ARTE, PENSIERO E DIRITTI: L'INTERVISTA CON L'ARTISTA DELL'ANNO 2015 PATRICE MAKABU

di Domenico Leccese
La fotografia per Patrice Makabu non è la classica finestra sul mondo, ma uno spazio all' interno del quale cogliere i particolari meno visibili ed usarli come nuova chiave di lettura, un microcosmo che cattura la mente per prepararla a ricevere nuovi e provocanti impulsi.

Ecco una nuova intervista all'artista Lucano, Patrice Makabu, V/Presidente della Associazione Culturale Borgo Antico Portasalza di Potenza, che lo scorso 16 gennaio ha ricevuto il premio "Artista dell'anno 2015".


Più volte hai detto che il tuo percorso ha avuto inizio con il web design, e che internet è stato il tuo trampolino di lancio, in che misura il web design ha influito sulla tua formazione artistica?

-La mia formazione artistica è cominciata con sigle, numeri, parentesi, virgolette, punti e tutto quello che contengono gli script che formano un codice HTML o un PHP, vale a dire lo scheletro che tiene in piedi una pagina web o un sito internet che dir si voglia.

Mi piaceva così tanto l' idea di poter avere uno spazio all' interno della rete, dove poter condividere con gli amici qualcosa di mio -per lo più foto- che presi a studiare per circa sei mesi un manuale di quasi cinquemila pagine dove c' era tutto dalla a alla zeta sul mondo del web e su come costruire un sito internet partendo da zero. Nasce così nel 1999 Patricemakabu.it, che attualmente è ancora il mio sito web, sono passati diciassette anni e quello spazio è ancora li a raccontare qualcosa di me.

Cosa presentavi nello specifico all' interno del tuo primo sito web, nel 1999?

-A parte le foto che mi piaceva scattare in giro a sconosciuti protagonisti di ignara bellezza ed espressività c' era una bacheca dove descrivevo i fatti più importanti della mia settimana, le mie riflessioni su tutto quello che accadeva nel mondo ed il risultato delle riflessioni sulle mie fotografie, immaginando come potesse essere la giornata tipo di chi vi era ritratto. Patricemakabu.it era in un certo senso un antenato dell' attuale profilo Facebook -con un layout molto più bello- diviso in sezioni, con uno spazio molto ben articolato dove inserivo quello che oggi posto con molta più facilità sul social che per molti è diventata ragione di vita. I miei amici ogni giorno guardavano tutto quello che accadeva nella mia vita e dal 2001 lo commentavano attraverso i forum di discussione.

Che direzione ha preso successivamente a partire da questo punto la tua creatività?

-Beh, innanzitutto avevo un' università da finire e che ho finito nel 2005, ma nel mentre, considerando che ero una persona più irrequieta di quanto lo sia adesso, mi davo da fare in molti modi. Nell' ambito del web ho creato ad esempio il primo sito italiano di televendite in streaming, quando YouTube ancora non esisteva e bisognava prendere in affitto un potente server per gestire il video sharing da una piattaforma la cui centrale fisicamente si trovava negli Stati Uniti, il sito fu realizzato per una società di tele promozioni.

Successivamente in Spagna mi sono dedicato esclusivamente alla fotografia per il collezionismo privato ed eventi espositivi che hanno avuto un buon riscontro, la Spagna mi ha dato moltissimo in termini di formazione artistica.

Spesso hai parlato della Spagna, che cosa ha significato per te la vita li ed in che termini la tua professionalità è cresciuta grazie a questa esperienza?

-Quella della Spagna è una questione che si è chiusa per un cambiamento improvviso nella mia vita, altrimenti oggi sarei ancora li. Un luogo bello da vivere per come la vedo io è fatto dalla gente, più che dalla città in sé per stupenda parlando di Barcellona in questo caso. Gli spagnoli sono un popolo molto aperto, riescono ad entrare in contatto con gli altri molto velocemente, sono accoglienti, sono dei buoni confidenti e credono nelle potenzialità altrui sapendo cogliere le più piccole sfumature. Negli anni in cui ho vissuto li ho ereditato appieno questa grande risorsa, che ancora oggi mi distingue nel carattere. Quando organizzavo eventi espositivi tutti erano ansiosi di conoscermi e, a parte apprezzare e fare proprie le mie creazioni, il contatto umano era quello che più mi rendeva appagato di qualunque altra cosa. Ho conosciuto persone di ogni tipo, dal personaggio dello spettacolo alla persona della porta accanto, curiosa di scoprire “un artista italiano muy elegante” col nome francese, che in Spagna sembrava attirare molto. Inoltre nessuno trasformava come in Italia la pronuncia del mio nome da Patrìs in Pàtris…


Tu sei nato in Basilicata, cosa hai portato di te nel tempo della Lucania e cosa hai fatto conoscere agli altri della Lucania?

-A questa domanda posso rispondere che sono nato in Basilicata e mi chiamo Patrice Makabu, cosa abbastanza “discordante”.. Ho portato poco della Lucania con me, non ho né un nome né un cognome lucano tanto per cominciare, e nell' aspetto niente che mi potrebbe collegare addirittura all' Italia. Sono andato via da Potenza a diciotto anni, quindi la mia vita a parte la scuola e i compiti da fare a casa (quando li facevo) era tutta da costruire. La mia formazione è stata sviluppata nella parte più consistente a Perugia dove ho studiato e poi appunto a Barcellona dove ho vissuto per molto tempo, dapprima spostandomi periodicamente, poi stabilmente. Quindi della Lucania non avevo molto da portare con me, la mia curiosità mi spingeva a guardare all' allora presente perchè il mio bagaglio era assai esiguo.

Patrice Makabu è artista che fa spesso parlare di sé attraverso opere che si fanno notare per originalità, creatività e per il voler rappresentare la realtà in maniera molto incisiva.

Oggi sei un artista con un vasto bagaglio di esperienza nella comunicazione, un giornalista, un web designer, un fotografo, un regista, uno scultore, un pittore, Patrice Makabu è tutto questo o solo parte di questo?

-Patrice Makabu è una persona che fa arte in tanti modi, Patrice Makabu è un artista che a differenza di molti altri non si vende al primo capitato, e per questo spazia tra le varie forme d' espressione che più gli aggradano, non avendo obblighi e aspettative che pendono sulla sua testa.

In che senso, spiegaci cosa intendi con questa affermazione.

-Intendo che l' arte è un settore sul quale i più furbi, anche e soprattutto nell' ambiente della politica hanno iniziato ad investire molto, investono anche più di quanto facciano nella comunicazione perchè l' arte è un ambiente di grande richiamo sociale e culturale che accoglie tutti indistintamente. Ovvio è che, e questo volevo dire, ci sono artisti che prostituiscono la loro arte e il loro cervello pur di avere un minimo di visibilità che “grazie” alla politica riescono ad avere.

L' arte a tuo parere è davvero così “corrotta”?

-In Italia oltre il 70% delle cose è corrotto, ormai anche per fare la fila alle poste ci sono preferenze e c'è chi scavalca volentieri chi lo precede perchè allo sportello c'è il parente del parente. In altri posti non funziona così, infatti quando si parla di fuga di cervelli tiro sempre un sospiro di sollievo, perchè per qualcuno è finita una prigionia intellettuale immeritata in un posto dove se non sei “agganciato” a nessuno non diventerai TU, mai nessuno.

Ti è mai capitato che qualcuno abbia pensato a te per raggiungere degli scopi servendosi della tua arte o del tuo lavoro, magari nell' ambito politico piuttosto che sociale?

-Non basterebbe un' intervista per raccontare quante volte sono stato chiamato per “grandi occasioni di visibilità”, posso solo limitarmi a dire che spesso il mio nome è stato usato addirittura a mia insaputa, me lo sono trovato spesso e volentieri nei risultati di ricerca abbinato a cose di cui non sapevo nemmeno l' esistenza. Politicamente anche, in molti hanno tentato di fare affidamento alle mie capacità comunicative ed artistiche per portarsi avanti e magari distinguersi. Per fortuna non basta questo per distinguersi, i premi Oscar per la recitazione in politica e nel sociale non sono stati ancora assegnati.

Qual è la cosa che non sopporti di più in assoluto e con la quale ti trovi più spesso a scontrarti nella vita e nel lavoro?

