NUOVA CAMORRA ORGANIZZATA: DOPO 31 ANNI TORNA IN ITALIA IL KILLER SANGUINARIO PASQUALE SCOTTI

di Angelo Barraco
 
Dopo 31 anni di latitanza, Pasquale Scotti, il sanguinario killer ed esponente di spicco della NCO (Nuova Camorra Organizzata) di Raffaele Cutolo nonché suo braccio destro, è stato consegnato alla giustizia italiana. E’ atterrano all’aeroporto di Fiumicino con un volo proveniente da Rio de Janeiro e per lui sono scattate immediatamente le manette. Scotti è stato arrestato nel maggio scorso a Recife ed è stato condannato per omicidio volontario, concorso in omicidio volontario. E’ stato accompagnato in Italia da uomini dell’Interpol e dello SCO, giunto in Italia è stato prelevato dalla polizia giudiziaria e portato a Rebibbia. Dovrà scontare 30 anni di carcere, comprensiva del periodo di detenzione in Brasile, come previsto nel trattato bilaterale del 1989. Scotti sembra pronto a parlare: “Sono pronto e so cosa dire. Lo Stato italiano mi garantisca sicurezza dentro e fuori dal carcere”. Ma chi è “Pasqualino ‘o collier”? Era uno dei più fedeli alleati di Cutolo, in seguito al trasferimento del superboss all’Asinara nel 1983, ha cercato di riorganizzare la Nuova Camorra Organizzata. Le manette per lui scattano il 17 dicembre del 1983, poiché accusato dell’omicidio di Giovanna Matarazzo, ballerina legata a Vincenzo Casillo, affiliato alla Nco. Inizialmente decide di collaborare, ma è soltanto apparenza poiché la notte di Natale del 1984 evade dall’ospedale di Caserta dove era stato ricoverato per una ferita. Le ricerche sul suo conto si fanno intense e sulle sue sorti si formulano innumerevoli ipotesi, si ipotizza persino che sia morto. Nel 2005 viene condannato all’ergastolo. Il 26 maggio 2015 la svolta, a Recife, in Brasile, viene arrestato sotto falso nome –si faceva chiamare  Francesco De Castro Visconti – la sua estradizione è stata autorizzata il 21 ottobre del 2015. 



GIANNI TONELLI, SVIENE, CADE E BATTE LA TESTA: RICOVERATO AL SANTO SPIRITO DI ROMA

di Roberto Ragone

È di oggi, mercoledì 9 marzo, la notizia, che Gianni Tonelli, Segretario Generale del Sindacato Autonomo di Polizia è nuovamente ricoverato all'ospedale romano Santo Spirito.

Tonelli, si trovava in piazza Montecitorio per accogliere quanti volevano manifestargli la loro solidarietà, quando verso le 12,30 è svenuto cadendo a terra e battendo la testa. È stato quindi ricoverato al Santo Spirito.

Al 49° giorno di sciopero della fame, con totale astensione da qualsiasi nutriente, ha perso 21 chili. Ricordiamo che la forte protesta di Gianni Tonelli è contro il depotenziamento delle forze di Polizia e contro l’evidente repressione di chi tale protesta non intende accogliere. “Provvedimenti disciplinari, sospensioni, destituzioni e deferimenti all’autorità giudiziaria sono uno squallido tentativo di intimidire chi denuncia la verità.

La verità non è un reato!” recita il comunicato Stampa del SAP. “Inqualificabile e vergognoso è l’atteggiamento del Dipartimento della PS e delle Autorità di Governo – si legge nella nota SAP – che hanno il dovere di amministrare – prosegue la nota – la sicurezza e sono invece disposti a bagnarsi le mani di sangue e a rischiare la vita di un rappresentante dei poliziotti pur di non affrontare i problemi sollevati. Far fronte – conclude il comunicato del Sindacato Autonomo di Polizia – significherebbe assumersene anche la responsabilità di fronte alle palesi ed evidenti condizioni del nostro apparato di sicurezza.”

Attestati di solidarietà giungono quotidianamente da Consigli regionali e Comunali, a dimostrazione dell’approvazione della parte buona della nazione. Solidarietà espressa anche dalle forze di opposizione – Forza Italia, Lega Nord, M5S, La Destra, Fratelli d’Italia, Area Popolare – nelle persone dei loro rappresentanti. Anche oggi, prima del mancamento, Tonelli ha ricevuto la visita di una delegazione di Forza Italia composta da Renato Brunetta, Maurizio Gasparri, Mara Carfagna, Elio Vito e Deborah Bergamini. Poco dopo è giunto al gazebo del SAP il deputato del Movimento 5 Stelle Alessandro Di Battista. Inoltre, è arrivato il leader dell’Esercito di Silvio Simone Furlan.

“Oggi – dichiarano dal SAP – più che mai il nostro appello al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella è forte e vigoroso. C’è bisogno di lui!” Purchè il suo invocato – come fosse S. Pio –  e più che mai ipotetico intervento non giunga troppo tardi, come alcuni fatti recenti ci fanno pensare che possa accadere; e come in effetti è già accaduto a Sassari.

