capacità di far crescere ad un ritmo diverso la nostra economia". "Io vorrei, anche per togliere l'idea di provvisorietà del governo, che l'esecutivo si dia un'agenda di riforme che mi auguro si portino a termine. Anche all'Europa va dato un messaggio: non è che le riforme si sono fermate, c'è stata una sconfitta, un cambio a palazzo Chigi io lavoro in continuità con quello che ha fatto Renzi e nei prossimi mesi andremo avanti con le riforme finchè avremo la fiducia".

"Lo sforzo che abbiamo fatto è quello di rendere un po' più fluida la collaborazione tra le autorità centrali e gli enti locali perché noi ci dobbiamo rendere conto di una realtà: non lo cancelli con un improvviso colpo di bacchetta magica il flusso migratorio, lo puoi gestire e ridurre i numeri e l'illegalità quindi ma difficilmente si fa scomparire. Quindi si devono ridurre i numeri". I sondaggi sulla fiducia degli italiani nel governo? "E' inevitabile la sfiducia degli italiani, veniamo dalla crisi economica più grave dal dopoguerra, ci stiamo riprendendo se guardiamo ai grandi numeri dell'economia, la pressione del fisco sta diminuendo, ma i grandi numeri non arrivano immediatamente alle nostre famiglie". "Mi è piaciuto che la legge sul Mezzogiorno sia stata approvata senza fiducia che ormai è diventata un'eccezione. Io vorrei un Parlamento in cui si collabora nell'interesse del paese, un Parlamento che non è palcoscenico per risse, certo le opinioni sono diverse, ma vorrei meno scontri e litigi e un po' più di produzione di norme da parte nostra sarebbe apprezzato dai cittadini"




Lo show di Grillo e Renzi, Il comico: "Rottami tuo padre, sei squallido". E lui replica: "Non nominarlo, la verità arriva"

 

Botta e risposta tra il leader M5s Beppe Grillo e l'ex premier Matteo Renzi che ieri ha detto che se suo padre fosse colpevole dovrebbe avree "condanna doppia". Grillo va all'attacco: "Renzi rottama il padre".E la replica di Renzi non si fa attendere: "Questo è mio padre. Buttati come sciacallo sulle indagini, se vuoi, caro Beppe Grillo. Mostrati per quello che sei. Ma non ti permettere di parlare della relazione umana tra me e mio padre". Lo scrive sul suo blog, in merito al caso Consip, l'ex premier Matteo Renzi rivolgendosi al leader M5S. "Caro Beppe Grillo ti scrivo", è l'incipit della 'lettera' di Renzi. "Spero che un giorno ti possa vergognare – anche solo un po' – per aver toccato un livello così basso", scrive Renzi. "Vedremo che cosa accadrà. Mio padre ha reclamato con forza la sua innocenza, si è fatto interrogare rispondendo alle domande dei magistrati, ha attivato tutte le iniziative per dimostrare la sua estraneità ai fatti. Personalmente spero che quando arriverà la parola fine di questa vicenda ci sia la stessa attenzione mediatica che c'è oggi. La verità arriva, basta saperla attendere".

Non si fa attendere anche la controreplica del leader M5s:  "Si derottamano padri solo se la rottamazione è una gaffe comprovata, Matteo tu sei una gaffe esistenziale. Per una volta che leggo quello che dici non puoi prendetela con me. Fatti coraggio e rileggi a voce alta, magari ti aiuta". Così Beppe Grillo, su Facebook, controreplica alla 'lettera' che dal suo blog Matteo Renzi gli ha indirizzato in merito alla vicenda Consip e alle frasi dell'ex premier di ieri in tv su suo padre Tiziano.

La Procura di Roma, alla luce di "ripetute rivelazioni di notizie coperte da segreto" – sia verso gli indagati, sia verso i media – e "per una esigenza di chiarezza" ha "revocato" ai carabinieri del Noe la delega per ulteriori indagini, affidandola al Nucleo Investigativo di Roma sempre dei Carabinieri.




Università: sottoscritto accordo tra l'Arma dei Carabinieri e la Luiss

 

Red. Interni

 

ROMA – Sabato 4 marzo presso il Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri il Comandante Generale, Tullio del Sette, il Rettore dell’Università LUISS, Paola Severino e il Direttore Generale dell’Ateneo, Giovanni Lo Storto, hanno sottoscritto un accordo di convenzione per l’istituzione di un “Corso di Perfezionamento Universitario in Scienza della Sicurezza Interna e Esterna”. L’accordo rientra nel quadro di sviluppo delle attività formative dell’Arma dei Carabinieri che, con la collaborazione della LUISS “Libera Università Internazionale degli Studi Sociali Guido Carli”, accrediteranno il Corso d’Istituto riservato alla formazione degli Ufficiali Superiori, come Corso di Perfezionamento Universitario in “Scienza della Sicurezza Interna ed Internazionale” con il riconoscimento dei relativi crediti universitari.


I Corsi si terranno presso la Scuola Ufficiali, già teatro di consolidati rapporti di collaborazione con la LUISS, tra cui le docenze di Diritto Penale ed altre iniziative culturali, tenute da professori con consolidata e riconosciuta esperienza nel settore di riferimento.
“Si tratta di un importante progetto di formazione che costituisce un momento di ulteriore apertura dell’Arma al mondo accademico” – ha detto il Generale Del Sette – “Un’intesa prestigiosa che interessa l’Arma tutta, che si sente partecipe e onorata di questa collaborazione”.
Nell’accordo è previsto – per la prima volta – che il Corso d’Istituto, momento fondamentale di crescita formativa e sviluppo nella carriera degli Ufficiali dell’Arma, nonché di perfezionamento della loro preparazione professionale e culturale per l’assolvimento delle funzioni dirigenziali e direttive, potrà essere frequentato anche da studenti in possesso di un titolo di studio universitario. “L’accordo si inserisce in un percorso più ampio, intrapreso dalla LUISS, di promozione della legalità, intesa non come valore imposto e distante dalla coscienza del singolo, ma come una dimensione in cui riconoscersi individualmente e agire collettivamente”, ha commentato il Rettore dell’università Paola Severino. È prevista la partecipazione ad alcune attività formative del Corso di Perfezionamento Universitario, in qualità di uditori, di non meno di 15 studenti iscritti al corso di laurea in Giurisprudenza o al “Master School of Law”.
“L’intesa con l’Arma, simbolo di responsabilità e impegno sociale è un motivo di grande orgoglio per la nostra università, che vede nella contaminazione di esperienze differenti, la base della crescita etica e professionale degli studenti”, ha dichiarato il Direttore Generale dell’Ateneo Giovanni Lo Storto.
Il riconoscimento del corso in ambito universitario non comporterà modifiche ai programmi e consentirà l’acquisizione di 40 crediti formativi universitari utili per l’eventuale prosecuzione di iter universitari e significativi del riconoscimento universitario della valenza del corso.

