Marsala: un mare di rifiuti…ma va tutto bene

di Angelo Barraco
 
Marsala (TP)“Rispettiamo insieme le regole, è un diritto vivere in una città pulita, è un dovere tenerla pulita” è una frase riportata sul sito del Comune di Marsala nella sezione apposita dedicata alla raccolta differenziata dei rifiuti. Una frase che auspica senza alcun dubbio buoni propositi per una sana e corretta educazione del cittadino e che mira indubbiamente al rispetto delle regole che stanno alla base di una corretta evoluzione sociale e culturale, che rappresentano l’ossatura di un sistema che costituisce il proprio star bene con l’applicazione di norme costituite da una logica sistematica e presumibilmente capillare. Marsala, un tempo definita “la Piccola Parigi del Sud Italia”, quindi sinonimo di bellezza disincantata bagnata da un mare che modella le coste tanto amate dai turisti che abbandonano i loro sguardi attraverso gli scorci del centro storico che sembrano disegnati in una storia monolitica senza tempo.  Sembra però che tale incanto storico non trovi un’esatta armonia nell’odierna evoluzione culturale-sociale poiché la città non risulta essere in linea con un decoro urbano che dovrebbe valorizzare ulteriormente l’importanza storica del sito. Il sopracitato testo sembra non trovare riscontro oggettivo con la situazione vigente poiché Marsala si trova in una situazione di degrado urbano non indifferente agli occhi dei numerosi visitatori che varcano la soglia della Piccola Parigi e visitano l’entroterra. Cumuli di spazzatura si accatastano negli angoli delle strade e ai bordi delle strade in spazi aperti nelle zone periferiche, come fossero discariche. Spazi incontaminati che diventano betoniere a cielo aperto dove i ratti trovano riparo tra un piatto e una buccia di banana e dove l’indifferenza dinnanzi al gravoso danno arrecato alla natura sta negli occhi di coloro che di li a poco getteranno l’ennesimo sacchetto di spazzatura in quel medesimo posto.
L’Amministrazione Comunale ha predisposto un piano per la raccolta dei rifiuti e il Sindaco Alberto Di Girolamo, in data 29 luglio 2016, ha firmato un provvedimento in cui si stabilisce che: I rifiuti di qualsiasi entità debbono essere smaltiti con l’ausilio di sacchetti ben chiusi e posti dinnanzi alle abitazioni. Non è consentita altra forma di esposizione del sacchetto; non è consentita l’esposizione dei rifiuti la domenica, nonché l’abbandono indiscriminato sul suolo pubblico e nelle acque superficiali e sotterranee rifiuti differenziati e non; la raccolta di rifiuti solidi urbani avviene mediante il sistema “porta a porta” nelle macro aree periferiche, zone nord, zone sud. Per il centro storico compreso tra via Frisella a nord e la vie Bottino e Santa Caterina a sud, le vie Calogero Isgrò e via Grazia Vecchia ad est e la via Diaz ad ovest e la via Roma per il tratto compreso tra la piazza Matteotti ed il Largo Zerilli la raccolta viene effettuata dalle 6.00 alle 8 anziché dalle 20 alle 22. In merito al ritiro di rifiuti solidi quali elettrodomestici, televisori, materassi, divani ecc il comune ha predisposto un numero verde attraverso il quale i cittadini devono chiamarlo nei giorni feriali dalle 8 alle 14 e devono far ritrovare l’oggetto da smaltire davanti l’abitazione. Noi de L’Osservatore D’Italia abbiamo deciso di perlustrare diverse zone di Marsala, dalla periferia al centro storico, per verificare se effettivamente le predisposizioni adottate dall’Amministrazione comunale hanno un concreto riscontro oggettivo.
 
Abbiamo percorso Via Roma, una delle principali arterie della città che dalla Stazione ferroviaria portano al centro storico, vicino ad un istituto di credito situato vicino ad una piazza molto frequentata in qualsiasi orario del giorno e della notte abbiamo immortalato un cumulo di rifiuti. In questo caso però l’Aimeri ha posto un avviso rosso segnalando che i rifiuti non sono stati smaltiti correttamente quindi in questo caso spetta al cittadino adoperarsi nello smaltimento corretto dei rifiuti. Spesso però ciò non accade e i sacchetti con i rifiuti restano li per giorni o addirittura per settimane. Sempre in Via Roma abbiamo immortalato un altro cumulo di spazzatura posto sul marciapiede in attesa di essere raccolto ma questa volta senza avviso.
 
Proseguendo per le vie del centro ci siamo imbattuti in Via Calogero Isgrò, altra arteria del centro storico ben nota ai residenti per la presenza di un copioso numero di negozi. Un vaso in legno che accoglie una palma è diventato il punto di appoggio di due sacchetti di spazzatura ben chiusi in attesa di essere raccolti.
 
Il nostro viaggio in territorio marsalese si è dirottato successivamente in Via Mazzini, dove ci sono svariate attività commerciali, bar e studi medici. Come previsto dall’ordinanza, la spazzatura è abbandonata sul marciapiede in attese di essere raccolta: noi abbiamo immortalato un cumulo di carta d’imballaggio che ha subito le intemperie del tempo e l’irresistibile richiamo dei numerosi animali randagi che si trovano in giro per il territorio e che si apprestano ad aprire i sacchetti e quant’altro per disfare la spazzatura e tergiversarle in strada. Via Mario Nuccio è una costola di Via Mazzini ed è ben nota per la costante presenza di rifiuti accanto agli alberi.
 
Noi abbiamo immortalato sacchetti accumulati vicino ad un albero, rifiuti sparsi e un cumulo di calcinacci e rifiuti di vario tipo in una zona della città che si trova a pochi passi dal centro storico. Successivamente la nostra attenzione si è concentrata su Via Salvatore Angileri (nei pressi di un noto negozio di mobili) in zona Via XI Maggio: all’angolo abbiamo immortalato un comodissimo divano che si sorreggeva su due piedi e poggiato presumibilmente su una porta in vetro.
 
Il punto è critico per i residenti inoltre proprio in quella zona c’è una chiesetta ai più sconosciuta che si chiama Santa Maria della Catena, con un tetto crollato dal bombardamento del 43’. Sono stati gli animali oppure è stato il vento? È questa la domanda che ci siamo posti quando siamo passati da Corso Gramsci e abbiamo immortalato diversi sacchetti di spazzatura che intralciavano la viabilità del marciapiede presso cui si trovavano, posti in posizione e con la consequenziale fuoriuscita di materiale dai sacchetti. Gatti? Vento? È un mistero.
 
Lo stesso medesimo quesito ce lo siamo posti passando da Via Ugdulena, quando stavamo attraversando mestamente la strada e abbiamo dovuto fare un’interruzione di percorso a causa della presenza di spazzatura che ostruiva il percorso, inutile aggiungere che tale materiale si trovava anche fuori dai sacchetti presso cui doveva stare. Abbiamo allora deciso di lasciare il centro storico e dirigerci verso la periferia della città, per verificare com’è la situazione rifiuti e se tutto è sotto controllo. Siamo partiti dal passaggio a livello di Contrada Giunchi e con sorpresa notiamo cumuli di spazzatura accatastata sulle sterpaglie, ci siamo diretti allora in contrada Ventrischi e passando davanti ad una pista di cavalli ormai in disuso abbiamo notato cumuli di rifiuti laddove crescono i fiori. Recentemente il Comune di Marsala ha provveduto ad istallare un sistema di videosorveglianza in alcuni punti della città per contrastare quelli che sono gli incivili che si apprestano ad abbandonare la spazzatura laddove non la si dovrebbe abbandonare. Per quanto concerne il problema della raccolta rifiuti abbiamo parlato con diversi istituzionali che ci hanno spiegato come reputano il servizio raccolta rifiuti a Marsala. Secondo il Vicesindaco Agostino Licari, che abbiamo intervistato, il servizio raccolta rifiuti  “non buono, difatti abbiamo predisposto un nuovo piano di intervento che garantisca un sistema migliore per la raccolta dei rifiuti basato fondamentalmente sul discorso di individuare ogni cittadino quindi di informatizzazione del sistema con i microcip per ogni contenitore, con un sistema che riesca a monitorare costantemente la qualità dei rifiuti e la quantità dei rifiuti al fine di ridurre intanto la produzione di rifiuti e aumentare in maniera sensibile la differenziata che vogliamo portare almeno al 70/80% nel complessivo. Questo sistema è in grado di introdurre la cosiddetta bollettazione puntale cioè un sistema di pagare la tari in base alla quantità e alla qualità dei rifiuti. Questo dovrebbe comportare un’ulteriore riduzione di costi da sopportare da parte della famiglia e incrementare sensibilmente la raccolta differenziata quindi con la diminuzione dei costi, noi abbiamo preventivato nell’ordine di 3milioni di euro. Questo sistema informatizzato permette di avere maggior controllo anche sui rifiuti che vengono anche purtroppo abbandonati, nel caso si tratterebbe di avere un controllo più capillare dei rifiuti in città e quindi anche sullo spazzamento attraverso un sistema gps collegato alle spazzatrici avremmo un controllo costante e immediato del lavoro fatto. Adesso questo non c’è  e noi possiamo fare riscontro del servizio prestato e non sempre siamo soddisfatti del lavoro fatto”.
 
