CANTAGIRO 2015: LA VITTORIA A CHIARA PILOSU

Redazione

Una settimana di semifinali, più di 200 concorrenti e 21 i finalisti in gara, l'edizione 2015 del Cantagiro prodotto da Enzo de Carlo, ha proclamato un nuovo nome che entrerà a far parte della storia della manifestazione più itinerante di sempre.

Da 54 anni il Cantagiro è stato da sempre vetrina per nuovi artisti di successo, in passato nomi come Lucio Dalla, Gianni Morandi, Adriano Celentano e tantissimi altri che hanno scritto le pagine della storia della musica italiana, hanno mosso i primi passi grazie a questa manifestazione. Anche quest'anno il Cantagiro è riuscito a radunare tantissimi emergenti pronti ad iniziare un percorso nel difficile mondo della musica.

Dal 18 al 22 ottobre oltre 200 concorrenti selezionati dalle tappe regionali del Cantagiro, sono arrivati al Teatro Imperiale di Guidonia per le Finali Nazionali, Internazionali e Junior. Una tre giorni di Finali che hanno reso la competizione viva con ospiti speciali dal mondo della musica e dello spettacolo.

Ecco i risultati serata per serata con i nomi dei vincitori.

FINALI INTERNAZIONALI, 23 ottobre 2015

VINCITRICE JUNIOR INTERNAZIONALE: Teresa Todorova
MENZIONI SPECIALI: Ebby Shaian Debono, Rihana Azzoppardi / Emy Pace / Elisa Muscat (trio), Priscilla Giordano Psaila in arte Kaya

Sezione SENIOR
Nel corso della serata si è svolta la gara anche tra i concorrenti della categoria Lirico-Pop, il cui premio è stato assegnato dall'ospite speciale Katia Ricciarelli.

VINCITORE CATEGORIA LIRICO POP: Igor Catalano
VINCITORE SENIOR INTERNAZIONALE: Aneta Kapba
2° CLASSIFICATO: Anderson Mele e Phylisienne Brincat
3° CLASSIFICATO: Graziella Vella

FINALE NAZIONALE, 24 ottobre 2015

Tra cantautori, interpreti e rapper la sfida è stata accesa, ad arrivare alla serata finale del 24 ottobre soltanto 21 concorrenti su una rosa di 60 semifinalisti, di certo una sfida non facile per la Giuria del Cantagiro. Alta la qualità dei brani scelti ma alla fine solo uno si è aggiudicato il premio tanto ambito. Una serata speciale per tutti, condotta da Veronica Maya e Ruggero Sardo con ospiti Massimo di Cataldo e Cristiana Ciacci della Little Tony Family.

E' Chiara Pilosu, 18 anni di Budoni a vincere il Cantagiro 2015 con il brano in francese "Un peu de folie", scritto e composto interamente da lei. Una voce potente e delicata allo stesso tempo che ha messo tutta la Giuria d'accordo. Nel brano Chiara parla proprio di se stessa e del pizzico di follia che l'appartiene, con una sicurezza ed umiltà di una giovane artista affermata.

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Il brano scritto in francese è regolare per la vittoria in quanto contiene almeno quattro parole in italiano, criterio fondamentale per essere ammessi alla gara.

FINALE JUNIOR, 25 OTTOBRE 2015

VINCITRICE SEZIONE JUNIOR: Ouiam El Mriem
3° classificata: Letizia Chiloiro, Christian Lapenna, Giulia Mogliarisi
Premio Opportunità: Lorenzo Sermon
Premio Emozione: Elisa Doddo
Premio Voce da Musical: Ebby
Premio Radiofonico: Andrea Marino
Vincitore sezione inediti: Flavia Lanni

Ecco i nomi di tutta la Giuria:

ENZO DE CARLO – patron de IL CANTAGIRO e produttore discografico;
ELVINO ECHEONI – direttore generale CANTAGIRO + musicista, compositore, artista;
MARIO TOROSANTUCCI – direttore musicale + Musicista, direttore d'orchestra;
MASSIMO DI CATALDO – cantante come supervisore giuria
CRISTIANA CIACCI della LITTLE TONY FAMILY – cantante
MANUELA MARI – insegnante di canto e cantante lirica
ANGELO PETRUCCETTI – musicista/compositore/arrangiatore
RAFFAELE VISCUSO – autore musicale
STEFANO PASQUALI – dirigente discografico
avvocati e notai in giuria: PAOLO MELE e MARILENA GUGLIELMELLI

Oltre al primo premio, molti riconoscimenti e menzioni speciali:

PREMIO RADIO ITALIA ANNI '60: Serena Tagliati con Ritorno; PREMIO NUOVO IMAIE: Doz B con Una vita nuova PREMIO 2DUERIGHE: Alessandra Sanasi con Rumore; PREMIO CATEGORIA RAP: Samuel Capodieci con Politic Shit; PREMIO CATEGORIA CANTAUTORI: Saphira con A pugni chiusi, Giada Pilloni con Real Women PREMIO CATEGORIA INTERPRETI: Federica Reina con Amina;

PREMIO SIMPATIA: Rosario Raniolo con Angeli; PREMIO UN'OPPORTUNITA': Agnese Tricerri con Day by Day; PREMIO UN'EMOZIONE: David Diamanti con Irrinunciabile; PREMIO ORIGINALITA': Karima Trombetta con La trapezista; PREMIO PROSPETTIVE: Sara Scognamiglio con Storie; PREMIO LITTLE TONY: Davide De Luca con 15 anni

Le selezioni per l'edizione 2016 del Cantagiro riprenderanno presto, tutte le info su www.ilcantagiro.com

 




30 A BUONINCONTI, IL PERITO DELLA DIFESA: "GRAVE ERRORE GIUDIZIARIO"

di Domenico Leccese

Sulla condanna a 30 anni per Michele Buoninconti la criminologa Ursula Franco, consulente della difesa,  ritiene che il giudice Amerio sia incappato in un grave errore giudiziario.
 
Cosa non è stato capito della vostra linea difensiva?

Mi piacerebbe che la nostra linea difensiva venisse chiamata con il suo vero nome, ovvero verità. La ricostruzione di come andarono i fatti non è stata compresa perché anche il giudice è stato infettato dal virus maligno della ‘tunnel vision’ che si è manifestato in primis nella stazione dei carabinieri di Costigliole d’Asti e poi in procura. L’assurda ricostruzione del’accusa fa acqua da tutte le parti perché come ha ribadito Buoninconti non c’è mai stato un omicidio.

Ci chiarisce la storia della presunta ricostruzione dell’omicidio fatta da Buoninconti nelle dichiarazioni spontanee?

Nessuna ricostruzione, egli ha semplicemente ripreso ciò che la Deodato aveva detto nella sua requisitoria del 23 settembre, ovvero: ‘Quando un delitto è premeditato, non serve una pistola, un coltello, un’arma, basta mettere una mano sulla bocca’, per questo motivo ha parlato di una mano sulla bocca, per dimostrare al giudice quanto fosse assurda la ricostruzione del magistrato. La mossa di Michele Buoninconti di leggere le dichiarazioni spontanee ha spiazzato tutti ma non il giudice, come ha detto qualcuno legge la Bibbia e si prende 30 anni? Le dichiarazioni spontanee di Buoninconti resteranno un documento, un manifesto di questo errore giudiziario che mi auguro verrà letto da tutti nell’ottica giusta quando un giudice finalmente comprenderà che l’appello di Michele è stato sincero, che è lui la vera vittima di questo caso giudiziario, lui ed i suoi figli.

Le convinzioni errate, più delle bugie sono le peggiori nemiche della verità?

Sono molti i fattori che conducono chi indaga all’errore: l’ignorare, il pregiudizio, la superficialità, la noble cause corruption, la pressione dell’opinione pubblica e l’incapacità di riconoscere un proprio errore a scapito di un innocente. Per quanto riguarda il giudice Amerio egli ha consolidato l’errore della procura e non si sbaglia Buoninconti quando afferma che è il peggior errore giudiziario del terzo millennio, un errore condito dal peggior strazio mediatico mai visto, una vergogna per il nostro paese, del quale un giorno in molti dovranno rispondere.




ELENA CESTE: ECCO COSA HA DETTO MICHELE BUONINCONTI AL GIUDICE

di Domenico Leccese

Caso Elena Ceste – Michele Buoninconti ha letto in aula, rivolgendosi al Giudice Amerio, le sue dichiarazioni spontanee, praticamente un’arringa lucida e struggente.

Michele Buoninconti ha in pratica sintetizzato, a suo modo, la linea difensiva della sua consulente, la criminologa Ursula Franco che lo assiste dal febbraio scorso, ha raccontato poi delle umiliazioni subite e sottolineato con forza di essere la vittima di un errore giudiziario.