 




I GIUDICI: MA NON SARA' COLPA LORO?

STA A VEDERE CHE LA COLPA E’ DEI GIUDICI

DI ROBERTO RAGONE

Grande minestrone, in questi giorni, sulle pagine dei giornali. Renzi junior, tornato da Silicon Valley dopo aver subito una miracolosa conversione, manco fosse andato a Medjugorie, proclama d’essere in possesso del Verbo Rivelato,e che tutti gli altri gli dovranno correre dietro, perché lui va avanti, lui ‘è’ avanti, novello Messia. Salvo poi a scaricare il padre, presunto innocente fino al terzo grado di giudizio, invocando su di lui una pena doppia del dovuto, come se si potesse ottenere. Renzi senior, da parte sua, protesta del fatto che qualcuno ‘abuserebbe del suo nome’. Voleva una statua della Madonna, scrive Il Giornale, a questo si devono i suoi incontri: riflesso del viaggio messianico di Matteo, tra l’altro il primo degli Evangelisti? Forse. Ormai tutto è possibile, tutto è probabile, tranne che trovare le prove delle pretese malefatte dei personaggi più in vista della nostra putrescente politica, ce ne vuole. Lotti protesta, da parte sua. Dimenticando che per dargli un ministero se lo sono dovuto inventare. “Non tutti rubano alla stesso modo” avrebbe detto: è vero, qualcuno ruba di più, qualcuno meno. Ma la storia ci dice che più rubi e più sei protetto. Comunque, anche lui si professa innocente, e noi gli crederemo, parafrasando Voltaire, fino al terzo grado di giudizio, a costo della vita. Intanto Verdini ALA si è beccato nove anni e rotti di galera. Che non farà mai, si presume. Infatti la sentenza è ‘soltanto’ in primo grado, bisogna arrivare in Cassazione, e fino ad allora, le prescrizioni incombono. Lui si dichiara sereno e certo di essere innocente. Eppure sarebbe molto facile e doveroso interrompere i termini prescrittivi appena il soggetto viene incriminato: come si fa per i debiti, per cui la prescrizione di dieci anni viene interrotta con una semplice raccomandata da parte del creditore, o chi per lui. Stranamente, invece, le prescrizioni in ambito giuridico funzionano diversamente, costringendo i giudici a tour de force, quando vogliono che il loro lavoro non vada a pallino, e invece spostando le pratiche sempre più in basso sulla scrivania, quando si vuole che il procedimento giudiziario sfumi come uno spinello, mandando nel vento il suo poco profumato effetto. I giudici: ma non sarà colpa loro se c’è tutto questo caos in politica? Non sarà che, colti da improvviso zelo, stiano perseguendo degli innocenti, in più persone le cui condanne causerebbero gravi pregiudizi al nostro ordinamento politico? Oppure non sarà che sono saltate alcune coperture, e si sta preparando un cambio della guardia? In questo ultimo caso dovremmo presumere che i giudici sono manovrati dalla politica, ma non crediamo, e non vogliamo credere che sia così. La magistratura rimane tutt’ora un saldo baluardo fra il lecito e l’illecito, e tante volte, lo dobbiamo riconoscere, il lavoro del giudice o del procuratore è davvero difficile. Poi magari, quando stai per mettere il sale sulla coda a qualcuno, interviene un trasferimento, ad altra sede, ad altro incarico, e tutto va a carte quarantotto. Insomma, a leggere i giornali  pare che le varie procure si divertano a perseguire persone completamente innocenti, serene e fiduciose nella loro opera. Purtroppo, soltanto nei film di Perry Mason il colpevole, messo alle strette sullo scranno dei testimoni, confessa, magari scoppiando in lacrime di pentimento. Qui la situazione è diversa. Abbiamo un Matteo, presunto evangelista, in realtà novello Messia, che augura, in caso di colpevolezza, che il padre sia condannato alla Geenna del fuoco; un Lotti che si dichiara innocente, e che dice che “Non tutti rubano allo stesso modo”, frase per lo meno ambigua. Un Renzi senior che si dice perseguitato a causa del nome: se andate sul vangelo di Matteo, al cap. 5, trovate: “Beati voi, quando vi perseguiteranno A CAUSA DEL MIO NOME”, cioè quello di suo Figlio: siamo decisamente in ambito biblico. Comunque, in tutto questo bailamme, la gente capisce poco e niente, e si allontana ancora di più dalla politica, e i titoli dei giornali sparano a zero. Ma non succede nulla. Né dimissioni, né scandali, né sondaggi elettorali sottozero. Ormai siamo abituati. Ma chi è che agita le acque – del mar Rosso, potremmo dire, a questo punto? Sempre loro, i giudici, i quali insistono a fare il loro lavoro, senza guardare – quasi mai – in faccia nessuno, e così si crea il caos: ma non sarà proprio colpa loro?




Tangenti e ricatti: il padre di Renzi si difende: "Mai preso soldi". L'ex premier: "Se mio padre è colpevole pena doppia"

 

E' durato oltre tre ore l'interrogatorio di Tiziano Renzi, nell'ambito delle inchieste delle procure di Roma e Napoli su Consip. Il padre dell'ex premier ha lasciato piazzale Clodio senza fare dichiarazioni. "Mai preso soldi. Si è trattato di un evidente caso di abuso di cognome": così Tiziano Renzi si è difeso davanti ai pm, secondo quanto riferito dal suo difensore Federico Bagattini, durante l'interrogatorio al quale è stato sottoposto nel pomeriggio a piazzale Clodio. "Il dottor Renzi ha risposto a tutte le domande" ed ha precisato di "non aver avuto alcun ruolo in questa vicenda", ha detto l'avvocato Federico Bagattini. Tiziano Renzi, ha aggiunto che il suo assistito ha negato di aver mai conosciuto né incontrato Alfredo Romeo e di essere mai stato in Consip. Nel corso dell'interrogatorio ha escluso anche di conoscere Denis Verdini. Rispondendo a domande dei pm sui rapporti "con tutte le persone coinvolte nell'inchiesta", il padre dell' ex premier ha sottolineato di essere legato all'imprenditore farmaceutico Carlo Russo anche da una frequentazione di carattere religioso. Durante l'interrogatorio, ha concluso l'avvocato Bagattini, non sono state fatte nuove contestazioni.
 

