LEGGE STABILITA': ARRIVA LA BOLLINATURA DELLA RAGIONERIA DELLO STATO

Redazione

Era attesa non senza polemiche di contorno. Poi, d'un tratto è arrivato il via libera della Ragioneria di Stato alla legge di stabilita'. "Completato il corredo tecnico dalla Ragioneria Generale dello Stato il ddl Stabilita' viene ora trasmesso al Quirinale". Cosi' il Mef su twitter, anuncia che ' giunta la bollinatura della Ragioneria generale dello Stato. Intanto le regioni fanno fronte comune contro i tagli alla sanita' e ai trasporti. "La proposta e' condivisa. Le posizioni delle Regioni sono serie e unanimi. Continueremo a tenere una posizione comune" perche' la legge di stabilita' "non incida sulla sanita' e i trasporti in maniera cosi' dura" ha detto Stefano Caldoro, governatore della Campania, parlando con i giornalisti prima della Conferenza delle Regioni. "Credo che sia interesse del governo – ha spiegato – non tagliare i servizi ai cittadini. Noi vogliamo entrare nel merito con il governo in modo trasparente. Se l'intenzione e' colpire i cittadini sulla sanita' e sui trasporti – ha concluso – non e' sostenibile". E' comunque tramontata l'ipotesi del pagamento delle pensioni il 10 di ogni mese, ipotesi prevista inizialmente dalla legge di Stabilita'.
  Lo ha confermato il ministro del lavoro, Giuliano Poletti, a margine di un convegno al Senato. "Si sta valutando – ha aggiunto – solo la situazione per chi e' titolare di piu' pensioni. La logica riguarda un tema di funzionamento e di efficienza dei meccanismi Inps di pagamento. Questa e' l'unica cosa su cui si sta riflettendo"




CADAVERE VICINO CASA ELENA CESTE: VICINI ALL'ESITO DI ROMANAZZI

di Angelo Parca

Ore frenetiche di estenuante attesa per il riconoscimento del cadavere ritrovato nell’astigiano a circa due chilometri dall’abitazione di Elena Ceste òa mma di quattro figli scomparsa completamente nuda dalla sua casa la mattina del 24 gennaio scorso. Non si può escludere che il cadavere in avanzato stato di decomposizione trovato nelle campagne dell'Astigiano possa appartenere a Federica Farinella, la trentenne ex modella di Rivoli scomparsa nel nulla il 2 settembre 2001 dalla casa di campagna dei genitori a Chiusano d'Asti. Lo rende noto “Chi l’ha visto?”, che ha interpellato il padre Francesco, che non si è mai arreso, continuando a battersi con gli altri familiari dell’associazione Penelope, di cui è vicepresidente per il Piemonte. “Ho pensato subito a mia figlia”, ha detto al programma Francesco Farinella, che dunque chiederà che il confronto con il Dna del corpo ritrovato sia fatto anche con quello della sua Federica.

Sarà Francesco Romanazzi, direttore della medicina legale di Alba (Cuneo), ad effettuare l'autopsia del cadavere trovano sabato scorso in un canale di scolo nelle campagne dell'Astigiano, a pochi chilometri dall'abitazione di Elena Ceste. L'esame autoptico, che verrà eseguito nei prossimi giorni, servirà a stabilire se i resti appartengono o meno a Elena Ceste. Il medico legale, accompagnato dal comandante provinciale dei carabinieri di Asti, tenente colonnello Fabio Federici, ha effettuato nel pomeriggio di ieri 21 ottobre 2014 un accurato sopralluogo nell'area del ritrovamento. Erano presenti anche gli investigatori del Nucleo investigativo dell'Arma e la scientifica.

La storia 

Elena aveva rapporti d’amicizia anche con alte figure maschili. Viene accertato dagli inquirenti che riceva diversi messaggi sul suo cellulare personale e che aveva anche un proprio profilo personale su Facebook, all’insaputa dei familiari. Aveva riallacciato amicizie con molte persone legate al suo passato.

Gli investigatori hanno chiesto a Michele se fosse a conoscenza del contenuto dei messaggi ricevuti da Elena, che in alcuni casi sono riconducibili a legami amorosi intrattenuti dalla giovane donna. Michele si è sempre mostrato incredulo a tutto ciò e avrebbe messo le mani sul fuoco, a conferma dell’ottima reputazione che aveva per lui la sua consorte. Mai e poi mai si sarebbe comportata così, distraendosi con altri uomini, lontano dal focolare domestico. Insomma era per tutti una donna casa e chiesa.

