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Salute

Covid, preoccupazione da parte della Fondazione Gimbe: tornano a salire contagi e ricoveri in intensiva

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Nino Cartabellotta (presidente Gimbe): “Con la circolazione virale in aumento ci si attende dal governo un piano per l’inverno”

Il Covid torna a preoccupare. Salgono i ricoveri in terapia intensiva (+21,7%) sia in area medica (+9,8%). I posti letto occupati in area critica, dal minimo di 203 il 10 novembre, sono a 247 il 17 novembre.

In area medica, dopo i 6.347 l’11 novembre, sono a 6.981 il 17 novembre. E’ quanto emerge dal monitoraggio indipendente della Fondazione Gimbe (11-17 novembre) che rileva un aumento del 15% di nuovi contagi (da 181mila a 208mila) e un calo nei decessi: 533 (-2,9%), di cui 23 di periodi precedenti. “Con la circolazione virale in aumento ci si attende dal governo un piano per l’inverno”, dice il presidente Gimbe, Nino Cartabellotta.

Anche se al momento, prosegue l’esperto, è impossibile fare previsioni sugli scenari futuri, i dati confermano una diffusa ripresa della circolazione virale, peraltro sottostimata per il largo utilizzo diffuso di tamponi ‘fai da te’, di cui s’intravede già un impatto iniziale sui ricoveri in area medica e in terapia intensiva. Al tempo stesso assistiamo ad un calo delle somministrazioni delle quarte dosi per anziani e fragili“. Con l’arrivo dei mesi freddi e la permanenza al chiuso, anche senza considerare l’eventuale emergenza di varianti in grado di ‘scalzare’ Omicron 5, la circolazione virale è destinata ad aumentare, fa notare Cartabellotta. “E al momento, nonostante le recenti rassicurazioni del ministro Schillaci alla Camera, ad oggi – afferma il presidente di Gimbe – tutte le azioni di ‘discontinuità’ del Governo Meloni sono andate nella direzione opposta a quella suggerita dalle autorità internazionali di salute pubblica: ovvero essere preparati e pronti per affrontare eventuali nuove ondate. Si attende pertanto al più presto dall’Esecutivo il piano di preparedeness per la stagione invernale“.

In particolare sul fronte della pressione sugli ospedali, al 17 novembre il tasso nazionale di occupazione da parte di pazienti Covid è dell’11% in area medica (dal 6,1% della Sardegna al 30,4% dell’Umbria) e del 2,5% in area critica (dallo 0% di Basilicata, Molise e Valle D’Aosta al 4,6% dell’Emilia-Romagna). “Salgono anche gli ingressi giornalieri in terapia intensiva – rileva Marco Mosti, direttore operativo della Fondazione Gimbe – con una media mobile a 7 giorni di 31 ingressi al giorno rispetto ai 25 della settimana precedente”. A partire da questa settimana il monitoraggio Gimbe sarà pubblicato ogni lunedì. 

I vaccini

Al 18 novembre sono state somministrate 4.783.386 quarte dosi, con una media di 26.704 al giorno, in calo rispetto alle 30.319 della scorsa settimana (-11,9%) e con una copertura nazionale del 25% (dall’11,4% della Calabria al 37,7% del Piemonte). Secondo Gimbe, la platea per il secondo richiamo è di 19,1mln di persone di cui 12,6 milioni possono riceverlo subito, 1,7 non sono eleggibili nell’immediato perchè guarite da meno di 120 giorni e 4,8 mln l’hanno già ricevuto. Sono 6,8mln le persone over 50 senza nemmeno una dose di vaccino.  Di questi almeno 6,08 milioni sono attualmente vaccinabili, pari al 10,5% della platea (dall’8,1% del Lazio al 14,1% della Valle D’Aosta); 0,72 milioni temporaneamente protette in quanto guarite da Covid-19 da meno di 180 giorni, pari all’1,3% della platea (dallo 0,8% della Valle D’Aosta al 2,2% del Friuli Venezia-Giulia).

Sostanzialmente stabili i nuovi vaccinati nella settimana 11-17 novembre: 1.239 rispetto ai 1.258 della settimana precedente (-1,5%). Di questi il 18,5% è rappresentato dalla fascia 5-11 anni (229, con un incremento del 10,1% rispetto alla settimana precedente). Cala tra gli over 50, più a rischio di malattia grave, il numero di nuovi vaccinati che si attesta a quota 474 (-10,6% rispetto alla settimana precedente. Per la terza dose, alla mattina del 18 novembre sono state somministrate 40.326.299 terze dosi con una media a 7 giorni di 2.945 somministrazioni al giorno. In base alla platea ufficiale (47.703.593), aggiornata al 20 maggio, il tasso di copertura nazionale per le terze dosi è dell’84,5%: dal 78,5% della Sicilia all’88,4% della Lombardia.

