Berlusconi: "Mi candido per vincere, al voto il prima possibile"

 

Il Cav non molla: "Sì alle urne il prima possibile, un buon sistema di voto però richiede tempi non brevissimi". E' quanto afferma Silvio Berlusconi, in una intervista al Corriere della Sera, in cui annuncia di volersi candidare alle prossime elezioni: "Mi auguro che i giudici di Strasburgo abbiano la sensibilità di tenere conto nella tempistica della valutazione di una vicenda giudiziaria che attende già da troppo tempo" che "è in gioco la democrazia di un grande Paese europeo", "sono ottimista di natura – aggiunge -, e nonostante tutto credo nella giustizia. Quindi ritengo piuttosto probabile e assolutamente auspicabile" la mia candidatura "nell'interesse della democrazia e dell'Italia". "E' necessario chiarire – fa sapere Berlusconi – che quando chiedo il sistema proporzionale non lo chiedo affatto per fare le larghe intese. Io voglio vincere le prossime elezioni con il centrodestra, che mi auguro unito su un progetto liberale e riformatore. Dico però che l'Italia è troppo fragile per permettersi governi espressione di una minoranza di elettori, e nei quali il resto del Paese non si riconosce". "Oggi – prosegue -in Italia esistono tre grandi aree: noi, il Pd e i grillini, molto simili per consistenza numerica. Nessuno di questi tre poli allo stato sembra in grado di governare da solo.

Se gli italiani non daranno più del 50% a un solo polo, sarà inevitabile accordarsi. Ma non è certo il nostro obbiettivo – sottolinea -. Noi vogliano vincere da soli con il 51% e consideriamo un accordo con altre forze una soluzione residuale". "Sulla legge elettorale – osserva anche il leader di Fi -Renzi non ha interesse a fare mosse avventate", "l'unità del centrodestra – aggiunge – è un valore se si basa su un progetto comune", "la Lega? Non nego che andare al governo del Paese fosse più facile con Bossi, allora prevalevano liberismo e federalismo". "Il governo Gentiloni – dice quindi Berlusconi – è di transizione ma i problemi sono gravi. Perciò siamo disponibili su ogni provvedimento utile". 




Augusta, leader islamico rimpatriato da Palermo a Tunisi

 

AUGUSTA – Il ministero dell'Interno ha espulso oggi, per motivi di sicurezza, un altro tunisino, dopo quello di ieri sospettato di avere collegamenti con l'attentatore di Berlino, Amri. Si tratta di un cittadino tunisino, 46enne già detenuto presso la casa di reclusione di Augusta (SR), da dove è stato scarcerato lo scorso 3 gennaio, per essere trasferito al CIE di Caltanissetta. Questa mattina è stato rimpatriato con un volo decollato da Palermo e diretto a Tunisi. Durante la detenzione nel carcere di Augusta, l'uomo aveva manifestato un atteggiamento di aperta opposizione nei confronti del personale della polizia penitenziaria. Il monitoraggio all'interno del carcere, al quale è stato sottoposto, aveva confermato il suo ruolo di leader tra i detenuti di fede islamica e di potenziale radicalizzatore. Salgono così a 136 le espulsioni dal 2015 ad oggi.




Renzi: "Pronto a rilanciare il Pd"

 

Uno dei pochi ad aver detto mi dimetto e ad averlo fatto. Certo, avrebbe voluto ritirarsi ma la politica è il suo tallone d'Achille e sente di poter fare ancora qualcosa per il Paese. "Le nuove polarità sono esclusi e inclusi, innovazione e identità, paura e speranza. Gli esclusi sono la vera nuova faccia delle disuguaglianze, dobbiamo farli sentire rappresentati. L'identità è ciò che noi siamo, senza muri e barriere, e non dobbiamo lasciarla alla destra. Quanto all'innovazione, è indispensabile per non finire ai margini, ma ne ho parlato in termini troppo entusiastici, bisogna pensare anche ai posti di lavoro che fa saltare. Insomma, c'è un gran da fare per la sinistra".

E' quanto afferma l'ex premier Matteo Renzi in una lunga intervista a Repubblica in cui spiega come intenda, a partire dai suoi "errori", rilanciare il Pd. "Ho fatto tante riforme senza capire – ammette – che serviva più cuore e meno slide", "credo nel Pd, lo rilanceremo con facce nuove e valori forti. Non ho fretta di votare – aggiunge – ma evitiamo un bis del 2013". "Continuo a pensare – dice Renzi sulla legge elettorale – che il ballottaggio sia il modo migliore di evitare inciuci. Se la Consulta lo boccerà, c'è il Mattarellum. Con il proporzionale si torna alla Dc".

Sugli istituti di credito l'ex premier rivendica: "abbiamo fatto tutto quello che dovevamo fare, l'errore l'ha fatto Monti sulla bad bank. Il caso di Boschi padre ci è costato molto. Dissi che Mps era un affare? C'erano le condizioni". Sul cosiddetto Giglio magico, Renzi nega favoritismi: "Mai scelto le persone in base alla fedeltà. L'inchiesta su Luca Lotti? sono sicuro di lui, bene le indagini ma i pm facciano in fretta". Sulla vicenda Consip, Renzi ribadisce: "La mia linea è sempre una sola: si vada a sentenza. Noi chiediamo ai giudici di fare presto, sempre", "ovviamente non ho alcun dubbio sulla totale correttezza dei carabinieri e dei membri del governo in questa vicenda". Renzi parla anche dei Cinque stelle e del leader Beppe Grillo: "Lui vince se denuncia il male. Non se prova a cambiare. Quei ragazzi sono già divisi, si odiano tra gruppi dirigenti, fanno carte e firme false per farsi la guerra. Ma sono un algoritmo, non un partito. Lui è il Capo di un sistema che ripete ai seguaci solo quello che vogliono sentirsi dire, raccogliendo la schiuma dell'onda del web. Dovremmo fare una colletta per liberare la Raggi e i parlamentari europei dalle orrende manette incostituzionali che multano l'infedeltà al partito, ogni ribellione o autonomia. Ma quelli che vedevano la deriva autoritaria nella riforma costituzionale, su questo tacciono".




Unioni Civili sono legge, Gentiloni: "Avanti con le riforme"


GOVERNO – Approvati i decreti legislativi, ora le Unioni Civili sono legge e primo via libera ad otto delle nove deleghe sulla Buona Scuola: queste le principali decisioni del Consiglio dei ministri presieduto Paolo Gentiloni. Il premier è subito tornato al lavoro, dopo essere stato dimesso alle 9 dal Policlinico Gemelli dove era ricoverato da martedì. E, dopo la riunione del governo, ha twittato: "Le riforme non si fermano". "Approvati oggi i decreti attuativi sulla scuola. Un pacchetto importante, aperto al contributo del Parlamento".