“Signor Giudice, io, Michele Buoninconti, nato a Sant’Egidio del Monte Albino il 28 luglio 1969, vedovo a causa di una tragica fatalità e padre di quattro figli sono la vittima di un errore giudiziario. Mia moglie, Elena Ceste, si è allontanata da casa nuda durante una crisi psicotica il 24 gennaio 2014 ed i suoi resti sono stati ritrovati il 18 ottobre dello stesso anno a poche centinaia di metri da casa nostra, nel letto del Rio Mersa. Già la mattina della scomparsa di Elena, poco dopo essermi recato dai carabinieri della stazione di Costigliole, gli stessi mi si rivolsero chiamandomi Misseri e Parolisi. Signor Giudice, nulla mi accomuna a questi due signori e non credo che lei possa biasimarmi per le parole di disistima rivolte ai carabinieri dopo che gli stessi si erano permessi di darmi dell’assassino in un momento così disgraziato della mia vita”. “Questi stessi carabinieri sono stati la causa prima dell’errore giudiziario, il luogotenente Giuseppe Toledo, il maresciallo capo Michele Sarcinelli ed il carabiniere scelto Stefano Trinchero disconoscendo la psichiatria non hanno creduto alle mie parole, alle parole di uomo disperato alla ricerca di sua moglie, si sono convinti, a torto, che Elena non potesse essersi denudata ed allontanata da casa con le sue gambe in preda ad una crisi psicotica.
Non solo la mia consulente, ma ben prima i periti dell’accusa hanno concluso che mia moglie era psicotica ed allora perché attribuirmi la sua morte? Elena non era mai stata sottoposta a terapia farmacologica in quanto nessuno di coloro che l’aveva avvicinata nei mesi di ottobre e novembre 2013 aveva riconosciuto in lei i sintomi della psicosi. Signor Giudice, non si guarisce dalla psicosi senza una terapia specifica”.

“All’indomani dei risultati dell’autopsia sui resti di mia moglie sono stato arrestato e da allora mi trovo in carcere, perché? Le ricordo che mi è stato perfino impedito di assistere ai funerali di mia moglie con i miei figli, non lo trova imperdonabile? Riguardo alla causa della morte, i medici legali non sono giunti a determinarla ed hanno escluso la maggior parte delle cause di morte violenta ed allora le chiedo ancora perché io sono stato arrestato e mi trovo qui davanti a lei? Al momento del ritrovamento dei resti di mia moglie non ho nominato un consulente medico legale perché non avevo nulla da temere non avendola uccisa, ma la procura di Asti evidentemente non è quella di Aosta e cercava, a tutti i costi, un responsabile in carne ed ossa. Perché cercare dai medici legali una risposta precisa se gli stessi non sono stati in grado di darla analizzando i soli resti della povera Elena quando attraverso l’analisi delle risultanze delle indagini si poteva giungere facilmente alla causa della morte di mia moglie? L’ipotesi dei medici legali dell’accusa rimane limitata all’analisi dei resti di Elena mentre le indagini allargano la prospettiva, permettono di escludere l’omicidio ed accreditano la tragica casualità. Signor Giudice, se i medici legali avessero avuto certezza dell’asfissia, secondo lei, non avrebbero scritto: Causa della morte: omicidio per asfissia? O mi sbaglio?

Signor Giudice, io mi trovo davanti a lei senza un motivo vero, non c’è alcuna certezza che mia moglie sia stata uccisa e la procura non può provarlo, né ora, né mai, semplicemente perché non è accaduto”. “Ma davvero lei crede che sia possibile che io con una mano abbia serrato gli orifizi di mia moglie per sei lunghissimi minuti, un tempo interminabile, senza che lei si difendesse, senza che lei provasse a togliermi la mano, senza che mi mordesse o mi graffiasse, allungando così inesorabilmente i tempi del presunto omicidio? Lei è a conoscenza che questa modalità omicidiaria, che si chiama soffocazione diretta, si vede raramente negli omicidi di soggetti adulti sani in quanto è difficile mantenere la compressione degli orifizi aerei nell’individuo che si difende vigorosamente, così come si legge nel libro di Medicina Legale di Clemente Puccini, tanto amato dai medici legali dell’accusa, i quali però hanno accusato la mia consulente di non dire il vero quando la stessa durante l’udienza l’ha citato riguardo a questo tipo di soffocazione?”.

“Elena delirava e sentiva le voci quella notte e si picchiava in testa, non me lo sono inventato, questa crisi psicotica si ascrive perfettamente nel quadro dei suoi disturbi precedenti, quei disturbi di ottobre e novembre, li chiami crisi psicotica come l’accusa o pensieri ossessivi persecutori come la consulente della difesa.
Quella mattina con i miei figli ho lasciato Elena a casa verso le 8.10 e, circa 35 minuti dopo, Elena non c’era più e la casa era nelle stesse condizioni in cui l'avevo lasciata, nonostante Elena fosse rimasta per fare le faccende domestiche. Secondo lei mia moglie rimase in casa 35 minuti senza fare niente o si allontanò subito dopo che la vide la signora Riccio in cortile, come vuole la logica? Se Elena fosse rimasta in casa, avrebbe rifatto tutti i letti e sistemato la cucina, di sicuro non avrebbe perso tempo, sapendo che avrebbe dovuto sistemare la casa, recarsi dal dottore e preparare il pranzo per sei persone.
Elena non stava bene, per questo non accompagnò i bambini a scuola quella mattina, per questo saremmo dovuti andare dal dottore e per questo si allontanò. Elena era vestita di tutto punto con abiti che profumavano di pulito ed era solita farsi la doccia alla sera. Quella mattina, Signor Giudice, Elena non si fece la doccia, non la trovai nuda e non la uccisi, è un’accusa falsa ed infamante e priva di fondamento”.

“Ci vogliono le prove per condannare un uomo, e la procura non le ha perché non esistono, non si può trasformare a piacimento un innocente in un colpevole, tra l’altro, di un omicidio che non c’è stato”. “Vede Signor Giudice, sono riuscito a sopravvivere all’ingiustizia grazie alla forza della verità, una verità che nessuno potrà mai togliermi, nessuno potrà mai modificare i fatti di quella mattina che saranno uguali a se stessi in eterno essendo già accaduti”. “Il 24 gennaio 2014 non ho ucciso la madre dei miei figli e non ho occultato il suo corpo. Quella mattina, dopo essere tornato a casa ed aver cercato Elena in cortile e dentro l’abitazione, ho chiamato la vicina Marilena Ceste e poco dopo l’altro vicino Aldo Rava, dopo la telefonata senza risposta ai Rava mi sono recato da loro, saranno state più o meno le 9.00, mi ha visto Marilena Ceste dalla finestra mentre beveva il caffè, ha pensato che parlassi con Aldo Rava, invece in quell’occasione Aldo non ha udito il citofono, così come non aveva sentito il telefono, ma i citofoni non hanno memoria, non si possono richiederne i tabulati!”.

“Signor Giudice, non vorrei ridurmi a dire quello che mi accingo a dire ma vi sono costretto: non c’è assolutamente nulla che provi questo presunto osceno occultamento, non sono stati trovati segni del trasporto di un cadavere in auto, né alcun segno su di me prodotto dai rovi o macchie di fango sui miei vestiti o fango sulle mie scarpe, nonostante io sia stato accusato di aver occultato un corpo sotto il fango in una zona abitata dai rovi. E poi, non le pare impossibile che io abbia potuto, come sostiene l’accusa, aver occultato un corpo in quel modo in soli due minuti?
Nessuno occultò il cadavere di Elena, mia moglie si nascose in quel rio con tutta probabilità entrando a monte del tubo di cemento per raggiungerlo, Elena era stanca, non aveva dormito ed aveva passato la notte a delirare, una volta sentitasi al sicuro si addormentò, lo stato soporoso ed il coma subentrarono al sonno a causa dell’ipotermia e la portarono a morte. Signor Giudice, la presenza dell’acqua in quel rio favorì l’assideramento, particolare che mi sembra sia sfuggito ai tre medici legali in aula lo scorso 22 luglio!”.

“Signor Giudice, come avrà avuto modo di leggere sulle carte, io non avevo alcun motivo per uccidere mia moglie. Un presunto motivo se lo sono inventato i miei accusatori ma non l’hanno provato, il loro libero convincimento non ha alcun fondamento, l’accusa si è inventata una crisi matrimoniale che non c’è mai stata, non ho mai avuto una discussione con Elena, né mia moglie si è mai lamentata di me con nessuno, né ha mai parlato con me o con altri di divorzio, non ero a conoscenza dei suoi presunti tradimenti, mia moglie era malata, si sono approfittati di lei e nonostante in molti avessero compreso il suo disagio nessuno dei suoi confidenti me lo ha mai comunicato. Elena, a me, fino al pomeriggio del 23 gennaio ha tenute nascoste le sue paure”.

