STAMINA: I COMITATI CURE COMPASSIONEVOLI DENUNCIANO ALLA VIGILANZA RAI LA CONDOTTA DI PAONE

di Cinzia Marchegiani


Un Alessandro Cecchi Paone senza freni inibitori e molta arroganza, stile giustizialista, alla trasmissione le Amiche del Sabato, condotto da Lorella Landi su Rai 1 lo scorso 1° febbraio, aveva aggredito la signora Francesca Atzeni, mamma della piccola Ludovica, affetta da una patologia rara, la Tay Sach. Era stata invitata assieme ad altri ospiti per poter parlare della sua testimonianza riguardo i miglioramenti che sua figlia aveva acquisito, dopo aver fatto le infusioni col metodo stamina proprio agli Spedali Civili di Brescia.
I Presidenti, Gianpaolo Carrer, del “Comitato Cure Compassionevoli” e Francesco d’Andria del “Comitato Art. 700”, hanno inviato una lettera a denuncia del comportamento dello stesso Alessandro Cecchi Paone agli indirizzi preposti al controllo e vigilanza Rai senza escludere, ovviamente il Presidente Commissione Parlamentare di Vigilanza dei Servizi Radiotelevisivi, Sergio Zavoli.

La seguente la missiva è stata inviata a firma del presidente Francesco d’Andria, Comitato Art.700, lo scorso 3 febbrario:
“Con la presente esprimiamo tutta la nostra indignazione e disapprovazione per il comportamento osservato dal sig. Cecchi Paone nel corso della trasmissione di cui in oggetto, nei confronti della sig. Francesca Azteni, mamma di Ludovica, ospite in trasmissione. Riteniamo che l’affermazione “far pubblicità a un truffatore”, sia offensiva e lesiva della dignità delle persone e in particolare delle famiglie dei malati che, loro malgrado, sono costrette a presenziare in trasmissioni televisive per cercare di fare chiarezza sulla nota vicenda Stamina e fornire, con la propria esperienza diretta, la testimonianza sui miglioramenti ottenuti dai propri figli. Parole lesive della reputazione di noi famiglie che, nonostante i provvedimenti giudiziari ottenuti nei vari tribunali d’Italia, ci ritroviamo a dover difendere il diritto alla salute sancito dalla costituzione italiana. Tale diritto, riconosciuto in tutto il mondo civile, continua ad essere negato quotidianamente e da sempre in Italia a tutta una categoria di persone che annulla interamente la propria esistenza per far fronte ad un familiare disabile e che si trova a dover fronteggiare uno Stato assente che si nasconde dietro le contingenze storiche ed economiche. L’assoluta mancanza di rispetto mostrata dal sig. Cecchi Paone verso la sofferenza che noi “famiglie con disabilità”, combattiamo ogni giorno, insieme ai nostri figli, ai nostri familiari, non può essere trascurata dall’azienda RAI. Pertanto, chiediamo in via preliminare il rigoroso rispetto del codice etico aziendale e la garanzia di professionalità delle figure impiegate, nonché di voler intraprendere tutte le necessarie misure disciplinari nei confronti dei responsabili di quanto accaduto al fine di ripristinare le condizioni minime di civiltà a cui occorre attenersi nelle trasmissioni. Si denunciano, altresì, oltre alle dichiarazioni offensive ed ingiuriose, anche il comportamento incontrollabile e oscurantista del soggetto che, non cedendo mai la parola, ha, di fatto, impedito il regolare svolgimento del contraddittorio durante la trasmissione e la prosecuzione della stessa. Esigiamo, infine, che si chiarisca e rettifichi la Sua posizione nei confronti delle dichiarazioni e del comportamento osservato dal sig. Cecchi Paone al quale si richiede di esprimere chiarimenti e pubbliche scuse per le offese ingiuriose da lui pronunciate nei confronti di tutte le famiglie dei malati coinvolti nella nota vicenda Stamina.
Fiduciosi che l’Azienda Pubblica in indirizzo intraprenda ogni provvedimento del caso, corre l’obbligo di comunicare che il comitato dei pazienti in lista di attesa per la Metodica Stamina sta valutando ogni azione legale a tutela della dignità e dell’onore delle famiglie dei malati.”
Oggi, il Comitato Cure Compassionevoli si è associato a questa denuncia, come afferma il suo Presidente Gianpaolo Carrer, inviando la denuncia agli stessi indirizzi per la vigilanza Rai, per il comportamento oltraggioso del giornalista Alessandro Cecchi Paone.
Si legge: “Il Movimento nell’esprimere verso il comportamento tenuto dal Sig. Alessandro Cecchi paone, intende rendere noto che sta valutando le azioni legali da intraprendere nei confronti dello stesso. Si auspica che la Rai, in ipotetiche prossime puntate in cui viene dichiarato l’intento di voler proporre al pubblico la testimonianza delle famiglie che stanno seguendo il protocollo Stamina, predisponga in studio di programmazione una conduzione umana e professionale idonea a raggiungere il dichiarato fine, nel rispetto della situazione particolare delicata che si trovano a vivere le famiglie di questi malati gravi. Il Movimento chiede alla Rai e alla sua Commissione di Vigilanza, il rigoroso rispetto del codice etico aziendale, di un vero contraddittorio con soggetti di pari numero per ciascuna posizione rappresentata e, nonché, di voler intraprendere tutte le necessarie misure nei confronti dei responsabili di quanto accaduto al fine di ripristinare, e assicurare per il futuro, le condizioni minime di civiltà e correttezza cui occorre attenersi nelle trasmissioni. Il Movimento chiede alla Rai che venga chiarita la sua posizione nei confronti del diretto responsabile dell’accaduto ed esige pubbliche scuse da parte del sig.Alessandro Cecchi Paone nei confronto della sig.ra Francesca Atzeni e nei confronti di quei malati e/o famiglie che si sono sentiti profondamente offesi, indignati ed intimoriti per il suo comportamento, non di meno si auspica che lo stesso Cecchi Paone porga pubbliche scuse anche nei confronti della conduttrice Lorella Landi, che è parsa, visibilmente, in forte disagio per quanto stava accadendo durante la trasmissione condotta.”

