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Cronaca

Corleone, colpo duro alla mafia: 12 arresti

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Tempo di lettura 3 minuti Rispetto al passato, gli imprenditori e i commercianti hanno alzato la testa e si sono ribellati al muro di omertà imposto da un sistema marcio

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di Angelo Barraco
 
Palermo – E’ stata denominata “Grande Passo 4” l’operazione eseguita durante la notte dai Carabinieri del Nucleo Investigativo e della Compagnia di Corleone che ha portato all’esecuzione di misure cautelari nei confronti di dodici persone ritenute responsabili a vario titolo di associazione di tipo mafioso, estorsione, tentata estorsione e danneggiamento, delitti aggravati dalla finalità di agevolare l'attività dell’associazione mafiosa e sono: Gariffo Carmelo, Vaccaro Pietro, Coscino Vincenzo, Saporito Bernardo,  Di Marco Antonino, Lo Bue Leoluca, Pellitteri Vincenzo, Scianni Francesco Paolo, Filippello Vito Biagio, Masaracchia Pietro Paolo, Geraci Francesco, Geraci Francesco. Alla libertà vigilata sono stati sottoposti invece: Gebbia Gaspare e Gebbia Pietro. Una complessa operazione che è stata compiuta su richiesta della Procura Distrettuale diretta dal Dott. Lo Voi e dalle indagini coordinate dal Procuratore aggiunto Dott. Agueci e dai sostituti Dott. Demontis, Dott.ssa Malagoli e Dott. Spedale. Tale operazione rappresenta un’ulteriore tassello all’interno del pregresso quadro investigativo in cui sono state compiute le tre indagini “Grande Passo”, relative al mandamento mafioso di Corleone che hanno portato all’arresto di esponenti di spicco tra il settembre del 2014 e il novembre 2015. Indagini che hanno condotto gli inquirenti a compiere ispezioni all’interno del Comune di Corleone e successivamente hanno portato allo scioglimento dell’Ente allo scioglimento per infiltrazioni mafiose. Il tutto ha inizio nel marzo del 2014, quando viene scarcerato Carmelo Gariffo, il nipote del superboss di cosa nostra Bernardo Provenzano. Gli inquirenti avviano ulteriori attività d’intercettazione all’interno degli uffici del custode del campo sportivo di Corleone, Antonino di Marco, uomo vicino ai vertici di Cosa Nostra. Da tali intercettazioni si sviluppa l’indagine denominata “Grande Passo” che ha portato all’individuazione del mandamento di Corleone nella persona di Rosario Salvatore Lo Bue, l’identificazione delle famiglie mafiose di Chiusa Sclafani e Palazzo Adriano nelle persone di Vincenzo Pellitteri e Pietro Paolo Masaracchia, è stato delineato il ruolo di Antonino Di Marco quale supervisore della attività della famiglia mafiosa di Palazzo Adriano, sono state accertate le responsabilità di Pietro Pollichino quale supervisore dell’area Contessa Entellina. Le indagini che hanno portato all’ordinanza di custodia cautelare hanno interessato: Carmelo Gariffo, nipote del boss Bernardo Provenzano; Leoluca Lo Bue, capo del mandamento di Corleone; Antonino Di Marco, arrestato nel settembre del 2014 nell’operazione “Grande Passo” e condannato a 12 anni di reclusione in primo grado per associazione mafiosa; Vincenzo Pellitteri, arrestato nel novembre 2015 nell’operazione “Grande Passo 3”; Pietro paolo Masaracchia, arrestato nel settembre 2014 nell’operazione “Grande Passo” e condannato a 11 anni di reclusione per associazione mafiosa in primo grado; Vito Biagio Filippello, reggente della famiglia mafiosa di Palazzo Adriano, Bernardo Saporito, Francesco Scianni e Vincenzo Coscino ritenuti appartenenti alla famiglia mafiosa di Corleone; Francesco Geraci e un altro omonimo poco più grande di lui, entrambi imprenditori e Pietro Vaccaro, appartenenti alla famiglia di Chiusa Sclafani. Per Gaspare Gebbia e il figlio è stata applicata la libertà vigilata per due anni. 
 
Le indagini hanno appurato il potere decisionale della famiglia mafiosa di Corleone sulle famiglie di Palazzo Adriano e Chiusa Sclafani, che pianificavano illecite attività sotto la supervisione e l’autorizzazione dei corleonesi. Dalle indagini è emersa una fitta rete di estorsioni di ditte impegnate sui lavori pubblici. Rispetto al passato, gli imprenditori e i commercianti hanno alzato la testa e si sono ribellati al muro di omertà imposto da un sistema marcio e non riuscendo più a gestire la situazione hanno deciso di collaborare. Nel mese di luglio del 2014 un imprenditore di Palermo che si era aggiudicato un appalto di lavori di manutenzione ha denunciato l’incendio di due mezzi da lavoro. Gli inquirenti hanno avviato delle attività investigative di intercettazioni telefoniche e ambientali ed è emerso il ruolo degli indagati, in particolar modo è stato individuato il ruolo di Gebbia e del figlio Pietro quali mandati di un progetto omicidiario ad danno di un agricoltore. Gli inquirenti hanno appurato quanto sia ancora ben presente e utilizzato il sistema estorsivo dalle organizzazioni criminali come strumento cumulativo di capitale. Un sistema che annienta le vittime sia da un punto di vista economico che psicologico evidenziando quanto il clima di paura e di terrore del sistema mafioso sia ancora ben presente in Sicilia e che può essere sconfitto attraverso l’abbattimento del muro di omertà.  