In serata Matteo Renzi a Otto e mezzo ha detto: "Se c'è un parente di un politico indagato in passato si pensava a trovare le soluzioni per scantonare il problema ed evitare i processi. Io sono fatto in un altro modo: per me i cittadini sono tutti uguali. Anzi. Se mio padre secondo i magistrati ha commesso qualcosa mi auguro che si faccia il processo in tempi rapidi. E se è davvero colpevole deve essere condannato di più degli altri per dare un segnale, con una pena doppia". "Se ci sono ricatti si va dai magistrati – ha detto ancora Matteo Renzi a Otto e mezzo -. Vogliamo essere chiari: stiamo parlando di soldi pubblici e allora se ci sono ricatti e reati, se ci sono tangenti c'è il dovere di fare i processi. Noi siamo persone perbene, non abbiamo paura dei processi. Anzi. Erano quelli di prima che facevano i lodi e il legittimo impedimento per non fare i processi. Si va in tribunale e si guarda chi ha ragione e chi ha torto". "Noi non siamo come quelli che quando si indaga la sindaca di Roma sono garantisti – ha detto ancora l'ex premier a Otto e mezzo: io della Raggi non ho chiesto le dimissioni, non sono garantista a targhe alterne"."Se la buttiamo sulla questione processuale e penale devo dire con molta forza, a tutela della comunità di persone che ho rappresentato, a iniziare dal Pd, che si aspetta la sentenza sempre, si è garantisti e si rispetta la presunzione di innocenza", ha aggiunto.

Poi Matteo Renzi alla domanda 'Luca Lotti deve dimettersi?' ha detto: "A mio giudizio assolutamente no. Conosco Lotti da anni ed è una persona straordinariamente onesta, lo devono sapere sua moglie e i suoi figli. Io non scarico mai gli altri: non l'ho fatto con Delrio, Boschi e ora Lotti. Non accetto processi sommari".

"C'è un disegno evidente in queste ore di tentare di mettere insieme cose vecchie di mesi", ha detto ancora Matteo Renzi a Otto e mezzo. L'indagine su Lotti e Del Sette "è una cosa di tre mesi fa. Cosa è successo?", domanda l'ex premier. "Una discussione incredibile".

E si è concluso anche l'interrogatorio di Carlo Russo, l'imprenditore amico di Tiziano Renzi, indagato nell'inchiesta Consip. Russo è uscito dalla sede del comando provinciale dei carabinieri di Firenze dove è stato ascoltato dai pm di Roma e di Napoli Mario Palazzi ed Henry John Woodcock, accompagnato dal suo legale. Russo si è quindi allontanato a bordo di un taxi. A giornalisti e cameramen che gli chiedevano una dichiarazione si è limitato a rispondere "Buona sera e buon lavoro". L'imprenditore Carlo Russo non ha risposto ai pm Palazzi e Woodcock nella caserma dei carabinieri di Firenze dove si è svolto l'interrogatorio nell'ambito dell'inchiesta Consip. Russo si è avvalso della facoltà di non rispondere su indicazione dei suoi difensori, avvocati Gabriele e Marco Zanobini. "Intendiamo – spiegano i legali – far rispondere il nostro assistito quando saremo su un piano di parità ossia quando avremo piena conoscenza degli atti. Ora abbiamo solo un decreto di perquisizione".




Inchiesta Consip: prosegue l'interrogatorio in procura per Renzi senior

 

 

Redazione

 

In corso l'interrogatorio dei pm della Procura capitolina a Tiziano Renzi indagato per traffico di influenze nell'ambito dell'inchiesta Consip. Secondo i pm avrebbe aiutato l'imprenditore Alfredo Romeo a rafforzare i suoi contatti nella centrale acquisti della Pubblica amministrazione in cambio della promessa di soldi.

 

Sentito anche l'imprenditore Carlo Russo, che però non ha risposto ai magistrati. Russo interrogato per oltre 4 ore: nessuna risposta – I pm Mario Palazzi John Woodcock hanno sentito per oltre quattro ore Carlo Russo, che si è avvalso della facoltà di non rispondere su indicazione dei suoi difensori, gli avvocati Gabriele e Marco Zanobini. "Intendiamo far rispondere il nostro assistito – hanno spiegato i difensori – quando saremo su un piano di parità, ossia quando avremo piena conoscenza degli atti. Ora abbiamo solo un decreto di perquisizione".

L'interrogatorio di Russo si è svolto nella caserma dei carabinieri di Ognissanti a Firenze. L'imprenditore è accusato dall'amministratore delegato di Consip, Luigi Marroni, di aver esercitato pressioni, per conto di Tiziano Renzi e Denis Verdini, in merito ad un appalto da 2,7 miliardi di euro.

 

Gentiloni: Tenere il Governo al riparo da turbolenze – Tenere il governo al riparo dalle turbolenze, di ogni tipo, scatenate dall'attualità politica. Questo quanto va ripetendo il premier Paolo Gentiloni ai suoi ministri. Nella giornata di oggi, secondo quanto riferito da diverse fonti, se n'è parlato in occasione del Consiglio dei Ministri anche a margine della riunione.


Il pensiero è subito andato al caso Consip e in questo caso le idee del premier sarebbe chiare: il ministro Luca Lotti merita solidarietà per la vicenda e le polemiche che si sono scatenate. In questo senso, il governo potrebbe anche decidere di tenere il punto in maniera ferma nei prossimi giorni: la ministra per i Rapporti con il Parlamento Anna Finocchiaro, infatti, ha riportato al premier Gentiloni la richiesta arrivata da alcuni gruppi perchè il governo riferisca in Aula proprio sul caso Consip.

 




Dj Fabo: Dio di se stesso

 

di Paolino Canzoneri

 

Ognuno è "dio" di se stesso. Cosi come siamo liberi di condurre la propria esistenza nel bene o nel male, ognuno deve avere la piena libertà di scegliere se porre fine ad una propria condizione di vita dolorosa e infernale e scegliere il modo di chiudere la propria esistenza. La "porta aperta" sulla propria vita è una condizione direttamente connessa al fatto che sappiamo come nasciamo ma non sappiamo come moriremo e questa possibilità di poter attuare volontariamente uno stop, ci rende consapevoli che la vita è nostra in tutti i sensi e come per ogni cosa che reputiamo nostra, siamo liberi di usarla o interromperla.
 
