Taranto, Spartan Race: Marsala fa il pieno di medaglie

 
di Angelo Barraco

MARSALA (TP) – Grande successo per lo Spartan Race. Un evento sportivo che ha avuto luogo a Taranto il 29 e il 30 di ottobre nell’area del Parco Cimino, due giornate in cui vi è stata un’affluenza di oltre 4mila iscritti suddivisi in tre specialità: Sprint, Super e Beast che hanno affrontato una corsa ad ostacoli che ha messo a dura prova il loro corpo e il loro spirito con l’obiettivo unico di sfidare quelli che sono i propri limiti provando a varcare una soglia fisica e mentale superando ostacoli e trasformando la difficoltà e la fatica come monito per un  rafforzamento interiore.
 
Spartan Race nasce nel 2014 con 130 eventi in quindici paesi e sei continenti, suddivisa in tre categorie: Sprint: con più di 5 km e più di 15 ostacoli, Super: con più di 15 km e più di 20 ostacoli, Best: con più di 20 km e più di 25 ostacoli. La disciplina nasce nel Vermont, negli USA, ed è organizzata dal Gruppo Reebok. L’obiettivo è finire la gara senza farsi male. Nell’evento di Taranto, in cui per la prima volta il percorso era in mare aperto, hanno partecipato quattro cittadini marsalesi: Antonio Scafura, membro delle Forze dell’Ordine, che ha partecipato alla categoria Super -15 km e 25 ostacoli- e sul petto della sua maglia era impressa la foto di suo figlio Eros, venuto a mancare il 29 luglio del 2014 all’età di 19 anni e anche lui amante dello sport. Giuseppe Culicchia e Michele Cordigliano hanno partecipato alla categoria Best – 21 km e 30 ostacoli – e Pietro Internicola alla categoria Sprint, 5 km 20 ostacoli.

"È stata veramente dura e difficile ma siamo tornati ognuno per la propria categoria vincitori" è quanto ci ha riferito Antonio Scafura in merito alla gara e all’ottimo risultato che i quattro cittadini marsalesi sono riusciti a portare a casa grazie agli allenamenti del Coach Antonio Vaccari, che durante questi mesi ha allenato la squadra nella sua palestra “Box” dove si pratica Crossfitt. Nel mese di giugno lo Spartan Marsala, composto da Antonio Scafura,  Giuseppe Culicchia, Francesco Gianquinto, ha partecipato all’evento di Milano. Ha partecipato anche una Crew composta da donne: Federica Monaco, Maria Buffa e Anna Maria Bertolino. I sei atleti hanno completato magistralmente la gara senza infortuni e con il fango addosso ma con tanta soddisfazione. “Le difficoltà rafforzano la mente, come la fatica rafforza il corpo”, scriveva Lucio Anneo Seneca.



Marsala, i riti esoterici e il mistero della Chiesa di Santa Maria della Grotta

di Angelo Barraco

Marsala (TP) – La Chiesa di Santa Maria della Grotta osserva la città di Marsala dall’alto, tra lo stadio comunale e il cimitero, con la sua imponenza che la caratterizza e il morboso silenzio che ormai viene interrotto soltanto dal rumore degli animali selvatici nascosti tra le frasche e gli stormi di uccelli che abbandonano il mare per adagiarsi sugli alberi e arbusti che nel silenzio stringono la morsa nell’ombra di un’opera architettonica su cui vige ancora oggi una fitta cortina di mistero. La chiesa è stata chiusa negli anni sessanta a seguito dei crolli del terremoto e da allora è stata lasciata in completo stato di abbandono. E’ stata oggetto di razzia nel corso degli anni e tutto ciò che poteva essere sottrarre è stato sottratto. La struttura è abbandonata e incustodita ed è diventata oggi un monumentale cantiere a cielo aperto dove al suo esterno vi pascolano le pecore ma al suo interno, secondo leggende e voci che si rincorrono tra le vie della città, si consumano riti satanici con relativa evocazione di spiriti e dove le ossa presenti all’interno della chiesa stessa diventano il mezzo stesso d’invocazione per le forze del male. Sono state rinvenute delle ossa e la natura di tali reperti ha fatto insorgere dubbi e misteri: alcuni continuano a sostenere che tali frammenti ossei appartengono ad animali, altri invece sostengono fermamente che sono ossa umane, c’è chi racconta anche di essersi recato presso la chiesa in orari serali e aver sentito delle voci che sembravano provenire dall’oltretomba, chi racconta di strani personaggi che gravitavano attorno all’area ormai in disuso. Nella parte esterna della chiesa vi sono delle tombe aperte, in pietra, ma che l’inciviltà dei cittadini le ha trasformate in veri e propri contenitori di immondizia. Nella parte esterna vi è una scalinata che ricorda la scena di un film dell’orrore, con alberi e arbusti che hanno letteralmente dilaniato e snaturato la struttura spazzando via ogni forma di colore per coprire di ombre e instabilità una struttura dimenticata e temuta. Non è facile entrare all’interno della struttura a causa delle condizioni in cui vige e le numerose buche  presenti nel corso del tragitto che separa la parte esterna dall’interno rappresentano un legittimo impedimento naturale e per molti anche spirituale che separa il mondo reale da un contesto in cui il sacro sembra essere stato violato e indissolubilmente reso un elemento di mercificazione per soggetti dediti alle arti magiche e alle ritualità. Tante le tombe presenti all’esterno della struttura, soprattutto in prossimità dell’ingresso in cui vi è una necropoli punica del IV secolo A.C. Un inquietante cancello in legno introduce il visitatore alla struttura, con la ruggine che fa da cornice ad un ambiente in cui il battito d’ali degli uccelli è l’unica voce all’interno di una bottiglia vuota. Ripide scale scoscese e inquietanti porte aperte ai lati in cui le leggende spesso superano la realtà, dove i cittadini narrano di ritualità satanica che si perde in quelle notti di luna piena, dove oltre il muro di confine vi è il cimitero cittadino. Altari vuoti, in cui le statue che un tempo raffiguravano santi adesso sono diventati oggetto di razzia e secondo le leggende cittadine anche di ritualità esoterica, dove la fitta vegetazione ha nascosto per anni un mondo di silenzi, voci e misteri. Tra gli arbusti e le frasche si apre una porta, in cui un tempo vi si recava certamente la gente a pregare il proprio Dio dinnanzi ad un altare che ormai non c’è più, ma con dei colori e dei colonnati che ricordano i fasti di un passato storico e architettonico che ha forgiato la città ma che adesso è un tappeto di terra in cui le ossa, presumibilmente umane, riemergono dall’oltretomba per diventare mercimonio di sacralità violata consequenziale allo stato di abbandono che ha reso oggi questo luogo tanto affascinante quanto misterioso per la sua storia passata e per le sue trame tinte di ritualità e spiritismo. Ogni cittadino marsalese rimane comunque affascinato dall'imponente edificio che dall'alto osserva la città, con austerità e possenza, nascondendo al suo interno i segreti di un luogo che grazie al silenzio che lo circonda ha ricamato le sue leggende. 



Terremoto: una scossa morale ad un sistema silente

 
di Angelo Barraco
 
“Ai terremoti non v’è rimedio alcuno. Se il cielo ci minaccia con le folgori, pure si trova scampo nelle caverne. Ma contro i terremoti non vale la fuga, non giovano nascondigli” così ne parlò il poeta Francesco Petrarca, attraverso parole di desistenza che lasciano trapelare un’oggettiva resa dinnanzi ad un fenomeno dove la terra fa sentire la sua voce all’uomo che diventa impotente davanti a tutto ciò.
 