Il Comune ha avviato una misura di contrasto per il fenomeno increscioso degli incivili che gettano la spazzatura in luoghi non idonei: abbiamo parlato dei risultati di questa iniziativa con il Vicesindaco che ci ha riferito: “abbiamo un sistema di video sorveglianza in alcuni punti nevralgici della città per garantire maggiore sicurezza, per ora ne abbiamo sistemato 10 di telecamere al centro storico e che dobbiamo implementarlo ulteriormente. Poi abbiamo un altro sistema e sono state istallate altre 10 telecamere nelle periferie dove purtroppo spesso c’è questo malcostume di qualche deficiente concittadino che nonostante avesse un servizio di porta a porta dove gli vanno a togliere l’immondizia a casa, preferisce prendere l’immondizia e buttarla per strada. Questo sistema ha già prodotto intanto 30 verbali che sono stati notificati delle multe intorno agli 800 euro”.
 
L’Esper è una ditta che si occupa dello studio del territorio per capire le problematiche, in merito a tale aspetto il Vicesindaco ci ha riferito: “noi abbiamo verificato che l’attuale sistema di gestione dei rifiuti che ci siamo trovati non era uno dei migliori, aveva molte criticità nonostante tutti gli sforzi. Per programmare un buon piano dei rifiuti ci siamo avvalsi di esperti del settore, di società che fanno progetti sul piano rifiuti e piani d’intervento. Tra le migliori che ci sono in Italia, abbiamo visto un curriculum con risultati eccellenti dove loro hanno predisposto dei piani e poi sono stati affidati a diverse ditte. E’ una società che collabora soltanto con i Comuni, non ha mai collaborato e non intende collaborare con società che gestiscono i rifiuti per evitare condizioni che a volte involontariamente si può essere indotti a favorire una ditta piuttosto che un’altra. Questo codice etico che ha questa società ci ha garantito e ci garantisce moltissimo sulla trasparenza e sul fatto che quel piano è mirato solo per garantire un sistema migliore della raccolta dei rifiuti non certo per favorire una ditta piuttosto che un’altra”. Un’azione dura da parte dell’amministrazione in risposta a tutti gli incivili che si apprestano a danneggiare il territorio.
 
Il Consigliere Comunale Daniele Nuccio in merito alla situazione rifiuti a Marsala si aggancia a quanto detto dal Vicesindaco, ritenendo “Negativa” la situazione in città perché “Rispetto ad altre realtà è oggettivo che avere il 50% di differenziata è una cosa positiva, tuttavia noi qualche mese fa abbiamo approvato un piano di intervento, con la consulenza della società “Esper”, che a mio avviso ha significato qualcosa di importante.
 
Quando il piano sarà operativo potremo parlare di premialità per i cittadini ed i lavoratori, incrementando la quantità di differenziata si avrà il risparmio per l'utente. Il problema c’è stato dal punto di vista della tempistica che ha portato a far si che la Regione accentrasse tutto per quanto riguarda le gare d'appalto e questo ci ha portato ad un anno di proroga con Aimeri (Energetika Ambiente) che si poteva probabilmente evitare. Purtroppo, nonostante il piano e la discussione in Consiglio sia durata per diverse settimane, abbiamo sempre girato attorno al perché dei disservizi e quasi mai colpito nel segno. Oggi il mercato dei rifiuti in Sicilia rimane uno degli ultimi grandi business, tanto che l’emergenza rifiuti dura da vent’anni. Dal mio punto di vista un problema che dura per vent'anni non può più essere descritto quale “emergenza” ma finirà per avere le sembianze di una vera volontà politica nel mantenere lo status quo. Vi invito a leggere le risultanze della commissione eco-mafie che di recente ha fatto un po' il punto sulla situazione siciliana. Il quadro che ne emerge è qualcosa di assolutamente drammatico. Penso alla vicenda dell'Assessore Regionale Nicolò Marino, magistrato, che aveva deciso di mettere nero su bianco tutte le irregolarità del “sistema”. Ne veniva fuori un contesto di interessi da parte di Confindustria Sicilia (il Dott. Catanzaro, vicepresidente di Confindustria, è il titolare della discarica di Siculiana) e di pezzi importanti del panorama “antimafia”. Detto questo l'allora Assessore Marino è stato defenestrato. Per quanto riguarda il nostro territorio e l'appalto con Aimeri di sette anni fa nella relazione di cui parlavo prima emerge anche il ruolo del Senatore Nino Papania, la quale posizione in sede di procedimento giudiziario è stata archiviata ad onor del vero. Quello dei rifiuti è uno dei business più controversi in assoluto e questo sistema va scardinato, con decisione”. Una situazione che abbiamo approfondito  e con il Consigliere Comunale Calogero Ferreri che il merito al tema rifiuti e ci ha riferito: “Credo che l’amministrazione abbia superato abbastanza bene l’emergenza rifiuti di quest’estate in merito al discorso del caos del conferimento in discarica da Lentini e quant’altro e credo che al momento sta tenendo sotto controllo, sta monitorando le zone dove c’è l’abbandono dei rifiuti con l’istallazione delle telecamere quindi saranno contravvenzionate coloro che abbandoneranno in giro per la città sacchetti”, Chiediamo se tutto sommato la reputa positiva la situazione dei rifiuti e il consigliere ci risponde: “guardiamo le città vicine, considerando altri comuni che hanno avuto seri problemi e metri di rifiuti ai bordi delle strade io mi reputo fortunato in questa fase, l’Amministrazione si reputa fortunata in questa fase che ha saputo gestire l’emergenza. Per quanto riguarda l’inciviltà ripeto, l’amministrazione sta attuando tutte le nozioni per cercare di punire gli incivili”. Un punto di vista positivo, come quello del Sindaco di
 
Marsala Alberto Di Girolamo che ci ha concesso anche lui un’intervista in merito alla situazione rifiuti
 
– Come reputa il servizio raccolta rifiuti a Marsala?
Complessivamente buona
 
– Secondo lei non vi sono problemi per quanto riguarda la raccolta rifiuti? (sia Porta a Porta che la gestione generale)
Complessivamente buona insomma, si può migliorare ma complessivamente buona. Se i cittadini fossero più diligenti e facessero il loro dovere sarebbe ancora migliore.
 
– Per quanto riguarda le isole ecologiche: come reputa la gestione?
Isole ecologiche ne abbiamo due e anche la alcune vanno bene e altre potrebbero migliorare sempre se i cittadini rispettassero l’orario, rispettassero la differenziata come si fa nei paesi civili.
 
– Il Comune si è avvalso dei tecnici dell’Esper che hanno studiato il territorio e hanno analizzato bene le problematiche: ci vuole parlare un po’ di questa scelta e quanto è stata importante per voi?
E’ stato un supporto importante per fare la nuova gara come Aro quindi adesso però stiamo vedendo perché la regione in questo momento ha bloccato le nuove gare e quindi valuteremo…

– E’ stato istallato un sistema di videosorveglianza per contrastare il problema dell’abbandono dei rifiuti. Tale sistema ha comunque contrastato il problema?
Ha ridotto sicuramente questa brutta abitudine perché dove abbiamo messo le telecamere la gente non butta più rifiuti. Ha incrementato in altre zone dove continuano alcune persone a sporcare la città. 

– Quali saranno i prossimi obiettivi sul piano rifiuti del Comune di Marsala?
Portare la differenziata al 60% e oltre.
 
 
Ci siamo voluti spostare in un Comune limitrofo, quello di Petrosino. Recentemente l’azione di soppressione al fenomeno di abbandono rifiuti è divenuta virale a seguito della pubblicazione di un articolo di giornale in cui veniva spiegato come il Sindaco Gaspare Giacalore, ogni qualvolta i soggetti si apprestano ad abbandonare la spazzatura nelle aree in cui non dovrebbero, pubblica sulla propria pagina facebook il video del sistema di videosorveglianza in cui è immortalata la “scena del crimine”, in cui cioè si vede il soggetto che getta la spazzatura, ovviamente censurando il volto e la targa. In merito al tema rifiuti a Petrosino ci ha detto: “C’è una situazione di emergenza che riguarda tutta la Sicilia e se bene sia rientrata ma solo perché i quantitativi sono diminuiti, superata la stagione estiva, e considerato anche che siamo in una fase di transizione perché i comuni stanno espletando le gare d’appalto, il Comune di Petrosino è sicuramente molto avanti in questo, diciamo tutto sommato procediamo bene. Non sono ai livelli soddisfacenti che noi vorremmo perché quando entreremo a regime con il nuovo servizio, soprattutto la nuova impresa che si aggiudicherà la gara di appalto, possiamo fare un balzo in avanti, sia nel miglioramento del servizio, sia nella differenziata. Quando a Petrosino, all’inizio di quest’estate abbiamo capito che la Regione ha cominciato ad emettere ordinanze, con la media di 1,5 a settimana, limitando i quantitativi da conferire in discarica per i tumori, noi a Petrosino ci siamo immediatamente adeguati riducendo il quantitativo di RSU da portare in discarica e ci siamo in qualche modo mantenuti entro i limiti che ci sono stati assegnati, per fare questo abbiamo innanzitutto proceduto con un’ordinanza indirizzata a tutti i cittadini anche alle attività commerciali la differenziata dei rifiuti, seconda cosa abbiamo eliminato tutti i cassonetti, noi avevamo un sistema misto nel senso che nelle zone balneari c’erano i cassonetti, quest’anno abbiamo finalmente tolto tutti i cassonetti e in più abbiamo potenziato notevolmente la prevenzione sull’abbandono dei rifiuto ma soprattutto sulla repressione attraverso un sistema di controllo molto molto rigido e severo con l’ausilio di videosorveglianza, Polizia Municipale e Personale che provvedeva all’apertura dei sacchetti. Tutta un’azione coordinata insieme appunto al discorso di estendere il porta a porta in tutto il territorio comunale e questo ci ha portato nel giro di due mesi a superare il 50% di differenziata. Complessivamente il territorio è rimasto pulito, sia dall’abbandono dei rifiuti sia per quanto riguarda la raccolta vera e propria quotidiana. Chiaro che capitava qualche ritardo nel servizio, capitava che alcune zone non venivano completate nel giorno previsto ma l’indomani si recuperava immediatamente. L’unico disagio che abbiamo avuto è stato questo”. Quali sono gli effetti del sistema del sistema di videosorveglianza per contrastare il fenomeno dell’abbandono dei rifiuti? “devo dire che è stata assolutamente efficace. Un cittadino che vede comunque vede raccolta la propria spazzatura quotidianamente non ha alcun pretesto e nemmeno  bisogno di andare a buttare i rifiuti in giro. Va detto, ma senza spirito polemico e critico, che la statistica delle sanzioni elevate che ammontano anche a cifre considerevoli –abbiamo raggiunto credo 40mila euro nel giro di due mesi- dimostrano però che gli autori non sono cittadini di Petrosino, abbiamo risentito molto del fatto che l’emergenza generalizzata abbia portato a condotte reprensibili da chi si trovava di passaggio”.
 