Enzo Frenna apostrofava così:“L'arroganza rampante di una certa categoria di politici e finanzieri è come un'infezione di una ferita: se non si cura rapidamente (magari con mezzi drastici) si allarga e infetta l'intero organismo sociale.

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STAMINA: CECCHI PAONE DOVREBBE SCUSARSI

Laura Giberti – telespettatrice indignata ed offesa come mamma, nonna e persona

Sembrava una persona colta ed intelligente mentre mandava in onda quello che studiavano gli altri. Avevano ragione quelli del primo grande fratello, mi vergogno di essere stata tanto ottusa. Ora copri cariche amministrative, copri poltrone, passi da una poltrona all’altra dentro agli schermi per fare questue e vivere di elemosine milionarie, per fare l’opinionista senza opinione, senza conoscenza e sapienza ma solo oltraggio con l’arroganza che lui li è di casa. Abbaiare quello è l’unica cosa che sa fare; tutte le volte che passa non dice una cosa vagamente decente e non è una questione di scelta sessuale; i gay non sono così e si rifiutano di essere distinti da simili personaggi, se c’è un gay che si sente ben rappresentato deve farsi curare perché ha ben altro problema che l’uguaglianza e l’integrazione od il riconoscimento civile e sociale.
Eccitato e concitato assalta una madre disperata che prova di tutto per salvaguardare la vita ed aumentarne la qualità di vita di una figlia?.
Come si permette? chi non sa di cosa parla deve tacere ed imparare. Sabotare il parere degli altri ed abbaiare non significa avere un parere tantomeno condivisibile; disumano oltre che oltraggioso e vergognoso da mandare in onda.
Esprimere un concetto non significa per forza avere ragione, non significa avere il diritto di reprimere esperienze che lui non conosce e non si può permettere di giudicare.
Quella di una madre che soffre deve avere il contegno ed il rispetto di tutti; ha fatto la parte di un carnefice che deliberatamente uccide e da per spacciato la vita del figlio di un altro “un bambino”.
Se non si sa di che si parla, prima cammina sui passi degli altri e poi forse ne parli ma non ti permettere di dare giudizi abbaiati ed offendere, ignobile presa di posizione da querela verso Lui e verso chi lo ha mandato in onda.
Senza il rispetto per il dolore umano di una madre ed una malattia senza scampo di bambini, innanzi tutto, di figli che “zitto tu” perché non sono tuoi. Malattia che mi viene spontaneo augurale perché fa ancora in tempo ad assaggiarne l’effetto, anche se è in ritardo; già invecchiato ed arrivato su un podio immeritato e troppo pagato, al di sopra
di ogni valore umano.
Come gesto dovuto, ritendomi fortunata di essere stata privilegiata, da non avere avuto una simile esperienza e con accorata partecipazione mi sento comunque coinvolta.
Sono i genitori i migliori ed unici aventi diritto a gestire il meglio e la salute dei propri figli.
Correte dietro ai genitori amorevoli e lasciate delinquere quelli che uccidono i bambini deliberatamente.
Complimenti! Anche noi abbiamo un cervello che funziona, pun non avendo il male della prima donna, pur non essendo oggetti da copertina e non avendo avuto occasioni milionarie che vivono al di sopra di chi li mantiene a vita con il sudore della fronte e poi sono loro che hanno un’opinione.
“Indecente” è stato indecente dovete chiedere scusa in diretta a quella madre, a tutti quei bambini ed interdite la violenza verbale dagli schermi.