La Sardegna è soprattutto Italia, un brandello di Patria in mezzo al Mare Mediterraneo, quel mare pescoso di cui Renzi ha donato un’ampia fetta alla Francia, senza alcuna motivazione palese; quello stesso mare che si vuole deturpare e ferire a morte con inutili e becere trivellazioni, per far contenti gli ‘amici’ e col pretesto di ‘posti di lavoro’, che il nostro sempre più (meno)  amato Renzi va sbandierando con numeri di fantasia, senza tenere conto del fatto che, trivellando in Mediterraneo, i posti di lavoro distrutti, quelli dei pescatori, sarebbero molti di più di quelli a scadenza procurati dai trivellatori. Sassari è una città della Sardegna, e non è meno italiana perché ci separa un braccio di mare. A Sassari tutto funziona, o dovrebbe funzionare, come nel resto dell’Italia – magari come a Roma,  davanti a Montecitorio. Magari! Fatto sta che lo scorso 29 febbraio, verso le 20,30, arriva al 113 una richiesta di intervento urgente  dal deposito della Mondialpol, sito nei pressi della città. Una banda di rapinatori ha sfondato il muro di cinta con una pala meccanica, e sta attaccando ora le pareti del caveau in cui sono custodite somme ingenti. I malviventi ingaggiano una sparatoria con i vigilantes: sono armati con armi pesanti, riportano le cronache; molto probabilmente AK47, diciamo noi, vistane la facile reperibilità sul territorio. Le guardie giurate rispondono al fuoco, ma non sembra che la loro azione abbia effetti positivi. Così tutti gli operatori di polizia presenti in Questura si precipitano ad equipaggiarsi di giubbotti antiproiettile e mitragliette PM12. Purtroppo nell’armeria della Questura di Sassari tutto è terminato, e non sono disponibili neanche delle torce elettriche. Dei colleghi intervenuti in seguito alla segnalazione, c’è chi indossa  un giubbotto, e chi ha una PM12, ma solo perché usciti dalla Questura qualche secondo prima dell’allarme. Da notare l’inutilità dei giubbotti in dotazione odierna di fronte all’impatto di una palla di AK47. L’irruzione della Polizia è operata alla luce dei cellulari degli agenti. Le cronache riportano anche che sarebbero stati sparati circa 30 colpi, non si sa bene da chi. Fatto sta che i rapinatori sono fuggiti con una somma che sembra si aggiri attorno ai dieci milioni di euro, venti miliardi delle vecchie lire. E i poliziotti? In braghe di tela, come desiderato dal nostro governo, il quale, in nome di una falsa , becera e fallimentare spending review, ha operato tagli orizzontali a tutto l’apparato della sicurezza.  Nella Questura di Sassari, anche se sembra paradossale, il personale, ancor prima di uscire a fare il proprio dovere, deve precipitarsi in armeria a munirsi di giubbotto antiproiettile prima che finiscano.  Il SAP di Sassari ha diffidato il Questore dal permettere interventi di Polizia al personale non in possesso dei  necessari dispositivi di protezione previsti dalla normativa. Certo gli operatori di Polizia sono consapevoli dei rischi a cui vanno incontro, ma non devono per questo essere mandati allo sbaraglio. Alla luce di questo, appare ancora più motivata e degna di attenzione la protesta che Gianni Tonelli sta portando avanti ormai da cinquanta giorni, senza che nessun rappresentante delle Istituzioni si sia minimamente fatto vivo. S’è preferito accogliere il Presidente Hollande a Venezia, per commemorare Valeria Solesin, la giovane ricercatrice uccisa a Parigi; s’è preferito istituire un programma di dottorato a lei intestato, con sei  borse di studio in demografia, sociologia, e settori scientifici affini destinate a studenti italiani e francesi, per continuare l’opera di Valeria, a cui va tutto il nostro rispetto.  Certo, denaro da spendere per la Polizia e in generale per le Forze dell’Ordine non ce n’è, l’operazione mediatica di Venezia rende molto di più, sotto il profilo della propaganda, specialmente la rivista dei Carabinieri in alta uniforme a fianco di Hollande. Anche se lo scorso novembre il nostro Presidente del Consiglio ebbe a pronunciarsi in merito alla lotta al terrorismo, “una lotta che non può essere solo militare, ma dev’essere anche culturale”. Ragion per cui istituì il bonus da 500 euro per  i neomaggiorenni – 550 mila – da investire in teatri, musei e concerti. Proprio una grande trovata! Può darsi che, se continua quest’andazzo, la prossima volta la commemorazione di un morto ammazzato, o di più morti ammazzati,  la si debba fare a Roma, o in un’altra grande città d’Italia. Ogni giorno che passa rende il silenzio istituzionale più profondo e colpevole, anzi, di ora in ora; come di ora in ora si vengono ad ingrossare le fila di coloro che appoggiano Gianni Tonelli e la sua protesta. E questo non per principio, o, come dice qualcuno per ‘strumentalizzare’ le circostanze- la sinistra usa il verbo ‘strumentalizzare’ per rigirare la frittata, quando ci sono proteste legittime che non si vuol prendere in considerazione.  Ormai è assurdo anche ripeterlo, dopo tanti giorni e tanti appelli sulla stampa, quasi come è assurdo il rifiuto a voler ascoltare da parte di Palazzo Chigi e del Quirinale. La verità è sotto gli occhi di tutti: quando si tratta di accontentare gli amici degli amici, i soldi ci sono, e anche tanti; quando si tratta di una cosa poco divertente o poco ‘mediatica’, i soldi spariscono, e con essi la volontà di porre rimedio ad una situazione che è una bomba a orologeria. Dove andranno a nascondersi i vari Mattarella, Renzi, Alfano, se l’ISIS dovesse a breve fare ciò che minaccia da tempo?