'Era una promessa, ora è una legge', dice la sottosegretaria alla presidenza del Consiglio Maria Elena Boschi, commentato il via libera alle Unioni Civili.Il Cdm, su proposta della ministra della Difesa Roberta Pinotti, ha anche prorogato gli incarichi del comandante generale dei Carabinieri Tullio Del Sette, del capo di Stato Maggiore della Difesa Claudio Graziano e del capo di Stato Maggiore dell'Esercito Danilo Errico. Esame preliminare per i decreti legislativi sulla buona scuola, primo via libera a 8 delle 9 deleghe. 

Su proposta del ministro della Difesa, Roberta Pinotti, il governo ha prorogato anche l'incarico per il comandante Generale dei Carabinieri Tullio Del Sette, per il capo di Stato Maggiore della Difesa Claudio Graziano, il capo di Stato Maggiore dell'Esercito, Danilo Errico.

Il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni è stato dimesso dal policlinico Gemelli, dove era ricoverato da martedì sera per l'impianto di uno stent. Il premier presiederà alle 12 il Consiglio dei ministri a Palazzo Chigi, a conferma dell'ottima ripresa.

Gentiloni ha lasciato il Policlinico universitario poco dopo le 9. Ad accompagnarlo, il presidente della Fondazione Policlinico Gemelli Giovanni Raimondi. Prima dell'uscita dal reparto di degenza, Gentiloni ha salutato l'equipe di medici e operatori sanitari che lo hanno assistito in questi giorni con i professori Filippo Crea, Massimo Antonelli, Massimo Massetti e Antonio Rebuzzi.

Il premier torna quindi al lavoro e avrebbe intenzione anche di confermare l'agenda di incontri internazionali, a partire dal vertice di mercoledì a Berlino, presenziando con Angela Merkel al meeting Industria 4.0 con il gotha degli imprenditori italiani e tedeschi




LA VERGOGNA DELLE DUE ITALIE

LA VERGOGNA IGNORATA DELLE DUE ITALIE

VERGOGNA: UN SENTIMENTO NEGATO DALL’OLIGARCHIA AL POTERE

DI ROBERTO RAGONE

 

Il capo del governo «ha un po' esagerato con la mole di lavoro», viene riferito da fonti di governo: «Dall’inizio dell'incarico a Palazzo Chigi, lavora dal mattino presto fino a notte fonda. Dovrebbe riposare di più, ma ha già detto di voler tornare lunedì».

Questo lo scarno comunicato a chiusura della notizia del ricovero di Paolo Gentiloni al rientro da Parigi, dopo un incontro con Hollande. “Un lieve malore”, all’inizio, ciò che fa pensare ad un bicchierino di cognac con un po’ di zucchero, insomma, un lieve calo di pressione. Poi la notizia dell’intervento di angioplastica, che proprio lieve malore non è, anzi. Nello stesso telegiornale, subito dopo, le immagini di gente comune ricoverata in Pronto Soccorso senza letti, barelle, sedie a rotelle: non rimaneva che il pavimento. Scene da quarto mondo. Mentre Gentiloni elogiava i ‘bravissimi medici’ che avevano salvato la patria da un pericolosissimo vuoto di potere, nel caso di una cattiva evoluzione del suo ‘lieve malore’. Ancora notizie gravi: una piccola bambina dimessa dal PS e successivamente morta per un evidente errore di diagnosi da parte dei responsabili. Per questa vicenda sono indagate quattro persone, compreso il pediatra che, unico ragionevole, aveva consigliato il ricovero. Ancora, in contrasto, un servizio sulla ‘cineterapia’ sperimentale al Gemelli, polo d’eccellenza per gli eccellenti a Roma – Gentiloni, il papa eccetera, invece, diciamo noi, di impiegare quel denaro per potenziare l’assistenza dove ce n’è bisogno. In sordina è passato invece l’intervento alla tiroide di Laura Boldrini, sotto Natale. Anche a chi non è medico appariva chiaro che la signora avesse un’affezione del genere, non soltanto per una evidente malformazione della parte del collo delegata a quella importantissima ghiandola, ma anche per un comportamento, testimoniato dalle sue reazioni in aula e anche nei suoi interventi in TV, a volte incomprensibile, ai limiti dell’equilibrio. I politici hanno, fra gli altri ‘bonus’, l’assistenza sanitaria gratuita senza limiti, a differenza di noi comuni mortali, condannati ad estenuanti attese dal medico di base soltanto per mendicare ricette indispensabili alla nostra salute – non più di due scatole per volta, per carità – e quando il farmaco è contingentato nelle confezioni, ridotto a pochi pezzi, le attese si moltiplicano nel tempo. Con lo spettro del ticket da pagare quando il nostro reddito risulti troppo alto… Così, mentre da una parte De Luca minacciava licenziamenti e sospensioni, la Lorenzin elogiava i medici eroi che avevano comunque, con turni di ventiquattr’ore, ricoverato chi aveva bisogno di assistenza. Naturalmente Lorenzin ha inviato qualcuno, non più gli ‘ispettori’, ma i Carabinieri del NAS: un cambiamento s’imponeva. Nessuno ha però messo il dito sulla vera piaga della nostra sanità, o presunta tale: cioè la chiusura dei piccoli presidi ritenuti antieconomici, per cui gli affollamenti nei PS e le attese per una visita specialistica si sono allungate come le braccia di Tiramolla, figlio della gomma e della colla, fumetto degli anni cinquanta, per chi se lo ricorda. Rientrate le minacce di De Luca, vorremmo ricordare al governatore della Campania che la sanità dipende da lui, e quindi se ci sono questi casi, l’unico responsabile è lui, che dovrebbe, a questo punto, autolicenziarsi. Il grottesco non ha limiti: nello stesso tiggì l’intervento a Gentiloni, subito seguito da scene dantesche di chi non ha mezzi per difendersi da una pessima politica, ed è costretto comunque ad accettare di essere ‘ricoverato’ sul gelido pavimento di un PS qualsiasi, ringraziando perché non è stato rifiutato. I politici, con la loro sanità esclusiva, costano a noi contribuenti 5.000 (CINQUEMILA) euro l’anno ciascuno. Senza che vi contribuiscano minimamente. Due pesi e due misure? No, decisamente due Italie. Siamo in democrazia mascherata, in realtà questo è un regime che è gestito da una oligarchia di potenti che fanno ciò che a loro pare gradito, ancorchè giusto. Ottanta euro da centellinare fra i poveracci – “che sono tanti soldi per chi non ne ha”,  Renzi dixit – da una parte. Dall’altra spese senza limiti, quando si tratta di ‘loro’. Sulle fatiche di Gentiloni, poi, come diffuso da un comunicato vicino alla presidenza del consiglio, abbiamo i nostri dubbi. Fra auto di servizio, alberghi di  lusso, aerei privati, portaborse, segretari e sottosegretari, la cosiddetta ‘fatica’ non fa capolino neanche per un centesimo di quella che, ad esempio, gli stessi medici-eroi del pronto soccorso campano, e di tutti i pronto soccorso della nostra nazione si sobbarcano ogni giorno, e ogni notte. Ma la vergogna, da questa parte politica, è stata abolita: come la preoccupazione reale per la nostra salute.