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BARI: SGOMINATO DA CARABINIERI E POLIZIA IL CLAN MAFIOSO “PESCE-PISTILLO” CHE GESTIVA I TRAFFICI DI COCAINA, EROINA, HASHISH E MARIJUANA IN TUTTA LA PUGLIA.

Redazione

Bari – E’ in corso dalle prime luci dell’alba una vasta operazione nell’area del nord barese, condotta congiuntamente da oltre 100 agenti e militari della Questura e del Comando Provinciale Carabinieri di Bari, con l’aiuto di elicotteri e unità cinofile,  finalizzata all’esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale barese a carico di esponenti del clan mafioso “Pesce – Pistillo”, imperante ad Andria e zone limitrofe. Sono accusati a vario titolo di associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, nonché di diversi episodi di cessione e detenzione di cocaina, eroina, hashish e marijuana.
L’indagine, condotta da Carabinieri e Polizia in piena collaborazione e sotto  il costante coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia di Bari, ha fatto luce su circa un decennio di attività del clan, mettendo a fuoco l’articolata organizzazione del gruppo criminale, i cui vertici, benché in carcere, continuavano a dare ordini per gestire i traffici illeciti in tutta la Puglia, potendo contare su cassieri, procacciatori di ingenti quantitativi di droga e varie squadre di pusher per lo spaccio al dettaglio, protette da un efficace sistema di vedette che assicuravano protezione dagli sguardi indiscreti delle Forze dell’Ordine.

 




"BOOM DI ITALIANI A LONDRA"

di Christian Montagna

Basta un semplice giro per Covent Garden o Oxford Street per rendersi conto della massiccia presenza di italiani a Londra. Le bellissime strade londinesi infatti sono colme di attività di italiani. Interi nuclei familiari che in preda alla disperazione hanno abbandonato la penisola in cerca di fortuna. E a Londra, la fortuna l'hanno trovata. Certo perché lì c'è uno stato che funziona. Una città che non riposa mai. Iperattiva 24 ore su 24. Bus, metropolitane, assistenza turistica: è tutto ben funzionante. Un organizzazione studiata ad hoc per conferire maggior confort ai cittadini. I furbetti che evadono il fisco, che non emettono lo scontrino fiscale che non pagano i biglietti della metropolitana qui non sono ammessi.Somiglia al paese dei balocchi che veniva raccontato nelle favole. Eppure a Londra co-convivono numerose culture diverse, ci sono i criminali, c'è lo spaccio di droga ma lo stato non gli garantisce lunga vita. Per noi italiani tutto ciò è un utopia. Molti italiani emigrati a Londra hanno saputo approfittare di un sistema meritocratico per ottenere posizioni di prestigio, altri approfittando di leggi più tolleranti hanno avuto possibilità di attingere a crediti finanziari e hanno creato imperi economici. Ho ascoltato diverse storie: Daniela giovane ragazza 28 enne di origine italiana è emigrata per imparare bene la lingua e ha scoperto l'esistenza di un mondo a noi ignoto, quello del lavoro. Andrea giovane ragazzo sardo dice di non riuscire nemmeno più a stare un giorno nella sua amata terra dopo che nella città inglese ha scoperto il mondo dei sogni. Sentire queste storie fa male. Un giovane che per riuscire a vedere uno spiraglio di luce nel suo futuro è costretto a scappare dall'Italia. Ci stanno costringendo ad un esodo di massa. Soltanto nel 2001 il censimento britannico contava oltre centosette mila residenti nel Regno Unito di cui circa 39 mila a Londra. L'incremento dal 1991 era di ben dieci mila persone per cui se fosse continuato alla stessa velocità oggi sarebbero oltre 50 mila. Uno stato che non imprime una pesante pressione fiscale, che incoraggia l'apertura di aziende favorendo le assunzioni è degno di essere chiamato tale e noi purtroppo siamo lontani da questa concezione. Che fine farà l'Italia se tutti i giovani andranno via? Chi penserà al futuro del paese?. Rimarremo esanimi aspettando che ci prosciughino anche le ultime forze che ti tengono in vita… 




LAVORO: PER 1 STUDENTE SU 4 IL FUTURO E' NELL' ITALIAN FOOD

Redazione

In Italia vedono una prospettiva di lavoro futuro nell’agricoltura e nel cibo quasi uno studente su quattro con ben il 23 per cento degli iscritti al primo anno delle scuole secondarie superiori tecniche e professionali che ha scelto per il 2013/2014 un indirizzo legato all’agricoltura e all’enogastronomia. E’ quanto afferma il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo in occasione della giornata inaugurale di Fieragricola di Verona che ospita nello stand della Coldiretti, nel padiglione 2, uno spazio dedicato alle idee geniali proposte dalle nuove generazioni in agricoltura, dal vino di giuggiole dell’Odissea agli agrocosmetici alle stelle alpine, dai mobili rivestiti da fibra di fico d’India alle mozzarelle con latte di capra, dal ragu’ di trota al latte a lunga conservazione 100 per 100 italiano.