 




GIANNI TONELLI: TERRA NOSTRA FA PARTIRE LA SOLIDARIETÀ CON LA STAFFETTA DI DIGIUNO

Red. Politica

Oggi alla Camera dei Deputati l'on. Walter Rizzetto in rappresentanza di Terra Nostra – Italiani con Giorgia Meloni, insieme alla referente nazionale Federica Nobilio e a Mariaelena La Banca responsabile della comunicazione hanno tenuto una conferenza stampa, dove era presente anche il capogruppo parlamentare FDI-AN Fabio Rampelli,  nella quale è stata annunciata l'iniziativa di solidarietà nei confronti del segretario del Sindacato Autonomo di Polizia (SAP) Gianni Tonelli. Alla conferenza stampa presente anche Gianni Tonelli. L'iniziativa prevede una staffetta di digiuno a sostegno del segretario SAP che con oggi è al 49imo giorno di digiuno.

"Abbiamo presentato una mozione e chiederemo un consiglio straordinario in Regione Lazio a sostegno della battaglia di Gianni Tonelli, Segretario Generale del Sindacato Autonomo di Polizia (SAP), – hanno fatto sapere i consiglieri regionali del Lazio FDI-AN Fabrizio Santori e Giancarlo Righini – che è stato ricoverato all’Ospedale Santo Spirito a seguito di uno sciopero della fame durato oltre 40 giorni – proseguono – per denunciare i tagli indiscriminati del governo sulle forze dell’ordine, sempre più in difficoltà. Mentre il governo Renzi sta attentando alla sicurezza della gente, avendo tagliato i fondi destinati alla sicurezza in modo indiscriminato senza ascoltare le esigenze dei cittadini e dei poliziotti, Tonelli sta portando avanti una battaglia giusta, che non ha colore politico e che deve essere sostenuta in tutte le sedi istituzionali, regionali e locali, perchè riguarda la vita quotidiana dei cittadini, sempre più esposti ai pericoli dell’insicurezza. Basti pensare che nell’ultima Legge di Stabilità Renzi ha tagliato 12 milioni e 758 mila euro al fondo straordinario del Personale di Polizia di Stato, 87 milioni e 697 mila euro per la lotta alla delinquenza organizzata, 317 milioni e 67 mila euro all’Arma dei Carabinieri ed alla tutela dell’ordine pubblico e della sicurezza pubblica, 190 milioni e 343 mila euro alla pianificazione ed al coordinamento delle Forze dell’Ordine, al programma contrasto al crimine, alla tutela dell’ordine e della sicurezza pubblica, 1 milione e 895 mila euro per spese di funzionamento della Direzione Investigativa Antimafia, 138 milioni e 909 mila euro alla prevenzione e soc
corso pubblico. Oltretutto le dotazioni della polizia sono sono mai state così obsolete: l’armamentario, il vestiario e gli autoveicoli sono da sostituire, così come i caschi per l’ordine pubblico ed i giubbotti antiproiettile, per non dire del personale, sempre più anziano rispetto alle necessità del nostro territorio. Rivolgiamo fin d’ora – concludono Santori e Righini – un appello a tutte le forze in consiglio regionale, affinché si battano assieme a noi al fianco di Tonelli, della polizia e dei cittadini".

 




DELITTO DI PORDENONE, GIOSUÈ RUOTOLO: L'ANALISI DELLA CRIMINOLOGA URSULA FRANCO

di Domenico Leccese

Giosuè Ruotolo è stato arrestato il 7 marzo 2016, quasi un anno dopo il duplice efferato omicidio di una coppia di fidanzati avvenuto a Pordenone. Trifone Ragone e Teresa Costanza sono stati uccisi da 6 colpi di pistola nel parcheggio della palestra di pesistica dove Trifone si allenava, l’arma utilizzata, una Beretta del 1922 è stata ritrovata nel lago di un parco poco distante dalla scena del crimine. Analizziamo il caso servendoci della consulenza della criminologa Ursula Franco che ha accettato di rispondere ad alcune domande:

Lei crede nella responsabilità del Ruotolo riguardo al duplice omicidio di Pordenone?
Sì, ci sono validi motivi per pensare che Giosuè Ruotolo sia il responsabile della morte dei due ragazzi.

Lei ha analizzato le brevi interviste rilasciata da Ruotolo, che cosa ne ha tratto?

Nelle due interviste Ruotolo non ha mai negato in modo credibile un suo coinvolgimento nell’omicidio di Trifone e Teresa, anzi ha mostrato piuttosto di vivere le accuse in modo passivo. Non solo non lo ha mai fatto spontaneamente ma non ha neanche provato a ripetere a pappagallo la frase della giornalista che lo imboccava cercando di fargli dire che non era stato lui a commettere il duplice omicidio. Egli inoltre ha tentato di collocarsi continuamente in un gruppo cercando di far passare il messaggio che anche quella sera non fosse solo, un tentativo di crearsi un alibi, aggrappandosi a quello degli altri. Ha inoltre affermato che andava d’accordo con Trifone mentre le indagini hanno appurato che Giosuè e Trifone ebbero una pesante discussione culminata in una scazzottata, il fatto che non sia stato lui a riferirlo, ma i suoi coinquilini, è quantomeno strano.

Che cos’altro ha insospettito gli inquirenti?
Ruotolo inizialmente ha raccontato agli inquirenti che nel momento in cui venivano uccisi Trifone e Teresa lui stava giocando ad un videogioco per poi cambiare versione, in seguito ad alcune contestazioni ha riferito di essersi diretto in palestra, di non aver trovato parcheggio e di essersi quindi fermato al parco di San Valentino per pochi minuti. In quel parco, più precisamente nel lago, è stata ritrovato prima il caricatore e poi una vecchia pistola semiautomatica Beretta modello 1922, brevetto 1915-1919, calibro 7.65 Browning, lo stesso dell'arma usata per il duplice omicidio. Le indagini hanno accertato che il padre di Ruotolo possiede una collezione di armi vecchie e nuove.

