Newsweek, classifica 2024 dei migliori ospedali nel mondo: 14 sono italiani

Il Policlinico Gemelli conquista il 35esimo posto della classifica mondiale e si attesta come miglior ospedale d’Italia

Nella classifica annuale dei migliori ospedali nel mondo 2024, pubblicata online dal magazine americano Newsweek , sono 14 quelli italiani su un totale di 250. Il primo italiano classificato è il Policlinico Gemelli, che si colloca al 35/mo posto. Ai primi tre posti si classificano la Mayo Clinic – Rochester (Usa), la Cleveland Clinic (Usa) e il Toronto General – University Health Network (Canada). Tra le strutture italiane classificate come migliori non compare alcun ospedale delle regioni del Sud Italia.

Al 35/mo posto il Policlinico Gemelli; al 52/mo il Grande ospedale metropolitano Niguarda di Milano; al 57/mo l’Irccss Ospedale San Raffaele-Gruppo San Donato; al 65/mo l’Istituto clinico Humanitas di Rozzano; al 66/mo il Policlinico S.Orsola Malpighi di Bologna; al 103/mo l’azienda ospedaliera universitaria integrata di Verona; al 117/mo l’Ospedale policlinico San Matteo di Pavia; al 118/mo l’Azienda ospedaliera di Padova; al 135/mo l’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo; al 165/mo il Presidio ospedaliero Molinette – Aou Città della Salute e della Scienza di Torino; 187/mo l’Azienda Ospedaliero Universitaria Careggi di Firenze; al 202/mo gli Spedali Civili di Brescia; al 211/mo l’Azienda ospedaliera-universitaria Sant’Andrea di Roma; al 215/mo l’Irccs Arcispedale Santa Maria Nuova di Reggio Emilia.

Il Policlinico Gemelli è “ancora una volta il ‘migliore ospedale d’Italia’ secondo la classifica stilata ogni anno dal magazine americano Newsweek, in collaborazione con Statista R. È il quarto anno di fila che il Policlinico si colloca al vertice dell’eccellenza in Italia, consolidando anche la sua posizione di assoluto rilievo nella classifica mondo, piazzandosi al 35° posto assoluto (lo scorso anno era 38° nel ranking dei migliori ospedali del mondo) nel top 250 mondiale. È l’unico ospedale italiano tra i primi 50 al mondo”. A sottolinearlo è lo stesso Policlinico in una nota. Per stilare la classifica dei 250 migliori ospedali del pianeta, quest’anno sono stati inclusi nell’analisi ben 2.400 ospedali di 30 Paesi.

“Il primato del Policlinico Gemelli è per noi motivo di grande soddisfazione – commenta il Presidente della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli Irccs, Carlo Fratta Pasini -. Il punto di forza del Gemelli è nella sua storia e nella sua missione di ospedale al servizio di tutti che coniuga cure e ricerche di avanguardia, ma anche formazione di medici e operatori sanitari. Un modello che unisce la continua innovazione tecnologica e gestionale, con l’eccellenza nell’assistenza ai pazienti. Risultati resi possibili dal costante supporto economico dei Fondatori, Università Cattolica e Istituto Toniolo, e dal quotidiano impegno di migliaia di donne e di uomini”.

I risultati della nuova classifica di Newsweek “ci rendono davvero orgogliosi di essere alla guida di questa realtà d’eccellenza, una fondazione non profit che re-investe tutte le sue risorse per il continuo miglioramento, e altresì orgogliosi di essere parte integrante del servizio sanitario della Regione Lazio – afferma il Direttore Generale della Fondazione Policlinico Gemelli, Marco Elefanti -.Il risultato nella classifica di Newsweek ha un valore ancora più significativo perché il 2024 è l’anno in cui il Gemelli festeggia i primi 60 anni di attività. Questo primato riconosciuto a livello internazionale ci spinge e fare ancora meglio: a questo proposito però – sottolinea Elefanti – è indispensabile introdurre un sistema di finanziamento e di valutazione che superi la dimensione regionale e miri a creare le condizioni per compiere ulteriori passi per prenderci sempre meglio cura dei nostri pazienti”.

“Siamo certi che questo risultato darà anche un’iniezione di entusiasmo per i nostri studenti – commenta Antonio Gasbarrini, Preside della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, campus di Roma -. Il Policlinico Universitario Gemelli riveste infatti anche un ruolo fondamentale come teaching hospital”.




