CREMA: ARRESTATO PERICOLOSO LATITANTE

Redazione

Crema (CR) – I carabinieri del nucleo operativo e radiomobile di Crema alle ore 16 circa di sabato scorso in Spino d’Adda lungo la “Paullese” hanno fermato l’AUDI A3 intestata ad una signora albanese di Palazzo Pignano, alla guida un 22enne autotrasportatore albanese dimorante a Pandino accompagnato dal passeggero che esibiva una carta d’identità ed una patente di guida della Lituania. I timbri e la stampa dei documenti insospettivano i carabinieri che conducevano i due uomini in caserma. Le impronte hanno rivelato che il passeggero con documenti falsi lituani era Aleksander EJELLI, 34enne, che in altre circostanze in Italia aveva riferito diverse generalità, ricercato da tre anni e mezzo, con due provvedimenti di cattura a suo carico:

· Ordine di carcerazione dell’ottobre 2010 del Tribunale di Alessandria, condannato per violenza sessuale, tratta, riduzione in schiavitù e commercio di ragazze minorenni finalizzato allo sfruttamento della prostituzione, reati commessi in Romania ed in Italia, nei primi mesi del 2005 a Saluzzo, Milano, Bra, Cuneo ed Alessandria, con sentenza divenuta definitiva il 6 maggio 2010 per rigetto del ricorso da parte della Corte Suprema di cassazione, della pena di nove anni e mezzo deve ancora scontare la pena residua di tre anni, un mese e dieci giorni di reclusione per questo procedimento.

· Ordinanza di ripristino della misura cautelare in carcere emessa dalla Corte di Appello di Torino che preso atto dell’irreperibilità dell’imputato al domicilio di Milano via Lomellina, delle inadempienze, segnalate dai carabinieri di Porta Monforte incaricati della vigilanza, alle prescrizioni imposte all’atto della scarcerazione, disponeva nel giugno 2010 la carcerazione del Aleksander EJELLI che non veniva più reperito; a suo carico gravi indizi di colpevolezza per reati connessi alla tratta delle donne destinate alla prostituzione.

Perquisita l’abitazione in Pandino sono state riscontrate tracce della sua presenza a casa del giovane alla guida dell’auto, per cui a carico dell’autista che lo stava accompagnando è stata avanzata alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Cremona l’ipotesi del favoreggiamento. Al latitante è stato contestato il nuovo reato di uso dei documenti falsi e delle false generalità dichiarate al momento del controllo.

L’arrestato già nel dicembre 2004 in una discoteca a Milano è risultato autore, con alcuni complici, di una spedizione punitiva nei confronti di possibili rivali, questi ultimi vittime di un pestaggio ben organizzato erano finiti in ospedale con gravi lesioni, un episodio forse propedeutico a quanto recentemente accertato dai carabinieri di Milano sul controllo della criminalità al servizio di security nelle discoteche. Il latitante fin dal 2005 è titolare di una agenzia di security che fornisce steward a discoteche milanesi AM Service di via Lomellina, in precedenza era dipendente di un’impresa edile di Melegnano. Anche il carcere, dal 2006 al 2007, per prestazioni lavorative gli ha pagato contributi, come nel 2009 un ristorante di Milano che gli aveva consentito la misura alternativa.




GIORNATA DELLA MEMORIA: TUTTE LE INIZIATIVE

Redazione

Sono numerosi i momenti di incontro e di riflessione dedicati alla "Giornata della memoria" celebrata, in Europa e nel mondo, il 27 gennaio di ogni anno in commemorazione delle vittime del nazismo, dell'Olocausto e in onore di coloro che, a rischio della propria vita, hanno protetto i perseguitati.

In questa occasione si concentrano diverse iniziative organizzate dalle questure per ricordare lo sterminio del popolo ebraico.

A Trieste, una corona di fiori è stata deposta davanti alla lapide che ricorda la prigionia di Giovanni Palatucci, ultimo Questore italiano di Fiume, "Giusto tra le Nazioni", "Servo di Dio" e "Medaglia d'oro al Merito Civile".

Il Cappellano provinciale della Polizia di Stato, don Paolo Rakic, ha benedetto la lapide e la corona.

A Rovigo è stato presentato il libro "KR 73456 Un internato italiano a Essen" di Beatrice Benà e Ahron Locci, rabbino capo della comunità ebraica di Padova. A seguire c'è stata la consegna delle medaglie d'onore ai cittadini italiani, militari e civili, deportati e internati nei lager nazisti.

A Roma, alla Scuola superiore di Polizia, alle 20,30 di questa sera viene presentato il saggio di Mario Avagliano e Marco Palmieri "Di pura razza italiana. L'Italia «ariana» di fronte alle leggi razziali". Per la prima volta in Italia, il libro mette a fuoco la reazione di complicità, indifferenza, opportunismo, ma anche di solidarietà, degli italiani "ariani" ai provvedimenti contro gli ebrei; nel nostro Paese la persecuzione è iniziata con le "Leggi per la difesa della razza" emanate nel 1938 dal regime fascista. Per la stesura del libro l'autore si è avvalso di una ricognizione ampia e approfondita dei documenti dell'epoca provenienti da tutta Italia, quali diari, lettere, denunce, tabella di giornale e relazioni fiduciarie.

Ferrara commemora le vittime della Shoah con una serie iniziative tra cui quella di venerdi 31 gennaio in cui, alle 10,30, nella caserma "Bevilacqua" viene deposta una corona d'alloro al cippo commemorativo dedicato ai cittadini ferraresi di religione ebraica che vi furono ristretti nel febbraio del 1944, prima di essere trasferiti nel campo di concentramento di Fossoli (Modena) e, successivamente, deportati nei campi di sterminio tedeschi, dai quali solo pochi fecero ritorno.

A seguire, presso l'Aula "Melchiorre Fardella", si terrà un incontro, organizzato in collaborazione con l'Istituto di storia contemporanea di Ferrara, sul tema: "Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario", con la partecipazione di esponenti della comunità ebraica, di un testimone della Shoah e di una rappresentanza di studenti degli Istituti "G. Carducci" e "Vergani Navarra".

La "Giornata della memoria" verrà ricordata a Pisa domenica 2 febbraio dove si celebrerà la figura di Angelo De Fiore, questore di Pisa dal 1955 al 1956, quale esempio di umanità e coraggio per aver salvato la moltissimi ebrei.