La scelta di Dj Fabo di ricorrere al suicidio assistito non ha minimamente messo in discussione il valore o l'importanza della vita bensi ha dimostrato ed evidenziato che amare la vita significa avere dapprima compreso come sia importante viverla in tutta la sua reale essenza e pienezza. La disgrazia capitata a Fabo è stata quella di un incidente che aveva irrimediabilmente compromesso la struttura fisica per poter vivere in modo normale con tutto quello che comporta. Un corpo divenuto instabile in grado solo di rilasciare dolore fisico e incapacità di movimento non è un corpo che vive; come una automobile a cui mancano le ruote che la rendono incapace di essere coerente a se stessa. Il cattolicesimo oltre ad essere da sempre una religione basata sul "mea culpa", sul battere il pugno sul proprio petto ad espiazione di un perenne stato di colpa, assume toni intransigenti, bigotti e medievali con ingerenze che da sempre hanno condizionato le coscienze della gente con un falso moralismo basato su una etica citata e tirata fuori a comodo in circostanze storiche del tutto discordanti e contradditorie.
 
La presunzione di dettare regole su argomenti di cui non si ha titolo di rappresentanza è un elemento che urta l'intelligenza e la sensibilità della gente comune. Dissentire dall'eutanasia o suicidio volontario per via di una morale e di una etica cattolica che non rende decisori di vita o di morte è una presa di posizione piuttosto discutibile  se consideriamo il numero elevatissimo di persone finite al rogo per condanna diretta della Santa Romana Chiesa, la stessa che oggi persevera nella presunzione di dettare le regole in materie di cui non hanno diretta esperienza come per esempio le relazioni tra i sessi e il matrimonio; come  a dire "se non giocate non dettate le regole".
 
Comodo dire sempre che erano altri tempi, altri modi di vedere le cose ma quel che è certo che questo paese è vittima di un costante ricatto della chiesa che garante di grossi bacini di voti, preferenze e favori legati all'enorme potere della chiesa in ogni apparato italiano, riesce in ogni modo a congelare disegni di legge già presenti in aula che ci allineerebbero alle leggi in uso nel resto d'Europa senza che la povera Eluana Englaro abbia dovuto soffrire in stato vegetativo per 17 anni, (roba da accapponare la pelle), o il caso di Piergiorgio Welby, di molti altri fino all'ultimo dolore di Fabo che per trovare finalmente la propria pace ha dovuto espatriare in Svizzera. Casi come questi dovrebbero fare riflettere su una criminale e vergognosa responsabilità attuata a forza da chi si crede detentore della verità e della giustizia divina senza che esista oggettivamente una minima prova di esistenza del "divino" che confermi che la vita non è autonoma e che nel bene o nel male si deve accettare per forza che possa essere un inferno intriso di dolore e aggiacciante consapevolezza di impossibile guarigione.  "Pietà" è la sola parola che dovrebbe essere sempre posta in cima ad ogni singola discussione per il bene di colui che soffre e che la sfortuna ha imposto un cammino perennemente in salita. In questi tempi difficili dove l'umanità vive stravolgimenti di assetti di continenti ed etnie varie, l'unico vero comandamento assoluto non deve portare con se una divisa, una tessera o un'appartenenza ad un gruppo; ma deve partire da dentro ognuno di noi, li dove la nostra essenza ci rende dio di noi stessi senza ingerenze che ne dettino i colori, le regole, le modalità lasciando spazio alla pietà quale vetta assoluta della migliore essenza dell'uomo del futuro. Incondizionatamente e senza alcuna motivazione legata alla politica o alle scuse che vengono date nella precisa volontà di porre barriere e muri, quel che è giusto è sempre offrire la propria mano di aiuto ai bisognosi e a coloro che la miseria e la sfortuna hanno reso martiri di una umanità che si genuflette e prega un Dio che del suo silenzio partorisce la malsana consapevolezza personale d'essere sempre nel giusto e in linea di intesa col proprio spirito in accordo con la propria concezione di divino. La prima consapevolezza che dovrebbero avere i cattolici o chi si crede religioso è quella di mostrare  apertura ad ogni forma di umanità costretta in vita alla sofferenza e ad un ruolo svilito e perennemene sottomesso come a dover espiare una colpa per il resto della propira vita fatta di stenti, paure e dolore. Ognuno è "dio" di se stesso. 



Associazione Penelope, "Minori Scomparsi": parla Antonio Maria La Scala

 
[GALLERY IN FONDO ALL'ARTICOLO]
 
 
di Angelo Barraco – Paolino Canzoneri
 
Il 25 febbraio si è tenuto a Cagliari, presso l’Aula Magna della Corte d’Appello del Palazzo di Giustizia, un importante convegno denominato “Minori Scomparsi”, promosso dall’Associazione Penelope Sardegna.  “L’evento è stato ideato ed organizzato dall'Avv. Paola Pischedda e dalla mia commissione della quale fanno parte Antonio Serreli e Miriam Useli. E' stato fortemente voluto dall'Avv. La Scala perché il problema dei minori è un problema molto attuale anche perché, l’arrivo di minori non accompagnati nel nostro territorio con il fenomeno dell’immigrazione e la loro fuga dai centri di accoglienza ha fatto schizzare le statistiche italiane dei minori scomparsi” è quanto ci ha riferito pochi giorni fa l’Avv. Gianfranco Piscitelli  in merito al’iniziativa  che ha richiamato un copioso numero di esperti del settore e non, che hanno ascoltato attentamente le parole degli esperti in merito a questo delicato tema che tanto caratterizza e affligge il nostro paese. Dagli anni 70 ad oggi sono scomparsi nel nulla circa 18.300  minori, incognite che pesano come macigni sulle famiglie in cerca di risposta che vivono costantemente nel  dubbio che lentamente ha lacerato gli spiragli di quotidianità trasformandoli in dolore e angoscia. Voluminosi fascicoli d’indagine ancora aperti si trovano  ancora oggi nelle Procure di tutto lo stivale e l’obiettivo di Penelope Onlus è proprio quello di tenere alta l’attenzione sul fenomeno, valutando con parsimonia tutte le piste possibili in merito alla sparizione dei minori  che vanno dalle adozioni abusive al traffico d’organi, dai rapimenti allo sfruttamento fino all’allontanamento volontario consequenziale a fattori prettamente legati alla sfera emotiva e ai rapporti sociali che successivamente possono indurre il giovane ad intraprendere percorsi di vita ai margini della strada ed essere sfruttati per furti o essere indotti alla prostituzione. L’evento è stato presentato e moderato dall’Avvocato Gianfranco Piscitelli, Presidente dell’Associazione Penelope Sardegna nonché  avvocato ed esperto nelle investigazioni  e criminologia, Responsabile per la Sardegna dell’I.I.S.C.P.F. (Istituto Internazionale di Scienze Criminologiche e Psicopatologiche Forensi), Presidente il Distretto della Corte di Appello di Cagliari delle Associazioni “Centro Studi e Ricerche sul Diritto della famiglia e dei minori” e “Tutela dei Diritti” che nel corso di un’intervista che ci ha gentilmente concesso prima del convegno ci ha parlato del problema dei minori scomparsi precisandoci che “Purtroppo stiamo assistendo a suicidi di minori, abuso di alcool e droga in età minorili sempre più giovanili, microcriminalità, tutte facce di un grave disagio giovanile. Ecco perché entriamo sempre più nelle scuole a parlare con i ragazzi me il nostro messaggio vuole arrivare ai genitori per prevenire e capire. Una scomparsa anche in età adulta a volte è la punta terminale di un disagio che monta sin dall’adolescenza sino ad esplodere”.  Ci ha inoltre parlato di quelle che sono le iniziative di Penelope e di come opera “La nostra associazione, sia quella sarda che la nostra madre Penelope Italia, pur se orientata e sorta in favore ed aiuto dei familiari ed amici delle persone scomparse, è molto aperta e sensibile a problemi collaterali quali i minori e la violenza di genere e quindi, anche con la collaborazione di altre associazioni a noi strettamente collegate, studia e svolge attività preventive su fenomeni quali bullismo, cyber bullismo, rapimenti, sottrazione internazionale di minori, commercio di minori ecc”.
 