(Foto: Claudia Marchetti, David Sciacca, Roberto Casano)



la corsia degli orrori

 
LA CORSIA DEGLI ORRORI
PERCHE’ I POLITICI SONO PIU’ LONGEVI DEGLI ALTRI
DI ROBERTO RAGONE
“La corsia degli orrori”: questo è il titolo che Mattino 5 ha dato venerdì mattina al servizio molto ampio e ben realizzato a proposito del caso del signor Marcello Cairoli, deceduto dopo 56 ore di agonia in uno stanzone dell’astanteria dell’ospedale S. Camillo- Forlanini, dove era stato ricoverato urgentemente dai familiari per l’aggravarsi di una situazione patologica già seguita in altro ospedale. Il signor Marcello – permettetemi di chiamarlo per nome, perché un po’ tutti l’abbiamo adottato come un padre sfortunato, simbolo di un’era e segno di un decadimento non solo delle Istituzioni – era ammalato di cancro. Il figlio, Patrizio, riferisce che inutilmente avevano atteso l’inizio di una programmata radioterapia che avrebbe potuto probabilmente, se non salvargli la vita, almeno renderla un po’ più lunga, permettendo alla sua famiglia di continuare a goderne l’affetto. Nulla di tutto ciò. Ricoverato al Pronto Soccorso del S. Camillo, il signor Marcello ha visto terminare le sue ultime ore di vita fra ricoverati non gravi, in codice bianco e verde; fra gente che portava la pizza e i panini ai ricoverati – anch’essi da almeno due giorni in attesa, come testimoniato dal servizio di mattino 5 – e tossicodipendenti in attesa della dose di metadone. Senza privacy, senza dignità, senza assistenza, tranne che nelle ultime otto ore, durante le quali gli è stata somministrata la morfina, a fronte dei dolori insopportabili che pativa. Così il sig. Marcello se ne è andato, senza forse soffrire, senza essere cosciente della sua stessa dipartita; ma, aggiungiamo noi, senza poter dare un ultimo saluto alla sua famiglia radunata intorno a lui, unico diaframma con le loro presenze fra la vita e la morte, fra gli ‘allegri’ e rumorosi ricoverati e il dramma che si svolgeva silenziosamente dietro quella barriera umana. Comprendiamo il dolore della famiglia Cairoli, e da queste colonne, a nome di tutta la redazione, voglio esprimere la nostra vicinanza a tutti loro. Perdere un genitore, come già ho scritto ieri, è un’esperienza che segna per tutta la vita. Perderlo così, è ancora più triste. Inutili ed impotenti, se pur doverose, le scuse di tutto l’ospedale, per bocca del direttore sanitario, il dottor Luca Casertano. Comprensibile il rammarico di fronte a questa morte, anche se, secondo il dott. Casertano, la situazione non permetteva il trasferimento ad altro spazio, essendo già occupati i due letti destinati ad ospitare i malati fine-vita. Secondo i dati forniti dal dott. Casertano, il S. Camillo-Forlanini riceve circa 150 casi al giorno al Pronto Soccorso, attorno ai 90.000 l’anno, e con i mezzi a loro disposizione non è possibile fare di più. E allora torniamo al problema originale. Questa che descriviamo oggi è solo la punta dell’iceberg di una situazione voluta e messa in atto da chi pensava che la spending review, malamente orchestrata e realizzata per ordine dell’Unione Europea,  consistesse nel togliere servizi ai cittadini che pagano le tasse, e che hanno diritto a quei servizi che le tasse dovrebbero garantire, –  come anche la Costituzione, proprio quella che si vuole stravolgere – distruggendo di fatto un apparato sanitario che tutto il mondo ci invidiava. Ci invidiava, perché di fronte a ciò che accade quotidianamente, e che i giornali si sono stancati di denunciare, ora non c’è più nulla da invidiare. È sotto gli occhi di tutti che l’Italia non è un Paese che premia la meritocrazia, come accade altrove, dove, per esempio, i nostri cervelli in fuga sono accolti a braccia aperte. E questo potrebbe spiegare perché abbiamo alla Sanità un ministro come Beatrice Lorenzin, che oltretutto non ha una competenza specifica in materia sanitaria, avendo interrotto i suoi studi alla maturità classica. Ma penso che se andiamo spulciare, parecchi dei nostri amministratori sono nella stessa situazione, se non peggio. Naturalmente, come previsto, Lorenzin ha dato ad altri l’incarico di investigare sulla faccenda. Questa volta abbiamo una variante, essendo coinvolto il capo ufficio stampa del ministero, il quale, fatte le debite indagini, potrà serenamente dare incarico ai soliti ispettori di approfondire la situazione. Questo è il servizio sanitario in Italia. Di recente, per dirne una, il premier Renzi ha dichiarato ‘basta tagli alla sanità’, forse rendendosi conto, perfino lui, che non poteva andare oltre, a rischio di una sommossa – virtuale, in Italia non siamo come in Sudamerica. Peccato che subito dopo più di duecento esami clinici sono stati messi  pagamento, il che è forse peggio che tagliare, perché ancora più gente – anziani, e pensionati, la fascia più debole della nazione – rinunzieranno a curarsi, affollando ancora di più i Pronti Soccorso. Storace, sul suo quotidiano, riferisce che il manager D’Urso, ex del S. Camillo, è stato promosso alla guida dell’Azienda Ospedaliera Universitaria di Sassari, dopo aver aumentato il deficit aziendale del S. Camillo: questo tanto per parlare di non-meritocrazia. Un anno fa veniva decretata la chiusura dell’ospedale della Locride, in provincia di Reggio Calabria. Non sappiamo come sia andata a finire, pur avendo firmato una petizione che ne chiedeva la continuazione. Ma in una nazione in cui si fa finta che la gente si ammali di meno soltanto perché non accede alle troppo costose cure del SSN, siamo autorizzati ad essere pessimisti. Tutto questo non riguarda la Casta, per i cui appartenenti sono sempre disponibili posti letto raccomandati, se non tutto il piano di un grande ospedale, come per esempio il Gemelli, come è già accaduto. Abbiamo notato, fra l’altro, che la politica rende longevi, come testimonia l’età dell’ex-presidente Napolitano, ora senatore a vita: non sarà che una maggiore disponibilità di presidi terapeutici possano fare il miracolo? Certo, se Re Giorgio, come ama chiamarlo Marco Travaglio, avesse dovuto passare per tutte le forche caudine della nostra cosiddetta sanità, non sarebbe così in salute. O no? Apriamo un dibattito in merito, potete indirizzare le vostre opinioni alla nostra redazione. In proposito, vorremmo sapere perché il Forlanini continua ad essere nominato accanto al S. Camillo, quando è chiuso da quel dì ed è diventato un luogo pericolosissimo, senza sorveglianza, ricettacolo di immondizie, topi, vagabondi, drogati, e dove è stato anche rinvenuto il cadavere di una ragazza? Quale risparmio si è voluto realizzare sulla nostra pelle? Non è forse esatto dire che se fosse ancora funzionante, i tanti ricoverati nei vari codici colorati potrebbero distribuirsi fra due centri ospedalieri? E se l’azienda Forlanini fosse deficitaria, non sarebbe come tutte le altre aziende statali, dove il denaro è res nullius? E non è forse esatto dire che di fronte alla vita umana non si dovrebbe guardare il profitto, ma solo la vita stessa? E non è anche giusto immaginare che il terreno dell’ex-Forlanini potrebbe essere oggetto di una speculazione immobiliare per i soliti noti? Intanto aspettiamo i famigerati ispettori della Lorenzin e le loro conclusioni. Possiamo immaginare già cosa scriveranno nei loro rapporti, non potendo descrivere la situazione reale, ma probabilmente soltanto quella che deve emergere dalla loro visita. Così, mentre tutto continua ad essere com’è, mentre Renzi continua a dire che l’italia è in ripresa, mentre Padoan spinge una crescita che è solo nella sua mente fantasiosa; mentre i pensionati continuano a tirare un giorno dopo l’altro, cominciando dal primo del mese, studiando le offerte speciali dei vari supermercati, e mentre altri invece vanno a razzolare negli scarti dei mercatini rionali; mentre le pensioni d’oro continuano ad essere intoccabili, Dio sa perché, certificando un’ingiustizia sociale degna del peggior Soviet; mentre la Casta continua a godere di privilegi anticostituzionali (art, 3, andàtelo a leggere); e mentre Renzi, Boschi, Verdini, Napolitano & Co. insistono nel fare propaganda ad una modifica costituzionale indecente: mentre tutto questo continua così, e ognuno di noi pensa che chiunque sarebbe capace di ‘inviare gli ispettori’, noi continuiamo a chiederci: ma se non è capace di evitare la distruzione del servizio sanitario, e di farlo funzionare come dovrebbe, il ministro della sanità Beatrice Lorenzin, cosa ci sta a fare?