-Premetto che non sono il tipo di persona che manda a dire agli altri le cose, comunque sia quella con la quale mi scontro molto più frequentemente sono i favoritismi uniti spesso e volentieri alle piccole e grandi invidie la cui tenuta in conto sottrae tempo a cose ben più importanti.

Nella vita capita di chiederci che cosa ne pensino gli altri di noi, capita anche a te? Cosa credi che gli altri pensino di Patrice Makabu?

-Se dovessi spendermi a cercare risposte del genere probabilmente aggiungerei tempo perso a quello già perso. Piacere o non piacere non è un problema, “accontentare tutti” è inutile, non credo di passare per una persona stupida e questo mi basta. Oggi più che mai poi, vanno sempre più di moda quelli che non si espongono, che pensano e fanno sempre ciò che pensano e fanno gli altri per non uscire dal coro, che hanno la frase buona per tutti in ogni momento.
 

E tu invece? Che tipo di persona ti ritieni?

-A me piace ricordare piuttosto un episodio che ha cambiato la mia vita.

Un giorno è morta una persona che mi era quasi quasi indifferente, una conoscenza che nulla toglie nulla aggiunge, per intenderci. Nell' organizzarmi per il funerale faccio una chiamata ad una mia amica che all' epoca aveva settant' anni per comunicargli l' accaduto e chiederle se avrebbe preso parte all' ultimo saluto. In tutta risposta lei mi dice: “Scusami Patrice, mi dispiace per i suoi familiari, ma dovrei dimostrare agli altri che me ne importava qualcosa di lui giusto oggi?” Captando il mio sgomento per questa risposta continua dicendo: “Sono una persona coerente, a settant' anni se non ho imparato questo non ho imparato niente”. Detto ciò, da quel giorno la coerenza per me è stata la prima cosa, forse per imparare a non aver paura di come gli altri ti giudicano non c'è bisogno di arrivare ad una certa età, volendo si può cominciare anche prima.

Parlando di paure e di rapporti con gli altri, qual' è la cosa che ti fa più paura negli altri?

-Mi fanno paura le persone col sorriso stampato sulla faccia h24. Di quelle c'è da aver sia paura che poca fiducia, e ti dirò, sin da piccolo ho sempre confidato in chi invece sembra scontroso e sai perchè? Perchè per qualcosa ha sofferto, la sofferenza spesso è resa in volto e nei modi, ma dietro la sofferenza c'è anche una grande sensibilità, altrimenti non ci sarebbe sofferenza. Quando si è una persona attenta si riesce a capire assai bene di cosa aver paura, c'è da aver paura più di un sorriso poco sincero che di una sincera scontrosità.

Tu invece come ti definisci? Una persona allegra o una persona scontrosa e come credi che gli altri ti leggano nella tua arte quando non ti conoscono?

-Mi definisco uno che difficilmente non riesce a capire chi ha di fronte, ma a parte questo credo innanzitutto di essere affidabile, allegro spesso si ma non sempre, non è urgente essere allegri in tutti i momenti. Le persone che tentano di leggermi nella mia arte sono destinate a non capire molto di me, fino ad oggi chi ha avuto il piacere di conoscere prima le mie opere è poi rimasto molto sorpreso nel trovare in me tanta predisposizione al dialogo e disponibilità all' ascolto. Evidentemente le idee che mi precedevano erano vaghe.


Dove finisce la persona e dove comincia l' artista è giusto che ci sia una distinzione secondo te?

-C'è chi vuole essere un artista a tutti i costi, nell' immagine che da di sé e attraverso il modo di comportarsi ed apparire. Spesso si rifà ad un personaggio famoso, magari quello preferito, per facilitarsi il duro compito. Serve a qualcosa?


Passando ai temi attuali per i quali tu hai sempre grande attenzione, cosa ne pensi delle unioni civili e delle adozioni da parte di coppie composte da persone dello stesso sesso?

-Per quanto riguarda le unioni civili e tutto quello che oggi in Italia le ostacola credo che surrogata o no la madre dei cretini è sempre incinta, e detto questo credo di aver detto tutto. Per quanto riguarda invece l' adozione ho molti dubbi, credo che la questione debba essere valutata in maniera molto seria perchè è necessario scindere in maniera netta il diritto degli “aspiranti genitori” dal bisogno di chi dovrebbe e potrebbe essere adottato. Sono due cose che non possono convivere unicamente tenendo presente quello che si traduce nel diritto all' uguaglianza.


Pensi che l' Italia sia pronta a parte che per questa annosa questione a fare qualche passo verso il cambiamento allineandosi ad altri stati più evoluti sotto molti punti di vista uno tra tutti i diritti civili?

-Credo che pronta o no, i passi verso il miglioramento della vita vadano fatti. L' Italia ormai è pronta a tutto, basti pensare che dobbiamo dare ascolto addirittura a chi si vanta di essere conosciuta fino ad Hollywood con sul capo un' accusa di un omicidio del proprio figlio, che chissà se troverà mai giustizia. In Italia si sta assistendo a fenomeni di ogni tipo che infestano le pagine dei giornali e che per dritto o vie traverse arrivano a farci riflettere su quanto tutti siano in grado di ritagliarsi uno spazio in qualunque modo. Forse è per questo che si tende a far passare i secondo piano le cose serie.


Da buon comunicatore quale sei, pensi ci sia qualcosa di sbagliato nel modo di comunicare agli altri la necessità di essere riconosciuti, parlando di diritti alla pari?

-Per quanto riguarda le unioni civili in un Paese civile dovrebbero essere riconosciute di default, tanto di cappello a chi sta lottando per qualcosa che incomprensibilmente stenta a vedere la luce. Per il resto, e parlo di adozioni perlopiù, un messaggio comprensibile a tutti e volto alla sensibilizzazione, dev' essere necessariamente costruito facendo ricorso ad un “linguaggio” comprensibile a tutti, tenendo conto -sempre- del contesto.

A questo punto è lecito chiederti quanto conta secondo te l' immagine nella comunicazione.

-L' immagine nella comunicazione conta per come la vedo io almeno per il 50%, il messaggio può essere assolutamente convincente su tutti i fonti, ma un' immagine sbagliata a corredo di un messaggio giusto rende molto poco condivisibile il risultato finale agli occhi dei più. Risultato: zero.


Cosa cambieresti in Italia parlando di arte e di costume ed altro?

-Ognuno è libero di esprimersi nel modo che ritiene più opportuno, sia nell' arte che nelle abitudini, ma sicuramente quello che cambierei è la caparbietà di essere originali per forza solo perchè si è italiani, molto spesso non giova. La comprensione del contesto è la chiave di volta per una sicura riuscita nella vita e qualche volta nell' arte, oltre che nei messaggi sociali come ho già detto prima. Strafare non è necessario. L' arte dovrebbe essere accolta con maggior facilità dalla pubblica amministrazione, che dovrebbe essere molto più disponibile nei confronti degli artisti. Sembra più facile parlare con la regina Elisabetta che con un responsabile di un luogo espositivo pubblico ultimamente. Sono tutti così impegnati che mi chiedo quando abbiano il tempo di esistere.

In Italia quello che cambierei per quanto riguarda invece la comunicazione è certamente il giornalismo, e parlo da giornalista. Il giornalismo è diventato un mercato delle pulci, dove si cerca sempre la rarità al prezzo più basso e l' occasione di trovare qualcosa che ne valga veramente la pena è rara. Il giornalismo è stato rovinato dai tanti giornalisti che si sono svenduti e riciclati letteralmente per la fame di click, perchè un titolo altisonante si fa cliccare, perchè dietro un click c'è la pubblicità che fa guadagnare, perchè pochi centesimi moltiplicati per milioni di lettori fanno un bel gruzzoletto. Tutto a discapito dell' informazione. Dare la colpa dell' intorbidimento dell' informazione ai blogger è facile, ma i blogger non hanno il gravoso compito di tenere alta la qualità, per differenziare l' informazione corretta dalla cialtroneria allo stato puro e dall' immondezza indifferenziata, i giornalisti invece dovrebbero.


Cosa non ti piace e cosa ti piace della televisione invece?

-La televisione è fatta per intrattenere, e l' intrattenimento di qualità o no che sia è importante che faccia ascolti. Per quanto concerne l' informazione anche li si tende a spettacolarizzare cose che valgono meno di niente. Parola d' ordine: rendere notizia, piuttosto che fare notizia. Anche in tv.