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Cerveteri, oli esausti e rifiuti pericolosi in un’autofficina: sequestrata l’intera area e denunciato il titolare

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I Carabinieri della Stazione di Cerveteri, in collaborazione con i Carabinieri del Nucleo Forestale di Civitavecchia, nonché del personale A.S.L. e Ufficio Tecnico e Polizia Locale di Cerveteri hanno svolto un’attività ispettiva presso un’autofficina.
Nel corso del controllo sono emersi gravi violazioni, sia sul piano amministrativo che su quello ambientale: non solo l’esercizio verificato è risultato privo delle previste autorizzazioni e comunicazioni agli Enti preposti, ma l’area ove il medesimo sorge è risultata caratterizzata dalla presenza di varie tipologie di rifiuti, soprattutto olii esausti, speciali e pericolosi, non adeguatamente trattati come invece previsto dalla vigente normativa di settore.
Il titolare dell’attività, immediatamente sospesa, è stato pertanto segnalato per i vari profili di responsabilità sia all’Autorità Giudiziaria che a quella sanitaria, mentre l’intera area interessata è stata posta sotto sequestro.

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Monterotondo, ladre in azione: arrestate 3 giovani donne

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MONTEROTONDO (RM) – I Carabinieri della Compagnia di Monterotondo, hanno denunciato tre giovani donne di origini romene, appartenenti all’insediamento spontaneo di via Tiburtina a Roma, gravemente indiziate del reato di ricettazione.
Dopo una segnalazione di furto giunta al 112, i Carabinieri sono intervenuti in un supermercato eretino dove hanno fermato tre donne nel tentativo allontanarsi, dopo essere state notate mentre cercavano di impossessarsi di alcuni prodotti dagli scaffali.
I successivi accertamenti svolti dai Carabinieri hanno consentito di rintracciare il veicolo utilizzato dalle fermate, all’interno del quale i Carabinieri hanno rinvenuto un grosso quantitativo di prodotti alimentari asportati da un altro supermercato.
Le donne, non avendo fornito una valida giustificazione sulla provenienza della merce, sono state denunciate alla Procura della Repubblica di Tivoli per il reato di ricettazione, ed è stato notificato loro il provvedimento di allontanamento dal comune di Monterotondo, emesso dal Questore di Roma, con divieto di ritorno per 3 anni.

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Roma, tempi duri per i borseggiatori: dal 1 marzo in manette 71 persone

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ROMA – Nelle ultime 48 ore, i servizi antiborseggio messi in atto dai Carabinieri del Comando Provinciale di Roma, intensificati nelle aree del centro storico maggiormente frequentate dai turisti e a bordo dei mezzi pubblici nonché presso le stazioni della metropolitana della Capitale in virtù delle festività della Santa Pasqua, d’intesa con la Procura della Repubblica di Roma, sono state arrestate 14 persone, tutte gravemente indiziate del reato di furto aggravato.
Dal 1 marzo, i Carabinieri dipendenti dal Gruppo di Roma, in totale, hanno arrestato 71 persone per borseggi nel centro di Roma e a bordo dei mezzi pubblici.
I Carabinieri della Stazione di Roma Via Vittorio Veneto hanno arrestato 4 cittadini cileni di età compresa tra i 31 e i 21 anni, sorpresi subito dopo aver asportato con destrezza il portafogli e il cellulare ad un turista italiano, intento a salire sul convoglio metropolitano fermata “Spagna”. Refurtiva prontamente recuperata e restituita alla vittima.
In piazza dei Cinquecento, i Carabinieri della Stazione di Roma Macao hanno arrestato due minorenni di origini bosniache di 13 e 17 anni, sorpresi insieme ad un complice che è riuscito a scappare, subito dopo aver sottratto il portafogli ad un turista che era intento a salire le scale di accesso alla metropolitana.
Stessa sorte per due cittadine romene di 20 anni entrambe, senza fissa dimora, arrestate dai Carabinieri di Roma Piazza Farnese, poiché sorprese in via dei Fori Imperiali, subito dopo aver asportato con destrezza il portafoglio ad un turista, che non si era accorto di nulla.
Presso la fermata metropolitana linea A fermata “Manzoni”, i Carabinieri della Stazione di Roma Viale Eritrea hanno arrestato due cittadini georgiani di 48 e 42 anni, già noti alle forze dell’ordine, sorpresi e bloccati subito dopo aver asportato lo smartphone ad un turista francese. Telefono immediatamente recuperato e restituito alla vittima.
I Carabinieri della Stazione di Roma Viale Libia hanno arrestato due cittadine bosniache di 24 e 51 anni, sorprese presso la fermata metropolitana “Cornelia”, subito dopo aver asportato con destrezza il portafogli di una turista austriaca.
A bordo del convoglio metropolitano, altezza fermata “Barberini”, i Carabinieri della Stazione di Roma Piazza Bologna hanno bloccato e arrestato un cittadino colombiano di 28 anni, sorpreso subito dopo aver asportato con destrezza il portafogli ad un passeggero tedesco che non si era accorto di nulla.
Sempre alla fermata “Barberini”, questa volta i Carabinieri della Stazione di Roma Salaria hanno arrestato in flagranza un cittadino romeno di 52 anni, sorpreso mentre tentava di impossessarsi con destrezza di un portafogli di un turista americano. Dagli ulteriori accertamenti, il 52enne è risultato anche destinatario di un ordine di carcerazione emesso dalla Procura della Repubblica di Roma, per la stessa tipologia di reato.
Tutte le vittime di furto hanno sporto regolare denuncia-querela e tutti gli arresti sono stati convalidati.

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