Un fenomeno naturale  che lascia attorno a se cumuli di macerie che snaturano la bellezza dei luoghi, edifici che si piegano come fossero carta crespa arrotolata su se stessa e un numero indefinito di morti e sfollati che hanno irrimediabilmente detto addio al nido domestico che con tanta parsimonia e perizia hanno costruito un determinato edificio proiettando su di esso l’illusoria immagine di una fortezza che nel recondito passato della sua messa in piedi rappresentava l’emblema della sicurezza, definitivamente annientata dal sisma. L’Italia è un terreno instabile su cui vi poggiano strutture che non sono capaci di resistere agli impatti del sisma e crollano diventando cumuli di polvere e calcinacci.
 
La terra trema e da Nord a Sud una scossa di magnitudo 6.5 con epicentro tra Norcia, Preci e Castel Sant’Angelo sul Nera, con 10 metri di profondità, ha colpito tutto il centro Italia estendendosi da Bolzano fino alla Puglia, tanti i feriti. Una scossa che ha dato manforte al precedete sisma del 24 agosto 2016, quando alle ore 3.36 un terremoto di magnitudo 6.0 rade al suolo il Centro Italia, precisamente Amatrice, Accumoli, Arquata e Pescara del Tronto, alle 4.33 venne registrata un’ulteriore scossa di 5.4 con epicentro a Norcia e Castelsantangelo sul Nera.  Una terra che non ha smesso di tremare, che ha distrutto equilibri solidi e dinamiche all’interno dei quali si muovevano intere comunità ormai dilaniate da un male che arriva silente, a passo lento e senza preavviso, senza bussare. Migliaia gli sfollati e 300 i morti sepolti sotto le macerie del terremoto di Amatrice, quella che una volta era il polmone culturale e che oggi invece è divenuta cimitero a cielo aperto. La politica urla a gran voce che tutto avrà una risoluzione e che si farà in modo di garantire a coloro che hanno perso la casa una giusta collocazione, ma non sempre le promesse da marinaio dei politicanti con il ciuffo al vento accalappia voti sono certezze e non sempre tali parole si trasformano in concretezza poichè dopo il terremoto ad Amatrice erano numerosi gli sfollati che si son dovuti arrangiare con tende allestite nei parco giochi, ma grazie all’intervento della protezione civile tutto ciò è stato tamponato e molti di essi sono stati collocati in strutture adeguate.

Ci si trova di fronte ad un paese privo di adeguate misure di controllo per i terremoti malgrado vi è la consapevolezza che lo stivale sia ad alto rischio sismico e la mancanza di controlli ulteriori sugli edifici, la totale assenza di misure di prevenzione nel costruire appositamente strutture antisismiche e l’assenza di adeguati sistemi di intervento per garantire ad un copioso numero di sfollati un adeguato alloggio post terremoto, dimostra quanto il nostro paese non sia in grado di gestire il problema e quanto sia approssimativo l’apporto di misure precauzionali atte a garantire la sicurezza in zone ad alto rischio sismico.

L’Italia piange ancora le vittime del terremoto de L’Aquila del 6 aprile 2009, quando alle 3.32 la terra ha tremato, cagionando la morte di 309 persone, inoltre sono rimaste ferite 1500 persone e gli sfollati erano circa 70mila. Una crepa al cuore che avrebbe dovuto fare attivare nuove misure per la salvaguardia di edifici storici e abitativi e avrebbe dovuto incentivare ulteriormente l’azione dei politicante verso una salvaguardia del patrimonio artistico, culturale e delle strutture abitative dei cittadini ma non è così ovviamente.La storia oggi non insegna evitare gli errori e le crepe del passato non rappresentano per l’Italia un segnale di miglioria ai fini di un ottenimento legittimo di risanamento ma anzi, rappresentano un monito di proseliti atto all’ottenimento di un risultato politico senza un fine prettamente comunitario e molti politicanti non ricordano evidentemente quanto dolore, quante lacrime e quanta morte è stata tergiversata il 23 novembre 1980 alle ore 19.34, quando la terrà tremò in Campania e in Basilicata con epicentro in Irpinia per 90 terribili secondi. Una scossa che cagionò la morte di 3000 persone, furono 9000 i ferito e 300mila gli sfollati, inoltre furono rase al suolo 150mila abitazioni. Furono tardivi e insufficienti i soccorsi. Lo Stato attuò un piano per realizzare nuove strutture e aree industriali ma molte di esse chiusero. L’allora Presidente Della Repubblica Sandro Pertini fece il seguente discorso alla nazione: “Non deve ripetersi quello che è avvenuto nel Belice. Io ricordo che sono andato in visita in Sicilia. Ed a Palermo venne il parroco di Santa Ninfa con i suoi concittadini a lamentare questo: che a distanza di 13 anni nel Belice non sono state ancora costruite le case promesse. I terremotati vivono ancora in baracche: eppure allora fu stanziato il denaro necessario. Le somme necessarie furono stanziate. Mi chiedo: dove è andato a finire questo denaro? Chi è che ha speculato su questa disgrazia del Belice? E se vi è qualcuno che ha speculato, io chiedo: costui è in carcere, come dovrebbe essere in carcere? Perché l’infamia maggiore, per me, è quella di speculare sulle disgrazie altrui”. Mai parole furono più attuali poiché oggi nulla è cambiato, l’Italia vive in una costante bolla d’aria di sospensione in cui la prevenzione è l’optional e non viene posto come elemento di risoluzione. Il terremoto di questi giorni ha raso al suolo importanti edifici del patrimonio artistico/storico e culturale come la Basilica di San Benedetto e la Cattedrale di Santa Maria Argentea a Norcia, piegate in due come carta. Un paese che non salvaguardia il proprio patrimonio storico e artistico, attraverso misure precauzionali atte a garantire una solida messa in sicurezza, annienta automaticamente quelle che dovrebbero essere le fondamenta del sistema economico e sociale di un paese che ha sempre fondato i suoi principi sulla cultura ma oggettivamente ha predicato bene e a razzolato male, il buon Renzi però rassicura tutti: “ricostruiremo tutto, nessuno andrà in tenda”, precisando “Ricostruiremo tutto. Tutte le spese per l’edilizia scolastica e le strutture sanitarie le considereremo fuori dal Patto di Stabilità. Tutto ciò che servirà a ricostruire su quei territori lo prenderemo. L’Italia non lesinerà nella ricostruzione di luoghi che sono l’anima del nostro Paese. Non faremo sconti e chiederemo in modo forte e pressante alle popolazioni di aiutarci”, ovviamente interviene anche il Vaticano, che risicato nel mettere le mani nel portafoglio ma generoso nell’attaccare quando può le scelte politiche di uno Stato che non gli appartiene riferiscono da un prestigioso “attico”: “Stiamo monitorando attentamente l’impatto del nuovo terremoto in Italia. Siamo in contatto con la Protezione civile italiana. L’Ue è pronta ad aiutare”.