Mi piacciono le trasmissioni che danno spazio alla cultura, ai viaggi, alla scoperta delle civiltà che non si conoscono, alla scienza, al cinema ed al dietro le quinte. C'è tutto un mondo da scoprire, se sei abbonato ad un pacchetto a pagamento, gratis invece la vedo dura..


Cambiando argomento, si parla spesso di risorse del territorio, quali sono secondo te le risorse del territorio Italia?

-Le persone, che sono in grado di cambiare il mondo, come dice lo slogan di una famosa compagnia telefonica. L' unica risorsa del territorio Italiano sono solo le persone, alle quali dovrebbe essere dato più valore rispetto a quello che si da alle cose. Retorica? Può darsi, ma tant'è.


Patrice Makabu è una persona che ama molto i modi di dire, qual' è il detto che più interpreta la situazione attuale dell' Italia, se tra quelli che conosci c'è.

-Non c'è nel mio repertorio mi spiace, ma se dovessi inventarne uno sul momento direi che: “E' Stato quel che è stato”. Punto.


Il futuro nella tua arte, cosa vedi e cosa ti piacerebbe realizzare di veramente importante.

-Sono una persona che non parla volentieri dei progetti futuri anche perchè le mie continue evoluzione non mi permettono di farlo con tanta facilità, in genere ho alternato momenti di silenzio a momenti di grande produttività. Quello che certamente voglio è continuare a fare arte quando sono ispirato e non perdere l' occasione di non dire nulla quando non ho niente di importante da dire.

 




POTENZA: TROVATO UN LIBRO DI "UILLIAM SCEKSPIR"… PARLIAMONE CON OTTELIO LABELLA IN ARTE TONINO MANICOTTO

di Domenico Leccese

Potenza – È stato ritrovato a Potenza un antico manoscritto inedito di Uilliam Scekspir? Che ci faceva Uilliam Scekspir a Potenza? "Rocca e Gerardo" – il libro dell'autore Ottelio Labella – è tutto il contrario di Romeo e Giulietta. Due storie in una. Anzi tre storie con tre finali, legate tra loro nel tempo. Passato, presente e futuro, due mondi paralleli che alla fine si incrociano. E in queste storie si narra di strani personaggi, dai supereroi potentini, ad un regista inglese, passando per il Grande Mazinga fino ad arrivare ad un particolarissimo e convincente professore dell' università della quarta età. E forse non finisce qui… Insomma un libro "scumb'nat" alla Tonino Manicotto, che ad un certo punto ha così esclamato: "Basta, nun gna facc chiù cu stu libro, oramai nun stack capendo manco io chi stack a scrive!".

Ecco l'intervista a Ottelio Labella in arte Tonino Manicotto

La domanda più ovvia sarebbe chiederti del tuo ultimo romanzo “Rocca e Gerardo“ invece ti chiedo perché hai iniziato a scrivere.
Ho iniziato a scrivere come psicoterapia personale. Incominciavano a costare troppo le sedute di psicoterapia, così ho iniziato a scrivere le cose che mi succedevano, invece che raccontarle. Può sembrare una battuta. Forse lo è, ma in parte. Ho fatto davvero psicoterapia, ho sempre sofferto di crisi depressive e altro. Un filo "rosso" che ha accompagnato tutta la mia vita, portandomi alla fine su un letto di ospedale per un mese, causa pancreatite acuta dovuta all'alcool.  Alcool e depressione, un circolo vizioso da dove è difficile uscirne. Ancora oggi la combatto, forse non sono mai stato del tutto guarito e ora soprattutto, ho paura che ritorni più forte di prima,  dopo che la vita mi ha messo di fronte a nuove sfide che mai  avrei voluto affrontare, come la perdita di mia figlia Erica.  Forse è proprio vero che dietro un animo "comico" si nasconde un'anima triste. Ma non credo ai luoghi comuni, ma forse nel mio caso è così.

Ma alla fine  scrivere è una fatica, oppure è divertimento puro?
Puro divertimento, se mi dovesse costar fatica scrivere, mi troverei "na fatia seria" come si dice a Potenza. Anzi la cerco, perchè sono ufficialmente un disoccupato. Quindi faccio un appello: Occupatemi per favore…

La creatività di Labella come nasce?
Nasce dalla strada, sembra banale, ma è così. Da quello che vedo in giro. Delle volte dico che non ho molta fantasia. Se non vedo o non sento, non scrivo. Per questo uno degli scrittori che ammiro di più è Emilio Salgari (quello di Sandokan!) perchè è riuscito a scrivere storie fantastiche in posti mai conosciuti. Io non ne sarei mai capace. Morto suicida, povero,  alcolizzato e depresso, e per quello che ho raccontato prima di me, provo per lui una sorta di "affetto umano"…

Tonino Manicotto scrittore, Ottelio Labella attore e educatore, sono due/tre facce della stessa medaglia oppure hanno dimensioni diverse. Sono in armonia oppure viaggiano “tra le nuvole” per proprio conto?
Penso viaggino tutti in armonia disarmonicamente. Comunque sono tutti e tre dei paroloni se riferiti a me. Scrittore, se la tesi di laurea in Scienze dell'Educazione, non vale come libro, ecco ho scritto solo "Rocca e Gerardo". Poi posso aggiungere dei pezzi scritti per l'ultimo spettacolo della Ricotta, qualche rubrica in qualche sito e basta. Ottelio Labella "attore", come ho scritto sulla quarta di copertina di "R & G" frequento la scuola di teatro di Isabella Urbano e Tonino Centola ma con scarsi risultati. Non penso che quello dell'"attore" sia il mio futuro. Ottelio "educatore", se elimino qualche stage, sono stato e sono educatore solo sulla carta.

Parliamo di Potenza che rapporto hai con la tua città?

"Amore e Odio" come molti,  ma non parlo solo di noi potentini, parlo proprio del rapporto che spesso ogni cittadino ha con la propria città. Ma che sia chiaro, il mio "Amore e Odio" per Potenza va spiegato, e non estremizzato letteralmente.  Penso che l"Amore e Odio" creino i legami più duraturi. Io con mia moglie sono fidanzato da sempre. Delle volte penso di non essere mai stato single. Ho quasi 40 anni, diciamo che stiamo insieme da 23. Con "Amore e Odio". Ma sai che noia se tra noi in 23 anni ci fosse stato solo "Amore"? Ecco, parlando della città, delle volte posso anche "odiarla", ma so di non poterne farne a meno perchè è la mia vita. Perchè, nonostante tutto, la amo.

Come racconti la tua Potenza in terra di Basilicata?

La racconto viva, "diversamente" culturale. La racconto senza piagnistei e senza vittimismi.

Esiste una maniera per evitare i clichè nel narrarla?
Come faccio io non ti va bene? Io non penso che ci siano dei "cliche'". Penso che ognuno può narrare della città di Potenza, da un proprio punto di vista personale e trovare in essa cose che gli altri non trovano. Ma potrebbe capitare anche a me, anzi capita, se ti metti a osservarla  sotto altri parametri. Come detto prima, in un attimo passi dall’amore, all'odio. In un attimo, tutto quello che scrivi con "amore" per la tua città, vorresti cancellarlo e riscriverlo con l' "odio". Sarà forse proprio questo, il legame così particolare che ci unisce alla nostra città.

Labella sei legatissimo a Potenza città capoluogo; viaggi molto per la città e poco per la Basilicata a presentare il tuo libro. Come è per te l’humus culturale del potentino lucano?

Ho presentato il libro solo a Potenza, perchè in fin dei conti mi sento protetto dalla mia città. Mi sento già "capito". Ma anche per pigrizia.

L'intevista da Matera su TRM vale come presentazione extra potentina?
Ah l'Humus, mi ero un attimo dimenticato di questa domanda. Dopo aver controllato su Wikipedia, posso dire che l'humus è: "Un componente chimico del terreno. È pedologicamente omogeneo, di colore bruno e formato da prodotti di vario grado di polimerizzazione, frutto della degradazione e rielaborazione della sostanza organica del terreno". Spero che ti abbia dato la risposta giusta. Basta dunque polimerizzare sempre…

Un aggettivo per sintetizzare il difetto o mancanza di Potenza, ed uno della Basilicata
Il difetto di Potenza è non valorizzare in pieno Tonino Manicotto. Una difetto della Basilicata invece è la mancanza di uno sbocco sull'Adriatico. Ecco, se dovessi diventare Presidente della Regione Basilicata, mi potrei attrezzare al riguardo. Così magari Papaleo ci fa un "cost, tu cost , tu cost".

