M5S in stile Woodstock: l'illusione di un mondo migliore
di Paolino Canzoneri
Presenziare alla Festa del Movimento 5 Stelle a Palermo il 24 e 25 Settembre 2016 è stata senza ombra di dubbio una esperienza importante e formativa. È sembrato di percepire e toccare con mano quell'entusiasmo nei volti delle centinaia e centinaia di attivisti e sostenitori giunti da tutta l'Italia che con T-shirt, cappelli, bandane e bandiere hanno vissuto e rafforzato la loro presenza con i loro visi felici, sorridenti e con quella voglia di vedere concretizzata una seria lotta nella via per la legalità quale via di rinnovamento vera per il futuro del nostro paese.
La legalità come abitudine, come principio assoluto, come prassi per scardinare il marcio dal nostro Paese e come regola comune contro l'evasione fiscale oramai assimilata nel nostro DNA. La prima giornata dell'evento sembrava estiva, pareva che l'autunno, appena iniziato, si fosse messo da parte per regalare una giornata di sole estivo dalla temperatura caldissima e un cielo azzurro con una luce viva illuminava ogni piccola cosa facendone risaltare la profondità dei colori. Il colore giallo del Movimento, appositamente scelto per via della sua luminosità, imperava nei moltissimi gazebo montati uno accanto all'altro in diverse strade lineari quasi a voler sembrare raggi di un sole centrale dove il grande palco principale avrebbe accolto la parola, il pulpito, la direzione, il verbo del creatore unico e del suo seguito nella via assoluta dell'ammaestramento per i fedeli e sostenitori divenuti in soli 5 anni un numero altissimo. Beppe Grillo e il compianto Casaleggio hanno avuto la genialità di creare una nuova religione, una speranza, una illusione di un mondo migliore interpretando il sogno di un popolo lontano da quelle tecniche mediatiche che non hanno funzionato e che hanno solo raggirato gli italiani devastando questo nostro Paese e incattivendolo culturalmente. Una decadenza, iniziata dagli anni 90 e interrotta per raggiunto limite al collasso assoluto, dolcemente condotta fuori da un tunnel con la mano gentile di improbabili tecnici all'approdo in una "seconda Repubblica" dai cambiamenti che ancora forse si stenta a capirli fino in fondo. Per i due geni Grillo e Casaleggio, la formula vincente, la ricetta perfetta era creare "una cosa" di sinistra che non disdegnasse il pensiero della destra ma che avesse anche la considerazione di chi stava al centro e che doveva considerare, quindi, anche il mondo cattolico. Ma che sopra ogni cosa non doveva essere il "classico partito" visto come un organo politico obsoleto, retrogrado, oramai completamente assuefatto a tutti i mali possibili della nostra storia politica dal 2 Giugno del 1946 in poi.
Una presunta avanguardia politica che delle ideologie non se ne fa niente, ma che al suo interno accoglie convivenze di persone con opposte visioni delle politica. L'idea di fondo è davvero eccezionale. La storia politica del nostro paese degli ultimi 20 anni è veramente vomitevole; la "disgregazione ideologica" di destra, sinistra e centro, in pochi anni ha spazzato via la storia, la cultura di veri statisti e politici che non avremo mai più il piacere di vedere confrontarsi nei dibattiti televisivi di prevalenza in bianco e nero. Non vedremo mai più quella passione politica assoluta espressa nei confronti-scontri di personaggi della storia del nostro paese come Togliatti, Fanfani e successivamente Berlinguer, Almirante e altri. È li che abbiamo perso la vera "politica". È uno sgarbo ingiusto pensare di ripulire con un colpo di mano la nostra storia e lo è altrettanto far passare il messaggio che tutto il nostro passato non serva più a niente e che tutto debba essere sepolto solo perché infiltrazioni di corruzione e tangenti hanno ammalato lo Stato. Purtroppo negli anni successivi, dal craxismo più becero fatto di bella vita, soldi e politici in discoteca, siamo passati alle vere prese per i fondelli con futuri rosei di milioni di posti di lavoro assicurati fino all'importazione della peggiore sotto cultura americana fatta di consumismo, di nuova TV con prosperosi seni in programmi commerciali e con uno svilimento della serietà della politica oramai nelle mani di gente senza competenza interessata al mercimonio sessuale e senza quel rigore istituzionale che impone passione, preparazione e senso vero dello Stato. Quindi la creazione di un Movimento al di sopra di qualsiasi schieramento politico, la scelta di un colore positivo veicolo di luce che da la percezione del coinvolgimento popolare indistinto e che si proietti al futuro con l'utilizzo di mezzi moderni come internet sempre alla portata di tutti (o quasi), era palese che avrebbe avuto un consenso immediato e uniforme grazie anche alla disgregazione ideologica della destra e della sinistra che ha praticamente aperto la strada ad un movimento fatto di persone che credono che la ricetta per curare la politica possa solo venire da loro e dalla loro ferrea dissociazione dai partiti.