In suo onore, nella mattinata di domenica, verrà scoperta una lapide nell'atrio della questura e a seguire, nell'area verde "porta della Città", nei pressi dell'aeroporto di "Galileo Galilei" sarà intitolato un giardino al questore De Fiore dove sarà scoperta una scultura.

Molte le iniziative anche nelle altre città italiane, tra cui Bari, Vicenza e Potenza dove sono state consegnate medaglie d'onore a cittadini deportati e internati nei lager.




IMPERIA: UNA LADRA CON 52 IDENTITA' DIVERSE PER NON FARSI SCOPRIRE

Redazione

Imperia – Inventare un nome falso per non farsi riconoscere, si sa, è una prassi assai utilizzata soprattutto da parte di stranieri, ancor più se nomadi e ricercati; averne due o tre passi, ma collezionarne ben 52, con la speranza di non venire scoperti, rappresenta un vero e proprio record.

Ciò che ha spinto Sj., trentasettenne nata a Torino di origine croata, a sbizzarrirsi con tante identità differenti da dichiarare ogni qualvolta veniva denunciata o arrestata in quanto dedita a furti in appartamento e talvolta rapine, è certamente la volontà di perseverare nelle attività criminali.

La donna stava rientrando in piena notte dalla Francia a bordo un autocaravan con targa italiana assieme al marito e al figlioletto. All'ALT della Polizia di Frontiera, per verifiche di routine, ha cercato di eludere i controlli, facendo leva sul suo avanzato stato di gravidanza e sulla presenza del bimbo. Gli Agenti del Settore, con ferma gentilezza, hanno dato sfogo al loro intuito perseverando negli accertamenti e scoprendo così che la stessa era particolarmente "conosciuta" alle Forze dell'Ordine. In ufficio, i Poliziotti del Settore hanno dovuto svolgere un lungo lavoro di analisi e comparazione dati ed impronte, visionando lunghe pagine di precedenti penali ognuno dei quali portava un nominativo differente.

E' stato così appurato che la donna, sotto ben 52 diversi nomi, aveva collezionato reati nelle principali città del Lazio, Lombardia, Veneto, Piemonte, Toscana, Reggio Emilia, Puglia e soprattutto Liguria, giungendo fino a Sanremo; sorprendente la sua capacità di perpetrare furti con scasso in appartamento e rapine per i quali già dall'età di 14 anni, era stata arrestata.
Dal 2008, a seguito di condanna da parte del Tribunale di Alessandria, era ricercata dovendo scontare una pena di 5 anni e 8 mesi per i reati suddetti, ragione per la quale, presumibilmente, si era nascosta in Francia.
Non si esclude pertanto la possibilità che la donna intendesse riprendere la sua "attività" illecita nuovamente nell'estremo ponente approfittando del suo stato interessante, attività a cui gli uomini del Settore hanno messo la parola fine.




TERNI: ENTRA IN PIZZERIA CON LA SIGARETTA ACCESA E AGGREDISCE A CALCI E PUGNI UN CLIENTE CHE GLI CHIEDE DI SPEGNERLA

Redazione

Terni – Quindici anni, albanese, residente a Terni: è entrato oggi pomeriggio in una pizzeria del centro, fumando una sigaretta e un cliente del locale gli ha chiesto di spegnerla; gli si è scagliato contro, riempiendolo di calci e pugni, gridandogli offese di ogni genere; non si è calmato nemmeno quando è arrivata la Volante, tenendo un costante atteggiamento di sfida che ha mantenuto anche in questura, anche davanti al padre, al quale è stato riaffidato.

La vittima, un ternano di 35 anni, ha sporto denuncia per un’aggressione che ha dell’incredibile, tenuto conto dell’età del ragazzo e della brutalità messa in atto, come testimoniato anche dagli altri clienti del locale sentiti dagli agenti.
 




GIORNATA DELLA MEMORIA: LA TESTIMONIANZA DI GIOVANNI TUCCI DEPORTATO NEL CAMPO DI LAVORO DELLA CITTÀ POLACCA DI TORN

di Stefano Venditti

Per non dimenticare il periodo più buio della storia dell’umanità e per tramandare alle nuove generazioni il significato dell’amore verso il prossimo, dell’accettazione della diversità, della forza della democrazia. Una tragedia immane che non dovrà più ripetersi sulla faccia della terra. Con questo preciso scopo abbiamo intervistato il signor Giovanni Tucci per entrare maggiormente nelle vicissitudini che hanno caratterizzato gli anni della propaganda nazista e della consequenziale costruzione dei fantomatici campi di sterminio. Il signor Tucci grazie ad un linguaggio molto semplice e diretto è riuscito a far rivivere, seppur in parte, i suoi due anni di deportato all’interno del campo della cittadina polacca di Torn.

Quando ha deciso di abbracciare il credo dell’esercito italiano?
A diciannove anni, subito dopo aver terminato la scuola. All’epoca i giovani erano forviati dalla propaganda nefasta nazista. Tutti i giovani erano attirati dalla fanfara, dalla bandiera e dal dover difendere la patria dal nemico ebreo. Guardavo con una certa superficialità i miei compagni di scuola che non avevano fatti propri i dettami della legge nazista. All’epoca, addirittura, c’erano dei manifesti che incitavano all’odio verso il diverso. Una propaganda che subito, però, si rilevò ampiamente falsa Dopo appena quindici giorni mi accorsi che ci avevano riempito la testa di grandi bugie e falsità. Noi giovani dell’epoca non eravamo per nulla a conoscenza dei lager e del dolore che c’era al di la dei fili spinati. Ero un soldato semplice dell’esercito italiano che è stato spettatore di quello che è successo che non ha visto ne fatto gesti eroici ma è stato solo testimone dell’atrocità umana. Per fortuna la verità non è rimasta prigioniera ed è uscita fuori dai campi di concentramento dove il dolore è maturato dietro il reticolato

Nei soldati italiani, dunque, iniziava a maturare un senso di ribellione ai dettami nazisti e fascisti?
Certamente. L’episodio che diede il via alla ribellione e alla resistenza dei soldati italiani contro il nemico tedesco si verifico nell’isola greca di Cefalonia. Con estremo coraggio gli ufficiali e i soldati presenti presero la decisione di porre resistenza e di combattere i tedeschi. Un gesto coraggioso che però gli costò la vita. I tedeschi, infatti, fucilarono tutti i militari italiani. L’unico sopravvissuto di questa strage fu un ufficiale, Carmine Santoro, che oggi ha 83 anni e vive a Campobasso ed è stato mio collega alla Prefettura di Campobasso

