RIFORMA DELLA SCUOLA: E' SCONTRO TRA MINISTRI E SINDACATI

di Christian Montagna

Roma- Si è concluso senza nulla di fatto l’incontro tra il ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Stefania Giannini e i sindacati di categoria che ammettono di essere delusi e amareggiati. Il ministro secondo le dichiarazioni dei sindacati infatti si sarebbe dimostrato nettamente serrato nei confronti di alcune questioni delicate come precariato e prerogative dei dirigenti scolastici. Una piccola apertura verso la discussione è stata riscontrata unicamente per la presenza di genitori e studenti nel meccanismo di valutazione dei docenti.

Anche per il segretario generale della Flc Cgil, Domenico Pantaleo, "non c'e' stata alcuna risposta concreta, quindi continueremo la nostra battaglia anche con le manifestazioni che si terranno in tutto il Paese il prossimo 5 giugno. Questa riforma e' inaccettabile, incostituzionale e non apporta alcun cambiamento vero nel mondo della scuola. Anzi, con questo provvedimento la scuola pubblica ritorna indietro, ad un modello autoritario”.

D’altra parte invece le reazioni del ministro Giannini che si appella al senso di responsabilità dei sindacati. "L 'impianto generale del disegno di legge va salvaguardato nel passaggio al Senato perché autonomia, valutazione e merito per noi restano centrali“ dice e ancora “crediamo che il nostro provvedimento proponga un ribaltamento di paradigma perché, a differenza del passato, non si effettuano tagli ma si stanziano fondi, si affronta il tema del precariato dando una risposta importante attraverso un piano di assunzioni straordinario e si ripristina quanto previsto dalla Costituzione con l'accesso all'insegnamento per via concorsuale”.

Una posizione che non convince nessuno, neppure i parlamentari del Movimento 5 stelle che reputano la riforma poco costruttiva e per nulla innovativa. Da Sinistra Ecologia Libertà di Nichi Vendola un altro attacco sferrato su Twitter “"Se il governo non #cambiaverso sulla scuola, noi raccoglieremo le firme per un referendum contro la cattiva scuola di Renzi”. Nel frattempo, i sindacati continuano a minacciare il blocco degli scrutini.




DIVORZIO BREVE: DA OGGI IN VIGORE LE NUOVE NORME

di Angelo Barraco
 
Roma – Sono cambiate le leggi sul divorzio in Italia, adesso bastano da 6 a 12 mesi per dirsi addio. La riforma sul divorzio, che è una rivoluzione per l’Italia, è stata approvata dal Parlamento lo scorso 22 aprile ed è stata pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale il 6 maggio. L’entrata in vigore delle nuove norme è prevista per oggi, 26 maggio. Con la vecchia legge  dopo la separazione, dovevano trascorrere tre anni e poi si poteva chiedere il divorzio; la modifica riduce i tempi ad un anno necessario per poter chiedere il divorzio dopo la separazione.
 
Nel caso di separazione consensuale il tempo si riduce a sei mesi. Le norme si applicano ai procedimenti in corso alla data di entrata in vigore della nuova legge. Entra in vigore anche nei casi in cui il procedimento di separazione risulti precedente alla medesima data. Analizziamo la legge 55/2015, un elemento importante è la riduzione dei tempo del divorzio descritti poc’anzi. Un altro elemento importante è lo scioglimento della comunione legale, si scioglie quando il presidente del Tribunale da l’autorizzazione ai coniugi di vivere separati. Se la separazione è consensuale lo scioglimento avviene dalla data in cui viene sottoscritto il processo verbale di separazione dei coniugi.
 
Come detto poc’anzi, il procedimento dispone anche l’applicazione della legge sui procedimenti in corso dalla data di entrata in vigore della riforma. Il presidente dell’associazione avvocati matrimonialisti italiani, Gian Ettore Gassani ha detto: “E' un primo passo  verso una riforma piu' radicale, con cui la separazione potrebbe diventare facoltativa e non obbligatoria per divorziare. In alcuni Paesi europei, infatti, e' possibile gia' il divorzio diretto” aggiunge “il provvedimento legislativo puo' riguardare da 50mila a 300mila procedimenti, una forbice molto ampia dovuta al fatto che non tutti in Italia intendono passare dalla separazione al divorzio.Ogni anno in media ci sono 90mila separazioni ma solo 50mila divorzi”.
 
Ma cos’è il divorzio breve? Che vantaggi offre? Il voto della Camera ha registrato un consenso di 398 si, 28 no e 6 astenuti al divorzio breve. Ciò significa che non sarà più necessario aspettare 3 anni prima di poter divorziare, come previsto dalla riforma della legge Fortuna-Baslini. Adesso basteranno 6 mesi, in caso di separazione consensuale e un anno se si decide di ricorrere al giudice. Il tempo rimane tale indipendentemente dalla presenza o meno di figli. Vi sono novità anche sulla comunione dei beni poiché la comunione si scioglie quando il giudice autorizza i coniugi a vivere separati. Il divorzio breve sarà operativo anche per i procedimenti in corso. 