Noi de L’Osservatore D’Italia abbiamo intervistato l’Avvocato Antonio Maria La Scala, che dal 7 giugno 2014 è Presidente Nazionale dell’Associazione Penelope Italia Onlus. 
 
– Avete realizzato questo splendido evento sui minori scomparsi. Penelope come si muove in questo settore?
Io da tre anni sono il Presidente Nazionale quindi ho seguito questa linea; prima di tutto quella della sensibilizzazione che è un problema che purtroppo a cominciare dalla stampa non ne ha mai parlato per 80 anni. Siamo arrivati a 18.000 minori scomparsi e non abbiamo raggiunto tali cifre in un giorno ma in 40 anni e ogni anno sono aumentati sempre di più senza che nessuno ne abbia mai parlato se non da 6/7 anni grazie a Penelope ma mai come gli ultimi anni perché io ho messo al centro della mia attività i femminicidi e minori scomparsi. Femminicidi con donne scomparse, che poi scopriamo puntualmente essere state assassinate. Se non si sensibilizza non si va da nessuna parte e un risultato che abbiamo ottenuto è che per la prima volta nella storia del Vaticano, quest’anno il Papa  ha parlato di minori scomparsi. Si è sempre parlato di minori abbandonati, di minori maltrattati, minori violentati, minori rapiti ma la parola “minori scomparsi” non era mai stata pronunciata se non dal Papa nel maggio 2016. A fine anno il Papa ha parlato dei minori non accompagnati. Grasso, il Presidente del Senato, ha lanciato un allarme su questo fenomeno e sul traffico d’organi. Tant’è vero che a dicembre la commissione giustizia bicamerale ha approvato all’unanimità la riforma del reato di traffico d’organi portando la pena fino a 10 anni solo per chi traffica. L’assistenza giuridica, nel momento in cui i familiari di persone scomparse si rivolgono a noi, è gratuita e psicologica gratuita. Facciamo le nostre indagini difensive, coadiuviamo le procure e facciamo in modo che eventuali casi si possano riaprire.
 
– Le casistiche di minori scomparsi sono aumentate negli ultimi anni?
Si. Per quanto riguarda i minori italiani, i dati ufficiali del ministro dell’Interno, che ogni sei mesi vengono aggiornati nel corso di una relazione semestrale, parlano dal 1974 al 30 giugno 2016 di 18.300 minori scomparsi sul solo territorio italiano. E’ chiaro che questo numero è aumentato di anno in anno, è chiaro che il 90% dei minori scomparsi sono stranieri quindi sbarcano sulle nostre coste, noi li accogliamo e li censiamo dopodiché alcuni raggiungono le famiglie di origine, altri invece formano il secondo problema cioè i bambini scomparsi in Europa che sono tra 10.000 tra Siriani e Iracheni. I bambini italiani scomparsi sono 1920 di cui non si è saputo più nulla. 
 
– Avvocato, voi con Penelope avete portato avanti delle battaglie importanti e avete ottenuto dei risultati lodevoli come l’introduzione del reato di omicidio stradale. Quali sono le battaglie che adesso Penelope sta portando avanti?
Abbiamo già ottenuto l’omicidio con occultamento di cadavere. Per i femminicidi abbiamo ottenuto la condanna sia per l’omicidio di Roberta Ragusa a Pisa, sia per l’omicidio di Guerrina Piscaglia con Padre Graziano che ha preso 27 anni per omicidio a Firenze. Questi due omicidi, senza che sono stati mai trovati i corpi, rappresentano una pietra miliare della giurisprudenza italiana cioè esiste il reato di omicidio anche quando non si trova il cadavere, il che fino ad oggi era riconosciuto soltanto per le lupare bianche, per reati di mafia. Nei reati tra le mura domestiche è difficile che senza il corpo si venga condannati, noi abbiamo ottenuto questi precedenti con tanto di sentenze confermate anche in Appello. La nostra battaglia principale è sui femminicidi e le proposte di legge a riguardo, poi continuare questa battaglia per i minori stranieri non accompagnati  perché vengono purtroppo indirizzati nella criminalità, adozioni illegali, traffico d’organi, prostituzione minorile, da questo punto di vista noi dobbiamo continuare a star dietro a tutte queste strutture perché spesso queste strutture di accoglienza sono un po’ in difficoltà a fare questa accoglienza;  la terza fondamentale battaglia è sui cadaveri non identificati, noi abbiamo negli obitori circa 1.500 cadaveri non identificati da anni che costano l’ira di Dio allo Stato italiano. 