Come mai è stato deportato?
Eravamo dei pezzenti che volevano fare la guerra ai potenti. Man mano che passavano i giorni cresceva in me un senso di ribellione rispetto a tutto quello che ci avevano detto ed imposto dall’alto. L’odio verso il “diverso” si stava tramutando in amore verso il prossimo. Proprio per questo ero visto con sospetto nell’ambiente. Il primo settembre del 1943 ero ad Atene insieme ai miei compagni di sventura, a pochi giorni dall’8 settembre, giorno dell’armistizio. Eravamo stati lasciato al completo sbando dai nostri superiori e senza nessun tipo di disposizione. I tedeschi approfittarono di questo momento di sbandamento della nostra truppa e ci ordinarono di consegnare le armi con la promessa di rimpatriarci in Italia. Ma così non fu. Ci fecero salire sui carri bestiame di un lungo treno ed iniziammo a viaggiare lungo l’Europa. Stipati in piedi peggio degli animali, senza acqua, senza cibo, abbiamo viaggiato per giorni. Ad un certo momento del viaggio i tedeschi hanno chiuso tutte le finestre dei vagoni per non farci vedere il tragitto. Al termine ci siamo ritrovati a scendere ad alcuni chilometri dal campo di sterminio di Auschwitz e più precisamente nella città polacca di Torn dove per un puro caso del destino è nato Copernico e dove è stata sepolta la salma del colonnello garibaldino Lullo che ha contribuito alla liberazione della Polonia dal predominio russo

Si ricorda il suo primo giorno nel campo?
Non lo potrò mai dimenticare! Era il 29 settembre del 1943 ed era il giorno del mio ventesimo compleanno. Figuratevi che un mio amico mi diede anche gli auguri dicendomi “cento di questi giorni”. Fu un giorno fortemente triste poiché eravamo tanti uomini abbandonati a noi stessi, prede e vittime della ferocia dei nazisti. Eravamo a pochi chilometri da Auschwitz, ma a differenza di Auschwitz il nostro era un campo di lavoro

Che differenza c’è tra un campo di concentramento ed uno di lavoro?
Nei campi di concentramento, oltre a fare la cosiddetta selezione, c’erano tutti quei deportati che erano in attesa di essere destinati a qualche campo di lavoro. La manodopera tedesca era decisamente molto scarsa e i prigionieri venivano impiegati in tutti i settori, dall’industria all’agricoltura e così via. Nei campi di lavoro, invece, erano rinchiusi i deportati che già erano impiegati nei lavori più pericolosi, più pesanti e più umilianti

Quale era il suo compito nel campo di Torn?
Noi eravamo impiegati nelle miniere di carbone. Ogni giorno dal campo di Auschwitz giungevano nuovi ragazzi e uomini che si univano a noi per il lavoro nelle viscere della terra. Ogni giorno vedevo ragazzi della mie età che si erano trasformati in “crucce con i panni addosso”, ombre che camminavano nel fango. Tuttosommato mi ritenevo fortunato perché lavoravo in miniera perché ero al coperto anche se i pericoli e gli incidenti erano all’ordine del giorno

Come si viveva in un campo?
Eravamo delle pecore portate al macello. Per i tedeschi noi non eravamo degli uomini ma dei semplici numeri o meglio dei semplici “pezzi” così ci definivano ogni volta che ci contavano. La giornata iniziava molto presto, alle cinque del mattino. Ci contavano per ore e ore fino a quando qualcuno di noi non cadeva. Uomini che cadevano come pere secche, fantasmi che camminavano che si lasciavano vincere dalla fatica immane e dalla fame. La fame era l’ossessione quotidiana, diurna e notturna, di ognuno di noi. Non potete nemmeno immaginare cosa vuol dire avere fame in quel modo. Ognuno di noi avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di avere un pezzettino di pane. Di notte i nostri sogni erano costellati da incubi di pranzi che non saremmo mai riusciti a fare. Eravamo ridotti allo stremo delle nostre forze sia fisiche sia psichiche perché per i nostri carnefici non avevamo valore, tranne quello di schiavi da lavoro. Avevamo dei dolori allucinanti anche mentre camminavamo perché i muscoli si erano del tutto asciugati e le nostre ossa ci dolevano in continuazione. Le ginocchia apparivamo molto grandi solo perché erano più evidenti le ossa del ginocchio rispetto a quelli della gamba. Spesso si dice che si puzza di fame ed è vero perché il continuo digiuno provoca un alito nauseabondo. Puzzavamo talmente tanto che ci riconoscevano da lontano

Quale era la vostra razione quotidiana di cibo?
Una scodella della cosiddetta “sbobba”, una sorta di minestra cotta con qualche foglia di cavolo e alcuni filamenti secchi di rape, gli scarti della lavorazione delle barbabietole da zucchero. Un pezzo di pane che dovevamo dividere in nove persone. Questo era il menù giornaliero che doveva bastare per ventiquattro ore. Per dividere in maniera equa il pane avevano ideato un sistema. Otto di noi si ponevano di spalle ed uno di noi a sorte decideva a chi assegnare uno dei nove pezzetti per non scontentare nessuno

Ci saranno stati sicuramente episodi di egoismo ma anche momenti di solidarietà tra voi prigionieri , non è vero?
Vi posso raccontare due episodi. Un mio caro amico, maestro di scuola, un giorno barattò il suo unico cappotto per un tozzo di pane che divise con me. E’ stato un gesto di solidarietà che non potrò mai dimenticare anche perché quel mio carissimo amico non è stato fortunato come me che sono riuscito a tornare a casa. Io stesso, in miniera, ho aiutato un mio compagno di sfortuna a lavarsi i vestiti dato che si era rotto una mano

A quali indicibile torture è stato sottoposto?
Noi tutti eravamo alla mercé dei nostri carnefici. Figuratevi che oltre al controllo dei soldati eravamo tenuti d’occhio anche dai cani. Come ho detto in precedenza venivamo contati più volte al giorno e con qualsiasi condizioni meterologiche: sotto la neve, sotto la pioggia, al freddo più intenso. Se qualcuno di noi non rispondeva all’appello o cadeva per mancanza di forze i cani erano addestrati a saltarci addosso e a sbranarci. I tedeschi ci avevano assegnato un numero che dovevamo imparare a memoria ed in tedesco altrimenti potevamo essere bersaglio di indicibili torture o, addirittura, perdere la vita

