Castelli Romani
Corrado Spagnoli: passione, politica e amore per Frascati [L’intervista]
Published
3 settimane faon

Dal campo da calcio al Consiglio Comunale, Spagnoli racconta il suo impegno, le sfide e l’amore per la città che lo ha visto crescere. Una vita dedicata al dialogo, al confronto e al bene comune
Corrado Spagnoli, classe 1964, papà di Giulia e Chiara e dal 4 novembre 2021 presidente del Consiglio Comunale della città di Frascati. Questa è la sua prima esperienza politica dopo anni di militanza, iniziata nel Partito Comunista Italiano, poi nel PDS, nei DS e infine nel Partito Democratico.
Passeggiare con lui per le strade di Frascati è un continuo scambio di saluti e sorrisi, frutto di una presenza attenta e discreta che Corrado ha saputo guadagnarsi nella città tuscolana.
Innanzitutto, grazie per la tua disponibilità. Possiamo darci del tu, ovviamente.
«Certo, è un vero piacere essere qui a rispondere alle tue domande».
Vorrei cominciare con una domanda personale. Ti ricordi l’emozione di quel 4 novembre 2021, il giorno della tua elezione a presidente del Consiglio Comunale di Frascati? Quali erano le tue sensazioni in quel momento?
(Sorride, tirando un sospiro di sollievo) «Indescrivibile. Ero completamente assente; credo che la mia voce rotta abbia tradito la grande responsabilità che stavo assumendo. Dal momento in cui è partita la votazione fino a quando ho preso la parola per la prima volta, molti hanno percepito più la mia emozione che le mie parole».
Sì, confermo, ero lì quel giorno. E si è percepita tutta l’emozione, anche quel tuo sguardo a volte abbassato, quasi per non incrociare gli occhi di chi ti stava guardando.
«Hai ragione. C’erano le mie figlie e avevo paura di commuovermi guardandole, temendo di non riuscire a trovare la forza per andare avanti».
Questa tua dichiarazione di amore paterno è davvero toccante e dimostra che le sensazioni che hai vissuto sono quelle che noi abbiamo percepito in quel momento.
«Ci è voluta un po’ di sana incoscienza, permettimi. È stata la mia prima esperienza in Consiglio Comunale e arrivare subito a uno dei ruoli più alti nell’amministrazione della città di cui sono innamorato è stata una grande sfida. Da quel momento, l’impegno che ho assunto e che cerco di portare avanti al meglio è un continuo studio, preparazione e ascolto dei consigli di chi, sicuramente, sa più di me, cercando di rimanere una persona semplice, pronta al dialogo, ma anche capace di mettersi ogni giorno in gioco. Ti dico solo una cosa: in quel primo mese di novembre ci furono tre consigli comunali. Mi resi conto che dopo dieci mesi di commissario prefettizio c’era bisogno di rimettere in moto una macchina amministrativa. Da uomo di sport, ho ritenuto opportuno allenarmi ogni istante per scendere in campo e dare il meglio di me ogni giorno».
Hai descritto una bellissima metafora. Ed allora è per questo che quando ci incontriamo per Frascati non facciamo altro che parlare di calcio?
«Certo che si, perché in fondo il calcio è il gioco più bello del mondo (sorride) È una mia grande passione».
In particolare, quali sono i ricordi più belli legati alla tua A.S. Roma? Come influisce questa passione sulla tua vita e sul tuo lavoro politico?»
«Beh, ai tempi della mia gioventù influiva molto. La passione, l’emozione incontrollata prima e dopo le partite. Con il tempo e l’esperienza, sono riuscito a non farmi travolgere da tutto ciò. La politica, come il calcio, richiede preparazione, studio e la capacità di mettersi in gioco. Per anni mi hanno chiesto di candidarmi e io ho sempre rinunciato, senza paura di ammetterlo: non mi sentivo pronto. Per scendere in campo servono le gambe, il fiato e la testa. Ognuna di queste deve essere al meglio, per garantire che la mia presenza possa essere utile al bene della squadra».
