L'importanza di chiamarsi Matteo

Di Simonetta D'Onofrio

Nelle consultazioni regionali di Emilia Romagna e Calabria, il dato più evidente è stato l’astensionismo. Nella “regione rossa” per antonomasia, che storicamente ha avuto percentuali di partecipazione più alte della media nazionale, si è perso rispetto a marzo 2010 un milione di elettori, con un calo dal 68% a meno del 38% degli aventi diritto al voto.
Nessuno dei partiti può gioire di quanto emerso dalle urne. Il PD ha visto, pur mantenendo sostanzialmente la percentuale dei voti del suo candidato a Governatore, e aumentando di qualche punto quella della lista, un calo del 38% dei voti. Risultato peggiore per Forza Italia, che ha ridotto il suo elettorato a un quinto di quattro anni fa, anche sommando i voti della lista con quelli del Nuovo Centro Destra (operazione più matematica che politica, data la differenza di posizioni politiche tra i due ex alleati), il calo di schede è del 75%.
Non può gioire neanche il Movimento Cinque Stelle, che sostanzialmente mantiene gli stessi voti, incrementando il risultato percentuale dal 7 al 13% (ma nel 2010 il movimento era in fase incunabolica), ma che è un notevolmente inferiore al 20% delle recenti europee e al 25% delle scorse politiche, confermando una flessione del movimento, aggravata dal risultato calabrese, dove è passato da oltre il 21% di sei mesi fa a meno del cinque.
Gli unici due che possono, quasi a titolo personale, vantarsi di avere vinto le elezioni, hanno lo stesso nome, e sono indicati come i più probabili candidati alla guida dei due schieramenti alle prossime elezioni politiche.
Matteo Renzi può gioire per aver strappato l’ennesima regione al centrodestra, cui restano solo la Campania, e le roccaforti Lombardia e Veneto, dove peraltro la presenza della lega pone in interesse minoritario l’establishment berlusconiano. Il voto delle regionali poteva diventare una bocciatura al progetto di riforma del Primo Ministro, e se non si può certo considerare un’approvazione a pieni voti, ne garantisce almeno una promozione striminzita.
L’altro Matteo, quello in maggiore ascesa nelle ultime settimane, l’unico che riesce a contendere le piazze mediatiche al suo omonimo, passando con disinvoltura dai salotti televisivi alle periferie tumultuose, è riuscito a mettere all’angolo l’alleato scomodo, bloccato dall’inagibilità politica derivata dalla legge Severino.
L’ascesa della lega, però, non può essere rivendicata dalle precedenti gestioni del partito. Salvini ha stravolto le priorità del Carroccio, passando dalla secessione al nazionalismo. Se la lega si fosse presentata con gli slogan solo di un anno fa, il risultato sarebbe stato diametralmente opposto.
Se fino a ieri i candidati leghisti dovevano avere l’approvazione del Cavaliere per presentarsi anche a fare l’amministratore di condominio, oggi nel centrodestra non si possono fare i conti senza il segretario in camicia verde.




REGIONALI CALABRIA ED EMILIA ROMAGNA: STRAVINCE L'ASTENSIONISMO

Redazione

Disertate le urne in Emilia Romagna durante quest0ultima tornata elettorale. Il disamore per la politica si conferma il vero dato di queste elezioni regionali che vede l'affluenza alle urne precipitare rispetto alle elezioni precedenti.

In Calabria al voto per le elezioni regionali si e' recato il 44,1% degli aventi diritto. Nel 2010, quando comunque si votava anche lunedi' fino alle 15, il dato fatto registrare dall'affluenza fu del 59,25%. Se il dato in Calabria e' significativo, addirittura clamoroso il flop in Emilia Romagna dove l'affluenza risulta intorno al 37,7%, circa 30% in meno rispetto al 2010 quando si votava in due giorni e l'affluenza complessiva fu del 68,06%.