Il femminicidio fra debolezza psicologica e purezza dei sentimenti

di Paolino Canzoneri

Non occorre il parere medico o psicologico di chissà quale luminare della scienza o della medicina per comprendere quanto ci sia del patologico nella reazione spropositata e folle del giovane messinese del quartiere di Bardonaro a Messina di pochi giorni fa. Una storia d'amore complessa, burrascosa e gelosa; un impeto incompresibile e una aggressione violenta nei confronti della fidanzata ventiduenne aggredita all'alba sulla porta di casa, cosparsa di benzina   e data alle fiamme, fiamme che per fortuna hanno solo causato il 13% di ustioni senza strapparle la vita. Certe relazioni, certe frequentazioni per quanto possano apparire normali, in taluni casi, riescono a scatenare reazioni e comportamenti innaturali che scavano un solco profondo nella psiche umana non solo del maschio. La debolezza psicologica ed interiore del maschio troppe volte "esplode" e si sfoga nella violenza solo quando il maschio stesso è vittima della becera concezione di supremazia. L'errore e il "virus letale" lo si è già acquisito sin da principio quando il rapporto con il partner è già compromesso da una malsana concezione di possesso come se stessimo parlando di un oggetto e non di una persona fisica. Il fenomeno, come è risaputo, seppur altalenante non trova mai una inversione di tendenza ed ogni anno ci si ritrova a conteggiare un numero di vittime che pone seri dubbi su un sempre più instabile equilibrio della psiche del maschio. Retroterra culturali spesso predispongono certe persone a concezioni errate nei rapporti con l'altro sesso e si tende a non domare certi istinti che possono benissimo essere trattenuti. Una mancanza di via di fuga, l'aggiunta del peggio al peggio e la disintegrazione delle prospettive di un sereno e coeso futuro spesso è aggravato ancor di più dalla perseveranza da parte della vittima donna nel mostrare un amore immenso e "malato" verso il carnefice. Un attaccamento ai limiti dell'ossessione che la dice lunga su quanto la donna sia capace di una sensibilità che mostra una purezza d'animo sbalorditiva che trascende ogni concezione di istinto sessuale o interesse materiale. Una precisa esigenza di completezza che la donna non riesce a separarsene anche quando la coppia stessa appare "infetta" da un male che preme sulla disgregazione della coppia. Per il maschio quello che resta è una meschina consapevolezza di quanto sia dissolutiva la propria debolezza e incapacità di misurare quel senso del possesso e quella immonda violenza emotiva, psicologica e fisica che riversa sul partner donna fino a cercarle di strappare la vita; lei che ha la sola colpa di dover essere sfogo giornaliero e perpetuo di idiosincrosie, rabbia e malessere dovuti sempre a problemi personali o ad impostazioni errate nel rapporto di coppia. Ma l'amore, quello vero, dimostrato pure nella pietà verso il proprio carnefice; quella capacità suprema di difendere fino al proprio sacrificio supremo, è un qualcosa di cosi prezioso e unico che solo la donna è capace di esprimere. Un sentimento che sà di catarsi, di martirio dalla purezza assoluta e dal massimo del disinteresse oltre ogni forma di istinto di sopravvivenza che dimostra putroppo quanto il maschio sia debole e facile preda di squilibri e di instabilità profonde. Rispetto al passato, oggi se ne parla di più e il fenomeno è sempre più seguito e opportunamente studiato ed etichettato in ogni sua forma e tipologia. Serve da parte di ogni uomo o donna scovare e debellare da subito ogni insidia interiore che si presenta nella coppia e "amore e rispetto reciproco" devono essere da subito la regola primaria prima di inziare ogni relazione.



le stragi famigliari ci colpiscono

di Andrea Barbi

Prima che le televisioni mandino in onda fiumi di discussioni, spesso demagogiche, scontate e anche ipocrite riguardo la tragedia accaduta nella profonda provincia ferrarese, paragonando gli omicidi di Langorino con quelli commessi a Novi Ligure dai fidanzatini Erika e Omar o con quelli commessi 10 anni prima da Pietro Maso aiutato da tre suoi amici nel veronese. Prima che chiunque si improvvisi sociologo, antropologo o filosofo, ergendosi al livello di chi può permettersi di giudicare fatti dai quali pensa di essere completamente immune, perchè ricondotti alla pazzia di un singolo individuo o all'educazione che ha ricevuto in un contesto famigliare e sociale malsano e squilibrato; è doveroso ricordare una persona che nessuno ha ancora preso in considerazione, se non di sfuggita, Alessandro Vincelli. Alessandro è il fratello 25enne di Riccardo, il ragazzino 16enne che martedì nel primo pomeriggio ha avvertito prima i vicini di casa, poi i carabinieri fingendo di aver trovato i cadaveri dei propri genitori. Lui e il suo migliore amico, di un anno più grande, hanno tentato di depistare le indagini degli inquirenti, ma tutta la dinamica del crimine e i racconti del giovani non hanno convinto, fin dall'inizio, gli investigatori. Dopo 10 ore di interrogatori serrati presso la caserma dei carabinieri di Comacchio lui e il suo complice hanno confessato l'orribile dinamica dei fatti. Salvatore Vincelli e Nunzia Di Gianni sono stati uccisi nel sonno a colpi di ascia, nella notte tra lunedì e martedì, proprio dal loro figlio aiutato dal suo compagno di avventure. La coppia di ristoratori aveva anche un altro figlio che studia cinema a Torino. Questo ragazzo appassionato di film d'azione e di manga ora non ha più i genitori per colpa del fratellino con il quale è cresciuto. La sua famiglia è stata completamente distrutta in quella notte di follia sulla quale continuano ad emergere particolari sempre più agghiaccianti. Pare infatti che Riccardo Vincelli avesse programmato l'omicidio da giorni e per convincere l'amico ad aiutarlo gli aveva promesso dei soldi. L'arma del delitto è stata gettata in un piccolo canale non lontano dal piccolo centro abitato di un'altra frazione (Caprile) a pochi km di distanza dal luogo del crimine. Il movente economico è stato escluso dal procuratore di Ferrara durante una prima conferenza stampa. Da indiscrezioni pare che la causa di una tale ferocia omicida sia da ricercarsi nei contrasti che l'adolescente aveva con i propri genitori e in particolare con la madre a causa dello scarso rendimento scolastico del 16enne e in generale del suo stile di vita poco regolare. Sicuramente altri particolari raccapriccianti emergeranno nelle prossime ore e non faranno altro che alimentare quel senso di incredulità e orrore che coglie tutta l'opinione pubblica in questi casi. Vicende come queste non si possono liquidare con facilità tirando in ballo raptus omicidi, malattie mentali o altro, perché siamo di fronte a persone lucide, nel pieno delle proprie facoltà mentali che premeditano le loro azioni. E' proprio questo che spaventa, terrorizza anche più della violenza stessa; i genitori di ragazzi adolescenti in particolare. La normalità quotidiana che diventa cronaca nera nazionale, una villetta in provincia che diviene una casa degli orrori. I contesti ordinari all'interno dei quali vengono partorite queste stragi pazzesche e inconcepibili turbano tutti perché tutti vi si possono immedesimare. Per questo motivo ogni particolare della tragedia diventa importante, si cerca di recepire più informazioni possibili sulla storia di quella famiglia distrutta e sulle personalità dei singoli componenti dai media, in modo quasi ossessivo, con la speranza di trovare una qualche anomalia. Quel qualcosa che ci possa tranquillizzare e convincerci di essere diversi, di vivere in una realtà in cui queste atrocità non accadono. La verità è che, così come non esistono motivi tanto gravi che possano giustificare, o almeno servire a comprendere razionalmente, questi gesti assurdi; non ci sono nemmeno motivi per pensare di esserne immuni. 




