COGNE OMICIDIO: QUESTA INIQUA GIUSTIZIA ITALIANA

di Christian Montagna

Lo scorso 26 Giugno 2014, la giustizia italiana ha commesso un ennesimo atto irragionevole: Annamaria Franzoni è tornata a casa a Ripoli Santa Cristina. Il giudice Sabrina Bosi ha concesso la detenzione domiciliare alla mamma che il 30 Gennaio duemiladue, a Cogne, ha ucciso il figlio Samuele. Solo sedici anni di reclusione la condanna per omicidio. A cominciare dal fatto che una pena così lieve non è accettabile per un reato tanto grave, ora, le hanno addirittura concesso i domiciliari. E così la Franzoni ritorna a casa con il marito e gli altri due figli di diciotto e undici anni. Cioè, dopo averne ucciso uno brutalmente, c’è chi sostiene che questa donna abbia una capacità genitoriale intatta e che quindi sia in grado di crescere gli altri due figli. A questo punto mi verrebbe voglia di scambiare due chiacchiere con psichiatri e specialisti che hanno tracciato i profili psicologici. C’è qualcosa che non torna… Quanto sto dicendo ha dell’incredibile, ma è la pura realtà dei fatti. La motivazione che ha spinto il giudice alla concessione dei domiciliari sarebbe scaturita dal contesto familiare esterno coeso della famiglia che servirebbe dunque a sostenere la donna nel percorso di risocializzazione. Ma il piccolo Samuele Lorenzi, chi ce lo ridarà? Per anni, l’Italia ha vissuto l’incubo delle mamme killer: la Franzoni è diventato l’esempio eclatante di una mamma che tale appellativo non lo merita. Ora c’è chi crede che abbia le competenze per crescere altri due figli… I percorsi della giustizia italiana sono sempre più enigmatici a comprendersi: si condannano usurai ed estorsori, come è giusto che sia, a decine di anni di reclusione e criminali che si sono macchiati di reati quali omicidi e infanticidi tornano a casa. E non c’è da lamentarsi se poi i reati possano reiterarsi. Non si può favorire chi ha tolto la libertà di vivere ad un altro essere umano. Che all’ esterno ci sia un nucleo familiare coeso, che il detenuto abbia una condotta esemplare durante la detenzione o che qualcuno possa credere in un cambiamento dello stesso, poco importa, chi uccide deve pagare con il carcere a vita! Fino a quando ciò non accadrà, sarà sempre enigmatica, questa iniqua giustizia italiana…