Mi ha colpito il tuo ricordo di mister Molinari, parlasti di “portafortuna” e quel bambino che eri a quei tempi. Ricordo che imponesti a lui una scelta: “A mister, posso essere anche il portafortuna in campo!”
(Si emoziona) «Mister Molinari, per quelli della mia generazione, è stato un padre. Quel giorno che cito nell’aneddoto, mi sentivo pronto e non volevo imporre una scelta; ho solo fatto capire di essere in grado di mettermi in gioco. Incoscienza? Non lo so… ma sono diventato quasi uno degli intoccabili perché amavo il calcio e mi mettevo, come faccio oggi, ogni istante in discussione, preparandomi con attenzione e avendo il coraggio di ascoltare chi aveva più esperienza di me».
Ma sei stato anche il portafortuna di Ancelotti, che ha fatto una foto con te e poi…
(Sorride di cuore) «15 a 1 il risultato di quella partita. Ma l’emozione di giocare contro i propri idoli ci portò davvero a sorridere e a comprendere la bellezza del calcio. Per noi confrontarci con quei “marziani” era un sogno. Oggi, quelle lezioni di mister Filipponi, di lavorare a testa bassa, le riporto nella mia esperienza politica e di presidente del Consiglio Comunale. Non c’è nulla di facile, ma c’è la dedizione a un ruolo importante che mi carica di responsabilità e impegno per un bene supremo: la mia città, la nostra Frascati. Aggiungo un fatto: nel calcio mi è stata spesso data la fascia di capitano, forse perché riuscivo a farmi carico non solo delle responsabilità, ma credo che i miei compagni vedessero in me una figura da seguire, in grado di essere, prima di tutto, un esempio in campo e fuori. Oggi cerco di fare lo stesso, affrontando tutte le difficoltà che l’agone politico presenta».

Cosa rappresenta Frascati per te? Quali aspetti della città ami di più e come pensi di poter contribuire al suo sviluppo?
«Frascati è magica e sfido chiunque a dire il contrario».
Magica come la Roma?
«Ebbè, certo! (dice con tono scherzoso) Abbiamo gli stessi colori e la stessa magia. Non me ne vogliano i laziali».
Tranquillo, da laziale nato a Frascati posso dire che ti do pienamente ragione: Frascati è magica!
«Dicevo, una città magica, ma anche una città in cui l’associazionismo e la voglia di mettersi in gioco per il bene comune restano sempre alti. Posso dire che queste diatribe che si sono manifestate anche di recente, ponendo schieramenti opposti quasi come “nemici” più che avversari, sviliscono, a mio avviso, quella voglia della nostra città di essere squadra, di essere fortemente comunità. Qui ritorna la mia “esperienza calcistica”: mi sono sempre messo a disposizione della squadra, sia in campo che fuori, e anche oggi, smessi i panni del calciatore e indossati quelli da “politico”, faccio lo stesso. Mi metto a disposizione».
E lo dimostra il fatto che per venire qui al bar di Erik, la passeggiata è stata una “via crucis”, passami il termine, di saluti e abbracci…
«Mi fa piacere che te ne sei accorto. Io amo il confronto con le persone perché mi aiuta a mettere in discussione ogni giorno ciò che faccio. In questi anni ho capito che amministrare una città, avere la responsabilità di governarla, significa fare squadra, in primis con gli uffici. Esiste un obiettivo comune: il bene della città. Ognuno nel suo piccolo ha un ruolo e essere parte di questa “squadra” permette a tutti di dare il meglio e di essere di aiuto l’uno all’altro. Tornando alla tua domanda, “qual è il mio ruolo”, è quello di mettermi a disposizione della città, della mia Frascati, con il mio impegno, la mia dedizione e un confronto chiaro e diretto. Certo, non è tutto “rose e fiori”, e questo è normale, ma posso dire che il confronto e il rispetto che ci sono sia dentro che fuori dal palazzo dimostrano che, alla fine, metterci la faccia è la migliore risposta a chi, a volte, non solo alza i toni, ma crede che lo scontro sia la soluzione ai problemi».