A Palermo nella festa sono stati adibiti diversi punti dove moderatori davano microfono "libero" ad attivisti di ogni regione per brevi comizi dove molte idee venivano espresse con il plauso più o meno convinto della gente che ascoltava. Questa forma di libera e democratica espressione di idee appariva come una risorsa meravigliosa, un panorama concreto di vera espressione democratica dove finalmente il cittadino fine a se stesso proponeva idee e soluzioni. C'è stato chi, per esempio, prendeva posizioni drastiche per l'abolizione assoluta senza se e senza ma delle macchine videopoker e slot-machine in tutti i locali quale unica soluzione per debellare il vizio del gioco, chi invece più moderatamente credeva più giusto imporre una tassa supplementare per locali e negozi provvisti di queste dannate macchine etc. Un miscuglio di idee interessanti e propositive. Tutte rigorosamente video registrate in attesa di chissà quale probabile trascrizione o magari semplice ricordo di momenti di gloria politica personale da ricordare e tramandare. Centinaia di idee, di proponimenti, di analisi che infondono negli attivisti e nei sostenitori quella reale convinzione di partecipare e di contare veramente per il Movimento, almeno fino a quando il grande capo Beppe Grillo, all'imbrunire, sceglieva di re-incoronarsi quale capo assoluto del Movimento e mandare a benedire, in un battito di ciglia, la tanto decantata 'vox populi'. E quindi il tutto diventa abbastanza chiaro, tutto torna da dove siamo partiti… un'ideologia con un…
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Renzi rilancia il ponte sullo stretto: "Eccoci, siamo pronti"
Redazione
Da sempre è uno dei progetti più evocati e più forieri di polemiche: il Ponte sullo Stretto di Messina, sogno accarezzato nella Prima come nella Seconda Repubblica e che oggi emerge nella prima giornata di campagna elettorale per il referendum costituzionale. Il Presidente del Consiglio Matteo Renzi rilancia a sorpresa l'idea per dare all'Italia, spiega, una nuova possibilita' di creare occupazione e sviluppo."Bisogna completare il collegamento tra Napoli e Palermo – dice Renzi da Milano, dove partecipa alla celebrazione dei 110 anni del Gruppo Salini. – un'operazione che porti 100 mila posti di lavoro e serva a togliere la Calabria dall'isolamento e ad avere la Sicilia piu' vicina". Il mondo imprenditoriale faccia la sua parte, aggiunge, e per quel che riguarda il ruolo del governo "noi siamo pronti, noi ci siamo".Gli alleati di Ap esultano: l'idea l'abbiamo gia' fatta nostra da tempo. Anzi, la legge per sbloccare la realizzazione del Ponte sullo Stretto sia inserita nel calendario della Camera dei prossimi tre mesi. Ma a far capire che si sta per aprire il dibattito arriva la presa di posizione di Sinistra Italiana, che con Arturo Scotto parla dell'ennesimo spot elettorale da parte dell'esecutivo. "Da qui al 4 dicembre ne vedremo delle belle", presagisce Scotto, "Non potendo convincere gli italiani sulla bonta' dello stravolgimento della nostra Carta costituzionale Renzi non fara' altro che moltiplicare le promesse".
Il M5S, che in Sicilia ha appena concluso la sua kermesse, si concentra direttamente sulla campagna referendaria, con Alessandro Di Battista che, tramite l'immancabile facebook, invita con toni veterotestamentari: "Scegliete da che parte stare, se state dalla parte del no diamoci da fare che siamo Davide contro Golia!". Gli risponde Angelino Alfano: "Gli antirenziani che condividono la riforma costituzionale dovrebbero votare per l'Italia, non contro Renzi". Insomma, tutti dovrebbero concentrarsi solo ed esclusivamente sul quesito del 4 dicembre.