Anche a luglio nella trasmissione “Chi l’ha visto?”, la giornalista Federica Sciarelli ha detto che in redazione era arrivata anche una lettera da un amico della vittima, il quale sarebbe a conoscenza di alcuni dettagli della vita coniugale di Elena Ceste e del marito. La conduttrice ha letto solo la parte iniziale del testo, evidenziando che l’autore avrebbe affermato di essere a conoscenza del fatto che Elena avesse intenzione di richiedere la separazione coniugale. La Sciarelli ha invitato l’artefice della missiva a farsi avanti, poiché come lui sostiene, non è alla ricerca di clamore e non è tanto meno un mitomane. La lettera rimane una pista valida, che potrebbe far cadere la maschera a chi ancora oggi, cade dalle nuvole. 

Tante sono le circostanze oscure in questo caso. Anche la mattina della scomparsa, il 24 gennaio, Michele si recò da un medico, proprio perché era turbato dal comportamento che avrebbe avuto sua moglie la sera prima della scomparsa. Proprio su questo episodio ci sono le telecamere che hanno ripreso i movimenti dell’uomo, che a tutt’oggi non è accusato di nulla. Ed è il marito a confermare che qualcosa di preoccupante doveva esserci nello stato d’animo della moglie: “Mi aveva detto delle cose molto strane, confidandomi di aver paura che qualcuno ci portasse via i nostri bambini. Anche al suo risveglio mi aveva detto che non si sentiva bene e per questo mi aveva chiesto se potessi accompagnare io i nostri figli a scuola. Poi però aveva cambiato idea e mi aveva detto di lasciarli a casa. Allora io l’avevo tranquillizzata e poi ero uscito. Rientrando a casa, dopo aver lasciato i bambini a scuola, mi ero fermato davanti allo studio del medico. Era ancora chiuso. Mi ero segnato Borano di ambulatorio perché volevo che visitasse mia moglie. Arrivato a casa, Elena non c’era più».

       




MARE NOSTRUM E TRITON: ALFANO, "DUE MISSIONI DISTINTE"

Redazione

A ribadire le differenze tra Mare Nostrum e Triton è il nostro ministro dell'Interno: "Mare Nostrum e Triton sono due missioni completamente distinte". Lo ha ribadito il ministro dell'Interno Angelino Alfano durante un'audizione in comitato Schengen. "Sono circolati imprecisi accostamenti tra le due missioni, e sbaglia di grosso chi parla soltanto di un cambio di nome – ha spiegato Alfano – l'operazione Triton e' decisa, portata avanti e finanziata dall'Unione europea, con una governance completamente affidata all'agenzia Frontex mentre Mare Nostrum e' stata decisa, portata avanti e finanziata dall'Italia per fronteggiare un'emergenza. Le due missioni – ha ricordato il ministro dell'Interno – hanno anche compiti completamente differenti: Triton operera' al confine delle acque territoriali, Marte Nostrum arrivava in prossimita' delle coste libiche". "Anche le modalita' operative saranno completamente diverse – ha proseguito Alfano – anche perche' l'obiettivo di Frontex e' quello di contrastare l'immigrazione clandestina e la tratta di esseri umani e questo impone l'obbligo di rispettare le norme e le procedure in tema di sorveglianza delle frontiere esterne. Sara' un'attivita' di vigilanza non passiva, ci saranno azioni dissuasive e si potra' procedere all'ispezione dei natanti, al sequestro dei mezzi e al fermo di persone a bordo. Naturalmente – ha concluso Alfano – la priorita' di Frontex, come ha ricordato anche il suo direttore nei giorni scorsi, resta la salvezza di vite umane".
  Alfano ha precisato che "Saranno mantenuti i tradizionali presidi di screening sanitario dei migranti al momento dello sbarco e prima dello smistamento verso i vari centri d'accoglienza". 