“Come è possibile che nella richiesta di applicazione della misura cautelare  a pag. 131 la dottoressa Deodato concordi con me sul fatto che il contenuto dei messaggi inviati da Silipo a mia moglie era innocuo ed al contempo li consideri il movente di un omicidio?
Non è anche per lei l’ennesima offesa al buon senso? Io quei messaggi non li lessi il giorno 21 e non mi fecero alcun effetto il giorno 23 quando mia moglie me li fece leggere.
Come sostiene anche la Deodato, sempre a pag. 131 dello stesso documento, Elena non rispose a quei messaggi ed appariva semplicemente il bersaglio di attenzioni non gradite, null’altro”.

“La mia vita è ormai un libro aperto e non c’è nulla di cui io non vada orgoglioso, ho solo il rimorso di non aver capito l’entità del disagio psichico di mia moglie quella notte e di non aver chiamato un medico.
Non ho creduto ai suoi tradimenti ed ho ancora difficoltà a crederci, ritengo che Elena abbia piuttosto frequentato soggetti che si sono approfittati di lei in un momento di debolezza e quando si sono accorti delle sue difficoltà hanno taciuto.
Ha taciuto anche don Roberto, non mi ha voluto riferire che cosa gli avesse confidato Elena, a me, suo marito, ma lo stesso Don Roberto non ha avuto remore a rilasciare interviste televisive dove si è aperto invece con i giornalisti e ciò mi ha profondamente addolorato”.

“Mi si accusa di depistaggi e di aver premeditato tutto in quanto conosco le tecniche di ricerca. Davvero lei può credere che io avrei potuto prevedere che i cani dei gruppi cinofili non avrebbero trovato mia moglie a due passi da casa nostra? Crede davvero che io fingessi di cercare Elena in auto a velocità moderata con il finestrino abbassato sulla strada da Govone o crede forse semplicemente che la cercassi come vuole la logica? Crede davvero che se avessi ucciso mia moglie avrei perso tempo al telefono ed avrei chiamato i vicini prima di occultarne il corpo a poche centinaia di metri da casa? Niente di ciò che sostiene l’accusa è sorretto dalla logica, non chiamai i vicini per  preordinarmi una linea difensiva, li chiamai semplicemente perché non trovavo mia moglie. Se avessi ucciso Elena e subito dopo avessi chiamato la vicina, chi mi avrebbe garantito che Marilena Ceste dopo la mia telefonata delle 8.55.04 non sarebbe uscita a cercarla verso l’area del Rio Mersa dove secondo la procura io nascosi il suo corpo?

Perché, se l’avessi uccisa, avrei dovuto avere fretta di denunciare la scomparsa di Elena ai vicini, ai suoi familiari ed ai carabinieri?
Crede davvero che sia possibile che un assassino al suo primo omicidio uccida e nel giro di pochi secondi sia pronto ad occultare il corpo della sua vittima e che in quel frangente chiami i vicini?
Solo io trovo la ricostruzione della procura illogica o anche lei?
Crede che io abbia un ruolo in ciò che ha riferito mio figlio Giovanni, o che la madre gli prospettò una fuga poco prima che lo accompagnassi a scuola e che Elena purtroppo già premeditasse di scappare?”.

"Mi sono chiesto, rileggendo per l’ennesima volta l’ordinanza del Giudice Marson, poi l’ordinanza dei tre Giudici del riesame ed infine la richiesta di giudizio immediato dello stesso Giudice Marson, come sia possibile che se il Giudice Marson ha ritenuto nell’ordinanza la premeditazione fondante, dopo che è stata esclusa con vigore dai giudici del riesame, smontando così in gran parte il castello accusatorio, il suddetto Giudice abbia richiesto, nonostante tutto, il mio rinvio a giudizio? Signor Giudice,  la verità è che io sono stato rinviato a giudizio perché nessuno si è spiegato diversamente la morte di mia moglie se non per mano mia, ma ora che esiste una spiegazione alternativa logica e plausibile, cui tra l’altro si confanno tutte le risultanze investigative perché sono ancora in carcere? Perché sono stato costretto a raggiungere quest’aula ammanettato? La prego, me lo spieghi lei!”.

“Come è possibile Signor Giudice che nell’ordinanza del Giudice Marson si descriva il luogo in cui sono stati ritrovati i resti di Elena come impraticabile, inaccessibile, impervio e difficilmente raggiungibile ad un soggetto per nascondervisi, e questo alle pagine 15  e 17, ed invece solo alla pagina 29 della stessa ordinanza il luogo sia descritto come agevole per un’attività di occultamento? Come possono variare così drasticamente le condizioni dei luoghi agli occhi dello stesso Giudice nella stessa ordinanza?
Impervie per nascondervisi, agevoli per occultare. Non è indubbio, anche secondo lei, che quali che fossero le condizioni del Rio Mersa, il letto del rio sarebbero stato sempre più facile da raggiungere da parte di un singolo nell’atto di nascondersi piuttosto che da parte di un soggetto intento ad occultare un ingombrante cadavere?”.

“Ed ancora all’indomani del ritrovamento dei resti della povera Elena sono stato accusato di non aver rivelato di essere stato in quel luogo quella mattina. Ho cercato mia moglie dappertutto, non avrebbe avuto senso fare un elenco dettagliato dei luoghi battuti.
Sono stato anche accusato di aver rivelato di essere stato lì per un preciso motivo, ma come lei ben sa non ho mai avuto alcun motivo di giustificare a nessuno la mia presenza nei pressi del Rio Mersa, non esiste, Signor Giudice, una fatidica ‘pregressa mancata rivelazione’, sono rimasto semplicemente basito nel momento in cui ho saputo che avevano ritrovato i resti di Elena in un luogo dove l’avevo cercata. E’ capitato a tutti di dire parole simili alle mie dopo aver ritrovato un oggetto smarrito in un luogo dove lo si era già cercato. Per me, Signor Giudice, è stato un enorme dolore apprendere di essere stato vicino a trovare Elena quella mattina e di non essere riuscito a salvarla e sarà per sempre il mio cruccio”.

“Signor Giudice, sono stato sottoposto in carcere ad una perizia psichiatrica. Come è possibile che in un paese libero come il nostro un innocente venga sottoposto a questa umiliazione? Allo psichiatra che mi ha analizzato, al dottor Pirfo, contro ogni protocollo di tutela di un sospettato e poi di un indagato, la dott.ssa Deodato ha fornito gli atti dell’accusa prima che mi incontrasse, le testimonianze, l’ordinanza e, ahinoi, pure le annotazioni dei carabinieri di Costigliole. Come può il giudizio del dottor Pirfo dopo tali letture essere stato scevro da pregiudizi? Egli ha letto tra l’altro solo gli atti dell’accusa, non essendo ancora disponibile la perizia criminologica della difesa, il dottor Pirfo si è fatto così involontariamente un’idea preconcetta dei fatti occorsi il 24 gennaio 2014. La sua disposizione nei miei confronti era viziata, non libera da pregiudizi come avrebbe dovuto essere e le conclusioni della sua consulenza proprio per questo motivo non hanno alcun valore scientifico. Egli ha redatto semplicemente una perizia ‘di parte’, nel senso dispregiativo del termine.

Lei sa che quattro relazioni, tra l’altro riportate nella perizia dello stesso dottor Pirfo, sul giudizio di idoneità al servizio personale di ruolo di vigile del fuoco, redatte nel 2002, 2006 e nel 2009 concludevano che il mio sistema neuropsichico era integro, mentre nell’ultima relazione redatta in data 30 luglio 2013, sei mesi prima della scomparsa di Elena, dal comando provinciale dei vigili del fuoco di Cuneo si legge: ‘… dai contenuti riferiti e dall’osservazione diretta della persona non si rilevano segni evidenti di psicopatologie in atto. Dagli stessi contenuti non si rilevano segni evidenti di deficit e disagi psicologici in atto’ .
Non vi è quindi all’anamnesi, un’anamnesi che copre più di dieci anni e tutta riferibile all’età adulta, nulla che supporti assolutamente le conclusioni del dottor Pirfo, quanto piuttosto il contrario. Vede, il disturbo che mi è stato diagnosticato dal dottor Pirfo è un disturbo di personalità ed ogni disturbo di personalità è un modello inflessibile e pervasivo di personalità che affligge un soggetto nell’età adulta in modo permanente, quindi tale disturbo avrebbero dovuto già diagnosticarmelo nel corso degli esami neuropsichici cui mi hanno sottoposto i vigili del fuoco in precedenza. Signor Giudice, non crede anche lei che qualcuno si sbagli?
Non si sbaglia la procura a pensare che Elena fosse guarita pur senza fare alcuna terapia e che io mi sia invece improvvisamente ammalato di un disturbo di personalità che rende coloro i quali ne sono affetti capaci di uccidere?”.