ANCHE NOI PO(T)EMOS

di Silvio Rossi

 

Come nelle elezioni politiche di due anni fa in Italia, le consultazioni amministrative spagnole hanno sancito un risultato chiaro: il bipartitismo è morto. La contrapposizione che dal 1977, data delle prime elezioni post franchiste, che ha visto socialisti e popolari contendersi il governo del paese e delle comunidad, trova oggi un terzo incomodo che non è solo un alleato necessario al superamento dell’avversario.
Podemos, la formazione politica nata dal movimento degli “Indignados”, nonostante non abbia presentato un simbolo unico in tutta la nazione, ha ottenuto successi clamorosi in molte città in cui si è votato. A Barcellona è stato un trionfo, a Madrid hanno sfiorato la maggioranza.
Gli indignati spagnoli, nella loro escalation, hanno fatto subito pensare al Movimento Cinque Stelle nel febbraio 2013. In entrambi i casi, i movimenti hanno ottenuto circa un quarto dei voti validi, entrambi si sono presentati in contrapposizione al sistema più che alla singola lista. Nel caso iberico la caratterizzazione del movimento ha una collocazione ideologia più chiaramente orientata a sinistra, a differenza del caso nostrano, dove le dichiarazioni dei parlamentari pentastellati ricordano come non sono “né di destra né di sinistra”.
La prova di maturità di Podemos, o meglio della lista collegata Ahora Madrid, è rappresentata dal voto della capitale. Un’alleanza tra la lista degli indignati e il partito socialista spagnolo potrebbe strappare ai popolari il controllo della comunità autonoma. Una scelta che significherebbe da una parte scendere a patti col sistema tanto combattuto, dall’altra però, sfruttare al massimo la possibilità di incidere che è stata fornita dal risultato delle urne. Una coalizione che sembra, agli occhi degli esperti di politica internazionale, la soluzione più ragionevole per cambiare la rotta, e contrattare con l’Europa partendo da basi diverse.
Una richiesta di cambiamento negli equilibri politici delle nazioni europee, che sta attraversano trasversalmente schieramenti e stati. Un cambiamento che ha premiato Grillo due anni fa, che in Grecia ha portato al governo Siryza, che in questi giorni ha fornito due risposte diametralmente opposte, in Spagna e Polonia.
Una richiesta di cambiamento che nelle prossime amministrative potrebbe consacrare la lega di Salvini, che già nelle amministrative trentine, seppure siano un campione troppo piccolo e troppo particolare per esprimere una tendenza nazionale, ha raddoppiato la percentuale rispetto alla precedente consultazione. Ma nella nazione del gattopardismo, la pista del cambiamento è particolarmente affollata, e per riuscire a convincere di essere il nuovo, non basta essere “contro”.




SILVIO BERLUSCONI: TORNA COME UNO TSUNAMI E IRONIZZA SULLA BARBA DI FAZIO

di Alberto De Marchis

Non c’è nulla da fare, pur parlando di un ipotetico erede futuro leader del nuovo partito dei moderati Berlusconi è un fiume in piena e da Fazio, ma anche prima a Salerno ha dimostrato di essere il solito grande trascinatore e comunicatore senza eguali. Dà anche lezione su come votare: "La metà dei moderati vota per il centrodestra ma vota male – dice Berlusconi ad un incontro elettorale a Salerno – dando il voto ai partitini". Per il leader di FI "i partitini guardano al loro interesse particolare e non consentono di governare bene". I moderati "devono votare il partito che rappresenta la democrazia e il benessere". Poi va sul concreto e parla di trattative ponendosi come il grande salvatore, e lo può realmente fare, di posti di lavoro: "Insieme con il Milan proporrò ai cinesi di acquistare anche la Whirlpool". E' con questa battuta che Silvio Berlusconi ha risposto alla delegazione di tre lavoratori della Whirlpool di Carinaro (Caserta) incontrati nella sede della Provincia che gli chiedevano di salvare lo stabilimento dalla chiusura. "Ho avuto nelle mie aziende fino a 56mila dipendenti, non ho mai licenziato nessuno", ha aggiunto. "Fatemi arrivare, tramite Caldoro, i dati. Ho preso a cuore la vicenda, assicuro l'impegno per scongiurare la chiusura". Poi fa due conti: "Gli americani quanto hanno pagato l'Indesit?", ha chiesto Berlusconi secondo quanto riferito dagli operai. "L'hanno acquistata per 757 milioni di euro", hanno risposto i dipendenti e Berlusconi ha ribattuto: "Hanno speso poco". "Non farò chiacchiere – ha concluso Berlusconi – ma eserciterò una vera pressione sul governo perché questa vertenza vada a buon fine". Poi, fantastica la sua battuta da Fazio tirando fuori un’ironia sorprendente. Berlusconi inizia rivolgendosi al padrone di casa di Che tempo che fa: “Perchè non sono venuto finora? Si vede che i suoi inviti non mi sono mai stati fatti pervenire. Le posso dare un consiglio da vecchio editore? Quando uno comincia ad entrare nella maturità come lei e vede una barba grigia, dovrebbe avere il coraggio di tagliarla, viene meglio nelle telecamere”.




PALERMO DI FALCONE E BORSELLINO

di Angelo Barraco
 
Palermo – Quando da Marsala ci si dirige verso Palermo si possono ammirare tante cose lungo il tragitto, distese alberate, terre colte e incolte, terre abbandonate e case che risalgono al periodo in cui la guerra faceva paura, ma arrivati vicino Palermo, all’altezza di Capaci, appare sulla destra un enorme ed imponente obelisco di colore scuro e che riporta a caratteri cubitali dei nomi e una data: 23 maggio 1992, Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Rocco Dicillo, Antonio Montinaro e Vito Schifani. Sono i nomi delle vittime della rinominata strage di Capaci che ha strappato la vita a persone che svolgevano il loro dovere di servizio allo Stato, spesso con orari estenuanti e con paghe discutibili ma lo facevano, lo facevano perché lo Stato andava servito e i cittadini avevano il diritto di essere tutelati e coloro che sbagliavano dovevano essere puniti con l’applicazione della legge.
 
