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Editoriali

Chi vuole veramente male all’Italia? La parola d’ordine delle opposizioni: tanto peggio tanto meglio

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Da quando è stato varato il governo Lega-M5S, l’opposizione, ed in prima linea il PD, fa fuoco e fiamme con interventi televisivi favoriti da un’amministrazione RAI che ancora non si adegua alla nuova linea, dando molto risalto alle interviste di Martina, Renzi, Migliore, Romano, Rosato, e chi ne ha più ne metta. Facendo apparire il PD come il partito salvatore della patria, l’unico rimedio contro i guasti di un governo che si vuole irresponsabile, inesperto, pasticcione, conflittuale al suo stesso interno. In più, ‘fascista’, come si affrettano alcuni ad insegnare ai migranti ancora prima che i gommoni siano svuotati del loro contenuto. Renzi in televisione, parlando a proposito dei vaccini, ha detto con tono stentoreo che ‘non si scherza con la salute dei bambini’, e che chi lo fa, ‘fa male all’Italia’. Bene, noi pensiamo che il male all’Italia lo stanno facendo loro, le opposizioni, tra le quali annoveriamo, Leu – insignificante ma presente in TV al di là della sua reale (in)consistenza – e purtroppo, anche Forza Italia e Tajani. Già tuonare a vanvera contro un governo eletto democraticamente con una legge elettorale fatta ad arte per impedire che un tale governo si formasse, e quindi delegittimare di fatto le scelte dei cittadini, è antidemocratico, e denota una faziosità che va al di là di una opposizione che pure in democrazia è necessaria, dovendo essa controllare ed equilibrare le iniziative parlamentari. Questa opposizione, invece, va a ruota libera, spargendo anche notizie non esatte, giusto per cercare di scalzare le forze al governo. Che all’interno dell’esecutivo ci siano pareri diversi, fa soltanto bene, perché il confronto permette di mettere a punto soluzioni migliorative. Quando invece il partito, o il governo, sono sotto l’egida di un unico padre-padrone, come è successo di recente e anche un po’ più in là, la democrazia va a pallino.

Caso Ilva

L’idea della revisione delle condizioni di cessione dell’azienda certamente non è nata in seno al M5S, ma proprio da un appartenente al PD, cioè Michele Emiliano, governatore della Puglia, una voce a volte fuori dal coro. Purtroppo, inascoltata è stata la sua protesta a proposito del TAP, che avrebbe potuto essere spostato a Brindisi, senza distruggere gli uliveti secolari del Salento: ma gli interessi in gioco sono tali, e ad un tale livello, che l’operazione di buonsenso si è dimostrata impossibile, e di questo fa fede un’inchiesta de L’Espresso di qualche tempo fa che esprime precise accuse. Tornando all’ILVA, in una lettera indirizzata proprio a Di Maio, Emiliano manifesta i suoi dubbi sull’aggiudicazione del contratto, da parte dell’allora Ministero per lo Sviluppo Economico, alla AmInvestCo, che prevede l’impiego di 8.100 operai a regime, mentre la AcciaItalia ne avrebbe previsti 10.500. In più, afferma Emiliano, non è stato preso in considerazione il fattore qualitativo dell’offerta: AcciaItalia aveva proposto un piano con l’impiego di tecnologie a minore impatto ambientale, da eseguire entro il 2021; al contrario, la AmInvestCo prevede modifiche al piano ambientale con dilatazione degli interventi fino al 2023. E, continua il governatore, appaiono ben più esigui gli investimenti della AmInvestCo rispetto a quelli dell’AcciaItalia, che aveva proposto la decarbonizzazione dell’azienda, fattore decisivo per la vita della città di Taranto e delle campagne circostanti. Forse non tutti ricordano che l’ILVA, in mano a Riva, è stata condannata a risarcire masserie, allevamenti e coltivazioni invasi dalla diossina, e mai più fruibili. Oltre alla mai eseguita operazione di decontaminazione dell’area, che sarebbe costata alla proprietà circa tre miliardi delle vecchie lire. “Notoriamente” continua Emiliano, la cordata in oggetto “concentra una cospicua fetta della produzione di acciaio a livello europeo e mondiale, nonché quote di mercato UE, con evidente e conclamato rischio antitrust, essendo superiori al 40%”. Tralasciamo altre pur significative notizie inerenti la questione, solo per brevità. Quindi non è vero che Di Maio voglia distruggere l’ILVA e mandare a casa migliaia di operai. Al contrario, si vuole evitare un evidente rischio di aggiudicazione ‘non ponderata’, diciamo così, e magari, effettuata tenendo conto di fattori che esulano dalle normali valutazioni imprenditoriali.