italia paese dell'incultura

ITALIA, IL PAESE DELL'INCULTURA
DI ROBERTO RAGONE
 
Tutto il mondo ci invidia la nostra storia, i nostri monumenti, le nostre vestigia gloriose. Ma di questo, noi Italiani, che ci viviamo dentro, non ci rendiamo conto finchè non andiamo all'estero, dove, per esempio, in America, a Washington, una tavolo fiorentino del '500 in noce massello è esposto al Metropolitan Museum: da noi, lo troviamo in vendita presso qualche buon antiquario. Pare che le stime globali calcolino che circa il 60/80 % delle opere d'arte del mondo sia in Italia. Ormai saturi gli spazi museali, il più di tele, sculture eccetera trova posto nei sotterranei, nelle cantine dei nostri musei. Insomma, di cultura e di arte l'Italiano medio ne ha fin sopra i capelli, a quanto pare. Analogamente a quanto succede per la buona musica. E fin qui sarebbe nulla. Il guaio è che la politica – per non dire 'i politici' – seguono quest'ultima corrente. Sempre prnti a sponsorizzare personaggi da Piazza del Popolo o S. Giovanni, come gli ultimi più celebrati rapper, stanno letteralmente distruggendo la struttura della musica classica, chiudendo le orchestre sinfoniche, o provocandone la chiusura con l'interruzione di erogazione di fondi; chiudendo, o trasformandone la vera natura, i conservatori di musica, oggi affidati in toto ad un esercito di insegnanti precari, riconfermati anno per anno, senza prospettiva di una pensione adeguata, senza scatti di anzianità, senza una sicurezza lavorativa, insomma precari a vita, fino all'età della pensione. Di questa situazione abbiamo già scritto, con il supporto del maestro Carlo Pari, che, da musicista, s'è dovuto trasformare in consulente legale, politico e sindacale della categoria, riuscendo a portare in sede politica le varie questioni che concernono lui e i suoi colleghi. In realtà, la deprecarizzazione sarebbe un diritto già acquisito, se non fosse che nella stanza dei bottoni le istruzioni pare siano diverse, e le cose vengono tirate per le lunghe, invece di trovare una soluzione che doverosamente metta fine a queste situazioni 'all'italiana' decisamente inique, visto che le coperture finanziarie sono già presenti e disponibili. Un'ultima nota polemica: è vergognoso che proprio coloro a cui viene demandata la tutela dei nostri patrimoni culturali – e qui ci mettiamo a buon dovere tutta la tradizione musicale italiana – non siano in grado, non solo, di adempiere al loro compito, ma che li disprezzino, nei fatti se non nelle parole. Un esempio per tutti: oggi un insegnante di Conservatorio, precario, dopo aver conseguito titoli di studio anche di alta specializzazione – al termine dei dieci anni di studio – e dopo essere bene o male entrato in graduatoria, dopo aver conseguito titoli didattici ed artistici (pubblicazioni, concerti e insegnamento), guadagna poco più di un bidello di scuola media.
Dopo la caduta di Renzi, un nuovo Presidente del Consiglio, un nuovo Ministro dell’Università e Ricerca e un nulla di fatto per le molte voci e istanze provenienti dal mondo della scuola dell’università e ricerca e AFAM.
A distanza di qualche mese siamo ad intervistare nuovamente il Prof. Carlo Pari che si occupa in prima persona della questione Conservatori per fare il punto, un bilancio, di questo travagliato biennio 2015-2016 per il mondo della conoscenza.
 
Maestro, un nulla di fatto quindi. Siete stati così tanto vicini ad una risoluzione della vostra condizione lavorativa con la legge di stabilità, poi la crisi del Governo Renzi, un nuovo Ministro, nuovi interlocutori, eccoci punto e a capo insomma. Tanto lavoro per nulla?
 
Tanto lavoro per nulla proprio non direi. Guardi, non credo ci sia mai stata una tale convergenza politica sulla questione del precariato nell’AFAM come quella manifestatasi nella fase pre-referendaria e questo è indubbiamente merito di un importante e costante lavoro da parte degli addetti al settore, primi su tutti, i precari. Tutto il mondo politico si è stretto, con ragione aggiungo, attorno alla questione del precariato storico nell’AFAM, con particolare riferimento alle Graduatorie Nazionali ex lege 128 del 2013, con una attenzione e volontà mai manifestata prima. Certo non bisogna mai abbassare la guardia, ma io credo che la strada per le graduatorie nazionali 128 sia oramai segnata. Si tratta ora di tempo e di trovare lo strumento normativo, ma dopo che la netta decisione politica di trasformare ad esaurimento le stesse, in analogia con quanto precedentemente avvenuto per le simmetriche e gemelle Graduatorie Nazionali ex lege 143 si sia già concretizzata in ben due proposte, governative e ministeriali, nonché nei diversi emendamenti alla legge di stabilità, atti che hanno avuto l’ampio sostegno di tutte le forze politiche, vedo ora molto difficile si possa tornare indietro da questa impostazione.
 
Non ha paura quindi che siano state solo tante promesse da parte del Governo per ricucire quel lacerato rapporto con il mondo della scuola all’unico scopo di portare a casa il si al referendum?
 
Il quadro generale va visto nell’insieme. Il referendum da lei citato, è stato senz’altro un fattore di convergenza influente, ma vi sono altri aspetti non di minore importanza come il possibile impatto economico dovuto ai recenti sviluppi giurisprudenziali sulla annosa questione in materia di contratto a termine per violazione di norme comunitarie.  
 
Ci dica qualcosa in più.
 