Attraversare quella strada e pensare che più di vent’anni prima un quantitativo disumano di tritolo aveva sventrato in due quel luogo e aveva strappato la vita a tante persone è un pensiero forte, un’emozione di dolore, rabbia e vuoto. Per chi come me non ha vissuto quegli anni in prima persona lo è ancora di più, la mia generazione ha vissuto quei fatti attraverso la tv e in un periodo postumo e il sapere di un uomo che mette se stesso a servizio dello Stato lascia senza parole, disarma, sorprende e fa pensare. Di quei filmati amatoriali effettuati il 23 maggio 1992 a Capaci colpisce lo stupore e il dolore dei palermitani che hanno perso il loro terreno solido, i palermitani che arrivati sul posto (mi riferisco a giornalisti e cronisti) esclamano: “ma chi ci misiro, a bumma atomica ci misiro” (ma che gli hanno messo, la bomba atomica gli hanno messo), stupore per una strade così efferata.
 
Colpisce anche la rabbia dei palermitani che ai funerali di Falcone e di Borsellino urlavano “hanno ucciso i nostri fratelli” oppure gridavano ai giornalisti che li intervistavano “questa città, questo potere lo odia” (riferendosi al potere mafioso), oppure i palermitani tristi e arrabbiati che urlavano al Presidente di allora Scalfaro: “Presidente, ca sunnu i moitte” (Presidente, i morti sono qua), grido di aiuto allo stato per le innumerevoli vittime di mafia. La rabbia di quei giorni è finita, la mafia purtroppo continua a macinare miliardi senza sosta e non è più la mafia che spara ma è una mafia nascosta, una mafia che si sa mimetizzare, che si sa muovere anche e soprattutto fuori Palermo, perché la mafia non è soltanto a Palermo.
 
Quando lessi il libro di Giovanni Falcone “Cose di Cosa Nostra”, unico libro che ha realizzato quando era in vita, mi ha colpito il suo modo di rapportarsi con chi lui stesso stava per condannare, ovvero il mafioso, e ciò portava il mafioso a provare rispetto per lui. Falcone cercava di capire, cercava di cogliere anche il lato umano laddove non c’era.  Lui stesso aveva dichiarato: “la mafia non è affatto invincibile; è un fatto umano e come tutti i fatti umani ha un inizio e avrà anche una fine. Piuttosto, bisogna rendersi conto che è un fenomeno terribilmente serio e molto grave; e che si può vincere non pretendendo l'eroismo da inermi cittadini, ma impegnando in questa battaglia tutte le forze migliori delle istituzioni”.
 
Ogni anno a Palermo si svolgono manifestazioni per ricordare la strage di Capaci e vi partecipano tante scuole ma anche personaggi illustri della politica italiana. Ieri a Palermo, sotto lo slogan “per non dimenticare” hanno partecipato 40 mila ragazzi provenienti anche dall’estero. Anche il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella a Palermo c’era e ha dichiarato: “"I nomi, i volti, gli esempi di Giovanni Falcone e di Paolo Borsellino sono indissolubilmente legati dal comune impegno e dai valori che hanno testimoniato e dalla coraggiosa battaglia, per legalità e democrazia, che hanno combattuto, affidando a tutti noi il compito di proseguirla. "Le immagini dell'attentato di Capaci resteranno per sempre impresse nei nostri occhi, come nel primo momento, così come quelle, altrettanto sconvolgenti, di via D'Amelio. Noi siamo qui, anzitutto, per dire che la mafia può essere sconfitta. Siamo qui per rinnovare una promessa: batteremo la mafia, la elimineremo dal corpo sociale perché è incompatibile con la libertà e l'umana convivenza” continua dicendo “Falcone sapeva bene che la repressione penale era indispensabile e che doveva essere molto più efficace e adeguata, per riaffermare il primato dello Stato: nella partita tra Stato e anti-Stato va sempre messo in chiaro che lo Stato alla fine deve vincere. Senza eccezioni”.
 
Anche il Presidente del Consiglio Matteo Renzi commenta l’evento e scrive su Twitter: “Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Vito Schifani, Rocco Dicillo, Antonio Montinaro. Io non dimentico”. Ma Palermo esplose ancora, suonarono ancora sirene di auto e vi furono ancora morti. Il 19 luglio del 1992 fu ucciso dalla mafia Paolo Borsellino in Via D’Amelio. Borsellino quel giorno suonò il citofono della casa, e proprio in quel momento vi fu il boato che strappò la vita ad  Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina, l’unico sopravvissuto alla strage è stato l’agente Antonino Vullo.
 
Andai in Via D’Amelio per la prima volta un anno fa, aveva appena smesso di piovere e tutto sembrava statico, calmo, triste. Con la macchina passai davanti al portone, ora rimodernato, in cui Borsellino schiacciò il citofono per andare a casa e quel momento fu forte, pieno di emozioni e mille pensieri. Guardavo alla mia destra l’albero piantato in memoria di Paolo Borsellino, albero pieno di foto e dediche e guardavo le macchine pensando al caos che quella brutale esplosione causò. Borsellino una volta disse ad un giornalista: “Guardi, io ricordo ciò che mi disse Ninnì Cassarà allorché ci stavamo recando assieme sul luogo dove era stato ucciso il dottor Montana alla fine del luglio del 1985, credo. Mi disse: "Convinciamoci che siamo dei cadaveri che camminano".