L'Avvocato Antonio Maria La Scala nasce a Manfredonia (FG) l'8 settembre del 1968 e si laurea in Giurisprudenza nel 1993 presso l'Università degli Studi di Bari "Aldo Moro" con il massimo dei voti con una tesi di Diritto Penale che dimostra palesemente una spiccata predisposizione per  le materie legate al Diritto. Fra il 1993 e il 1994 ricopre il ruolo di Ufficiale di Complemento presso la Scuola Allievi Sottufficiali dell'Aquila all'Accademia della Guardia di Finanza di Bergamo e proseguendo studi assidui tra cui Diritto penale, Diritto processuale penale, Diritto tributario e Diritto penale dell'impresa; consegue un Master di alta specializzazione in Diritto amministrativo militare presso la società Prisma di Roma. Dal 1997 ad oggi svolge con passione ed estrema perizia la libera professione di Avvocato occupandosi prevalentemente di reati militari, economici e reati contro la pubblica amministrazione. Nel febbraio del 2004 fonda l'Associazione culturale "Gens Nova" svolgendone il ruolo di Presidente Nazionale e coadiuvato da un suo consiglio direttivo, è promotore di iniziative ed eventi legati al volontariato sociale e culturale. Titolare e responsabile dell'ufficio dell'A.N.F.I. (Associazione Nazionale Finanzieri d'Italia) per le regioni Puglia e Basilicata; copre anche il ruolo di Consigliere A.N.F.I.  della sezione di Bari.    Patrocinante dal 2010 innanzi le Supreme Corti Giurisdizionali Ordinarie e Speciali (Consiglio di Stato – Corte di Cassazione), svolge l'attività forense quale titolare di studio legale specializzato in Diritto penale della P.A. e Diritto penale tributario avvalendosi di collaboratori professionisti esterni. Dal 7 giugno 2014 assume il ruolo di Presidente Nazionale dell'Associazione Penelope Italia Onlus, con sede a Roma,  nonchè coordinatore unico della rete legale gratuita italiana dell'Associazione Penelope che si occupa delle famiglie e parenti delle persone scomparse. 



La scelta di Dj Fabo, dio di se stesso

di Paolino Canzoneri

Ognuno è "dio" di se stesso. Cosi come siamo liberi di condurre la propria esistenza nel bene o nel male, ognuno deve avere la piena libertà di scegliere se porre fine ad una propria condizione di vita dolorosa e infernale e scegliere il modo di chiudere la propria esistenza. 
La "porta aperta" sulla propria vita è una condizione direttamente connessa al fatto che sappiamo come nasciamo ma non sappiamo come moriremo e questa possibilità di poter attuare volontariamente uno stop, ci rende consapevoli che la vita è nostra in tutti i sensi e come per ogni cosa che reputiamo nostra, siamo liberi di usarla o interromperla. La scelta di Dj Fabo di ricorrere al suicidio assistito non ha minimamente messo in discussione il valore o l'importanza della vita bensi ha dimostrato ed evidenziato che amare la vita significa avere dapprima compreso come sia importante viverla in tutta la sua reale essenza e pienezza. La disgrazia capitata a Fabo è stata quella di un incidente che aveva irrimediabilmente compromesso la struttura fisica per poter vivere in modo normale con tutto quello che comporta. Un corpo divenuto instabile in grado solo di rilasciare dolore fisico e incapacità di movimento non è un corpo che vive; come una automobile a cui mancano le ruote che la rendono incapace di essere coerente a se stessa. Il cattolicesimo oltre ad essere da sempre una religione basata sul "mea culpa", sul battere il pugno sul proprio petto ad espiazione di un perenne stato di colpa, assume toni intransigenti, bigotti e medievali con ingerenze che da sempre hanno condizionato le coscienze della gente con un falso moralismo basato su una etica citata e tirata fuori a comodo in circostanze storiche del tutto discordanti e contradditorie. La presunzione di dettare regole su argomenti di cui non si ha titolo di rappresentanza è un elemento che urta l'intelligenza e la sensibilità della gente comune. Dissentire dall'eutanasia o suicidio volontario per via di una morale e di una etica cattolica che non rende decisori di vita o di morte è una presa di posizione piuttosto discutibile  se consideriamo il numero elevatissimo di persone finite al rogo per condanna diretta della Santa romana chiesa, la stessa che oggi persevera nella presunzione di dettare le regole in materie di cui non hanno diretta esperienza come per esempio le relazioni tra i sessi e il matrimonio; come  a dire "se non giocate non dettate le regole". Comodo dire sempre che erano altri tempi, altri modi di vedere le cose ma quel che è certo che questo paese è vittima di un costante ricatto della chiesa che garante di grossi bacini di voti, preferenze e favori legati all'enorme potere della chiesa in ogni apparato italiano, riesce in ogni modo a congelare disegni di legge già presenti in aula che ci allineerebbero alle leggi in uso nel resto d'Europa senza che la povera Eluana Englaro abbia dovuto soffrire in stato vegetativo per 17 anni, (roba da accapponare la pelle), o il caso di Piergiorgio Welby, di molti altri fino all'ultimo dolore di Fabo che per trovare finalmente la propria pace ha dovuto espatriare in Svizzera. Casi come questi dovrebbero fare riflettere su una criminale e vergognosa responsabilità attuata a forza da chi si crede detentore della verità e della giustizia divina senza che esista oggettivamente una minima prova di esistenza del "divino" che confermi che la vita non è autonoma e che nel bene o nel male si deve accettare per forza che possa essere un inferno intriso di dolore e aggiacciante consapevolezza di impossibile guarigione.  "Pietà" è la sola parola che dovrebbe essere sempre posta in cima ad ogni singola discussione per il bene di colui che soffre e che la sfortuna ha imposto un cammino perennemente in salita. In questi tempi difficili dove l'umanità vive stravolgimenti di assetti di continenti ed etnie varie, l'unico vero comandamento assoluto non deve portare con se una divisa, una tessera o un'appartenenza ad un gruppo; ma deve partire da dentro ognuno di noi, li dove la nostra essenza ci rende dio di noi stessi senza ingerenze che ne dettino i colori, le regole, le modalità lasciando spazio alla pietà quale vetta assoluta della migliore essenza dell'uomo del futuro. Incondizionatamente e senza alcuna motivazione legata alla politica o alle scuse che vengono date nella precisa volontà di porre barriere e muri, quel che è giusto è sempre offrire la propria mano di aiuto ai bisognosi e a coloro che la miseria e la sfortuna hanno reso martiri di una umanità che si genuflette e prega un Dio che del suo silenzio partorisce la malsana consapevolezza personale d'essere sempre nel giusto e in linea di intesa col proprio spirito in accordo con la propria concezione di divino. La prima consapevolezza che dovrebbero avere i cattolici o chi si crede religioso è quella di mostrare  apertura ad ogni forma di umanità costretta in vita alla sofferenza e ad un ruolo svilito e perennemene sottomesso come a dover espiare una colpa per il resto della propria vita fatta di stenti, paure e dolore. Ognuno è "dio" di se stesso. 