L’Italia che non guarda i propri errori dovrebbe trarre esempio dai loro “fratelli d’oltremanica”, che invece hanno imparato dai loro errori e hanno prontamente rimediato con strutture adeguate. In Giappone il terremoto è frequente; il famoso terremoto di Kobe del 1995 ha ucciso 6.343 persone e ha lasciato senza un tetto 300.000 persone, tale episodio ha fatto da scuola per prevenire ulteriori disastri e hanno attivato delle misure di prevenzione efficienti come il pre-allarme che avverte la popolazione dell’arrivo di un sisma o tsunami, grazie a dei sensori situati in tutto il Paese. Non appena i sensori captano il pericolo, l’allarme si sovrappone ai programmi televisivi in diretta e indica la localizzazione e l’onda in arrivo con pochi secondi di anticipo ma sicuramente indispensabili per scappare e correre ai ripari. Ma andiamo a ritroso, nel 1923 si verificò un terribile terremoto a Tokyo che distrusse molti palazzi ma rimase in piedi l’Imperial Hotel realizzato da  Frank Lioyd Wright, grazie ad una struttura costruita da getti di cemento armato e con un profilo a sbalzo e una particolare stratificazione delle fondamenta. Negli edifici a rischio viene utilizzato una sorta di cuscino antisismico tra un piano e l’altro in modo tale da rendere la struttura elastica nel momento in cui essa viene posta alle pressioni e flessioni delle scosse di terremoso, limitando quindi il crollo della struttura stessa e garantendo la possibilità di fuga alle persone. Le strutture portanti vengono costruite in cemento armato o acciaio dal 1923 e grazie a ciò viene garantita maggiore flessibilità, grazie anche all’utilizzo di materiali poco pesanti nelle parti sopraelevate dell’edifici si attutisce il danno. Soluzioni che sicuramente potrebbero tornare utili ai politicanti italiani che si riempiono la bocca di buone parole e pochi fatti. 



Terremoto: epicentro Italia e… il salvatore della Patria

 

di Roberto Ragone


Abbiamo sempre conosciuto i terremoti come circoscritti ad una precisa zona della nostra penisola: Friuli, Belice, Irpinia, Emilia-Romagna, L’Aquila e così via. Questo ultimo evento sismico l’avevamo già catalogato come Lazio-Marche-Umbria-Abruzzo, in realtà Amatrice. E già si incominciava a fare i conti della ricostruzione, con la partenza lenta di quella macchina burocrato-pachidermica che è la Pubblica Amministrazione – che Dio ne scampi! Già il nostro furetto al governo, il dottor Matteo Renzi incominciava a tuonare contro un’Europa che riteneva dovesse concedere ampi margini di manovra economica al di fuori dei vari patti iniqui che hanno caratterizzato l’infelice ingresso dell’Italia in quel tritacarne che si chiama Unione Europea; cioè aumentare ancora il debito che pagheranno i nostri pronipoti.

 

E ancora in questi momenti, approfittando da una diretta da Palazzo Chigi concessa graziosamente da quella RAI che ormai gli obbedisce come un cagnolino ben addestrato, si  mostra in piena retorica di 'salvatore della Patria', promettendo ricostruzioni a piene mani, contro i 'tecnicismi burocratici' di quell'Unione a cui si è inchinato, e che ora sfrutta nelle sue reprimende per carpire il favore di quei cittadini a cui l'Unione ha fatto ben più che male.


Si può anche vedere una corrispondenza fra il terremoto, o i terremoti, che scuotono l'Italia in questi giorni, e il terremoto antidemocratico che ci minaccia nelle sembianze della modifica costituzionale da votare il 4 dicembre. Sono ambedue eventi catastrofici, con la differenza che il secondo è prevedibile ed evitabile con un voto intelligente; a dispetto di quella Piazza del Popolo che sabato pomeriggio è stata mostrata fitta di manifestanti e di bandiere del PD – mentre era in realtà mezza vuota – sfruttando, come al solito, inquadrature a tutto uso e consumo dell'Oratore – Renzi. Ma, come si dice, non si può fare i conti senza l’oste.


Come briciole su di una tovaglia, l’ultima botta, quella di domenica mattina, ore 7,40 ora solare, ci ha scossi in su e giù dal Trentino alla Puglia, all’incirca duemilacinquecento chilometri, o poco meno. Dimostrando che la nostra presenza sulla Terra è quella di poco più che inquilini, a dispetto di tutte le nefandezze che al nostro globo terracqueo imponiamo ogni giorno nel nome di un profitto che rimane comunque fine a sé stesso. Se invadiamo l’ambiente di plastica e dei suoi venefici componenti dal Polo Nord fino alle più alte vette dell’Himalaia; se i nostri pesci, anche in oceano, ingoiano micro particelle di ogni tipo di derivato da petrolio, addizionato di componenti cancerogeni; se  le navi lavano le stive al largo, se il grande polmone verde della foresta amazzonica viene ogni giorno distrutto per ettari, se l’aria è irrespirabile per gli scarichi, non delle auto, ma delle grandi aziende; se i nostri fiumi, le falde, i torrenti, le sorgenti sono inquinati per le aziende protette da alto che scaricano i loro liquami; se, alla fine, l’aria, l’acqua, la terra, sono ormai compromesse; se i ghiacci si sciolgono, togliendo ai selvatici il loro naturale ambiente; se continuiamo a trivellare in Adriatico, nonostante sia un mare chiuso, inquinandolo senza rimedio, e negando il danno; se traforiamo montagne in nome di un falso progresso, in realtà a vantaggio dei soliti noti; se progettiamo un inutile, costoso e pericoloso ponte fra Calabria e Sicilia – e si potrebbe continuare -, allora possiamo ben affermare che le innumerevoli nefandezze che imponiamo al nostro ambiente, sono tali, e che noi, da inquilini poco riguardosi, ne approfittiamo. Non sono esse comunque che generano i terremoti, ma dovremmo guardare con più spirito critico la nostra presenza sulla Terra; pensare che ciò che abbiamo impiegato una vita per costruire può essere distrutto in meno di dieci secondi. Di fronte ad un evento sismico dopo il quale l’unica priorità è scavare anche a mani nude, nell’immediatezza, per cercare di salvare chi ha avuto la sorte di rimanere sotto il solaio della sua casa, dovremmo tutti ridimensionarci. Non vogliamo essere integralisti come il viceministro israeliano Ayoub Kara, che ha visto nel terremoto italiano una punizione divina per l’astensione dell’Italia al voto in sede Unesco, sulla città vecchia di Gerusalemme, che avrebbe in tal modo negato il legame millenario di Israele con l’Ebraismo, costringendo quindi Tel Aviv a chiederci scusa. Ma senz’altro dovremmo guardarci allo specchio e valutare con un metro diverso la nostra vita. Quando si scende da un aereo, o da una nave, si guarda al suolo come a qualcosa di fermo, di stabile, e qualcuno si china anche a baciarlo, in segno di gratitudine, magari dopo una grande paura. Ma quando ciò che hai sempre giudicato fermo e stabile sotto i tuoi piedi incomincia a ballare, allora tutto ciò su cui avevi fondato la tua vita, sballa.


E rimane un senso diffuso di paura, una paura nuova e incontrollabile. Capisci che la tua vita non sarà mai più al sicuro, in nessun luogo, e che dovrai abituarti a convivere con un senso di allarme latente.  Come sfuggire ai terremoti? Tutta la fascia appenninica è zona sismica, e come abbiamo visto, quasi nessuna regione è completamente al sicuro. Epicentro? Italia, in questo caso, da Bolzano a Bari. Ma perché i terremoti non si possono prevedere, in un’era dotata di grande tecnologia come la nostra, quando possiamo osservare la nostra terra da migliaia di chilometri di altezza con apparecchi che possono addirittura leggere le targhe delle auto? L’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia sostiene autoritariamente che i terremoti non si possono prevedere. Farlo significa mettere in dubbio la preminenza di tale organismo, commettendo reato di lesa maestà, e quindi i ricercatori che tengono alla propria carriera se ne astengono.

