Clicca e condividi l'articolo
Tempo di lettura 2 minuti
La Procura di Milano ha disposto il rinvio a giudizio con citazione diretta per Chiara Ferragni, nell’ambito dell’inchiesta sulla presunta truffa legata alla vendita del pandoro “Pink Christmas” e delle uova di Pasqua. L’accusa ipotizza che dietro l’iniziativa benefica promossa dall’imprenditrice digitale si celasse in realtà una campagna di marketing ingannevole.
La difesa respinge ogni accusa
L’entourage legale di Ferragni ha subito preso posizione, dichiarando che la loro assistita “non ha commesso alcun reato”. Anche l’influencer ha affidato il suo pensiero a una nota ufficiale, nella quale si è detta sorpresa e amareggiata per l’evoluzione della vicenda:
“Credevo sinceramente che non fosse necessario affrontare un processo per dimostrare di non aver mai ingannato nessuno. Ora dovrò convivere con questa accusa, che ritengo del tutto ingiusta, ma affronterò la situazione con determinazione per dimostrare la mia totale innocenza.”
La testimonianza dei consumatori e l’indagine della Procura
Nel procedimento sono stati indicati 27 testimoni, tra cui otto consumatori che hanno acquistato i prodotti pubblicizzati da Ferragni e due rappresentanti di associazioni di tutela dei consumatori. I magistrati li considerano “persone informate sui fatti”, in grado di fornire elementi utili sul presunto raggiro.
Oltre a loro, figurano nel fascicolo sei investigatori della Guardia di Finanza di Milano e quattro di Bari, che hanno condotto le indagini. Altri sette testimoni provengono dall’entourage dell’influencer e dalle aziende coinvolte nella campagna, chiamati a chiarire le dinamiche promozionali e i rapporti commerciali.
Il dibattimento si concentrerà anche sull’effetto che il messaggio benefico avrebbe avuto sulle decisioni di acquisto dei consumatori, aspetto ritenuto centrale dall’accusa.
Il ruolo del Codacons e gli accordi extragiudiziali
Inizialmente, il Codacons si era costituito parte lesa nel caso, ma a fine dicembre ha raggiunto un’intesa con Ferragni. L’influencer ha infatti accettato di risarcire con 150 euro ciascuno i consumatori che si erano rivolti all’associazione e di devolvere 200mila euro a un ente che supporta le donne vittime di violenza. In seguito a questo accordo, il Codacons ha ritirato la denuncia.
Le prossime tappe: il processo si avvicina
L’udienza predibattimentale è fissata per il 23 settembre davanti al giudice della terza sezione penale del Tribunale di Milano. Insieme a Ferragni, sono stati rinviati a giudizio anche Fabio Damato, ex collaboratore dell’influencer, Alessandra Balocco, amministratrice delegata dell’azienda dolciaria, e Francesco Cannillo, presidente di Cerealitalia-ID.
Le accuse contestate rimangono quelle di truffa aggravata, già indicate nella chiusura delle indagini dello scorso ottobre. Tuttavia, i difensori dell’influencer, Giuseppe Iannaccone e Marcello Bana, si dicono convinti che il caso non abbia rilevanza penale:
“Ogni aspetto controverso era già stato affrontato e risolto dinanzi all’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato. Affronteremo il processo con serenità, certi che l’innocenza della nostra assistita sarà pienamente dimostrata.”
Dichiarazioni degli altri imputati
Anche la difesa di Alessandra Balocco ha espresso sorpresa per la decisione della Procura:
“Siamo stupiti e amareggiati. Affronteremo il giudizio con fiducia, convinti dell’innocenza della nostra assistita.”
Ora, spetterà al giudice valutare se vi siano le condizioni per aprire il dibattimento o archiviare il caso. Intanto, per Chiara Ferragni si apre ufficialmente una fase delicata della sua carriera, con l’ombra del processo che si staglia sul suo futuro professionale.
Correlati