Vaccini

Nessuno vuole giocare con la salute dei bambini per motivi politici, né si vede quale interesse potrebbe averne l’attuale governo, visto che i No-vax sono una minoranza. Lo spostamento dei termini per la presentazione dei certificati deriva soltanto da condizioni pratiche, e inutilmente Giulia Grillo, e anche i due vice-premier , si affannano a rassicurare i genitori: non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire. Renzi e Martina, loro sì, strumentalizzano l’argomento salute dei bambini e vaccini, per motivi politici. Ma li vogliamo rassicurare: nessuno impedirà che si raggiunga il fatidico 98%, o quello che sia, di bambini vaccinati. Una volta di morbillo non si moriva, e oggi ci vuole il vaccino: ma che morbillo è? Oppure in realtà si tratta di complicanze in soggetti deboli e carenti di difese immunitarie? Certo, a qualsiasi genitore il numero di ben dieci vaccini obbligatori appare enorme. È pur vero che oggi importiamo con i migranti patologie da noi scomparse da decenni, come la scabbia. Un ulteriore vantaggio delle ‘risorse’. E chi farnetica a proposito degli Italiani migranti a inizio secolo, sappia che dopo un viaggio in nave che poteva durare mesi, i nostri emigranti venivano visitati e tenuti in quarantena in Ellis Island. Respinti poi, senza poter scendere sul suolo americano, se non trovati idonei. Ma tutti partivano con documenti e permessi regolari per andare a lavorare in una nazione che della loro presenza aveva bisogno.

Decreto Dignità

Non si vede in quale altro modo si poteva intervenire per eliminare o almeno ridurre una piaga della nostra economia. Il precariato costringe tutti coloro che hanno bisogno di lavorare ad accettare condizioni di sfruttamento. Mettere gli imprenditori davanti all’obbligo di assunzione, porterà certamente ad un cambio di mentalità. D’altronde, spostare il termine da 36 a 24 mesi per le assunzioni a termine, non cambia tanto le cose, e non crea disoccupazione più di quella consequenziale. L’indennizzo per il licenziamento potrà servire a dare al licenziato, o non riassunto, il respiro necessario per cercare un’altra occupazione. I voucher sono necessari, ma soltanto per alcune mansioni e per periodi limitati. Il loro uso incontrollato è da attribuire alla vecchia amministrazione. È altresì evidente che tutto questo non fa comodo alla Confindustria, che preferirebbe continuare a disporre di manodopera ‘ricattabile’.

Caporalato

Il caporalato, e lo sfruttamento degli operai africani sono conseguenze di una dissennata politica commerciale. Oggi i pomodori che si trovano sui banchi del supermercato hanno le più varie provenienze. Ma quelli a minor prezzo sono sicuramente quelli provenienti da paesi terzi, come l’Olanda, mentre i pomodori di produzione nostrana vengono pagati una miseria, e magari rimangono invenduti. Una politica vera di incentivo all’agricoltura consentirebbe di produrre a più basso costo, senza pagare, per esempio, i contadini siciliani affinchè non coltivino il grano. Permettendo così di importare quel grano al glifosato – pesticida cancerogeno e mutageno – che invece noi dobbiamo, per decisone europea, importare dall’estero – leggi Canada. Oggi si distruggono grandi qualità di prodotti agricoli, per i quali i contadini incassano integrazioni da parte dello Stato. Quel denaro mal speso potrebbe invece essere meglio impiegato per far sì che le nostre eccellenze trovino spazio sul mercato. Quindi finchè la concorrenza dall’estero imporrà prezzi molto bassi ai nostri prodotti, il fenomeno di sfruttamento della manodopera straniera continuerà, e il caporalato ne è solo un effetto.