"Se si andra' su una percentuale al di sotto del 50% sara' un dato preoccupante". Cosi' Romano Prodi, a margine di un evento coorganizzato dal Club de Madrid e dal Robert Kennedy Center, aveva commentato dopo le 19 la bassa affluenza al voto in Emilia Romagna. "Alle 19 la cosa che sorprende e' che l'Emilia aveva un dato inferiore rispetto alla Calabria – ha aggiunto il Professore – mentre invece, di solito, e' di 11/12 punti percentuali superiore". "Quindi – ha concluso Prodi – c'e' una particolare situazione di malessere". Il dato delle 19 e' stato confermato alle 23 ed e' clamoroso: meno del 40% degli aventi diritto si e' recato alle urne in Emilia Romagna (intorno al 37,7% dai primi dati), oltre il 30% in meno rispetto alle precedenti votazioni del 2010.

Alle regionali di Emilia Romagna e Calabria si potrebbe giocare il futuro del governo Renzi e della maggioranza che lo sostiene. Perche', ancora una volta, le elezioni regionali sono una sorta di elezioni di mid term americane. Non che ci sia realisticamente l'opzione caduta dell'esecutivo e voto anticipato. Il consenso di cui gode Matteo Renzi e' ancora abbastanza solido per scongiurare colpi di scena. E' anche vero, tuttavia, che una vittoria di misura in una regione rossa come l'Emilia rappresenterebbe la spia che il partito sta perdendo l'ala sinistra del suo elettorato.

Rischio che al Nazareno tengono ben presente, consapevoli che i 'frontali' con la Cgil e l'abbraccio riformista con Silvio Berlusconi possono essere stati mal digeriti dalla base. E anche il presidente del consiglio Matteo Renzi sembra temere il flop nella rossa Emilia: quando risuonavano ancora le parole del segretario Fiom Maurizio Landini – che poi si e' scusato – sull'esecutivo che non avrebbe "il consenso delle persone oneste, dei lavoratori e di chi cerca un lavoro", Renzi non ha replicato con la sua proverbiale veemenza. Anzi: si e' limitato a ribadire che "i posti di lavoro si creano aprendo le fabbriche e non giocando a chi urla piu' forte".

Il rischio di una astensione che colpisca il solo Pd e' forte, dunque, ma anche davanti a questo il candidato dem in Emilia Romagna non esita a dire che "se ci fosse una astensione ampia ce ne faremmo una ragione" perche' "quello che conta e' vincere". Anche in Calabria, aggiunge, dove e' in corsa Mario Gerardo Oliverio e dove il Pd "puo' fare en plein conquistando una bellissima terra". Il voto nelle due regioni, tuttavia, non rappresenta un test impegnativo per il solo Renzi. Matteo Salvini e' chiamato infatti al collaudo della sua Lega 2.0, quella che scende a rastrellare voti per le Europee anche a Roma, che si allea con la destra di Casa Pound in funzione anti immigrati, che scende in piazza nelle borgate. E che raccoglie il sei per cento alle europee.




EMILIA ROMAGNA, ELEZIONI: MATTEO SALVINI ASFALTA SILVIO BERLUSCONI

Redazione

Bologna – Matteo Salvini esulta per il successo della Lega Nord e del suo candidato al governo della Regione Emilia Romagna Alan Fabbri. "La Lega vola" ha dichiarato Salvini su Twitter, appena dopo aver riservato una stoccata al premier: "Il Pallone Renzi si sta sgonfiando".  Eppure, poco prima, il presidente del consiglio sempre via Twitter aveva scritto "La Lega asfalta Forza Italia e Grillo", riconoscendone la "leadership nel campo di centrodestra. In Emilia Romagna Forza Italia si ferma all'8 per cento contro il 20 per cento della Lega Nord. Un dato che potrebbe ribaltare gli scenari nel centrodestra dando il via alla scalata di Matteo Salvini alla leadership del centrodestra.