SCAJOLA: SI APRONO LE PORTE DEL PROCESSO

Redazione

Reggio Calabria –  Prima o poi doveva iniziareE' iniziato a Reggio Calabria il processo che vede imputato l'ex ministro dell'Interno Claudio Scajola, accusato di procurata inosservanza di pena a favore dell'ex deputato Amedeo Matacena, latitante a Dubai dopo la condanna a 5 anni per concorso esterno in associazione mafiosa, pena ridotta recentemente dalla Cassazione a 3 anni. In aula e' presente lo stesso Scajola, ai domiciliari, che ha ottenuto il permesso di recarsi nella citta' calabrese per il processo. Il collegio e' presieduto da Natina Prattico'. Scajola, accompagnato dal legale Perroni, ha fatto il suo ingresso nel tribunale senza rilasciare dichiarazioni data la sua condizione di detenuto agli arresti domiciliari. Secondo le indagini della Dia, che nel maggio scorso lo hanno portato in carcere insieme alla moglie dell'ex deputato Amadeo Matacena, Chiara Rizzo, e ad altri, l'ex ministro si sarebbe attivato per favorire la latitanza di Matacena, condannato per concorso esterno in associazione mafiosa, ai fini del trasferimento da Dubai, dov'e' latitante, in Libano. Per Scajola gli inquirenti avevano chiesto anche l'aggravante del concorso esterno in associazione mafiosa respinta dal gip.




LEGGE STABILITA': LIBERI PROFESSIONISTI NEL MIRINO

di Adriano Palozzi, consigliere regionale FI

Sono completamente d’accordo con l’ordine degli psicologi del Lazio: i cambiamenti previsti dal disegno della legge di stabilità, sfornato dal governo Renzi, sul regime dei minimi delle partite Iva preoccupano poiché potrebbe incidere pesantemente sull’economie di migliaia di liberi professionisti. Nel caso specifico, l'innalzamento dell'aliquota Irpef dal 5% al 15% colpirebbe, solo nella nostra regione, 5mila psicologi iscritti all'albo, un vero e proprio esercito – composto, tra le altre cose, da molti giovani – già costretto a navigare in un mercato in allarmante contrazione. E’ doveroso, dunque, che il premier Renzi rimoduli il documento economico-finanziario nella consapevolezza maturata che i giovani professionisti rappresentano il futuro del nostro paese e non il solito agnello da sacrificare all’altare della spending review




MARCO PANTANI: ODORE DI CAMORRA NELLA VERSIONE DI VALLANZASCA

Redazione

Renato Vallanzasca, il capo della "Banda della Comasina" che terrorizzo' Milano negli anni '70, ha risposto in carcere alle domande dei carabinieri in merito alla riapertura del caso Pantani. La delega ai carabinieri arriva dal pm di Forli' che sta indagando sulla morte del "Pirata". In particolare, Vallanzasca aveva riferito di alcune voci raccolte in carcere su un presunto complotto per alterare le analisi del sangue di Marco Pantani ed escluderlo cosi' dal Giro d'Italia del 1999. Vallanzasca aveva raccontato di essere stato avvicinato all'epoca da un uomo della camorra, detenuto come lui nel carcere di Opera, che gli avrebbe suggerito di scommettere sul Giro d'Italia ma non su Pantani, che in quel periodo stava inanellando una serie continua di vittorie. Il camorrista anonimo, secondo Vallanzasca, escludeva categoricamente che Pantani avrebbe concluso il giro, profezia che si sarebbe poi puntualmente avverata quando il campione fu trovato positivo ai test antidoping il 5 giugno 1999.

Come riportato sulla Gazzatta, quel test eseguito a Pantani si sarebbe potuto annullare con un semplice ricorso. Perché? I medici avevano violato il protocollo del Comitato Olimpico (che deve seguire anche l’Unione ciclistica internazionale): la provetta dove è stato riposto il sangue di Pantani è stata scelta a caso dal medico. Non si poteva e non si può fare: spetta all’atleta questo gesto perché il flaconcino deve essere al di sopra di ogni sospetto. L’ispettore di Campiglio, Coccioni, nel libro In nome di Marco, spiega: "Il test poteva essere cassato. Ma nessuno sollevò il problema…".