“Sono stanco Signor Giudice di lottare contro le ingiuste accuse che mi sono mosse, sono più di 9 mesi che mi trovo in carcere accusato di un infamante omicidio che non ho commesso, le chiedo di porre fine a questo strazio per i miei figli,
per me e per Elena che non avrà pace finché tutta la verità non verrà fuori.
Signor Giudice, sono stato privato senza motivo della libertà e sottoposto ad impensabili umiliazioni.

Lei crede che coloro che mi hanno condotto qui, di fronte a lei,  ignorando la verità e qualsiasi giustizia saranno mai in grado, una volta che sarò fuori, di ridarmi la mia vita passata?
Come potrò Signor Giudice, dopo la distruzione che i responsabili di questo errore giudiziario hanno aggiunto al dolore per la perdita della loro madre, ricostruire il rapporto con i miei figli ormai violato per sempre dalle calunnie e dal sospetto?
E’ con profondo rispetto che glielo chiedo: Non si renda complice, Signor Giudice, di questo errore giudiziario, sia il primo rappresentante di questo sistema, che garantista non è, a guardare i fatti dalla giusta prospettiva, non aggiunga dolore al dolore, non rallenti l’esplosione della verità e della giustizia, non permetta che un solo giorno in più di carcere scontato da un innocente pesi sulla sua coscienza, mi faccia tornare a crescere i miei figli, ne ho il diritto”.




COMUNALI ROMA E MILANO: GIORGIA MELONI APRE A FI E LEGA

Redazione
Milano
– "Noi continuiamo a chiedere al resto della coalizione un tavolo per poterci confrontare sulle amministrative, si vota a Roma ma non solo. Chiedo sia alla Lega che a Fi di sederci intorno ad tavolo per vedere i progetti, come ricostruire queste città, come Roma e Milano, che raccontano di governi di centro sinistra che hanno lasciato difficolta'. Poi parliamo di nomi, di candidati, invece facciamo sempre l'errore opposto. Non bisogna partire dai nomi ma dai progetti, io di questo voglio parlare. Poi vengono i candidati". Lo ha detto la presidente di Fratelli d'Italia Giorgia Meloni a margine di una conferenza stampa alla Camera.

"Qui c'e' l'idea di Sala che fa il prezioso. Al Pd ho posto una questione. Il ruolo del sindaco e' un ruolo politico. Io penso da cittadino che prioritariamente debba essere assegnato a un politico. Se il Pd ha al suo interno un politico, organico al partito, che puo' vincere, siamo tutti contenti". Lo ha detto il commissario unico di Expo Giuseppe Sala, interpellato da Giovanni Floris, ieri sera, a "Dimartedi'" riguardo alla sua possibile candidatura a sindaco. Sala, che ha espresso come il Pd sia il suo "partito di riferimento", ha poi parlato delle primarie:  "Qui si parla di primarie e non di idee" quindi "confrontiamoci prima su questo, e poi parleremo delle primarie, quando si chiarira' come vanno fatte". Alla domanda se parteciperebbe alle primarie "ma quali primarie? chi vota? gli elettori della citta' metropolitana o della citta'? con che modalita'?", ha chiesto Sala: "Qui si parla di primarie e non di idee. Mentre sulle idee sono sette anni che io, non da politico – ha detto – esprimo la mia visione su Milano. Confrontiamoci prima su questo, e poi parleremo delle primarie, quando si chiarira' come vanno fatte".




BASILICATA, EMERGENZA TRASPORTI. L'ASSESSORE BERLINGUER: "PRESTO BUONE NOTIZIE"

di Domenico Leccese

Potenza – La Basilicata si conferma una regione difficilmente raggiungibile. Questo quanto emerso dal rapporto su trasporti e logistica, dell’ufficio studi della Confcommercio. Ma oltre alla raggiungibilità, è emerso come sia difficile da esplorare il suo interno, per via delle carenze infrastrutturali. Nella classifica nazionale stilata nel rapporto, la Basilicata si classifica penultima in accessibilità regionale, dopo la Calabria e prima della Sardegna. Il territorio è tagliato fuori dall’alta velocità, mal collegato, con le grandi arterie che attraversano il paese e perdipiù, senza aeroporto.
Ma la questione dell’accessibilità comprende anche il grado di competenze digitali, perché: “la dimensione digitale è una condizione necessaria, anche se non sufficiente, per adeguare i servizi logistici alle sfide della globalizzazione.” Migliorare il livello di collegamento, inoltre, consentirebbe di abbassare il costo del trasporto, con effetti benefici non solo per le imprese, ma anche del livello di competitività di tutto il mezzogiorno.

Questa la lettera aperta di Renato Pezzano a Trenitalia e all’assessore all’ambiente e territorio della Regione Basilicata, Aldo Berlinguer.
"Carissimo assessore, è con vivo interesse che seguo tramite i TG regionali le vicende relative ai disservizi ferroviari della nostra Basilicata e le conseguenti dichiarazioni sue e dei delegati di Trenitalia. Io sono un chitarrista di professione, votato alla musica da ormai venticinque anni, ma coltivo questa passione per la ferrovia da quando ne avevo tre o quattro, mutuata dall’amore del mio papà per la materia. Crescendo, non solo ne ho fatto passione ma per un periodo ho anche studiato per diventare macchinista, quindi conosco bene aspetti squisitamente tecnici sia delle macchine sia dei tracciati ferroviari. Negli anni poi ho cambiato strada ma ho mantenuto strettissimi contatti con l’ambiente ferroviario viaggiando spessissimo, con la compiacenza di qualche macchinista amico o semplicemente gentile, in cabina, soprattutto sulle tratte tra Roma e Potenza (la famigerata Roma – Napoli – Salerno – Potenza che prosegue fino a Taranto), e spesso sul famoso intercity 707 che riempie le cronache quotidiane con i suoi disastrosi ritardi. Vorrei fare a lei e ai delegati di Trenitalia delle precisazioni di carattere puramente informativo ma abbastanza preciso.

La tratta Battipaglia – Potenza è stata ultimata, allo stato attuale del percorso, nel 1880 (si, ha letto bene, 1880) ed è rimasta tale come linea, a parte le sostituzioni dei binari delle traverse etc., obbligatorie ogni tot anni, ma la linea di per se è identica a quella di centotrentacinque anni fa, cioè tortuosa, lenta e soggetta a notevoli pendenze. Avendola percorsa, come già detto, parecchie volte in cabina spiccano lo strettissimo raggio delle curve, ad esempio sotto Balvano, Romagnano, con limiti di velocità che non possono superare i settanta chilometri orari, pena il rischio di deragliamento, gallerie la cui luce NON permetterebbe il passaggio, ad esempio, di un moderno ETR 500 (il famoso Frecciarossa per intenderci) perché si incastrerebbe, le pendenze che spesso sono state triste teatro, soprattutto in inverno con le nostre temperature rigide, di locomotori moderni da migliaia di kilowatt di potenza che NON riescono a salire, slittando, da Bella Muro a Picerno – Tito. Il tratto, per giunta, è a binario unico fino a Battipaglia, costringendo quindi i treni a fermarsi per consentire l’incrocio in stazione con i treni provenienti dalla direzione opposta, quindi alimentando soste ulteriori anche in stazioni dove i passeggeri NON devono scendere… Ricordo, ad esempio, essendo ormai ultraquarantenne, dei tempi d’oro del Pendolino (tecnicamente ETR 450) che rappresentò una conquista incredibile per la nostra regione…Ebbene, anche il pendolino famosissimo ci metteva lo stesso identico tempo di un regionale (forse risparmiava qualche minuto) perché costretto, sia per beghe squisitamente politiche sia per esigenze territoriali, a fermarsi a un mucchio di stazioni intermedie (Bella Muro, Eboli) dove per giunta si poteva scendere solo dalle prime tre carrozze di testa, con tanto di avviso del capotreno, in quanto la stazione, troppo corta, non riusciva a contenere l’intero treno per tutta la sua lunghezza. La tratta per Taranto, fino a stazioni come Tricarico, non gliela voglio nemmeno descrivere, solo verso la piana di Ferrandina la ferrovia comincia ad essere come dovrebbe essere, riuscendo a toccare addirittura punte velocistiche di cento chilometri orari… Sulla questione ferrovia a Matera (capitale della cultura 2019) non voglio nemmeno ragionarci perché mi viene da piangere. Anche in Toscana, che visito spesso, viaggiano ancora su tratte a trazione diesel (quindi non elettrificate), per esempio la Chiusi – Siena, la Siena -Firenze, e anche lì hanno il loro daffare, ma sicuramente non pensano ad elettrificare, con un esborso di soldi incredibile, una linea che, viaggiando con treni elettrici, assicurerebbe FORSE un risparmio di tre minuti sul tempo di percorrenza generale, perché se il binario è tortuoso, anche se ci mettiamo sopra l’ETR 1000 che raggiunge i 400 chilometri orari sempre a settanta dovrà viaggiare…quando ero bambino, ricordo che la linea fu chiusa per dieci anni (Battipaglia Potenza) per l’elettrificazione, modificando le gallerie che erano troppo basse (ma se ne accorsero solamente dopo che ci arrivarono con i pali elettrici…) modificando i ponti, le pendenze, per recuperare cosa? Cinque (si, ha letto bene anche qui, cinque) chilometri orari di velocità in più, solo in alcuni tratti, mantenendo inalterato il tempo di percorrenza. Dieci anni di lavori, non le riassumo il conto della spesa… Con tutto il rispetto, vero, che nutro verso le istituzioni e verso Trenitalia, non sarebbe il caso di cominciare a pensare magari che i lucani, o meglio alcuni lucani, si sono tolti l’anello al naso e hanno cominciato a ragionare realmente sulle cose, magari informandosi? Vogliamo cominciare a ragionare sul perché dell’isolamento cronico di una regione, orograficamente sicuramente svantaggiata ma non più di altre meglio servite, e a parlare di soluzioni concrete e soprattutto attuabili in tempi brevi, prima che anche io me ne scappi da questo posto per far fare a mio figlio un giro in treno decente? O dobbiamo continuare ad ascoltare, per altri quindici, venti, trent’anni, che Trenitalia vuole fare una galleria lunga lunga fino a Salerno con un binario dritto per far passare il Frecciarossa fino a Potenza a duecento all’ora che però farebbe circa venti passeggeri al giorno e magari, da un punto di vista puramente aziendale, come investimento a lungo termine non sarebbe poi così conveniente?"