L'annuncio di Matteo Renzi di voler portare avanti il progetto per la costrzune del ponte sullo Stretto di Messina divide la politica italiana. Area popolare propone di inserire la legge per sbloccare la realizzazione nel calendario della Camera dei prossimi tre mesi. Il capogruppo Maurizio Lupi ha sottolineato che "ora serve una legge che dica che il Ponte si realizzera'".
Sul fronte opposto il senatore di Forza Italia, Altero Matteoli, gia' ministro delle Infrastrutture nell'ultimo governo Berlusconi: "Viene proprio da ridere di gusto" dice, "Adesso mi aspetto che anche i piu' riottosi nel Pd e nella sinistra, quelli che hanno urlato allo scandalo contro Berlusconi e il suo governo che il Ponte lo stavano costruendo, dicano di aver cambiato parere. Oppure che si siano piegati al volere dello statista fiorentino. Aspettiamo e vediamo".
Sulla stessa linea il capogruppo alla Camera di Sinistra Italiana, Arturo Scotto, secondo cui "con l'ennesima 'sparata' sul Ponte sullo Stretto, Renzi ha inaugurato la campagna referendaria. Da qui al 4 dicembre ne vedremo delle belle. Non potendo convincere gli italiani sulla bonta' dello stravolgimento della nostra Carta costituzionale Renzi non fara' altro che moltiplicare le promesse. Oggi il Ponte domani chissa'". "Vorrei ricordare a Renzi che questa opera mai iniziata e' gia' costata ai contribuenti italiani parecchi soldi" afferma, "Il tutto senza nemmeno una pietra posata. Saranno i cittadini calabresi e siciliani a dire di no ad un'opera pubblica buona solo per le clientele e per gli affari delle mafie e assolutamente inutile per lo sviluppo di quell'area. Renzi si preoccupi dello stato in cui si trova il nostro Paese e lasci stare le opere inutili".
"Renzi il finto rottamatore utilizza argomenti da Prima Repubblica", afferma Andrea Cioffi, capogruppo M5S in commissione Lavori pubblici al Senato "Promette che con il faraonico e senza senso ponte di Messina si realizzeranno 100.000 posti di lavoro. E i debiti per lo Stato? Sembrano le promesse di Berlusconi o quelle di Montezemolo per le faraoniche 'Olimpiadi di Roma 2024' che in realta' creerebbero solo debiti faraonici per lo Stato e Roma Capitale", aggiunge. "Ma e' lo stesso Renzi che il 1 ottobre 2012 dichiarava 'continuano a parlare dello Stretto di Messina, ma io dico che gli otto miliardi li dessero alle scuole per la realizzazione di nuovi edifici e per renderle piu' moderne e sicure'?", si chiede. "Il Ponte sullo Stretto di Messina e' un opera inutile e costosissima. Quelle risorse vengano utilizzate semmai per finanziare misure di sostegno al reddito per ridare dignita' a 9 milioni di cittadini o per le opere di manutenzione ed efficientamento energetico degli edifici pubblici e la manutenzione delle nostre strade", osserva ancora.
"Un progetto ambizioso, necessario per lo sviluppo del Meridione. Insieme alla Salerno-Reggio Calabria, potrebbe rappresentare la spina dorsale su cui innestare il rilancio del Sud Italia" dice Gianfranco Librandi di Scelta Civica "Credo pero' che, vista la situazione ancora grave del nostro debito pubblico, non si debba aggiungere un capitolo di spesa cosi' importante alle finanze statali. Per questo ritengo che si debbano coinvolgere esclusivamente i privati. Gli imprenditori sarebbero orgogliosi di partecipare a un progetto cosi' ambizioso, che potrebbe diventare simbolico per il nostro paese e per il nostro sud e, allo stesso tempo, si verrebbero a creare business e posti di lavoro sani, a costo zero per lo Stato", conclude Librandi.