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MARCO PANTANI: RIAPRE L'INCHIESTA SU CAMPIGLIO




EVASIONE FISCALE MILIARDARIA: 62 INDAGATI PER FATTURE INESISTENTI

Redazione

Roma – Grandissima operazione delle fiamme gialle. I finanzieri del Nucleo speciale di polizia valutaria hanno scoperto un'ingentissima evasione fiscale realizzata da societa' consortili e cooperative, operanti nei settori del trasporto, del facchinaggio, delle pulizie e della vigilanza privata. Sono in corso, sul territorio nazionale, perquisizioni e sequestri preventivi di beni per centinaia di milioni di euro (immobili, aziende e rapporti finanziari) nei confronti di 62 persone indagate.
  L'evasione fiscale avveniva attraverso l'utilizzo di fatture per operazioni inesistenti. Tra i reati contestati nell'indagine, coordinata dalla procura di Roma, anche la bancarotta fraudolenta e il riciclaggio. 




CADAVERE VICINO CASA DI ELENA CESTE: POTREBBE ESSERE UNA DONNA

di Angelo Barraco

Motta di Costigliole D’Asti – Non è escluso che il cadavere rinvenuto a circa due chilometri da casa di Elena Cesta appartenga proprio alla donna.Da indiscrezioni, sembrerebbe che il medico legale non escluda che il cadavere possa essere quello di una donna e quindi presumibilmente, considerato anche il fatto che il corpo ritrovato è privo di indumenti e che Elena sarebbe scomparsa nuda, possa essere proprio il corpo di Elena. Ora si è in fremente attesa dell'esito dell'esame del Dna. L'osservatore d'Italia vi terrà agiornati sulla questione.

Il Caso

Motta di Costigliole D'Asti, pochi abitanti che si conoscono tutti. Sono le 08:15 del 24 gennaio, Elena è solita accompagnare i figli a scuola ma quella mattina non si sente bene e chiede al marito di accompagnarli. Alle 08.35 il marito, Michele Buoninconti, rientra a casa e trova vicino il cancello i vestiti di Elena e gli occhiali dalla quale la donna non si separava mai perché miope e sul tavolo trova la fede nuziale. Elena sparisce, da qui inizia un mistero fitto.

Elena sparisce in venti minuti, stando al raccondo del marito, un spazio temporale oggettivamente scarso. Una donna nuda si sarebbe notata subito e invece nessuno vede Elena nuda camminare per strada. Il marito, appena tornato a casa e dopo aver visto quei vestiti per terra si allarma perché per lui è una vergogna che una donna cammini nuda per strada e allora si mette alla ricerca della donna ma non trova nulla.
Il signor Buoninconti è l’ultima persona ad aver visto Elena, madre di quattro figli e devota alla famiglia.

Ma chi era Elena Ceste? Che abitudini aveva?
Elena era una donna che, dopo il diploma si era messa a lavorare e aveva conquistato la sua indipendenza, ha conosciuto Michele e, dopo il matrimonio ha cambiato le sue abitudini; ha lasciato il lavoro, si è trasferita in un paesino e si è dedicata completamente alla famiglia. Era una donna che andava regolarmente in chiesa con tutta la famiglia ma, a come dichiara il marito, qualcosa in lei era cambiato.
Il marito dichiara che la donna, la sera prima della scomparsa era agitata, e il marito, dopo aver chiesto quale fosse il problema, la donna rispose di aver combinato un guaio e di essere sulla bocca di tutti stupendosi di come il marito non fosse a conoscenza di tale cosa.
Il marito dichiara anche che Elena quella notte gli fece leggere degli sms che la donna avrebbe ricevuto da altri uomini, Michele dichiara anche che la donna chiese a lui di non mandare i figli a scuola perché pensava che fossero a rischio e che qualcuno li avrebbe presi.

Scandagliando la vita della donna, viene fuori che Elena, per distrarsi da quella vita schematizzata e standardizzata che la privava di distrazioni e occupazioni particolari al di fuori della famiglia, si era iscritta su facebook, e tramite il social network sembra avesse riallacciato vecchie amicizie, all’insaputa del marito. La donna sul social network aveva trovato un punto di sfogo che nella vita reale non trovava ed era solita conversare amichevolmentecon  uomini con cui non si sentiva da tempo, ex compagni di scuola, e anche con l’ex fidanzato che è stato con lei prima che la donna si sposasse con Michele. Ed è li che partono le prime indagini, ma non portano a nulla.