Questa la lettera aperta dell’assessore regionale
Aldo Berlinguer. sulle sollecitazioni di Renato Pezzano relative alla qualità dei servizi di trasporto apparse sui giornali locali: “Dire e fare nei servizi ferroviari in Basilicata”.

"Caro dott. Pezzano,
ho apprezzato la Sua lettera, pubblicata qualche giorno addietro, con la quale pungolava me e l'Amministrazione regionale ad investire, con lungimiranza, sulla qualità dei servizi di trasporto in Basilicata. Credo Le siano noti gli sforzi che il mio Dipartimento sta impiegando nella rinegoziazione dei rapporti con i Gestori del servizio e dell’Infrastruttura ferroviari (Trenitalia e RFI), grazie alla quale stiamo ottenendo alcuni importanti risultati in termini di ammodernamento fisico della rete regionale (lavori di rinnovo impiantistico e dell’armamento sulla linea ferroviaria Potenza-Foggia nell’ambito del CIS NA-BA), di nuovo materiale rotabile ferroviario da immettere sulle linee regionali già entro l’anno 2015 in sostituzione di treni non rinnovati da oltre 40 anni, di riorganizzazione dei programmi di esercizio, razionalizzando le fermate e velocizzando i tempi di percorrenza dei treni regionali in coincidenza con l’Alta Velocità su Salerno-Napoli e su Foggia già dal prossimo cambio orario di dicembre 2015. Accanto alle suddette azioni, contrattualmente di diretta competenza regionale, è necessario rivendicare al Governo il miglioramento dei collegamenti ferroviari di lunga percorrenza Taranto-Roma rientranti nel contratto nazionale dei servizi universali pagati dallo Stato. La qualità di quel servizio costituisce ormai elemento non più procrastinabile. Consapevoli delle carenze dello standard fisico del tracciato tra Potenza e Battipaglia, la velocizzazione del servizio può nel breve termine avvenire solo mediante l’utilizzo di materiale rotabile più performante che da Salerno a Roma possa essere instradato sulla rete dell’Alta Velocità facendo così recuperare e risparmiare notevole tempo rispetto all’attuale Intercity. Infatti abbiamo più volte chiesto al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e ai Vertici di Trenitalia, da ultimo nell'incontro che il Presidente ed io abbiamo avuto col Ministro Delrio giovedì scorso a Roma, la velocizzazione degli Intercity Taranto Potenza Salerno Napoli Roma, raddoppiando le due attuali coppie di treni Intercity e garantendo l’esercizio di n. 4 coppie di treni da effettuarsi con materiale rotabile meno datato e più performante. Tale intervento, ritenuto peraltro tecnicamente fattibile anche da parte della stessa Trenitalia, comporterebbe una riduzione dei tempi di percorrenza sull’intera tratta di oltre un’ora (da Potenza a Roma si passerebbe dalle 4h 30’ attuali a circa 3h 15’). E’ evidente che la velocizzazione non è legata all’ aumento di velocità dei rotabili nelle tratte ricadenti nel territorio regionale, ma all’instradamento sulla linea ad alta velocità nella tratta Salerno-Roma. Pertanto abbiamo ritenuto doveroso chiedere al Governo di farsi carico del costo aggiuntivo annuo di tali servizi rientranti nel contratto di lunga percorrenza tra Stato e Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti.
Il Ministro si è dimostrato molto attento a questa nostra esigenza.
Mi auguro pertanto che presto avremo buone notizie”.

Domenico Leccese per L'Osservatore D’Italia ha intervistato Renato Pezzano

Renato, la risposta, dell’Assessore Aldo Berlinguer, la ritieni soddisfacente?
Innanzitutto voglio ringraziare pubblicamente l’assessore Berlinguer per essersi messo a disposizione e aver risposto, pratica non consueta dalle nostre parti, quindi direi un ottimo segnale, almeno nelle intenzioni, di dialogo con i cittadini da parte delle alte istituzioni.
La risposta dell’assessore in parte mi convince in parte no, e spiego il perché: sulla possibilità di razionalizzare le fermate e quindi ridurre i tempi di percorrenza sulla tratta Potenza Salerno si deve necessariamente lavorare, e questo da anni, perché non sono più giustificabili fermate intermedie in stazioni dove, nei giorni migliori, salgono o scendono due persone, con un dispendio di tempo che supera i cinque minuti a sosta; sulla possibilità di raddoppiare gli intercity questo dipende solamente dalla volontà aziendale di Trenitalia, la vedo difficile poiché gli intercity, in questo momento storico, sono la categoria ferroviaria più abbandonata a se stessa, e questo lo dico a ragion veduta, dopo aver parlato con parecchi capitreno o macchinisti dei suddetti convogli, in quanto le risorse oramai sono convogliate tutte sull’alta velocità e in alcune zone sul trasporto regionale, mentre gli intercity sono letteralmente lasciati allo sbando, vagoni sporchi, locomotori in avaria ogni giorno, ritardi di ore su tutte le tratte ( il nostro 707 Roma Taranto ne è la riprova ) .
Per quanto riguarda l’ammodernamento dei rotabili sulla linea per Melfi – Foggia, qual è il tuo punto di vista?

si attendevano i nuovi treni diesel ATR 220 detti Swing, ma hanno dato problemi di carattere informatico sulle linee in Toscana, nei test preliminari, non riescono a dialogare con i sistemi di segnalamento presenti sui binari
(i cosiddetti preavvisi al macchinista, semafori, rallentamenti etc.) e quindi bisognerà prima attendere che si risolvano questi bug di carattere tecnico
(mi risulta, tra l’altro, che la regione Basilicata fosse in ritardo sul pagamento dei treni di cui sopra per cui Trenitalia aveva sospeso la fornitura, ma questo devo approfondirlo) .
Infine, sulla possibilità di viaggiare su materiale veloce già da Taranto o da Potenza, potrebbe paventarsi solamente l’utilizzo di un Frecciabianca , poiché il Frecciarossa non potrebbe arrivare da noi a causa della tortuosità del tracciato dopo Eboli, e quindi sarebbe forse plausibile l’instradamento del Frecciabianca stesso sulla tratta AV (AltaVelocità) da Salerno verso Napoli-Roma.
Sarebbe l’unica soluzione forse davvero razionale, ma Trenitalia è davvero disposta a spostare uno dei suoi treni di punta verso il nostro “disabitato” territorio, per dirla come Brignano???
Attenderemo fiduciosi dicembre 2015 con il nuovo cambio di orario che dovrebbe portare delle novità, a detta di Trenitalia, sulle nostre linee, e nel caso, faremo un pubblico encomio a chi di dovere.
Nell’attesa, ragioniamo sulle cose.