L’organizzazione delle Aziende Sanitarie Locali e le nuove frontiere per la gestione della salute

L’organizzazione delle aziende sanitarie locali e le nuove frontiere della gestione della salute sono argomenti cruciali nell’ambito della sanità, soprattutto considerando l’evoluzione delle esigenze sanitarie e delle tecnologie. Ecco alcuni punti chiave riguardanti questo argomento:

  1. Integrazione dei servizi sanitari: Le aziende sanitarie locali stanno spesso adottando modelli di integrazione dei servizi per migliorare la coordinazione e la continuità delle cure. Questo può includere l’integrazione dei servizi ospedalieri, ambulatoriali, di cure primarie, sociale e sanitaria per fornire un approccio più completo e centrato sul paziente.
  2. Utilizzo delle tecnologie digitali: Le tecnologie digitali stanno rivoluzionando la gestione della salute, consentendo la raccolta, l’analisi e lo scambio di dati in tempo reale. Le aziende sanitarie locali stanno adottando soluzioni come la telemedicina, i registri elettronici dei pazienti, le app per la salute e i dispositivi indossabili per migliorare l’accesso alle cure, monitorare lo stato di salute dei pazienti e migliorare l’efficienza operativa.
  3. Focus sulla prevenzione e sulla salute della popolazione: Le aziende sanitarie locali stanno spostando sempre più l’attenzione sulla prevenzione delle malattie e sulla promozione della salute della popolazione. Ciò può includere programmi di screening, campagne educative sulla salute, interventi per ridurre i fattori di rischio e promuovere stili di vita sani.
  4. Partenariati pubblico-privati: Per affrontare sfide complesse come la scarsità di risorse e l’accesso alle cure, le aziende sanitarie locali stanno sempre più collaborando con partner del settore privato, organizzazioni non profit e altri attori della comunità. Questi partenariati possono portare a soluzioni innovative e sostenibili per migliorare la salute e il benessere della popolazione locale.
  5. Focus sull’equità sanitaria: Le aziende sanitarie locali stanno lavorando per garantire un accesso equo e una distribuzione equa delle risorse sanitarie all’interno della comunità. Questo può includere programmi mirati per ridurre le disparità di salute tra gruppi demografici e socio-economici.
  6. Adattamento ai cambiamenti demografici e epidemiologici: Le aziende sanitarie locali devono essere in grado di adattarsi ai cambiamenti demografici, come l’invecchiamento della popolazione, e agli sviluppi epidemiologici, come l’emergere di nuove malattie o l’aumento di malattie croniche. Ciò richiede una pianificazione strategica e flessibilità nell’erogare servizi sanitari adeguati alle esigenze in evoluzione della comunità.

In sintesi, le aziende sanitarie locali stanno affrontando nuove sfide e opportunità nella gestione della salute, compresa l’integrazione dei servizi, l’adozione delle tecnologie digitali, la promozione della prevenzione e della salute della popolazione, e la collaborazione con partner pubblici e privati. Adattarsi a questi cambiamenti richiede un approccio innovativo e orientato al paziente per garantire un sistema sanitario efficace, efficiente ed equo.




Prassi di umanizzazione, innovazione sanitaria e sociale

La prassi di umanizzazione è un approccio all’assistenza sanitaria che mette al centro il paziente e le sue esigenze fisiche, emotive, sociali e spirituali. Si tratta di una filosofia che mira a garantire che i pazienti siano trattati con dignità, rispetto e compassione durante il loro percorso di cura. L’umanizzazione dell’assistenza sanitaria è diventata sempre più importante nel contesto dell’innovazione sanitaria e sociale, poiché le nuove tecnologie e i cambiamenti nelle modalità di erogazione dei servizi possono influenzare l’esperienza del paziente e dei professionisti sanitari.

Innovazione Tecnologica e Umanizzazione

L’innovazione tecnologica nel settore sanitario, come l’introduzione di sistemi digitali, robotica, intelligenza artificiale e telemedicina, può migliorare l’efficienza e l’accessibilità dei servizi sanitari. Tuttavia, è importante garantire che queste tecnologie siano integrate in modo da migliorare l’esperienza del paziente e non sostituire il rapporto umano tra paziente e operatore sanitario. Ad esempio, i sistemi di telemedicina possono consentire ai pazienti di accedere alle cure da remoto, ma devono essere progettati in modo da mantenere una comunicazione efficace e un sostegno emotivo.

Approccio Olistico alla Cura

L’umanizzazione dell’assistenza sanitaria promuove un approccio olistico alla cura, che considera non solo i sintomi fisici del paziente, ma anche i suoi bisogni emotivi, sociali e spirituali. Questo può implicare l’integrazione di servizi di supporto psicologico, assistenza sociale, consulenza spirituale e terapie complementari nei piani di cura. Inoltre, promuove la partecipazione attiva dei pazienti e delle loro famiglie nelle decisioni relative alla cura, riconoscendo il loro ruolo essenziale nel processo di guarigione e nel mantenimento del benessere.