Un altro aggettivo per un pregio o una peculiarità di Potenza e della Lucania in terra di Basilicata

Ecco lo sapevo. Si doveva parlare di me e si ricade sulla Basilicata! Posso parlare per la mia città. Anzi per me, per la mia città, ci tengo a precisare, sennò sai quante altre polimerizzazioni… Le peculiarità? Via Pretoria, il Ponte Musmeci e u Putenz ca è semb nu stradron! Delle volte piace anche a me rispondere facile…

P.S. E "Rocca e Gerardo" lo trovate on line su Amazon, Mondadoristore, ibs.it, ecc ecc. Basta cercarlo con gugolo. Cia'.




SICILIA E LA "CUFFARIZZAZIONE" DEL PARTITO DEMOCRATICO: TOTÒ, FAUSTO E… IL MAL DI PD

di Enzo Basso

Da Botteghe Oscure alle folgorazioni di “Cambiamenti”, il nome che il sottosegretario all’Istruzione Davide Faraone ha voluto dare alla Leopolda in salsa sicula in programma dall’8 al 10 aprile prossimo a Palermo. Ma sono proprio i “cambiamenti” dentro il Pd Renziano in Sicilia ad avere portato il segretario Regionale Fausto Raciti a sospendere i tesseramenti in corso e a chiedere una verifica ai garanti del partito. Una verifica su cosa? Sugli “ingressi anomali”, che stanno cambiando non solo il peso ma anche la geografia e le forze interne del Pd in Sicilia. Col sospetto che a guidarne le sorti presto potrebbero essere gli ex Cuffariani, un partito silenzioso di adepti che sta colonizzando il nuovo corso del partito che fu di Pio la Torre e Luigi Berlinguer per trasformarlo in una nuova “Balena Bianca”.

Complice una intervista, all’Huffington-Post diretto da Lucia Annunziata, dell’ex governatore della Sicilia Totò Cuffaro
che ha riconosciuto come molti suoi ex sostenitori siano finiti nella rete del Pd, “più che rottamati – li ha definiti – mi sembrano riciclati”. L’ingresso che ha trasformato le polemiche da roventi in un vero e proprio “casus belli” nazionale, è arrivato da Siracusa: l’iscrizione al Pd dell’ex sindaco di Carlentini, ex Pdl, ex Udc, Pippo Basso, presente l’assessore regionale alla Formazione, Bruno Marziano.

Un fatto che ha mandato su tutte le furie Fausto Raciti
che ha chiesto la sospensione del tesseramento in corso, registrando prima il sostegno convinto dell’ex segretario Perluigi Bersani e poi di Walter Veltroni, che nel suo intervento alla scuola di formazione battezzata da Renzi con un “#Classdem”, davanti a 370 giovani quadri tra i 17 e i 35 anni, ha detto sui nuovi ingressi provenienti dalla Sicilia, che minano alla base il Dna del partito. Tanto che sarebbe “meglio perdere, che perderci”.

Ma cosa sta cambiando davvero nel partito che fu promotore delle lotte contadine raccontate da Emanuele Macaluso in Sicilia? Secondo il presidente regionale Giuseppe Bruno, che a 25 anni era cuffariano, “la trasformazione c’è, è palpabile, ed è quella del partito aperto alle istanze della società”. A noi – ha detto – si avvicinano giovani, docenti universitari, militanti che chiedono un nuovo modo di fare politica. Sono le istanze fresche della società. Raciti è ancora legato a un’idea di partito simbiotico a Crisafulli e Cracolici…”. A preoccupare, sono i numeri in crescita del tesseramento in corso che hanno fatto lievitare le adesioni a quota ventimila, le stesse che prima sfoggiava a Messina un solo candidato come Francantonio Genovese.

Se a Palermo si è passati da seimila a diecimila, il segnale che arriva dalla periferia è quanto mai eloquente: ad Agrigento le tessere sono passate da 3200 a 4000, con alcuni casi-simbolo come quello di Palma di Montechiaro dove, grazie all’apporto di Letizia Pace, che nel 2014 era ancora in Forza Italia, sono arrivate a pioggia duecento nuove iscrizioni. Fatti che simultaneamente si registrano anche a Ragusa, patria dell’ex sindaco forzista Nello Di Pasquale, un deputato che un tempo diceva “il Pd fa schifo”, che ora corregge il tiro e dice che il “Pd è cambiato…”.  Si ma per andare dove? Secondo il deputato Giovanni Burtone, che ha scritto un intervento su “Repubblica”, è in corso una “eterogenesi” e l’allarme è più che dovuto perché la missione è che “bisogna cambiare la Sicilia, non farci cambiare”. E ha ricordato come le stesse problematiche il partito se le era poste in un drammatico dibattito il 19 dicembre del 2009, quando bisognava decidere se dare l’appoggio tecnico al governo Lombardo. C’era allora lo scontro tra Lupo e Lumia.

Ora c’è Renzi – scrive Burtone – ma il dibattito è ancora sul cuffarismo e sul lombardismo…” Chi tace in questo momento è proprio il senatore Giuseppe Lumia, leader del Movimento antimafia che registra le acidule stoccate di Davide Faraone sul governo Crocetta: “E’ ora di dire basta all’antimafia di facciata, all’ambientalismo di convenienza e alle politiche di assistenzialismo che non creano vero lavoro. C’è bisogno di un vero cambio di passo. Ed è quello che il governo Renzi sta facendo…” . L’analisi del sangue del Pd, come un tempo sosteneva Michelangelo Russo, che “non può essere fatta alle imprese che operano in Sicilia”, indica una crescita di “globuli bianchi e azzurri” senza precedenti nella storia del partito: se prima scoccavano le polemiche perché l’ex sindaco Udc di Agrigento, Marco Zambuto assurto alla carica di presidente Pd, avesse incontrato ad Arcore l’ex presidente del consiglio Silvio Berlusconi, in tempi di patto del Nazareno post-verdiniano, il bollettino degli ingressi in Sicilia si è trasformato in una febbre della sezione: è entrato nel partito perfino il leader degli universitari di Agrigento, l’ex cuffariano Michele Catanzaro. Poca cosa rispetto agli ingressi dell’ex deputato dell’Mpa Nicola d’Agostino o della nuova capogruppo del partito in Sicilia Alice Anselmo, reduce da sette cambi di casacca, che si è battuta per conquistare la guida del Pd con l’ex Udc etneo Luca Sammartino. Renziani sono oggi Paolo Ruggirello, vicepresidente dei deputati questori all’Ars, ex Mpa di Trapani, che ha fatto da segretario all’ex assessore al territorio Bartolo Pellegrino; Valeria Sudano, nipote dell’ex senatore Dc e Pippo Nicotra, un passato nel Psi, nell’Mpa, nel Pdl, nell’Udc, noto al grande pubblico perché , prima di essere sospeso dalla carica dal prefetto, da sindaco di Acicatena polemizzò con il questore di Catania che voleva vietare i funerali a un boss.

Partenogenesi? No, ci sono due anime che si scontrano. Da una parte i vecchi politici che navigano a vista spinti dalle correnti e dall’altra i giovani Renziani, tutti “hi tech”, “twitter”, e “social” che comunicano per slogan e si sentono protagonisti di un nuovo modo di fare politica. Da una parte le strategie delle vecchie volpi che imbarcano i movimenti collaterali, come “Sicilia Democratica” di Totò Cascio, o “Sicilia Futura” di Totò Cardinale, poi i supporter tecnici, i partiti- stampella come l’Udc e parte dell’Ncd, con un piede dentro la giunta e l’altro fuori, per vedere l’effetto che fa, fiancheggiatori in nome del "senso di resposnabilità" dell’esperienza ritenuta ormai a termine di Crocetta e che porta Faraone a dichiarare: “Le rivoluzioni non si annunciano, si fanno”.

E gli effetti si vedono: Crocetta è già un presidente commissariato sul bilancio, per i fondi assegnati al lumicino, e ora rischia di esserlo su molti altri fronti, rifiuti in testa. Non c’è una sola riforma varata da Crocetta che non abbia incontrato i rigori dell’impugnazione da parte del governo Renzi: dalla riforma delle Province, a quella sugli appalti, a quella sull’acqua. Con il sospetto neanche troppo velato che lo zampino sia proprio quello di Faraone.