Non si era al sicuro neanche di notte nelle rispettive baracche, vero?
La fame e la disperazione portavano a pensare e ad agire non più come esseri umani ma come delle bestie. Di notte si dormiva vestiti, senza materasso e senza coperte e con le scarpe ben allacciate perché potevano essere oggetto di furto. Le scarpe facilmente si rompevano e quindi tutti erano alla ricerca di una possibile soluzione. Eravamo talmente debilitati che anche le scarpe ci sembravano pesantissime

Avete mai avuto paura di morire?
Certamente, ogni giorno! Avevamo fatto un patto con la morte, che ci doveva venire a trovare il più tardi possibile perché confidavamo nella vita. Nel campo e in miniera non avevamo nessun tipo di assistenza. Non ho avuto un cambio di biancheria per due anni e non ho potuto accedere a nessun tipo di assistenza sanitaria. Ma quello che mancava a tutti noi, anche se di differenti credi religiosi, era un sostegno spirituale. In alcuni momenti, quando riuscivamo a distogliere la sorveglianza dei tedeschi, ci riunivamo nella parte più profonda della miniera per recitare il rosario. Allo stesso modo, secondo i rispettivi credi, facevano anche gli ebrei e gli altri deportati. In quei momenti nelle viscere della terra ci sentivamo tutti uniti, tutti fratelli, uniti dalla speranza della fede e della comune spiritualità. In quei momenti ho compreso cosa vuol dire essere un popolo. Si perdeva il senso unitario e si ritrovava quello di una comunità di uomini e non di numeri

Insieme ad altri suoi compagni di campo avete anche detto no ad una proposta dei tedeschi che poteva far uscire definitivamente dall’incubo del campo, perché?
A tutti noi prigionieri soldati ci avevano proposto di abbracciare l’ideologia nazista e di passare nelle fila dell’esercito germanico con la promessa di uscire definitivamente dal campo e di essere rimpatriati in Italia. All’unisono abbiamo detto di no! Diversi sono stati i motivi che hanno portato ciascuno di noi a dire di no. Per quanto mi riguarda posso dire che dopo la mia presa di coscienza non volevo più sentire parlare di guerra. Il mio è stato un si alla vita e al rispetto della diversità umana. La guerra è la cosa peggiore che possa esistere sulla faccia della terra e riesce a tirare fuori il peggio da ogni uomo che vi partecipa. L’odio è il sentimento più deleterio che possa albergare nel cuore dell’uomo. La libertà si raggiunge solo quando nel cuore si fa spazio solo all’amore verso il prossimo

Dove era il 27 gennaio 1945 quando si sono aperti i cancelli di Auschwitz?
Ero nella mia baracca nel campo di Torn. Da una piccola finestra vidi che non c’erano più le guardie sulle torrette e nei pressi del cancello principale. Nei giorni scorsi avevamo sentito nettamente il rumore dei bombardamenti dei russi che si avvicinavano sempre più alla nostra zona. Allora compresi che i soldati tedeschi erano scappati. Proprio in quel momento riuscii a vedere un soldato tedesco all’incirca della mia età con gli occhi sbarrati dalla paura che trascinava invano il suo fucile nella neve. Aveva una grande paura di essere imprigionato dai russi e di passare da carnefice a vittima. Vi posso giurare che ho provato una grande pietà e compassione per quel mio coetaneo. Ed è proprio in quel momento che si è rafforzato in me il sentimento che una simile vicenda non doveva più ripetersi e che la guerra non è mai giusta, anzi

Quale è il messaggio che vuole lasciare alle generazioni moderne?
All’interno dei campi è nato il seme della libertà, il seme della speranza, il seme della democrazia. A voi giovani noi anziani lasciamo il compito di farlo germogliare e farlo crescere per renderlo una pianta robusta e matura. Il seme della democrazia va annaffiato con amore e con grande entusiasmo e non con l’odio. Conoscere il passato, le brutture del nazismo deve servire a non commettere gli stessi errori ai nostri giorni. Si deve continuare a ricordare il passato per non dimenticare, per non lascia passare nell’oblio a quali livelli possa arrivare la brutalità umana quando ci si rifà a ideali distorti che puntano a denigrare chi è semplicemente diverso da te. Sappiate essere voi stessi ambasciatori di pace e di amore in un mondo che non deve dimenticare quanto accaduto circa sessant’anni fa. Quello che possiamo fare noi che siamo riusciti a sopravvivere alla scelleratezza nazista è di testimoniare quanto avvenuto nei campi per dar voce anche e soprattutto a tutti i nostri amici, parenti, conoscenti, semplici compagni di sventura che non sono riusciti a tornare a casa e che hanno lasciato spegnere la loro vita in quei luoghi simili all’inferno. Fate in modo che la speranza, la fede non vengano mai meno e che le nuove generazioni non cadano nello stesso madornale errore nel quale sono cadute le generazioni passate. Un essere umano è un essere umano, ne un numero, ne un pezzo ne una cosa. La vita è sacra e deve essere salvaguardata e tutelata a tutti i costi, sia la propria sia quella del proprio vicino




MISILMERI: GIOVANE VIENE ARRESTATO E MESSO AI DOMICILIARI. DOPO POCHE ORE VIENE ARRESTATO DI NUOVO E SBATTUTO NELLE PATRIE GALERE.

Redazione
Misilmeri (PA)
– I Carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile di Misilmeri hanno tratto in arresto due volte in poche ore il marocchino AAssoul Youness, nato a Casablanca, classe 1983, domiciliato a Misilmeri.

AAssoul, già noto ai Carabinieri per reati afferenti gli stupefacenti e colpito da un provvedimento di espulsione, è stato sorpreso, nel tentativo di rubarlo, all’interno di un Piaggio Ape 600, parcheggiato in via Elio Vittorini, mentre era intento a forzarne il cilindretto di avviamento per la messa in moto.

Il giovane è stato trovato altresì in possesso di una torcia ed un coltello da cucina di 22 cm con la lama dentata.

Il Piaggio Ape, che era stato parcheggiato solo poco tempo prima dal suo proprietario, un anziano che abita a meno di 50 metri da dove si è verificato il tentato furto, ha riportato danni all’impianto di accensione presentando i fili elettrici tranciati di netto. 