YARA GAMBIRASIO: TESTIMONE RICONOSCE BOSSETTI NEL GIORNO DEL DELITTO

Redazione

Nuovo colpo di scena sul caso dell'omicidio della piccola Yara Gambirasio. Una testimone avrebbe riconosciuto Massimo Bossetti nei dintorni di casa Gambirasio la sera del rapimento di Yara Gambirasio. La donna, che nei giorni successivi al 26 novembre 2010, giorno del rapimento, aveva detto di avere notato due persone nascoste dietro un cespuglio.
  Ora le e' stata mostrata una foto di Bossetti risalente a quel periodo e avrebbe riconosciuto il muratore. Intanto domani mattina Bossetti sara' di nuovo interrogato dal pubblico ministero Letizia Ruggeri. Non si conoscono ancora i motivi che hanno spinto il magistrato a decidere per l'interrogatorio, ma forse potrebbero essere legati al nuovo riconoscimento.

  




ETERNIT: 1 MILIONE PER BONIFICA, RENZI INCONTRERA' FAMILIARI DELLE VITTIME MARTEDI'

Redazione

"Ho organizzato" assieme ad altri colleghi del Pd un "incontro dei familiari vittime Eternit e Matteo Renzi martedi' 25 alle 16.30". Lo riferisce su twitter il senatore del Pd, Stefano Esposito.

Conferma l'impegno il ministero dell'Ambiente per la bonifica dall'amianto a Casale Monferrato.Dopo gli oltre tre milioni di euro stanziati a settembre scorso, il dicastero guidato da Gian Luca Galletti, con un decreto firmato nella giornata di ieri, assegna 1 milione e 104 mila euro al comune piemontese.

Ieri  assemblea pubblica dell'Afeva (Associazione Familiari Vittime Amianto) a cui hanno partecipato anche il sindaco, Titti Palazzetti, i Sindaci del territorio e il presidente della Regione Piemonte, Sergio Chiamparino, a Casale Monferrato a tre giorni dalla sentenza della cassazione, che ha annullato il processo Eternit. Ieri sera invece c'e' stata una fiaccolata per le vie del centro dei cittadini di Casale.

Mercoledi' 26 novembre in Sala consiliare e' in programma un consiglio comunale straordinario. Intanto il presidente del Piemonte Sergio Chiamparino ha dichiarato che "se ci sono possibilita' in cui la Regione avra' margini di intervento ci saremo. La regione Piemonte sara' sempre al fianco dei cittadini di Casale Monferrato". Il governatore ieri pomeriggio ha parteicpato  a Casale all'assemblea dell'Associazione familiari e vittime dell'amianto.

Riguardo alla sentenza della Corte di cassazione Chiamparino ha poi ribadito: "Quando il diritto cozza contro la giustizia, allora vuol dire che c'e' qualcosa che non funziona nella macchina". Il presidente del Piemonte ha poi assicurato il massimo impegno della regione per quanto riguarda i fondi necessari per la bonifica del territorio casalese.




