CITTA' METROPOLITANA: TERMINE ULTIMO PER USCIRNE IL 30 SETTEMBRE.

 

Ad Anguillara Sabazia molti cittadini hanno indetto un'assemblea pubblica aperta a tutti per Sabato 20 settembre 2014 alle ore 11 in pèiazza del Molo.

 

Redazione

In relazione alla Legge del 7 aprile 2014, n. 56 , già DDL 1212, che riordina gli Enti Provincia sostituendoli con le Aree Metropolitane ad Anguillara Sabazia molti cittadini hanno indetto una assemblea pubblica per Sabato 20 settembre, alle ore 11:00 a piazza del molo. "Alcuni concittadini, leggendo il testo di legge, sono rimasti preoccupati per il futuro della nostra cittadina, – si legge nella nota – nella intenzione della legge medesima, – prosegue la nota – di annetterla al Territorio dell’ Area Metropolitana di Roma. Ciò che ha preoccupato i suddetti cittadini, è la non terzietà del Presidente dell’Area Metropolitana, rispetto ai Comuni che la compongono, essendo sancito per legge che egli sia il Sindaco di Roma. E' la competenza territoriale che viene attribuita all’Area Metropolitana, e la situazione di debolezza in cui ogni Comune si troverebbe di fronte al tavolo di confronto con gli altri Comuni, eventualmente assoggettati da un complesso di inferiorità verso il Sindaco di Roma. A tutto ciò, si aggiunga la prossima abrogazione del titolo V°, che inciderà ancora in senso di indebolimento dell’autonomia di tutti i Comuni. Se entro il 30 settembre il Comune di Anguillara non indirà referendum consultivo, Anguillara Sabazia passerà in modo irrevocabile all’Area Metropolitana di Roma. – La nota conclude I cittadini, non per porre veto a tale destino, ma per allungare i tempi durante i quali approfondire , comunicare, e rivolgere alla cittadinanza il diritto di scelta , intendono sensibilizzare la nostra amministrazione comunale perché deliberi urgentemente a favore del Referendum.

 

CITTA' METROPOLITANA – MAGI: FIRMATA LISTA M5S, RESTANO CONTRADDIZIONI ENORMI. MIO VOTO APERTO A CHI PRENDERA' IMPEGNI SU ELEZIONE DIRETTA E RUOLO DEI MUNICIPI

di Riccardo Magi, consigliere capitolino Radicale componente della Lista civica Marino
La mia firma alla lista del M5s per le elezioni del Consiglio della Città Metropolitana di Roma Capitale è un atto dovuto per limitare almeno in parte i danni che la legge Delrio e le successive circolari ministeriali stanno arrecando e arrecheranno all'ordinamento istituzionale, in particolare della Capitale.
Questa legge, incredibile, burocratica e frettolosa, prevede le "elezioni di secondo livello": bella espressione per dire che non votano più i cittadini, ma i consiglieri comunali. L'aggravante è che molti consigli comunali non sono stati informati su scadenze e regole, né dotati di strumenti per poter partecipare al voto. Queste elezioni sono così state consegnate alle decisioni delle segreterie dei partiti. Nel caso del Pd, dunque, al caos delle correnti. E' un fatto gravissimo – che come Radicali abbiamo denunciato da luglio scorso –  se si pensa al potere che avranno i nuovi organi amministrativi, ai quali pure le regioni potrebbero e dovrebbero cedere poteri legislativi. Ma a Roma c'è un'altra questione altrettanto grave. Nel disinteresse generale, mentre tutti erano assorbiti dal toto-nomi, dal numero di donne in lista e da chi nel Pd – da vicesindaco – dovrà vigilare su Ignazio Marino, si sta consumando l’ennesimo passo indietro rispetto al disegno più volte annunciato e ancora incompleto di Roma Capitale. In questo senso la legge Delrio è probabilmente illegittima poiché assimila Roma alle altre città Metropolitane e non ne rispetta la rilevanza costituzionale. Da qui nascono una serie di quesiti fondamentali ai quali nessuno ha nemmeno provato a rispondere, visto che non c’è alcun dibattito pubblico su questa riforma, attesa da venti anni, e su questa prima consiliatura "costituente": nello statuto si intende recuperare il suffragio popolare percorrendo la via indicata dalla legge? E come? Trasformando gli attuali Municipi in veri e propri "comuni metropolitani" dotati di reale autonomia amministrativa? C'è, inoltre, la volontà di prevedere strumenti di iniziativa popolare forti e di tutelarne l'efficacia? In tal caso, sarebbe stato e resta necessario al più presto un dibattito su questo in Assemblea Capitolina, considerato il ruolo e le competenze che i decreti attuativi per Roma Capitale le riconoscono in questo ambito. E’ infatti inaccettabile che Città Metropolitana di Roma Capitale nasca senza aver prima incardinato un percorso in Assemblea Capitolina per armonizzare Roma Capitale e Città Metropolitana. Si tratta di questioni enormi che nessuno tra gli amministratori sembra voler affrontare, nè donne, nè uomini, nè gay, nè bisessuali, nè transessuali… Per parte mia il mio voto, così pesante per il calcolo ponderato previsto dalla legge, se deciderò di utilizzarlo, andrà probabilmente a chi vorrà rispondere e impegnarsi su questi punti.

CITTÀ METROPOLITANA: GRAVE ASSENZA DI DIBATTITO ISTITUZIONALE

di Donato Robilotta    Presidente Federazione Regionale Aiccre del Lazio, membro del CAL
Ora che sono state presentate le liste per le elezioni dei 24 membri del consiglio metropolitano della Città Metropolitana di Roma Capitale, che si terranno il prossimo 5 ottobre, cui parteciperanno circa 1685 elettori tra sindaci e consiglieri comunali dei 121 comuni, è da auspicare che si apra finalmente un dibattito su cosa dovrà essere il nuovo ente e non solo sui posti da occupare. E’ grave che la istituzione della città metropolitana avvenga in assenza di un dibattito tra le diverse istituzioni locali perché il nuovo ente, su cui continuo ad avere molte perplessità, comunque cambia l’assetto istituzionale del nostro territorio specialmente con la trasformazione delle province in enti di secondo livello di area vasta. Tanto è vero che il Presidente di Unindustria Stirpe ha lanciato la proposta della grande Frosinone, a Civitavecchia il Sindaco pensa di uscire dalla città metropolitana per costruire con la provincia di Viterbo l’Etruria meridionale e sindaci di piccoli comuni come quello di Marcellina sono preoccupati per il loro futuro perchè pensano che il nuovo ente sia romano-centrico. Il compito di programmare il nuovo assetto del territorio spetterebbe al Consiglio Regionale che invece di discutere una inutile legge sul cambiamento di nome alle comunità montane dovrebbe occuparsi proprio dei nuovi assetti del territorio e delle funzioni che dovrebbero svolgere i nuovi enti a partire da quelle che oggi svolge la Regione e che invece gli andrebbero trasferite