Dal mondo dlel'economia viene la cauta soddisfazione di Natale Mazzuca, presidente di Unindustria Calabria:"conferma di una grande attenzione che il governo ha verso il Sud e in particolare verso la Calabria e la Sicilia, ma accanto a quest'opera maestosa, che e' bene realizzare anche per non incorrere nelle penali previste, serve un sistema di trasporti integrato per le persone e le merci". "Pero' – dice all'Agi – accanto al ponte servono altre infrastrutture, come l'alta velocita' ferroviaria, che non deve arrestarsi a salerno, la nuova statale ionica, in alcuni tratti gia' realizzata; i collegamenti aeroportuali e portuali ed il completamento dell'A3 anche nel tratto fra Cosenza e Altilia Grimaldi, per il quale e' previsto solo il restyling. Il Ponte – dichiara ancora Mazzuca – avvicinera' la Sicilia al Continente, ma sara' anche un'opera di grande importanza turistica per le due regioni coinvolte, un grande attrattore, per cui sara' un fattore di sviluppo".
Cento giorni di Movimento o Cento giorni in Movimento?
caro dottor matteo renzi
Festa del M5S. Un Congresso alla Woodstock
di Paolino Canzoneri
Presenziare alla Festa del Movimento 5 Stelle a Palermo il 24 e 25 Settembre 2016 è stata senza ombra di dubbio una esperienza importante e formativa. E' sembrato di percepire e toccare con mano quell'entusiasmo nei volti delle centinaia e centinaia di attivisti e sostenitori giunti da tutta l'Italia che con T-shirt, cappelli, bandane e bandiere hanno vissuto e rafforzato la loro presenza con i loro visi felici, sorridenti e con quella voglia di vedere concretizzata una seria lotta nella via per la legalità quale via di rinnovamento vera per il futuro del nostro paese. La legalità come abitudine, come principio assoluto, come prassi per scardinare il marcio dal nosto paese e come regola comune contro l'evasione fiscale oramai assimilata nel nostro DNA. La prima giornata dell'evento sembrava estiva, pareva che l'autunno appena iniziato si fosse messo da parte per regalare una giornata di sole estivo dalla temperatura caldissima e un cielo azzurro con una luce viva illuminava ogni piccola cosa facendone risaltare la profondità dei colori. Il colore giallo del Movimento, appositamente scelto per via della sua luminosità, imperiava nei moltissimi gazebo montati uno accanto all'altro in diverse strade lineari quasi a voler sembrare raggi di un sole centrale dove il grande palco principale avrebbe accolto la parola, il pulpito, la direzione, il verbo del creatore unico e del suo seguito nella via assoluta dell'ammaestramento per i fedeli e sostenitori divenuti in soli 5 anni un numero altissimo. Beppe Grillo e il compianto Casaleggio hanno avuto la genialità di creare una nuova religione, una speranza, una illusione di un mondo migliore interpretando il sogno degli italiani lontani da quelle tecniche mediatiche che non hanno funzionato e che hanno solo raggirato gli italiani devastando questo paese e incattivendolo culturalmente. Una decadenza iniziata dagli anni 90 e interrotta per raggiunto limite al collasso assoluto, dolcemente condotto fuori da un tunnel con la mano gentile di improbabili tecnici all'approdo in una "seconda repubblica" dai cambiamenti che ancora forse si stenta a capirli fino in fondo. Per i due geni Grillo e Casaleggio, la formula vincente, la ricetta perfetta era creare "una cosa" di sinistra che non disdegni il pensiero della destra ma che abbia anche la considerazione di chi sta al centro e consideri quindi anche il mondo cattolico ma che sopra ogni cosa non debba essere un "classico Partito" visto come un organo politico obsoleto, retrogrado, oramai completamente assuefatto a tutti i mali possibili della nostra storia politica dal 2 Giugno del 1946 in poi. Una presunta avanguardia politica che delle ideologie non se ne fa niente, ma che al suo interno accoglie convivenze di persone con opposte visioni delle politica. L'idea di fondo è davvero eccezionale. La storia politica del nostro paese degli ultimi 20 anni è veramente vomitevole; la "disgregazione ideologica" di destra, sinistra e centro, in pochi anni ha spazzato via la storia, la cultura di veri statisti e politici che non avremo mai più il piacere di vedere confrontarsi nei dibattiti televisivi di prevalenza in bianco e nero. Non vedremo mai più quella passione