Cultura Organizzativa e Pratiche Professional

L’umanizzazione dell’assistenza sanitaria richiede anche una cultura organizzativa e pratiche professionali che valorizzino l’empatia, la comunicazione efficace e la collaborazione interprofessionale. Ciò implica la formazione del personale sanitario nell’ascolto attivo, nell’empatia e nella gestione delle emozioni, nonché nell’integrazione di valori etici e umani nei processi decisionali. Inoltre, promuove un ambiente lavorativo che favorisca il benessere e la soddisfazione del personale, riconoscendo il loro ruolo fondamentale nel fornire cure di qualità ai pazienti.

Misurazione dei Risultati e Feedback dei Pazienti

Infine, l’umanizzazione dell’assistenza sanitaria implica la misurazione dei risultati basati sull’esperienza del paziente e il feedback dei pazienti e delle loro famiglie. Questo può includere sondaggi di soddisfazione del paziente, focus group e valutazioni qualitative per valutare l’impatto delle iniziative di umanizzazione e identificare aree di miglioramento. Il coinvolgimento attivo dei pazienti nel processo decisionale e nella valutazione dei servizi è essenziale per garantire che le loro voci siano ascoltate e che le cure siano orientate alle loro esigenze e preferenze.

In conclusione, l’umanizzazione dell’assistenza sanitaria è un elemento essenziale dell’innovazione sanitaria e sociale, che mira a garantire che i pazienti siano trattati con dignità, rispetto e compassione durante il loro percorso di cura. Questo approccio promuove un ambiente sanitario centrato sul paziente, che integra tecnologie innovative con un approccio olistico alla cura e una cultura organizzativa basata sull’empatia e sulla collaborazione interprofessionale.




Castel Gandolfo, il sindaco al presidente Rocca e al Commissario Asl Roma 6: “Apriamo un presidio oculistico pediatrico a Gallerie di Sotto”

“Prestigio al nostro territorio e senso di appartanenza alla nostra comunità”, è con queste parole che il sindaco di Castel Gandolfo Alberto De Angelis ha commentato l’importante notizia dell’intervento chirurgico oculistico effettuato all’Ospedale dei Castelli dal dottor Arrigoni e una nutrita equipe multidisciplinare. Operazione che ha portato la Asl Roma 6 tra le eccellenze in Italia e nel mondo per l’utilizzo della tecnica della cheratoprotesi, ovvero installazione di una protesi biolegica in assenza di possibilità di trapianto di cornea. L’Intervento ha permesso ad una signora di Ariccia di tornare a vedere dopo 5 anni di buio. In una lettera indirizzata al presidente della Regione Francesco Rocca, rappresentato dall’assessore regionale Giancarlo Righini in occasione dell’evento del 12 febbraio all’Ospedale dei Castelli dove tra l’altro hanno presenziato istituzioni politiche, militari, civili e religiose, il sindaco De Angelis ha chiesto sia a Rocca che al commissario straordinario Asl Roma 6 Francesco Marchitelli la possibilità di poter aprire un presidio oculistico pediatrico di prossimità che potrebbe avere sede nel distretto H2 in via Gallerie di Sotto ad Albano Laziale ai confini con Castel Gandolfo. Sarà da vedere adesso quali previsioni e programmazione ha in mente la direzione strategica per eventuali aperture di nuovi ambulatori che trattino l’oculistica pediatrica. Tra le ipotesi c’è anche la possibilità che, oltre all’Ospedale dei Castelli, possa esserci un punto di riferimento specialistico anche in altra zona del territorio Asl Roma 6. Nella foto da sinistra il sindaco Alberto De Angelis, il dottor Franco Arrigoni e l’assessore Tiziano Mariani.




Oncologia pediatrica, l’importanza di garantire la presenza di psicologi che si prendano cura dei vissuti del bambino e della sua famiglia

L’oncologia pediatrica è un campo complesso e delicato che richiede un approccio multidisciplinare per garantire il benessere globale del bambino malato e della sua famiglia. Oltre alle cure mediche, è fondamentale considerare anche gli aspetti psicologici e emotivi legati alla malattia. In questo contesto, il ruolo dei psicologi diventa cruciale per affrontare le sfide emotive e psicologiche legate alla diagnosi e al trattamento del cancro pediatrico.