Il discorso è tecnico. La recente sentenza Corte di Cassazione, Sezione Lavoro, del 7 novembre del 2016, n. 22552, ha infatti ricostruito in via interpretativa la disciplina applicabile in caso di reiterazione dei contratti a termine a seguito della declaratoria di illegittimità dell’art. 4, commi 1 e 11 della legge 124 del 1999 ad opera della sentenza della Corte Costituzionale, n. 187 del 2016. In appoggio alla legge della scuola la Suprema corte afferma quindi che, il rinnovo dei contratti a termine, per la copertura di posti vacanti in “organico di diritto”, entro un termine massimo di 36 mesi, va ritenuto giustificato, mentre solo il superamento del suddetto limite costituisce abusiva reiterazione dei contratti a tempo determinato da parte della pubblica amministrazione. “La Buona Scuola” tuttavia, non ha secondo la Suprema Corte eliminato gli illeciti costituiti dalla reiterazione di contratti a termine per il solo fatto di aver previsto procedimenti di stabilizzazione, in quanto, solo la concreta utilizzazione di tali procedimenti da parte del docente è idonea ad evitare l’abuso e a costituire una misura risarcitoria. L’ astratta chance di stabilizzazione infatti, sebbene sia idonea a cancellare l’illecito sul piano comunitario, non costituisce, per il diritto interno, misura idonea a sanzionare l’abuso e a fungere da misura risarcitoria in forma specifica a favore del personale scolastico, in quanto connotata da evidente aleatorietà. In particolare conclude la Corte e qui sta il succo, la misura della stabilizzazione è idonea misura risarcitoria in forma specifica nel seguenti tre casi: 
nel caso di concreta assegnazione del posto di ruolo;
 
nella ipotesi della certezza di fruire, in tempi certi e ravvicinati, di un accesso privilegiato al pubblico impiego, nel tempo compreso fino al totale scorrimento delle graduatorie ad esaurimento, secondo quanto previsto dal comma 109 dell’art. 1 della legge n. 107/15;
nella stabilizzazione assicurata ai docenti attraverso precedenti strumenti concorsuali o selettivi diversi da quelli contenuti nella citata legge 107/2015. 
Solo al di fuori di queste ipotesi il docente ha diritto al solo risarcimento del danno, nel rispetto dei criteri di quantificazione affermati dalla stessa Corte di Cassazione nella sentenza, pronunciata dalle Sezioni Unite, 15 marzo 2016, n. 5072, la quale individua, quale parametro normativo, l’art. 32, comma 5, della legge 4 novembre 2010, n. 183. 
 
Quindi lei sta dicendo in sostanza che i precari transitati in ruolo o inclusi nelle GAE non avrebbero diritto a nessun risarcimento del danno per gli anni di precariato subiti?
 
Esattamente. La Cassazione Lavoro, rispondeva proprio a quei precari che erano già transitati in ruolo con “La Buona Scuola” del governo Renzi e chiedevano ora a fronte dei numerosi anni di precariato il risarcimento dei danni, dicendo loro che non avevano diritto a niente poiché essi erano già stati risarciti con la loro stessa assunzione. Si è in sostanza fatto passare l’assunzione, che era una legittima aspettativa, come sanzione anti-abusiva, annullando così di fatto la sanzione stessa. Però vede, i continui tentativi della magistratura di “arginare i danni” in un momento così delicato di recessione del nostro paese fanno si che “preclusione” diventi paradossalmente “soluzione”. Va da se infatti che ora il Ministero abbia tutto l’interesse ad esaurire le graduatorie nazionali, viso che anche in uno stato di pre-ruolo il personale incluso non ha più diritto al risarcimento dei danni. 
 
Però la Legge della scuola ha previsto dei fondi per risarcire la violazione dei 36 mesi, o sbaglio? 
 
No, non sbaglia, è corretto. Ma se i risarcimenti sono troppi, la situazione può diventare incontenibile. Pensi solo che da uno studio che abbiamo commissionato ad un consulente del lavoro, è emerso che risarcire i 1200 precari inclusi in 128 costerebbe, secondo i parametri stabiliti dalla Cassazione a SSUU, più di dieci milioni di euro, mentre stabilizzarli nulla per il primo anno e dal secondo circa 3 milioni per la ricostruzione di carriera.
 
Lei ritiene che si debba puntare solo sul fattore economico quindi come fattore deterrente?
 
No, non solo. Solo sull’art. 19 della legge n. 128 del 2013 sono stati sollevati ben due pregiudizi di legittimità costituzionale in violazione degli artt. 3 e 117 della carta fondamentale. Il primo dei due quesiti, mira proprio a stabilire se l’art. 19 della Legge 128, con cui di fatto si è applicato un diverso trattamento al personale dello stesso settore nella risoluzione asimmetrica delle due graduatorie nazionali 143/128 sia compatibile con all’art. 3 della costituzione. Il secondo quesito invece si interroga sul rapporto dell’art. 19 con il diritto dell’Unione Europea. Vede quando lo Stato emana una legge, tale legge non può sottrarsi ai parametri di diritto comunitario. Posto che l’Italia ha recepito la normativa europea con il numero dei rinnovi possibili (fino a 36 mesi) occorre chiedersi se una legge che prevede che del personale con tre anni accademici di servizio e il superamento di un concorso selettivo venga incluso in apposite graduatorie nazionali utili solo al tempo determinato sia compatibile con il diritto dell’unione e quindi per analogia se compatibile con l’art. 117 della carta fondamentale.  Infatti il personale in oggetto andrebbe assunto, o eventualmente, licenziato e risarcito. Certamente non può essere incluso in apposite graduatorie nazionali per essere utilizzato nuovamente a tempo determinato. 
 
Lei è convinto che il Ministero e la politica siano a conoscenza di questi aspetti più legali che non di merito?
 
Come dicevo, c’è in essere una concomitanza di fattori. Il MIUR è certamente consapevole delle cause collettive ed individuali del precariato. Anche gli atti giudiziari di tutela hanno indubbiamente influito. L’aspetto della asimmetria nella risoluzione delle due graduatorie nazionali è stato inequivocabilmente evidenziato all’atto della presentazione del d.p.r. Poi intendiamoci, alcuni precari da 128 sono andati in pensione, altri ci andranno presto. È anche una questione di buon senso. Ma cosa si deve aspettare? Sono piccoli numeri. Parliamo di poche centinaia di docenti che vengono già utilizzati da anni e che sono necessari. Sono già previsti in partita di spesa. Non parliamo di chissà quale aggravio. Il MIUR e la politica, hanno infatti sempre precisato che risolvere il precariato nell’AFAM non è una questione di spesa o di bilancio visto l’esiguo impegno economico.
 
Sulla questione dei docenti con 36 mesi in servizio nei corsi accademici ma non inclusi in graduatorie nazionali di merito, in opposizione all’ingresso nelle stesse graduatorie di docenti che operavano nei corsi pre-accademici cosa ne pensa?
 
Penso che questo ritardo del MIUR nel risolvere il precariato AFAM se non sanato porterà a paradossi ben più gravi in futuro. Per chiarezza. I docenti che hanno maturato 36 mesi nei corsi accademici sono reclutati seguendo determinate griglie di valutazione. I docenti che operano nei preaccademici, secondo altre. Non entro nel merito su meglio questo, meglio quello, giusto questo sbagliato quello. Possiamo discutere sul fatto che i docenti accademici vengono impiegati anche nei corsi preaccademici e che viceversa un docente preaccademico non può essere impiegato su corsi accademici, sulle procedure di reclutamento, ma la causa scatenate del problema è stato ed è tutt’ora purtroppo, il Ministero. Se il Ministero avesse risolto la 128 nel piano straordinario di immissioni in ruolo della scuola, oggi, non ci sarebbe il problema di altro personale che si trova nella illecita condizione di precariato della 128. Il preaccademico invece, ha sfruttato un bug della Legge. Anche qui però, il responsabile il MIUR. Se il Ministro Giannini non avesse esteso la partecipazione alle graduatorie nazionali anche all’anno in corso, ponendosi in conflitto con la stessa legge e se avesse risolto il problema del precariato AFAM per tempo, non dico che il problema non si sarebbe posto, ma certamente si sarebbe posto in percentuale diversa. Certo il paradosso evidenzia una certa ingiustizia. Tuttavia non esiste in Italia un procedimento perfetto, proprio perché, i procedimenti sono sempre in emergenza. Mi auguro che si possa trovare una forma di tutela per tutto il personale che si trovi in violazione delle norme di impiego. 
 