Secondo lei è vero che Giosuè, mostrandosi privo di sensibilità, chiese 25 euro alla madre di Trifone proprio il giorno del funerale del figlio?
Non ci sono ragioni per cui la madre avrebbe dovuto mentire su questo accadimento, tra l’altro ci fu un testimone del fatto, un collega del Ragone e di Ruotolo, che accortosi della richiesta fuori luogo allontanò Giosuè dalla donna. In ogni caso in una email ad una trasmissione televisiva scritta dal Ruotolo nell’intento di smentire il fatto egli non fa che confermarlo. Quando Ruotolo scrive: “.. Soprattutto sono dispiaciuto per una mia presunta richiesta di 25€ alla famiglia Ragone che mi sarebbero stati dovuti per il saldo di un pregresso debito del mio commilitone Trifone", non solo ci conferma la richiesta ma ne spiega pure il motivo.

Come è possibile che un soggetto coinvolto in un duplice omicidio così efferato si preoccupi di riavere 25 euro?
Dalle indagini è emerso un rapporto “malato”’ tra Giosuè e la fidanzata Rosaria Patrone, credo che entrambi siano affetti da un disturbo psicopatologico, lo si evince dai racconti degli amici che hanno riferito di lunghi pianti notturni del Ruotolo e di poco credibili patologie che avrebbero colpito la Patrone, a detta di Giosuè, quali un ematoma cerebrale ed un infarto, il quale però sembrò risolversi in tempi molto brevi, e di un presunto stupro per vendetta ai danni di Rosaria messo in atto da due colleghe del Ruotolo. Probabilmente il rapporto di Giosuè con i soldi è anch’esso anormale e la sua necessità di riprendersi i pochi euro che aveva prestato al Ragone l'ha indotto a sottovalutare il fatto che con quella richiesta poteva esporsi a critiche e destare sospetti, il Ruotolo non ha valutato i rischi/benefici a causa dei suoi problemi psichici.

Possibile che il movente sia solo un rancore nei confronti di Trifone?
Gli omicidi vengono frequentemente commessi per futili motivi e sono spesso il risultato di anni di tensioni che “finalmente” esondano per una causa ultima che può essere anche estremamente banale. Il movente ha due componenti, un trigger che innesca la reazione e lo stato d'animo o la psicopatologia del soggetto agente che regola l'entità della stessa. Gli omicidi vengono commessi per futili motivi perché il movente lo fanno in massima parte gli stati d'animo dei soggetti coinvolti, a volte quelli di entrambi i protagonisti, autore e vittima, altre volte solo quello dell'autore.
 




PRIMARIE PD: IL CANDIDATO SINDACO DEL PD A ROMA E' GIACHETTI, VALENTE A NAPOLI

di Angelo Barraco
 
Roma – Nella giornata di ieri, 6 marzo, hanno avuto luogo in diverse regioni dello stivale le primarie del PD. L’affluenza dei cittadini che si sono recati al voto è stata concitata, per  risultati che in parte hanno sorpreso e in parte no. Il Candidato Sindaco del Pd a Roma, per il Campidoglio, è Roberto Giachetti. Era stato indicato come il sostituto ideale di Marino, dopo le vicende che hanno flagellato la bella Roma. Dopo la vittoria ha dichiarato: “Oggi abbiamo giocato un'amichevole io intendo vincere le elezioni a Roma e non è così scontato. Noi siamo in campo per vincere e io voglio vincere a modo mio restando una persona onesta e libera soprattutto”. A complimentarsi con Giachetti per l’ottimo risultato ottenuto anche Matteo Renzi e Lorenzo Guerini, vicesegretario del Pd. Ma gli scandali che hanno flagellato la capitale hanno avuto eco anche sull’affluenza poiché si è registrato un numero di votanti pari a 50 mila, la metà rispetto alle elezioni del 2013 che hanno portato alla vittoria di Marino. Giacchetti ha vinto con il 64,16% mentre il suo sfidante Morassut con il 30%. Ha riferito inoltre: “La volta scorsa c'era il Partito Democratico delle Truppe cammellate di quelli che sono stati arrestati, delle file di rom e quant'altro, questi sono dati veri di un partito vero che per fortuna ha ancora tanto lavoro da fare e sta rinascendo”. Si è registrata un’affluenza prevalentemente di anziani, pochi invece i giovani, gli stranieri e i sedicenni. L’ultima categoria appena citata ha raggiunto soltanto un numero di mille iscritti. 

I Napoletani non si sono fermati nemmeno davanti alla pioggia e  grande affluenza in tutti i quartieri. Per evitare che si presentassero irregolarità, si sono avvalsi della tecnologia. I 78 seggi erano infatti dotati di tablet che registrava il nome del soggetto votante e lo registrava in un database, con tale metodo il voto non si può replicare in altre sezioni. Anche se in dieci sezioni c’è stato un problema di connessione ad internet e quindi si è proseguito con la classica votazione. Ma non sono mancate le polemiche poiché uno dei seggi è stato allestito presso lo studio di Giuseppina Tommasielli, sostenitrice di Antonio Bassolino. Valeria Valente aveva commentato: “La sua stessa presenza è elemento di condizionamento, che viola ogni principio di deontologia professionale nonché i presupposti fondamentali del libero esercizio del voto”. I Candidati erano: Valente, Bassolino, Marfella e Serracino. Dopo le 23 si conosce il verdetto, a vincere le primarie a Napoli è Valeria Valente che scrive su Twitter alle 23.10 il seguente messaggio: “Abbiamo fatto bene a fare le primarie, abbiamo vinto: #Napoli ha deciso di guardare avanti. @pdcampania @Pd”. Bassolino commenta: “Ci ho messo tutte le mie forze, continuiamo la battaglia per Napoli". LA vittoria arriva con il 46% contro il 40% dell’ex sindaco. 
 