MALASANITA'

MALASANITA’, NON SEMPRE LA COLPA E’ DEI MEDICI
DI ROBERTO RAGONE
 
"Signora ministra, sono passati circa tre mesi dal giorno in cui mio padre ha scoperto di avere un cancro a quello della sua morte; metà del tempo lo ha trascorso ad aspettare l'inizio della radioterapia, l'altro ad attendere miglioramenti che non sono mai arrivati. Nonostante la malattia, ci avevano prospettato anni di vita da trascorrere in modo dignitoso.”
Questo è l'esordio di una civilissima lettera indirizzata da Patrizio Cairoli, un giornalista di Askanews, alla ministra Lorenzin, in ordine alla morte di suo padre, avvenuta non in una stanza d'ospedale, o almeno in corsia, ma su di una barella in pronto soccorso, dopo cinquantasei ore di una degenza vergognosa, circondato da persone ricoverate in codice bianco o verde, del tutto incuranti del momento gravissimo che il padre del nostro collega stava attraversando. Penso che ognuno di noi immagini quel momento supremo, in cui lasceremo questa vita con tutto ciò che questo comporta, in un letto, circondati dal calore dei nostri cari, nella sublimazione di un momento unico e irripetibile, dolcissimo e tragico. Chi ha perso un genitore, o magari tutti e due, sa benissimo cosa significa. E il dolore insiste anche nell'età matura. Un dolore che si ravviva ogni volta nel ricordo, e che il tempo non riesce a cancellare. Ognuno di noi ha certamente una storia da raccontare. Quella di Patrizio è, purtroppo per lui, molto triste. I fatti sono noti, essendo stati riportati da tutti i maggiori quotidiani e trasmessi anche in TV, oltre ad essere oggetto, attualmente, di una interrogazione parlamentare. Quante sono cinquantasei ore? Possono essere tante o poche, dipende da ciò che preludono. In questo caso sono state un interminabile stillicidio, in attesa di una morte senza dignità. In definitiva ciò che si chiedeva era solo questo, dignità. E un pizzico di misericordia, se non di rispetto, per il momento incombente. Cinquantasei ore durante le quali il mondo ha continuato a girare, tranne per la famiglia riunita attorno ad un lettino di pronto soccorso, in attesa. E il mondo girava anche attorno a loro, a cui è stata negata anche la minima privatezza, con il rifiuto di un paravento, con il pretesto che quelle cose sono riservate ai medici quando visitano. Per la privatezza del malato. Ma non di chi questa vita sta lasciando. Ci s’è arrangiati con un maglioncino, tenuto insieme con del nastro adesivo, e facendo barriera con il proprio corpo. Nel turbinio di persone che partano ai malati pizza e panini, di gente che ride e scherza, di infermieri che passano, lanciando più d’uno sguardo eloquente a quel corpo inane. Cinquantasei ore trascorse dicendo addio in ogni attimo al proprio caro, consci del fatto che non tutto ciò che avrebbe dovuto esser fatto era stato fatto. Cure palliative, che poi tali non erano; dolori alle ossa placati da nulla, con la sofferenza anche nel compiere l’azione più semplice, come scendere dalla macchina o risalirvi; nella totale indifferenza dei medici e nella inefficacia di dosi sempre più alte di tachipirina, la cui efficacia si sarebbe fatta attendere anche 3-4-5 mesi. A volte anche ai medici manca il coraggio di dire la verità, loro stessi messi di fronte ad un muro sul quale non hanno più alcun potere. In attesa della fine. Ma come s’è arrivati a questo baratro di inciviltà? Perché l’ospedale dev’essere l’anticamera di una fine senza dignità? Di questo non possiamo dare la colpa ai medici, o soltanto a loro. Il guasto viene da lontano, dai tagli orizzontali operati da persone che con la Sanità non hanno niente a che fare. Burocrati che hanno soltanto delle cifre, dei numeri, e delle direttive, e devono far combaciare gli uni con le altre. Dei ciechi a guida di altri ciechi, ma – dice la Scrittura – così ambedue andranno ‘nel fosso’. Non siamo numeri, nessuno di noi lo è, né lo sarà mai. Numeri erano i deportati nel campi di sterminio, e per fare in modo che nessuno si confondesse, il numero veniva tatuato loro sulle braccia. Siamo arrivati a questo? Una nuova Auschwitz, Birkenau, Bergen-Belse, Buchenwald, Dachau…? Forse che i nostri ospedali sono diventati come quei posti orribili e senza umanità? Quando le decisioni prese ‘in alto’ decidono di chiudere i piccoli ospedali perché bisogna tagliare le spese,  questi provvedimenti portano ad un affollamento di grandi ospedali – come il S. Camillo, teatro di questa tragedia – allora sì. Diventiamo dei numeri. Dei numeretti in preda a statistiche che nulla hanno a che fare con l’umanità che si presume debba caratterizzare la professione medica. Nessuna colpa mi sento di attribuire ai medici del S. Camillo, né agli infermieri, o non in toto. La responsabilità di ciò che è accaduto, accade e continua ad accadere è in alto, molto in alto. Oggettiva, se non soggettiva, ma molto pesante. Abbiamo imparato da tempo che rivolgersi ad una ‘ministra’ – termine bruttissimo, ma ce lo dobbiamo tenere, in dispregio alla nostra bella lingua italiana, visto che anch’esso viene dall’alto – come la Lorenzin vale quanto una carta di pepe. E questo passa per le nostre mani, mie e di questo giornale. Ben sei volte, da queste colonne, abbiamo chiesto che la signora Lorenzin contribuisse a risolvere il problema di Vincenza Sicari, la maratoneta ammalata di qualcosa che, a quanto appare dai fatti, i medici non vogliono indagare, mentre Vincenza, dimessa da ogni ospedale, è oggi ospite del buon cuore di chi ha voluto accoglierla in casa sua E per ben sei volte abbiamo avuto la stessa risposta: cioè, nulla! Ci chiediamo quale sia l’effettivo compito di un ministro della Sanità, quando le cose vanno così male. Ci appelliamo alla condotta del ‘buon padre di famiglia’, se non altro, visto che i risultati sono a dir poco deludenti. Ma se fossero deludenti in un ministero che non tratta di vita umana, sarebbe nulla. Forse il ministro Lorenzin non si è ben resa conto di ciò che dovrebbe essere il suo compito, oltre che apparire in televisione in qualche intervista, tenere i rapporti con le case farmaceutiche, e inviare gli ispettori quando qualcosa non funziona. Come in questo caso. Certamente in aula, all’interrogazione parlamentare, risponderà che sono stati inviati gli ispettori per accertare i fatti. Un ministero è come un orto, che ognuno cura e innaffia, per avere un buon raccolto, per il bene dei cittadini e a testimonianza del proprio operato: o almeno così dovrebbe essere. Altrimenti, ci chiediamo, un ministro della Salute, cosa ci sta a fare? Se nessuno coltiva l’orto, o non sa da che parte impugnare la zappa, cha vada a casa, perché la sua presenza è inutile. Chiudiamo con la chiusa della lettera di Patrizio Cairoli, carica d’amarezza, non solo per il caso a lui accaduto, ma per tutti noi. “
Sarebbe dovuto morire a casa, soffrendo il meno possibile. È deceduto in un pronto soccorso, dove a dare dignità alla sua morte c'erano la sua famiglia, un maglioncino e lo scotch. È successo a Roma, capitale d'Italia".
Patrizio Cairoli
 
 



L'Italia è una Repubblica Democratica fondata sul lavoro: di chi?