SARAH SCAZZI: IL 12 DICEMBRE CORTE D'APPELLO DECIDE SU SOPRALLUOGO NELLA CASA MISSERI

Redazione

Taranto – Nell'udienza del 12 dicembre (inizio alle 10) del processo per l'omicidio di Sarah Scazzi la Corte d'Appello di Taranto sciogliera' la riserva sulla richiesta avanzata dalla difesa a proposito di un sopralluogo nella casa della famiglia Misseri ad Avetrana. A chiedere un sopralluogo e' l'avvocato di Cosima Serrano, madre di Sabrina Misseri, che insieme alla figlia il 20 aprile del 2013 e' stata condannata all'ergastolo dalla Corte d'Assise di Taranto. Infatti la difesa di Cosima e di Sabrina ritiene che ad uccidere Sarah – che il 26 agosto del 2010, giorno del delitto, aveva 15 anni – sia stato Michele Misseri, zio della ragazza, e che l'omicidio sia avvenuto nel garage dell'abitazione di casa Misseri. La Corte d'Assise ha invece sentenziato che Sarah e' stata uccisa in casa Misseri dopo un litigio con la cugina Sabrina e che le due donne l'abbiano strangolata lasciando poi a Michele il compito di occultare il cadavere in un pozzo delle campagne di Avetrana dove fu poi trovato la notte del 7 ottobre del 2010.
  Nell'udienza di oggi, i giudici dell'Appello hanno sospeso i termini di custodia cautelare per Cosima e Sabrina che restano quindi in carcere a Taranto sino alla fine del processo di appello (madre e figlia rischiavano di uscire a gennaio prossimo se il processo di secondo grado non si fosse concluso) e deciso inoltre che alcune delle telefonate tra Sabrina e il padre Michele prima dell'arresto di quest'ultimo saranno trascritte. Nell'udienza del 12 dicembre ci sara' il giuramento del perito incaricato della trascrizione. No, invece, da parte dei giudici di Appello ad un nuovo interrogatorio di Michele Misseri in aula. A seguito della morte di un imputato avvenuta nei mesi scorsi – Cosimo Cosma, nipote di Michele Misseri, condannato nel 2013 a 6 anni per soppressione di cadavere – adesso gli imputati sono scesi da 9 a 8. Oltre a infliggere l'ergastolo a Sabrina Misseri e alla madre Cosima Serrano, il 20 aprile 2013 la Corte d'Assise di Taranto, presieduta dal giudice Rina Trunfio, ha condannato a 8 anni Michele Misseri, accusato di soppressione di cadavere, a 6 anni Carmine Misseri, fratello di Michele, accusato di soppressione di cadavere, e a 2 anni Vito Russo, ex avvocato di Sabrina, per intralcio alla giustizia. Con l'accusa di favoreggiamento, poi, i giudici della Corte d'Assise hanno inflitto un anno di reclusione ciascuno ad Antonio Colazzo e Cosima Prudenzano e un anno e 4 mesi a Giuseppe Nigro, con pena sospesa




ETERNIT: SIAMO STATI NOI!

Per il tramite di Domenico Leccese pubblichiamo un articolo del Prof. Massimo Zucchetti del Politecnico di Torino 

Non scri­verò poi molto. Lo stanno già facendo molti, troppi altri. Anche molti che hanno taciuto per anni, che non hanno fatto nulla per­ché que­sto non acca­desse, e che sarebbe bello tacessero.

Que­sto è solo l’elenco delle vit­time. Come cit­ta­dino di que­sto Stato mi ver­go­gno, per­ché se que­ste per­sone sono morte ed i loro assas­sini restano impu­niti per il reato di strage ambien­tale è anche colpa mia. Ora Raf­faele Gua­ri­niello li met­terà sotto pro­cesso per omi­ci­dio aggra­vato: pas­se­ranno altri anni, ma non si arrende, lui.

Guar­diamo in fac­cia la realtà: i par­la­menti e i governi ita­liani di ieri e di oggi son pieni di gente che si è sal­vata da una con­danna penale solo gra­zie alla pre­scri­zione. La pre­scri­zione Eter­nit è solo un effetto col­la­te­rale di que­sto: la Casta HA BISOGNO di una Giu­sti­zia lenta e inef­fi­cace. Se no molti di loro sareb­bero dentro.

Siamo tutti col­pe­voli, comun­que: lo Stato, la Giu­sti­zia, la Poli­tica  ci rap­pre­sen­tano: li abbiamo eletti, votati, aval­lati appel­lan­doci a loro ed uti­liz­zan­doli quando ci servivano.

Loro hanno fatto que­sto, loro hano ucciso: ucciso Arietti Maria, nata il 4 aprile 1927 e morta il 26 luglio 1995 di Meso­te­lioma Peri­to­neale e Asbestosi.