A Benevento c’è stato un record di affluenze, vince Raffaele Del Vecchio con il 66% dei voti. Vince anche Roberto Cosolino, sindaco di Trieste, che è stato confermato con il 65,02% dei voti, ovvero con 4.447 voti. Francesco Russo invece con 34,98%. Renzo Caramaschi ha vinto a Bolzano, a Grosseto invece ha vinto Lorenzo Mascagni con 3.576 voti. 



L'AGENTE DI COMMERCIO: UNA FIGURA INDISPENSABILE PER L'ECONOMIA ITALIANA

di Vincenzo Giardino

La figura professionale dell'agente di commercio in Italia non ha mai avuto l'attenzione che merita, una professione relativamente moderna, nata nel corso della seconda rivoluzione industriale convenzionalmente iniziata nel 1870 con l'introduzione dell'elettricità, dei prodotti chimici e del petrolio. Nel nostro Paese si contano ben 240mila persone che giornalmente macinano centinaia di chilometri per visitare i loro clienti, per meglio dire i clienti delle aziende che rappresentano. Il loro compito è di proporre, informare e allettare al fine di vendere  beni di consumo, beni durevoli oppure servizi.

Giornalmente, grazie a questi professionisti, arrivano ordinativi alle aziende produttrici o commerciali, le quali spediscono merci che viaggiano con tir, treni,navi e aerei. Milioni di euro di fatturo prodotti per merito di queste persone che svolgono l'attività di vendita con passione, diffondendo in modo capillare, oltre ai prodotti, anche il brand delle aziende che rappresentano. Ogni ordinativo conferito all'azienda mandante coinvolge anche altri comparti economici, come quello dei trasporti e dei servizi finanziari, pertanto questa professione svolge un ruolo importante nell'economia italiana, spesso ha un ruolo determinante per la crescita e lo sviluppo di un'azienda.

In qualche film è stata evocata la figura di questo tipo di attività creando spesso un immaginario contorto ed estremo, come nel personaggio di Arthur Miller in Morte di un commesso viaggiatore, il quale arriva al suicidio per i suoi insuccessi, oppure in quello di Gabriele Muccino in Alla ricerca della felicità, nel quale il protagonista arriva all'indigenza per non riuscire a vendere attrezzature medicali. Insomma due sfigati che rappresentano  il lato estremo di un'attività che, se pur vero non priva di rischi, può anche procurare grandi soddisfazioni. In altri films è stata rappresentata in chiave comica, come in alcune  interpretazioni di Danny De Vito nei panni del classico venditore di automobili, affabulatore e disonesto o come quella recente  di Checco Zalone nei panni di un improbabile venditore di aspirapolveri  nel film Sole a catinelle. Anche questo fa riflettere su quanto poca sia la considerazione sociale di questo tipo di attività che troppo spesso viene considerata un lavoro di ripiego piuttosto che una rispettabile professione.

La professione di agente di commercio (venditore o commesso viaggiatore) è un'attività che richiede molte più competenze specifiche di quante se ne possano immaginare. Per svolgere adeguatamente questa professione bisogna avere delle buone doti relazionali e di empatia, possedere un'adeguata cultura generale e capacità di utilizzare un linguaggio adeguato al cliente, avere capacità di autogestione e senso dell'organizzazione, saper utilizzare gli strumenti informatici, avere una buona resistenza alla guida dell'auto, una buona propensione al problem solving, una discreta conoscenza della lingua inglese e tanto entusiasmo. Sono veramente poche le professioni che richiedono un simile mix di competenze per essere svolte al meglio e che molto spesso si sviluppano sul campo. Già da molti anni si svolgono corsi di formazione alle vendite che vengono erogati sia dalle grandi aziende per la propria forza vendita, sia  da società di formazione specializzate, sono sicuramente uliti ed istruttivi, ma come tutte le attività anche questa necessità di tanti esercizi pratici e quindi il miglior modo per impararla è visitare più clienti possibili al fine di vivere in prima persona le dinamiche che si innescano nelle trattative di vendita.
Per i giovani che si vogliono avvicinare a questa professione può essere utile affiancare un venditore esperto e bravo che gli possa dare le prime indicazioni per svolgere l'attività in modo ottimale.

Con questo primo articolo si vuole dare corso ad una rubrica sulle vendite e sui consumi per la quale si accettano anche suggerimenti e domande scrivendo a: vincenzogiardino@libero.it
 




RENZI SULLA LIBIA: "5 MILA UOMINI? È UN VIDEOGIOCO? CI VUOLE MOLTA CALMA"

Redazione

Nessun intervento militare in Libia, la priorità è un governo solido del Paese. Così il premier Matteo Renzi ospite da Barbara D'Urso a Domenica Live. Renzi è intervenuto anceh sulle Unioni Civili, il nodo delle banche e le ultime polemiche legate al direttore della Reggia di Caserta che, secondo i sindacati, lavorerebbe troppo.