Sono 7,38 milioni le persone che non hanno ancora ricevuto la dose booster. Di questi 5,31 milioni possono riceverla subito, pari all’11,1% della platea (dal 7,1% del Piemonte al 18,9% della Sicilia); 2,07 milioni non possono riceverla nell’immediato in quanto guarite da meno di 120 giorni, pari al 4,3% della platea (dal 2,5% della Valle D’Aosta al 6,7% del Veneto). “Non è ancora disponibile nessun dato ufficiale sulle somministrazioni della 5/a dose”, conclude Gimbe.

Castelli Romani

Asl Roma 6, all’ospedale dei Castelli operativo il nuovo reparto di terapia subintensiva

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Un servizio fondamentale per chi è colpito da ictus

Presentata l’Unità Trattamento Neurovascolare (UTN) dell’ospedale dei Castelli (ODC). Un reparto di terapia subintensiva dotata di 5 posti letto, strumentazione tecnologica e diagnostica di alto profilo e ad alta intensità di cura destinata ad accogliere pazienti affetti da lesioni cerebrovascolari acute, di natura ischemica o emorragica.

Il nuovo servizio si inserisce nella rete dell’Emergenza tempo-dipendente della Regione Lazio come unità di I livello che ha come riferimento la UTN di II livello del Policlinico Tor Vergata.

A sua volta l’Ospedale dei Castelli rappresenta la struttura di riferimento per l’ictus acuto per l’ospedale di Velletri.

Presenti il Commissario Straordinario Asl Roma 6 dott. Francesco Marchitelli, il Direttore Sanitario Asl Roma 6 dott. Vincenzo Carlo La Regina, il Direttore Medico di Presidio (Odc) dott. Daniele Gentile, il Dr Fabrizio Sallustio Direttore UOSD Unità Trattamento Neurovascolare (UTN), Responsabile Unità Ictus-Ospedale dei Castelli, il Dr Carlo Capotondi direttore UOC Radiologia Diagnostica ed Interventistica, la Dr.ssa Carla Giancotti direttore UOC Anestesia e Rianimazione oltre ai
sindaci di diversi Comuni, istituzioni, autorità militari, civili e religiose. La presentazione ha visto anche la partecipazione di diversi sindaci del territorio e del sindaco di Lanuvio e deputato della Repubblica Andrea Volpi.

“Il nuovo reparto UTN – dichiarano il Commissario Straordinario Marchitelli insieme al Direttore Sanitario La Regina – rappresenta un servizio fondamentale dove ogni giorno si compiono gesti straordinari per salvare vite. La sua apertura è un tributo all’impegno verso il miglioramento della salute pubblica e alla dedizione del personale medico, che con professionalità, impegno e cuore si adopera per offrire cure di altissimo livello. Innovazione e dedizione alla cura delle persone sono tra i pilastri cardine che ci permettono di continuare a fare importanti passi insieme per la comunità”.

A inizio 2024, all’UTN e a tutto l’Ospedale dei Castelli è andato il premio di centro ictus “Diamond” conferito dal gruppo ISA (Italian Stroke Association)-Angels (società deputata all’implementazione dei percorsi diagnostico-terapeutici dell’ictus in Europa).

L’UTN rappresenta un reparto in cui operano, in un modello di multidisciplinarietà, diversi professionisti tra cui neurologi vascolari ossia con esperienza nella diagnosi e cura delle patologie cerebrovascolari, infermieri dedicati, fisioterapisti, logopedisti, dietisti.

“Uno degli obiettivi principali dell’UTN – dichiara il Dr Fabrizio Sallustio, Direttore UOSD Unità Trattamento Neurovascolare (UTN), Responsabile Unità Ictus-Ospedale dei Castelli – è ridurre i tempi di intervento in caso di emergenza neurovascolare. Grazie alla presenza di personale esperto e all’infrastruttura specializzata, i pazienti possono ricevere trattamenti cruciali in modo tempestivo senza doversi spostare a Roma con il rischio di gravi conseguenze e complicazioni a lungo termine. Inoltre, l’approccio multidisciplinare del reparto consente di valutare ogni caso in modo completo, individuando le migliori strategie terapeutiche per ciascun paziente”.

Tanto più lunga è l’occlusione arteriosa tanto più esteso è il danno cerebrale che ne deriva. Dal 2023 infatti, a seguito dell’evidenza di tempi di trasferimento ben oltre le 2 ore per i pazienti che, candidati alla trombectomia meccanica, venivano trasferiti a Tor Vergata per effettuare la procedura endovascolare, di comune accordo con la Radiologia Interventistica, coordinata dal Dr Carlo Capotondi e dal responsabile della team di radiologi interventisti dr Daniel Konda e il reparto di Terapia Intensiva, coordinata dalla dr.ssa Carla Giancotti e dal responsabile del reparto dr.ssa Simona Straffi, si è deciso di trattare questi pazienti direttamente presso l’Ospedale dei Castelli. Ad oggi tale scelta è stata premiata dai risultati in termini di esito clinico che attestano una percentuale di pazienti a medio-termine con indipendenza funzionale e autonomi (56%), nessuna disabilità (43.5%), disabilità moderata ma in grado di spostarsi autonomamente (18%), (disabilità grave 10%) (mortalità 12%).