L’impatto della malattia sul bambino e sulla famiglia

La diagnosi di cancro in un bambino può scatenare una serie di reazioni emotive intense e complesse sia nel bambino stesso che nei suoi genitori e familiari. La paura, l’ansia, la rabbia, la tristezza e la confusione sono solo alcune delle emozioni che possono emergere di fronte a una situazione così difficile. Inoltre, il processo di cura e i trattamenti come la chemioterapia e la radioterapia possono causare effetti collaterali fisici e psicologici che influenzano il benessere complessivo del bambino e della sua famiglia.

Il ruolo del supporto psicologico

I psicologi specializzati in oncologia pediatrica sono addestrati per fornire un supporto emotivo e psicologico mirato al bambino malato e alla sua famiglia. Questi professionisti sono in grado di offrire un ambiente sicuro e non giudicante in cui esplorare e affrontare le emozioni legate alla malattia. Attraverso la terapia individuale, di coppia o familiare, i psicologi possono aiutare il bambino e i suoi genitori a comprendere e adattarsi alla situazione, sviluppando strategie di coping efficaci per affrontare lo stress e le difficoltà legate alla malattia.

Supporto durante il trattamento e oltre

Durante il trattamento, i psicologi lavorano a stretto contatto con il team medico per fornire un supporto continuo al bambino e alla sua famiglia. Possono aiutare a mitigare l’ansia legata ai trattamenti, a gestire il dolore e a affrontare le sfide pratiche legate alla malattia. Inoltre, i psicologi possono fornire consulenza sulla comunicazione familiare, sull’adattamento alla vita ospedaliera e sull’organizzazione delle cure nel contesto domestico.

La cura oltre la malattia

Anche dopo il completamento del trattamento, i psicologi continuano a svolgere un ruolo importante nel supportare il bambino e la sua famiglia nel processo di guarigione e di adattamento alla vita dopo il cancro. Possono aiutare a gestire le preoccupazioni legate al rischio di recidiva, a supportare il reinserimento sociale e scolastico del bambino e a promuovere una migliore qualità della vita per l’intera famiglia.

Conclusioni

In conclusione, la presenza di psicologi specializzati nell’oncologia pediatrica è fondamentale per garantire una cura completa e olistica ai bambini malati di cancro e alle loro famiglie. Questi professionisti forniscono un sostegno emotivo e psicologico mirato che aiuta a migliorare il benessere complessivo del bambino, a favorire la resilienza familiare e a promuovere un processo di guarigione più completo e soddisfacente. Investire nelle risorse psicologiche in oncologia pediatrica è quindi essenziale per garantire che ogni bambino affetto da cancro riceva la migliore cura possibile, non solo per il suo corpo, ma anche per la sua anima.




Asl Roma 6, riflettori accesi sull’Ospedale dei Castelli protagonista mondiale assoluto nella chirurgia oculistica

All’evento di presentazione di questa tecnica di chirurgia oculistica tutta “Made in Italy” presenti i vertici regionali e governativi

Protagonista la signora Anna Maria De Luca, 66 anni, residente ad Ariccia, la quale ha riacquistato la vista dopo circa 5 anni di buio totale da un occhio che era completamente cieco da 21 anni. Si tratta di un intervento effettuato con una tecnica tutta italiana denominata Cheratoprotesi, ovvero l’installazione di una protesi artificiale biologica a lungo termine bio integrabile capace di risolvere i casi complicati non risolvibili con il trapianto di cornea.

E’ stata ripristinata la vista per mezzo di una cornea artificiale costituita da un lenticolo ottico ancorato ad un supporto osseo ricoperto dalla mucosa buccale del paziente per garantirne la chiusura a sigillo e permettere così il passaggio della luce attraverso la cornea danneggiata da un leucoma vascolarizzato in conseguenza di danni fisici chimici o da malattie autoimmuni.

Il dottor Franco Arrigoni, Dirigente Responsabile della Uos di chirurgia vitreo retinica dell’ospedale dei Castelli, insieme all’equipe multidisciplinare, ha assunto l’impegno di continuare a tramandare questa tecnica iniziata con il Prof. Strampelli nel 1963 e continuata dal prof. Falcinelli

Grande successo di partecipazione e gradimento ha registrato l’evento che si è tenuto presso Ospedale dei Castelli e che vede protagonista il Lazio come eccellenza rispetto ad altri Paesi nel mondo grazie a una particolare tecnica di chirurgia oculistica “Made in Italy”, nata e perfezionata da luminari italiani. 