Il magrebino pertanto è stato arrestato pe il reato di furto aggravato ed è stato sottoposto alla misura degli arresti domiciliari in attesa del giudizio per  direttissima.

Ma il giovane è rimasto nella propria abitazione per meno di 13 ore, venendo sorpreso per le strade del paese da un altro equipaggio del Nucleo Operativo e Radiomobile in transito su Viale Europa che lo ha tratto nuovamente in arresto, questa volta per il reato di evasione.

AAssoul è stato quindi tradotto presso la casa circondariale “Cavallacci” di Termini Imerese a disposizione dell’Autorità Giudiziaria ed in attesa del rito direttissima per entrambi i reati commessi.

 




IL MINISTRO DE GIROLAMO SI DIMETTE

Redazione

Colpo di scena: Il ministro delle Politiche Agricole, Nunzia De Girolamo, ha rassegnato le dimissioni. La notizia arriva dopo la bufera su presunte sue interferenze su nomine e appalti alla Asl di Benevento. "Ho deciso di lasciare un ministero – si legge in una nota – e di lasciare un governo perché la mia dignità vale più di tutto questo ed è stata offesa da chi sa che non ho fatto nulla e avrebbe dovuto". Nunzia De Girolamo, in una nota, afferma: "Mi dimetto da Ministro. L'ho deciso per la mia dignità: è la cosa più importante che ho e la voglio salvaguardare a qualunque costo. Ho deciso di lasciare un ministero e di lasciare un governo perché la mia dignità vale più di tutto questo ed è stata offesa da chi sa che non ho fatto nulla e avrebbe dovuto spiegare perché era suo dovere prima morale e poi politico. Non posso restare in un governo che non ha difeso la mia onorabilità".  "Non è indagata" – "Nunzia De Girolamo non è iscritta nel registro degli indagati della procura di Benevento e nè io, nè l'avvocato Pecorella, abbiamo ricevuto convocazioni in Procura. Le sue dimissioni, pertanto, sono di natura esclusivamente politica e non hanno alcuna attinenza con la vicenda giudiziaria". E' quanto precisa il legale di Nunzia De Girolamo, l'avvocato Angelo Leone. "Prendiamo atto delle dimissioni del ministro De Girolamo, a seguito delle vicende su cui il Pd l'aveva incalzata in Aula. Ora più che mai il Pd è impegnato a portare a casa un percorso di riforme, legge elettorale, Titolo V, Senato gratis per il Paese e i suoi cittadini". Così Lorenzo Guerini, portavoce della segreteria del Pd.




CASALECCHIO DI RENO: PALPEGGIA ADOLESCENTI SULL'AUTOBUS

Redazione

Casalecchio di Reno (BO) –  Nel pomeriggio di sabato 25 gennaio 2014, i Carabinieri della Stazione di Casalecchio di Reno hanno sottoposto a fermo di indiziato di delitto M. H.  24enne romeno senza fissa dimora.

L’uomo è ritenuto responsabile di aver avvicinato alcune adolescenti su un bus e di averle fatte oggetto di apprezzamenti volgari palpeggiandole sulle cosce.

Le ragazze, tutte 15enni, avevano riferito ai familiari e denunciato ai Carabinieri di essere state oggetto di “attenzioni” verbali volgari a sfondo sessuale da parte di un gruppo di quattro giovani, stranieri tra i 20 e i 25 anni, sull’autobus 92 in centro a Casalecchio. Le molestie erano avvenute in due circostanze: il 16 ed il 24 gennaio. In un frangente, uno dei molestatori, oltre alle avances volgari aveva anche palpeggiato le cosce delle giovani che, spaventate, si erano limitate a scendere dal bus di corsa e riferire la cosa ai genitori, con i quali si recavano poi dai Carabinieri raccontando tutto.

I militari, acquisite le descrizioni dei soggetti, hanno effettuato una serie di servizi di avvistamento lungo la tratta dell’autobus ed alle fermate, riuscendo alla fine a rintracciare il 24enne, che ieri è stato oggetto dell’individuazione da parte delle vittime.

L’uomo è stato quindi sottoposto a fermo e trasferito alla Dozza a disposizione dell’AG..

La vicenda ed i soggetti coinvolti non hanno connessioni con le aggressioni commesse a Bologna qualche settimana fa.

 




STAMINA: LE FAMIGLIE DEI PAZIENTI SI COSTITUISCONO IN MOVIMENTO

di Cinzia Marchegiani

E’ nato da pochi giorni il “Movimento per le Cure Compassionevoli”
costituito dalle famiglie dei pazienti in cura a Brescia con il  metodo Stamina. La sua funzione è quella di poter comunicare in maniera efficace e diretta con gli organi d'informazione nazionali,  difendere il diritto alla cura e alla dignità di vita dei pazienti colpiti da malattie gravissime, rare e soprattutto orfane di una qualsiasi forma di cura farmacologica o genica.

Il comunicato appena lanciato sul web rivendica l’opportunità di poter apportare chiarimenti su una storia che li ha visti in prima linea protagonisti “non sprovveduti” e che, al di là della sofferenza, conoscono le leggi e le disposizioni sanitarie grazie alle quali i propri figli hanno avuto accesso alle cure compassionevoli e per nulla intimoriti dall’attacco mediatico pretendono peso alla loro voce.

Dichiarano: “La bufera mediatica che si è scatenata sul caso Stamina nelle ultime settimane basata su inesattezze, scarso o nullo approfondimento delle fonti e imprecisioni anche gravi ha coperto di fango non solo Stamina Foundation, ma anche medici e professionisti estranei alla Onlus in questione, con l’unica responsabilità di aver testimoniato lo stato di salute dei nostri familiari, abbiamo quindi sentito la necessità di apportare il nostro contributo come testimoni diretti della questione delle cure compassionevoli con metodo Stamina.
Nelle ultime settimane sono state scritte falsità e sono stati mescolati i fatti attuali con accadimenti precedenti all'avvio delle cure compassionevoli presso gli Spedali di Brescia. Il tutto con il fine di distrarre l'opinione pubblica dall'unica cosa importante: la necessità di avviare un'indagine scientifica accurata sulla metodica.
Questa inutile bagarre mediatica ha solo generato confusione e sospetti nell'opinione pubblica, che oggi rischia di confondere il concetto di cura compassionevole (non necessariamente supportata da sperimentazione, come sottolinea il decreto Turco Fazio del 2006) con quello di sperimentazione scientifica completa, che a tutt’oggi non ha ancora preso avvio.