Loro hanno fatto in modo che i col­pe­voli la pas­sino liscia e non ven­gano puniti, per ora. Insieme ad Arietti Maria, anche gli altri 2190, elenco par­ziale tratto dagli atti pro­ces­suali ora pre­scritti, fermo al 2008, men­tre ogni giorno con­ti­nuano a morire. E siamo a circa tre­mila, men­tre il picco delle morti sarà fra il 2020 e il 2025.

Sono stati loro. Loro ci rap­pre­sen­tano. Quindi: siamo stati noi. Inu­tile gri­dare ver­go­gna vergogna.




FRANCESCO STORACE: CHIESTA CONDANNA A SEI MESI PER VILIPENDIO A NAPOLITANO

Redazione

 Il pm, Laura Pezone, ha chiesto la condanna a sei mesi di reclusione per il segretario della Destra, Francesco Storace, nel processo che lo vede imputato di offesa all'onore e al prestigio del Capo dello Stato per alcune dichiarazioni rese nell'ottobre del 2007. Per il pubblico ministero, che ha chiesto per Storace la concessione delle attenuanti generiche, tenuto conto dello stato di incensuratezza e del fatto che, dopo quelle dichiarazioni, l'imputato si e' scusato con il Capo dello Stato, le espressioni utilizzate "sono pesanti, insultanti e aggressive perche' offendono l'istituzione che rappresenta l'Unita' d'Italia"




ELENA CESTE: QUELLA FALSA TESTIMONIANZA

di Simonetta D'Onofrio

Andy Warhol lo aveva detto tanto tempo fa, nel ‘68; “In futuro ciascuno avrà 15 minuti di fama”. Una profezia che spesso si è avverata, in modo particolare accade nell’era del Web 2.0.
Si può fare lo stesso lavoro in molti modi diversi. Nel campo giornalistico la differenza tra chi esercita la sua attività con la dovuta professionalità ed etica che ne deriva e chi, pensando di ottenere un riscontro immediato, non segue gli stessi parametri qualitativi dei suoi colleghi più scrupolosi, è data dalla verifica delle informazioni di cui si è entrati in possesso.
In questi giorni si è potuto assistere a una vera e propria lezione di giornalismo, che è stata effettuata da Federica Sciarelli, conduttrice del programma “Chi l’ha visto”, su Rai3, a molti, troppi suoi colleghi che, pur di sperare di alzare di una frazione percentuale lo share della propria trasmissione, non si fanno scrupolo di infangare vittime e testimoni, inventano particolari scabrosi, solo per parlare a quella componente meno nobile dei propri telespettatori.
La scorsa settimana alla redazione del programma di Rai3 era giunta una testimonianza di una persona che dichiarava di aver frequentato in chat Elena Ceste. Una testimonianza corredata di stampe delle conversazioni effettuate tra la donna di Costigliole d’Asti e l’interlocutore che oggi è uscito allo scoperto.
Ma l’inviata Lilly Viccaro Theo non ha creduto alla ricostruzione, e invece di mandare in onda la testimonianza che si riteneva fasulla, ha avvertito i Carabinieri che lo hanno smascherato e denunciato per aver fornito false informazioni.
Sarebbe stato più semplice creare una trasmissione su questa novità, un nuovo presunto amante di Elena, una nuova occasione per far parlare di se gettando altro fango su una donna uccisa. sensazionalismo. Rinunciando a qualche spettatore morboso, ma guadagnando in credibilità.
Si è parlato molto sul caso di Elena Ceste, ancor prima che il testimone fasullo fosse approdato nelle maglie della notorietà, in questo caso negativa, toccando i punti più delicati e intimi di una donna, madre di quattro ragazzi. Nessuno pensa, però, al danno diretto che può causare nei figli di Elena, il clima che quest’ultimi respirano quotidianamente. Dopo avere saputo del ritrovamento del cadavere della madre, devono sopportare anche le torture derivanti da chi vuole solo sfruttare il clamore mediatico. Ogni giorno devono destrarsi contro ogni accanimento verso la loro mamma, pudicamente stanno affrontando il dolore, fortunatamente fuori dai riflettori.