politica assoluta espressa nei confronti-scontri di personaggi della storia del nostro paese come Togliatti, Fanfani e successivamente Berlinguer, Almirante e altri. E' li che abbiamo perso la vera "politica". E' uno sgarbo ingiusto pensare di ripulire con un colpo di mano la nostra storia e lo è altrettando fare passare il messaggio che tutto il nostro passato non serva più a niente e che tutto debba essere sepolto solo perchè infiltrazioni di corruzione e tangenti hanno ammalato lo Stato. Putroppo negli anni successivi, dal craxismo più becero fatto di bella vita, soldi e politici in discoteca, siamo passati alle vere prese per i fondelli con futuri rosei di milioni di posti di lavoro assicurati fino all' importazione della peggiore sotto cultura americana fatta di consumismo, di nuova TV con prosperosi seni in programmi commerciali e con uno svilimento della serietà della politica oramai nelle mani di gente senza competenza interessata al mercimonio sessuale e senza quel rigore istituzionale che impone passione, preparazione e senso vero dello Stato. Quindi ad oggi la creazione di un Movimento al di sopra di qualsiasi schieramento politico, la scelta di un colore positivo veicolo di luce che dia la percezione del coinvolgimento popolare indistinto e che si proietti al futuro con l'utilizzo di mezzi moderni come internet sempre alla portata di tutti (o quasi), era palese che avrebbe avuto un consenso immediato e uniforme grazie anche alla disgregazione ideologica della destra e della sinistra che ha praticamente aperto la strada ad un movimento fatto di persone che credono che la ricetta per curare la politica possa solo venire da loro e dalla loro ferrea dissociazione dai partiti. A Palermo nella festa sono stati adibiti diversi punti dove moderatori davano microfono "libero" ad attivisti di ogni regione per brevi comizi dove molte idee venivano espresse con il plauso più o meno convinto della gente che ascoltava. Questa forma di libera e democratica espressione di idee appariva come una risorsa meravigliosa, un panorama concreto di vera espressione democratica dove finalmente il cittadino fine a se stesso proponeva idee e soluzioni. C'è chi, per esempio, prendeva posizioni drastiche per l'abolizione assoluta senza se e senza ma delle macchine videopoker e slot-machine in tutti i locali quale unica soluzione per debellare il vizio del gioco, chi invece più moderatamente credeva più giusto imporre una tassa supplementare per locali e negozi provvisti di queste dannate macchine etc. Un miscuglio di idee interessanti e propositive. Tutte rigorosamente video registrate in attesa di chissa quale probabile trascrizione o magari semplice ricordo di momenti di gloria politica personale da ricordare e tramandare. Centinaia di idee, di proponimenti, di analisi che infondono negli attivisti e nei sostenitori quella reale convinzione di partecipare e di contare veramente per il Movimento, almeno fino a quando il grande capo Beppe Grillo all'imbrunire sceglieva di re-incoronarsi quale capo assoluto del movimento e in un battito di ciglia la vox populi si va a fare benedire. E quindi il tutto diventa abbastanza chiaro, tutto torna da dove siamo partiti..una ideologia con un capo che decide lui e che decide e considera (se vuole e quando vuole) tutto. Ma allora c'è da chiedersi quali siano le reali differenze tra la festa in stile Woodstock del Movimento e i cosiddetti "retrogradi" congressi dei Partiti tradizionali che in fin dei conti non sono altro che appuntamenti in cui la dirigenza esamina, espone e dibatte sugli sviluppi del Partito, sugli eventuali cambiamenti, allineamenti e nuove direzioni, tutto trascritto accuratamente negli "atti del congresso" pubblicati successivamente e consultabili liberamente per chi fosse interessato a continuare o dissentire il proprio sostegno tenendo conto che anche i partiti hanno siti web e blog dove poter esprimere liberamente le proprie opinioni. D'improvviso il tempo diventa plumbeo e le prime gocce d'acqua trasformano quella bellissima festa luminosa in una parata d'ombrelli un po sofferta a tratti comici per quelle stesse persone che hanno parlato nei micro comizi mattinieri e pomeridiani ma che adesso silenti ascoltano la voce del "numero uno", del leader Grillo autentico mattatore professionista