L’ISIS AVANZA MENTRE IL RESTO DEL MONDO OSSERVA

di Christian Montagna

Una città dopo l’altra, una strage dopo l’altra: l’Isis avanza e conquista territori, come in un gioco di guerra, dove a rimetterci sono soprattutto i civili. Una bandiera nera che sventola, pregna di dolore e lutto e una rivendicazione sui social: sono questi i mezzi di cui si servono i Jihadisti per comunicare al mondo intero, che nel frattempo osserva, le loro vittorie.
Una carneficina in nome di una guerra santa, un susseguirsi di minacce all’Occidente colpevole di “inquinare” ,a loro dire, i precetti fondamentali di una religione che forse, nemmeno ben conoscono: questo è l’Isis. Ma siamo sicuri che i motivi di questa continua guerriglia siano soltanto questi? O è quello che vogliono farci credere?

In tempo di stragi, di irruzioni violente contro la libertà di stampa di Charlie Hebdo, di attacchi al potere, ai ministeri, ai musei e alla storia tutto sta diventando routine. Non una reazione, non una presa di posizione: il resto del mondo partecipa inerme alla più grande guerra di tutti i tempi. Generalmente, le guerre hanno inizio e fine, nascono da meccanismi ben precisi che non si nascondono dietro a “motivi religiosi”. Questa invece va avanti da tempo, giorno dopo giorno; sta pian piano logorando luoghi e persone; sta causando disordine, emigrazione, morte e ovunque distruzione.

Una lista di territori conquistati infinita che si aggiorna di giorno in giorno: Palmira, città archeologica della Siria, è l’ultima in ordine di tempo ad essere stata sopraffatta. I Jihadisti mirano alla distruzione di una storia, di una cultura e di una tradizione. Sono entrati all’interno di un museo, senza alcuna resistenza, hanno distrutto statue e reperti, ricordi di una storia che non potrà mai più tornare. "Non c'e' quasi nulla nel museo, siamo riusciti a trasferire progressivamente le antichità a Damasco", ha riferito Abdulkarim, "tuttavia, ci sono ancora sarcofagi il cui peso di tre o quattro tonnellate non ci ha permesso di spostarli, e questo mi preoccupa". Eppure chissà quanta storia ci sarà dietro questi sarcofagi…

Da Baghdad arrivano rinforzi e reparti speciali della polizia. Si teme la presa di possesso anche del capoluogo stesso. Tira un’aria strana da quelle parti: forse, è effettivamente scoppiata una grande guerra. Poi c’è Jisr, altra città, altra sopraffazione: un ex ospedale trasformato in caserma viene occupato. La vita di 200 soldati al momento è nelle mani dei fondamentalisti. Si tagliano teste come fosse niente, si teme un’altra grande strage di massa. Ma d'altronde, poco importa del destino di duecento soldati al mondo intero. In Arabia Saudita invece si punta a colpire la religione: una moschea sciita è stata vittima di un attentatore suicida che ha causato la morte di 19 fedeli. Anche in questo caso, la strage è firmata Isis.

La Coalizione internazionale ha fatto sapere di aver inviato circa venti raid aerei guidati dall’ America contro le postazioni jihadiste in Iraq e Siria nell’ arco di 24 ore. Ma cosa vogliono che facciano dei raid aerei ad un’organizzazione così determinata? Il 2 Giugno si riuniranno a Parigi, con estrema calma, i ministri degli Esteri dei venti paesi della Coalizione. Gentiloni in Italia come Hollande in Francia si dicono preoccupati e chiedono di agire.

L’Isis potrebbe affacciarsi sull’Occidente, ha in mente di armarsi di una bomba atomica: possibile che il resto del mondo resti solo ad osservare?




SUSANNA CAMUSSO E LA PAURA DI PERDERE LA POLTRONA

di Silvio Rossi

Tra il premier Matteo Renzi e la segretaria della CGIL Susanna Camusso è odio conclamato. Non c’è occasione in cui i due non si lancino messaggi trasversali dove cercano di mettersi vicendevolmente in difficoltà.
Il botta e risposta odierno riguarda la frase che Renzi ha pronunciato nella trasmissione “Bersaglio Mobile”, su La7. Il primo ministro si è augurato “la nascita di un sindacato unico, per superare la frammentazione di sigle su sigle”.
Le reazioni dei segretari confederali non si sono fatte attendere. Se Annamaria Furlan, della CISL ha precisato come, invece di un sindacato unico servano sindacati responsabili (con una frecciatina nei confronti dei suoi colleghi), la Camusso e il segretario della UIL Barbagallo hanno risposto affermando che il sindacato unico esiste solo nei regimi totalitari.Forse i rappresentanti dei lavoratori, nella loro foga di voler mettere i paletti contro le affermazioni loro avverse, hanno confuso i termini “sindacato” e “partito”. Nei regimi totalitari, infatti, è il partito, in genere a essere unico, il sindacato, in quei casi, spesso neanche esiste.

Ci sono stati invece lampanti casi di sindacati unici nella Repubblica Federale Tedesca (la vecchia Germania Ovest, quella “libera”, non nella Germania Est), e anche nel Regno Unito, patria del dibattito parlamentare, nazione che tutto si può definire tranne che totalitaria.
Negli Stati Uniti, le rappresentanze sindacali sono divise per categorie di lavoratori, ce n’è uno che rappresenta i lavoratori automobilistici, uno che rappresenta i lavoratori del trasporto, ma in ogni settore il sindacato di riferimento può considerarsi unitario, e questo non ha certo rappresentato un indebolimento del fronte sindacale, anzi, ne determina una maggiore compattezza.
Per fare un esempio nostrano, la Rai ha sei sigle sindacali per i lavoratori ordinari (operai, impiegati, quadri), e una sola sigla sindacale dei giornalisti (Usigrai), che grazie alla compattezza della categoria ha un peso nelle contrattazioni maggiore rispetto agli altri.
Forse, quando la Camusso o i suoi colleghi rivendicano la separazione delle sigle sindacali, non lo fanno nella difesa dei lavoratori, ma dei loro piccoli (o grandi) orticelli, delle proprie stanze di potere, messe in discussione da una proposta che, a differenza di quanto da loro allarmato, può andare incontro proprio all’interesse del singolo lavoratore.