Far West

Uno degli argomenti preferiti dall’opposizione di centrosinistra si chiama ‘Far West’, e l’altro ‘giustizia fai-da-te’. Senza guardare che in Italia il Far West è già in atto, e ne testimoniano i numerosi attacchi sessuali a ragazze che hanno il grande torto di camminare per strada da sole. Non ultimo, il caso avvenuto a Milano, quando una ragazza è stata aggredita alle cinque di mattina da un migrante recidivo, già condannato per stupro, e al quale, pur essendo stato negato il permesso di soggiorno, era stato concesso il ricorso. La ragazza aveva compreso le intenzioni dell’uomo, e ha usato lo spray urticante, riuscendo così a salvarsi. Giustizia fai-da-te? O difesa personale? Ci mancherebbe solo che il nigeriano in questione facesse causa alla ragazza per avere un risarcimento. Siamo in Italia, tutto è possibile! Fioriscono poi corsi di difesa personale, frequentati da donne che vogliono sentirsi più sicure, e cha vanno a cercare di apprendere tecniche che non saranno mai in grado di applicare. Questo sì, è Far West, ed è addebitabile tutto intero a chi ha permesso una invasione incontrollata da parte di chi oggi campa sulle nostre spalle. Pochi sono gli esempi di vera integrazione, e sono quelli che ci fanno ben sperare, una volta rimandata a casa la feccia. Ma bisogna farlo. Eliminare la possibilità di ricorso al rifiuto di permesso di soggiorno sarebbe una soluzione da adottare, dato che si traduce in una violazione della legge e in una presa in giro per la comunità. Tempi rapidi per le espulsioni e accompagnamenti. Il foglio di espulsione in tasca non costringe nessuno ad andarsene. Così si eliminerebbe buona parte della manovalanza della malavita che tratta prostituzione e droga. I brutti casi di intolleranza, anche quelli, sono addebitabili a chi ci ha costretti in una condizione che i più percepiscono di non-sicurezza. Mentre i reati degli stranieri aumentano quotidianamente, pietosamente taciuti dai media.

Forze dell’Ordine

Una buona decisione presa di recente è quella di dotare i nostri agenti di polizia di taser, un dispositivo non letale che consente di mettere fuori combattimento un malfattore senza ucciderlo, adoperato da decenni nel Stati Uniti. Purtroppo, la tanto auspicata ‘sperimentazione’ – della quale non si vede la necessità, trattandosi di un dispositivo già ampiamente collaudato – non ancora arriva, costringendo i nostri agenti dell’ordine, polizia e carabinieri, a sparare, o a subire dure punizioni da parte di delinquenti per lo più stranieri: questo è intollerabile! L’alternativa è subire un procedimento disciplinare e una indagine per lesioni, con richiesta di risarcimento danni, o peggio, l’accusa di eccesso colposo in legittima difesa. Grazie alle maglie larghe del vecchio governo, che oggi vorrebbe tornare al potere. Insomma una opposizione, come si diceva una volta, ‘tanto peggio tanto meglio’. Allora, fatti due conti, è facile vedere chi vuole veramente male all’Italia. Mentre l’onorevole Martina, non più solo ‘reggente’, ma segretario del PD, si fa crescere una barba da imam: forse per propiziare i prossimi voti degli islamici.

Roberto Ragone

Editoriali

Da Giorgio Almirante a Giorgia Meloni: 80 anni di percorso tra continuità e cambiamenti della destra italiana

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La politica italiana ha sempre ospitato una serie di correnti e movimenti, con la destra che ha attraversato varie fasi e trasformazioni nel corso del tempo. Da Giorgio Almirante, fondatore del Movimento Sociale Italiano (MSI), a Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia (FdI), la destra italiana ha attraversato un percorso complesso, caratterizzato da cambiamenti ideologici, sociali e politici.

L’eredità di Giorgio Almirante e il Movimento Sociale Italiano (MSI)

Giorgio Almirante è stato una figura di spicco della destra italiana nel secondo dopoguerra. Come fondatore e leader del MSI, Almirante incarnava un nazionalismo conservatore e anti-comunista. Il MSI, nato nel 1946, era erede del Partito Fascista di Benito Mussolini e rappresentava un’ala estrema della politica italiana. Tuttavia, negli anni ’70 e ’80, sotto la guida di Almirante, il MSI cercò di rinnovare la sua immagine, cercando di allontanarsi dall’etichetta di “fascista” e di inserirsi nel panorama politico mainstream.

Il passaggio dall’MSI a Alleanza Nazionale

Negli anni ’90, con la fine della guerra fredda e il crollo del comunismo, la destra italiana subì un cambiamento significativo. Nel 1995, il MSI si trasformò in Alleanza Nazionale (AN), sotto la leadership di Gianfranco Fini. Fini cercò di allontanare il partito dagli elementi più estremisti e fascisti, adottando una retorica più moderata e democratica. AN divenne parte integrante del sistema politico italiano, entrando a far parte di coalizioni di governo e accettando i principi della democrazia pluralista.