Nell’anno scolastico 2013/2014 si sono iscritti al primo anno degli istituti tecnici e professionali della scuola secondaria di secondo grado, statali e paritarie 262.716 giovani e tra questi ben il 23 per cento ha optato per l’agricoltura, l’enogastronomia e l’ospitalità alberghiera, che complessivamente hanno registrato 60.017 nuovi iscritti. Una tendenza che si sta accentuando negli ultimi anni nelle scuole superiori che è confermata anche dai livelli superiori di istruzione, secondo un’analisi della Coldiretti sulla base di una ricerca Datagiovani relativa agli effetti della recessione sugli Atenei italiani nel periodo dal 2008 ad oggi. Le iscrizioni alle Facoltà di scienze agrarie, forestali ed alimentari hanno fatto registrare la crescita piu’ alta nel periodo considerato con un aumento del 45 per cento.

Numeri che testimoniano una vera rivoluzione culturale, confermata anche dai risultati di un sondaggio Coldiretti/Ixe’ secondo il quale il 54 per cento dei giovani oggi preferirebbe gestire un agriturismo piuttosto che lavorare in una multinazionale (21 per cento) o fare l’impiegato in banca (13 per cento). Ed anche che il 50 per cento degli italiani ritiene che cuoco e agricoltore siano le professioni con la maggiore possibilità di lavoro mentre solo l’11 per cento ritiene che l’operaio possa avere sbocchi occupazionali. D’altra parte, secondo l’indagine, il 79 per cento degli Italiani sostiene che in futuro in Italia ci sarà un numero minore di fabbriche. Per questo – continua la Coldiretti – l’88 per cento degli italiani afferma che il sistema di formazione nazionale andrebbe riqualificato anche con un corso specializzato all’Università sulla valorizzazione del Made in Italy.

“I giovani hanno visto prima e meglio di altri dove ci sono reali prospettive e di fiducia per far tornare a crescere l’Italia”, ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nel sottolineare che “è in atto una rivoluzione generazionale che punta su quegli asset di distintività nazionale che garantiscono un valore aggiunto nella competizione globale come il territorio, il turismo, la cultura, l’arte, il cibo e la cucina”.

I VINCITORI DELL’OSCAR GREEN COLDIRETTI PRESENTI IN FIERAGRICOLA

Il vino di giuggiole – Viene direttamente dall’Odissea l’idea della marchigiana Martina Buccolini di produrre un vino di giuggiole, sulla scorta di quello assaggiato da Ulisse nell’isola dei lotofagi. Un vino che necessita di ben tre anni per essere realizzato ma in questo modo, il vecchio detto di sentirsi in un "brodo di giuggiole" prende forma e diventa realtà, si chiama 'giuggiolone' e insieme alle conserve inimitabili dell'azienda macina premi e riconoscimenti in Italia e nel mondo. Oggi Martina, con la sua azienda, lavora al recupero della biodiversità, riportando in vita antiche ricette e frutti scomparsi. Ne sono un esempio le confetture, i sott’olio e le salse vendute in tutto il mondo, di cui l’ultimo esempio è un condimento preparato riscoprendo le erbe di campo.

I cosmetici alla stella alpina – Aveva intrapreso una carriera professionale, ma il richiamo della stella alpina l'ha trattenuta nelle meravigliose montagne del Trentino. Così Moira ha mollato tutto ed è ritornata alla natura. Oggi, grazie alla sua straordinaria capacità di analisi del mercato, una spiccata visione futura e soprattutto la grande abilità con le nuove tecnologie riesce a far arrivare i suoi cosmetici realizzati con le erbe tipiche del territorio, dalla stella alpina all’arnica fino al genepy, in ogni angolo del Bel Paese attraverso la pratica dell'E-shop. La sua azienda ha inoltre sposato la multifunzionalità, oltre ai cosmetici offre ai suoi clienti prodotti e trasformati a chilometro zero, fattoria didattica e visite guidate per un'esperienza indimenticabile sulle vette incantate del magico mondo del Trentino.

Gli agrimobili di fico d’india – Erano destinate alla discarica e rappresentavano un problema da risolvere per molti agricoltori le foglie di fico d'india da smaltire. Ma quella fibra resistente ha acceso una lampadina nella testa del pugliese Marcello Rossetti che ha creato la prima linea di agrimobili, ossia complementi d’arredo interamente rivestiti dalla fibra di questo particolare frutto che viene estratta dalle pale ancora verdi. Grazie alla cura nella lavorazione ed i trattamenti effettuati che garantiscono una assoluta resistenza nel tempo ciascun mobile risulta autentico ed inimitabile perchè le venature della fibra creano disegni e colori sempre unici. Nell'incantato centro storico di Lecce il punto vendita 'Sikalindi' è la gioia di turisti, curiosi e clienti provenienti da ogni parte del mondo.