Lutto nel mondo dello spettacolo: è morto Leone Di Lernia

 
di Angelo Barraco

Milano – Lutto nel mondo dello spettacolo. All’età di 78 anni è morto Leone Di Lernia, il cantante pugliese ormai simbolo di provocazione e idolo indiscusso del trash musicale, divenuto famoso negli anni 90 per le sue deliranti e scurrili reinterpretazioni di tormentoni stagionali stagionali correlate da simpatici e dissacranti videoclip. Caratteristica principale della sua musica i testi pungenti come “Ti si mangiate la banana (The rhythm of the night…)” che si apre con “Ti si mangiate la banana, con due salsicce e u'parmigian, e mo' te senti mal! se tu te fe 'na limonata con tre cucchiai di cidret surridi alla giurnat!!”. La notizia della sua morte è stata resa nota dal figlio Davide Di Lernia, che in un post su facebook ha scritto: “R.I.P. LEONE DI LERNIA Un male incurabile l'ha portato via, ma non ha portato via il suo spirito che rimarrà nei nostri cuori. La famiglia Di Lernia ringrazia tutte le persone che l'hanno amato e i suoi fans. Grazie di essere esistito. Ti amo Davide”. Leone di Lernia era un personaggio simbolo dello Zoo di 105 e alle spalle aveva avuto una carriera iniziata sotto lo pseudonimo di Cucciolo Di Lernia. La sua prima pubblicazione ufficiale risale al 1968 con il 45 giri Trenta chili/Andiamo nei cieli ma il successo vero e proprio arriva negli anni 90, quando partecipa al programma radiofonico Carlo Fausto Terenzi Show. Divenuto ormai un’icona decennale per i ragazzi dello Zoo di 105 che sulla pagina facebook hanno scritto il seguente messaggio: “Sembra uno scherzo, uno dei mille fatti dallo Zoo, ma con il cuore spezzato, dobbiamo annunciare che Leone ci ha lasciato questa mattina! Riposa in pace fratello”. Marco Mazzoli, voce dello Zoo di 105, ha ricordato il suo amico con un lungo messaggio sulla sua pagina facebook: “Quando io e Fabio siamo andati in ospedale a trovarlo, i medici e i famigliari ci avevano detto che il male era in stato avanzatissimo e che aveva pochi mesi!In quel momento, io e Fabio, siamo esplosi in un pianto infinito! L'unica speranza era che il suo corpo tenesse duro e potesse affrontare la chemio, ma come faceva a rimettersi?? Appena ha visto telecamere, tutta l'attenzione su di lui, ha tenuto botta e si è goduto gli ultimi giorni di notorietà! Lui era così, viveva per la tv e la radio, apparire era la sua gioia, essere riconosciuto, la sua aria! Sabato sera ha voluto che io e Wender andassimo a cena da lui, voleva stare con quelli con cui ha inizato Lo Zoo nel 1999, come se volesse chiudere il cerchio! Sembrava in forma, sembrava pieno di vita, ma la notte ha avuto un tracollo e la mattina successiva mi ha inviato (con fatica) un messaggio vocale in cui diceva che si sentiva debole e che forse sarebbe venuto in radio il giorno dopo, ma quello è stato l'ultimo messaggio da lucido! Mi mancherai tantissimo amico mio, lascerai un vuoto nella vita di tutto noi, eri un ragazzino, con una carica assurda! Eri sempre di buonumore e riuscivi a farci ridere anche in circostanze assurde!
Eri un amico, un fratello, un collega, un nonno e un vecchio di merda! Ora vai, sali in cielo e insegna al paradiso i tuoi "auz", "Addavadai", digli che "non succedeee nientttt"! Ti voglio bene! Tuo
Figliastro Mazzoli”. Tantissimi i commenti  dei fan sulla pagina dello Zoo di 105 che salutano con il cuore affranto e con una velata ironia che, senza ombra di dubbio, Leone apprezzerà.  La notizia in merito al malessere di Leone Di Lernia era emersa il 21 febbraio, quando Marco Mazzoli pubblicava sulla sua pagina facebook il seguente messaggio poi condiviso anche sulla pagina de Lo Zoo di 105: “Abbiamo iniziato questo lungo percorso radiofonico insieme! Per 18 lunghi anni, ci siamo insultati, augurati la qualsiasi. Ti ho fatto un milione di scherzi, abbiamo creato tormentoni indimenticabli e costruito il programma radiofonico più assurdo d'Italia! Hai 80 anni, ma non hai mai mollato un secondo! Quando andiamo in onda, siamo cane e gatto, ma nella vita reale, ti voglio un bene indescrivibile! Non mollare adesso, nessuna malattia potrà mai sconfiggere il guerriero che c'è in te! Tieni duro vecchiaccio, perché voglio poterti insultare per altri 20 anni! Ti voglio bene. Tuo figliastro Marco”. Parole che successivamente sono state confermate da una foto che vedeva Leone disteso su di un letto d’ospedale e i suoi amici al suo fianco. Innumerevoli i commenti che incitavano “il nonnino” (come lo chiamavano quelli de Lo Zoo) a rimettersi in piedi, tante le domande che hanno inondato le bacheche dei diretti interessati fino al 23 febbraio, quando Lo Zoo di 105 scrive sulla bacheca: “Buongiorno ragazzi, ringraziamo tutti quelli, che in queste ore, si sono preoccupati per le condizioni di Leone! La situazione è delicata e Facebook non è il posto più adatto per spiattellare questioni delicate! Attualmente, la cosa più importante è stare vicino a Leone e fargli sentire quanto è importante per noi! Appena avremo novità (speriamo positive), sarete i primi a saperlo. Grazie a chi ci sostiene e fanculo a chi usa ogni pretesto per romperci le palle…siete pietosi!” e le speranze di una ripresa si riaccendono a seguito di un divertente video in cui Leone scherza e ride con Marco e gli amici in ospedale. Ma alcuni soggetti non prendono sul serio la malattia di Leone di Lernia e insinuano che il tutto sia una farsa, così il 24 febbraio sulla pagina dello Zoo di 105 spunta questo messaggio “Stiamo superando l'assurdo e il cattivo gusto! Arrivare a scrivere e dichiarare in tv che la malattia di Leone è una farsa pubblicitaria, è davvero squallido!Ok, siamo lo Zoo, ok, facciamo scherzi da 18 anni, ok, ma arrivare a simulare una grave malattia per farci pubblicità, sarebbe una trovata a dir poco squallida! Leo era in gravi condizioni, sta reagendo e affrontando la malattia da grande guerriero….e questo è quello che conta! Che i giornali e la tv, smettessero di speculare sulla questione!”. Ma dietro quelle immagini e quei messaggi non vi era nessuno scherzo ma soltanto un uomo che ha lottato fino alla fine contro un male incurabile, portando impresso sul suo viso armonico la serenità di chi ha voluto circondarsi di allegria e gioie, ridendo e scherzando fino alla fine e senza mai abbattersi davanti a niente e nessuno. “Guarda Leo, tutti parlano di te! Ciao Leo”. 
(Zoo Staff)