di Angelo Barraco
 
Il primo comma dell’Articolo 1 della Costituzione Italiana recita: “L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro”. La realtà circostante porta però a mettere seriamente in discussione le parole enunciate da questo primo articolo riportato sulla carta costituzionale poiché la situazione vigente in Italia non da elementi concreti di supporto dal testo di legge. Un popolo attanagliato da una classe politica che stringe la morsa attraverso un potere che rimane ancorato ai fantasmi di un passato politico che apparentemente sembra lontano, ma che oggettivamente si riflette nelle parole e nelle azioni di chi oggi dovrebbe applicare un cambiamento ai fini di una crescita del bel paese. “Una Repubblica Democratica fondata sul lavoro” ma sul lavoro di chi? Una domanda che tanti cittadini si pongono mentre assistono silenziosamente al crollo di quella Repubblica fondata sul lavoro che oggi però non ha radici né tantomeno elementi oggettivi per chiamarsi tale. Renzi però nel luglio di quest’anno scrisse su Twitter che tutto stava procedendo per il verso giusto, che il paese stava crescendo: “Fatti non parole. Da febbraio 2014 a oggi l'Istat certifica più di 599 mila posti di lavoro. Sono storie, vite, persone. Questo è il Jobs Act”. Certamente nessuno gli ha ancora riferito che sono 107.529 gli italiani che hanno preso armi e bagagli per lasciare la terra natia che ha nulla è riuscita a dare loro se non la perdita di speranze. Il 36,7% di giovani di età compresa tra i 18 e i 34 anni ha deciso di lasciare il paese alla volta di mete lontane. Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha commentato la situazione con tali parole: “Oggi il fenomeno degli italiani migranti ha caratteristiche e motivazioni diverse rispetto al passato. Riguarda fasce d'età e categorie sociali differenti. I flussi tuttavia non si sono fermati e, talvolta, rappresentano un segno di impoverimento piuttosto che una libera scelta ispirata alla circolazione dei saperi e delle esperienze". C’è chi va e c’è chi viene, l’Italia è una lingua di terra che si poggia sul mare e che ogni giorno diventa un’ancora di salvezza per migliaia di migranti che affrontano l’impetuoso mare con l’obiettivo unico di raggiungere le nostre coste, sperando di trovare quella stabilità che da sempre è stata pura utopia nella loro terra. Vige in loro l’obiettivo unico di raggiungere una terra che in principio gli viene prospettata come ricca di possibilità, di opportunità di crescita e di eventuali sviluppi ma che in realtà li attanaglia in un’ulteriore prigione che raggiungono attraversando un mare che negli anni è diventato il teatro di morte e disperazione, dove numerose vite si sono spezzate e si sono inabissate. Recentemente sono stati recuperati ventotto cadaveri nel canale di Sicilia nel corso di trentatre operazioni, inoltre sono state salvate 4.655 persone. Migranti che viaggiavano a bordo di piccole imbarcazioni o gommoni, dove la precarietà del viaggio è un fattore certo come la morte di eventuali soggetti a bordo. Ma l’Italia non è soltanto il paese dei giovani che vanno via o dei migranti che giungono e non trovano la stabilità che in terra natia è stata loro promessa, il bel paese è  ben noto anche per la criminalità che dilaga e che macchia di sangue uno stivale già sporco di fango. Da Nord a Sud sono numerosi gli episodi di violenza che stanno traghettando nel degrado giovani e non. Recentemente nel Sud Italia uno studente è stato ricoverato in gravi condizioni per ferite a seguito di una lite con un altro minorenne, una lite in cui sarebbe stato usato un coltello. A Riccione una donna di 50 anni è stata uccisa da un uomo mediante strangolamento dal suo ex compagno. Il cambiamento di un paese avviene attraverso una crescita parsimoniosa e ramificata, mediante un approccio equo da parte dello Stato nei confronti di tutti i settori sociali che necessitano di supporto, con il fine ultimo di portarle ad una stabilizzazione e quindi ad una rieducazione laddove necessario. “Continua a piantare i tuoi semi, perché non saprai mai quali cresceranno – forse lo faranno tutti.” Albert Einstein. 



Boom di italiani che espatriano, 107mila in un solo anno. Sempre più giovani e del Nord

di Paolino Canzoneri

ROMA – La Fondazione Migrantes ha presentato oggi il consueto rapporto "Italiani nel mondo 2016". Considerando che nel 2015 il numero considerevole dei connazionali espatriati era di 107.529, si rileva invece un incremento del 6,2% degl iscritti all'anagrafe dei residenti all'estero "AIRE", percentuale riferita a 6.232 persone in più. L'età dei 39.410 giovani che scelgono di partire si aggira dai 18 ai 34 anni, una percentuale del 36,7% che sceglie in primis la Germania con 16.568 preferenze seguita dal nord Italia e precisamente Lombardia con 20.088 e il Veneto con 10.374. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella auspica in un messaggio a monsignor Giancarlo Perego, direttore generale della Fondazione Migrantes, che si possano creare sempre e presto quelle condizioni ideali e concrete che possano agevolare i giovani ovunque vadino: "Oggi il fenomeno degli italiani migranti ha caratteristiche e motivazioni diverse rispetto al passato. Riguarda fasce d'età e categorie sociali differenti. I flussi tuttavia non si sono fermati e, talvolta, rappresentano un segno di impoverimento piuttosto che una libera scelta ispirata alla circolazione dei saperi e delle esperienze. La mobilità dei giovani italiani verso altri Paesi dell'Europa e del mondo è una grande opportunità, che dobbiamo favorire, e anzi rendere sempre più proficua. Che le porte siano aperte è condizione di sviluppo, di cooperazione, di pace, di giustizia. Dobbiamo fare in modo che ci sia equilibrio e circolarità. I nostri giovani devono poter andare liberamente all'estero, così come devono poter tornare a lavorare in Italia, se lo desiderano, e riportare nella nostra società le conoscenze e le professionalità maturate". I dati rivelano che il 69,2% quasi 75mila persona ha scelto di trasferirsi all'etero in Europa. Il rapporto cita testualmente: "I giovani hanno una mobilità "in itinere", che può modificarsi continuamente perché non si basa su un progetto migratorio già determinato ma su continue e sempre nuove opportunità incontrate. Pur restando indiscutibilmente primaria l'origine meridionale dei flussi si sta progressivamente assistendo a un abbassamento dei valori percentuali del Sud a favore di quelli del Nord del Paese". Risultano infatti in netto calo le partenze per l'America meridionale ridotte a -14,9% in un anno, stabili quelle per l'America centro-settentrionale mentre 352 italiani hanno scelto le altre aree continentali. Dal rapporto si evince che i maschi espatriati si aggirano oltre i 60mila con una percentuale del 56.1%, i celibi e nubili al 60,2% mentre la fascia più rappresentativa degli Echo boomes ossia coloro che sono nati nei primi anni 80 e metà degli anni 90 si aggira intorno al 36,7% e andano avanti con l'età arriviamo ai 35-49enni al 25,8%. Per i minori le percentuali si attestano al 20,7% con 13.807 under 10 anni mentre mentre il 6,2% ha più di 65 anni (di questi 637 hanno più di 85 anni e 1.999 sono tra i 75 e gli 84 anni). Tutte le classi di età registrano un aumento di partenze rispetto al 2014 tranne gli over 65enni che si aggirano circa dai 7.205 a 6.572.




Referendum, ricorso al Tar contro il quesito. Il Quirinale:"C'è stato ok della Cassazione"

Redazione 

Il fronte del 'No' ricorre al Tar, il Tribunale amministrativo regionale, contro il quesito del referendum che "così formulato finisce per tradursi in una sorta di spot pubblicitario, tanto suggestivo quanto incompleto e fuorviante". Ma il Quirinale, autore del testo, si smarca: la valutazione e l'ammissione sono state già fatte dalla Cassazione.Il ricorso è stato presentato dagli avvocati Enzo Palumbo e Giuseppe Bozzi in qualita' di elettori e di esponenti del Comitato Liberali x il NO e del Coordinamento per la Democrazia Costituzionale, e i senatori Vito Claudio Crimi (Mov5Stelle) e Loredana De Petris (Sinistra Italiana-SEL), anche nella loro qualita' di delegati di un gruppo di senatori richiedenti il referendum costituzionale oppositivo, col patrocinio dell'avvocato Luciano Vasques del Foro di Roma. Per i legali il testo del quesito è "a favore del Governo che ha preso l'iniziativa della revisione e che ora ne chiede impropriamente la conferma ai cittadini, che non meritano di essere ingannati in modo così plateale".I ricorrenti lamentano che il quesito predisposto dal Quirinale "non tiene conto di quanto stabilito dall'art. 16 della legge 352-1970, secondo cui, quando si tratti di revisione della Costituzione, il quesito referendario deve recare la specifica indicazione "degli tabella" revisionati e di ciò che essi "concernono"". Il quesito referendario "predisposto dagli Uffici del Quirinale, su proposta del Governo, oltre a non specificare quali siano gli tabella della Costituzione interessati dalla riforma, alcuni dei quali ben piu' importanti di quelli citati (come la nuove modalità di elezione del Presidente della Repubblica e dei Giudici costituzionali di derivazione parlamentare), si limita invece a riprodurre il titolo del ddl di revisione, che, assieme al corretto ma insufficiente riferimento ad alcuni istituti incisi dalla revisione, riporta impropriamente anche una presunta finalità della legge (il c. d. contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni), che non trova specifico riferimento in alcuna delle norme revisionate, potendone semmai essere una conseguenza, neppure certa e comunque irrisoria".