DEPRESSIONE POST PARTUM: COME RICONOSCERLA E COME INTERVENIRE

A cura della Dott.ssa Catia Annarilli, psicologa psicoterapeuta

La gravidanza e il parto nella vita di una donna sono momenti molto importanti, ci si trova a vivere profondi ed intensi cambiamenti emotivi e corporei che la obbligano ad una riorganizzazione profonda del proprio essere donna; il vissuto generale in queste circostanze, spesso, è di profonda vulnerabilità. È pensiero comune quello per cui ogni donna in gravidanza viva una felicità intensa per la formazione della nuova vita e per la famiglia che si allarga e, per tali ragioni, sentimenti depressivi o aspetti di ansia e preoccupazione potrebbero non essere riconosciuti. Gravidanza e parto, in realtà, possono anche essere intense fonti di stress tali da scatenare nelle neo mamme alcuni disturbi caratteristici come quelli dell’umore: da forme più lievi fino a stati più patologici.

La reazione psicologica successiva alla nascita di un figlio è imprevedibile ed estremamente variabile. È legata e condizionata dalle aspettative più profonde della donna e della famiglia, dalle modalità e dalla dinamica del parto, dall’allattamento, dallo stato di salute della donna dopo il parto, dalla presenza di una solida e consolidata relazione con il partner. La discrepanza fra le aspettative e la reale situazione può alimentare sentimenti e vissuti di profonda inadeguatezza tali da indebolire la donna e rendere incerta la relazione di accudimento primario; è proprio in questo momento che è opportuno sondare la presenza di sintomi specifici della depressione o di pensieri infanticidi.

Alcune donne possono avere difficoltà ad accettare il nuovo stato provando sentimenti contrastanti, oscillando tra felicità e paura. Anche se questo tipo di reazioni sono molto comuni, non vengono quasi mai espresse dalle donne per timore di essere giudicate inadeguate nella funzione materna; la mancanza di ascolto di queste parti di Sé può determinare un passaggio in cui sentimenti di tristezza e ansia si trasformano in  veri e propri sintomi depressivi.

La depressione post-partum è un disturbo dell’umore, può colpire le donne nel periodo immediatamente successivo al parto. È una condizione diversa sia da quella definita baby-blues, che dalla psicosi puerperale; la prima caratterizza le primissime settimane dopo il parto, è una sindrome benigna transitoria abbastanza diffusa, che non necessariamente si trasforma in uno stato patologico depressivo vero e proprio, e che solitamente ha una risoluzione spontanea in breve tempo; la seconda, la psicosi puerperale, è invece uno stato psicopatologico grave caratterizzato da sintomi psicotici veri e propri, che richiede l’immediato intervento di uno specialista.

Fattori di rischio nell’insorgenza della depressione post-partum.

Sembrerebbe che i fattori di rischio per la DPP non siano diversi da quelli per la depressione nella popolazione generale: questi aumentano solo la probabilità che una depressione si possa manifestare ma non sono fattori causali necessari. Alcuni ritengono che l’improvvisa variazione ormonale – calo del livello degli estrogeni e del progesterone – possa essere un fattore scatenante, ma appaiono decisamente più significativi gli aspetti di carattere psicologico, come:

storia personale di depressione; timore per le nuove responsabilità; cambiamento del proprio aspetto fisico; depressione durante la gravidanza; mancanza di sostegno sociale e/o familiare; gravidanza non pianificata; avere già due o più figli; disoccupazione; la fatica fisica del post-partum e le alterazioni del sonno possono essere un potente induttore di stress che agendo sul sistema immunitario materno può ridurre la capacità di difesa e di reazione, rendendo la donna più vulnerabile alla depressione;