La rinascita della destra con Fratelli d’Italia

Tuttavia, il vento della destra italiana ha continuato a soffiare, e nel 2012 è stato fondato Fratelli d’Italia – Alleanza Nazionale (Fdl-AN), guidato da Giorgia Meloni, Gianni Alemanno e Ignazio La Russa. Il partito si è posizionato come l’erede ideologico dell’AN e ha abbracciato un nazionalismo conservatore e identitario. Meloni, in particolare, ha portato una ventata di freschezza alla destra italiana, attrattiva soprattutto per i giovani e per coloro che si sentono trascurati dalle élite politiche tradizionali.

L’ascesa di Giorgia Meloni e la nuova destra italiana

Giorgia Meloni, nata nel 1977, rappresenta una nuova generazione di leader della destra italiana. Con una retorica forte e decisa, Meloni ha saputo capitalizzare sul malcontento verso l’establishment politico e sulle preoccupazioni riguardanti l’immigrazione, la sicurezza e l’identità nazionale. Fratelli d’Italia ha ottenuto risultati significativi nelle elezioni politiche, consolidando la sua posizione come uno dei principali partiti di destra in Italia.

La destra italiana nel contesto europeo

Il percorso della destra italiana, da Almirante a Meloni, riflette anche le tendenze più ampie all’interno della destra europea. La crescente preoccupazione per l’immigrazione, l’identità nazionale e la sovranità statale ha alimentato la salita di partiti di destra in molti paesi europei. Tuttavia, ciascun paese ha le sue specificità e la sua storia politica unica, che influenzano il modo in cui la destra si presenta e agisce.

La Frammentazione della Destra Italiana: Un’Analisi Politica

La politica italiana è stata da sempre caratterizzata da una molteplicità di partiti e movimenti, ognuno con la propria ideologia e visione politica. Tra questi, la destra italiana non è stata immune dalla frammentazione, che ha avuto un impatto significativo sul paesaggio politico del Paese.

Origini della Frammentazione

Per comprendere appieno la frammentazione della destra italiana, è necessario analizzare le sue origini. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, l’Italia ha visto la nascita di una serie di partiti politici di destra, che spaziavano dall’estrema destra nazionalista a movimenti conservatori più moderati.

Tuttavia, nel corso degli anni, la destra italiana ha subito numerose scissioni e divisioni interne, spesso dovute a conflitti personali, divergenze ideologiche e lotte di potere. Questi fattori hanno contribuito alla creazione di una serie di partiti e movimenti di destra, ognuno con il proprio leader carismatico e seguaci devoti.

Le Principali Fazioni

La frammentazione della destra italiana ha portato alla creazione di diverse fazioni e gruppi politici, ciascuno con le proprie caratteristiche e obiettivi. Tra i principali vi sono:

  1. Forza Italia: Fondato da Silvio Berlusconi nel 1994, Forza Italia è stato uno dei principali partiti di centro-destra in Italia per diversi decenni. Tuttavia, nel corso degli anni, il partito ha subito diverse scissioni e ha visto la nascita di nuove formazioni politiche.
  2. Lega Nord: Originariamente un movimento separatista del Nord Italia, la Lega Nord si è trasformata in un partito nazionale di destra sotto la leadership di Matteo Salvini. La Lega Nord è nota per le sue posizioni anti-immigrazione e euroscettiche.
  3. Fratelli d’Italia: Un partito di destra nazionalista fondato da Giorgia Meloni nel 2012, Fratelli d’Italia è diventato uno dei principali attori della destra italiana. Il partito si basa su un nazionalismo conservatore.
  4. Movimento Sociale Italiano (MSI): Originariamente un partito neofascista fondato nel dopoguerra, il MSI è stato successivamente trasformato in Alleanza Nazionale e infine assorbito da Forza Italia. Tuttavia, una parte dei suoi ex membri ha continuato a operare all’interno di movimenti di estrema destra.

Impatto sulla Politica Italiana

La frammentazione della destra italiana ha avuto un impatto significativo sulla politica del Paese. Innanzitutto, ha reso difficile per la destra italiana presentare un fronte unito e coeso, spesso conducendo a coalizioni fragili e instabili.