L’evento moderato dal giornalista Fulvio Benelli, ha visto la partecipazione straordinaria di ospiti d’eccezione a partire dal Capo di Gabinetto del Ministero della Salute dottor Marco Mattei il quale ha portato i saluti del Ministro Orazio Schillaci e si è congratulato per il percorso intrapreso dalla direzione strategica teso a valorizzare le eccellenze e implementare i servizi sul territorio, il Presidente del Consiglio regionale del Lazio Antonello Aurigemma, l’Assessore regionale al Bilancio e all’Agricoltura Giancarlo Righini, il Senatore della Repubblica Marco Silvestroni e il Deputato della Repubblica Andrea Volpi. Presenti il Commissario Straordinario della Asl Roma 6 Francesco Marchitelli e il Direttore Sanitario Asl Roma 6 Vincenzo Carlo La Regina. Tra gli interventi il dottor Franco Arrigoni Dirigente Responsabile Uos chirurgia vitreo retinica ospedale dei Castelli e il dottor Augusto Pocobelli, Primario Oculista Azienda San Giovanni Addolorata e Responsabile della Banca degli occhi.

L’Ospedale dei Castelli, grazie alla sensibilità del Commissario Straordinario Marchitelli e del Direttore Sanitario la Regina che puntano sull’umanizzazione delle cure, intende dunque combattere la cecità corneale grazie alla Cheratoprotesi, ereditata dai grandi maestri dell’oftalmologia italiana. Arrigoni ha conosciuto personalmente il prof. Strampelli e il prof. Falcinelli 31 anni fa ed è stato diretto allievo di Falcinelli. Il prof. Petitti, presidente della fondazione Falcinelli ha sempre riconosciuto in Arrigoni “l’erede” del luminare Falcinelli e l’auspicio e intenzione futura è tramandare questo sapere anche a nuovi chirurghi oculisti.

Finora i centri specializzati che portano avanti l’osteocheratoprotesi si trovano in India, Germania, Inghilterra, Colombia e Usa. Oggi il Lazio torna protagonista tra le eccellenze mondiali grazie all’impegno assunto dalla Asl Roma 6 che pone l’ospedale dei Castelli come punto di riferimento per questo speciale intervento chirurgico.

Molto apprezzato un saluto con videomessaggio del Console Onorario d’Italia a Busan (Repubblica di Corea) Prof Vincenzo Campitelli che si è congratulato per il grande risultato portato a segno dall’equipe italiana e ha aperto a una futura collaborazione tra medici coreani e italiani per trasferire la tecnica anche in Corea del Sud.

Il Commissario Straordinario della Asl Roma 6 Dottor Francesco Marchitelli si è detto entusiasta e grato: “Abbiamo un grande tesoro che intendiamo difendere e tramandare: questa tecnica tutta “made in Italy” che grazie a questo straordinario intervento chirurgico sarà praticata proprio qui all’Ospedale dei Castelli. L’importanza di puntare sulle tecniche chirurgiche e mediche italiane per farne delle eccellenze risiede nella creazione di un sistema sanitario robusto e affidabile, in grado di offrire risposte certe alle persone che hanno bisogno non solo di fidarsi ma di affidarsi. Questo nuovo capitolo per la chirurgia oculistica avviato all’Ospedale dei Castelli consentirà di migliorare la qualità di vita delle persone che per noi è la missione principale che detta tutte le azioni che questa Asl sta mettendo in campo per dare delle risposte concrete. Inoltre, l’evento di oggi può dare un buon contributo a consolidare la reputazione internazionale del nostro sistema sanitario italiano e del Lazio in particolare modo che continua a raggiungere importanti risultati. Le nostre eccellenze mediche e chirurgiche non solo possono garantire trattamenti di alta qualità per i pazienti del Lazio, ma possono anche attirare l’interesse di altri Paesi del mondo proprio come successo con questa tecnica che nel corso degli ultimi 30 anni è stata adottata all’estero con grande attenzione. Ringrazio tutte le istituzioni e autorità civili e religiose presenti, il Presidente della Regione Francesco Rocca che è sempre attento e presente sul territorio. Concludo col dire che questa grande Comunità della Asl Roma 6 è carica di entusiasmo e desiderio di essere sempre più vicina alle persone che per noi sono i massimi destinatari delle nostre attenzioni. Insieme riusciamo a raggiungere grandi risultati e lo facciamo giorno dopo giorno”.

Il Direttore Sanitario della Asl Roma 6 Dottor Vincenzo Carlo La Regina ha aggiunto: “Vedere il sorriso della signora Anna Maria è forse l’immagine più bella che questo importante evento ci potesse regalare. Questo è un segnale forte, è un grande cambiamento di prospettiva che pone l’attenzione non solo sul trattamento dei sintomi fisici, ma anche sul benessere della persona, prendendo in considerazione aspetti emotivi, mentali e sociali.

