Corte Europea diritti dell’uomo: due pesi e 2 misure per Italia e Spagna

La Corte europea dei diritti dell’uomo (CEDU) sembra funzionare a ritmi alterni. E con questo non si vuole insinuare che abbia in simpatia alcuni membri dell’Ue e digerisca male alcuni altri. Questa non è una semplice percezione di qualche branca dei “populisti”, è storia scritta di vicende recenti. Spicca all’occhio dei più attenti la disparità di comportamento che questa Corte ha tenuto, anche recentemente, nei confronti di due membri dell’Ue, due membri con pari dignità e si dà il caso come in questa storia esca sfavorito uno dei membri fondatori della stessa Unione.

 

S’intende parlare dell’Italia e della Spagna Negli ultimi vent’anni l’Italia sembra essere stata una sorvegliata speciale e in più di una occasione ha subito condanne da parte della Corte europea dei diritti dell’uomo. Alcuni cittadini italiani, infatti, non sentendosi soddisfatti dell’amministrazione giudiziaria tricolore si sono rivolti a Strasburgo e il più delle volte gli è stato riconosciuto ciò che non avevano trovato in casa propria.

 

Fa parte di questa fattispecie il caso Strumia L’Italia venne condannata al risarcimento di euro 15.000,00 a un padre fiorentino separato dalla figlia per oltre 7 anni, senza che le autorità riuscissero ad eseguire l’ordine giudiziario di contatto padre-figlia.

 

Nel 2016 la CEDU è ritornata a condannare l’Italia per il caso di Giorgioni Enzo, che non trovando soddisfazione dalla giustizia italiana, rivoltosi a Strasburgo, si è visto riconosciuto il suo diritto di padre nei confronti della figlia.
Già per i fatti compiuti dalle forze dell’ordine italiane nell’irruzione alla Diaz il 21 luglio 2001 l’Italia fu condannata dalla Corte europea dei diritti dell’uomo perché quanto compiuto dalle forze dell’ordine , secondo la Corte, venne “qualificato come tortura”.

 

E’ di ottobre scorso l’ennesima condanna all’Italia da parte della CEDU, stabilendo che gli atti commessi dalle forze dell’ordine a Bolzaneto nei giorni del G8 del 2001 sono stati atti di tortura. Inoltre ai ricorrenti venne riconosciuto il diritto a ricevere tra 10mila e 85mila euro a testa per i danni morali.

 

La vergogna al Belpaese, culla del diritto, figura nella raccomandazione all’Italia: “ad adottare tutte le misure necessarie a garantire in futuro il rispetto di quanto stabilito dalla Convenzione Europea dei Diritti Umani, compreso l’obbligo di condurre un’indagine efficace e l’esistenza di sanzioni penali per punire i maltrattamenti e gli atti di tortura e l’impegno a predisporre corsi di formazione specifici sul rispetto dei diritti umani per gli appartenenti alle Forze dell’Ordine”. Pertanto esaminati i fatti , secondo la CEDU “ gli appartenenti alle Forze dell’Ordine italiane” dovranno essere sottoposti a corsi di formazione specifici sul rispetto dei diritti umani”.In altre parole, la CEDU dice che le forze dell’ordine italiane sono irrispettose verso i diritti umani.

 

Il 1 ottobre 2017, giorno indetto per il referendum per l’autodeterminazione della Catalogna, nelle intenzioni del governo di Barcellona, doveva essere una giornata gioiosa elettorale. Ahinoi, la giornata fu tutt’altro che gioiosa e tutto il mondo è in grado di testimoniare riguardo ai vergognosi ed incivili comportamenti della Guardia Civil. Centinaia furono i telegiornali testimoni di scene cruenti dove le guardie manganellavano i pompieri catalani. Si sono visti i Mossos d’Esquadra facendo scudo alla popolazione che pacificamente tentava di entrare nelle scuole a votare.

 

Sono state vere scene di guerra civile Senza mettere in dubbio l’illegalità di quel referendum del 1 ottobre, rimane il fatto che le reazioni da parte del governo di Rajoy sono state eccessivamente violente ed ingiustificate.
Quanto compiuto in quelle piazze da parte della Guardia Civil non può che essere classificato sotto la voce “barbara violenza gratuita”. Circa 38 furono i feriti tra i cittadini catalani a causa della violenza da parte della Guardia Civil .Una forza bruta contro gente inerme al solo scopo d’impedirgli di esprimere un voto, legale o meno poco importa. Mentre in strada si affollavano donne, bambini ed anziani piovevano proiettili di gomma grandi come arancini.

 

Le stesse Nazioni Unite, condannando le azioni repressive messe in atto dal governo spagnolo in Catalogna, così si sono espresse: “La Spagna deve garantire il rispetto dei diritti in merito al referendum catalano”.
“Indipendentemente dalla legalità del referendum, le autorità spagnole hanno la responsabilità di rispettare i diritti che sono essenziali per le società democratiche”. “Le misure che si stanno prendendo sono preoccupanti perché sembrano violare i diritti individuali fondamentali, limitando il flusso dell’informazione pubblica e la possibilità di un dibattito aperto in un momento critico per la democrazia spagnola”.

E’ lecito chiedere alla CEDU, Corte europea per i diritti dell’uomo, come si giustifica il fatto che questa istituzione internazionale possa procedere a sanzionare un paese e non un altro (tutte e due membri della stessa Unione) per violenze contro i diritti dell’uomo? Non crede la CEDU che anche la Spagna, per il comportamento di quei militari della Guardia Civil sia tenuta al pari dell’Italia : “ad adottare tutte le misure necessarie a garantire in futuro il rispetto di quanto stabilito dalla Convenzione Europea dei Diritti Umani, compreso l’obbligo di condurre un’indagine efficace e l’esistenza di sanzioni penali per punire i maltrattamenti e gli atti di tortura e l’impegno a predisporre corsi di formazione specifici sul rispetto dei diritti umani per gli appartenenti alle Forze dell’Ordine”. Se la CEDU c’è batta un colpo!

 

Emanuel Galea