Inoltre, la frammentazione ha alimentato la polarizzazione politica in Italia, con i vari partiti di destra che competono per attirare l’elettorato con discorsi populisti e promesse di cambiamento. Questo ha contribuito a una maggiore instabilità politica e ha reso difficile per il Paese affrontare le sfide economiche, sociali e ambientali.

Prospettive Future

Il futuro della destra italiana rimane incerto, con molte domande sulla sua capacità di unirsi e presentare un fronte coeso. Tuttavia, con l’aumento del nazionalismo e del populismo in Europa, è probabile che la destra italiana continui a giocare un ruolo significativo nella politica del Paese. In conclusione, la frammentazione della destra italiana è stata una caratteristica persistente della politica italiana, con profonde implicazioni per il Paese nel suo complesso. Mentre la politica italiana continua a evolversi, sarà interessante osservare come la destra italiana si adatterà e influenzerà il futuro del Paese.

Conclusioni

Il percorso della destra italiana da Giorgio Almirante a Giorgia Meloni è stato caratterizzato da continuità e cambiamento. Mentre alcuni principi fondamentali, come il nazionalismo e il conservatorismo, sono rimasti costanti, il modo in cui questi principi sono stati interpretati e presentati è cambiato nel corso degli anni. Con Giorgia Meloni e Fratelli d’Italia, la destra italiana si trova oggi in una fase di rinnovato vigore e ambizione, giocando un ruolo sempre più centrale nel panorama politico nazionale.

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Costume e Società

Famiglie allargate si o no?

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Le ricerche sociologiche, oggi, vedono un forte cambiamento nell’assetto familiare. Tale condizione ha origine sia da un mutamento nel concetto di genitorialità che nel ruolo della famiglia all’interno della società: cambiano le persone, si modificano le strutture familiari, mutano le coppie, si spostano gli interessi di ogni singolo individuo, passando dalla condivisione all’individualizzazione.

Molti aspetti legati alla natura psicologica del singolo soggetto subiscono un cambio repentino: si pensa più a sé stessi che agli altri. In questo scenario, siamo di fronte a molte trasformazioni che vanno ad incidere, inevitabilmente, sulla composizione della famiglia stessa.

Quello che cambia oggi rispetto a circa 50 anni fa è legato alle cause della nascita delle nuove famiglie “allargate”, “ricomposte” o “ricostituite. Mentre un tempo le famiglie ricostituite si formavano dopo la morte di un coniuge, dagli anni ‘70, invece, con la possibilità anche in Italia di ricorrere a separazione e divorzio, si sono verificati cambiamenti sociali e culturali che hanno portato ad una nuova struttura di queste famiglie.

Le famiglie “allargate”, ovvero le famiglie composte da due partners che hanno vissuto l’esperienza della fine di un precedente matrimonio, da cui almeno uno ha avuto figli che attualmente vivono con loro, hanno la caratteristica di avere confini più labili e incerti rispetto alla famiglia “tradizionale”, sia in termini biologici che legali. I processi relazionali sono sicuramente più complessi, sia nella comprensione che nella gestione, sono flessibili e hanno un inizio e un’evoluzione molto rapida.

Le famiglie ricostituite sono state definite “cespugli genealogici”, per la loro ampia estensione orizzontale anziché verticale. Mentre alcuni studiosi non appoggiano totalmente questi cambiamenti, altri fanno fronte alle nuove forme familiari che non possono essere ignorate, ma devono essere comprese e sostenute.

Le famiglie ricostituite vivono la crisi di chi, con storie diverse e diversi modi di affrontare i problemi, deve trovare dei compromessi per affrontare insieme nuove situazioni.
Gli studi affermano che i precedenti rapporti coniugali e la loro chiusura siano stati rielaborati, con una buona definizione delle attuali relazioni e con confini chiari, in modo che i partner possano iniziare un nuovo rapporto senza rancori passati. È importante che i figli non abbiano un atteggiamento oppositivo verso il nuovo partner, sperando in una riappacificazione tra i suoi genitori. Questo sarà direttamente proporzionale ai livelli di chiarezza e definizione raggiunti.