Il decreto Turco-Fazio del 2006 consente terapie, anche non sperimentate scientificamente, a malati afflitti da patologie gravissime, rare e incurabili, a tutt'oggi orfane di alternative terapeutiche ufficiali.
Sulla base di questo decreto, e sulla successiva legge 57 approvata dal Parlamento in sostituzione dell'ex decreto Balduzzi, le cure compassionevoli, a base di cellule staminali mesenchimali adulte, praticate presso gli Spedali di Brescia sono completamente tutelate dalla legge.
Discutibili risultano le illazioni riportate sui giornali negli ultimi giorni a firma di alcuni esperti della comunità scientifica che additano la trasmissione “Le Iene” come “responsabile irresponsabile” dell'approdo alle terapie compassionevoli, come se i genitori dei pazienti in cura fossero un gruppo di pseudoraccomandati che accettano di portare sulla pubblica piazza le proprie disgrazie pur di far curare i figli.
Ad oggi l'unico modo per accedere alle terapie compassionevoli è quello di ottenere un via libera da parte del giudice del Tribunale del Lavoro della città in cui risiede il malato. Sono dunque la legge in primis e la Giustizia, come mediatore ultimo, dopo il blocco Aifa del 2012 a consentire l'accesso alle terapie di Brescia. La trasmissione televisiva “Le Iene” ha semplicemente dato voce ad una situazione che altrimenti sarebbe rimasta soffocata nel silenzio”

I membri del movimento, le  Famiglie Carrer, Arnieri, Camiolo, De Barros, Mezzina, Guercio, Larcher, Genova, Tortorelli, Franchi, Lorefice, Fagnoni, Rulli, Oliva, De Luca, Esposito e Velenoso pubblicano le  tappe che hanno portato le cure compassionevoli ad un’azienda ospedaliera, con i relativi indirizzi legislativi, e la querelle che ad oggi porta a non somministrare le suddette cure a bambini affetti da patologie rare e gravissime senza alternative di cura, nonostante le moltissime ordinanze di giudici abbiano autorizzato a profonderle.

Questa è la CRONISTORIA del neo MOVIMENTO PER LE CURE COMPASSIONEVOLI

Nell’ambito del Decreto Turco Fazio del 2006, i primi 13 pazienti vengono autorizzati, ad inizio agosto del 2011, da Aifa (Agenzia Italiana del Farmaco) e Ministero della Salute, a sottoporsi alla terapia a base di cellule staminali mesenchimali adulte con metodo Stamina. Ciò grazie a un accordo siglato tra la Stamina Foundation Onlus e gli Spedali Civili di Brescia, seconda struttura pubblica d’Italia, per importanza ed efficienza, autorizzati da Aifa e Ministero della Salute. Già in quella data Spedali di Brescia, Aifa e Ministero erano in possesso del protocollo Stamina, inoltre il prof. Vannoni con una lettera al Ministero si dichiarava pronto ad illustrare le caratteristiche della terapia, offerta che però non è mai stata colta dal Ministero.

Dal momento del loro avvio, ad ottobre del 2011, le cure si sono protratte regolarmente fino a maggio del 2012 e per tutto questo periodo né il Ministero né Aifa hanno mai avuto nulla da ridire sull’operato degli Spedali, sull’efficienza dei laboratori e sulla preparazione del personale medico.
A maggio del 2012 i NAS effettuavano un’ispezione presso gli Spedali, ordinata dalla Procura di Torino per delle indagini che però nulla hanno a che vedere con quanto in essere nella struttura di Brescia, poiché si riferiscono a fatti avvenuti anni prima, quando la Stamina non era ancora costituita, e questo è un dettaglio molto importante che spesso invece viene omesso. Il blocco Aifa che seguì a tale ispezione oggi viene erroneamente citato come se fosse un problema attuale, tralasciando invece che il TAR di Brescia pochi mesi dopo diede a quest’ispezione valutazione completamente opposta e favorevole agli Spedali, e di conseguenza a Stamina. Inoltre spesso si omette di dire che gli Spedali stessi fecero ricorso avverso al blocco dell’Aifa, e i funzionari della regione Lombardia presenti all’ispezione si rifiutarono di firmare il verbale, poiché in disaccordo con le modalità di tale ispezione.

A questo punto, un primo episodio bizzarro: Aifa inibiva l’attività in tale laboratorio solo a Stamina, ma se veramente presentava condizioni critiche perché non bloccarlo completamente? Ci teniamo a ricordare che in questo ospedale vengono fatti ogni anno centinaia di trapianti, senza nessun problema.. se il laboratorio fosse stato veramente inadeguato significa che si sarebbero lasciati in condizioni di rischio molti più pazienti rispetto ai pochissimi trattati da Stamina.
Nel frattempo i pazienti o i loro genitori, nel caso dei minori, ricorrevano ai Tribunali del lavoro riuscendo a ottenere la ripresa delle cure, disapplicando il provvedimento Aifa e successivamente altri Tribunali autorizzavano l’arruolamento di nuovi pazienti per accedere a queste cure compassionevoli, a Brescia.

Nel marzo del 2013 il decreto Balduzzi affermava la possibilità per i pazienti in cura di continuare le terapie a Brescia, non avendo queste mai dato NESSUN EFFETTO COLLATERALE SU NESSUNO DEI PAZIENTI TRATTATI, di fatto dichiarando l’idoneità degli Spedali e del loro personale sanitario (aspetto per altro condiviso anche dal Tar di Brescia nel ricorso rg. 919/2012), ma comportando un’ingiustificata disparità di trattamento, tra chi era già in cura e chi voleva accedere a queste terapie, che si è trovato comunque a dover ricorrere ancora ai Tribunali del lavoro, i quali in circa 170 casi, un po’ in tutt’Italia, hanno dato parere positivo all’accesso alle cure.
E fin qui si parla di cure compassionevoli… tutt’altra cosa dalla sperimentazione di cui nei mesi successivi si comincia a parlare in senato e in parlamento, e per la quale il Ministero nomina un Comitato scientifico composto da esperti che in larga parte, ancor prima di conoscere la metodica Stamina, avevano espresso pareri decisamente negativi sulla stessa. Il Ministero, inoltre richiede a Stamina di modificare e semplificare il proprio protocollo, affinchè potessero eseguirlo anche biologi non della fondazione e soprattutto potesse essere riprodotto in un laboratorio “GMP” (adatto alla produzione di farmaci), piuttosto che in uno GLP (adatto ai trapianti, com'è quello di Brescia, sempre usato da Stamina) . Ma questo è un altro particolare che ora viene furbescamente omesso per far passare Stamina come truffaldina ad aver consegnato al ministero un protocollo diverso da quello abitualmente usato a Brescia. Ma in seguito al parere negativo del comitato, (senza che nessuno dei membri abbia mai visionato i certificati medici che attestano i miglioramenti dei nostri cari, né tantomeno nessuno dal Ministero abbia mai mandato un proprio medico nelle nostre case, come invece avevamo invocato tante volte) il Ministro ad ottobre dichiarava il blocco della sperimentazione in quanto la terapia avrebbe comportato rischi per la salute dei pazienti…. Ma come’è possibile che sia rischiosa una terapia che finora non ha mai dato nessun effetto collaterale su nessuno dei nostri bimbi né tantomeno sui pazienti adulti? E come lo si può affermare a priori senza mai aver verificato direttamente le condizioni dei pazienti?