Lei accennava ad un provvedimento governativo e ad uno ministeriale, di che cosa si tratta?
 
Uno è un disegno di legge. Parliamo del DDL n. 322 in attesa di essere discusso in Senato. Il secondo è il d.p.r previsto dall’art. 2 comma 7 lettera e) della legge n. 508 del 1999 e art. 19 della legge n. 128 del 2013. Entrambe le soluzioni prevedono la trasformazione ad esaurimento delle graduatorie nazionali 128.  Il DDL prevede inoltre una riforma del governo degli Istituti AFAM ed un riordino in politecnici delle arti degli stessi nonché la statizzazione degli Istituti Musicali Pareggiati. Il d.p.r dovrebbe invece contenere unicamente orme che disciplinano le nuove modalità di reclutamento. Dico “dovrebbe” perché è solo stato presentato nell’incontro Ministero-sindacati attraverso delle slides e il testo non è ancora stato reso pubblico.  Il precariato è una vera è propria emergenza che attende una risposta da più di diciassette anni e a cui bisogna trovare una soluzione in tempi rapidi. Vi sono istituti in cui il personale di ruolo è in via di estinzione e i precari prevalgono in grande percentuale, tanto che in alcune discipline non esiste personale a tempo indeterminato. Quanto si potrà andare avanti in questo modo? Non consideri cosa solo dalla parte dei precari, che tanto spesso soffrono il disagio dello spostamento di sede o di non percepire lo stipendio per mesi, come mi è personalmente successo quest’anno. Si sforzi di vederla dalla parte degli studenti che si vedono cambiare il docente, o degli istituti, che ogni anno vedono transitare nuovo personale con il quale è impossibile una programmazione a medio lungo termine.
 
Mi sembra di capire che lei non nutra particolare fiducia nel disegno di legge.
 
Non è una questione di fiducia. Non si capisce perché la politica voglia nuove deleghe, quando la Legge 508 dell’anno 1999 era di fatto una Legge delega a cui sarebbe bastato solo far seguire i decreti attuativi mancanti, ma la cosa che crea più dubbi ed incertezze, dubbi che anche la politica ha più volte manifestato, riguardano le coperture economiche per una riforma complessiva del sistema. Se da un lato sistemare il precariato non ha costi, almeno inizialmente la statizzazione degli istituti pareggiati e la costituzione di politecnici delle arti, rappresenta un costo quantificato nella proposta di legge in circa 40 milioni di euro. Non serve fare fantapolitica. Basta un semplice ragionamento. Se si fatica a trovare qualche milione per il rinnovo dei contratti, si riuscirà a trovarne 40 per la riforma del sistema AFAM? Sui contenuti della riforma possiamo stare a discuterne pure mesi. Il vero problema secondo me sono le coperture finanziarie. Però guardi, se le risorse ci sono veramente, ben vengano e soprattutto un plauso al Governo che investe finalmente nelle professioni artistiche, ma mi permetta di avere qualche dubbio. Non a caso l’emendamento alla legge di stabilità volto a finanziare il disegno di legge è stato bocciato dalla commissione bilancio e in questo modo, legando le sorti del precariato al destino dei pareggiati, non si è posto rimedio né all’uno né all’altro.
 
Lei quindi non è contrario alla statizzazione degli Istituti Pareggiati malgrado imperversi una enorme polemica nel vostro settore?
 
E perché dovrei? Se si aggiungono risorse al sistema ben vengano. Sono contrario alle sovrapposizioni nel sistema in assenza di regola. Il caos genera solo caos e non fa altro che mettere gli uni contro gli altri. Non risolve i problemi e ovviamente genera solo tensione.
 
Cosa intende esattamente?
 
Posso fare degli esempi se vuole. Alcuni istituti pareggiati non mettono a disposizione le cattedre per gli aventi titolo in subordine alle pregresse graduatorie nazionali vigenti e cioè, i docenti inclusi in 128. Tuttavia questi istituti compaiono fra le scelte per i docenti 128 sul sistema CINECA. Ora mi dica lei, cosa potrebbe succedere se, questi istituti nominassero docenti dalla propria graduatoria di istituto e poi altri docenti da 128 scegliessero il medesimo istituto? Ma questo è una delle tante sovrapposizioni del sistema. Alcuni istituti pareggiati, hanno immesso in ruolo personale docente, anche da 128, solo perché lavorava presso l’istituto già da 36 mesi. Ora mi dica lei, il principio dei 36 mesi, non vale per tutti? E perché questi posti non sono stati comunque messi a concorso, aprendo a tutti la possibilità di parteciparvi e di avere le medesime chances? Gli istituti statali spesso non sono da meno, specialmente quelli che contano su leggi speciali che consentono loro più autonomia. Pur facendo parte dello Stato Italiano, emanano bandi per reclutare il personale docente in cui solo chi ha avuto incarichi all’estero può parteciparvi. Vede io sono contrario all’assenza di ordine e di regola e all’assenza della garanzia del mantenimento dell’ordine e della regola. Questa non è autonomia. Questa è anarchia. Tutto ciò non ha nulla a che fare con il vero problema dei pareggiati. Gli istituti pareggiati volgono in gravissima situazione e la perdita di questi istituti sarebbe certamente un grave danno per il sistema soprattutto in quelle regioni come la Toscana. Mi sento però di dire che il precariato versa nella medesima situazione di emergenza e che le due situazioni non sono in alcun modo complementari. Una sovrapposizione sarebbe certamente un errore. Sono problemi diversi non si vede perché si debba legare gli uni agli altri.
 
Maestro cosa pensa del nuovo Ministro e delle polemiche che imperversano in rete sul fatto che non è laureata?
 
Posso capire che da un punto di vista dell’immagine questo non aiuti, tuttavia sono convinto che il Ministro debba essere giudicato per quello che farà non per quello che deve ancora fare o per il pezzo di carta che non c’è. Il curriculum scolastico non è poi sempre sinonimo di capacità, anzi. Trovo la rete un mezzo di comunicazione straordinario me è spesso troppo superficiale e offensivo. Troppo spesso l’offesa è fine a se stessa. Diffamare una persona per il suo aspetto poi, è ancora un reato in questo paese. Chi associa la figura del Ministro Fedeli con immagini equivoche dovrebbe essene consapevole. Nella società odierna, società di immagine e comunicazione, è più semplice creare una immagine o screditarla, piuttosto che produrre dei contenuti ed entrare nel merito dei contenuti. Quindi auguri al nuovo Ministro, sperando che possa durante il suo mandato dare una risposta alle tante istanze, specialmente a quelle dell’AFAM che attendono da oramai da troppo tempo.
 