E con questa tua risposta mi sento di dover chiedere: in questi giorni le polemiche infiammano la piazza riguardo alla scelta della Commissione Toponomastica e della Giunta di avviare la procedura che porterà, dopo l’eventuale ok del prefetto, alla nascita di piazza Bruno Astorre a Cisternole. Credi che questo “veleno”, che a mio avviso si sta diffondendo in città, serva a qualcosa?
«No, non porta da nessuna parte. La politica non è questo. Certo, la polemica è di sicuro il sale di ogni azione, anche politica, ma abbiamo il dovere, e sottolineo il dovere, di riportare la discussione in un ambito sano e di confronto leale, senza utilizzare strumenti che possano portare all’astio personale e alla competizione personale. È vero, ci sono molti personaggi frascatani meritevoli di un riconoscimento concreto e tangibile in città, ma anche Bruno è uno di questi. E continuo a chiamarlo Bruno e non senatore Astorre perché molti sanno che lui era il primo a rinunciare a questo titolo. Mi ripeteva spesso: «Sono senatore quando entro in aula a Palazzo Madama, ma resto sempre Bruno di fronte a chi mi parla».
E su questo confermo, avendolo incontrato solo un paio di volte, che quella parola “senatore” fu la prima che tolse dalla nostra conversazione.
«Quindi capisci bene che la scelta delle liste che hanno sostenuto la nascita dell’amministrazione guidata da Francesca (Francesca Sbardella sindaco di Frascati n.d.s.) non è stata solo una scelta umana, ma una scelta di onorare un uomo che si è speso per l’intero territorio dei Castelli e che ha scelto di vivere a Frascati, confrontandosi con una realtà, quella frascatana, che amava e rispettava. E diciamolo senza esitazioni: per Campilli, proposto da Emanuela (Emanuela Bruni consigliere comunale di Frascati n.d.r.) e per l’ex sindaco Boazzelli, l’iter che porterà all’intitolazione di una via o di una piazza è solo in attesa di un parere tecnico che identifichi il luogo dove metterlo in atto. Quella discussione in Commissione Toponomastica è avvenuta e ha permesso all’intera assemblea di trovare una soluzione condivisa e corretta».
Ed io aggiungo che gli assenti hanno torto.
«Non voglio dire questo. Ma credo che si debba anche assumere la responsabilità delle proprie scelte e dei propri no all’interno di un consesso istituzionale dove si ha il dovere di esprimersi. Io utilizzo i social, ma stiamo assistendo a social che alcuni vorrebbero trasformare in luoghi deputati a una discussione politica. Esistono commissioni, esistono consigli e questi sono i luoghi deputati al dibattito politico e anche allo scontro. Le istituzioni rischiano di perdere l’autorità che le leggi e la Costituzione gli attribuiscono. Non voglio sembrare presuntuoso, perché la bravura è prima di tutto degli uffici. In questi tre anni non è mai mancato un documento prima di iniziare qualsiasi attività di consiglio o di commissione. Credo che la “bravura”, consentimelo, di questa amministrazione sia stata proprio la capacità di fare squadra, di fare gruppo con la macchina amministrativa, nonostante le difficoltà, i limiti e le carenze di organico, dovuti a un dissesto dal quale, con fatica ma anche coraggio, stiamo uscendo per il bene della città».
Ebbi modo di parlare con Dario De Sanctis, l’assessore al bilancio di Frascati, un vero e proprio Maradona nel suo campo. Al di là dell’ironia, mi parlò di questa ricucitura con gli uffici.
«Altro che Maradona, per me è meglio di Totti! (sorride) Ha portato nella nostra amministrazione una capacità immensa di fare squadra e di ricucire quelle fratture con gli uffici che si erano create negli anni».