 

Comunque l’INGV insiste nella sua posizione, anche dopo che qualcuno, un tale Giuliani, aveva previsto il terremoto de L’Aquila. Ma le Cassandre sono poco gradite, sempre; pensiamo quanto sarebbe stato diverso il bilancio delle vittime se soltanto i cittadini de L’Aquila fossero stati messi in allarme. Il problema è anche etico. L’obiezione è semplicistica: siccome non è scientificamente provato che si possono prevedere i terremoti, non prevediamoli. Quindi se qualcuno che non è della casta, e non appartiene alla scienza ufficiale prevede un terremoto, non viene considerato. Se verrà anche denunciato, la volta successiva starà zitto. Di fronte a tali rischi è senz’altro preferibile un allarme a vuoto, piuttosto che l’impreparazione. Giampaolo Giuliani, il tecnico del Laboratorio di Fisica del Gran sasso che previde il terremoto ‘in zona di Sulmona’ e diede l’allarme, inascoltato; e che fu poi definito dal capo della Protezione Civile Bertolaso come ‘Uno di quegli imbecilli che si divertono a diffondere notizie false’, – ricordiamo che il terremoto di L’aquila si verificò una settimana più tardi di quanto pronosticato – ha avuto anche un precursore, anche lui stigmatizzato dalla scienza ufficiale, tale Raffaele Bendandi. Nato a Faenza, autodidatta definito poi ‘pseudoscienziato’, si appassionò all’astronomia, costruendosi da solo un telescopio e diversi sismografi. Nel 1917, durante i turni di guardia del servizio militare, elaborò, passeggiando lungo la battigia, una teoria per cui ritenne che la crosta terrestre, come le maree, fosse soggetta ad attrazione gravitazionale della luna. La sua ispirazione prevedeva anzi che tutti i pianeti del sistema solare, compreso lo stesso sole, fossero responsabili di sommovimenti della crosta terrestre. Ben più basata su principi certi è quella di Giuliani, il quale ha rilevato, in prossimità di un evento sismico, una fuoruscita di radon, un gas radioattivo che è presente soprattutto in zone vulcaniche. Negli USA il radon è considerato cancerogeno, e tenuto d’occhio, particolarmente nei materiali da costruzione, cosa che in Italia si trascura del tutto. Bendandi ha cercato le cause, Giuliani ha rilevato un campanello d'allarme. La conclusione è deludente: da una parte personaggi le cui osservazioni, ancorchè empiriche, andrebbero valutate e approfondite. Dall’altra la solita casta  che pretende di essere l’unica autorità riconosciuta e riconoscibile; per cui i terremoti non si possono prevedere, e continueranno a non potersi prevedere, d’imperio. Per ricostruire tutti i piccoli paesi con criteri antisismici veri – appalti degli ‘amici’ a parte, un’altra piaga della nostra nazione – ci vuole tempo e tanti soldi, e non si può aspettare che tutto sia realizzato. La faglia pericolosa si allunga lungo tutta la penisola. Servirebbe a tutti un po’ più di umiltà, quando si tratta di salvare non antichi edifici, ma le famiglie e il futuro di intere regioni. 
 

 




Palermo: l'arte arabo-normanna riconosciuta patrimonio dell'Unesco

 
di Angelo Barraco
 
Palermo – Si è celebrata a Palermo la cerimonia di scopertura della targa ufficiale Unesco del sito seriale “Palermo arabo-normanna e le Cattedrali di Cefalù e Monreale”, un evento che ha ripercorso l’arte arabo-normanna che adorna la città, rendendola unica nel suo agglomerato urbano tanto da ricevere il riconoscimento dall’Unesco come Patrimonio dell’Umanità. Un crocevia di arte, storia e cultura che unisce Palermo, Monreale e Cefalù e che a distanza di quasi un anno dalla nomina ha finalmente posto un punto fermo in questo importante traguardo con una cerimonia ufficiale che ha decretato ufficialmente l’intitolazione e che ha visto l’illustre presenza del Presidente Della Repubblica Sergio Mattarella e il Ministro dell’Interno Angelino Alfano. All’ingresso dei nove monumenti che compongono il percorso è stata apposta una targa e precisamente a:  Palazzo Reale e Cappella Palatina, la Cattedrale, Chiesa di San Giovanni degli Eremiti, Chiesa di Santa Maria dell’Ammiraglio, Palazzo della Zisa, Chiesa di San Cataldo, Ponte dell’Ammiraglio, Cattedrale di Monreale, Cattedrale di Cefalù.

E’ stato il Presidente Della Repubblica Sergio Mattarella a scoprire la prima targa posta dinnanzi al Palazzo Reale, mentre il Coro Arcobaleno del Teatro Massimo cantava l’Inno nazionale. Vi era inoltre il Presidente dell’Ars, Giovanni Ardizzone, il Presidente della Regione Sicilia Rosario Crocetta che ha dichiarato: “Il riconoscimento da parte dell’Unesco dell’itinerario Arabo – Normanno, non è solo un attestato della Comunità Internazionale al valore artistico e monumentale delle città siciliane e dei nostri beni culturali, rappresenta il riconoscimento di una grande storia e della civiltà umana che ha coinvolto la nostra terra”. Vi era inoltre Leoluca Orlando, Sindaco della Città di Palermo che ha dichiarato “La storia di questa città oggi è una garanzia di futuro e anche un esempio per il resto mondo. Mandiamo un messaggio di convivenza in un momento in cui si alzano i muri e ci sono intolleranze”. Hanno partecipato anche l’arcivescovo di Palermo, monsignor Corrado Lorefice e Giovanni Puglisi, Presidente della Fondazione Unesco Sicilia. Ci saranno concerto, convegni e spettacoli fino a domenica e il Sindaco Leoluca Orlando ha detto: “Da qui mandiamo un messaggio di convivenza in un momento in cui si alzano muri e intolleranze”. L’arcivescovo di Palermo ha aggiunto: “Qui Oriente e Occidente si sono incontrati. Palermo è ponte tra le grandi culture araba, ebraica e cristiana in un momento in cui si delineano inquietanti sconti di civiltà”. Il Presidente dell’Assembrea regionale Siciliana Giovanni Ardizzone, Palazzo Reale continua ad essere un “contenitore di storia, cultura e arte di riconosciuta bellezza e valori la cui importanza si proietta al di là della Sicilia”, parole che ha pronunciato all’interno della splendida cornice di Palazzo dei Normanni a Palermo, nella sala che recentemente è stata intestata a Piersanti Mattarella, ucciso nel 1980 e fratello del Presidente Della Repubblica e ha aggiunto “Un esempio da seguire in un momento storico particolarmente delicato affinché i cittadini possano recuperare fiducia nelle istituzioni e la politica possa riappropriarsi delle vere ragioni della sua missione”. 