M5S, il testo è una truffa "Il testo del referendum è una truffa, una propaganda ingannevole, l'ennesima trovata di Renzi per prendere in giro gli italiani. Per questo anche il M5S ha presentato ricorso al TAR del Lazio contro il testo del quesito in quanto scritto in violazione della legge", ha denunciato Vito Crimi, senatore del Movimento 5 Stelle, membro della Commissione Affari Costituzionali. Per Crimi, "il testo del quesito, infatti, contrariamente a quanto previsto dall'art. 16 della Legge n. 352 del 1970 non specifica l'indicazione degli tabella oggetto di revisione e di ciò che essi concernono e risulta, pertanto, palesemente ingannevole per i cittadini". Quindi "vista la delicatezza della materia oggetto del referendum, ovvero la nostra Costituzione ed i nostri diritti fondamentali, è necessario modificare il testo inserito sulla scheda di votazione che è totalmente fuorviante dalla realtà e rappresenta per i cittadini una vera e propria truffa" spiega il portavoce dei cittadini al Senato. "Su questo il Presidente della Repubblica non può tacere. Il quesito parla di altro. Imbroglia i cittadini perchè non dice cosa cambierà realmente" spiega Crimi




Michele Santoro scommette su "Italia" e torna in Rai

di Angelo Barraco

Michele Santoro torna in Rai con un programma tutto nuovo che si chiama “Italia”, ispirato al nome del dirigibile progettato dal generale Umberto Nobile per raggiungere il Polo Nord nel 1928. E proprio come una lunga traversata, si appresta ad approdare sui grandi schermi di una rete che ritiene di non aver mai abbandonato poiché si definisce una “Creatura Rai”. Saranno quattro puntate su Rai2, non si tratterà di un appuntamento settimanale ma si un format con serate evento: la prima di esse andrà in onda mercoledì 5 ottobre, il 15 dicembre invece la seconda. La tv odierna è ormai è catalizzata in un processo di involuzione che mira allo share meno che alla qualità. Un contenitore che trasuda un’informazione data ai cittadini attraverso il contagocce mediante la fruizione di programmi che dosano ogni sillaba per non danneggiare nessuno, dove l’opinione e i problemi sociali concreti diventano un’opzione e l’interesse invece è puntato sul pubblico di massa che mestamente assimila disinformazione e scarti di una tv priva di oggettivi elementi di intrattenimenti e priva di limiti di demarcazione etico e morale. Eppure l’articolo 21 della costituzione italiana comma due recita: “La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure”. Santoro pensa che “la tv ormai e' a pezzi” e che “il servizio pubblico e' l'unico soggetto che può avere come missione la ricerca del senso”. Inoltre puntualizza che la creatività “Ha bisogno di disordine e se riusciremo a portarne anche un'ombra sara' un'impresa fruttuosa”. L’esordio avrà come titolo “Tutti ricchi (per una notte)”, titolo che rimarca l’omonima puntata di “Sciuscia”, suo storico programma che descrisse l’ideologia di Berlusconi. Sarà trasmesso in reportage svolto tra Ibiza e Dubai con un taglio cinematografico, in studio ci saranno ospiti come Flavio Briatore, il Sindaco di Milano Giuseppe Sala, il Sindaco di Napoli Luigi De Magistris. Santoro ha voluto precisare: “Non e' nostra intenzione creare l'effetto cineforum. Vogliamo proseguire il racconto in studio con altri mezzi". Secondo il giornalista il talk show non è morto ma “si e' logorato un certo modo di fare approfondimento, parlare di un nuovo editto bulgaro e' una sciocchezza”. Vuole distinguersi dagli altri palinsesti televisivi e non ospiterà Matteo Renzi, piuttosto gli piacerebbe mettere in una stanza Beppe Grillo e Renzi in uno show chiamato “La soluzione” e immortalare il finale. Ha rivolto anche delle frecciatine al suo ex editore Umberto Cairo: “Il servizio pubblico e' mettere il potere alla prova” sottolineando che preferisce che sia la Rai a farlo piuttosto che La7 perché “dopo aver preso i soldi di Telecom per fare programmi che non ha mai fatto, vuole anche il canone, per poi comprare Repubblica, dopo il Corriere”. Il dg Rai Antonio Campo Dall’Orto commenta così il ritorno di Michele Santoro: “Sono contento che dentro 'Italia' ci sia l'idea di viaggio. Spero che sia un viaggio in cui Santoro ritorna a dare una mano al percorso del servizio pubblico, che vuole rinnovarsi. Santoro e' un privilegio per Rai2 e' un professionista di grandissima esperienza che ha ancora voglia di provare strade nuove”. Ma non finisce qui la collaborazione tra Santoro e Rai2 poiché dopo “Italia” ci sarà un programma a due puntate intitolato “M” in cui “cerchera' di fondere tv, cinema e inchiesta giornalistica”. Verranno riproposte cinque puntate tratte dall’acclamatissimo “Sciuscia” dal 10 novembre, con un commento introduttivo di Michele Santoro. Si apprende inoltre che salta la collaborazione con Bianca Berlinguer. Santoro riferisce a tal propostito: “Se lei avesse avuto bisogno di un architetto, le avrei potuto dare una mano disegnando la casa. Ma vuole farlo lei il programma, allora e' giusto che si misuri con questa nuova avventura. Nessun divorzio, siamo amici come prima”.



Referendum, se passa il "SI": l'unione sovietica all'italiana

 

di Roberto Ragone

È chiaro a tutti coloro che seguono le vere notizie a proposito della così detta riforma costituzionale, che diversi media, in un fronte unico mai così compatto politicamente,  propinano con un sacco di bugie o perlomeno di notizie che mettono in luce aspetti solo artatamente positivi del provvedimento, modificati ad uso e consumo di chi la riforma ha voluto, redatto e proposto – Napolitano.


Per questo abbiamo la parola di Renzi, che un giorno, volendola accreditare ulteriormente, si fece sfuggire che la modifica era ‘del presidente Napolitano’, vero promotore dell’iniziativa. Se questo concetto non è sufficientemente chiaro, proviamo a fare un esempio di tipo automobilistico. Se sono un commerciante di auto usate, e ne devo vendere una molto difficile, e soprattutto che mi conviene vendere perché mi sta sul gozzo da troppo tempo, e anche perché con quell’introito potrei risolvere qualche problema con le banche che minacciano il rientro dei fidi, la faccio lucidare a specchio, mettendola in vetrina nella mia mostra, e postandola su tutti i siti Internet che si occupano di vendite di auto. Ad un probabile acquirente – come anche nella didascalia sul web – descriverò tutti gli aspetti positivi dell’auto e del suo uso. Un motore potente, brillante, climatizzatore, un interno originale, magari in pelle, cerchi in lega super ribassati, e così via. Se poi gli interni in pelle sono un po’ screpolati perché non ben tenuti, se consuma olio perché le fasce sono arrivate, se gli pneumatici super ribassati sono molto costosi, se l’impianto di aria condizionata non funziona correttamente, se l’auto in questione è reduce da un grave incidente che ne ha compromesso il telaio e la carrozzeria, con problemi di sbilanciamento, se il contachilometri è stato scaricato, se i fondi sono arrugginiti e prossimi al cedimento, e se l’auto deve pagare il superbollo di 10 euro per ogni cavallo eccedente i 185: tutto questo non lo metterò in evidenza, facendo credere all’eventuale cliente che sta acquistando un’auto meravigliosa, l'affare della sua vita, magari con la formula ‘vista e piaciuta’, come accade per la riforma Boschi.

Baby senatori Andando a scavare nelle pieghe della quale, scopriamo che i nuovi senatori, provenendo da amministrazioni comunali e consigli regionali, potranno anche avere un’età minima di 18 anni, privando di significato la loro qualifica, che significa 'anziani'. Trecentomila euro dei nostri soldi, spesi per il tour della Boschi in Sudamerica, per …

[ESTRATTO DALL'ARTICOLO DE L'OSSERVATORE D'ITALIA VIRTUAL PAPER – PER LEGGERE L'ARTICOLO COMPLETO CLICCARE QUI PER APRIRE L'EDIZIONE DEL GIORNALE E ANDARE A PAG. 1 E PAG. 4]