DIVENTARE MADRE: QUELLO CHE LE DONNE NON DICONO

A cura della Dottoressa Catia Annarilli, psicologa – psicoterapeuta

Diventare madre è il risultato del lavoro che ogni donna compie sul paesaggio della propria mente, l’assetto materno non nasce nell’istante in cui il neonato viene al mondo ma emerge gradualmente dall’inizio della gravidanza fino a dopo la nascita del bambino. Quello che cambia è l’assetto mentale stesso della donna, la sua vita psichica cambia in modo sostanziale con l’arrivo del bambino.
Ogni mamma svilupperà, in base alla propria storia e alla propria esperienza, un suo particolarissimo assetto mentale, diverso da quello che aveva in precedenza, unico nella sua organizzazione e fondamentalmente sconosciuto alle non madri. Avere un figlio cambierà il modo in cui una donna guarderà il modo, cambierà le sue preferenze abituali, le sue priorità e il modo di impostare le relazioni, la nuova condizione influenzerà in modo sorprendete tutte le nuove relazioni e la porterà a valutare con occhi nuovi le relazioni affettive fino ad arrivare a ridefinire il ruolo che occupa nella storia della propria famiglia.
Questo nuovo equilibrio, per un certo periodo di tempo guiderà i suoi passi, questa nuova organizzazione mentale sarà parallela alla precedente e con essa coesisterà e se in un primo momento avrà il sopravvento sull’altra, nel tempo si tenderà ad un bilanciamento per riemergere in modo predominante ogni qual volta sarà necessario. La precedente organizzazione è spinta sullo sfondo è in ombra e in questo luogo vi resterà per un tempo che varia da madre a madre. Il nuovo equilibrio si raggiungerà in un processo silenzioso e sotterraneo, in modo non consapevole si radicherà internamente, il tutto mentre la donna sarà chiamata a rispondere a compiti importanti e nuovi come l’allattamento, il prendersi cura del neonato e di Sé stessa.
Tanto le necessità pratiche della madre cominceranno a richiedere attenzione, tanto più l’assetto mentale materno retrocederà sullo sfondo per fare spazio alle altre richieste (lavorative, di coppia, amicali) immaginando che tra madre e figlio si sia già strutturata una relazione sufficientemente buona tanto da permettere di allentare l’attenzione perché il bambino avrà cominciato a relazionarsi anche con altre figure significative, avrà cominciato a nutrirsi anche di altri cibi oltre al latte materno e avrà cominciato a passare più tempo dedicato al gioco e quindi in autonomia.
Questi cambiamenti nuovi e importanti hanno risvolti emotivi carichi di significato, a seguito di questa trasformazione radicale, che avviene in un tempo relativamente breve, è possibile avvertire un profondo senso smarrimento, di perdita o al contrario di una straordinaria conquista ed è in questo spostamento di identità che si spiega come mai ci si senta al tempo stesso tristi e felici.
Cambia il modo in cui si percepiscono le persone che ci stanno intorno, le nuove mamme saranno più orientare al confronto e la dialogo con le altre mamme, saranno più vicine alla propria madre e saranno incuriosite e desiderose di conoscere quell’esperienza di maternità. Il marito sarà maggiormente oggetto di interesse sotto il profilo della paternità, della genitorialità in taluni casi a discapito dell’aspetto di coppia. I mariti infatti, spesso trovano di difficile comprensione questo momento che per le donne si accompagna anche ad un minore desiderio sessuale anche a causa dell'alto livello di prolattina, naturalmente presente durante l'allattamento, che inibisce fisiologicamente in parte il desiderio sessuale.
Il nuovo triangolo relazionale che si viene a formare madre, padre e bambino ha un ruolo centrale nella formazione della personalità del bambino infatti, ciascuno di noi è il prodotto di questo triangolo primario e con la nascita di un figlio il proprio triangolo si sposta in avanti di una generazione e si riattiva in parte quello precedente che vede coinvolti la neo-mamma, il proprio bambino e la propria madre.
Il compito più importante a cui la madre deve rispondere in questo momento è quello di assicurare la sopravvivenza e la protezione del proprio bambino; la sicurezza in voi stesse come madri, la fiducia nelle vostre competenze sarà un acquisizione lenta che maturerà con la crescita del bambino e nella definizione di questa maturazione la donna attingerà alle figure materne di riferimento come fonti di supporto e di sostegno. Questo processo continuo di confronto e relazione legittimerà il vostro senso di sicurezza e di capacità nell’affrontare questo arduo. Il modo in cui accudirete il vostro bambino è strettamente legato al modo in cui siete state accudite e si manifesterà sia nelle modalità ma anche come azione riparatoria e porrà le basi per il modo in cui egli stesso amerà e sarà riamato a sua volta.
Le reazioni emotive cambieranno, farete più spesso ricorso all’istinto e se prima lo sforzo era attivo e teso ad una risposta che fosse la più razionale possibile, mediata e prevedibile, ora la parte istintuale a tutela del bambino sarà più presente, passerete gran parte del tempo in attività spontanee che vi vedranno coinvolte con vostro figlio. Anche in questo passaggio può essere insidioso, per alcune donne muoversi in questo nuovo stile di vita più spontaneo e meno mediato può richiedere di allentare il controllo per cominciare a muoversi in un mondo in cui le regole cambiano continuamente.
Cambia il vostro ruolo nelle relazioni significative, cambia il modo in cui venite considerate all’interno della famiglia d’origine, cambia il modo in cui vi rapportate al vostro compagno.
Poca attenzione è stata rivolta a questa intima e sostanziale esperienza psicologica. Si parla tranquillamente di nausee, smagliature di capezzoli e di ragadi ma non ci si preoccupa minimamente del contraccolpo emotivo che vive la madre a seguito della nascita del proprio figlio, si resta muti rispetto al mondo interno e agli stravolgimenti che affronta la nuova madre alle prese con gli sbalzi d’umore, la solitudine, la gioia infinita e la tristezza, la ricerca di sostegno, di approvazione e il desiderio di ritrovare la tranquillità diventano il sottofondo emotivo di ogni momento.
È importante sostenere gli straordinari cambiamenti che avvengono dentro la madre, anche se i processi interiori, a cui va incontro una donna che diventa madre, sembrano essere universali e ma al tempo stesso sono rivestiti di mistero e restano celati da una pudica ombra.
La nuova identità di madre può sbocciare in ogni momento: all’inizio della gravidanza come al compimento di qualche mese fino a richiedere anni e anni prima di riconoscersela. La donna deve essere positivamente disposta a questo nuovo e radicale cambiamento.
Diventare mamma può essere un processo in tre fasi:
1. prepararsi a diventare mamma ha inizio nei nove mesi di gravidanza, durante i quali avviene gran parte del lavoro mentale; il corpo provvede alla gestazione del feto, la mente è attivamente impegnata ad elaborare la nuova identità. La nascita effettiva del bambino però può non coincidere con la nascita della nuova identità, sembra invece che l’esperienza del parto faccia ancora parte della fase preparatoria, i nove mesi precedenti occupano la mente della madre con fantasie su come sarà il bambino, si fanno su un area ancora tutta da scoprire;