indiscusso che rassicura tutti con i propositi positivi sulla giustizia, sulle nuove forme di utilizzo dell'energia e altri argomenti oggettivamente inoppugnabili che stanno a cuore a tutti. Parole in difesa e di promozone per Virginia Raggi che regge un peso micidiale come la gestione del Campidoglio e tanto altro se non poi a scendere nel cattivo gusto nell'accusare la stampa cartacea di solite colossali macchine del fango e quant'altro. Parla Beppe Grillo e si riferisce ad tabella scritti con l'intento unico di denigrare il movimento e sindaca; giornalisti ridotti a scrivere di peli delle gambe della Sindaca, di cellulite e attacca la categoria tutta come una unico fascio denigratorio organizzato. Prendere le distanze da questo modo indistinto di attaccare diventa importante e doveroso ed è sacrosanto affermare che questa istigazione contro la stampa ha già dato i frutti sconsiderati che si sono visti per tutta la durata della festa negli sguardi di fuoco ostili delle persone al passaggio dei giornalisti e degli operatori dell'infomazione televisiva e negli spintoni e insulti al passaggio della sindaca Raggi protetta da un cordone di polizia ed attivisti. Un atteggiamento teso ad istigare contro gli organi di informazione in una precisa volontà di svilire ed umiliare una professione tesa a raccontare e descrivere la realtà con la libertà di giudicare e di manifestare la propria opinione con la stessa libertà dei microfoni aperti dei sostenitori nei palchetti. L'Osservatore d'Italia e Laziale non ha mai insultato nessuno e non ha mai ricorso a banali dettagli fisici minimali al solo scopo di insultare e deridere personaggi del movimento. Questo giornale ha solo espresso e continuerà ad esprimere opinioni in base agli elementi oggettivi e al modo di condurre l'azione politica del movimento utilizzando a volte una ironia pungente tesa a colorare e a dar maggiore enfasi al pensiero descritto. Quella stessa ironia e comicità permessa e divulgata dal leader durante i suoi comizi. Il quadro che viene fuori da tutto questo mostra una idea di movimento che vuole apparire diverso dalla vecchia politica, che ha fatto illudere i sostenitori d'esser gli unici di buona volontà a credere nella giustizia e nella legalità ma che poi nella realtà delle cose appare come una enorme dispersione confusa di idee poco ordinate e derivate da diversi, troppi modi di pensare e che ha costretto il fondatore a metterci una pezza sopra rimettendosi la corona di leader e riprendendo il controllo totale, anche indirettamente del Campidoglio.
Referendum Costituzionale: il 4 dicembre il popolo รจ chiamato a votare
Festa del Movimento 5 Stelle: La Marcia su Palermo!
di Angelo Barraco – Paolino Canzoneri
PALERMO – Il 24 e 25 Settembre a Palermo si è svolta la Festa del Movimento 5 Stelle. Due giornate per un evento dal sapore epocale per il Movimento pentastellato che ha richiamato una folla immensa proveniente da tutte le regioni d'Italia che insieme hanno dato vita ad un vero e proprio meeting in quell'area vastissima che è il Foro Italico. Decine e decine di Gazebo suddivisi a regioni e a tema hanno creato un percorso di accoglimento e di promozione delle attività regionali e nazionali del Movimento. Due piccoli palchi equidistanti tra loro moderati da amministratori politici regionali hanno consentito ad attivisti, politicanti e semplici cittadini presenti di poter dare libero sfogo a dibattiti dove sono state espresse idee e ci si è confrontati in merito ai numerosi temi trattati. Il M5S mira al capoluogo siciliano quale punto d'attracco per ulteriore maggior consenso in vista di prossimi riassetti amministrativi siciliani e lo fa in pompa magna con la presenza di tutti i maggiori esponenti del Movimento, da Di Battista a Di Maio, dal figlio di Casaleggio a Beppe Grillo fino alla tanto attesa Sindaca di Roma Virginia Raggi uscita dal Campidoglio in una rapida trasferta promozionale di se stessa e del Movimento. Al palco centrale Alessandro Di Battista ha fissato i punti fermi in merito alla classe dirigente sottolineando che: "L'allargamento di questo fantomatico Direttorio c'è già stato in questi due anni dando nuove responsabilità ad altri. Questa logica che io e Di Maio dovremmo essere la futura classe dirigente è una falsità. Le regole valgono per tutti".