il grande mestatore

 
IL GRANDE MESTATORE E L’ASTUTO MANIPOLATORE
CIO' CHE NESSUNO VI DIRA' MAI SULLA RIFORMA COSTITUZIONALE
DI ROBERTO RAGONE
Alla notizia che la riforma referendaria della Boschi era stata approvata di notte e con la maggioranza semplice, tutti noi abbiamo pensato che fosse stato fatto per brevità, essendo difficile ottenere la maggioranza prescritta dei due terzi degli aventi diritto. Abbiamo pensato che, nonostante tutto, la legge avrebbe previsto un referendum popolare, questa volta confermativo, delle norme varate dal governo. Abbiamo pensato che sarebbe stato un bene avere la possibilità di vagliare le nuove norme, un segno di democrazia. Poi abbiamo capito che la manovra era stata orchestrata a nostro danno, con una spropositata propaganda del Sì, anche presso gli Italiani all’estero, che vedono tutto rosa, e nulla sanno di ciò che il governo di Renzi combina in Italia. Infine ci siamo convinti che tutto tendeva a legare il voto con una rete fitta di iniziative al limite della decenza, per irretire il voto degli Italiani. Ma non sapevamo fino a che punto. In realtà il  testo della modifica costituzionale è stato approvato di proposito con una maggioranza semplice. Questo per due ragioni: la prima, per evitare di subire ‘noiose’ lungaggini democratiche da parte del contraddittorio; la seconda, per legare l’approvazione della stessa ad un referendum popolare, in modo da scaricare la patata bollente in mano a noi cittadini. Di notte, perché a quell’ora tanti vogliono soltanto andare a dormire. Ormai, acquisita la scheda elettorale ingannevole, che neanche un ricorso al Tar è riuscito a correggere, gli slogan sono sempre quelli: più velocità nell’approvazione delle leggi, riduzione del numero dei parlamentari, con conseguente riduzione dei costi. Ma soprattutto i difensori del Sì dichiarano il superamento del bicameralismo, che, definito ‘inutile’ – e non un segno di controllo democratico – viene sbrigativamente liquidato. Bene, abbiamo trovato, fra le tante voci che circolano sui social, quella che vogliamo proporvi. Il profilo Facebook si chiama: 'Riformare la costituzione senza averla letta bene'. Non abbiamo potuto esimerci dal farlo, perché, a dispetto dei tanti che hanno fatto sentire la propria voce, abbiamo creduto che questa fosse la più obiettiva ed esauriente. Quindi niente superamento del bicameralismo, niente risparmio, o irrisorio, niente approvazioni più veloci delle leggi, ma soltanto una perdita secca di diritti e di democrazia. Se avrete la pazienza e la bontà di leggere queste righe, vi convincerete che dietro questa manovra c’è un ‘gran mestatore’, una persona di notevole esperienza politica e costituzionale, e che Maria Elena Boschi, con tutto il rispetto, non può esserne l’autrice in prima persona. Capirete fino a che punto Matteo Renzi sia un ‘astuto manipolatore’ delle coscienze degli Italiani, e quanto è importante non farsene coinvolgere. Al referendum votiamo NO, ci sarà sempre tempo per modificare una Costituzione antifascista e repubblicana che va trattata con le pinze, e non con il piccone.
“REFERENDUM 4 DICEMBRE 2016”
“CONSIDERAZIONI SULLA RIFORMA DEL SENATO”
“La Costituzione vigente prevede che il Senato sia composto da 315 membri, eletti direttamente dal popolo in occasione delle elezioni politiche. Se la riforma entrerà in vigore, i senatori saranno 100: 5 di essi saranno nominati dal Capo dello Stato; gli altri saranno eletti dai Consigli Regionali (articolo 57). Di questi 95 senatori, 74 saranno scelti tra i consiglieri regionali, e 21 fra i sindaci. Tutti gli altri cittadini non potranno rivestire questa carica. Il popolo sarà, dunque, estromesso dalla possibilità di eleggere direttamente un ramo del Parlamento. Verrebbe, così, violato uno dei più importanti principi previsti dalla Costituzione, quello della sovranità popolare, sancito dall’art. 1. I nuovi senatori si troverebbero a ricoprire, contemporaneamente, due cariche: quella di Sindaco, o Consigliere Regionale; e quella di Parlamentare. Svolgere pienamente entrambe le funzioni diventerà, sostanzialmente, impossibile: sarebbe, infatti, necessario, a tal fine, che i lavori del Senato non si svolgano in contemporanea con quelli di tutti i Consigli Regionali italiani e dei 21 Comuni coinvolti. Inoltre la composizione del Senato potrebbe variare numerose volte nel corso della medesima legislatura: la cessazione dalla carica di consigliere regionale o sindaco comporterà anche la decadenza di quella di senatore. Le maggioranze, pertanto, potrebbero cambiare più volte nel corso di 5 anni, dato che le varie elezioni comunali e regionali si svolgono durante annualità diverse. Se Camera e Senato saranno controllate da un solo partito, le minoranze saranno, sostanzialmente estromesse dalla possibilità di incidere sul procedimento legislativo e sulla scelta degli organi di garanzia. Se invece, come è possibile che accada, Camera e Senato avranno maggioranze di segno opposto, il rischio di una paralisi, o, comunque, di un rallentamento dell’attività legislativa sarebbe certo. Questo problema non può nemmeno essere risolto, come accade ora, dal Presidente della Repubblica: non è previsto, infatti, che egli possa sciogliere il Senato (art. 88). Il Capo dello Stato potrà, invece, nominare cinque senatori a sua discrezione, che rimarrebbero in carica per sette anni. Non si comprende la ragione di tale scelta, dato che il nuovo Senato dovrebbe rappresentare le Autonomie Territoriali. I nuovi senatori disporranno dell’immunità parlamentare negli stessi termini in cui essa spetta agli attuali membri del Senato (art. 68). A differenza di quanto afferma l’ingannevole scheda che verrà consegnata ai seggi, il bicameralismo paritario non verrà integralmente superato. Camera e Senato, infatti, continueranno ad operare esattamente come ora, con riferimento a materie importantissime, tra le quali le leggi di revisione della Costituzione e quelle relative all’attuazione delle normative europee che hanno assunto, ormai, rilevanza enorme. Il nuovo Senato concorrerà all’elezione del Presidente della Repubblica e di due giudici costituzionali. Parteciperà, con modalità diverse a seconda delle materie, al procedimento di formazione di tutte le altre leggi. Il suo ruolo, pertanto, rimarrà importantissimo. Un organo eletto dai Consigli Regionali, svolgerà, dunque, compiti delicatissimi che avrebbero richiesto una diretta investitura popolare. Quando i sostenitori del Sì affermano che tale sistema è il medesimo previsto un altri importanti paesi europei, dicono una cosa inesatta. In Francia, infatti, il Senato è eletto da ben 150.000 grandi elettori, rappresentativi di tutte le autonomie territoriali: deputati e consiglieri generali e regionali; delegati dei Consigli Municipali. La riforma Boschi, invece, attribuisce questo compito a circa un migliaio di consiglieri regionali. In Germania, i componenti del Bundesrat sono vincolati dal mandato ricevuto dai singoli Lander; rappresentano in maniera effettiva la posizione dei singoli stati membri. In Italia, invece, i Senatori non sarebbero dotati di tale vincolo. Sarebbero, pertanto, liberi di votare in difformità rispetto alla posizione della propria regione di appartenenza. Tuttavia, a differenza dell’Italia, la Germania è una Repubblica Federale. Si tratta, pertanto, di un paragone fra sistemi molto diversi, che non regge; specie se si considera che la riforma sottrae alle Regioni la competenza legislativa su numerose materie. Ancora meno convincente è il richiamo alla House of Lords britannica, i cui membri sono nominati dalla Regina su proposta del Primo Ministro. In ogni caso, se l’Italia è riuscita a ottenere una conquista maggiormente democratica, per quale ragione i cittadini dovrebbero rinunciare ad essa? Forse i consiglieri regionali sono in grado di far emergere le esigenze dei territori in maniera più efficace rispetto ai cittadini stessi? La Ragioneria dello Stato ha certificato che il risparmio derivante dalla riforma del Senato ammonterebbe ad appena il 9% (nota del 28 ottobre 2014). Chi vota S’, sceglierà, pertanto, di cedere una parte importante della propria sovranità in cambio di un risparmio irrisorio che si sarebbe potuto ottenere semplicemente diminuendo il numero complessivo dei parlamentari. Del resto, ad un fenomeno analogo i può già assistere con province e città metropolitane: enti dotati di importanti competenze e capacità di spesa i cui rappresentanti non sono direttamente eletti dai cittadini, pur potendo disporre di denaro pubblico. La riforma del Senato non semplifica e produce risparmi irrisori. Il nuovo Senato non sarà rappresentativo né dal punto di vista politico, né dal punto di vista territoriale. L’Italia non ha bisogno di emanare leggi più rapidamente, visto che anche con l’attuale sistema, quando si è voluto, le leggi sono state approvate in pochi giorni. Servirebbero, semmai, meno leggi, più chiare. Qual è, dunque, il reale obiettivo di questa riforma? “E allora, questa è la verità del referendum. Gli istituti della democrazia non sono compatibili con la competizione globale, con la guerra permanente, chi vuole mantenerli è considerato un conservatore. Il mondo è il mercato; il mercato non sopporta altre leggi che quelle del mercato. Se qualcuno minaccia di fare di testa sua, i mercati si turbano. La politica non deve interferire sulla competizione e i conflitti di mercato.” (Raniero La Valle). Ma non tutto è ancora perduto: possiamo riuscire a bloccare questa riforma. I NO dovranno superare i SI’ in occasione del referendum del 4 dicembre 2016. Sosteniamo i comitati per il NO. Il voto di ciascuno di noi potrebbe essere decisivo per salvare la Costituzione antifascista del ’48, ‘la più bella del mondo’. 10ragioniperilno@tiscali.it.”