Riforma Costituzionale e acqua santa

di Angelo Barraco
 
“Roma è diventata un brutto parcheggio. È indecente il modo in cui viene degradata una delle più belle città del mondo” così il compianto Alberto Sordi descrisse la bella e disincantata Roma parecchi anni fa. Poco sembra essere cambiato e quelle parole risuonano oggi più attuali che mai poiché la ventata di freschezza e innovazione politica che il Movimento Cinque Stelle ha apertamente annunciato nel corso della campagna elettorale si stanno rivelando un fallimentare e un gioco di espressioni a chi è più bravo a farsi capire agli occhi di un pubblico annebbiato e deluso da un sistema italiota fallimentare che cerca in tutti modi di farsi apprezzare attraverso le becere e insulse promesse da salotto di bontemponi politici che con la chioma ritinta e i fari puntati cercano di spiegare bene quali saranno i prossimi passi di un paese che, a detta loro, è prossimo al radicale cambiamento che include nel pacchetto completo anche un soluzione per il problema pensioni, per il problema lavoro e per tutto ciò che sta facendo crollare un potere costituito costruito negli anni da politicanti che hanno a loro volta meccanicamente sporcato una carta costituzionale con l'applicazione di una politica insulsa e priva di quei valori che portano in auge il paese attraverso le leggi che dettano i parametri necessari per intraprendere uno sviluppo concreto della società. Il popolo italiano è pronto a giocare la roulette russa per il Referendum del 4 dicembre, dove il nostro Premier Matteo Renzi appoggerà il Si ai fini della revisione costituzionale. Ma il problema di molti politicanti non è la scelta del Si e del No quanto la coerenza della loro scelta rapportata all’applicazione oggettiva delle azioni paventate nel corso del loro mandato che di norma sono diritti inviolabili del cittadino poiché riportati nella carta costituzionale ma in concretezza diventano mercimonio da stendere all’interno dei salotti per raccogliere consensi da parte di un popolo che non conosce i propri diritti. “Fatti non parole. Da febbraio 2014 a oggi l'Istat certifica più di 599 mila posti di lavoro. Sono storie, vite, persone. Questo è il Jobs Act” è una frase scritta dal Premier Renzi nel mese di luglio del 2016 su Twitter e che mette in evidenza una crescita lavorativa, a seguito dei dati che hanno dimostrato invece un calo è tornato a fare il fenomeno dicendo che farà il Ponte sullo Stretto di Messina e che può creare “centomila posti di lavoro”. Pone la questione in modo illusorio, come una possibilità nella mente di milioni d’italiani che hanno perso il lavoro a causa della morsa della crisi o per l’eccessiva tassazione presente, eppure l’articolo 4 della nostra costituzione dice chiaramente che: “La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto. Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un'attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società”. Il lavoro non è posto come una possibilità “nella speranza di…” ma è un diritto di tutti i cittadini. Questo è uno tra i tanti esempi che analizzeremo con il fine ultimo di dimostrare che l’incoerenza dei politicanti e la dovuta conoscenza della carta costituzionale induce costoro a mettere in discussione un testo che palesemente presenta quelli che sono i diritti dei cittadini e che non necessita di essere ulteriormente modificato, né oggi né tanto meno domani. Le vicende che hanno travolto la Capitale e la neoeletta Sindaca Virginia Raggi hanno innescato nei Grillini un senso di cooperazione tale da creare una barriera protettiva attorno ad un movimento che sembra essere traghettato da un Caronte alticcio. Al di là di tutte le polemiche mosse in questo periodo, lasciando stare l’evento “Italia Cinque Stelle” di Palermo in cui la Sindaca ha pure ballato tra la folla che cercava di strappargli un’intervista, ci troviamo di fronte ad una situazione in cui vi è stata un’azione a gamba tesa da parte del Vaticano che fatto molto scalpore. E’ stato come una partita di calcio in cui il giocatore dell’altra squadra entra improvvisamente nel campetto vicino e segna un gol, senza motivo e senza autorizzazione. Una sorpresa. Dalla Santa Sede sembrava avessero mosso delle critiche in merito all’amministrazione Raggi ma il Mons. Angelo Becciu ha subito detto: “Non c'era nessuna intenzione di dare giudizi sull'operato della giunta. E' giusto dare al nuovo sindaco di Roma, Virginia Raggi, il tempo di lavorare e affrontare i problemi cronici della città, che non possono dipendere dall'attuale amministrazione ma che certamente devono trovare al più presto una soluzione. Era questo, quello di cui si occupava l'articolo”. Non è la prima volta che la Santa Sede sbaglia  campetto da gioco e si fionda in scivolata sulle scelte che riguardano lo Stato Italiano, influenzandole e talvolta compromettendole alla luce del potere di cui dispone. Come dimenticare le dichiarazioni di Papa Francesco, risalenti al 3 giugno, e che riguardavano l’ingresso della Chiesa in politica accettando il compromissorio: “La Chiesa è chiamata a compromettersi. Si dice che la Chiesa non debba mettersi nella politica, la chiesa deve mettersi nella politica alta. La politica è una delle più alte forme dell'amore, della carità”. Ma si tratta di un compromissorio che presenta delle incongruenze poiché l’articolo 7 della Costituzione è chiaro e nitido: “Lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani.
I loro rapporti sono regolati dai Patti Lateranensi. Le modificazioni dei Patti accettate dalle due parti, non richiedono procedimento di revisione costituzionale”. Una dichiarazione ufficiale che sancisce un limite di demarcazione che dovrebbe essere inviolabile ma che oggettivamente presenta delle incursioni che violano questo sacrosanto principio di separazione. “Dietro ogni articolo della Carta Costituzionale stanno centinaia di giovani morti nella Resistenza. Quindi la Repubblica è una conquista nostra e dobbiamo difenderla, costi quel che costi.” Sandro Pertini. 



perchè l'italia si sta sovietizzando

PERCHE’ L’ITALIA SI STA SOVIETIZZANDO ALL'ITALIANA
E MAFIA CAPITALE E’ SULLO SFONDO
DI ROBERTO RAGONE
È chiaro a tutti coloro che seguono le vere notizie a proposito della deprecata riforma costituzionale, che i media, in un fronte unico mai così compatto politicamente, ci propinano un sacco di bugie; o, perlomeno, di notizie che mettono in luce aspetti solo artatamente positivi del provvedimento, modificati ad uso e consumo di chi la riforma ha voluto, redatto e proposto – Napolitano. Per questo abbiamo la parola di Renzi, che un giorno, volendola accreditare ulteriormente, si fece sfuggire che la modifica era ‘del presidente Napolitano’, vero promotore dell’iniziativa. Se questo concetto non è sufficientemente chiaro, proviamo a fare un esempio di tipo automobilistico. Se sono un commerciante di auto usate, e ne devo vendere una molto difficile, e soprattutto che mi conviene vendere perché mi sta sul gozzo da troppo tempo, e anche perché con quell’introito potrei risolvere qualche problema con le banche che minacciano il rientro dei fidi, la faccio lucidare a specchio, mettendola in vetrina nella mia mostra, e postandola su tutti i siti Internet che si occupano di vendite di auto. Ad un probabile acquirente – come anche nella didascalia sul web – descriverò tutti gli aspetti positivi dell’auto e del suo uso. Un motore potente, brillante, climatizzatore, un interno originale, magari in pelle, cerchi in lega super ribassati, e così via. Se poi gli interni in pelle sono un po’ screpolati perché non ben tenuti, se consuma olio perché le fasce sono arrivate, se gli pneumatici super ribassati sono molto costosi, se l’impianto di aria condizionata non funziona correttamente, se l’auto in questione è reduce da un grave incidente che ne ha compromesso il telaio e la carrozzeria, con problemi di sbilanciamento, se il contachilometri è stato scaricato, se i fondi sono arrugginiti e prossimi al cedimento, e se l’auto deve pagare il superbollo di 10 euro per ogni cavallo eccedente i 185: tutto questo non lo metterò in evidenza, facendo credere all’eventuale cliente che sta acquistando un’auto meravigliosa, l'affare della sua vita, magari con la formula ‘vista e piaciuta’, come accade per la riforma Boschi. Andando a scavare nelle pieghe della quale, scopriamo che i nuovi senatori, provenendo da amministrazioni comunali e consigli regionali, potranno anche avere un’età minima di 18 anni, privando di significato la loro qualifica, che significa 'anziani'. Trecentomila euro dei nostri soldi, spesi per il tour della Boschi in Sudamerica, per pubblicizzare are la riforma presso quegli Italiani che alla luce della loro nostalgia vedono l’Italia come in cima a i loro pensieri, e ne conoscono soltanto le cose positive – o presentate come tali dai giornali – somigliano tanto ai trecento milioni di euro buttati al vento da Renzi quando volle boicottare l’Election Day relativo al voto per il referendum sulle trivelle, di infelice memoria, confidando nel fatto che tanti assenti avrebbero impedito il raggiungimento del quorum – cosa che in effetti avvenne, a tutto vantaggio delle compagnie petrolifere che continueranno ad estrarre un petrolio fangoso di pessima qualità e lo porteranno a raffinare in Turchia, o dove altro vorranno, senza alcun vantaggio per l’Italia;  quando in quell'occasione ci fecero credere che quel petrolio fosse una risorsa per la nazione sull’orlo di una crisi energetica, mentre in realtà quella broda fangosa appartiene a chi l’estrae e ha pagato la royalty più bassa del mondo per farlo e inquinare il nostro mare. Il grande vantaggio delle società petrolifere sarà quello di non rispettare gli accordi firmati in sede di concessione e di non smantellare le piattaforme, operazione costosissima, lasciandole ad inquinare e ad arrugginire in preda alle onde, impedendo ancora di fatto la pesca i quei tratti di mare chiuso – l’Adriatico. È balzato agli occhi della Pubblica Amministrazione un nuovo sistema a cui i cittadini si sono rivolti legittimamente per evitare il salasso dei bolli automobilistici e la rapacità di un’assicurazione obbligatoria sempre più cara. Infatti tanti si fanno immatricolare l’auto in Bulgaria e altrove, nazioni in cui sia il bollo che l’assicurazione sono molto meno di rapina. È perciò allo studio una legge per impedire che, in clima di grande globalizzazione, il cittadino italiano possa risparmiare qualcosa. I disonesti non pagano le multe e amen, non hanno bisogno di una targa bulgara; come analogamente non pagano bollo e assicurazione, ed è esattamente questo che dovrebbe far riflettere i nostri governanti. dall'altra parte, sempre per la globalizzazione, il Pd con i suoi rappresentanti europei fa entrare in Italia senza dazio milioni di tonnellate di olio d'oliva vecchio e scaduto, da vendere nella grande distribuzione come extravergine. Con il doppio effetto di intossicare la popolazione più indigente e creare concorrenza sleale per i nostri produttori. Due pesi e due misure: l'olio straniero sì, le tasse in Bulgaria no. Se poi i pensionati – quelli che possono farlo – fuggono all’estero, in cerca di una vita migliore, dato che qui in Italia sono ridotti in una condizione di mendicità, la colpa è dei balzelli troppo alti e delle pensioni troppo basse. Pensioni sulle quali Renzi & Co., dall’alto della loro condizione di indiscusso benessere, vogliono ora basare una ulteriore ‘spending review’ da presentare all’Europa per avere altro denaro da dare alle banche. Intanto, previsione del 2017 in ulteriore ribasso, allo 0,6%, uno 0,1% in meno. Chissà dove arriveremo quando saremo alla resa dei conti, quelli veri. Taglio delle reversibilità – tranne i privilegiati che ne incassano anche più d’una e fanno ricorsi su ricorsi – ticket su prestazioni sanitarie prima gratuite: queste sono le mucche da mungere ulteriormente. Con la promessa di una nebulosa ‘quattordicesima’ non meglio identificata, chiaramente di sapore elettorale, e con un’altra promessa di eliminazione dell’Irpef agricola: ma sappiamo bene come vanno a finire le promesse di questo premier. Insomma, se da una parte si promette di allargare i cordoni della borsa, dall’altra si architettano escamotages assolutamente occulti da presentare al Consiglio Europeo, come in offerta ad un Moloch assetato di sangue. E sull’altare, per essere sacrificati e bruciati, ci sono i nostri corpi. Un’atmosfera da Soviet della prima ora, all’ombra di Stalin, dove nulla era permesso e tutto era occulto, in nome di uno stato che avrebbe dovuto provvedere ai bisogni dei cittadini, mentre i pochissimi ricchi e potenti trascorrevano le ferie d’oro sul Mar Nero. Un governo statalista, il nostro, che pretende di prendere tutto e di distribuire secondo i propri criteri – sbagliati: basta vedere l'esito delle cosiddette 'riforme'. Un giorno ci troveremo forse anche noi a guidare una Trabant o ad andare a piedi, e a comprare due camicie l'anno, magari a quadri, tranne gli amici del Giglio d'Oro. La riforma costituzionale metterà il sigillo a tutto questo, dando di fatto ogni potere al Parlamento e a chi ne ha la maggioranza; salvo quella modifica all’Italicum di cui tanto si parla per motivi di opportunità, ma che verrà applicata – Deus vult – dopo l’esito del referendum, dimostrando ancora una volta che le due cose sono strettamente collegate. La nazione è impoverita, i disoccupati reali sono tanti, il miraggio di una pensione, dopo trenta o quarant'anni di versamenti, s'allontana sempre di più; sempre più Italiani sono alla miseria, non avendo i mezzi fondamentali di sussistenza, nonostante le denunce dei vari programmi in tv, che Renzi non considera, convinto d'essere al timone di uno Yacht d'altura, mentre ha sotto il sedere una barchetta a remi che fa acqua. Se fosse un privato cittadino a questo punto l'avrebbero forse ricoverato alla neuro per allucinazioni, perchè incominci pericolosamente a credere a ciò che dice. Nel frattempo Renzi & Co. insistono nella guerra alla Raggi e ai Cinquestelle, scatenando le loro armate, fatte di giornali e Tiggì. Così la Muraro ha querelato Renzi per diffamazione, per averla accostata a Mafia Capitale, – pur essendo lei uscita indenne dalle indagini relative, in base alle quali sono stati arrestati quelli che lo dovevano essere –  mentre nessuna rilevanza è stata data dai giornali al contributo elargito da Buzzi alla fondazione Open di Renzi. L’inchiesta Mafia Capitale Due ha fatto emergere la presenza di Buzzi alla serata di raccolta fondi per il Pd organizzata da Renzi la sera del 7 novembre 2014 presso il Salone delle Tre Fontane di Roma, per la quale ha versato, come riporta il Fatto Quotidiano dell’11 giugno 2015, 15.000 euro. Spunta anche un versamento di 5.000 euro fatto alle casse della Fondazione Open, cassaforte personale del premier,  curata dall’amico fidato Marco Carrai, oltre che dall’avv. Alberto Bianchi e dal Ministro delle Riforme Maria Elena Boschi, e da Luca Lotti, sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio, con delega all’editoria e segretario del CIPE. 15.000 euro per partecipare alla cena con Renzi e Boschi, e 5.000 alla Leopolda, come risulta dall’incartamento giudiziario della Procura della Repubblica di Roma depositato al maxi-processo contro la presunta cupola mafiosa capitolina, e le cui intercettazioni, senza rilevanza penale, sono state pubblicate dal Tempo e dal Fatto Quotidiano. Le indagini della magistratura hanno fatto emergere anche una richiesta fatta da Carlo Cotticelli, tesoriere del Pd, nei confronti di Buzzi, per pagare gli stipendi del partito. L’attuale normativa sulla Privacy a tutela di quanti finanziano movimenti e fondazioni politiche consente che i donatori restino anonimi, se lo vogliono, e in effetti se si scorrono i nomi pubblicati sul sito della Open, si può vedere che solo un 40% di essi non ha posto veti. Pare che dei contributi della ‘Coop 29’ sia stata proposta la restituzione, dopo l’arresto di Buzzi e Carminati. Ma soltanto dopo.  