2. mesi successivi alla nascita del bambino in cui la madre ha il compito di nutrire e accudire il neonato. La relazione intima con il bambino è una cosa che mette in gioco l’ intera storia relazionale nonché la capacità di vivere l’intimità;


3. bisogno di conferme e di incoraggiamento da parte delle altre madri, la necessità di confrontarsi con la relazione esistente con la propria madre anche per decidere se riviverla , respingerla o rielaborarla in tutto o in parte nella relazione che state costruendo con il vostro bambino.
Quello che le donne non dicono … è che il mondo interno di una madre è un sistema complesso di emozioni e stati d’animo spesso contrastanti tra loro e comunque rivoluzionari rispetto alla situazione precedete in cui si alterna il bisogno di appartenenza e di autonomia, di nascita e di rinnovo ed è importante l’azione di riscoperta di aspetti emotivi nuovi e al tempo stesso antichi della propria storia personale.


Questo sguardo sull’assetto mentale materno vuole mettere in luce il mondo interno delle madri facendolo venire allo scoperto perchè si possa avviare un processo di convalida dell’esperienza materna e dare voce a quello che già sentono intuitivamente, ad attenuare l’isolamento e il senso di solitudine sperimentati da tante mamme che, di fronte ai drammatici cambiamenti del loro paesaggio interiore si chiedono se questo succeda solo a loro.
Questa vuole essere una lettura di prevenzione tesa all'ascolto ascolto.
La vita quotidiana del bambino è basata su interazioni ricorrenti: quando lo mettete a letto, quando gli preparate da mangiare, quando lo accudite,quando lo allattate, quando lo cambiate concorrete a regolare il suo livello di attività, gli ponete dei limiti e gli insegnate qualcosa del mondo. Nei primi anni la maternità è fatta in gran parte di queste interazioni a volte armoniche altre volte conflittuali ma è proprio in queste attività che cominciano a manifestarsi le speranze, le paure e le fantasie della mamma, accompagnate dai suoi ricordi di infanzia e tutti insieme questi elementi influenzano lo sviluppo del bambino e definisco concorrono alla definizione dell’identità materna.
La familiarità con il proprio mondo interiore e la consapevolezza su i possibili effetti sul bambino possono aiutare la neomadre a riconoscere un area problematica quando la incontra e le permette di trovare una modalità adatta per affrontarla.
Una migliore comprensione dell’assetto mentale materno e delle fasi che attraversa nel suo sviluppo serve a demistificare un po’ il nuovo mondo in cui siete entrate, vi potrebbe dare maggiore fiducia e vi permettere di ricavare un piacere più intenso della nuova identità a cui avete dato luce sotto il profilo psicologico.
Questo processo, questa nascita può non essere così armonica e le cause possono essere diverse come la solitudine, una depressione, senso di smarrimento è utile e importante per la donna avere la possibilità di poterne discutere con un professionista che sappia cogliere e accogliere il significato e la sofferenza profonda.