Le chiesi nell’altra intervista cosa avrebbe suggerito al Ministro Giannini, cosa suggerirebbe oggi al nuovo Ministro?
 
Il precedente esecutivo ha reciso un rapporto già debole con la scuola e non si è preoccupato più di tanto di reciderlo. Penso sia indispensabile ricucire questo rapporto. L’unico modo per farlo è di ascoltare le voci che arrivano dal mondo della scuola, ma ascoltarle veramente, non perché un ruolo lo impone.  Riguardo all’AFAM, suggerirei a tutta la politica ciò che segue. Dire che l’AFAM si sia fatto da solo, non è qualcosa di sbagliato. In una assenza di più di 17 anni da parte del legislatore è stato necessario cercare e costruire un nuovo sistema da zero, sulle dalle nobili ceneri del precedente. Oggi si è conquistato un fragile equilibrio. La necessità che hanno oggi istituzioni, studenti, operatori del settore, a parte un sensibile investimento visto che le risorse a disposizione si sono progressivamente svuotate negli anni, è di stabilità. Stabilità in un offerta formativa fondata su programmi chiari e conformi, una governance dotata di quel ruolo che possa garantire la corretta amministrazione degli istituti, un personale docente stabile. Nonostante i problemi e la mancanza di risorse, l’AFAM ha garantito un servizio di grande qualità registrando un considerevole aumento di studenti soprattutto stranieri che hanno collocato il nostro paese come meta preferita per gli studi artistici. 
 



M5S, prima l'accordo a Bruxelles e poi il voto online favorevole: ecco come è andata

 

di Maria Pace

 

BRUXELLES – Fare una votazione online su un accordo già preso. Sì più o meno è andata così anche se forse la tanto sbandierata democrazia e partecipazione avrebbe dovuto partire ancor prima che Beppe Grillo si avvicinasse al leader europeista. Ciò soprattutto a causa della linea che finora ha tenuto il Movimento Cinque Stelle: antieuropeista. però, evidentemente i tempi sono cambiati e ci si deve confrontare con numeri, poltrone e amministrazioni. Dunque si ritocca lo statuto, non si cacciano gli indagati, si chiude un occhioi su scivoloni, si aspetta che si sgonfino gli scandali delle firme false e si tira innanzi. Ci può stare, nessuno dice niente ma perché si è fatta la campagna elettorale su motti e slogan che poi sono tramontati? Eppure arriva il sì al passaggio nelle votazioni online. La votazione online indetta sul blog di Beppe Grillo dice sì alla proposta di passaggio del M5S nel gruppo europeo Alde. Alla votazione, si legge sul blog, "hanno partecipato 40.654 iscritti certificati. Ha votato per il passaggio all'Alde il 78,5% dei votanti pari a 31.914 iscritti, 6.444 hanno votato per la permanenza nell'Efdd e 2.296 per confluire nei non iscritti", ovvero nel gruppo Misto.

Nei fatti da Bruxelles arriva la conferma che il Movimento 5 Stelle ha raggiunto un "accordo di principio" con il gruppo Alde per un'alleanza al Parlamento europeo. Come spiega a Bruxelles il portavoce Diego Destro, non sarebbe stato possibile sottoporre al voto online una simile decisione senza prima avere concordato i principali punti dell'accordo con i Liberaldemocratici. Il documento circolato, spiega il portavoce, "è uno di quelli su cui si è lavorato, e conferma le condizioni politiche alla base dei negoziati come sono state illustrate nel post con cui ieri è stata lanciata la consultazione" e in particolare:

– condivisione dei valori di democrazia diretta, trasparenza, libertà, onestà ;
– totale e indiscutibile autonomia di voto;
– partecipazione dei cittadini nella vita politica delle Istituzioni europee;
– schieramento compatto nelle battaglie comuni come la semplificazione dell'apparato burocratico europeo, la risoluzione dell'emergenza immigrazione con un sistema di ricollocamento permanente, la promozione della green economy e lo sviluppo del settore digitale e tecnologico con maggiori possibilità occupazionali".
Le condizioni, ha spiegato ancora Destro, sono state messe a punto dagli stessi leader dei rispettivi partiti, Beppe Grillo e Guy Verhofstadt. Ora si attende l'esito della votazione online, ma per la serata di oggi e' prevista una visita dello stesso Grillo a Bruxelles. 

L'accordo ccordo scritto in 4 punti fra il Movimento 5 Stelle e il gruppo Alde al Parlamento europeo sarebbe già stato messo a punto il 4 gennaio scorso a Bruxelles. I punti dell'accordo per l'ingresso del M5S nel gruppo liberaldemocratico guidato dall'europeista belga Guy Verhofstadt riguardano in particolare il "rinnovo della democrazia europea", la "riforma dell'Eurozona", i "diritti e le liberta'" e le "opportunita' senza confini".




M5S: Nuovo Codice di Grillo per gli eletti: "L'avviso di garanzia non implica gravità"

 

di Paolino Canzoneri

 
Per il M5S correre ai ripari dopo gli scandali e le indagini giudiziarie ancora in corso, era diventato una questione di come e quando. Il leader Beppe Grillo doveva in qualche modo rattoppare le voragini preoccupanti che nel corso di pochi mesi avevano causato fratture, incomprensioni e "tonnellate" di dissensi fra gli iscritti del Movimento che sembrano essersi risvegliati da un incantesimo che li vedeva convinti di una perenne e totale purezza come se il Movimento stesso fosse immune da qualsiasi "infezione" o coinvolgimento in scandali che con la "legalità" hanno proprio poco a che fare. Domani tutti gli iscritti potranno votare il "nuovo codice etico di comportamento" che Beppe Grillo ha reso pubblico stamane sul Blog e che apre la strada a diverse interpretazioni e segnerà probabilmente un cambiamento di tendenza e di approccio stesso grazie ad una nuova linea voluta e decisa per rinnovare e innovare il Movimento.  Nel nuovo "codex" salta all'occhio da subito una svolta garantista  suddivisa in sei punti base. Per cominciare chi riceverà avvisi di garanzia o avvisi di "conclusione di indagine" non è detto che subirà eventuali sanzioni cosi come è avvenuto per esempio al sindaco Federico Pizzarotti che fu cacciato dal Movimento. 
 