Noi dell'Osservatore d'Italia abbiamo intervistato Luigi Di Maio che ci ha spiegato il senso di questo evento e nello specifico ci ha detto: "Questo evento chiamato da noi Italia 5 Stelle nasce da una nostra esigenza di spiegare agli italiani quale fosse l'idea di paese del Movimento 5 Stelle". La presenza tanto attesa quanto acclamata dai presenti è stata sicuramente quella di Virginia Raggi che ha mostrato una certa riluttanza nel rispondere ai giornalisti che si sono accalcati numerosi al suo passaggio facendo pressione sul cordone di polizia e attivisti che proteggevano la sindaca che per dimostrare indifferenza ad una calca opprimente si è lasciata andare in un ballo a tempo della musica proveniente dal palco centrale che l'aspettava per il suo comizio. Forte diffidenza ed ostilità è emersa da parte degli attivisti che non hanno mai visto di buon grado la presenza della stampa, rei, a parer loro, di aver perseguito una campagna costantemente denigratoria contro il M5S. A Virginia Raggi abbiamo chiesto un giudizio personale riguardo la manifestazione palermitana. La sindaca capitolina ha risposto "Bellissima!". Gli attivisti presenti non hanno gradito la presenza dei giornalisti accalcati e qualche esagitato non ha risparmiato insulti e accuse poco rispettose nei confronti di … [ESTRATTO DALL'ARTICOLO DE L'OSSERVATORE D'ITALIA VIRTUAL PAPER – PER LEGGERE L'ARTICOLO COMPLETO CLICCARE QUI PER APRIRE L'EDIZIONE DI OGGI DEL GIORNALE E ANDARE A PAG. 3]
Il capo dei… grillicapi
di Alberto De Marchis
Forse è un pò tardi per fare il “capo” ha pensato più di qualcuno in seguito alle diverse bufere che hanno investito i pentastellati, dopo che è uscita fuori anche una telefonata di Casaleggio che, poco prima di morire, avrebbe “rotto” con Grillo. Adesso che anche i sondaggi parlano di una discesa di consensi l’ex comico genovese parla di un nuovo M5s 2.0, quello che aprirà "la fase due", il secondo tempo del Movimento che avanza a passo di gambero vede il suo futuro in un ritorno alle origini. Con Beppe Grillo che si riprende in mano lo scettro pentastellato ma vuole porte aperte al nuovo che avanza. Un nuovo che non può prescindere da quella compattezza mancata nei giorni del caos romano e che Davide Casaleggio, al suo 'esordio' davanti alla platea degli attivisti, chiama con nettezza. "Restiamo uniti, solo uniti realizzeremo un sogno che era di mio padre e che oggi è di milioni di persone", è il monito del figlio di Gianroberto. Dall’appuntamento a Palermo Grillo detta la linea. Ed è una linea che risente delle forti tensioni interne. "Se devo fare il capo politico lo farò. Io ci sono a tempo pieno. Non posso più con il passo di lato. Io voglio stare con il M5S fino alle elezioni e vincerle", annuncia, confermando le impressioni che lo vedevano tornato alla guida. Ammette anche "gli sbagli che abbiamo fatto" l'ex comico, ma è certo che in definitiva gli italiani delle beghe interne del M5s "se ne strasbattono". E i numeri lo dimostrano: quando ha temuto che potesse venire giù il castello costruito con pazienza per anni a causa dei litigi, poi si è rasserenato: "Ho visto che siamo calati dello 0,1%-0,2%". Ma per andare avanti qualcun altro dovrà fare un passo indietro. Non nomina il direttorio ma apre spazi a chi sarà in grado di servire la causa del Movimento. E alle nuove generazioni. "Siamo davanti alla prima fase di un grande esperimento, ci sarà una seconda fase e la inaugureremo stasera" dice il leader che spiega: "Fase 2 vuol dire che parlo di una seconda generazione, parlo dei giovani che si avvicinano adesso e devono capire cosa è il Movimento". Non nega rivalità nel Direttorio: "Forse sì, ma è normale, del resto la tv è immagine, c'è quello che funziona di più o quello che funziona meno". Tanto più che i parlamentari li ho visti "un po' stanchi, ma è normale", aggiunge Grillo, non annunciando ancora nulla sulla cessione del simbolo, che ora resta saldo nelle sue mani. Ma, a sorpresa, "la settimana prossima uscirà un regolamento". Non solo: in "tv andrà solo chi dovrà parlare di un tema, del nostro programma. Si va in tv sulla base dei programmi". Così come …
Grillo: "Il capo sono io, voglio vincere le elezioni"
Redazione
PALERMO – Il nuovo M5s 2.0, quello che aprirà "la fase due", il secondo tempo del Movimento che avanza a passo di gambero vede il suo futuro in un ritorno alle origini. Con Beppe Grillo che si riprende in mano lo scettro pentastellato ma vuole porte aperte al nuovo che avanza. Un nuovo che non può prescindere da quella compattezza mancata nei giorni del caos romano e che Davide Casaleggio, al suo 'esordio' davanti alla platea degli attivisti, chiama con nettezza. "Restiamo uniti, solo uniti realizzeremo un sogno che era di mio padre e che oggi è di milioni di persone", è il monito del figlio di Gianroberto.
