CINA: IL GIAPPONE CHIEDA SCUSA PER LE SCHIAVE DEL SESSO DURANTE LA 2 GUERRA MONDIALE

di Cinzia Marchegiani

Cina – Sono state censite dagli storici dalle 200 alle 400 mila donne cinesi rapite dall’esercito imperiale giapponese quando occuparono Nanchino del 13 dicembre 1937, le notizie riportano più di 300 mila persone, tra militari e civili uccise. Le donne furono rese schiave e costrette a fornire prestazioni sessuali nei bordelli militari. La Cina in merito a questo fatto storico, di una barbarie unica nel suo genere, aveva chiesto all’Unesco nel 1997 di conservare negli archivi storici fatti relativi a queste violenze, per poter documentare nel tempo le barbarie che queste donne hanno dovuto subire, definite “donne di conforto” le schiave del sesso.

Per questo la stessa Cina aveva fatto formale richiesta per poter accedere ai documenti relativi all’anno 1937 quando avvenne per l'appunto il "Massacro di Nanchino" e il rapimento delle schiave sessuali di guerra del Giappone, atti e prove che sono nel Registro Mondiale, creato nel 1997 realizzato appositamente per proteggere come in un documentario il patrimonio mondiale. Contrario è il Giappone, il segretario di gabinetto Yoshihide Suga ha chiesto alla Cina di ritirare la richiesta, fatto che sconcerta la Cina stessa poiché il predecessore di Suga , Yohei Kono, proprio in una dichiarazione nel 1993 aveva riconosciuto il proprio governo colpevole nell’aver tradotto tra le 200 e 400 mila donne cinesi e rese schiave nei bordelli giapponesi. Le prove documentali servono per ricostruire storie invisibili, di tragedie umane quasi dimenticate, di donne morte per abusi sessuali, nella disperata lotta del tempo che non permette di dimenticare quelle violenze inaudite. Serve un memoriale affinché, come tutti i drammi umani del mondo, possano avere un luogo che possa rappresentare il monito di storie tragiche, dove ogni vittima rappresenta una vita spezzata degna di essere ricordata, come l’umiliazione che hanno subito. Così la Cina ha respinto la richiesta del Giappone di ritirare la propria domanda all’Unesco e con una secco “Noi non accetteremo la protesta irragionevole del Giappone, e non faremo cadere la nostra applicazione.

Lo scopo della domanda della Cina è quello di sostenere fermamente la storia in mente e amare la pace, il rispetto della dignità umana e prevenire comportamenti contro l'umanità, i diritti umani e nel monito che non accada di nuovo”, ha tuonato il portavoce del ministero degli esteri Hua Chunying. La Cina anzi invita il Giappone a chiedere scusa, poiché le donne schiavizzate sessualmente rappresentano un crimine contro l’umanità, ed esorta in questo senso a mostrare rispetto e profondere un atteggiamento più responsabile. Alcune “ex donne conforto”, lo scorso lunedì assieme ai propri familiari hanno chiesto al governo giapponese di validare la “dichiarazione Kono” e risarcire le vittime e chiedere esplicitamente scusa. Questo dibattimento rappresenta non solo il riconoscimento di abusi, ma anche un problema di memoria storica, affinché nei libri possa essere tramandata ai posteri, la verità.