La mozzarella di pecora per intolleranti – I suggestivi pascoli sardi non sono soltanto pagine di storia o capitoli di meravigliosi romanzi. Ma sono l'aroma di prelibatezze incredibili. E’ nata così la prima mozzarella a base di latte di pecora. Una sorpresa per i golosi, ma soprattutto una grande occasione per quanti vivono il problema dell'intolleranza al latte vaccino. Insomma i prodotti dell'azienda Pab'é is téllasa di Maria Atzeni hanno raggiunto un incredibile successo tra i più esigenti ristoratori del territorio, ma anche tra le più esigenti casalinghe dei mercati di campagna amica. E se la filiera ovina di Sardegna, in questa realtà chiude perfettamente il cerchio, il primato della prima mozzarella di pecora è la semplice conferma di aver fatto la scelta giusta.

Il ragù di trota – Scendono dalle vette più alte del Piemonte e finiscono nelle vasche dell'azienda agricola San Biagio di Delia Revelli. Sono le acque pure di sorgente dentro cui è allevata un'ampia varietà di pesci d'acqua dolce. Prima fra tutte la trota, sempre più ambita non soltanto in ambito nazionale. A pochissimi passi dalle vasche il prodotto è trasformato e confezionato. Ecco allora che nascono i filetti di trota affumicata, al moscato, grigliati, il paté di trota, il ragù di trota, il tonno di trota, le guance di trota e tanti altri. Come inizio del percorso di vendita diretta Delia Revelli ha partecipato ai mercati di Campagna Amica fino a diventare socio fondatore della cooperativa che gestisce la Bottega di Campagna Amica di Fossano..

Il latte Uht 100% italiano – Il primo latte Uht è pronto a sfidare il fresco. Buono, a lunga conservazione e di qualità. “Scrivano in etichetta dove prendono il latte i nostri concorrenti e siamo pronti a sfidarli sugli scaffali”: questa la scommessa lanciata da Brescia alla concorrenza internazionale da Enrico Bettoni e Pietro Pierani. Dalle stalle al supermercato l'Uht 'Voi' è il fiore all'occhiello del territorio. Una competizione leale basata sulla verità dell'origine, sulla qualità dei processi e sull'eccellenza del prodotto. Così si rinnova l'agricoltura e in azienda si fa spazio la nuova generazione che avanza.




CATANZARO: CONFISCA DI BENI PER 1 MILIONE DI EURO A FRANCESCO LOIARRO

Redazione

Catanzaro – Nella giornata di ieri, personale della sezione misure di prevenzione della Divisione Polizia Anticrimine della Questura di Catanzaro, ha proceduto alla confisca patrimoniale di beni di ingente valore economico a carico di Loiarro Francesco nato a girifalco il 18.3.1955, ivi residente in Contrada Colaierni ed all'esecuzione della misura di prevenzione della sorveglianza speciale della P.S. per la durata di anni uno, ai sensi della vigente normativa antimafia sulle misure di prevenzione.
Il provvedimento emesso dalla seconda sezione penale del Tribunale di Catanzaro nei confronti del Loiarro, ex avvisato orale di P.S. con condanne per reati contro il patrimonio, in materia di armi e di stupefacenti, è conseguente ai numerosi ed univoci elementi specifici accertati dai poliziotti dell'ufficio misure di prevenzione della divisione anticrimine nel corso di pochi mesi di indagini, che hanno dimostrato come il suddetto possa essere ricondotto alla categoria di persone che vivono abitualmente con i proventi di attività delittuose.
Gli elementi investigativi raccolti (fonti documentali, fonti conoscitive) hanno delineato, infatti, l'attualità della pericolosità sociale del Loiarro, presupposto per indurre l'autorità giudiziaria a disporre la confisca dei beni, già sequestrati in via d'urgenza con decreto del 19.11.2012, depositato il 20.11.2012 e convalidato il 18.12.2012, nonché l'applicazione della misura di prevenzione della sorveglianza speciale di p.s. per la durata di anni uno.
L'esecuzione della misura patrimoniale, ha interessato quattro autovetture tra cui una BMW ed una Audi A6, tre appezzamenti di terreno cinque fabbricati ubicati nei comuni di Girifalco e Amaroni.
Il valore complessivo dei suddetti beni, affidati per la gestione ad amministratore nominato dall'autorità giudiziaria, è di circa 1.000.000,00 di euro.
Un decisivo intervento, per il ripristino della legalità, è rappresentato, dunque, dal sistema delle misure di prevenzione patrimoniale, idoneo ad individuare i capitali di provenienza illecita che costituiscono le risorse fondamentali delle consorterie criminali.
La loro vera forza risiede, infatti, nel potere economico e, pertanto, la lotta alle organizzazioni delinquenziali, per essere pienamente efficace, non può prescindere dalla conoscenza e dalla conseguente aggressione dei patrimoni accumulati mediante il compimento di azione delittuose.
Nel caso di specie sono stati aggrediti i beni di illecita provenienza, riconducibili nella disponibilità di persone indiziate di essere abitualmente dediti a traffici delittuosi, mediante l'applicazione della normativa in materia di misure di prevenzione di carattere patrimoniale e segnatamente le norme che prevedono la confisca dopo il sequestro.
Questa operazione conferma l'impegno costante dell'Ufficio Misure di Prevenzione, Settore al quale il Questore di Catanzaro, Dr. Vincenzo Carella, ha dato ulteriore impulso per colpire le organizzazioni criminali dedite ad attività illecite ed individuare i loro patrimoni accumulati con tali proventi.