ENOGASTRONOMIA: ROSATI, ‘ARSIAL A EATALY NEW YORK PER PROMUOVERE ECCELLENZE CIBO LAZIO’

Redazione

Le Eccellenze enogastronomiche del Lazio atterrano a New York: sardine del nostro Mare, olio extra vergine di oliva, la porchetta di Ariccia, latticini, liquori e vini del Lazio sono i protagonisti dell’iniziativa “Abbiamo deciso di raccontarci al Mondo”, nata dalla collaborazione dell’Arsial, l'agenzia della Regione Lazio per lo Sviluppo e l’Innovazione dell’Agricoltura, con “I Borghi più belli di Italia” e “Ecce Italia, consorzio delle Eccellenze di Italia”, in corso presso Eataly di New York fino al 7 novembre.
Un appuntamento fondamentale per promuovere le nostre produzioni tipiche e tradizionali che l’Arsial non poteva disattendere, considerata l’importanza di un mercato come quello americano e una piazza prestigiosa come New York.
Nove le Aziende selezionate attraverso il circuito “Protagonisti del Cibo”, la call che l’Agenzia regionale ha attivato in occasione dell’Expo 2015 e che ad oggi è lo strumento privilegiato per la partecipazione delle Aziende del Lazio, che rappresentano le Eccellenze regionali, alle iniziative e agli eventi gestiti dall’Arsial.
“Un piccolo passo incoraggiante – dichiara Antonio Rosati, amministratore Unico Arsial – riuscire ad essere qui, in una delle città più grandi e importanti del mondo. Per il mercato agroindustriale della nostra Regione, New York rappresenta un punto di riferimento imprescindibile che offre indiscusse possibilità di crescita e sviluppo”.
“Alcune Aziende hanno avuto ottimi risultati – conclude Rosati – e spetta a noi continuare ad impegnarci nella promozione delle nostre Eccellenze enogastronomiche. Cooperare per competere è il nostro modus operandi in quella che io amo chiamare economia della bellezza: cibo, cultura e turismo”.
Numerosi gli appuntamenti organizzati: incontri e degustazioni con Tour Operator e stampa di settore, con buyers e con i ristoratori italiani a New York. Una presenza, quella della Regione Lazio con l’Arsial, che vuole essere un primo approccio verso i mercati internazionali più importanti.




NAVI DA GUERRA ITALIANE IN ACQUE LIBICHE

Redazione

Il governo libico di Tobruk condanna "condanna con fermezza" la violazione delle proprie acque territoriali "dopo l'ingresso ieri di tre navi da guerra italiane nei pressi delle coste di Bengasi, a Daryana", circa 55 km a est della città. Lo si legge in un comunicato del governo sulla propria pagina Facebook e Twitter.

Il governo libico "non esiterà a ricorrere a tutti i mezzi che gli consentano di proteggere le sue frontiere e la sua sovranità territoriale". Tobruk invita l'Italia "a rispettare i trattati firmati tra i due Paesi" e bolla "l'ingresso delle navi italiane come un atto contrario a tutti gli accordi internazionali ratificati dall'Onu".




CASO ELENA CESTE, PROFILO PSICOLOGICO: COSA È SUCCESSO ALLA DONNA IL GIORNO DELLA SPARIZIONE?

di Domenico Leccese

“Se i quattro studi di questo volume si rivolgono a una vasta schiera di persone colte, non possono tuttavia essere compresi e giudicati che dai pochi che non sono completamente estranei alla natura propria della psicoanalisi”. (Sigmund Freud, Totem e tabù, 1913).

… per chi giudica il lavoro di un professionista senza averne le competenze. Questa citazione, pubblicata dalla Dott.ssa Ursula Franco, mi ha suscitato, ulteriore curiosità, e mi ha spinto, a contattarla, nuovamente anche sul Caso Elena Ceste.

La Dott.ssa Ursula Franco, ci chiarisce una volta per tutte, che cosa sono le psicosi, l’autopsia psicologica e le dinamiche dell’allontanamento di Elena Ceste da casa la mattina del 24 gennaio 2014.

Che cos’è la psicosi?

La psicosi è un disturbo psichico molto comune, ad eziologia multifattoriale, a modalità di esordio variabile, che si differenzia da soggetto a soggetto per sintomatologia, gravità e prognosi e che viene spesso definito volgarmente ‘esaurimento nervoso’. Un soggetto affetto da psicosi necessita di una terapia specialistica, nel caso una crisi si risolva spontaneamente, facilmente recidiva se il soggetto non viene sottoposto a terapia farmacologica.
Soggetti diversi sviluppano crisi psicotiche caratterizzate da un diverso ‘set’ di sintomi. Le modalità d’esordio della psicosi sono variabili da soggetto a soggetto e prima della vera e propria crisi psicotica possono manifestarsi i cosiddetti prodromi o precursori, come: cambiamenti di umore, ritiro sociale, pensieri ossessivi e ritualità comportamentali, segnali difficilmente riconoscibili come clinicamente rilevanti all’occhio inesperto di un familiare e spesso perfino a quello più esperto di un medico di base, ma indici comunque di un esordio subacuto della crisi. La classica crisi psicotica è più spesso caratterizzata da un delirio, in genere di tipo persecutorio e da allucinazioni, spesso di tipo uditivo.

Che cos’è un’autopsia psicologica?
L'autopsia psicologica è una perizia post-scomparsa o post-mortem che permette di dire se un soggetto possa essersi allontanato volontariamente o nel caso ne venga ritrovato il corpo, in caso di dubbio, sia morto per cause accidentali in seguito all’allontanamento o in seguito ad un atto suicidiario o sia vittima di un omicidio. Per ricostruire il profilo psicologico di un soggetto scomparso o deceduto è necessario raccogliere alcuni elementi, quali le testimonianze di parenti, amici, colleghi e di coloro che lo hanno incontrato nelle ultime ore prima della scomparsa o della morte. Tali dati, insieme alle cartelle cliniche del soggetto esaminato permettono di ricostruirne lo stato mentale prima dei fatti e di formulare un’ipotesi sulle cause della sua scomparsa o della sua morte.

Lei ha sottoposto Elena Ceste a questo tipo di autopsia, ci sintetizza le sue conclusioni?

L’analisi delle testimonianze di parenti ed amici mi ha permesso di concludere con certezza che già dai mesi di ottobre e novembre la Ceste aveva manifestato segnali di un disturbo psicotico. In quei mesi Elena mostrò di essere tormentata da pensieri ossessivi persecutori, riconoscibili a posteriori quali i prodromi della crisi psicotica che la colpì a fine gennaio. I pensieri ossessivi che tormentavano la Ceste nei mesi di ottobre e novembre sono ben descritti dai suoi confidenti, purtroppo nessuno li riconobbe come segnali di un disturbo psichico e quindi la Ceste non fu sottoposta a terapia farmacologica. Una severa alterazione dell'equilibrio psichico di Elena, una vera e propria crisi psicotica, caratterizzata da un delirio persecutorio e da allucinazioni uditive si manifestò dal pomeriggio del 23 gennaio fino al momento della sua scomparsa, cui seguì a breve la morte. Probabilmente, ancora prima del pomeriggio del giorno precedente la sua scomparsa erano tornati a manifestarsi con forza nella mente della Ceste quei pensieri ossessivi che l’avevano afflitta nel mese di ottobre, già il 22 gennaio, infatti, l’amica Fiorenza si era accorta che qualcosa turbava Elena. A quella manifestazione pomeridiana psicotica del 23 gennaio, cui Michele assistette, seguì un periodo di apparente tranquillità, finché il quadro sintomatologico si arricchì durante la notte delle allucinazioni uditive, voci che dicevano ad Elena che non era una buona madre e che lei tentava di scacciare picchiandosi sulla fronte, inoltre il delirio persecutorio si fece più importante, non solo non la lasciavano stare, ma i suoi persecutori erano, a suo dire, decisi a portarla via da casa, ad allontanarla dai suoi figli, il motivo ce lo spiegano le sue allucinazioni uditive che le ripetevano che non era una buona madre. La Ceste allo scopo di allontanare le allucinazioni uditive si era picchiata ripetutamente sulla testa, tanto da arrossarsi la fronte, anche questa reazione alle allucinazioni uditive è di comune osservazione nei soggetti affetti da questo tipo di sintomi ed avvalora il racconto del marito. Durante la notte tra il 23 ed il 24 gennaio si compose quindi un quadro classico di psicosi con totale disgregamento della personalità. Dopo quella notte ‘difficile’ la Ceste, nonostante apparisse serena, non accompagnò i figli a scuola perché non se la sentiva, anche se era compito suo, questo fatto inusuale ed improvviso, come confermato dai bambini, è la riprova che qualcosa non andava. Quella mattina, i figli non notarono nulla di anomalo nel comportamento della madre, ella infatti non aveva manifestato evidenti segnali di ‘squilibrio’ ma pochi minuti prima che il resto dei familiari lasciassero l’abitazione, Elena, mentre i bambini si trovavano in auto, invitò il marito a non portare i figli a scuola, tornando a manifestare un delirio persecutorio, questa volta arricchitosi da idee di controllo sui figli da parte di soggetti estranei alla famiglia.