Riportare l’attenzione dei pazienti al centro significa anche coinvolgerli attivamente nel processo decisionale riguardo alle proprie cure e Anna Maria lo ha partecipato attivamente e ci ha rallegrato e motivato. E la cosa straordinaria che è successa è proprio questa: si è pensato a favorire un rapporto terapeutico basato sulla fiducia reciproca e sulla collaborazione e questo ha permesso di migliorare sensibilmente anche i risultati clinici. Con queste poche parole sentite e che caratterizzano un particolare percorso che sto condividendo questa meravigliosa comunità Asl Roma 6 ringrazio davvero tutti di cuore per essere qui a festeggiare insieme a noi questi sensazionali risultati”.




Guinnes per l’olandese Bert, quarant’anni con un cuore donato

Un uomo olandese di 57 anni ha battuto il record mondiale come paziente sottoposto a trapianto di cuore con la sopravvivenza più lunga. Lo riportano i media inglesi. Si tratta di Bert Janssen, che da quasi 40 anni pieni vive con un cuore donato, ricevuto all’Harefield Hospital nel nord-ovest di Londra nel giugno 1984 e il risultato è stato ora riconosciuto dal Guinness dei primati. Janssen afferma di essere “ancora grato per l’incredibile dono” che il suo donatore gli ha fatto. All’uomo è stata diagnosticata una cardiomiopatia dopo aver sviluppato sintomi simil-influenzali quando aveva 17 anni, per la quale è stato candidato al trapianto. Il suo cardiologo nel paese d’origine aveva legami con l’Harefield Hospital e uno dei pionieri dei trapianti, Sir Magdi Yacoub, eseguì l’operazione il 6 giugno 1984. Sposato di due figli, appassionato pilota di alianti, Janssen ha detto che è stato un “onore” aver raggiunto il traguardo del record. “Non avrei mai potuto immaginare che sarei arrivato così lontano”, ha detto. “La cosa più importante per me è aver stabilito un punto di riferimento per gli altri – ha concluso -. Ora è ufficialmente dimostrato che è possibile arrivare fin qui avendo il cuore di un donatore. Presumo che il traguardo si sposterà ancora un po’ più in là e sarò felice se altri batteranno il mio record a tempo debito”. 




L’Ospedale dei Castelli tra le eccellenze mondiali nella chirurgia oculistica: un particolare intervento restituisce la vista ai non vedenti

Finora i centri specializzati che portano avanti questa tecnica “Made in Italy” denominata osteocheratoprotesi si trovano in India, Germania, Inghilterra, Colombia e Usa

La presentazione lunedì 12 febbraio all’Ospedale dei Castelli alla presenza del Presidente della Regione Lazio Francesco Rocca

Lunedì 12 febbraio alle 15 presso Ospedale dei Castelli si terrà un evento di particolare interesse che pone la Regione Lazio come eccellenza rispetto ad altri Paesi nel mondo grazie a una particolare tecnica di chirurgia oculistica “Made in Italy”, nata e perfezionata da luminari italiani.

Il titolo è “Asl Roma 6, chirurgia oculistica: il Lazio tra le eccellenze mondiali” e vedrà la partecipazione straordinaria del Presidente della Regione Lazio Francesco Rocca, il Presidente del Consiglio regionale del Lazio Antonello Aurigemma, l’Assessore regionale al Bilancio e all’Agricoltura Giancarlo Righini, il Capo di Gabinetto del Ministero della Salute e già Direttore del Dipartimento del Territorio della Asl Roma 6 Marco Mattei, il Senatore della Repubblica Marco Silvestroni. Presenti il Commissario Straordinario della Asl Roma 6 Francesco Marchitelli, il Direttore Sanitario Asl Roma 6 Vincenzo Carlo La Regina. Tra gli interventi il dottor Franco Arrigoni Dirigente Responsabile Uos chirurgia vitreo retinica ospedale dei Castelli e il dottor Augusto Pocobelli, Primario Oculista Azienda San Giovanni Addolorata e Responsabile della Banca degli occhi.

Questo particolare intervento di sostituzione della cornea denominato osteocheratoprotesi è stato effettuato all’Ospedale dei Castelli che ha così raccolto un testimone importantissimo: una donna anziana divenuta non vedente da circa cinque anni ha riacquistato la vista. Un evento straordinario che le ha permesso di tornare alla normalità dopo anni di buio.
La Asl Roma 6 grazie all’equipe multidisciplinare coordinata dal Dottor Franco Arrigoni, ha ereditato questa tecnica di chirurgia oculistica che altrimenti avrebbe rischiato l’estinzione in Italia. Finora i centri specializzati che portano avanti l’osteocheratoprotesi si trovano in India, Germania, Inghilterra, Colombia e Usa. Oggi il Lazio torna protagonista tra le eccellenze mondiali grazie all’impegno assunto dalla Asl Roma 6 che pone l’ospedale dei Castelli come punto di riferimento per questo speciale intervento chirurgico. Modera l’evento il giornalista Fulvio Benelli.