Qui è il nocciolo dello scontro: la partita in corso per la Presidenza della Regione. Da una parte i sostenitori della candidatura Davide Faraone; dall’altra tutto il popolo silenzioso del centrodestra che si sta organizzando, carsicamente, come succede a Messina. Qui l’ex segretario regionale del Pd, Francantonio Genovese, ha fatto ribaltare i numeri del consiglio comunale spostando dal Pd a Forza Italia undici degli attuali consiglieri. Un fenomeno esattamente opposto a quello che si registra nel resto dell'Isola, denunciato dal commissario del partito Ernesto Carbone. Per un Pd che ingrassa nel resto della Sicilia, c’è un Pd che dimagrisce a Messina. Chiamatela se volete coerenza, ricerca di ideali. O più semplicemente, “crisi di identità”. La stessa che, con democristiana furbizia, ha diagnosticato Totò Cuffaro ai suoi ex sostenitori, passati sotto le ali di Matteo Renzi. Non si sa per quanto.




TERRORISMO IN ITALIA, ALFANO: "IL RISCHIO È MOLTO ALTO"

Redazione

L'allarme terrorismo in Italia? Purtroppo non ci sono buone notizie: "Abbiamo analisi che non lasciano prevedere un clima sereno per gli anni a venire. Ma l'Italia è stato finora un paese sicuro perché abbiamo fatto un lavoro di prevenzione continuo giorno e notte. Ma il rischio zero non esiste. Il rischio è molto alto come per gli altri Paesi che hanno subito attentati: siamo parte di una comunità che è oggetto delle ritorsioni dei terroristi". Lo ha detto il ministro dell'Interno Angelino Alfano a "In 1/2 ora" interpellato sull'allarme terrorismo lanciato dal il premier francese Manuel Valls.

"Non abbiamo notizie di allarme concreto e specifico" ma "questo non ci fa stare tranquilli. Ho sempre detto che il rischio è alto" in Italia c'è una "prevenzione notte e giorno ma nessun Paese è a rischio zero, il rischio zero non esiste", aggiunge Alfano.




SICILIA, SICILIANI E… MONNEZZA NOSTRA

di Enzo Basso

Un mese di ritardo negli stipendi? Tonnellate di spazzatura in più nei cassonetti? L’emergenza rifiuti a Messina è ormai una equazione con matematico risultato: i ritardi nella raccolta si trasformano negli ammassi di rifiuti che strabordano sui marciapiedi. Quindi incendi notturni, diossina che si sparge nell’aria fino alle
prime ore del mattino.

Una emergenza certificata per la quale a nulla valgono le denunce in Procura: l’ultima l’ha presentata la Cgil. Di integrato nel sistema rifiuti in Sicilia c’è solo il collasso economico e gestionale. Ne sanno qualcosa il manager Alessio Ciacci e il consulente Raphael Rossi. Incaricati dalla giunta free-verde targata Renato Accorinti di portare la gestione aziendale su binari di sostenibilità, hanno investito la parte più consistente del loro tempo a difendersi da altri “scarti”: le calunnie su compensi e rimborsi.

Una pratica già sperimenta anni fa contro il Gruppo Gulino, il socio privato di Enna con il quale la società mista è stata formata nell’era del sindaco Franco Providenti. Gulino, ex segretario provinciale del Pd, fedelissimo di Vladimiro Crisafulli, ha gettato la spugna per lo stesso motivo di Ciacci: anni di indagine, con il
sospetto e l’ombra della mafia addosso. che hanno poi partorito un maxi-processo durato anni a seguito dell’inchiesta portata avanti dal sostituto procuratore Ezio Arcadi e un paio di ridicole condanne.

Diagnosi finale:
Messinambiente è sovrappeso e non è più gestibile. Ha più di seicento dipendenti che fanno il bello e il cattivo tempo. E a nulla valgono le lettere di contestazione minacciate dal liquidatore Giovanni Calabrò. Acqua fresca. Al punto che l’assessore all’Ambiente Daniele Ialacqua, confortato dal city manager di Palazzo Zanca Antonio Le Donne, medita di portare Messinambiente, società che tratta i rifiuti, tra i tentacolari tubi dell’Amam, che tratta acqua corrente. “Si vogliono lavare i panni sporchi, non più nell’Arno di Alessio Ciacci – nota un consigliere comunale in vena di citazioni – ma nella società guidata da Leo nardoTermini”. Il verbo del presidente Amam, svelato ai microfoni di una Tv locale nel corso della drammatica crisi idrica vissuta da Messina, è solo uno: “Rispondo a Dio e ai messinesi…”.

Messinambiente è una delle società passate ai raggi X nell’allarmante dossier elaborato dagli ispettori di Raffaele Cantone, il magistrato a capo dell’Anac, l’organismo anticorruzione del governo centrale, che ha sollevato il “caso Sicilia” prima negli affari della sanità, ora dei rifiuti.La carta di identità isolana si presenta con numeri da brivido: la più bassa percentuale di raccolta differenziata, appena il 12%, e il più alto buco nei conti pubblici degli Ato: 1 miliardo e 164milioni di euro di debiti.

La domanda che il governo si è posta è: chi paga il conto? La risposta è contenuta nelle burocratiche circonlocuzioni del decreto legge 78/2015: a pagare saranno come sempre i cittadini. Siciliani. Gli stessi che hanno votato i politici che hanno raddoppiato gli Ato da 9, uno per ogni provincia, a 18 e portato a undicimila i dipendenti da ricollocare nelle Srr, il nuovo acronimo della riforma in alto mare dei rifiuti che ha un colossale macigno da affrontare per i conti pubblici: i debiti del passato vanno spalmati in Sicilia nella tariffa Tari del futuro.

Città come Messina, già in testa alla classifica nazionale per il costo elevato della tassa rifiuti più alto con il livello di servizi più basso, rischia di non avere concorrenti diretti, se non nelle altre province siciliane. Una vera rivoluzione dal …Basso.Ai quasi 5 milioni di debiti degli Ato Messina2 e Messina4, fanno infatti buona concorrenza i trenta milioni di debiti accumulati a Trapani da Belice Ambiente, un “terremoto” contabile al quale segue il labirinto di “Dedalo Ambiente”, 5,7 milioni di debiti, per arrivare alle vette di Ennauno, dove i debiti accertati sono a quota 20,7 milioni. Sempre poca cosa rispetto ai 109 milioni accumulati dai Servizi integrati comunali. Perché una delle caratteristiche del fenomeno Sicilia, rilevata dagli ispettori di Cantone, “è la frammentazione delle sigle, enti che si sovrappongono nelle competenze, con funzioni che si trasformano in disfunzioni e centri decisionali sedimentati a livello regionale, provinciale e comunale”. Un caos operativo con due caratteristiche aumentate ancor più sotto la gestione del governo Crocetta: “emergenza e proroghe continue”.

Oggi ad esser sotto pressione è infattI per la Sicilia Sud-Occidentale la discarica di Siculiana, gestita dal vicepresidente di Confindustria Sicilia, Giuseppe Catanzaro. Lavora a piano regime e non riesce più a ospitare i rifiuti di venti comuni del Palermitano, i cui camion fanno lunghe file come l’emergenza partenopea di anni fa ci ha abituati a vedere. Ma quella dei rifiuti in Sicilia,è l’opinione degli osservatori più attenti del Ministero dell’Ambiente, rischia di essere più esplosiva di Napoli: Etna batte Vesuvio. Tre volte tanto.

La radiografia degli ispettori di Cantone è impietosa: la discarica di Mazzarrà Sant’Andrea viaggia per l’aldilà, è già “post-mortem”. Così quelle di Tripi e Formaggiara, Valdina e Vallone Guidara dove il Comune di Messina dovrebbe assicurarne per legge la gestione per i prossimi trent’anni. Dovrebbe, perché la società Metaservice di Catania, incaricata di fare defluire e riciclare negli impianti di Gioia Tauro il percolato prodotto, non riceve compensi da mesi e mesi, ha maturato più di 240 mila euro di crediti e ha annunciato la prossima sospensione del servizio.