Michele, durante la prima fase delle indagini punta subito il dito su due persone, accusandole di essere coloro che importunavano Elena e quindi di essere stati loro ad averla istigata all’allontanamento. Vengono verificate le posizioni di queste persone e risulta che queste due persone hanno un alibi e non possono essere loro.
Vengono analizzati dalla polizia scientifica i vestiti che Michele dice di aver trovato vicino al cancello, ma su di essi non vi è traccia alcuna di esposizione all’atmosfera ergo quei vestiti non sono mai stati lì fuori poiché se fossero stati fuori ci sarebbero stati elementi scientifici che avrebbero supportato questa tesi.

 




GARLASCO: BICICLETTE E SCARPE, QUEGLI OGGETTI CHE HANNO TANTO DA DIRE

di Angelo Parca

Ancora colpi di scena sul caso dell'omicidio di Chiara Poggi a Garlasco. Nuove richieste istruttorie su scarpe, biciclette e sui presunti graffi sulle braccia di Alberto Stasi sono stati al centro dell'intervento del pg Laura Barbaini durante l'udienza di stamane del processo a carico dell'ex studente bocconiano, imputato per l'omicidio di Chiara, avvenuto il 13 agosto 2007 a Garlasco. In particolare, la rappresentante della pubblica accusa ha chiesto di acquisire la documentazione contabile che dimostrerebbe l'esistenza di due biciclette da donna, di cui una dello stesso modello di quella sequestrata a Stasi durante il processo d'appello-bis, nella disponibilita' della famiglia del giovane. Queste bici sarebbero state regalate al papa' di Alberto, Nicola, morto a dicembre dell'anno scorso, da un fornitore. Il pg vuole capire dove siano finite queste bici e se una di esse coincida con quella sequestrata a Stasi e ritenuta dall'accusa il possibile mezzo a bordo del quale il killer si reco' a uccidere Chiara.
  Inoltre, il pg ha chiesto alla Corte d'Assise d'Appello di acquisire la documentazione relativa al paio di scarpe che Stasi avrebbe acquistato prima del delitto, ma che non sono poi state trovate nella sua disponibilita' dai carabinieri dopo il crimine. Di queste calzature risulterebbe traccia dall'utilizzo di una carta di credito della quale sono stati ricostruiti i movimenti nelle settimane precedenti il delitto.
  Queste scarpe, secondo gli accertamenti svolti fin qui, non sarebbero tuttavia mai finite nell'elenco di quelle prelevate dai carabinieri a casa Stasi. Il pg ha poi chiesto di ascoltare in aula alcuni dei carabinieri che intervennero il 13 agosto di sette anni fa in relazione ai due piccoli graffi sull'avambraccio che Stasi aveva quando si presenta' alla stazione dei carabinieri di Garlasco, riferendo di avere trovato la fidanzata morta sulle scale di casa. Un particolare che non era sfuggito a un brigadiere che, convocato quest'estate dal pg, ha consegnato al magistrato delle foto dalle quali risulterebbero queste lievi escoriazioni. A quanto si e' saputo, Stasi avrebbe detto che quei graffi erano stati causati dal suo cane

La camminata                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                   La perizia sulla ricostruzione virtuale della camminata di Alberto Stasi in casa Poggi e' stata depositata nelle cancelleria della prima Corte d'Assise di Appello di Milano, davanti alla quale si sta celebrando il processo d'appello-bis a carico di Alberto Stasi, imputato per l'omicidio di Chiara Poggi, avvenuto il 13 agosto 2007 a Garlasco. La perizia, che consta di 160 pagine, e' stata consegnata in cancelleria dai tre esperti che erano stati nominati dai giudici che hanno deciso riaprire il dibattimento nella primavera scorsa. A cercare di ricostruire i movimenti di Alberto Stasi per capire se potesse non sporcarsi le suole delle scarpe con il sangue della vittima sono stati il medico legale torinese Roberto Testi e i professori Gabriele Bitelli e Luca Vittuari dell'universita' di Bologna. Stando alle indiscrezioni filtrate nei giorni scorsi, il lavoro dimostrerebbe che sarebbe stato quasi impossibile per Stasi non calpestare le macchie di sangue. Perdipù si cercano le famose scarpe con suola a pallini che avrebbero lasciato la firma sul delitto. Stando alle indiscrezioni la taglia sarebbe la 42, la stessa di Alberto Stasi anche se le scarpe consegnate dal ragazzo sarebbero marca Lacoste.