RAGUSA: TRAFFICO DI DOCUMENTI FALSI PER CENTINAIA DI IMMIGRATI CINESI…COINVOLTI ANCHE 5 RAGUSANI

Redazione

Ragusa – Sono centinaia i cittadini cinesi che si sono ricongiunti in Italia a dei loro parenti nel nostro Paese, in modo illegale. La Squadra mobile di Ragusa ha infatti scoperto un'associazione per delinquere specializzata nella gestione di permessi di soggiorno.

A capo della banda, un cinese di 57 anni ufficialmente imprenditore tessile.

Nella banda anche 5 ragusani che a vario titolo collaboravano alla creazione dei documenti necessari per l'arrivo in Italia di cittadini cinesi: i ragusani in particolare si occupavano di creare falsi contratti d'affitto, falsi contratti di assunzione, false buste paga; un impiegato dell'Ufficio d'igiene della città siciliana ometteva di effettuare i controlli sulle abitazioni dei futuri immigrati, per verificarne la congruità rispetto ai parametri minimi imposti dalla legge. Alla fine, tutta la documentazione veniva portata in questura e i cittadini cinesi, alcuni già in Italia clandestinamente, altri ancora in Cina, ottenevano l'agognato permesso di soggiorno.

I costi? L'affare fruttava alla banda tra i 7 e 9 mila euro per ogni permesso di soggiorno andato a buon fine. Il meccanismo era talmente collaudato che si rivolgevano al "gancio" cinese, connazionali presenti un po' su tutto il territorio nazionale. Richieste arrivavano da Prato, Milano, Torino, Roma, Ancona, Reggio Calabria.

Il sistema si è bloccato quando la Polizia di Stato ha cominciato a contare il numero spropositato di richieste di regolarizzazione di cittadini cinesi incrociando i dati con le denunce che nel frattempo alcuni imprenditori presentavano in questura; l'inps infatti richiedeva a questi ignari datori di lavoro i contribuiti per dipendenti "fantasma" assunti, di fatto, a loro insaputa.

La squadra mobile di Ragusa ha quindi ricostruito tutto il "sistema" creato dai criminali chiudendo il cerchio, stamattina, con gli arresti.




PERUGIA: FURTI TRA TOSCANA E UMBRIA, PRESA UNA BANDA DI 19 LADRI

Redazione

Perugia – Arresti a Perugia, Roma e Siena. A finire in manette, nelle prime ore di questa mattina, sono state nove persone tra albanesi e romeni accusati di numerosi furti, mentre altri due sono tutt'ora ricercati ed altri otto sono indagati.

Gli uomini della Squadra mobile di Perugia, con l'operazione 'Pitbull', hanno fatto chiarezza su 43 furti compiuti dalla banda, tra aprile e agosto scorsi, in esercizi commerciali e abitazioni dell'Umbria e della Toscana.

Le indagini sono iniziate il 15 aprile dopo un furto in una tabaccheria a Perugia, dove alcuni malviventi si impossessarono anche dei biglietti della lotteria istantanea.

Seguendo proprio la riscossione delle vincite i poliziotti sono riusciti, tramite alcuni filmati registrati dagli impianti di videosorveglianza, a individuare i primi malviventi.

Altri riscontri sui componenti della banda gli agenti li hanno trovati attraverso i profili facebook.

Una volta scoperti tutti i componenti dell'organizzazione gli investigatori hanno ricostruito anche i ruoli e le procedure per fare i colpi: i capi della banda individuavano l'obbiettivo e sceglievano le persone da impiegare nell'azione criminale, in base al tipo di furto.

Per piazzare la merce rubata invece, il gruppo aveva organizzato una rete di ricettatori.

I reati contestati ai 19 componenti della banda sono il furto aggravato, la ricettazione, il favoreggiamento e lo spaccio di droga.

La polizia ha inoltre recuperato e restituito ai proprietari 41 autovetture rubate oltre ad altra refurtiva tra trattori, attrezzi edili e da giardinaggio, tabacchi, cellulari, televisori, computer, macchine fotografiche, lavatrici, lavastoviglie e 16 mila litri di gasolio.