Il rischio è che i veleni entrino silenziosamente nelle falde acquifere. L’impianto per il trattamento del percolato progettato da Tirrenoambiente, società mista chiamata a gestire la discarica di Mazzarrà, quasi ultimato e unico in Sicilia, non è mai entrato in funzione: i vertici della società sono stati azzerati dalle indagini della magistratura. E a gestire la società, che vanta crediti per 70milioni di euro verso pubbliche amministrazioni, al posto del dimissionario Alfio Raineri, nominato in quota privata è arrivato come amministratore unico il commercialista di Messina, Salvatore Avenoso.

L’unico sbocco, così, per i rifiuti di Messina, è la società Oikos di Motta Sant’Anastasia, dove l’abbancamento di rifiuti nella discarica di Valanghe d’Inverno è stato ora autorizzato dalla Regione con una ennesima ordinanza che si è aggiunta all’autorizzazione alla gestione commissariale ordinata dal consiglio di giustizia amministrativa.

Ma anche qui non mancano le polemiche scaturite da indagini su infiltrazioni mafiose e incarichi d’oro: all’ex prefetto di Messina in pensione Stefano Scammacca, chiamato a svolgere l’incarico di commissario, è assicurato un emolumento da 25mila euro lordi al mese. Ma Scammacca, il cui figlio Richard è al centro di imbarazzanti telefonate di raccomandazione tra la ex prefetta di Palermo, ora indagata, Francesca Cannizzo, e la ex presidente della sezione misure di prevenzione Silvana Saguto, fa di più. Chiama due tecnici etnei, “di fiducia” con incarichi da 45mila euro lordi al mese, l’ingegnere Riccardo Tenti e il commercialista Maurizio Cassarino. A questi si aggiunge poi la consulenza affidata a un generale dei carabinieri in pensione, Carlo Gualdi, “ingaggiato” a 8.500,00 euro al mese, affiancato a sua volta da un legale, con compenso di 9.000,00 euro al mese. Nomine del prefetto di Catania Maria Guia Federico, già “vice” del prefetto Scammacca, che hanno portato il deputato Giuseppe Beretta del Pd, ex sottosegretario alla Giustizia, a fare una interrogazione al governo che ha confermato l’imbarazzata, costosa vicenda, seguita all’arresto del titolare della Oikos, sospettato di rapporti di contiguità con la criminalità.

Un elemento in più per convincere il governo Renzi a decidere di commissariare la Sicilia. Il primo passo è quello di prevedere nell’Isola due degli otto inceneritori programmati a livello nazionale. Un piano, quello del governo centrale, che si scontra però con quello della Regione.

Crocetta vuole sei mini-inceneritori e minaccia di opporsi con tutte le sue forze all’idea dei due mega impianti, uno nella Sicilia Occidentale, uno in quella Orientale, a San Filippo del Mela, dove la A2A, che già gestisce un impianto del genere a Milano, vuole riconvertire l’ex centrale elettrica. Un impianto integrato da quattro diverse funzioni: uno fotovoltaico, da 864 kW; uno solare termico; uno di produzione di bio-metano da massa umida da  raccolta differenziata; e uno, il più contestato, di Css, combustibile ricavato da rifiuti urbani indifferenziati. All’origine dell’operazione, per i manager del gruppo A2a, c’è il fatto che il costruendo Elettrodotto Sorgente-Rizziconi di Terna, di cui la settimana scorsa la Procura di Messina ha ancora una volta sequestrato un pilone a Villafranca per manifesta violazione delle leggi ambientali, mette fuori mercato e determina la chiusura della Centrale elettrica. Ma la riconversione della Centrale – studiata con un piano di innovazione e ricerca – può assicurare il mantenimento dei posti di lavoro, da un minimo di 90 a un massimo di 250 a pieno regime, rispettando le disposizioni ambientali indicate dal Ministero. Secondo il manager Alessandro Masi di A2a la diossina prodotta sarebbe appena un quarto da quella tollerata dalle tabelle ministeriali ed europee. “Frottole”, secondo lo studioso messinese Beniamino Ginatempo, che ripete “in natura nulla si crea e nulla si distrugge”e a proposito dei rifiuti vede un solo,responsabile rimedio: la crescita esponenziale della raccolta differenziata.

Perplessità sulla salubrità degli inceneritori vengono espresse anche dall’epimediologo Benedetto Terracini, che ha studiato gli effetti sull’ambiente in Emilia, notando l’anomala crescita di parti prematuri e un picco di linfomi “sospetti” nel territorio di Modena. Studi che non sono stati permessi all’ottantenne studioso nel mega inceneritore di Torino, partecipato anche dal Comune, perché le ditte che lavorano nell’indotto non hanno fatto sottoporre i dipendenti all’esame del sangue, per studiarne gli
effetti nel tempo.

Un fatto, il possibile inquinamento, che ha spaccato in tre gruppi i comuni della cintura industriale del Milazzese. Se a San Filippo del Mela il prete ambientalista padre Giuseppe Trifirò ha battuto sul tempo anche il sindaco Pasquale Aliprandi per dire il no all’impianto come è successo a Gualtieri Sicaminò per il referendum del 31 gennaio, a Condrò, Santa Lucia del Mela e San Pier Niceto hanno deciso di fare un passo indietro, bocciandone l’idea, mentre a Pace del Mela si andrà a votare per il referendum il 6 marzo prossimo.

Il sindaco di Milazzo, Giovanni Formica, si è espresso contro il referendum: “partecipano solo quelli che dicono no”, sostiene. “Meglio non farlo”.
Ma se sulla carta tutti i sindaci sono contrari all’impianto, i Renziani, per bocca del sottosegretario Davide Faraone, hanno detto che il tempo è scaduto: “la Sicilia sarà commissariata”. E i due inceneritori sono la prospettiva più vicina. Una circostanza smentita dal ministro dell’Ambiente Galletti che ha assicurato anche ai sindaci della zona, andati in processione a Roma: “l’ultima parola sarà sempre della Regione”. Ma è proprio questo a preoccupare tanti in Sicilia. Una Regione che si contorce da anni dentro se stessa. Rotolando pure sull’emergenza continua dei rifiuti.
 




SANREMO. NINO FRASSICA E GLI ALTRI COMICI DAL CUORE TENERO

di Silvio Rossi

 

Dopo la performance di Nino Frassica di mercoledì sera, quando dopo l’intervista doppia con Gabriel Garko, ha commosso l’Ariston e i milioni di spettatori davanti gli schermi televisivi, tutti hanno scoperto le qualità dell’attore messinese.
Seguendo in questi giorni i social, tutti sono fan indiscussi del Maresciallo Cecchini, molti hanno sempre apprezzato il fine umorismo a volte surreale negli sketch televisivi, non poche persone hanno affermato come l’umanità della persona va oltre alle battute.
Su alcuni giornali, tra molti opinionisti, l’apparizione di Frassica, col suo brano dedicato ai migranti, è stata giudicata spiazzante. Ha fatto qualcosa che la gente non si attendeva, per questo è stato ancor più apprezzato. Questo il commento ricorrente tra le “menti pensanti”.
Non è la prima volta, però, che le lezioni migliori, sia al Festival, che in altre occasioni, sono state date da chi ha come mission la risata prima ancora che la riflessione. Nove anni fa furono Ficarra e Picone, coppia comica corregionale di Frassica, che ha incantato il pubblico dell’Ariston con uno sketch sulla figura di Don Pino Puglisi. Un trionfo assoluto. Una di quelle storie che fanno sorridere e piangere contemporaneamente.
Qualche anno prima, era il 1994, partecipò alla rassegna un comico, che fino a pochi anni prima faceva ridere i telespettatori interpretando personaggi divenuti epici come Vito Catozzo o Carlino. Non partecipò come intrattenitore divertente. Giorgio Faletti si iscrisse in concorso, portando la canzone “Signor Tenente”, in omaggio ai carabinieri morti per le stragi del ’92. Vinse il premio della critica, oltre a classificarsi secondo nella classifica generale.
Esempi di comici che, in alcune occasioni, hanno fatto piangere, riflettere, hanno stupito i loro spettatori sono notevoli. A partire da quel genio del cinema muto, che dopo l’avvento del sonoro, nel film “Il grande dittatore” ha dato lezioni di pacifismo e di democrazia a tutto il mondo.
Spesso gli attori comici vengono considerati, da parte di una critica troppo altezzosa, di serie B. Un malvezzo che fa prendere in considerazione solo chi si presenta sul palco con la voce impostata e la faccia da menagramo. Bisogna però ricordarsi che, in genere, chi ha la capacità di far ridere, può anche far commuovere. Chi invece tende a prendersi troppo sul serio, spesso fa piangere, ma non per la commozione.