Mi duole, ma penso sia doverosa questa domanda che, purtroppo, sembra essere ancora al centro della “inutile”, permettimi di chiamarla così, “polemica politica”. Hai vissuto alcune critiche riguardo al tuo passaggio al gruppo consiliare del Partito Democratico di Frascati. Come le hai affrontate e quale messaggio vuoi inviare a chi ti ha sostenuto?
(Il tono diventa serio) «Io sono sempre stato iscritto al Partito Democratico e tutti sanno della mia vocazione politica, l’ho dimostrato più volte e senza mai nascondermi, perché non sono abituato a farlo. Amo la chiarezza, amo la trasparenza. Ho aderito al gruppo del Partito Democratico in Comune, restando all’interno di una maggioranza per la quale avevo deciso di mettermi in gioco accettando una candidatura al Consiglio Comunale. Non posso non ringraziare Paolo Toppi per l’opportunità che mi ha dato di far parte di questo progetto politico, che voleva portare Francesca (Francesca Sbardella sindaco di Frascati nds) al governo della città. Come ho sempre detto e non smetterò mai di dire, auguro a Paolo le migliori fortune. Ma poi la vita è fatta di bivi, di scelte. In quel frangente ho deciso non di cambiare casacca, ma di continuare a svolgere il mio ruolo di consigliere, che ha accettato un programma e che intende portarlo avanti senza alcuna esitazione. Non lo nascondo: è stata una scelta sofferta, difficile, ma l’ho fatta da uomo di squadra, che gioca per “Frascati”».
Qual è il tuo sogno per Frascati e quale sogno hai per la tua vita personale? Come pensi di realizzarli?
«Beh, quello personale è quello che vorrebbero un po’ tutti: la serenità e la salute. E poi la salute per la “donna” della mia vita: mia mamma Maria. Per lei vorrei serenità e salute, così come per le mie figlie».
Quindi tre donne, tre pilastri per te?
(Si commuove) «Sì, si può dire forte. Sono davvero i pilastri della mia vita e ogni giorno che passa mi accorgo di essere un figlio fortunato e spero di essere un buon padre, e lo dico davvero senza alcuna reticenza. Essere figli è di certo difficile, ma il “mestiere” di padre è la cosa più complessa, ma che poi, alla fine, ti riempie di mille e più soddisfazioni. Le mie due figlie sono per me qualcosa di straordinario».
E per Frascati? Cosa sogni, anzi, pensi che sia ancora una città capace di sognare?
«Certo che sì! (dice con impeto) Come ti dicevo prima, lo dimostra la grande capacità di fare squadra, di fare associazione, di fare rete. Frascati splende di una luce che poche altre città riescono a avere. La sua storia, le sue tradizioni, la sua immensa cultura, la bellezza del territorio. Vedo negli occhi di chi visita la nostra città una luce particolare che non è solo incanto, ma consapevolezza che questa città è sempre riuscita a ricostruire fratture che la vita, che la storia, le ha posto di fronte».
Ma adesso andiamo al sodo: cosa “bolle in pentola” per il 2025?