L’età dei figli è importante: i bambini in età prescolare potrebbero manifestare regressioni, nascondendo il desiderio di farsi accudire. Per i ragazzi la necessità di conferme da parte del genitore biologico potrebbe invece lasciare il posto alla rabbia verso il genitore acquisito, soprattutto nella fase adolescenziale, all’interno della quale avviene il processo di costruzione della loro identità e questo totale mutamento potrebbe essere percepito come un ostacolo.
In questa fase, per i figli, il formarsi di una famiglia allargata, sancisce definitivamente la fine della relazione tra i genitori biologici, e spesso questo può portare alla paura inconscia che affezionandosi al genitore acquisito, in qualche modo si “tradisca” quello biologico. La causa che ne consegue è che ciò potrebbe portare i figli ad allearsi con quest’ultimo e sviluppare un senso di protezione morboso.

In ogni caso la genitorialità è ancora più difficile poiché i genitori dovranno imparare a gestire eventuali conflitti e gelosie tra i fratelli acquisiti. Nelle famiglie allargate è opportuno costruire nuove identità familiari, nuove stabilità ed equilibri.
A tale proposito, non si può dare una risposta definitiva alla domanda “Le famiglie allargate sì o no?”, poiché essendo in continua espansione necessitano di sostegno e di supporto. Sicuramente nelle famiglie ricostituite possono innescarsi situazioni particolari, ma dare una “valutazione” negativa o positiva non è certo il modo migliore per andare verso un processo di accettazione.

Di concerto, le famiglie ricostituite possono racchiudere al loro interno grandi risorse ed elementi di ricchezza per tutti i componenti, i quali si troveranno a contatto con abitudini, tradizioni, modelli e storie diverse dalle proprie.

Tutto questo, se integrato con nuovi “ingredienti” e abitudini comuni diviene un elemento fondamentale per la crescita e il benessere di tutti, portando alla costruzione di nuovi equilibri.

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Editoriali

Riforma tributaria e abrogazione legge Pittella: l’Avvocato Lucarella presenta petizione alla Camera dei Deputati

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La legge Pittella da ormai due anni ha cambiato le carte in tavola per migliaia di contribuenti italiani: da un giorno all’altro anni di sacrifici economici e investimenti legali andati in fumo per effetto della legge 215/2021 (partorita dal Parlamento a seguito dell’emendamento che prese il nome dal suo proponente).
La questione, molto dibattuta in ambito giuridico, ha scatenato molti effetti sul piano umano e di vita reale per singoli cittadini ed imprese soprattutto medio-piccole: in pratica la legge, prevedendo la non impugnabilità dei famosi estratti di ruolo (rilasciati dalla ex Equitalia), comporta il non potersi più difendere da atti dell’amministrazione esattoriale ritenuti illegittimi se non quando una intimazione di pagamento, un pignoramento, una istanza di fallimento dovessero essere notificati.
L’Avv. Angelo Lucarella, già vice presidente coord. Commissione Giustizia del Ministero dello Sviluppo Economico, docente a.c. in Diritto processuale tributario – Università degli studi di Napoli Federico II e tra gli esperti giuristi italiani invitati dal World Justice Project 2023 (sostenuto dalla Commissione Europea), ha depositato il 30 dicembre 2023 una petizione per la riforma legislativa secondo quanto previsto dall’art. 50 della Costituzione italiana.
“Si tratta di un atto doveroso: bisogna rimettere i cittadini, che avevano promosso contenziosi per cartelle esattoriali ritenute illegittime, in condizione di difendersi.
Il fatto che una legge dello Stato, di punto in bianco, faccia blocco al diritto di difesa con un effetto retroattivo implicito è contro la Costituzione italiana perché crea disparità di trattamento e violazione del diritto di difesa. Principi e diritti, quest’ultimi, anche tutelati a livello europeo e internazionale.
Con la petizione, per quanto anzitutto fatto ed atto simbolico, si istruisce un procedimento legislativo che vedrà interessarsi della questione una Commissione parlamentare apposita.
La speranza è che si giunga alla abrogazione della legge Pittella o quantomeno ad una norma c.d. di interpretazione autentica affinché si dichiari, una volta per tutte, che non è possibile alcun effetto retroattivo implicito. Sulla scorta di questa ipotetica soluzione legiferare per la riapertura dei termini contenziosi per i contribuenti che vogliono continuare le cause all’epoca avviate o quantomeno consentire loro di conciliare con l’erario allo stato del giudizio prima della legge Pittella.
Inoltre è la stessa Corte Costituzionale con la recente decisone 190/2023 ad invitare il legislatore ad intervenire quanto prima sulla questione.
Quindi ne va dello stato di diritto e della credibilità del sistema delle leggi democratiche”.
È quanto commenta l’avv. Lucarella.

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