VENETO, MALTEMPO: 50 MILA ANIMALI SOTT'ACQUA

Redazione

Ben 12 mila pulcini sono già annegati, ma a rischio ci sono anche 30 mila polli e un migliaio di tori nelle stalle allagate del padovano mentre nel bellunese gli allevatori sono costretti a gettare il latte che non riescono a trasportare per l'isolamento causato dalla neve. È questo il primo bilancio dei danni all'agricoltura che superano già i 10 milioni di euro, presentato dalla Coldiretti veneto al presidente nazionale Roberto Moncalvo in visita alle aree alluvionate. Le coltivazioni a seminativo in pianura di cereali – sottolinea la Coldiretti – soffrono di asfissia e il raccolto è compromesso. Non va meglio per gli ortaggi in pieno campo allagati che stanno marcendo. I pregiati vigneti Doc del Piave sono stati sommersi dall'acqua mentre nelle serre – continua la Coldiretti – a causa dell'umidità le muffe stanno distruggendo le coltivazioni. “La situazione è drammatica nelle campagne dove è scattata la solidarietà degli agricoltori della Coldiretti che, con i trattori, aiutano a rimuovere la neve dalle strade ed aiutare le aziende in difficoltà”, ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nel sottolineare che ci sono tutte le condizioni per chiedere lo stato di calamità per i danni all'agricoltura. Siamo di fronte – prosegue Moncalvo Coldiretti – ai drammatici effetti dei cambiamenti climatici che si sono manifestati con il moltiplicarsi di eventi estremi, sfasamenti stagionali e precipitazioni brevi, ma intense e il repentino passaggio dal sereno al maltempo con vere e proprie bombe d’acqua che il terreno non riesce ad assorbire. Servono le opere infrastrutturali per la raccolta e la regimazione delle acque in una situazione in cui nell’82 per cento dei comuni italiani sono presenti aree a rischio idrogeologico per frane e/o alluvioni. A questa situazione – conclude il Presidente della Coldiretti – non è certamente estraneo il fatto che un modello di sviluppo sbagliato ha tagliato del 15 per cento le campagne e fatto perdere negli ultimi venti anni 2,15 milioni di ettari di terra coltivata. Ogni giorno viene sottratta terra agricola per un equivalente di circa 400 campi da calcio (288 ettari) che vengono abbandonati o occupati dal cemento.

 




MODENA, MAXI OPERAZIONE ANTI DROGA: 31 ARRESTI

Redazione


Modena – Trentuno ordinanze di custodia cautelare in carcere, venti corrieri arrestati e cinque persone indagate a piede libero.
Questi i numeri dell'operazione antidroga, conclusa questa mattina dalla polizia di Modena, denominata ''Bishop'', grazie alla quale è stata smantellata un'organizzazione criminale che gestiva lo spaccio di stupefacenti del tipo ''brown sugar'', in modo capillare in Emilia Romagna e in buona parte del Nord Italia.

L'indagine, della Squadra mobile in collaborazione con la Direzione centrale per i servizi antidroga (Dcsa) ed il Servizio centrale operativo (Sco) della Polizia di Stato, ha permesso di sgominare una banda formata prevalentemente da cittadini di nazionalità albanese, tunisina e marocchina.

Nel corso dell'inchiesta sono stati arrestati diversi corrieri e sequestrati numerosi chilogrammi di eroina tra le città di Modena, Milano, Bologna, Mantova e Novara, in collaborazione con gli agenti delle locali squadre mobili, coadiuvati da equipaggi dei Reparti Prevenzione Crimine e da due unità cinofile di Bologna.




CRISI: NON CI SONO PIU' ANIMALI "NELLA VECCHIA FATTORIA"

Redazione

La crisi mette a rischio la vecchia fattoria in Italia dove in un solo anno sono scomparsi oltre 10 milioni di mucche, maiali, pecore, capre, galline, oche e conigli. E’ la Coldiretti a lanciare l’allarme con il primo dossier sulla scomparsa degli animali dalle stalle italiane, in occasione dell’apertura della Fieragricola di Verona dove è tornata l’“Arca di Noe” con le piu’ rare e curiose razze in pericolo di estinzione. L’iniziativa promossa dalla Coldiretti in collaborazione con Italialleva dell’Associazione italiana allevatori (AIA) nel Padiglione 9 è forse l’ultima occasione per conoscere alcuni animali dal vivo nell’ambito della piu’ grande “stalla” mai aperta al pubblico in città in Italia.