Oms lancia allarme tumori, “Non tagliare i budget sanitari europei”

Crescono i numeri del cancro e, parallelamente, il peso economico delle cure sui sistemi sanitari: nel 2050 si stimano oltre 35 milioni di nuovi casi, +77% rispetto al 2022, ed il direttore regionale dell’Oms per l’Europa, Henri P. Kluge, lancia un monito: “Non tagliare i budget sanitari europei”.

Secondo le ultime stime pubblicate dall’Oms e dall’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (Iarc), in occasione della Giornata mondiale contro il cancro che si celebra il 4 febbraio, nel 2022 si stima ci siano stati 20 milioni di nuovi casi di cancro e 9,7 milioni di decessi a livello globale, con 53,5 milioni di persone vive a 5 anni dalla diagnosi. Questo trend riflette sia l’invecchiamento e la crescita della popolazione sia nuovi fattori di rischio come quelli di tipo socioeconomico. I principali fattori di rischio per il cancro restano tabacco, alcol e obesità, ma pesa anche l’inquinamento atmosferico.

 “I nuovi dati dell’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro rivelano che la Regione europea dell’Oms – avverte Kluge – vedrà un aumento del 38% di nuovi casi di cancro entro il 2045. I tumori più mortali per gli uomini nella nostra regione sono quelli al polmone, al colon-retto e alla prostata, mentre le donne muoiono più spesso da tumori al seno, ai polmoni o al colon-retto”. In modo “preoccupante” però, sottolinea, “la nostra analisi rileva che il cancro è più mortale nei paesi a reddito medio-basso rispetto a quelli ad alto reddito, il che mette in luce le numerose disuguaglianze sanitarie che ancora persistono”.

 “In un momento in cui il finanziamento della sanità è sempre più sotto pressione in tutta Europa – rileva il direttore regionale Oms – rischiamo di annullare decenni di progressi volti a migliorare la salute e il benessere di milioni di persone. Dato che nella regione europea 1 persona su 4 rischia di sviluppare il cancro nel corso della propria vita, non è questo il momento di tagliare il bilancio sanitario dell’Ue”. La diagnosi, il trattamento e la sopravvivenza “non dovrebbero dipendere da dove sei nato o da quanto guadagni. Sconfiggere il cancro deve essere un impegno di tutta la società. Mentre emergiamo dalla pandemia di Covid-19, il mio messaggio a tutti, politici e cittadini – conclude – è che abbiamo bisogno di più salute, non di meno”. 




L’importanza del processo di umanizzazione delle cure in sanità

Nel mondo della sanità, il focus sull’umanizzazione delle cure sta diventando sempre più centrale. Questo processo non solo migliora l’esperienza del paziente, ma anche la qualità complessiva dell’assistenza sanitaria.

Dal rapporto medico-paziente alla progettazione degli ambienti sanitari, l’umanizzazione delle cure rappresenta un aspetto cruciale che va ben oltre la semplice somministrazione di trattamenti medici.

Definizione di umanizzazione delle cure

L’umanizzazione delle cure si riferisce all’approccio che pone il paziente al centro dell’assistenza sanitaria, considerando non solo le sue necessità fisiche, ma anche quelle emotive, sociali e spirituali.

Questo approccio si propone di garantire che ogni individuo riceva un trattamento rispettoso, personalizzato e compassionevole, preservando la sua dignità e autonomia.

Miglioramento dell’Esperienza del Paziente

Uno degli aspetti più evidenti dell’umanizzazione delle cure è il miglioramento dell’esperienza del paziente. La comunicazione empatica da parte del personale sanitario, la condivisione delle informazioni in modo comprensibile e l’ascolto attento delle preoccupazioni del paziente sono tutti elementi chiave per creare un ambiente in cui il paziente si senta al centro dell’attenzione.

Risultati clinici migliorati

Numerose ricerche hanno dimostrato che l’umanizzazione delle cure non solo porta a una maggiore soddisfazione del paziente, ma può anche influenzare positivamente i risultati clinici. I pazienti che si sentono supportati e compresi hanno maggiori probabilità di aderire alle terapie prescritte, riducendo così il rischio di complicazioni e migliorando i tempi di recupero.