Soprattutto per il primo figlio, la donna deve affrontare alcuni importanti compiti evolutivi di riorganizzazione psichica:

cambiamento di ruolo nelle relazioni sociali; costruzione di una nuova identità femminile; nuovo equilibro di coppia; confronto con la propria relazione materna; perdita dello stato simbiotico con il bambino; confronto fra il bambino immaginato e quello reale; relazione di dipendenza con il figlio;

Molte pazienti tendono a non riconoscere il proprio stato depressivo, può  esserci riluttanza a confessare questi vissuti per vergogna, senso di fallimento o timore di essere giudicate inadeguate alla cura del proprio bambino. Alcune attribuiscono ai repentini cambiamenti di umore, alla stanchezza e alle difficoltà di relazione la causa del disagio piuttosto che ammettere di essere depresse.

La depressione materna non trattata può interferire negativamente con lo sviluppo cognitivo, emotivo e comportamentale del bambino.

Il riconoscimento precoce dei sintomi depressivi e dello stato di profonda sofferenza della donna permette di attuare tempestive azioni psicoterapeutiche e farmacologiche (se necessarie), utili alla positiva risoluzione della situazione.

Cosa fare? Come chiedere aiuto?

L’intervento deve essere sempre tempestivo per contenere il più possibile gli effetti dannosi per la mamma e il neonato. È importante rivolgersi a uno psicoterapeuta in quanto il sostegno psicologico e la psicoterapia risultano essere gli interventi più efficaci nella cura e gestione del momento depressivo post parto. 

La psicoterapia

La donna che soffre di depressione post parto deve essere aiutata a riconoscere i segnali del malessere, e a formulare una richiesta di aiuto. Ha bisogno di ritrovare fiducia in sé stessa, nelle proprie capacità di madre e di donna, deve essere sostenuta nella costruzione della relazione di attaccamento con il proprio bambino. Ha bisogno di essere accolta, ascoltata e compresa nei vissuti di colpa e di vergogna che la sofferenza ha determinato, compromettendo a livello profondo la sua autostima e la costruzione della nuova identità materna. Per tutti questi motivi un percorso di psicoterapia e di accompagnamento alla maternità sembra essere il trattamento elettivo nell’incontro terapeutico, dove la donna può trovare uno spazio di ascolto neutro e poter depositare ed elaborare i sentimenti più inconfessabili senza sentirsi giudicata, potendo ritrovare il senso della propria storia alla luce della nascita di un figlio, e all’ombra della rivisitazione del rapporto con la propria madre. La maternità riporta la donna a rivivere emozioni legate al rapporto con le proprie figure di attaccamento, e talvolta ciò può essere fonte di conflitto e di disagio interiore; nello spazio di ascolto terapeutico anche questi aspetti possono trovare un contenimento rassicurante in un processo evoluto di crescita del ciclo vitale. 

Il trattamento farmacologico quando è necessario ?

I farmaci psicotropi possono essere dannosi per il feto e per il neonato, e possono compromettere l’allattamento al seno. È quindi necessario considerare gli effetti patogeni e la tossicità perinatale;  di conseguenza, l’uso di farmaci deve avvenire solo dopo attenta valutazione da parte di uno psichiatra e dietro sua diretta prescrizione. Qualora fosse necessario un trattamento farmacologico questi dovrebbe possedere il più basso profilo di rischio per la mamma e per il neonato, dovrebbe prevedere un dosaggio minimo efficace a permetterne l’allattamento. È consigliabile comunque affiancare sempre l’assunzione di farmaci ad un trattamento psicoterapeutico.