Stalle, pollai e ovili si sono svuotati nel corso del 2013 con la Fattoria Italia che ha perso in un anno – sottolinea la Coldiretti – circa 7 milioni di polli e galline, 750mila tacchini. 700mila conigli e circa mezzo milione tra faraone, oche ed anatre. All’appello – continua la Coldiretti – sono venuti a mancare anche gli animali piu’ grandi: circa un milione di pecore, agnelli e capre, 650mila maiali, 45mila manze e 25mila bufali. Un crollo che – continua la Coldiretti – rischia di compromettere anche la straordinaria biodiversità degli allevamenti italiani dove sono minacciate di estinzione ben 130 razze allevate tra le quali ben 38 razze di pecore, 24 di bovini, 22 di capre, 19 di equini, 10 di maiali, 10 di avicoli e 7 di asini, sulla base dei Piani di Sviluppo Rurale dell’ultima programmazione.

Se dell’asino romagnolo noto per il suo temperamento vivace – sottolinea la Coldiretti – sono rimasti solo 570 esemplari impegnati nella produzione di latte uso pediatrico e per l’onoterapia, della capra Girgentana dalle lunghe corna a forma di cavaturacciolo si contano circa 400 capi per la produzione di latte destinato alla Tuma ammucchiata (formaggio nascosto) stagionata in fessure di muro in gesso e/o pietra, che in passato venivano murate per nasconderle ai briganti. Ma ci sono anche – continua la Coldiretti – la gallina di Polverara, ritratta con il caratteristico ciuffo fin dal 1400 in quadri e opere conservati anche nei Musei vaticani, la Mora romagnola una curiosa razza di maiale dal mantello nerastro, con tinte dell’addome più chiare, i bovini di razza Garfagnina con mantello brinato e pelle di colore ardesia che annovera una popolazione di appena 145 capi o quelli di razza Pontremolese che sono rimasti appena in 46. Piu’ numerose le pecore della razza Brogna con un gregge di qualche migliaio di animali che si caratterizzano dalle macchie rossastre più o meno estese che punteggiano la testa, le orecchie e gli arti mentre la pecora di razza Alpagota, originaria dallo storico altopiano di Alpago da cui prende il nome, puo’ contare oggi su 3363 capi.

A rischio non c’è pero’ solo la biodiversità, ma anche un importante comparto economico con l’allevamento italiano che vale 17,3 miliardi di euro e rappresenta il 35% dell’intera agricoltura nazionale con un impatto rilevante anche dal punto di vista occupazionale con circa 800mila persone al lavoro. La scomparsa della Fattoria Italia fa aumentare la dipendenza dall’estero che ha già raggiunto livelli preoccupanti: l’Italia importa il 42 per cento del latte che consuma, il 40 per cento della carne di maiale, il 30 per cento di quella ovicaprina e il 10 per cento della carne coniglio.

Sotto accusa per la Coldiretti è la mancanza di trasparenza nell’informazione ai consumatori che favorisce la concorrenza sleale di latte e carne a basso prezzo importati dall’estero. “Gli inganni del finto Made in Italy sugli scaffali riguardano due prosciutti su tre venduti come italiani, ma provenienti da maiali allevati all'estero, ma anche tre cartoni di latte a lunga conservazione su quattro che sono stranieri senza indicazione in etichetta, e la metà delle mozzarelle che sono fatte con latte o addirittura cagliate straniere”, ha denunciato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nel chiedere “la piena attuazione della legge sull’obbligo di indicare in etichetta la provenienza di tutti gli alimenti come richiesto peraltro dalla recente mozione approvata all'unanimità dall'Aula della Camera sull'etichettatura dei prodotti alimentari all’inizio dell’anno”.

Attualmente, infatti, in Italia non è obbligatorio indicare in etichetta la provenienza del latte a lunga conservazione in vendita e neanche l’origine del latte di mucca, pecora o capra impiegato nei formaggi. La mancanza di trasparenza in etichetta sulla reale origine colpisce anche la carne di coniglio, pecora, capra o maiale in vendita come fresca o anche trasformata. Le importazioni di carne dall’estero per realizzare falsi salumi italiani di bassa qualità fanno concorrenza sleale ai prelibati prodotti della norcineria nazionale, dal culatello di Zibello alla coppa piacentina, dal prosciutto di San Daniele a quello di Parma, con 615mila maiali “sfrattati” dall’Italia solo nell’ultimo anno.

In Italia sono state importate 57 milioni di cosce di maiali dall’estero destinate ad essere stagionate o cotte per essere servite come prosciutto italiano, a fronte di una produzione nazionale di 24,5 milioni nel 2012, mentre a fronte di un consumo di 2,05 milioni di tonnellate di latte a lunga conservazione solo mezzo milione è di provenienza italiana mentre il resto è stato semplicemente confezionato in Italia o addirittura è arrivato già confezionato, con un impatto negativo sul lavoro e sull’economia del Pese. Ma ad essere importati – conclude la Coldiretti – sono anche semilavorati come le cagliate, polvere di latte, caseine e caseinati che vengono utilizzati per produrre, all’insaputa del consumatore, formaggi di fatto senza latte.