UNIONI CIVILI, RENZI AI VESCOVI: "VOTO SEGRETO? NON DECIDE LA CEI"

di Angelo Barraco
 
Roma – Il ddl Cirinnà in merito alle Unioni Civili ha superato il primo voto in Senato, ma in Aula si è creata tensione per i tempi d’esame decisi della presidenza sul provvedimento. Duro anche lo scontro con la Cei che si augura che sul testo ci sia il voto segreto, la politica ribatte in merito a questa affermazione dicendo che la scelta è del Presidente del Senato e che “I vertici della Chiesa hanno tutto il diritto di intervenire del dibattito pubblico ed esprimere una posizioni sui contenuti” ma “intervenire sul calendario e sulle procedure di voto merita a pieno titolo la patente di un'ingerenza negli affari dello Stato che non dovrebbe competere alla Conferenza episcopale”. Ad affermare ciò è il senatore del Pd Sergio Lo Giudice, uno dei principali sostenitori del ddl sulle Unioni Civili in risposta al cardinal Angelo Bagnasco. Ma cosa ha detto il Cardinale Angelo Bagnasco? –arcivescono di Genova e presidente della Cei- “Ci auguriamo che il dibattito in Parlamento e nelle varie sedi istituzionali sia ampiamente democratico, che tutti possano esprimersi, che le loro obiezioni possano essere considerate e che la libertà di coscienza su temi fondamentali per la vita della società e delle persone sia, non solo rispettata, ma anche promossa con una votazione a scrutinio segreto”. A Lo Giudice si aggiunge anche il commento di un altro esponente del Pd, Luciano Pizzetti, che commenta le dichiarazioni di Bagnasco dicendo: “Le esortazioni sono giuste e condivisibili, ma come regolare il dibattito del Senato lo decide il presidente del Senato. Non il presidente della Cei”. Anche il premier Matteo Renzi ha detto la sua a Radio Anch’io: “lo decide il Parlamento, e lo dico con stima per il cardinal Bagnasco, e non la Cei”, al premier inoltre “"piacerebbe molto l'idea che un parlamentare risponda del voto che dà e lo spiega. Dopodichè il regolamento del Parlamento prevede il voto segreto e se ci saranno le condizioni Grasso e non la Cei deciderà”.
 
Massimo Gandolfini, presidente del Comitato difendiamo i nostri figli e promotore del Family Day ha invece affermato: “Prendiamo atto che il Pd sta facendo di tutto per evitare che avvenga una discussione nel merito dei singoli tabella contenuti nel ddl Cirinnà. Dopo aver cancellato l'esame del testo in commissione, fatto senza precedenti nella storia della Repubblica, il Pd si sta adoperando per far votare il supercanguro Marcucci, al fine di blindare un testo che, ogni giorno che passa, suscita sempre più contestazioni anche tra le stesse fila dei dem” aggiungendo “Se l'obiettivo del Pd è quello di far approvare un emendamento unico sostitutivo dell'intero testo senza permettere alcuna discussione allora è arrivato il momento che le altre forze che sostengono l'esecutivo facciano tutto quello che è nelle loro possibilità per sventare questo colpo di mano che offende la democrazia, compreso provocare un'eventuale crisi di governo se ogni altra istanza venisse ignorata”. Ma in merito alla proceduta per l’illustrazione degli emendamenti e alle polemiche che si sono create c’è chi ha espresso un parere forte, duro, come il capogruppo del Pd al Senato Luigi Zanda che li ha definiti “Atteggiamenti ostruzionistici”. Si dovrà procedere quindi con l’esposizione degli emendamenti. La tensione è tanta e Gasparri dice a Sergio Lo Giudice di aver comprato suo figlio. Si è creato quindi un acceso e concitato scontro verbale tra le parti. Gasparri ha inoltre detto che il ddl dovrebbe essere intitolato a Lo Giudice e non alla Cirinnà e ha aggiunto: “stiamo facendo tutto questo, in particolare con l'articolo 5, perché serve a Lo Giudice. Ho letto un articolo di Belpietro he trascrive una conversazione televisiva tra lui e Lo Giudice, che non ha risposto sul costo dell'acquisto del famoso bambino comprato”. Movimento Cinque Stelle fa sapere che voterà si al testo, la deputata Carla Ruocco ha riferito: “Voteremo il testo anche senza le adozioni, la stepchild adoption è un tema molto delicato. Abbiamo dato libertà di coscienza per rispettare tutte le sensibilità presenti nel Movimento”. 



AMMINISTRATIVE: ECCO IL PUNTO SUI CANDIDATI NELLE VARIE CITTÀ D'ITALIA

Redazione Politica

Tra primarie, conferme e nuovi volti lo scacchiere delle candidature alle amministrative è ancora tutto aperto. A Bologna, Torino e Napoli si ricandidano i sindaci uscenti, dopo le consultazioni di Milano anche a Roma e nel capoluogo partenopeo il centrosinistra prepara le primarie, mentre il centrodestra scioglierà, con un vertice nei prossimi giorni, il nodo sui nomi.

A Milano il Movimento 5 Stelle ha schierato Patrizia Bedori, mentre la scelta del centrodestra potrebbe ricade sull'ex manager Stefano Parisi. Per il centrosinistra c'è già l'ex commissario di Expo Giuseppe Sala, 'incoronatò domenica scorsa dalle primarie. Una vittoria che però, secondo qualcuno, rischia di aprire la strada a una candidatura alternativa da parte di Sel. A Bologna e a Torino si ricandidano i sindaci del centrosinistra uscenti, rispettivamente, Virginio Merola e Piero Fassino. Sotto le Due Torri il centrodestra potrebbe puntare sulla leghista Lucia Borgonzoni, mentre Max Bugani scalda i motori per il M5S e Coalizione Civica guarda alle primarie a cui partecipa anche Sel.

Nel capoluogo piemontese, invece, è certa la corsa per il Movimento Cinque Stelle della consigliera comunale Chiara Appendino e in campo ci sono anche per il Partito Comunista il segretario nazionale, Marco Rizzo, per la sinistra l'ex sindacalista Giorgio Airaudo e Roberto Rosso, ex Fi, poi Ncd e ora vicino al movimento di Raffaele Fitto. Il centrodestra ancora lavora al suo candidato, tra i 'papabilì Osvaldo Napoli. A Napoli si ripresenta agli elettori il primo cittadino uscente Luigi de Magistris, ma questa volta non godrà dell'appoggio del Pd né di Idv che invece si preparano per le primarie del centrosinistra del 6 marzo: quattro i candidati, Antonio Bassolino, Marco Sarracino e Valeria Valente per il Partito democratico e Antonio Marfella per il Psi. Gianni Lettieri, candidato civico, ha ufficializzato la sua candidatura: sul suo nome potrebbe alla fine convergere tutto il centrodestra.




IL GOVERNO APPROVA LA RIFORMA DELLE BANCHE. RENZI: "TRUFFATI VERRANNO RIMBORSATI"