Il primo punto del codice stabilisce che un eletto deve condurre una condotta leale e ispirata alla correttezza, onestà, disciplina e buona fede avendo rispetto per la Costituzione Italiana. Il secondo punto sancisce che il collegio dei probiviri, alla notizia di un procedimento penale che coinvolge un esponente pentastelllato, dovrà in totale autonomia ma nel pieno rispetto della Magistratura, scegliere e compiere le proprie valutazioni su eventuali espulsioni o sanzioni a seconda della gravità del caso. Chi riceve una sanzione può fare ricorso al comitato d'appello. Il terzo punto riguarda l'autosospensione che riguarda coloro che in fase di procedimento penale decida di auto-sospendersi per tutelare l'immagine del Movimento senza che questo rappresenti una ammissione di colpa o di responsabilità diretta. Il quarto punto riguarda l'incompatibilità con il mantenimento della carica elettiva per coloro che vengono condannati anche in primo grado. L'avviso di garanzia o di conclusione delle indagini invece non comporta alcuna valutazione del collegio. Sarà quindi la "gravità" della situazione a porre le basi oggettive per un intervento del collegio: "ll Garante del MoVimento 5 Stelle, il Collegio dei Probiviri o il Comitato d'Appello, in virtù e nell’ambito delle funzioni attribuite dal Regolamento del MoVimento 5 Stelle, valutano la gravità dei comportamenti tenuti dai portavoce, a prescindere dall’esistenza di un procedimento penale. La ricezione, da parte del portavoce, di informazioni di garanzia o di un avviso di conclusione delle indagini non comporta alcuna automatica valutazione di gravità dei comportamenti potenzialmente tenuti dal portavoce stesso". Il quinto punto impone l'obbligo da parte dei portavoce di informare immediatamente il gestore del sito su eventuali indagati, imputati o chi ha subito una condanna. Il sesto e ultimo punto riguarda sindaci e presidente di Regione pentastellati che dovranno avere l'obbligaorietà di fare rispettare il codice etico alle proprie giunte e a tutti.
 
Domani il popolo della rete voterà questo codice etico dettato più dalla necessità di fare "buon viso al cattivo gioco" dopo le crepe che hanno mostrato una certa fragilità delle basi stesse del Movimento. All'attacco il PD che nelle parole polemiche della deputata Argentin trova il modo di assestare un colpo basso alla sindaca della Capitale trova le parole per affondare la polemica: "Che vergogna senza fine il M5S. Ora Beppe Grillo si inventa l'ultima delle sue beffe rivolta ai cittadini del paese, con il codice di comportamento in caso di vicende giudiziarie. Dopo questo nuovo strumento impossibile non pensare che da un momento all'altro possa arrivare qualcosa giuridicamente pericoloso per la sindaca di Roma Raggi. Niente è a caso in quel movimento, hanno paura di perdere la capitale ma sanno che la cara Virginia si trova dentro un possibile problema legale. Il codice , come dice Grillo nel suo blog, permette di analizzare caso per caso se escludere o meno uno degli eletti dal M5S. Grillo ed i suoi sono veramente incommentabili, a pensare che dicevano che il PD doveva mandar via tutti gli indagati, come mai invece i loro devono essere considerati e giudicati uno per uno? Le loro non sono regole rispettose del principio di uguaglianza e di etica , bensì sono degli escamotage per far decidere sempre gli stessi , cioè Grillo e i suoi intimi". Grillo e il collegio stesso sceglieranno di pesare e di giudicare le singole situazioni acquisendo sempre più un potere decisionale che forse potrebbe rappresentare una contraddizione con l'originaria idea democratica dell'ultima parola lasciata al popolo della rete. 



Petrosino, concessioni edilizie rilasciate in passato: la maggioranza chiede chiarezza

 
di Angelo Barraco
 
 
PETROSINO (TP) – Il Comune di Petrosino si è sempre distinto per l’impegno che in questi anni ha portato l’Amministrazione nel condurre battaglie che hanno portato in auge i principi di legalità e trasparenza che non sempre in passato sono stati rispettati. Proprio questo passato che apparentemente sembra un miraggio, fa capolino nel presente in maniera precipitosa e vorticosa e l’Amministrazione è pronta come non mai a spazzare via ogni scoria che possa in qualche modo inficiare sulla macchina amministrativa che oggi, porta con orgoglio quei valori tanto acclamati dalla comunità.
 
Qualche giorni fa l’Ufficio Urbanistica del Comune di Petrosino ha annullato delle concessioni edilizie che erano state rilasciate dal 2002 al 2005 alla società Roof Garden dell’imprenditore Michele Licata e come ci spiega l’assessore ai lavori pubblici Ingegnere Rocco Ingianni “nell’ambito di un ricorso al Tar sono emerse delle posizioni contrastanti per cui è stato fatto un approfondimento da parte dell’ufficio urbanistica che ha riscontrato l’illegittimità di tutti questi atti amministrativi rilasciati. Per cui, dopo un’attenta analisi di questi procedimenti sono emerse delle criticità rilevanti per cui si è provveduto in autotutela all’annullamento di questi atti amministrativi”.
 
Dieci Consiglier Comunali di Maggioranza vogliono far luce sulle concessioni edilizie rilasciate in passato. Il Capogruppo Luca Facciolo, Federica Cappello, Ignazio De Dia, Anna Maria Maltese, Natale Marino, Massimo Mezzapelle, Sebastiano Paladino, Marcella Pellegrino, Catia Pipitone e Francesco Zichittella scrivono: “Nei giorni scorsi, l’Ufficio Urbanistica del Comune di Petrosino, con determinazione N. 137, ha annullato una serie di concessioni edilizie rilasciate negli anni che vanno dal 2002 al 2005. Il contenuto di questo provvedimento è stato poi ampiamente ripreso dalla stampa locale.
 
Va detto subito che non è più soltanto in discussione il comportamento di un singolo, ma di tutto un sistema che, a prescindere da chi ne ha beneficiato, è stato messo in piedi in questi anni. Emerge chiaramente un quadro di gravi irregolarità ed una lunga sequenza di circostanze o responsabilità che vanno approfondite. Dall’istruttoria fatta dal nostro ufficio Urbanistica emergono alcuni fatti salienti su cui va fatta luce. Per esempio si parla di concessioni edilizie rilasciate nel giro di poche ore, quando invece ai cittadini normali toccava aspettare diversi mesi. Si parla di oneri di urbanizzazione che non sono stati mai calcolati e che invece normalmente per legge vengono applicati. Si fa riferimento, inoltre, nella stessa istruttoria a un utilizzo improprio di agevolazioni. Come Consiglieri Comunali di Petrosino riteniamo che non si possa rimanere in silenzio ed inattivi rispetto a quanto emerso. Chiediamo allora a tutti gli organi preposti di avviare un percorso che faccia luce sul sistema. All’Amministrazione Comunale, a sua volta, chiediamo di mettere in campo tutti gli strumenti necessari per rimuovere ogni impedimento a un percorso di chiarimento, fermo restando che il nostro impegno sarà quello di tutelare gli interessi dei nostri cittadini e i lavoratori delle attività oggetto di questa istruttoria al fine di tutelarne i posti di lavoro. Questa Maggioranza, in assoluta imparzialità e serenità, anche in questa occasione, è determinata nel percorso di legalità e cambiamento, contribuendo a spezzare qualsiasi meccanismo riconducibile a condotte che non siano corrette e limpide”.