Che cosa hanno sostenuto i consulenti della Procura invece?

La Procura ha sostenuto che Elena aveva avuto una crisi psicotica nei mesi di ottobre e novembre e poi era ‘miracolosamente’ guarita senza sottoporsi ad alcuna terapia. Le cito l’ordinanza del Giudice Marson: ”Lo scompenso… qualificato dai consulenti psicologi e psichiatri come di tipo psicotico proiettivo delirante veniva notato da tutti i suoi interlocutorii… si era presentata una crisi psicotica con proiezioni e diffusi spunti deliranti…".

Ci illustra allora le differenze tra le risultanze dell’autopsia psicologica fatta dall’accusa e la sue.
Elena come abbiamo visto in precedenza manifestò, alcuni mesi prima della crisi psicotica vera e propria, i cosiddetti ‘prodromi’, ovvero un profondo disagio emotivo e pensieri ossessivi specifici con neppur troppo sfumate idee di riferimento. Ciò che io ho definito ‘prodromi’ sono stati definiti invece dall’accusa ‘crisi psicotica con proiezioni e diffusi spunti deliranti’, una crisi, a loro avviso, poi superata. La sostanziale differenza tra la mia autopsia e la loro sta nel fatto che per me quella che loro chiamano ‘crisi psicotica’ non erano altro che i ‘prodromi’, ovvero semplicemente le prime manifestazioni di un disturbo psicotico che ha avuto il suo apice tra il 23 ed il 24 gennaio. La condizione psichica descritta dai consulenti della Procura si risolve difficilmente senza l’uso di farmaci, e se appare temporaneamente in remissione, tende invece spesso a recidivare.

Che cosa disse la Ceste ai suoi confidenti e loro che impressioni ebbero?
La Ceste confidò alla madre, alla sorella, all’amica Fiorenza Rava, all’amico Giandomenico Altamura ed al parroco di Motta alcune sue paure, originate da suoi comportamenti ‘sbagliati’. Sempre nel mese di novembre rinfacciò all’amico Silipo alcuni messaggi apparsi su Facebook, lamentandosi con lui di aver perso fiducia e dignità e dicendosi sulla bocca di tutti. Elena era convinta di essere stata ‘tradita da una vecchia conoscenza’ e di ‘essere sulla bocca di tutti’.  I confidenti della Ceste ebbero l’impressione ascoltandola che nei suoi racconti ci fosse qualcosa di anomalo, che non fossero aderenti alla realtà.

Non si confidò col marito prima del 23 gennaio?
No, Buoninconti era all’oscuro sia dei tradimenti che di quelle confidenze che nessuno mai gli riferì, egli dice la verità quando afferma di non essersi accorto del disagio della moglie prima del pomeriggio del 23 gennaio. A Michele, Elena nascose i tradimenti ed anche le angosce che le avevano provocato fino a poche ore prima della scomparsa, solo in quei frangenti raccontò a Buoninconti di essersi rivolta pure al parroco e di aver ricevuto da lui delle rassicurazioni.

Perché Buoninconti non chiese aiuto per la moglie?

Nonostante i sintomi durassero da ore, sebbene con periodi di apparente remissione, Buoninconti sottovalutò le difficoltà della moglie nella speranza che non fosse altro che una crisi passeggera, un momento di stress che la faceva farneticare, ma che sarebbe passato, assumendo un atteggiamento tipico della maggior parte dei familiari che tendono a negare la malattia psichiatrica per la paura e per la difficoltà a riconoscerne i sintomi. Dopo quella notte però era deciso a portarla dal medico e per questo quel mattino, dopo aver accompagnato i bambini a scuola, si recò a controllare gli orari di ricevimento del sostituto.

Ci dica qualcosa di più sul denudamento quale sintomo della psicosi.

Il denudamento di Elena, che precedette la sua fuga da casa, rientra semplicemente tra le anomalie del comportamento che possono manifestarsi nei soggetti psicotici. Il denudamento, letto dagli inquirenti come un indubbio indizio di omicidio è stato il primo campanello d’allarme che mi ha portata a ritenere l’omicidio alquanto improbabile, quel denudamento è cruciale, è la prova della psicosi. Peraltro non avrebbe avuto ragioni Buoninconti di denudare il cadavere della moglie e se l’avesse uccisa nuda l’avrebbe di sicuro rivestita in modo che una volta ritrovato il corpo si sarebbe potuto pensare ad un allontanamento volontario.

Una volta per tutte che cosa è successo quella mattina?

La Ceste la mattina del 24 gennaio 2014 si è allontanata da casa, poco dopo le 8.15, in preda ad una crisi psicotica (psychotic breakdown) caratterizzata da allucinazioni uditive e da un delirio persecutorio. La donna dopo aver accompagnato i bambini ed il marito all’auto è rientrata in casa, si è tolta la giacca che Michele le aveva messo sulle spalle, ha premuto il pulsante di apertura del cancello automatico, è uscita di nuovo, si è tolta gli abiti in due tempi, prima le ciabatte ed il maglione, che ha lasciato sul tombino di fronte alla porta di casa, quindi si è avvicinata al cancello per impedire che si chiudesse, ha finito di denudarsi e si è poi allontanata e ha trovato la morte nel letto del Rio Mersa per assideramento.

Perché e come ha raggiunto il Rio Mersa?

I comportamenti dei soggetti psicotici sono conseguenza delle loro idee deliranti o reazioni alle loro allucinazioni che, influenzandone il pensiero, indirizzano di conseguenza i loro atti, che proprio per questi motivi sono anomali. Il suo allontanamento non fu altro che una risposta comportamentale al suo convincimento delirante. Elena quella mattina si denudò e reagì al suo delirio persecutorio, prese un'iniziativa, nel timore di venir portata via da casa, scappò e si nascose ai suoi ‘fantomatici’ persecutori nel greto di quel fiumiciattolo, inconsapevole, a causa della sua condizione psichica, che le indusse un profondo distacco dalla realtà, che il freddo avrebbe potuto ucciderla. La Ceste non desiderava morire, solo nascondersi, purtroppo, una volta sentitasi al sicuro la donna si addormentò, la notte prima di scomparire Elena non aveva dormito ed il lungo delirio che durava dal pomeriggio del giorno precedente l'aveva affaticata, al sonno subentrò lo stato soporoso indotto dall'ipotermia cui seguì la morte per assideramento. La presenza dell'acqua nel piccolo corso accelerò il processo di assideramento. Infine, è molto probabile che Elena se fosse stata vigile ed avesse sentito la voce del marito o quelle dei soccorritori non le avrebbe percepite come voci "amiche" ma piuttosto come quelle dei suoi fantomatici persecutori che intendevano "portarla via da casa" e naturalmente avrebbe continuato a nascondersi". La sfortuna della Ceste furono le basse temperature, se fosse stata primavera o estate, la donna con tutta probabilità sarebbe stata avvistata dai contadini nei campi nei giorni seguenti alla sua fuga, mentre purtroppo quel giorno ella si assopì a causa della stanchezza che le aveva causato il lungo delirio e poi al sonno si aggiunse il sopore dovuto all’ipotermia e la donna morì per assideramento.

Ci racconta qualcosa la posizione delle ossa al momento del ritrovamento?
La posizione in cui sono state ritrovate le ossa di Elena Ceste è compatibile con un assideramento accidentale, la Ceste, dopo la sua morte, semplicemente cadde a faccia in giù. Elena non si rannicchiò per proteggersi dal freddo in quanto venne colta dall’ipotermia nel sonno. Per quanto riguarda il punto esatto del ritrovamento è difficile dire se Elena sia entrata nel Rio Mersa proprio nel punto del ritrovamento o poco più a monte, la logica e la conformazione dei luoghi mi fa pensare che fosse entrata poco a monte del tubo di cemento che raggiunse per nascondervici e che dopo la sua morte, in seguito alle piogge le acque del Rio Mersa l’abbiano spostata, forse solo di poche decine di centimetri, tanto da far impigliare il suo cadavere nell’incolta vegetazione”.

Ci fornisca altri dati a sostegno dell’allontanamento volontario.