Nel pomeriggio è invece Grillo a dettare la linea. Ed è una linea che risente delle forti tensioni interne. "Se devo fare il capo politico lo farò. Io ci sono a tempo pieno. Non posso più con il passo di lato. Io voglio stare con il M5S fino alle elezioni e vincerle", annuncia, confermando le impressioni che lo vedevano tornato alla guida. Ammette anche "gli sbagli che abbiamo fatto" l'ex comico, ma è certo che in definitiva gli italiani delle beghe interne del M5s "se ne strasbattono". E i numeri lo dimostrano: quando ha temuto che potesse venire giù il castello costruito con pazienza per anni a causa dei litigi, poi si è rasserenato: "Ho visto che siamo calati dello 0,1%-0,2%". Ma per andare avanti qualcun altro dovrà fare un passo indietro. Non nomina il direttorio ma apre spazi a chi sarà in grado di servire la causa del Movimento. E alle nuove generazioni. "Siamo davanti alla prima fase di un grande esperimento, ci sarà una seconda fase e la inaugureremo stasera" dice il leader che spiega: "Fase 2 vuol dire che parlo di una seconda generazione, parlo dei giovani che si avvicinano adesso e devono capire cosa è il Movimento". Non nega rivalità nel Direttorio: "Forse sì, ma è normale, del resto la tv è immagine, c'è quello che funziona di più o quello che funziona meno". Tanto più che i parlamentari li ho visti "un po' stanchi, ma è normale", aggiunge Grillo, non annunciando ancora nulla sulla cessione del simbolo, che ora resta saldo nelle sue mani. Ma, a sorpresa, "la settimana prossima uscirà un regolamento".
Non solo: in "tv andrà solo chi dovrà parlare di un tema, del nostro programma. Si va in tv sulla base dei programmi". Così come sul palco di Palermo dove i componenti del direttorio si sono alternati agli altri portavoce intervenendo sui temi di loro competenza. La fine nei fatti del direttorio la certifica anche Roberto Fico: "Il direttorio non è un organo politico del Movimento. Non esiste il direttorio, esistono persone che decidono per le loro competenze, esistono funzioni". E insiste nella sua 'crociata' purista. "Dobbiamo restare ancorati a ciò che siamo. Dobbiamo rimanere fedeli a noi stessi". Il Movimento, ripete, "è partecipazione e condivisione" e "noi andiamo avanti su questa strada. Non esistono Vip o Big. Non esiste Fico o Di Maio, esistono persone che partecipano". Facile a dirsi.
A Palermo irrompe Alessandro Di Battista che arriva trionfante sulla sua moto che lo ha portato a spopolare le piazze in giro per l'Italia con la sua campagna per il No alla riforma. Guadagnandosi i galloni sul campo. E la conclusione della serata se da un lato vede sul palco tutti gli esponenti 5 Stelle, dall'altro certifica l'emergere di un 'tridente': quello formato da Alessandro Di Battista, Luigi Di Maio e Davide Casaleggio. Sono loro a chiudere la serata, ad essere presentati assieme come i paladini dell'onestà. A non avere, a differenza degli altri, confini tematici. "Siamo la prima forza del Paese e governiamo Roma", è lo slogan di Di Maio secondo cui, con il No ai Giochi olimpici "abbiamo salvato dal dissesto Roma".