E com’è possibile che due poteri dello stato siano in così netto contrasto visto che, ciò nonostante, i tribunali del Lavoro hanno continuato ad accogliere i ricorsi dei malati?… Non si può omettere che in totale circa 600 giudici, tra la prima fase e la fase di reclamo (decisa da tre giudici), abbiano concesso le infusioni con metodo Stamina a centinaia di malati. Questa situazione confusa ha però lasciato da mesi tutti questi pazienti in una lista d’attesa lunghissima, basata sull’ordine cronologico delle varie sentenze, senza che nessuno fra i nuovi pazienti abbia ancora potuto iniziare le terapie, e vogliamo ribadire ancora una volta che sono tutti malati gravi, che non hanno ancora molto tempo a disposizione, e purtroppo in questi mesi si è già assistito al decesso di 9 fra bimbi e adulti dei pazienti in lista d’attesa… Persone a cui tutt’oggi è negato un diritto acquisito con la sentenza di un tribunale, e che però nessuno ha ancora provveduto ad eseguire.
Arriviamo ora agli ultimi accadimenti, che hanno visto il Tar del Lazio accogliere il ricorso di Stamina, avverso al provvedimento di nomina della Commissione, e al conseguente blocco della sperimentazione, a cui hanno partecipato anche i pazienti già in cura, aderenti a questo Movimento, che durante il procedimento hanno portato le certificazioni mediche attestanti gli intervenuti miglioramenti sui propri cari.

E qui di nuovo si cominciano a verificare episodi quanto meno dubbi, poiché a una decisione del TAR così importante e favorevole a stamina segue, invece che la giusta eco mediatica, un’ondata inimmaginabile di accuse e derisioni irrispettose delle famiglie dei malati e dei loro medici curanti. una vera e propria campagna di dis-informazione, volta a screditare la metodica e a nascondere la cosa più importante… e cioè che tutti i pazienti adulti o bimbi che siano, trattati con questa metodica sono migliorati, pur avendo tutti malattie incurabili che finora non avevano mai fatto registrare né un arresto del loro decorso, né tantomeno miglioramenti.

Ad oggi non sono mai stati riscontrati effetti collaterali negativi su nessuno dei pazienti in cura (alcuni dei quali hanno iniziato la terapia da ormai due anni).
Ripetiamo che tutti questi miglioramenti sono certificati da medici esperti e qualificati e corredati da analisi strumentali… ciò nonostante in questi mesi ci siamo sentiti attaccare da ogni parte e definire disperati e creduloni… come se vedere il proprio figlio, prima immobile, riprendere a muovere gli arti e le manine sia un’allucinazione, o poter staccare da un respiratore 12, 24, 72 ore bambini che prima dipendevano da esso 24 ore su 24 sia una nostra invenzione e non un fatto reale e importantissimo, o la scomparsa di crisi epilettiche in bambini che prima avevano crisi farmaco-resistenti… ci saremo sognati pure questo? O il poter recuperare la deglutizione, il ritmo sonno-veglia, magari anche la capacità di alimentarsi autonomamente, o la possibilità di selezionarsi su un tablet con le proprie dita il cartone animato preferito, sono tutte illusioni?
PERCHÉ NEGARLI TUTTI QUESTI MIGLIORAMENTI?
Forse per chi è perfettamente sano sembrano cose di poco conto, ma per chi vive quotidianamente queste malattie sono traguardi incredibili, che migliorano non solo la qualità della vita del malato ma anche dei suoi cari… perché può significare poter portare a spasso tuo figlio su un passeggino, invece che vederlo solo disteso su un letto attaccato a un respiratore mese dopo mese. Nessuno ha mai detto che Stamina guarirà questi malati.. e lo sappiamo bene purtroppo, ma aver migliorato la loro qualità di vita quotidiana è già un traguardo immenso e lo difenderemo sempre.

Difenderemo sempre chi ha cercato di riportare l’attenzione sui malati, come il dott. Marcello Villanova e la dott.ssa Imma Florio…la loro  “colpa” è nell’aver visitato  alcuni di questi bimbi e  aver certificato i miglioramenti e per questo sono stati meschinamente attaccati e sminuiti, cercando di infangarne carriere decennali. Gli attacchi non sono stati risparmiati neppure a un illustre scienziato italiano che ci fa onore all’estero come Camillo Ricordi,  offertosi di caratterizzare le cellule Stamina a Miami, per porre fine ai dubbi su cosa ci sia nelle infusioni… Eppure non capiamo perché Aifa abbia deciso di bloccarne il trasporto a Miami… Se veramente si crede che dentro ci sia veleno di serpente o cioccolata, o soluzione fisiologica come sostenuto dai vari detrattori del metodo, perchè non consentire la caratterizzazione cellulare a Miami e porre fine una volta per tutte a questa diatriba e tornare finalmente ad occuparsi veramente dei malati?”
Questo il contatto che indicano nel comunicato: curecompassionevoli@icloud.com