ILLUMINISTI 2.0

ILLUMINISTI 2.0

DI ROBERTO RAGONE

Quando qualcuno sceglie di togliersi la vita, si è sempre colti da un infinito senso di tristezza. Un suicidio, comunque sia realizzato, è un atto innaturale, che cozza contro quella coscienza che è innata in noi, e che ci accompagna fino alla fine dei nostri giorni. Il caso recente di DJ Fabo è triste anch’esso, e suscita in senso di sgomento sapere che in un’altra nazione esistono delle strutture che aiutano un essere umano a lasciare questo mondo. Un ragazzo appena quarantenne, che aveva amato la vita in tutte le sue possibilità di espressione, praticando sport a tutto campo, senza risparmio, e che la sua gioia di vivere riusciva a comunicare agli altri. Improvvisamente si trova privato della vista e della possibilità di movimento. Quasi un vegetale, con un cervello ancora attivo, ma dipendente in tutto e per tutto dagli altri. La vicenda, come di prassi, è stata ed è ancora sfruttata a fini propagandistici, e ognuno tira l’acqua al suo mulino. I radicali, dopo essere saliti sul carro della liberalizzazione delle droghe ‘leggere’ sfruttando il suicidio del ragazzino sedicenne sorpreso in possesso di quindici grammi di erba, ora hanno impugnato lo scettro dell’eutanasia. Tutto questo è ancora più triste: sfruttare un caso estremo, e creare una generalizzazione nel merito, soltanto per politica, in nome di un’idea illuminista e determinista, non fa onore a chi la fa sua. Se fossimo cinici, potremmo concludere che Fabo, dopo aver accettato tutto ciò che di piacevole la vita gli aveva potuto dare, avrebbe anche dovuto accettarne il risvolto amaro. Lasciamo il cinismo, invece, a chi di questa vicenda sta facendo una bandiera, per proclamare il proprio punto di vista. È anche fuor di luogo cercare di elaborare leggi che regolamentino un argomento profondo e complesso come questo, non potendosene appunto trarre delle regole generali che servano in ogni caso. Né vale dichiarare la propria laicità e mancanza di vincolo da una Chiesa Cattolica che non riesce a dare una risposta chiara e definitiva con la sua religione: infatti anche la religione non è altro che un insieme di regole e di precetti generali, che a volte si dimostrano inadeguati, proprio perché assunti in linea generale. Siamo di fronte ad ritorno di illuminismo opportunista, per cui ognuno si dichiara appartenente ad una certa parte, politica o ‘religiosa’, in questo caso parlando a sproposito di ‘fede’. Fede in cosa? Non possiamo definire fede soltanto il conoscere e magari saltuariamente praticare i riti e le liturgie di una qualsivoglia religione. La fede è qualcosa di alto, e profondamente spirituale, ed è un dono di Dio: la fede è per tutti, per tutti coloro che la cercano sinceramente. I laici: tanti si sentono giustificati e autorizzati a vivere una vita ‘illuminista’ perché si autodefiniscono ‘laici’, cioè non appartenenti ad alcuna religione. Bene, ognuno è libero di scegliere come vivere, dato che il Signore ha dato all’uomo il libero arbitrio, fin dal principio. Infatti, non proibì alla prima coppia sulla terra di cogliere il frutto dell’albero della conoscenza del bene e del male – divenuto poi ‘mela’ chissà perché – ma li avvertì del pericolo che correvano. Non esistono, comunque, tanti paradisi, per coloro che credono ad una vita dopo la morte, ce n’è soltanto uno. Abbiamo quindi, ed è parola di Dio, la possibilità di scegliere come vivere e anche come morire: ma non è detto che questo sia giusto agli occhi di Chi ci ha fatto dono della vita. Dobbiamo ricordarci sempre di una cosa: la vita non ci appartiene, né il nostro utero, né possiamo dichiarare e pensare che, purchè non tocchiamo i diritti altrui, tutti gli altri sono nostri. Dobbiamo convincerci che al di sopra di noi c’è una Presenza a cui dobbiamo rendere conto di tutto. Né corrisponde a verità dichiarare, come pensano alcuni che Dio, essendo amore e infinitamente buono – “L’unico buono” lo definisce Gesù – , alla fine perdonerà tutti. Potremo incontrare Dio come padre amorevole, o come giusto giudice, una sola volta, dato che il Purgatorio non esiste: solo nel 1439, infatti, durante il Concilio di Firenze, la Chiesa Cattolica definì dogma di fede l’esistenza di un luogo ultraterreno detto Purgatorio, dove le anime si liberano di un residuo di pena per i peccati da scontare. Qualcuno rimarrà deluso, ma a nulla servono le messe a suffragio, dato che il giudizio è già espresso nel momento del trapasso, come afferma S, Paolo: “E’ stabilito che gli uomini muoiano una sola volta, dopodiché c’è il giudizio”Ebrei, 9,27. Quindi niente espiazione della pena, con conseguente ‘promozione’, niente reincarnazione, niente metempsicosi, niente seconda vita. In definitiva, tutto ciò a cui assistiamo in questi giorni in televisione e leggiamo sui giornali, a proposito del diritto di decidere quando e come morire, è aria fritta. Ancora di più se pretendiamo che lo Stato stabilisca una regola per una materia che non gli appartiene: un argomento, come già detto, troppo complesso e personale per poter essere generalizzato, per il quale neanche la Chiesa Cattolica riesce a dare una risposta esauriente.  L’unico principio generale viene dall’alto, dall’Unico che possa stabilire una regola per tutto e per tutti in maniera autorevole. Si può essere o no credenti – tanti si definiscono tali, ma poi alla fine non sono neanche andati a cercare di sapere cosa significhi esattamente – ma tutti noi dobbiamo sapere che esiste una’Autorità Celeste da Cui dipende ogni cosa, e a Cui dobbiamo inchinarci. Solo così avremo le risposte ad ogni nostra domanda. Ma per far questo bisogna entrare nella Grazia, e il percorso è per tutti, al di fuori delle religioni, delle leggi, delle regole e dei precetti umani. Ha fatto bene Fabo a voler morire? Umanamente sì, ne aveva il diritto: non altrettanto se guardiamo la volontà di Dio, a cui Solo appartiene la nostra vita. Dobbiamo scegliere, la vita ad un certo punto ci mette di fronte ad un bivio: e la responsabilità è solo nostra.

+