Il caos M5S: Muraro querela Renzi. Pizzarotti si libera del movimento e la Virgina Raggi trova i conti fuori posto

di Paolino Canzoneri

Maurizio Mannoni, storico conduttore di Linea Notte, un ottimo programma di approfondimento notizie dal mondo in onda in seconda serata nella TV di Stato, ironicamente ha introdotto l'ennesima notizia relativa al M5S come fosse un appuntamento fisso, una sorta di rubrica giornaliera del programma e torto non gli si può certo dare se pensiamo che il M5S ne combina una al giorno quasi ci fosse una intenzione dolosa di fare notizia sempre e comunque. L'amara realtà è che i problemi di incapacità nel risolvere i problemi relativi ad una sempre più confusa gestione dei poteri all'interno del movimento e una palese incapacità di creare un assetto governativi efficace e concreto al Campidoglio necessario per cominciare a risolvere i problemi della capitale, sembrano molto lontani dalla probabile riuscita. Un caos infinito aggravato dagli ultimi sviluppi che hanno visto l'assessora all'ambiente Paola Muraro querelare il presidente del Consiglio Matteo Renzi per la sua dichiarazione senza mezzi termini: "In fondo la svolta della Raggi è dare la gestione dei rifiuti a una donna collegata a Mafia capitale, a quelli che c’erano prima". La querela risulta estesa anche a tutti coloro che hanno fatto indebiti accostamenti con l'inchiesta di Mafia Capitale e l'avvocato dell'assessora Alessio Palladino ha immediatamente emesso un esposto spiegando le ragioni della sua assistita e giudicando la vicenda come una vera e propria azione diffamatoria e asserendo che la Murari è già a disposizione degli inquirenti per l'accusa di abuso d'ufficio insieme all'ex dirigente di AMA Giovanni Fiscon imputato nel processo di Mafia Capitale e reo d'aver firmato i contratti della Muraro con la municipalizzata nonchè d'averla scelta quale consulente giudiziario. Sembra inoltre che si siano spuntate delle telefonate agli atti dei PM aggiunti alle verifiche delgi atti sequestrati all'AMA che pongono sotto indagini anche Salvatore Buzzi e Massimo Carminati che configurano la Muraro quale vera e propria manager con deleghe alla gestione degli impianti di trattamento meccanico-biologico e dei tritovagliatori e favorendo le aziende dei rifiuti di Manlio Cerroni facendo in modo che gli impianti di AMA avessero un carico di lavoro minore e più lento e consentendo alle ditte private di occuparsi dello smaltimento del resto del carico. 

Una confusione e un giro di accuse in un caos da cui si è appena liberato il primo sindaco M5S di Parma che in un messaggio video dopo ben 144 giorni di sospensione dal Movimento a seguito della sua "illeggitimità" per aver aperto dei contatti a Alternativa Libera e ai Civatiani per una probabile e ipotetica alleanza necessaria e che forse avrebbe magari giovato alla città,

ha spiegato le sue motivazioni dell'uscita dal M5S che a detta sua non è più quello di una volta, non è più quel baluardo di trasparenza proclamato a viva voce in ogni comizio a porte aperte dove le dirette in streaming delle sedute di comune e di tutti quegli impegni e promesse per i cittadini potevano essere controllati nella rete da tutti ma che poi pian piano invece la porta si è chiusa sempre di più e la chiave custodita gelosamente da un Beppe Grillo autoproclamatosi dirigente del movimento. Con rammarico ma con un volto sereno di chi si è levato un macigno dallo stomaco: "Non sono cambiato io, o i nostri ideali, è cambiato il M5s. È mancata la coscienza critica, l'ho esercitata solo io, e quindi vengo visto come disturbatore. In tante parti d'Italia siamo stati consumati da arrivisti ignoranti che non sanno cosa vuol dire amministrare: vogliamo governare e poi non si dialoga con nessuno. Questo non vuol dire governare». 

E a poche ore di distanza a Roma Beppe Grillo ha incontrato Davide Casaleggio, il figlio del compianto fondatore del movimento per discutere insieme ai capigruppo alla Camera e Senato  Giulia Grillo e Luigi Gaetti del programma di governo M5S con i portavoce parlamentari. A testa alta e ostentando la solita sicurezza già vista troppe volte del "tutto va bene", discuteranno dei problemi che interessano i cittadini e che possono trasformare il Paese in una Italia pentastellata. Ovviamente a connessione spenta.

Nel corso di una conferenza nella sede muncipale della capitale, la sindaca Virginia Raggi ha rassicurato tutti circa il fatto che la recentissima attività di governo è stata dedicata alla quadra dei conti di Roma Capitale e che tutto non è stato trovato in ordine. Alla scoperta "dell'acqua calda" della sindaca ne è seguita una forsennata ricerca di tutte quelle economie di bilancio da rivedere dove è stato appurata una cattiva gestione e un costante spreco: "Oggi presentiamo una prima variazione importante al bilancio. Abbiamo trovato 9 milioni di euro che assegniamo all'assistenza sociale nei municipi. Da una verifica puntuale delle poste di bilancio abbiamo gia' individuato 11 milioni. Di questi 3.181 milioni andranno all'assistenza degli alunni disabili, mentre i restanti 6 all'assistenza sociale in generale come famiglie case riposo eccetera. Dal 6 ottobre prenderà il via il Sostegno per inclusione attiva, SIA, per il sostegno alle famiglie in condizione economiche disagiate. Ci siamo trovati a gestire una situazione particolare perché la carta acquisti sperimentale non era partita a Roma. I 7 milioni stanziati dal governo per Roma Capitale saranno usati per un progetto di aiuto al reinserimento in società".