Libia – "Vedo gente che dice mandiamoci 5mila uomini. E' un videogioco? Ci vuole molta calma". "Non è all'ordine del giorno la missione militare italiana in Libia perché la prima cosa da fare è che ci sia un governo che sia solido, anzi strasolido, e abbia la possibilità di chiamare un intervento della comunità internazionale e non ci faccia rifare gli errori del passato". "L'ipotesi dei cinquemila uomini in Libia non c'è. Punto". "Se c'è necessità di intervenire" in Libia, "l'Italia non si tira indietro ma la guerra è una cosa seria, bisogna avere molto rispetto per le parole". "Con cinquemila uomini a fare l'invasione della Libia l'Italia con me presidente non ci va". "Vorrei dire una cosa a tutti i politici di tutti gli schieramenti: bisogna evitare le strumentalizzazioni selvagge e bieche di queste ore di fronte al dolore. Poi in Parlamento discutiamo" ma sulla vicenda libica ci vogliono "prudenza, equilibrio, buonsenso".

Banche – "Chi è stato truffato riavrà i soldi fino all'ultimo centesimo ma tra quelli c'è anche chi ci speculava sopra". "Sai quanti hanno utilizzato il bonus bebè? Duecentotremila famiglie lo hanno usato. Un bonus per ogni bebè di 80 euro per tre anni". "Ci furono polemiche in Parlamento perché l'avevo annunciato qui", ricorda.

Il premier Matteo Renzi ospite a Domenica Live: "Sì, siamo certi che le unioni civili saranno approvate anche alla Camera – ha detto il presidente del Consiglio -. Se ci sarà bisogno metteremo la fiducia anche alla Camera. Spero che entro maggio possa diventare un'altra legge da firmare". "Ci sono delusi da una parte e dall'altra", tra chi voleva la stepchild adoption e tra i cattolici che non volevano questa legge. Ma il testo sulle unioni civili "è un buon compromesso", ha spiegato Renzi. "Ammiro quelli che dicono 'ci vuole di più ma serve un passo alla volta, un pezzettino alla volta".

"Vorrei che tutti fossimo grati al Parlamento, dove c'è stata una discussione pazzesca, per la legge sull'omicidio stradale – ha detto ancora Renzi -. E mercoledì firmerò questa legge insieme alle associazioni delle vittime. E' una legge di civiltà per tutti gli italiani, ma vorrei che i familiari delle vittime sentissero l'affetto degli italiani".

Spenderemo 1 mld in 2 anni per luoghi cultura – "Abbiamo liberato risorse per un miliardo di euro per la cultura e nei prossimi due anni li spenderemo in tutti gli edifici culturali, dalla Reggia di Caserta al museo che ospita i Bronzi di Riace, e in tutti i luoghi che hanno progetti lasciati a metà. E' la più grande operazione di investimenti sui beni culturali con costi certi e tempi certi per re-impadronirci dei luoghi della nostra cultura e della nostra identità".

Pensioni, non possiamo ancora prendere impegni – "La disciplina delle pensioni è guardata con grandissima attenzione dall'Ue: quando saremo in condizione di prendere impegni li prenderemo". Lo dice il premier Matteo Renzi a Domenica Live. "Ora non siamo in condizioni di farlo ma stiamo lavorando a un sistema di flessibilità", ribadisce.
 




I DUE ITALIANI TORNANO DALLA LIBIA E VANNO SUBITO DAI PM

Redazione

Ciampino (RM) –  Arrivati a Roma Pollicardo e Calcagno, i due tecnici italiani liberati in Libia dopo un sequestro durato diversi mesi e rientrati all' alba di oggi a Roma, sono stati portati nella caserma dei carabinieri del Ros di Colle Salario dove sono stati sentiti dal pm Sergio Colaiocco che ha aperto un'incheista per sequestro di persona con finalità di terrorismo. Il colloquio verrà certamente secretato. Al magistrato i due connazionali dovranno raccontare come è avvenuto il rapimento e chi ha gestito in questi lunghi mesi il loro sequestro. E soprattutto dovranno spiegare le fasi della loro liberazione e chiarire, se sono in grado di riferirlo, come e quando sono morti gli altri compagni di prigionia, Salvatore Failla e Fausto Piano

Intanto rompe il lungo silenzio della famiglia Stefano Piano, figlo di Fausto, il tecnico di Capoterra (Cagliari) ucciso in Libia con il collega Salvatore Failla. "Ora aspettiamo solo il ritorno a casa del corpo di nostro padre. Lo Stato ci deve dire la verità sulla sua morte". "Non abbiamo nominato nessun legale – afferma il figlio di Fausto Piano in una dichiarazione pubblicata oggi dal quotidiano L'Unione Sarda. – quello che chiediamo in questo momento sono solo le risposte alle nostre domande. Ci devono spiegare cosa è accaduto veramente e perché mio padre ed il suo collega sono morti. Non abbiamo potuto riabbracciarlo da vivo – conclude Stefano Piano – l'unico nostro pensiero adesso è poterlo riavere presto a casa per dirgli addio dignitosamente".

Il ministro degli Esteri del governo di Tripoli, Aly Abuzaakouk, ha detto che il suo governo non accetterà mai alcun intervento militare in Libia ammantato sotto qualsiasi 'scusa'. Lo riferisce l'agenzia Mena sintetizzando una "dichiarazione televisiva" fatta ieri dal ministro. Su eventuali operazioni internazionali contro "coloro che si riconoscono nell'Isis", Abuzaakouk ha detto che "siamo in grado di combattere questi gruppi e respingere qualsiasi intervento militare nel paese", riferisce l'agenzia egiziana. La Mena aggiunge che il ministro ha smentito di aver detto ai media italiani di aver bisogno di un ruolo dell'Italia nella guida delle operazioni internazionali.