Redazione
 
Roma – Il Consiglio dei Ministri ha approvato il decreto per la riforma delle banche di credito cooperativo e altre misure come la riforma del diritto fallimentare e il recepimento dell’accordo europeo sulle garanzie pubbliche alla cartolarizzazione dei crediti bancari in sofferenza Gacs. E’ stata una riunione di lunga durata, che ha portato all’inserimento dell’esenzione delle imposte di registro per le aste giudiziarie. Non è invece prevista nessuna misura per gli indennizzi degli obbligazionisti  di Carichieti, Carife, Banca Etruria e Banca Marche, anche se Renzi ha assicurato che il problema verrà risolto a giorni attraverso un decreto ministeriale e con la firma di un Dpcm. Matteo Renzi ha presicato: “Non c'è nessuno slittamento e nessun rinvio, non c'è bisogno di un decreto perchè nella legge di stabilità si prevede già un percorso. Bisogna aspettare il dpcm e il decreto ministeriale che avverranno nei prossimi giorni”. Ha precisato inoltre a gran voce che “il sistema bancario italiano è più solido”. Il Premier ha inoltre sottolineato: “Abbiamo ricevuto  una proposta di autoregolamentazione dalle Banche di credito cooperativo e tra queste ci sono esempi di straordinaria buona gestione, gente valida di grande livello ed è un modello che non va buttato via, non buttiamo il bambino con l'acqua sporca, quindi è un modello che va difeso e protetto”. E ha proseguito dicendo: “le banche di credito cooperativo sono state da noi stimolate a preparare un piano, ce lo hanno presentato e, per larghissima parte, è stato accolto dal consiglio dei ministri. Il progetto che ci hanno presentato prevedeva di avere un gruppo che come minimo avesse un miliardo di patrimonio, possiamo immaginare che da qui ai prossimi 18 mesi ci sarà un unico gruppo che costituirà un grande ombrello di salvataggio e di coesione per tutte le banche che decideranno di stare in questo gruppo e metterà in sicurezza, nei fatti, da eventuali tensioni, dei singoli istituti”. Ha concluso dicendo che le banche di credito cooperativo rimangono in una grande famiglia molto più forte di quella che c’è ora “poi se vorranno aggregarsi noi saremo ben felici perchè sarebbero più forti e noi le incoraggiamo. Il modello della banca cooperativa rimane, tuttavia devono stare dentro un sistema che avrà maggiore forza, una grande struttura bancaria di grande importanza”. E per i rimborsi? Il Premier ha precisato: “per i rimborsi delle persone che verranno riconosciute come truffate dall'arbitrato sono sostanzialmente pronte e arriveranno a giorni”. Le Banche quindi potranno non aderire se lo vorranno alla holding e potranno rimanere cooperative o spa, dovranno mantenere però una soglia minima di 200 milioni di euro. Il ministro Padoan ricorda che sono circa dieci le banche che rispettano questo canone, ma non è detto che decidano di rimanere fuori dalla holding. Il governo invece puntualizza che puntualizza che il suo obiettivo non è quello di crearne di nuove ma di aggregarle: “Ci auguriamo che la riforma delle banche popolari sia recepita nel modo più intelligente e innovativo possibile dai singoli soggetti delle banche popolari, spero possano rapidamente fondersi, unirsi, aggregarsi, nel rispetto della loro autonomia”. L’obiettivo dell’esecutivo è quello di rafforzare il sistema bancario: “Le vendite all'asta saranno per tutto il 2016 esenti dall'imposta di registro, vale più di 200 milioni ed è un messaggio per semplificare la questione dei crediti incagliati”, Renzi tende a sottolineare: “Il sistema italiano è solido, non è il più preoccupante del mondo, sono molto più preoccupato per banche di altri paesi anche più solidi dell'Italia anche perché una crisi del sistema bancario, ad esempio, in Germania ha certo effetti anche da noi”.



UNIONI CIVILI ALLA PROVA SENATO: BRACCIO DI FERRO NEL PD

Red. Politica

Anche nello stesso centrosinistra c'è contrasto sulle Unioni civili che adesso vanno alla prova dell'Aula al Senato con il Pd in tensione e un duro braccio di ferro tra cattodem e vertici. ll ddl Cirinnà sulle unioni civili supera il primo voto in Senato. L'Aula del Senato ha respinto la richiesta di non passaggio all'esame degli tabella del ddl Cirinnà sulle unioni civili. Hanno votato contro 195 senatori, a favore 101, 1 astenuto.

Il presidente Grasso ha deciso che la richiesta di non passaggio all'esame degli tabella del ddl sulle unioni civili verrà esaminata dall'Assemblea con voto palese.  "Il tema – spiega Grasso – rientra non tanto nella sfera di applicazione degli tabella 29, 30 e 31 della Costituzione" quanto "nell'ambito di applicazione dell'articolo 2 della Costituzione, in base al quale la Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità.

Si dice sorpreso Roberto Calderoli "E' una scelta politica che lei ha preso in solitaria. Con questa legge infatti stiamo parlando di matrimonio, non di altro. Proprio perché mi aspettavo una arrampicata sugli specchi per negare questo, ho allegato sei pagine per spiegare che la totalità degli argomenti di questo ddl fa riferimento al diritto di famiglia"

Intanto il minsitro della Giustizia Andrea Orlando, assicura che "Il governo non esprimerà valutazione politica" sul ddl, ma solo una valutazione "tecnica" su alcune proposte di modifica "quando palesemente non conformi alla giurisprudenza europea e costituzionale. Il governo – conclude – non fa una vera e propria replica, anche perché, come si sa, nel governo stesso e nella maggioranza che lo sostiene ci sono posizioni diverse su un tema così sensibile e delicato".

Il Pd è orientato a lasciare libertà di coscienza ai propri senatori solo su tre emendamenti. Uno dei tre è quello, a firma di Stfano Lepri, che sostitusce la stepchild adoption con l'affido rafforzato. Ma per i cattolici del Pd gli emendamenti al ddl unioni civili da sottoporre al voto di coscienza e quindi alla libertà di voto sono 9 e non 3, come proposto dal capogruppo Luigi Zanda. Ad avanzare la controproposta, nell'assemblea dei senatori Dem, è il vice capogruppo Stefano Lepri, primo firmatario dell'emendamento che sostituisce la stepchild adoption con l'affido. Alla fine è stata accolta la proposta di Zanda sui tre emendamenti. Alla fine si è scelto di non votare né sulla proposta Zanda né sulla controproposta di Lepri, limitandosi ad accogliere la prima ma con l'impegno di ampliare, magari anche ratificando tale decisione in una nuova assemblea, il numero dei voti secondo coscienza, al momento limitati a quelli sull' emendamento Lepri (che sostituisce la stepchild adoption con l'affido rafforzato), sull'emendamento 5.6000 a prima firma di Cecilia Guerra che attribuisce adozione piena alle unioni civili e sull'emendamento 22.0.6002 a prima firma di Donella Mattesini e relativo alle norme di legge applicabili alle convivenze di fatto.




MASSACRI DELLE FOIBE: OGGI 10 FEBBRAIO SI CELEBRA IL “GIORNO DEL RICORDO”

di Francesco Tagliente
La necessità di non dimenticare le tragedie umane, causate dalla guerra, viene garantita anche con le celebrazioni delle solennità nazionali. Soltanto 15 giorni fa, il 27 gennaio, è stata celebrata la Giornata della Memoria. Oggi “Giorno del Ricordo”, vengono commemorate le vittime dei massacri delle foibe e dell’esodo giuliano-dalmata.

La scelta del 10 febbraio non è casuale. Infatti questa solennità nazionale si celebra ogni anno nello stesso giorno in cui, nel 1947, furono firmati a Parigi i trattati di pace in base ai quali l’Italia cedeva Istria, Fiume e Zara alla Iugoslavia, provocando l’esodo delle popolazioni istriane, fiumane e dalmate dalle loro terre.
Due date simbolo per l’intera collettività, dunque, scelte per ricordare la ferocia dell’uomo sull’uomo e per onorare le vittime di quei tragici avvenimenti. Il nostro pensiero e la nostra vicinanza vanno, oggi, a tutti i familiari delle vittime degli efferati massacri delle foibe ed ai rappresentanti delle associazioni che mantengono viva la memoria di quella tragedia e dell’esodo di intere popolazioni, portatrici di identità culturali e tradizioni che non devono essere cancellate. Coltivare la memoria di quanto è accaduto è indispensabile per ristabilire la verità storica.
Giornate come questa devono rappresentare momenti di riflessione perché situazioni così dolorose siano per sempre consegnate al passato. Non possiamo e non dobbiamo dimenticare chi fu ucciso o costretto ad abbandonare la propria terra per restare fedele alla propria identità culturale di lingua e tradizioni.

È importante che tragedie come quelle delle Foibe e della Shoah rimangano stampate nella memoria collettiva affinché si consolidi, soprattutto nelle giovani generazioni, un profondo spirito di solidarietà, tolleranza e comprensione verso i propri simili, qualunque sia la loro estrazione geografica, storica, politica, religiosa e sociale. Non dobbiamo mai dimenticare che gli esseri umani sono tutti uguali. Per questo la condanna e lo sdegno di fronte a ogni forma di ingiustizia, il ripudio di ogni tipo di violenza ed oppressione devono diventare il punto di partenza per meditare su quanto avviene intorno a noi, condannando qualsiasi crimine commesso in nome di un ideale.

Auspico che il significato di questa giornata si consolidi ancora di più nella percezione comune degli italiani, soprattutto dei giovani e che si costruisca così una coscienza condivisa, per poter guardare al futuro con serenità e gettare le basi per un avvenire fondato sul rispetto della dignità di ogni essere umano.