Ruolo del personale sanitario

Il personale sanitario svolge un ruolo fondamentale nell’umanizzazione delle cure. È essenziale che gli operatori sanitari siano formati non solo sul piano tecnico, ma anche sull’importanza dell’empatia, della comunicazione efficace e del rispetto per la dignità del paziente.

Inoltre, è importante che gli operatori sanitari si prendano il tempo necessario per ascoltare attivamente i pazienti, rispondere alle loro domande e coinvolgerli nel processo decisionale riguardo alle proprie cure.

Progettazione degli ambienti sanitari

Oltre al rapporto medico-paziente, l’umanizzazione delle cure si estende anche alla progettazione degli ambienti sanitari. Questo include la creazione di spazi accoglienti e confortevoli che favoriscano il benessere del paziente, nonché la riduzione dei tempi di attesa e la semplificazione dei processi amministrativi per ridurre lo stress e l’ansia del paziente.

Conclusioni

In conclusione, l’umanizzazione delle cure rappresenta un imperativo etico e clinico nell’ambito dell’assistenza sanitaria. Oltre a migliorare l’esperienza del paziente, questo approccio può portare a risultati clinici migliori e a una maggiore efficacia complessiva dei servizi sanitari.

È essenziale che gli operatori sanitari, i responsabili delle politiche sanitarie e gli stakeholder del settore collaborino per promuovere una cultura dell’umanizzazione delle cure che metta sempre al primo posto il benessere e la dignità del paziente.




Asl Roma 6, iniziato il “concorsone” per i medici di pronto soccorso

Al via il concorso pubblico per la copertura a tempo pieno e indeterminato di n. 152 posti di Dirigente Medico – disciplina Medicina d’Emergenza – Urgenza, indetto dalla ASL Roma 6 in qualità di Azienda capofila.

Il “concorsone” per i medici di pronto soccorso è iniziato oggi e terminerà il 12 gennaio. Partecipano medici in formazione specialistica e/o con comprovata esperienza in emergenza-urgenza. I partecipanti sono 163, ciò significa che si è scongiurata l’ipotesi della mancata o sottodimensionata partecipazione. Il concorso è in aggregazione con altre aziende sanitarie di Roma e del Lazio (Asl Roma 1,3,4,5, Asl Viterbo, Latina e Frosinone, Policlinico Tor Vergata, Ospedale Sant’Andrea e Ares 118).

Il Commissario Straordinario dottor Francesco Marchitelli si dice ottimista: “Il messaggio è passato: questo concorso pubblico rappresenta un’importante opportunità professionale nel campo della sanità, offrendo una via per entrare a far parte di un settore cruciale e dinamico all’interno del sistema sanitario. Non è semplice e le difficoltà si conoscono ma è innegabile che i medici di pronto soccorso svolgono un ruolo vitale nella catena di assistenza sanitaria. Sono responsabili di fornire cure istantanee e cruciali a pazienti che richiedono assistenza immediata. Questi professionisti devono essere pronti a gestire situazioni ad alta pressione, prendere decisioni rapide e lavorare in equipe per garantire un trattamento tempestivo e adeguato. Inoltre, è una strada che consente ai medici di accedere a posizioni all’interno di una struttura sanitaria, fornendo una solida base per una carriera stabile nel settore pubblico della sanità. Guardiamo a una solida costruzione di una comunità della salute fatta di professionisti motivati”.

Soddisfazione arriva anche da parte del Direttore Sanitario Asl Roma 6, dottor Vincenzo Carlo La Regina: “Fa piacere vedere i banchi pieni di persone. Sono figure importanti cui viene offerta la possibilità di lavorare in un ambiente dinamico, di contribuire alla salute e al benessere della comunità e di crescere professionalmente in un settore cruciale per il sistema sanitario”.

Il direttore UOC Pronto Soccorso e Medicina d’Urgenza Asl Roma 6 dottoressa Simona Curti pone l’accento sull’opportunità: “Questo concorso offre la possibilità di crescita professionale, permettendo ai medici di acquisire esperienza pratica, sviluppare competenze specifiche nel trattamento delle emergenze mediche e avere accesso a programmi di formazione continua per restare sempre aggiornati sulle ultime tecniche e protocolli medici.Lavorare come medico di pronto soccorso offre prospettive di carriera interessanti. La possibilità di acquisire esperienza pratica in situazioni ad alta intensità, la soddisfazione nel salvare vite e il continuo apprendimento nel campo delle emergenze mediche sono solo alcuni dei benefici che questa posizione offre”.