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Alla faccia dei teatrini di piazza, delle flottiglie improvvisate e delle polemiche costruite ad arte con il pretesto della Palestina per attaccare il governo, il voto parla chiaro: gli italiani stanno con Giorgia Meloni. Dalle urne delle regionali di Calabria e Marche arriva una risposta netta e inequivocabile, che spazza via settimane di propaganda e conferma la solidità del consenso verso il centrodestra e la sua azione di governo.
In Calabria la vittoria è schiacciante. Roberto Occhiuto, presidente uscente sostenuto dalla coalizione di centrodestra, vola al 57,5% secondo la prima proiezione del Consorzio Opinio Italia per Rai. Ben distaccato Pasquale Tridico, candidato di una cosiddetta “coalizione larga” che metteva insieme pezzi del centrosinistra, il Movimento 5 Stelle e altre sigle della sinistra radicale, fermo al 41%. Una disfatta annunciata, che nei numeri assume la forma di una bocciatura senza appello. Mentre Francesco Toscano di Democrazia Sovrana Popolare si ferma all’1,5%, l’unico vero segnale politico che emerge è quello di un popolo che sceglie stabilità, coerenza e risultati concreti, non slogan e teatrini.
Il messaggio dei calabresi è limpido: dopo anni di promesse mancate e di retorica inconcludente, il governo Meloni viene percepito come un riferimento credibile, una guida che ha restituito dignità e prospettiva. Nonostante le piazze riempite da minoranze rumorose e i titoli di giornali impegnati a raccontare un’Italia arrabbiata, il voto reale racconta tutt’altro: un Paese che si fida, che non si lascia distrarre dalle polemiche, e che riconosce nella premier e nella sua squadra un governo di fatto e non di facciata.
La stessa Giorgia Meloni, commentando la riconferma di Occhiuto, ha scritto sui social: “Anche in Calabria gli elettori hanno riposto la loro fiducia nella coalizione di centrodestra, confermando Roberto Occhiuto Presidente della Regione. Un risultato importante, a riconoscimento dell’azione di buongoverno che continueremo a portare avanti per il benessere del territorio e dei cittadini.” Parole semplici, dirette, che spiegano meglio di ogni analisi il senso politico di questa vittoria: la continuità del buongoverno premia, la propaganda no.
Nel quartier generale di Gizzeria, dove si è radunato il comitato di Occhiuto, l’atmosfera è esplosa in un applauso liberatorio già alla diffusione dei primi exit poll. Euforia legittima, dopo una campagna condotta con toni bassi, fatti concreti e senza bisogno di ricorrere a slogan urlati. Lo stesso Antonio Tajani, vicepremier e ministro degli Esteri, presente per congratularsi, ha commentato: “Si profila un grande successo del presidente Occhiuto e di Forza Italia. È una vittoria che conferma il centrodestra come forza in grado di raccogliere consensi reali. Nulla di esterno ha influito sul voto dei calabresi.” Tradotto: la gente non si lascia più influenzare da campagne costruite a tavolino o da sceneggiate di piazza. Il voto è una presa di posizione chiara, razionale e consapevole.
L’affluenza, stabile intorno al 43%, non scalfisce la portata politica del risultato. Da quattro tornate consecutive il dato è simile, condizionato anche dall’alto numero di calabresi residenti all’estero o in altre regioni. Ma chi è andato a votare lo ha fatto con convinzione, premiando un modello di governo che funziona.
E lo stesso copione si è ripetuto nelle Marche, dove il centrodestra ha consolidato il proprio dominio con margini simili, lasciando alla “coalizione larga” delle sinistre soltanto le briciole. Nessuna spinta unitaria, nessuna alternativa credibile: solo la conferma di un progetto politico confuso e diviso, respinto dagli elettori.
Alla fine, tra le bandiere della pace e i cortei anti-governativi che cercavano visibilità, è arrivato il responso più limpido: il popolo è con Meloni, non con i palcoscenici improvvisati. Gli italiani hanno scelto la stabilità alla confusione, il merito al rumore, la concretezza al moralismo. Mentre qualcuno ancora recita copioni ideologici per attaccare il governo, la realtà – quella delle urne – racconta un’altra storia: il centrodestra è più forte che mai, e il Paese continua a fidarsi di chi, invece di urlare, lavora.