Dott.ssa Catia Annarilli

Psicologa – psicoterapeuta

Cell. 347.130714  dott.catia.annarilli@cpcr.it 

www.centropsicologiacastelliromani.it

Piazza Salvatore Fagiolo n. 9 00041 Albano laziale

 




SARAH SCAZZI: DOMANI RIPRENDE IL PROCESSO IN APPELLO A TARANTO

Redazione

Taranto – Riprende domattina a Taranto in Corte d'Appello il processo per l'omicidio di Sarah Scazzi, la 15enne di Avetrana scomparsa il 26 agosto del 2010 e ritrovata senza vita, ai primi di ottobre dello stesso anno, in un pozzo nelle campagne di Avetrana al confine tra le province di Taranto e Lecce. Nella seconda udienza la Corte dovra' pronunciarsi su una serie di eccezioni sollevate dalla difesa dei principali imputati (Sabrina Misseri e la madre Cosima Serrano, entrambe condannate all'ergastolo per il delitto, e Michele Misseri, marito di Cosima e padre di Sabrina, condannato a 8 anni per soppressione di cadavere). La sentenza di primo grado e' stata pronunciata ad aprile 2013. Una nuova deposizione in aula per Michele Misseri, il riascolto della telefonata tra Michele e Sabrina la notte di ottobre 2010 in cui l'uomo fu fermato dai carabinieri, una perizia psichiatrica per lo stesso Michele, un nuovo sopralluogo a casa Misseri dove Sarah, secondo quanto emerso in primo grado, fu strangolata e uccisa: sono alcune delle richieste avanzate dai legali nella precedente udienza e sulle quali la Corte d'Appello di Taranto dovra' ora pronunciarsi. Mentre la Procura generale chiede la sospensione dei termini di custodia per Sabrina e Cosima che il prossimo 20 gennaio potrebbero lasciare il carcere se il processo di secondo grado non si fosse ancora concluso, la difesa di Sabrina, guidata dall'avvocato Franco Coppi, punta invece a riaprire l'istruttoria. Gli avvocati della cugina di Sarah insistono da tempo su un concetto: non e' stata Sabrina, con l'aiuto della madre Cosima, ad uccidere la quindicenne, ma lo zio Michele. "Sceneggiate", e' tranchant il giudizio degli avvocati della famiglia Scazzi sulle dichiarazioni di Michele Misseri che rivendica la sua responsabilita', anche perche' l'uomo si e' prima addossato il delitto, portando i carabinieri nel luogo dove il cadavere della 15enne era stato nascosto, poi ha incolpato la figlia Sabrina, poi ancora e' tornato ad assumersi la responsabilita' dell'omicidio. Tesi, questa, che Michele Misseri porta avanti da mesi prima della sentenza di primo grado. Ma per i giudici di Corte d'Assise, si legge nella sentenza di un anno e mezzo fa, Michele Misseri "non ha ucciso Sarah Scazzi, non ha assistito al delitto, non ha appreso dai reali protagonisti i dettagli dell'accaduto, non ha cognizione del contesto nel quale l'omicidio si e' verificato". Sarah e' stata uccisa da Sabrina, secondo i giudici di primo grado, perche' entrambe erano in competizione sullo stesso ragazzo. E quindi la gelosia e la passione sentimentale hanno spinto Sabrina, al termine di un litigio avvenuto in casa, ad uccidere la cugina. Secondo la ricostruzione della Corte d'Assise, infatti, Sarah Scazzi il pomeriggio del 26 agosto e' andata a casa Misseri, ha avuto una prima lite con Sabrina e Cosima, ha cercato di fuggire ma e' stata raggiunta in strada e riportata in casa dove poi e' stata strangolata dalle due donne.

Rispetto al primo grado, nella vicenda gli imputati adesso sono 8. Oltre a infliggere l'ergastolo a Sabrina Misseri e alla madre Cosima Serrano, il 20 aprile 2013 la Corte d'Assise di Taranto, presieduta dal giudice Rina Trunfio, ha anche condannato a 8 anni Michele Misseri, zio di Sarah, accusato di soppressione di cadavere e a pene minori gli altri imputati in primo grado.