L’omicidio
Il 13 agosto del 2007 Alberto Stasi, studente di Economia e Commercio alla Bocconi, prova a prendere contatto telefonicamente la fidanzata Chiara Poggi, con la quale aveva trascorso la sera precedente, mangiando due pizze, prima di tornare a casa, perché in quel periodo Alberto stava preparando la tesi di laurea.
Verso le 13.30 si reca a casa della fidanzata, non ricevendo risposta al citofono decide di scavalcare il cancello. Arrivato sulla porta di casa, decide di entrare, e trova molto sangue a terra, seguendo le tracce verso la tavernetta trova il corpo di Chiara.
Chiama subito i soccorsi, e si reca nella vicina caserma dei Carabinieri, che distano pochi metri dalla villetta dei Poggi.
Chiara è morta per una decina di colpi violenti inferti con un’arma appuntita, che non sarà mai ritrovata, tra le 9 e le 12 di mattina (l’orario preciso non sarà mai stabilito). Nella villetta le uniche tracce presenti sono quelle di Chiara, dei suoi familiari, di Alberto e di un falegname che aveva fatto dei lavori pochi giorni prima della morte (oltre alle tracce dei soccorritori chiamati da Stasi).
Le indagini si concentrarono sull’ex fidanzato. Hanno destato sospetto l’atteggiamento dopo il ritrovamento del cadavere (sembra che il tono di voce di Stasi quando chiamò il 118 era troppo “rilassato”), le tracce del DNA di Chiara sulla bici di Alberto, la mancanza di sangue sotto le sue scarpe, nonostante il pavimento della casa fosse pieno.
Alberto Stasi venne arrestato il 24 settembre, ma la scarsità d’indizi certi convinse il GIP a scarcerarlo dopo quattro giorni. Nelle indagini successive (dicembre 2007) viene trovato nel computer di Stasi materiale pedopornografico, elemento che ha contribuito a minare l’immagine del fidanzato di Chiara nell’opinione pubblica. Il 3 novembre 2008 Alberto Stati viene rinviato a giudizio per l’omicidio di Chiara Poggi.




YARA GAMBIRASIO: NULLA DA FARE PER MASSIMO BOSSETTI

di Angelo Parca

 Massimo Bossetti resta in carcere. Il tribunale del riesame di Brescia ha respinto il ricorso, presentato dai legali del muratore arrestato per l'omicidio di Yara Gambirasio, contro il rigetto dell'istanza di scarcerazione deciso dal gip del Tribunale di Bergamo, Ezia Maccora. All'udienza, a porte chiuse, martedi' scorso, aveva voluto partecipare lo stesso Bossetti. I giudici di Brescia avevano tempo fino a domani per sciogliere la riserva.

La morte di Yara – E' il 26 novembre 2010 quando Yara esce dalla palestra che dista poche centinaia di metri da casa e di lei si perdono le tracce. Tre mesi dopo, il suo corpo viene trovato in un campo abbandonato a Chignolo d’Isola, distante solo una decina di chilometri da casa. L’autopsia svela una ferita alla testa, le coltellate alla schiena, al collo e ai polsi. Nessun colpo mortale: era agonizzante, incapace di chiedere aiuto, ma quando chi l’ha colpita le ha voltato le spalle lei era ancora viva. Il decesso è avvenuto in seguito, quando alle ferite si è aggiunto il freddo.

Perizie e analisi –  Le analisi effettuate in laboratorionon hanno avuto esiti interessanti: nessuna traccia rilevante a carico di Bossetti.  

La prova del DNA – La prova del DNA in un processo ha un valore di indizio. Il test del DNA è stato replicato ben quattro volte dai Ris di Parma, Statale di Milano, Istituto di medicina legale di Pavia, San Raffaele di Milano, dando sempre identici risultati. Ma la traccia di codice genetico era molto piccola e non è certo che ci sia ancora del materiale genetico con cui si possa fare una nuova perizia come vorrebbe la difesa nominando anche dei suoi periti. 

Chi è Massimo Bossetti – Originario di Clusone, Massimo Giuseppe Bossetti ha 44 anni, è sposato e ha tre figli. L’uomo, senza precedenti penali, lavora nel settore dell’edilizia ed ha una sorella gemella. Il Dna lasciato sul corpo della vittima sarebbe sovrapponibile a quello di Giuseppe Guerinoni, l’autista di Gorno morto nel 1999 e ritenuto in base all’analisi scientifica il padre dello sconosciuto assassino al 99,9%. 