«Tanta roba, permettimi! Chiuderemo molti cantieri PNRR che stanno rivoluzionando l’aspetto della nostra città. Anche questa volta non posso che ringraziare il lavoro degli uffici, che sono stati gli artefici di questo successo, insieme alla squadra di governo, che, nonostante le difficoltà di un dissesto finanziario, è riuscita a non scoraggiarsi e a rimboccarsi le maniche, lavorando a testa bassa per rilanciare la nostra città. Già essere riusciti a dicembre 2024 ad approvare il bilancio previsionale significa che la nostra volontà di far rinascere dalle ceneri di un dissesto la nostra Frascati non è solo forte, ma è il segno di una pagina nuova che si sta aprendo per tutti noi cittadini e cittadine. Certo, la prudenza non è mai troppa, ma, usando una metafora, oggi possiamo dire di vedere la luce in fondo al tunnel di un dissesto che ha spaventato tutti noi. Dicevo prima di una pianta organica in estrema difficoltà: ecco, all’orizzonte si prospetta l’assunzione di quattro nuove risorse che andranno a implementare la macchina amministrativa. Il rischio maggiore che portava con sé il dissesto era liquidare la STS e invece, con fatica, siamo riusciti a renderla una ulteriore ricchezza per la città. Nei prossimi giorni prenderà corpo una squadra decoro che si occuperà dei parchi e dei giardini della nostra città, senza dimenticare il grande patrimonio culturale che abbiamo. Le previsioni per il bilancio 2024 ci rassicurano, perché abbiamo una grande certezza di raggiungere il pareggio di bilancio. Non è di certo una vittoria da sbandierare o di cui essere fieri, ma è di certo il frutto di un lavoro di squadra al servizio della città».
Siamo appena entrati nel 2025. Che messaggio ti senti di mandare ai tuoi concittadini per questo nuovo anno?
«Guarda, l’unica parola che mi viene in mente è “speranza”. Ci apprestiamo a vivere un anno giubilare, dove la parola “speranza” sarà il filo rosso che legherà ogni azione di questo Anno Santo. Dico ai miei concittadini e alle mie concittadine di avere fiducia nelle istituzioni, di coltivare la speranza nel futuro, di continuare questa vocazione di associazionismo, che è forza e ricchezza della nostra città. Di avere fiducia nel prossimo e di cooperare per il bene della nostra città, della nostra bella Italia, ma soprattutto di avere il cuore sempre aperto alla bellezza e alla voglia di vivere».
Vuoi aggiungere qualcosa o ti senti di dover ringraziare qualcuno in particolare?
(Ci pensa un po’) «Non ne parlo spesso, ma ci tengo davvero a ringraziare mio papà Luigi».
Ti rivedi in lui?
«Certo che sì, e lo dico davvero con il cuore in mano» (l’emozione è tangibile). «Come tutti noi, da ragazzi abbiamo faticato a capire i nostri genitori. Mio padre mi ha trasmesso il suo modo di fare, il suo rispetto verso gli altri, il suo spendersi per gli altri. Se oggi sono l’uomo che sono, è perché lui mi ha fatto capire l’importanza dei valori come il rispetto, la fiducia e la franchezza».
Davvero grazie, Corrado, per la tua immensa disponibilità.
L’intervista a Corrado Spagnoli offre uno spaccato autentico e profondo della sua personalità e del suo approccio alla politica.
La sua emozione durante l’elezione come presidente del Consiglio Comunale di Frascati rivela la sua umanità e il legame con la sua famiglia, elementi che influenzano fortemente il suo operato.
Il presidente Spagnoli si presenta come un uomo di squadra, mettendo in risalto l’importanza del dialogo e della collaborazione per il bene della comunità.
La sua passione per il calcio diventa una metafora efficace per descrivere la sua visione della politica, dove preparazione e dedizione sono fondamentali.
Inoltre, il suo impegno per la città, nonostante le difficoltà, emerge come un faro di speranza per il futuro di Frascati.
Infine, il riferimento al padre come fonte di ispirazione sottolinea l’importanza dei valori familiari e del rispetto, che guidano il suo percorso personale e politico.
Correlati
You may like
-
Stefano Cesarotti nuovo coordinatore di Fratelli d’Italia Frascati: successo per il primo congresso cittadino
-
Il Carnevale di Frascati: una tradizione che resiste
-
Frascati e il caso Bruno Astorre: quando l’omaggio divide più che unire
-
Frascati intitola una piazza al Senatore Bruno Astorre: polemiche e “assenze pesanti” in commissione
-
Reggio Calabria celebra la lotta alla violenza di genere con il “I° Premio Margherita”
-
Frascati, grande partecipazione alla presentazione del libro “Crazy Night” di Massimo Teofani