Il ritorno a casa
Un abbraccio caloroso. Non hanno contenuto la gioia i familiari di Gino Pollicardo e Filippo Calcagno questa mattina all'aeroporto militare di Ciampino. I due tecnici italiani sono giunti allo scalo romano alle ore 5, dopo essere partiti verso le 3:30 dall'aeroporto di Mitiga a Tripoli, a bordo di un'aereo speciale. Ad accoglierli sulla pista il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, che si è intrattenuto alcuni istanti con loro e li ha abbracciati, ed il generale Giuseppe Governale comandante dei Ros. Poi l'intenso abbraccio con i familiari: la moglie di Pollicardo, Ema Orellana, e i figli Gino junior e Jasmine; emozionatissimi anche Maria Concetta Arena, moglie di Calcagno, giunta a Ciampino insieme a i figli Cristina e Gianluca. Sbarbati, stanchi e visibilmente provati, i due tecnici hanno a stento trattenuto le lacrime. Secondo la prassi, Pollicardo e Calcagno dovrebbero incontrare nelle prossime ore il pm Sergio Colaiocco. Molti ancora i punti oscuri di tutta la vicenda – che ha subito una drammatica accelerazione negli ultimi giorni dopo mesi di silenzio -, a partire dall'identità dei rapitori, dalle modalità della liberazione, fino alla morte dei loro colleghi rimasti uccisi Salvatore Failla e Fausto Piano. Non è ancora chiaro quando le loro salme rientreranno in Italia, al momento ancora in Libia, presumibilmente a Sabrata.

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha inviato un messaggio ai familiari di Salvatore Failla e Fausto Piano per far pervenire loro il suo profondo cordoglio per la tragica morte dei loro congiunti in Libia. Il Presidente Mattarella ha inoltre espresso grande sollievo per il rientro in patria degli altri due ostaggi, Filippo Calcagno e Gino Pollicardo, finalmente ricongiunti alle proprie famiglie.




GIANNI TONELLI: LA DIGOS VA IN OSPEDALE E GLI NOTIFICA L'ATTO DELLA PROCURA

Red. Cronaca

Venerdì sera alle 19.30 un funzionario e 2 ispettori della Digos della Questura di Roma hanno raggiunto il Segretario Generale del SAP Gianni Tonelli presso l’ospedale Santo Spirito dove è tuttora ricoverato a causa del mancamento che lo ha colpito lo scorso giovedì, e gli hanno notificato un avviso di conclusione delle indagini ai sensi dell’articolo 415bis del Codice di procedura penale nonostante le sue precarie condizioni di salute.

L’avviso di conclusione delle indagini, che individuerebbero un’ipotesi per alcuni reati anche a suo carico e legate alle note vicende riguardanti alcune interviste rilasciate da dipendenti della Polizia di Stato sul circuito mediatico, uno dei quali proprio il dirigente sindacale F.R., gli è stato notificato sul letto d’ospedale.

Le motivazioni che Tonelli avrà modo di chiarire ampiamente al pubblico ministero sono state superate totalmente dagli elementi che lo stesso Segretario ha fornito alla Procura di Roma con la denuncia presentata il 21 gennaio contro il Capo della Polizia Alessandra Pansa e il Questore di Roma Niccolò D’Angelo. Secondo quanto riportato su un comunicato del Sindacato Autonomo di Polizia sull’atto in questione "i vertici del Dipartimento della PS continuano a difendere le loro evidenti responsabilità contro ogni verità e contro ogni giustizia, negando ciò che Tonelli ha dimostrato in sede di conferenza stampa il giorno 20 gennaio in maniera incontrovertibile e inequivocabile e cioè che i materiali in uso alla Polizia di Stato era in uso e successivamente ancora utilizzati per i servizi di Polizia  e non come si evince dall’informativa della digos della Questura di Roma che hanno ispirato gli atti del PM".

“Tutto ciò mi lascia sereno – ha evidenziato Tonelli – Sono certo che riuscirò a dimostrare al Pubblico Ministero le verità che i vertici del Dipartimento cercano di nascondere e che dimostrerebbero le responsabilità di chi veramente ha debilitato l’intero apparato della sicurezza nel nostro Paese”.
“Questa bassezza da parte dei vertici del dipartimento e della questura ha il reale obiettivo di  distogliere visibilità alla protesta dello sciopero della fame, iniziato per dimostrare che le nostre intenzioni erano quelle di far luce su quanto è accaduto per un sentimento di verità e di giustizia”.
Dal Sap mettono poi in evidenza il fatto che l’atto della Procura è datato 9 febbraio e "non si comprende – si legge nella nota del Sindacato di Polizia – come mai si sia dovuto aspettare oggi venerdì 4 marzo, alle 19.30, quando ormai gli uffici della segreteria generale SAP sono chiusi e si rende ardua la possibilità di replicare atteso che vi fosse stata la possibilità vista le condizioni di poter conoscere in tempo l’esistenza del comunicato della Questura. Altro motivo – prosegue la nota del Sap –  che mette in luce la malafede è la falsa affermazione secondo la quale nel comunicato sta scritto che gli avvisi di garanzia sono stati notificati a Tonelli e ad altri 4 dipendenti quando invece era stato notificato solo a Tonelli e alcuni degli interessati riceveranno la notifica solo domani. L’intendimento di questi bassi artifizi – si legge ancora nella nota sindacale – è veramente squallido sotto l’aspetto etico-morale ed è quello di inibire qualsiasi reazione di verità ad un comunicato fazioso e fuorviante atteso che la Questura  avesse ricevuto delega dalla Procura di dare pubblicità ad una simile notizia. (sic!) Che il SAP sia animato da sinceri sentimenti di verità e giustizia si evince palesemente dal fatto che fin dall'inizio di questa vicenda abbia dato all’avvocato Marco Zincani, del Foro di Bologna la delega per predisporre un atto di denuncia alla magistratura finalizzato a evidenziare le responsabilità del Questore di Roma D’Angelo e del Capo della Polizia Pansa".