Goro e Gorino e l'intolleranza sugli immigrati

di Paolino Canzoneri

Scendere in piazza per protestare e manifestare per un proprio diritto è una dimostrazione di fiera democrazia e fare valere i propri diritti è sacrosanto tanto che forza e determinazione diventano contingenti in un cammino proteso al raggiungimento del proprio scopo e del rispetto del proprio diritto ritenuto leso, ma se lo si attua con barricate fatte di bancali di legno per fermare i pullman degli immigrati e specialmente contro una dozzina di donne e i loro bambini per lo più ancora in grembo che richiedono urgente asilo, allora il tanfo di razzismo si sente a chilometri e le cose cambiano decisamente. Gorino e Goro due paesi di poche centinaia di anime nel Ferrarese, un tempo detta la regione "rossa", diventano l'emblema e la testimonianza di una quotidiana incapacità di tolleranza e umana pietà. Due nomi di paesi praticamente sconosciuti che scelgono una occasione "ad hoc" per rimbalzare su tutti i giornali per un fatto di cronaca poco encomiabile in un presente che necessita di risposte in termini di aiuto per una tragedia umanitaria e secolare in corso che sta avvenendo sotto i nostri occhi ma che putroppo molti italiani non sembrano accorgersene o capire. Fortuna vuole che non si stia parlando di una ostilità estesa al 100% delle popolazoni delle due cittadine, ma è pur vero che una preoccupante maggiornaza di abitanti impauriti che questo possa essere il primo piccolo passo, una prima apertura ad una presenza copiosa di emigranti visti tutti, uno ad uno, come criminali invasori e stupratori assassini; fa fare un passo indietro ai tempi medievali e ci colloca alla stregua di quelle tribù africane solitarie impreparate a contatti con altri villaggi, altre tribù e quindi istintivamente ostili. L'istinto di difesa basato dalla non conoscenza e dal timore primordiale che un altro essere possa arrecarci del male, specie se di colore diverso dal nostro, è in assoluto la dimostrazione più lampante di arretratezza mentale e incapacità nel capire che l'accoglienza con proprositi di integrazone può offire spunti e forza lavoro in una contemporaneità che ci porta verso aggregazioni sempre più scevre da confini, da muri e da "transenne". La vita che si sceglie è forse una misera vita fatta di paure meschine e quotidiano nascondiglio nelle proprie case, nei propri recinti, nei giacigli a difesa del lupo mannaro che scende dalle montagne come gli unni, i barbari o in questo caso viene dal mare come pirati assassini devoti al saccheggiamento crudo e violento; o si sceglie una vita fatta di presa di coscenza del proprio presente, dell'apertura verso il prossimo quale gesto nobile di aiuto di coloro che per sfortuna sono nati in terre bellicose con assenza totale di quelle condizioni per potersi organizzare e vivere civilmente o peggio vittime di folli e sanguinari imperatori asserviti ai loro istinti primordiali o vittime loro stessi di credo religiosi ai limiti della pura follia. Non è un bel momento. Ogni giorno sembra che paura e intolleranza portino sempre di più a trincerarsi dentro mura sicure nella più totale convizione di essere liberi ma sempre più rinchiusi in una propria prigione mentale   che non risolve il problema ma che condiziona invece il nostro futuro. Dobbiamo pur sempre un giorno dimostrare a noi stessi il valore di certe scelte e di certi modi di pensare e per farlo dobbiamo dapprima capire quali sono i pulpiti falsi e ipocriti che fanno presa sulle menti ignoranti e labili; dobbiamo da subito riconoscere chi usa per propri scopi elettorali la paura diffusa di una invasione inesistente perchè a lungo andare è questo che causa. Dire no ad una dozzina di povere donne disperate che chiede asilo per salvezza è un gesto spregevole e meschino. Il grande cantautore poeta Fabrizio De Andrè che nella sua vita ha sempre cantato la tolleranza dei più sfortunati in uno dei suoi primissimi Album cantava: "Uomini, poiché all'ultimo minuto non vi assalga il rimorso ormai tardivo per non aver pietà giammai avuto e non diventi rantolo il respiro: sappiate che la morte vi sorveglia, gioir nei prati o fra i muri di calce, come crescere il gran guarda il villano finché non sia maturo per la falce".




renzusconi e le coincidenze

RENZUSCONI E LE COINCIDENZE 
DI ROBERTO RAGONE
Sappiamo bene da tempo che il nostro premier letteralmente si nutre di slogan, visto che un senso compiuto a tutte le sue valanghe di parole in libertà è difficile darlo, mentre uno slogan spiega presto e bene ciò che si conviene. Infatti il nostro conta più sull’effetto fonico e scenico delle sue performance che sul reale senso delle sue onomatopee. Come del resto ha sempre fatto nella vita, se dobbiamo dar credito a chi l’ha conosciuto da piccolo, quando portava via la palla se nel sorteggio non era messo in squadra. Insomma, i fuochi artificiali, o giochi pirotecnici, soddisfano la vista per un attimo, ma poi tutto ripiomba nel buio, con grande sperpero di denaro, letteralmente andato in fumo. Sicchè un aggettivo giusto per Matteo Renzi è: 'pirotecnico'. Diversi sono gli slogan del premier, e frequenti il loro uso e abuso. L’ultimo in ordine di tempo è: “Meno veti e più voti”, quello uscito sui media giusto subito dopo la pretesa e auspicata sconfitta dei ‘vampiri’ e dei ‘gufi’. Se vogliamo dirla tutta, i ‘vampiri’ di Equitalia sono quelli che hanno portato denaro allo Stato – che ingrato! –  e i gufi sono deliziose creature notturne, e non menagrami  detrattori di ogni e qualsivoglia iniziativa di don Matteo. Il quale deve smetterla di dire ‘basta’ a tutto ciò che non gli piace e di pensare che tutto ciò che fa sia buono e giusto, permettendo un democratico dissenso, una sana opposizione, senza tacciarla di gufismo. Ma questo non è nel suo carattere. A proposito poi della decurtazione degli emolumenti parlamentari secondo le presenze, don Matteo sa benissimo che una simile proposta non passerà mai, dato che ci sono elementi di tutti i partiti che hanno un'assenteismo molto superiore a quello di Di Maio; oltre a quello dello stesso Renzi. Torniamo agli slogan. Chi prima di lui ha profferito la fatidica frase ‘meno veti e più voti’ è stato il Berlusca, il capitano coraggioso del Parlamento, colui che sempre ha affrontato a viso aperto (o quasi) tutte le procelle politiche scatenategli contro non dai gufi, ma dai PM di turno. Dalle quali, dopo la Tempesta Perfetta, è uscito un po’ ammaccato, e con l’albero maestro spezzato in quattro – gli anni dei servizi sociali che gli sono stati comminati. Dato il personaggio, s’è evidentemente preferito destinarlo ai vecchietti, a cui avrà infuso una buona dose di ottimismo, come suo solito, piuttosto che affrontare doverose e costose ristrutturazioni della cella a lui destinata… ma meno veti e più voti rimane nella storia. Don Silvio ci ha provato chiedendo agli elettori il 51%. Don Matteo invece, memore di ciò che dichiarò Maometto a proposito della montagna, ha cambiato le carte in tavola, e alla montagna c’è andato lui. Un'altro petalo viene forse ad infoltire quelli già noti del Giglio d'Oro. Dopo la nuova Miss Italia di Prato, Rachele Risaliti, un'altra cometa sale da Prato nel cielo personalissimo di Matteo Renzi – geograficamente parlando – Giulia Mazzoni, pianista, compositrice, concertista e creatrice di eventi e spettacoli di successo – almeno secondo ciò che lei stessa dice di sè, nonostante stia ancora studiando in Conservatorio, al Giuseppe Verdi di Milano; il che fa presumere che non sia ancora diplomata. Con un disco presentato nientemeno che al parco della Musica di Roma. Ma quando si apprende che la nuova stella della musica è, a detta di chi ne capisce, un fenomeno meno 'interessante' di quello di Giovanni Allevi – a suo tempo distrutto professionalmente da Riccardo Muti sulla stampa – allora il sospetto sorge spontaneo. Prato è in Toscana, e la Toscana è la patria di Renzi. Possibile che da un po' in qua la Toscana partorisca fenomeni mediatici da mille e una notte? Allevi lo sponsorizza la Sony, ma la Mazzoni?
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 