Dott.ssa Catia Annarilli
psicologa – psicoterapeuta

cell- 3471302714
catia.annarilli@gmail.com
www.centropsicologiacastelliromani.it

Bibliografia
The Bird of Mother .D. Stern e N. Brushweiler-Stern 1999




ANTICORRUZIONE: VIA LIBERA DELLA CAMERA

di Matteo La Stella
Roma- Arriva dall'Aula della Camera il definitivo lasciapassare per il ddl anticorruzione. Il testo di legge è stato accolto da 280 si, 53 no e 11 astenuti. A Montecitorio l'Aula ha scartato uno per uno gli emendamenti, lasciando il testo di legge invariato rispetto alla bozza già passata per il Senato, benedicendo così definitivamente il ddl anticorruzione. Tra i contrati M5S e FI, la Lega invece si è astenuta.
Gli umori sono alle stelle, il Premier Matteo Renzi twetta soddisfatto -”Anticorruzione e falso in bilancio sono legge. Quasi nessuno ci credeva. Noi si. Questo paese lo cambiamo, costi quel che costi. #lavoltabuona-”. A twettare ci pensa anche il ministro della Giustizia Andrea Orlando che chiude la sua sfilza di cinguettii così-”Con la nuova legge #anticorruzione il falso in bilancio ritorna ad essere un reato punito con sanzioni severe”-.

IL TESTO
Il ddl passato definitivamente alla Camera è stato costruito sulla base di un testo presentato più di due anni fa da Pietro Grasso, unico suo atto da Parlamentare prima di diventare presidente del Senato. La legge reintroduce il reato di falso in bilancio, obbliga i condannati a restituire quanto dovuto e peraltro rinforza i poteri dell'Anac.
Le novità contenute nel testo sono:

CORRUZIONE
La pena per corruzione propria, che vede un pubblico ufficiale andare contro i doveri d'ufficio, si alza dai 4 agli 6 anni nel minimo e dagli 8 ai 10 anni nel massimo. L'effetto è quello di allungare i termini di prescrizione del reato. Schizzate verso l'alto anche le pene per peculato, corruzione per l'esercizio della funzione e corruzione in atti giudiziari.

Concussione anche nel pubblico servizio:
Il reato di concussione minaccia anche gli incaricati a pubblico servizio, con pene invariate: dai 6 ai 12 anni.

Pena più corta per chi collabora con la giustizia:
Sconti di pena da un terzo a due terzi per chi fornisce le prove, aiuta ad incastrare gli altri responsabili o il sequestro delle somme.

Patteggiamento, si può cone delle condizioni:
Il patteggiamento è possibile solo nel caso in cui ci sia stato il versamento anticipato ed integrale del costo o del guadagno del reato stesso.

REATO DI ASSOCIAZIONE MAFIOSA
La pena massima è quella dei boss, che dai 12 ai 24 anni di pena si innalza, fino a diventare dai 15 ai 26. Per i luogotenenti della stessa invece, la pena prevista, dai 9 ai 14 anni, diventa invece dai 12 ai 18 anni. Qualora l'associazione fosse composta da 3 o più persone, sono previsti dai 10 ai 15 anni dietro le sbarre (ora dai 7 ai 12) e oltretutto, se il gruppo è armato sono previsti dai 12 ai 20 anni di pena (ora dai 9 ai 15).

FALSO IN BILANCIO TORNA REATO
Il falso in bilancio, spesso utilizzato per la costituzione di fondi neri, torna ad essere reato. È prevista una distinzione tra società quotate e non quotate. La pena per aver falsificato il bilancio di un'attività quotata in borsa è dai 3 agli 8 anni. Per le altre società, nel caso in cui di proposito si espongano-”Fatti materiali rilevanti non rispondenti al vero”- si rischiano pene da 1 a 5 anni. Per questi reati niente intercettazione, utilizzabile solo per pene superiori ai 5 anni. I fatti di lieve entità vengono puniti con il carcere da 6 mesi a 3 anni. Inserita anche la non punibilità per -”Tenuità del fatto”-. Salgono invece le sanzioni pecuniarie per ogni tipo di società: le teste di serie dei brend rischiano di pagare dalle 200 alle 600 quote. Inoltre per le piccole società, che non possono fallire grazie al codice civile, è prevista la procedibilità a querela di parte.

OBBLIGO DI INFORMARE AUTORITA' ANTICORRUZIONE
Il pm che segue l'azione penale per i reati contro la pubblica amministrazione, deve tassativamente informare il presidente dell'Autorità Anticorruzione, dandogli notizia dell'imputazione.




BERLUSCONI E IL "NUOVO PARTITO DEI MODERATI": ECCO CHI POTREBBE ESSERE IL SUO EREDE

di Christian Montagna

Un unione dalla nascita quella tra il Cavaliere e la politica che mai potrà essere spezzata. Berlusconi torna in campo dopo periodi di assenza, un pò di credibilità persa e una grande fetta di sostenitori in meno. Sanati i conti in sospeso con la giustizia, scende in campo con la nuova proposta: “Il nuovo partito dei moderati”. La novità si concretizzerà in seguito al voto delle Regionali ma non vedrà a capo l’ex premier bensì un erede.
Alla pari di quanto è accaduto per conoscere il nome della Royal Baby in Inghilterra, i media si stanno scatenando sul possibile sostituto di Berlusconi. Come nel gioco dell’Identikit abbiamo provato a ricostruire un nome ipotetico basandoci sulle caratteristiche che lo stesso Berlusconi ha elencato. “Un look che piace, grande capacità comunicativa e soprattutto una grande passione per la politica”. Non si parlerà mica di Alfonso Signorini?
Battute a parte, le ore che precedono la comunicazione ufficiale saranno atroci: siamo andati ad analizzare i suoi figli in quanto papà Silvio parlando in tv ha accennato ad un erede. Pensando a Marina Berlusconi, abbiamo notato che essendo troppo esposta dal punto di vista dell’imprenditoria e già alla guida di Mondadori e Fininvest, non sarebbe plausibile. Stessa sorte è toccata anche al giovane Pier Silvio, appena 46 enne ma già amministratore delegato di Mediaset e non poco impegnato con la sua amata consorte.
Possibile che il nuovo erede possa essere il più piccolo, Luigi?
Laureato alla Bocconi, già introdotto nel mondo della finanza, 27 enne, con alle spalle un passaggio da JP Morgan a Londra e uno stage alla Sator di Matteo Arpe; vanta presenze nei cda di Mediolanum e Fininvest; ha già investito milioni in alcune partecipazioni, puntuale, preciso, maniacale sul lavoro, non interessato per nulla allo show bitz e alle feste mondane, insomma, l’esatto opposto del padre.
Se in Silvio qualcosa non ha funzionato allora potrebbe essere Luigi la soluzione al nostro enigma? Se il sostituto non dovesse essere uno dei figli?
Beh, abbiamo analizzato anche questa ipotesi e tra gli innamoramenti vari del Cavaliere e le ultime affinità politiche palesate in aperta piazza i nomi che son venuti fuori sono quelli di: Corrado Passera, ex ministro del governo Monti ed ultimamente entrato nelle sue lodi ; Mara Carfagna, bella, affascinante, giovane e sostenitrice accanita dell’ex premier oppure, pensandoci bene, potrebbe venir fuori la tanto discussa igienista dentale Nicole Minetti.
Per il momento, queste sono solo ipotesi avanzate dai nostri lettori e dai curiosi del web ma Silvio attualmente non ci sta più pensando: le Regionali incombono e con esse la paura di continuare a perdere terreno!
 