Proprio il ritrovamento del suo corpo nudo ad una distanza ridotta dall’abitazione e la sede stessa, avvalorano l’ipotesi dell’allontanamento volontario. Ci conferma ancora la bontà dell’ipotesi dell’allontanamento volontario un racconto fatto dal figlio Giovanni al padre, egli ha riferito che la madre, mentre lo vestiva la mattina della scomparsa, gli aveva detto: ‘Se mamma scappa voi dovete crescere da soli’, quindi, con tutta probabilità, Elena premeditava già una fuga, la Ceste infatti usò il verbo ‘scappare’. Per il resto, dalle indagini non è emerso nulla che permetta di ipotizzare una ricostruzione alternativa, nulla che confermi l’ipotesi degli inquirenti, ovvero l’omicidio e nulla che provi l’occultamento. Mancano la causa di morte della Ceste, mancano eventuali segni di una colluttazione su Buoninconti che avrebbero dovuto esserci vista la presunta tecnica omicidiaria per soffocazione diretta sostenuta dall’accusa, mancano i segni del trasporto di un cadavere sull’auto di Michele e le macchie di fango sui suoi abiti e sulle sue calzature, mancano eventuali graffi sulle sue mani e sul suo volto prodotti dai rovi del Rio Mersa e manca il movente.
 




BUFERA TRA CANTONE E SABELLI. IL PRESIDENTE DELL'ANTICORRUZIONE: "FORSE LASCIO L'ANM"

di Angelo Barraco
 
Il presidente dell’Anticorruzione Raffaele Cantone, a Radio 24, ha parlato di Roma, del Giubileo, ma ha parlato anche di Milano. A Radio 24 Cantone ha espresso le sue enormi perplessità dalle critiche arrivate dall’Anm, critiche che il presidente dell’Anticorruzione ha definito come un “pugile che ha avuto un pugno e non si è ripreso”. Proprio in merito a tali critiche ricevute ha riferito che voleva fare un gesto eclatante, come uscire dall’Anm, proprio in merito a tale decisione ci sta riflettendo poiché l’Anm, poiché come la definisce lui stesso l’Anm, “casa mia”, quindi è una decisione indubbiamente difficile. Poi parla di Roma e del Giubileo, puntualizzando il discorso sulla difficoltà avuta nel far partire gli appalti poiché, come dice lo stesso Cantone: “in ogni appalto c'erano gli stessi errori ripetuti. Se non fossimo intervenuti avremmo avuto il primo appalto affidato a un soggetto che è stato arrestato il giorno dopo per il sospetto di una tangente”.  
 
Il presidente dell'Anticorruzione parla di Roma e di come sta dimostrando di non avere gli “anticorpi” di cui avrebbe bisogno ma che tutti sperano possa avere. Ne parla nel corso di una cerimonia in cui il Sindaco di Milano, Giuliano Pisapia, concegna il Sigillo della città. Alla cerimonia hanno partecipato inoltre il prefetto di Milano Francesco Paolo Tronca, il procuratore Edmondo Bruti Liberati. Aggiunge che l’idea del modello Expo di Milano può fare da traino e cambiare la situazione. Precisa che la sua non è una critica ma punta nel lavorare su questa logica e aggiunge “credo sia stato un po' estrapolato da un contesto che era quello di un riconoscimento che ho avuto dalla città di Milano e dopo l'intervento che aveva fatto il prefetto”. Cantone inoltre definisce il modello di Expo a Milano come un progetto caratterizzato da una “profonda sinergia istituzionale” e lo reputa difficilmente esportabile. Ha riferito inoltre che sta provando a spiegare all’Ocse che il modello Milano non è dell’Autorità anticorruzione ma che invece, spiega, è frutto di profonde sinergie istituzionali e per quanto riguarda il modello, aggiunge che lo ritiene difficilmente esportabile se si pensa che sia un modello dell’Anac. Aggiunge che stanno cercando di esportarlo a Roma ma nella Capitale ha incontrato difficoltà, in parte superate anche con l’impegno, perché aggiunge Cantone “Roma non è fatto solo dei soggetti di mafia capitale, ma è fatto di moltissime persone per bene”. Cantone puntualizza che il problema è trovare una squadra che funzioni. Sottolinea che nell’Amministrazione hanno trovato punti di riferimento importanti, anche nel Comune, ma manca la stessa sinergia che si è creata a Milano, ovvero l’idea di lavorare tutti insieme per un unico obiettivo pur rispettando i diversi ruoli. 



MARINA MILITARE: DUE UFFICIALI IN MANETTE

Redazione

Due ufficiali della Marina militare sono stati arrestati a Roma e ad Ancona dai carabinieri di Taranto per concorso nel reato di concussione nell'ambito di appalti gestiti da Forze Armate. Ai due è stata notificata un'ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip del tribunale di Taranto Pompeo Carriere su richiesta del sostituto procuratore Maurizio Carbone. Contestualmente è in esecuzione un decreto di sequestro preventivo per equivalente per un importo complessivo di 500 mila euro.




RAPPORTO ACRI-IPSOS: L’ITALIA RIPARTE MA CALA LA FIDUCIA NELLE ISTITUZIONI E NELL’EUROPA

di Ch. Mo.

Sembra difficile anche solo a dirlo ma, l’Italia riparte e il 2015 "segna la riscossa per le prospettive del Bel Paese". La crisi morde ancora ma, sebbene l'80% degli italiani continui a percepirla come grave e ritenga che durerà almeno altri 5 anni, spaventa sempre meno. A stabilirlo è stato il tradizionale rapporto curato da Acri e Ipsos per la 91esima Giornata mondiale del risparmio, che, dipinge un Paese dove ritorna la fiducia, soprattutto tra i giovani, e le prospettive personali e nazionali migliorano sensibilmente. Proprio l’anno 2015, è stato l’anno della svolta: un cambiamento vissuto nel proprio quotidiano, piuttosto che riconosciuto a livello collettivo. Se da una parte cresce la speranza, dall’altra, si perde la fiducia nell'Europa e nelle sue istituzioni.


I segnali di ripresa. Diversi sono i segnali che hanno permesso a questo rapporto un esito positivo: per il terzo anno consecutivo la quota di italiani capaci di risparmiare cresce ( nel 2015 sono stati il 37%, in aumento dal 33% del 2014 e dato più alto dal 2010); si riducono per il terzo anno di fila le famiglie in saldo negativo di risparmio ( scendono dal 25 al 22%, dato più basso dal 2005). Costanti al 41% le famiglie in pareggio tra guadagni e consumi. Cresce inoltre la voglia di investire nelle proprietà. Nel 2015 sale al 29% la quota di italiani che definisce ideale l'investimento nell'immobiliare. Un dato in netta ripresa dopo anni di tracollo: dal 70% del 2006 al 24% del 2014. La casa torna a essere l'investimento "principe" al Centro e al Sud.


Auto e telefoni tornano ad essere protagonisti delle famiglie italiane: la telefonia in particolar modo aumenta a dismisura con l’invenzione anche di nuovi modelli tecnologici.


Settori critici. Resta invece in difficoltà, sebbene anch'esso in miglioramento, il comparto del "fuori casa" con bar e ristoranti, viaggi e vacanze, cinema e teatri. Non c'è crisi che tenga invece per i medicinali che continuano a essere acquistati sempre di più: coloro che ne hanno incrementato il consumo sono il 29% contro il 10% che lo ha ridotto.


Le spese impreviste. Capitolo a parte è quello che riguarda le spese impreviste. Gli anni di crisi hanno ridotto le riserve di denaro di molte famiglie e, ancora oggi, quasi un nucleo su 4 (23%) non riuscirebbe a far fronte a una spesa imprevista di 1.000 euro con risorse proprie.


Questi dati, ribadisce il rapporto, “ fanno comprendere come i segni di miglioramento riguardino solo coloro che hanno ridotto i timori legati alla crisi “, mentre " chi è in difficoltà rimane in difficoltà “ e "un'importante fetta di famiglie" resta "al limite delle proprie forze economiche".


Fiducia nell’Europa? Sempre meno. Visti i continui rimpalli di responsabilità e le continue manovre economiche che mettono a dura prova la nostra economia, secondo il rapporto Acri- Ipsos, l’Europa perde sempre più appeal tra gli italiani: coloro che hanno fiducia nell'Unione europea rimangono maggioritari, ma sono appena il 51% a fronte di un 49% che dichiara tutto il suo scetticismo verso Bruxelles.


L’Euro? Anche no. Anche la fiducia riposta verso la moneta unica diventa sempre più negativa. Quasi 3 italiani su 4 ne sono insoddisfatti (71% contro il 74% del 2014), sebbene la maggior parte degli italiani resti convinta della sua utilità nel lungo periodo. Appena il 4% degli intervistati attribuisce però le colpe della crisi all'Europa, mentre il 48% ritiene che la situazione attuale sia causata dal malgoverno del paese negli ultimi anni e dalle mancate riforme.