Questa è una storia che fotografa solo gravi responsabilità che purtroppo ricadono esclusivamente sui malati. Così mentre la battaglia è giocata su un vuoti incolmabili, nessuno ha anteposto la tutela del minore, eppure ci sono ordinaze di magistrati non applicate in barba alla legge italiana ed ora sembrano che i nove medici agli Spedali Civili di Brescia intimoriti dalle rappresaglie giudiziarie si rifiutano di eseguirle, anzi chiedono di uscire dal gruppo ristretto "internal audit Stamina"(gruppo di medici reclutati dalla direzione generale ospedaliera all’inizio della vicenda Stamina) ed eventualmente, procedere ai trattamenti Stamina su formale disposizione del legale rappresentante per ogni singolo caso ordinato dai giudici. Tra i nove firmatari, Gabriele Tomasoni, direttore Prima Anestesia e Rianimazione; Carmen Terraroli, responsabile della Segreteria scientifica del Comitato Etico del Civile; Silvana Molinaro, direttore Anestesia e Rianimazione pediatrica; Alberto Arrighini, direttore del Pronto soccorso pediatrico; Giacomo Piana, direttore della Prima Ortopedia e Traumatologia del Civile;; Edda Zanetti, direttore della Neuropsichiatria infantile; Arnalda Lanfranchi, responsabile Laboratorio cellule staminali dell’Ospedale dei Bambini e Fulvio Porta, direttore dell’Oncoematologia pediatrica, troviamo Raffaele Spiazzi, direttore sanitario dell’Ospedale dei Bambini che proprio alla trasmissione Le Iene, affermava che le stesse infusioni non avevano dato effetti collaterali e commentando delle cartelle cliniche dei bambini trattati, non poteva che affermare che vi erano benefici e miglioramenti. Nella scorsa puntata del 22 gennaio 2014 de Le Iene si può rivedere le sue affermazioni http://www.iene.mediaset.it/puntate/2014/01/22/golia-stamina-quello-che-e-successo_8182.shtml Il magistrato Raffaele Guariniello, dovrebbe accelerare le sue indagini, giacché questi medici ora sembrano intimoriti, ma il tempo prezioso divorato sicuramente avrà dei responsabili, ma nessuno potrà pagare le pene, le sofferenze o addirittura la loro morte. Questa è una pietosa sceneggiatura dove la nota più amara e incivile che si registra è nel dover ancora leggere giornali e ascoltare TG accuse gravi che definiscono queste pratiche insicure e pericolose mentre  nessun preposto del ministero della salute e/o governativo (non smentendo) si è preso la briga e l’onere di effettuare controlli  medici su questi bambini…e valutarne la loro salute che a loro dire, dovrebbe essere compromessa dalle somministrazioni ricevute. Eppure il Ministero della Salute con un comunicato del 23 agosto 2012 comunicava il risultato dell’ispezione effettuata dai Nas e Aifa https://www.google.it/url?sa=t&rct=j&q=&esrc=s&source=web&cd=1&cad=rja&ved=0CCwQFjAA&url=http%3A%2F%2Fwww.salute.gov.it%2Fportale%2Fnews%2Fp3_2_4_1_1.jsp%3Flingua%3Ditaliano%26menu%3Dsalastampa%26p%3Dcomunicatistampa%26id%3D3696&ei=0TXlUoPsLK7Q7AbNlID4Dw&usg=AFQjCNExmyGzUPPOVHTvyWqlXTInNU85lQ&bvm=bv.59930103,d.bGE che giudicava il prodotto adeguato a qualsiasi uso terapeutico….ma che gioco mostruoso si sta conducendo?

La verità è  un effetto allucinante, ci sono responsabilità che nessuno si vuole prendere, si cerca di individuare i colpevoli, quando la documentazione agli atti è chiara e trasparente…nel mezzo e anche dopo, rimangono questi piccoli pazienti diventati invisibili alle diatribe innescate…sembrano non aver diritti di nessun tipo, qualcuno pagherà per questi abusi sui minori? Qualcuno avrà il coraggio di dire loro che questo Stato non li sta tutelando?

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PERUGIA: LO CONOSCE PER CASO E INIZIA A PERSEGUITARLO E MINACCIARLO

Redazione

Perugia – L'Ufficio Anticrimine del Commissariato ha denunciato in stato di libertà alla competente A.G., F.G. di anni 24, nata e residente a Città di Castello, per il reato di stalking.

La vicenda, protrattasi per circa un anno, vede protagonisti un uomo, di origini emiliane, trasferitosi in Umbria per motivi professionali e di lavoro, M.G. di anni 51 e F.G. di anni 24 tifernate. I due si conoscono in quanto condividono il pendolarismo lavorativo.

La ragazza, dopo qualche tempo, confessa il proprio amore per l'uomo; questi, sposato con due figli, respinge al mittente ogni avances, prendendo le distanze dagli atteggiamenti insistenti ed aggressivi della ragazza, rappresentandole che si tratta di mera conoscenza dovuta alla condivisione del tempo necessario per raggiungere il posto di lavoro.

La donna non accetta l'atteggiamento dell'uomo, e comincia un'opera continua e pressante di stolkerizzazione, attraverso sms, telefonate anche notturne e corrispondenza epistolare; minaccia l'uomo di rivelare alla moglie la storia amorosa, peraltro priva di ogni fondamento. M.G., percepita la gravità della cosa, e raccontato ogni particolare alla propria moglie, denuncia l'accaduto in Commissariato.

L'attività investigativa produrrà ampie prove circa le molestie subite dall'uomo, evidenziando il comportamento persecutorio della donna, che a quanto appurato, aveva in animo di ricattare sentimentalmente l'uomo.

Si precisa che non sono assolutamente emersi elementi tali da indurre a pensare che potesse trattarsi di azioni volte a ricattare economicamente la vittima.

L'immagine allegata all'articolo è una fotografia di repertorio.




LECCE: CONTROLLI AI COMPRO ORO

Redazione

Lecce – Nel pomeriggio di ieri, 24 gennaio, personale della Divisione Polizia Amministrativa e Sociale della Questura ha effettuato mirati servizi di controllo agli esercizi commerciali c.d. Compro oro rilevando in tre di essi la tenuta irregolare e non conforme alla legge dei registri delle operazioni giornaliere, nonché la mancanza, all'interno dei locali, dell'estintore.

Per tutte e tre le attività è stata elevata una sanzione amministrativa, ai sensi degli artt. 128 e 17.bis co. 3 del T.U.L.P.S., di euro 309,00 ed invitati i titolari ad installare il previsto estintore, presentando copia dell'avvenuto acquisto entro il termine del 31 gennaio prossimo.

In un caso, il titolare del negozio, cui era stata concessa l'autorizzazione al commercio all'ingrosso e al dettaglio, non avendo installato le previste vetrine, sarà segnalato per la revoca della licenza.