EXPO 2015: "UNA VERGOGNA ITALIANA" PER LA STAMPA ESTERA

di Christian Montagna

Che l’Expo sia una grande occasione per l’Italia è certo ma qualcuno ha provato a metterlo in dubbio. A contribuire alla messa in discussione dell’utilità di Expo sono stati sicuramente gli scandali che hanno anticipato la sua inaugurazione uniti agli scontri di Milano del primo Maggio. Ma si sa, queste sono classiche cose all’ italiana che altrove, comunque accadono. Mentre da una parte la soddisfazione delle istituzioni italiane è alle stelle, dall’ altra ci siamo chiesti cosa gli stranieri stessero pensando di questa Esposizione Universale.

Sono perciò andato a cercare se l’ottimismo e la gioia della stampa italiana fossero allo stesso modo ritratti nelle news estere. Vi preannuncio però una grande delusione in seguito alle ricerche effettuate. Poche, pochissime pagine dedicate a quello che l’Italia ha chiamato l’evento mondiale per eccellenza; pochi gli tabella volti ad elogiare il momento e tanta tanta cronaca sugli avvenimenti “neri” che hanno macchiato di sangue e corruzione Expo 2015. In fondo, cosa aspettarsi? La madre degli invidiosi è sempre incinta…

Con pareri totalmente differenti, da alcuni addirittura ignorati, ecco come si è comportata la stampa estera: a cominciare dal New York Time che ha pubblicato a Gennaio un video nella rubrica “36 hours” in cui si descrivevano le bellezze della città manzoniana senza però aver fatto la stessa cosa in seguito all’apertura di Expo. Pareri positivi solo sulla città sono giunti da Lonely Planet che l’ ha posta come “top city” da visitare assolutamente ma, anche qui, nessun accenno ad Expo. Riferimenti all' Esposizione Universale sono stati intravisti nell’Huffington Post che ha consigliato come impiegare il tempo libero a Milano tra un evento e l’altro di Expo.

Il mondo intero si pronuncia poco, a stento, quasi a voler far finta di nulla. In Francia ad esempio, per voler sminuire senza dubbio la manifestazione è stato pubblicato un elenco di tutte le grandi Esposizioni Universali innescando naturalmente un meccanismo di paragoni che porta a classificare quello di Expo come un evento non proprio eccezionale. Il quotidiano francesce “Le Monde”, con un non celato senso ironico ha voluto così raccontare di Expo definendolo “Un cantiere all’italiana”. Critiche sono state mosse inoltre ai lavori, all’organizzazione e perfino alla scelta dei siti.

La nostra esposizione dunque non ha fatto breccia sulla stampa internazionale al punto da essere preferiti ad altre notizie sicuramente di minore importanza: nel Regno Unito ad esempio l’attesa della Royal Baby ha conquistato le prime pagine declassando e archiviando l’apertura di Expo 2015; in Francia invece Expo è stato battuto dallo scontro fra Le Pen e Femen, ritenuto, alla pari di una sit com, molto più importante; in Germania ha vinto la vicenda di spionaggio e l’attentato sventato alla corsa ciclistica di Francoforte e infine anche in Spagna hanno trionfato le dimissioni di Podemos.

Ma perché questo atteggiamento snob nei nostri confronti?

Eppure, a leggere quanto è stato scritto dopo, non pare che sia passato nell’ indifferenza totale questo evento.Come mai il primo Maggio, durante gli scontri dei Black Block, l’intero pianeta si affacciava sull’I talia? Perché dal Financial Times, al Guardian, da Le Monde a Der Spiegel, dal Pais alla Bbc, tutti hanno parlato della "guerriglia" di Milano? Forse un intento c’era e di sicuro non era quello di fare cronaca.

Per ultimo e con grande amarezza, riporto l’insulto più grande giunto dal quotidiano di Francoforte, “Frankfurter Allgemeine Zeitung” che ha definito Expo come “Un’orgia di spreco di materiali organizzata in dimensione epocale nella quale le piantine del riso, le macchine per l’agricoltura, i chicchi del caffè vengono esposti come i pezzi migliori della fiera in una montagna di acciaio drammaticamente modellato e parametricamente distorto, di legno e di vetro ricoperto di plastica”.