Mattarella: "Sconsiderato chi critica i vaccini"

Redazione

Oggi è la giornata dedicata alla lotta al cancro, un tema fondamentale che non deve mai essere abbandonato soprattutto dal grosso filone della solidarietà. Si pensi infatti che la maggiore destinazione del 5xmille degli italiani è proprio la ricerca contro il cancro.  "Ai ricercatori italiani, nel nostro Paese e nel mondo, va tutta la nostra grande riconoscenza. E' opportuno ricordarlo costantemente: investire nella ricerca è sempre una scelta vincente": lo dice il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, alla Giornata sulla lotta al cancro. "Avverto – rileva – che questa convinzione si sta radicando sempre più nella coscienza civile, anche se il limite delle risorse non consente di fare tutto ciò che sarebbe necessario. E' importante, naturalmente, spingere per fare sempre meglio e di più e tuttavia è necessario valorizzare e far conoscere i risultati che si conseguono". Il capo dello Stato parla anche dei costi di farmaci e terapie. "Le istituzioni – sostiene – sono sfidate a garantire il diritto universale alla salute ed a monitorare un mercato difficile, influenzato da imprese transnazionali che, se contribuiscono in modo positivo alle attività di ricerca, vanno sollecitate a condividere la responsabilità della comunità internazionale per la salute nel ventunesimo secolo, superando la contrapposizione tra diritti di proprietà intellettuale e diritti umani".

Vaccini "Occorre contrastare con decisione gravi involuzioni, come accade, ad esempio, quando vengono messe in discussione, sulla base di sconsiderate affermazioni, prive di fondamento, vaccinazioni essenziali per estirpare malattie pericolose e per evitare il ritorno di altre, debellate negli anni passati". Lo dice il presidente della Repubblica Sergio Mattarella alla Giornata nazionale per la ricerca sul cancro.

Farmaci sul cancro
"L'accessibilità alle cure è parte importante della coesione stessa di una società. Va apprezzata la scelta, annunciata dal governo, di destinare un fondo ai farmaci innovativi per la cura del cancro. E' una tendenza che va incoraggiata e spero si sviluppi". ha detto il presidente Mattarella al Quirinale, in occasione della Giornata nazionale per la ricerca sul cancro.

Lorenzin Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, '"nel suo discorso ha segnato dei passaggi estremamente importanti". Lo ha affermato il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, in riferimento alle affermazioni del presidente sull'importanza delle vaccinazioni, in occasione dell'evento al Quirinale per 'I giorni della ricerca' dell'Associazione italiana per la ricerca sul cancro (Airc). Il presidente, ha sottolineato il ministro, ''ha infatti fatto riferimento all'importanza delle vaccinazioni come base della prevenzione nel nostro Paese". E' infatti "fondamentale – ha sottolineato – aumentare le coperture vaccinali, e ciò anche a favore di chi, per problemi di salute, non può invece essere vaccinato". Altro fenomeno "drammatico", al quale Mattarella ha fatto riferimento, ha concluso, "è poi quello di coloro che rinunciano a cure e terapie scientificamente validate, e che potrebbero salvare la vita, per affidarsi a veri e propri 'stregoni'".

Scienza e comunicazione
"E' necessaria una alleanza virtuosa tra scienza e mondo della comunicazione", ha detto il presidente della Repubblica alla Giornata per la ricerca sul cancro. "La lotta – sostiene il capo dello Stato – che insieme conduciamo contro il cancro è collegata all'affermazione di un più generale diritto alla salute, e un ruolo di grande rilievo all'informazione. Notizie infondate o campagne di indicazioni sbagliate possono provocare comportamenti gravi e condizionare la vita di persone sofferenti. Attenzione e serietà devono essere massimi In materia di salute – conclude – pubblicare notizie senza adeguata verifica viola i principi basilari dell'informazione".

I premi Questa mattina al Palazzo del Quirinale, alla presenza del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, si è tenuta la cerimonia per la Giornata Nazionale per la Ricerca sul Cancro, nel corso della quale hanno preso la parola il Direttore generale dell'Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro, Niccolò Contucci a nome del Presidente AIRC, Pier Giuseppe Torrani, il Direttore Scientifico AIRC, Federico Caligaris Cappio, il Direttore dell'Unità Sviluppo Terapie Innovative al San Martino – Istituto Tumori di Genova e ricercatrice AIRC, Lucia Del Mastro e il Ministro della Salute, Beatrice Lorenzin. E' quindi intervenuto il Capo dello Stato. Nel corso della cerimonia il Presidente Mattarella ha consegnato il Premio Speciale AIRC "Credere nella Ricerca" a Pippo Baudo e alla Fondazione Cariplo, e il Premio FIRC "Guido Venosta 2016", al prof. Francesco Lo Coco, Ordinario di Ematologia presso l'Università degli Studi di Tor Vergata. Erano presenti il Presidente del Senato della Repubblica, Pietro Grasso, il Presidente della Corte Costituzionale, Paolo Grossi, il Presidente della Commissione Igiene e Sanità del Senato della Repubblica, Emilia Grazia De Biasi, il Presidente della Commissione Affari Sociali della Camera dei Deputati, Mario Marazziti, rappresentanti del mondo politico, della ricerca, dell'università e dell'imprenditoria. In precedenza il Presidente della Repubblica ha consegnato una targa alla Presidente dell'Associazione Inner Wheel Italia, Alessandra Colcelli Gasperini, per l'attività svolta a favore della ricerca oncologica.