“Ben vengano tutte le inchieste atte a fare luce su ciò che invece si desidera coprire. – Afferma Tonelli che prosegue – Io sto praticando lo sciopero della fame da 44 giorni proprio allo scopo di accendere i fari su una vicenda molto fosca e torbida che riguarda i valori fondanti della nostra democrazia. Per converso rilevo che altri soggetti interessati cercano invece di rendere nebulosi e indefiniti i contorni di questa vicenda”.
 




L'OMICIDIO STRADALE DIVENTA LEGGE

Redazione

Il Senato ha approvato il ddl omicidio stradale sul quale il governo aveva posto la questione di fiducia. Il provvedimento, che diventa legge, ha ottenuto 149 voti a favore, 3 contrari, e 15 astensioni.

Nel voto di fiducia si sono astenuti i senatori di Ala, compreso il leader Denis Verdini. Nella precedente occasione, sulle unioni civili, Ala aveva votato per la prima volta la fiducia all'esecutivo. A palazzo Madama l'astensione equivale a voto contrario.

"Per Lorenzo, per Gabriele, per le vittime della strada. Per le loro famiglie. L’omicidio stradale è legge. #finalmente", scrive su Twitter il premier Matteo Renzi. "Finalmente #OmicidioStradale è legge. La #patente non è licenza di uccidere. Lo dovevo ad un amico. Lo dovevamo a tutte le vittime", scrive il ministro dell'Interno Angelino Alfano.

Ad annunciare la decisione di porre la fiducia sul ddl era stata oggi la ministra per i Rapporti con il Parlamento, Maria Elena Boschi. "Credo che il governo non solo non si debba vergognare – ha sostenuto di fronte alle proteste in particolare di Carlo Giovanardi – ma debba essere orgoglioso di mettere la prosecuzione della propria attività e carriera e politica a tutela delle vittime della strada, per riconoscere diritti a loro e alle loro famiglie. Quindi sicuramente il governo non si vergogna per mettere la fiducia su un provvedimento così sentito dai cittadini".

Il testo è stato oggetto di un "ampio approfondimento", ha sottolineato Boschi, ricordando i quattro passaggi in Parlamento. "Oggi arriviamo alla fine di un percorso che per la prima volta riconosce delle misure molto più stringenti che tuteleranno i soggetti più deboli e che cercheranno di evitare che si possano ripetere episodi come quelli che anche la cronaca purtroppo recentemente ci ha ricordato, di soggetti che restano impuniti a fronte di vittime che purtroppo invece non avranno più possibilità di avere un futuro".

"Tutto si può dire di questa legge, tranne che restino impuniti coloro che fuggiranno, perché per la prima volta è prevista una pena molto severa per coloro che fuggono in caso di omicidio stradale".




PIL, SECONDO L'ISTAT L'ITALIA TORNA A CRESCERE MA LA DISOCCUPAZIONE RESTA

Redazione
 
Roma – Da una parte il Pil che cresce e dall'altra dati davvero scoraggianti per quanto riguarda la disoccupazione. Ma ogni occasione è buona per esultare. E il premier lo fa con un post su Fb
 
 
 

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Avviso: post urticante per gufi e talk.La verità, vi prego, sui numeri.Dopo mesi di editoriali, chiacchiere,…

Pubblicato da Matteo Renzi su Martedì 1 marzo 2016

 

L’Istat ha reso noto che il PIL (Prodotto Interno Lordo) italiano, è aumentato dello 0,8% nell’anno 2015. Una prima stima resa nota a metà febbraio, riportava il Pil a +0,7%. Invece la previsione nella nota al Def, risalente al mese di settembre, indicava il rapporto deficit/Pil a +0,9%. Nel 2015 è stato del 2,6%, dopo che nel 2014 ha raggiunto il 3%. Nel 2015 il debito italiano ha raggiunto il 132,6%, il massimo raggiunto dal 1995. Nella nota di Previsione del Governo –DEF- era superiore rispetto a quello definitivo, ovvero 132,8%. Nel 2015 il debito ha raggiunto circa 2.170 miliardi di euro. Scende anche la pressione fiscale e arriva a toccare il 43%, il livello più basso dal 2011, quando aveva raggiunto il 41,6%. Vi è anche un aumento degli investimenti lordi in Italia, che aumentano dello 0,8%, un rialzo che arriva dopo 8 anni, precisamente dal 2007. Ma l’Istat ha rivelato anche dati importanti che riguardano la disoccupazione, che nel mese di gennaio si aggirava attorno all’11,5%, invariato da agosto. Secondo l’Istat vi è una diminuzione dello 0,4% degli inattivi che vanno dai 15 ai 64 anni. Il calo sarebbe determinato dalla componente femminile che si aggira attorno ad una fascia d’età compresa tra i 50 e i 64 anni. Quindi il tasso degli inattivi scende al 35,7%, contemporaneamente vi è una crescita degli occupanti, che raggiungono lo 0,3%. Crescita determinata dai dipendenti permanenti. L’occupazione raggiunge il 56,8% e vi è una crescita, rispetto al mese precedente, dello 0,1 punti percentuali, su base annua invece gli occupati crescono dell’1,3%, i disoccupati raggiungono il -5,4% e gli inattivi invece -1,7%. Vi è inoltre un calo degli inattivi che riguarda il periodo novembre-gennaio ed è pari a -0,3% e vi è un incremento di disoccupati di +0,3% ma una un aumento degli occupati. Sta realmente cambiando qualcosa?