Il profilo genetico del presunto assassino è in parte noto. Per questo era stata riesumata la salma di Giuseppe Guerinoni, morto nel 1999, che secondo gli esami scientifici risulta essere il padre del presunto assassino di Yara. Avere la certezza che l’autista è il padre dell’uomo che ha lasciato il proprio Dna sui vestiti di Yara non risolve il problema: trovare il killer, un presunto figlio illegittimo di cui non c’è traccia. L’ultima conferma sull’analisi scientifica arriva nell’aprile scorso contenuta nella relazione dell’anatomopatologa Cristina Cattaneo, la stessa esperta che aveva eseguito l’esame sulla salma della giovane vittima. 

Una situazione decisamente incredibile per come ci si è arrivati e che adesso pesa come un macigno su quest'uomo che apparentemente sembrerebbe una persona legata alla sua famiglia e amante degli animali. Insomma un uomo comune come tutti e non un presunto assassino di una ragazzina innocente barbaramente uccisa. Chiunque sia l'assassino, difronte ad un omicidio così efferato non bisogna provare compassione per nessuno  ma cercare di accertare la verità dei fatti con lucidità e prove inconfutabili. Non con elementi flebili perché la famiglia di Yara Gambirasio cerca giustizia, lo ha detto fin dall'inizio: la loro figlia è stata uccisa e loro vogliono sapere chi è il colpevole.




MAURIZIO GASPARRI COMMENTA LA FOTO DI UNA RAGAZZA: PARTONO LE MINACCE DI QUERELA… SUL WEB

Redazione

Guerra a colpi ti tweet tra il giudice di "X Factor" Fedez e il vicepresidente del Senato Maurizio Gasparri. Il vice presidente ha commentato una foto di Fedez ritratto con un cartello "#Stopinvasione della Lega Nord! Io accolgo migranti in casa. Gratis!" con "questo coso dipinto ha avuto qualcosa da ridire?". Poi lo scontro si è spostato su un'altra foto del rapper con una ragazza a cui Gasparri ha consigliato di fare la dieta. E partono annunci di querele.

Poi Fedez in una nota spiega la sua posizione: "Ma voglio fare l'unica cosa concreta che mi sembra possibile: se MariaPia, la ragazza insultata dal Vice Presidente del Senato, decidesse di rivalersi tramite vie legali, io sarò felice di sostenere il costo dell'azione. Non per dispetto. Non per vendetta. Per ottimismo. Perché non ce la faccio più a leggere quotidianamente di queste persone. Fa nulla se poi qualcuno avrà da dire che insisto a voler fare politica e a volermi occupare di cose che non mi riguardano da vicino. Per me il rispetto, in particolar modo da parte di chi detiene il potere, è la base della democrazia rappresentativa e della società civile stessa. Altrimenti serve a poco sdegnarsi e stupirsi dei ragazzini torturati negli autolavaggi e fare le campagne ministeriali anti bullismo. Io non ce la faccio a considerare un atto di violenza come qualcosa che non mi riguardi. Non è politica. E' solo buon senso".

Gasparri: "Saro' io a querelare, sono stato insultato, ho solo risposto" – "La fan di Fedez su Twitter? Quando mi si insulta io rispondo. Lei mi ha insultato e io le ho risposto”. Maurizio Gasparri, Vicepresidente del Senato di Forza Italia a 'Un Giorno da Pecora' su Rai Radio2, ha risposto così alle critiche che gli sono piovute addosso dopo lo scambio di battute con una fan del rapper. Poi rincara: "Io sono stato insultato, mentre io ritengo che si debba rispettare il prossimo. Io non chiedo scusa, chieda scusa lei, visto che mi ha offeso”. Fedez ha detto che se la ragazza volesse farle causa, lui sosterrebbe le spese legali: “Io sono stato insultato. – risponde – Vuol dire che il mio avvocato vorrà denunciare i genitori di questa ragazza, se lei è minorenne”. Infine su eventuali denunce: "C'è un insulto nei miei confronti, mi è stato detto 'sporco' e cose di questo tipo. Quindi sconsiglierei di querelarmi. E anzi, a questo punto la querela la farò prima io".