Renzi all'Europa: "Chi prende i soldi si prende anche i migranti"

Redazione

Una strenua battaglia dell'Italia con l'Europa sul bilancio europeo. "Non è importante lo 0,1%, non è decisivo. Noi non stiamo litigando con l'Europa. La nostra battaglia, che è storica, è sul bilancio europeo nei prossimi anni. L'Italia in passato ha sempre detto di sì all'Europa. A tutto. L'Italia, lo ha deciso il governo Monti, dà all'Europa 20 mld di euro e ne riprende solo 12. Noi all'Europa diciamo: chi prende i soldi si deve prendere anche i migranti. Siamo impegnati in una battaglia storica. Quante lettere di richiamo ci ha mandato l'Europa? Una ogni anno e l'ha mandata a tanti Paesi. Non so se ci arriverà una lettera di richiamo. Noi vogliamo cambiare le regole che sono state scritte in passato". Così il presidente del Consiglio Matteo Renzi ospite di Lucia Annunziata a 'In mezz'ora' su Reaitre. In ogni caso sulla manovra "siamo assolutamente nei termini previsti. Io la Boldrini non l'ho sentita. La legge di stabilità va mandata in Parlamento il 20 di ottobre ma il termine non è perentorio. L'anno scorso l'abbiamo mandata 10 giorni dopo, entro questa settimana la mandiamo in Parlamento", ha sottolineato. Costi politica – Il Governo condivide l'idea di ridurre i costi della politica, ma "l'importante è vedere come". Per esempio si potrebbe legare "l'indennità parlamentare alle presenze". Lo ha sottolineato il premier Matteo Renzi intervenendo a 'In mezz'ora' su Rai3 in merito alla proposta del Movimento 5 stelle che sarà esaminata dal Parlamento a partire dalla prossima settimana.

Parlamentari? Indennità in base alle presenze "Il Pd – ha spiegato Renzi – è favorevole alla riduzione degli stipendi, dipende come si fa. Il M5S la butta in calcio d'angolo perché é in difficoltà. Vediamo di che si tratta, ragioniamone. Io faccio la mia controproposta: perché ai parlamentari non diamo l'indennità in base alle presenze. Luigi Di Maio, ad esempio, ha il 37% delle presenze in aula". "Di Maio e Di Battista prendono il doppio di quello che prendo io come presidente del Consiglio. Quindi se Di Maio fa il 37% di presenze, perché si deve prendere l'indennità intera? Invece di inventarsi la missione, la presenza istituzionale… I 5stelle giocano a fare i puri, ma sono uguali a tutti gli altri", ha concluso Renzi.




Marsala, multe salate per chi abbandona i rifiuti: Parla il Sindaco Alberto Di Girolamo

 
di Angelo Barraco
 
Marsala (TP) – La Giunta Municipale di Marsala ha stabilito i nuovi importi delle sanzioni per gli incivili che abbandonano i rifiuti, violando quindi le disposizioni che riguardano la differenziata e cagionando un danno all’ambiente che a causa delle cattive abitudini di molti cittadini si sta trasformando in un quadro dipinto di colori spenti e grigi, senza vigore e lucentezza.
 
L’importo da pagare per tutti coloro che deturpano l’ambiente cresce in proporzione alla quantità dei rifiuti prodotti e al danno che viene arrecato al territorio. I nuovi importi previsti per le violazioni delle ordinanze sindacali vanno dai 100 euro per il singolo cittadino che commette violazioni, aumentano a 200 euro per le attività commerciali ed edifici condominiali. Per le strutture ricettive e sale di ricevimento le sanzioni sono di 300 euro e qualora il cittadino abbandona i rifiuto nel territorio raggiungono i 400 euro e la reiterazione comporta un inasprimento del 25%. Qualora si dovesse accertare il reato ambientale la sanzione può raggiungere i 1.000 euro. Intanto la Polizia Municipale prosegue senza sosta i controlli sul territorio e inoltre ha trasmesso gli ultimi dati aggiornati al 30 settembre ed emerge che sono stati effettuati 188 verbali di cui 112 nel 2015. Sono emersi inoltre i primi dati ufficiali che riguardano l’istallazione del sistema di videosorveglianza sul territorio e dal monitoraggio sono state applicate circa 40 sanzioni. Una reazione concreta e oggettiva da parte dell’amministrazione comunale guidata dal Sindaco Alberto Di Girolamo che reagisce prontamente e senza mezze misure dinnanzi all’increscioso aumento del fenomeno dell’abbandono dei rifiuti sul territorio che risulta evidente essere in continuo aumento dal centro storico alle periferie. Cumuli che tendono a trasformare e deturpare la splendida cornice della piccola Parigi in una discarica a cielo aperto dove ogni passo per le vie del centro, che trasudano storia e arte, si trasforma in una pericolosa e rocambolesca corsa ad ostacoli con il fine ultimo di evitare l’ultimo sacchetto abbandonato sul ciglio della strada e prontamente sparpagliato dal gatto randagio di turno. Marsala è quella lingua che si poggia sul mare con la sua “terra arsa e rossa terra di sud, terra di sud, terra di confine, terra di dove finisce la terra” come scrive Vinicio Capossela nel suo celebre brano “Il ballo di San Vito”. Parole che il cantante non ha volutamente rivolto a  Marsala ma contestualizzabili alla città stessa in quanto terra che si divide tra un cielo che accarezza con un sottile e sciabordante vento le lunghe e alberate strade e un mare che sembra graffiare le coste ormai appesantite da un popolo che vuole guardare oltre i confini che la natura impone. La bellezza e la valorizzazione del territorio sono principi fondamentali dell’amministrazione comunale.  

Noi de L’Osservatore D’Italia abbiamo intervistato il Sindaco Alberto Di Girolamo in merito alle nuove misure di controllo sul territorio.

 
 – Sono stati resi noti i dati relativi alle sanzioni applicate a coloro che deturpano l’ambiente. Cosa vi aspettate adesso dai cittadini?
Dai cittadini ci aspettiamo che naturalmente si comportino da persone civili come la maggior parte dei cittadini e quelli che fino ad adesso continuano ad essere incivili è giusto che si comporteranno da civili altrimenti saranno multati come in tutti i paesi civili insomma. In tutti i paesi civili si rispettano le regole perché le regole sono fatte nell’interesse di tutti quindi noi ci auguriamo che la gente faccia la differenziata come è giusto farla, faccia deposito di vari rifiuti nelle ore in cui è previsto nei posti in cui è previsto depositare i rifiuti altrimenti incorreranno in sanzioni come in tutti i paesi di questo mondo. 

– Come funziona l’applicazione di tali misure?
Di una semplicità unica, ci sono gli ispettori, Vigili Urbani che controllano se c’è la differenziata fatta quindi chi differenzia non deve avere nessuna preoccupazione; ci sono gli orari da rispettare nel depositare i rifiuti e poi tutti sanno che non vanno buttati i sacchetti in giro per la città. Vediamo in questi giorni, ogni tanto, delle zone in cui la gente secondo me si diverte per inciviltà, per non dire altro, a depositare i rifiuti e tutti sanno e se non lo sanno lo dico che ci sono delle telecamere e chi viene visto sarà multato dai 400 euro più 600 per inquinamento ambientale che diventano 1.000/1.200 euro e poi chi è recidivo sarà multato con il 25% in più. 
 
– Sindaco che messaggio vuole lanciare attraverso il nostro giornale ai cittadini che deturpano l'ambiente?
Quando parliamo di tenere il mondo pulito per i nostri figli, tutti dobbiamo partecipare. Il mondo non è una cosa lontana, partiamo dalle nostre strade, partiamo dalle nostre piazze, dalle nostre contrade dove abitiamo. Passano regolarmente a raccogliere i rifiuti e non si capisce perché la gente non deve fare la differenziata che fa parte della civiltà nostra, della civiltà mondiale. E’ semplice, di una semplicità unica fare la differenziata, togliendo il vetro, la carta, il cartone, la plastica, l’umido, di RSU ne rimane pochissimo e se vogliamo domani pagare di meno bisogna fare più differenziata e fare meno rifiuti. Non si capisce perché si deve arrivare a delle sanzioni che noi non vorremmo assolutamente fare ma la gente ci obbliga. 

Foto: Claudia Marchetti