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Salute

Aspettativa di vita e fattori che la influenzano: si vive più in Italia rispetto al resto del mondo?

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L’aspettativa di vita è un indicatore chiave della salute di una popolazione e può variare notevolmente tra i diversi paesi del mondo. Ecco un confronto tra l’aspettativa di vita in Italia e in altre regioni del mondo:

  1. Italia: Negli ultimi anni, l’aspettativa di vita in Italia è stata generalmente alta, sebbene ci siano variazioni tra regioni e gruppi demografici. Secondo i dati dell’Istituto Nazionale di Statistica (ISTAT), nel 2020 l’aspettativa di vita alla nascita in Italia era di circa 83 anni per gli uomini e 86 anni per le donne.
  2. Resto dell’Europa: L’aspettativa di vita in molti paesi europei è simile o leggermente superiore a quella italiana. Ad esempio, in Francia e in Spagna, l’aspettativa di vita alla nascita è di circa 82 anni per gli uomini e 86-87 anni per le donne. Alcuni paesi nordici come Svezia e Norvegia hanno aspettative di vita ancora più alte.
  3. Stati Uniti: L’aspettativa di vita negli Stati Uniti è generalmente inferiore rispetto a molti paesi europei e all’Italia. Nel 2020, l’aspettativa di vita alla nascita negli Stati Uniti era di circa 76 anni per gli uomini e 81 anni per le donne, secondo i Centers for Disease Control and Prevention (CDC). Tuttavia, è importante notare che l’aspettativa di vita negli Stati Uniti può variare notevolmente tra gruppi demografici e geografici.
  4. Asia: In molti paesi asiatici, l’aspettativa di vita è aumentata rapidamente negli ultimi decenni, ma può ancora essere inferiore rispetto a quella dei paesi occidentali. Ad esempio, in Giappone, noto per la sua longevità, l’aspettativa di vita alla nascita è di circa 84 anni per gli uomini e 88 anni per le donne.
  5. Africa: L’aspettativa di vita in Africa varia notevolmente da paese a paese e può essere influenzata da fattori come la povertà, l’accesso ai servizi sanitari e le condizioni socioeconomiche. In generale, l’aspettativa di vita in molti paesi africani è inferiore rispetto a quella dei paesi sviluppati, con alcune eccezioni come il Nord Africa e i paesi dell’Africa meridionale.

In sintesi, l’aspettativa di vita in Italia è generalmente alta e confrontabile con quella di molti altri paesi europei, mentre può essere più elevata rispetto a quella degli Stati Uniti e di alcuni paesi in via di sviluppo. E’ comunque importante considerare una serie di fattori che possono influenzare l’aspettativa di vita, tra cui l’accesso ai servizi sanitari, lo stile di vita, l’ambiente sociale ed economico e le politiche di salute pubblica. Vediamo come l’Italia si confronta con il resto del mondo su questi fattori:

  1. Accesso ai Servizi Sanitari: L’Italia ha un sistema sanitario pubblico universale, il Servizio Sanitario Nazionale (SSN), che fornisce assistenza sanitaria a tutti i cittadini e ai residenti legali. Questo assicura un accesso relativamente ampio ai servizi sanitari, anche se possono verificarsi differenze regionali nella qualità e nell’accessibilità dei servizi. Nel confronto con il resto del mondo, molte nazioni europee hanno sistemi sanitari simili basati su assicurazione pubblica o nazionale, garantendo un accesso universale ai servizi sanitari. Tuttavia, in altri paesi, come gli Stati Uniti, l’accesso ai servizi sanitari può essere più limitato a causa dei costi elevati e della mancanza di copertura assicurativa per alcuni gruppi di persone.
  2. Stile di Vita: Lo stile di vita degli italiani è spesso associato a una dieta mediterranea, ricca di frutta, verdura, pesce e olio d’oliva, che è considerata salutare e può contribuire a bassi tassi di malattie cardiovascolari e obesità. Tuttavia, come in molti altri paesi occidentali, ci sono preoccupazioni riguardo a crescenti tassi di obesità, sedentarietà e cattive abitudini alimentari, che possono influenzare negativamente la salute della popolazione.
  3. Ambiente Sociale ed Economico: L’Italia è un paese sviluppato con un alto tenore di vita, un sistema educativo avanzato e un forte senso di coesione sociale. Tuttavia, ci sono disparità socioeconomiche tra regioni e gruppi demografici, con alcune aree del sud Italia che affrontano sfide economiche e sociali più grandi rispetto ad altre. Il confronto con il resto del mondo mostra che l’Italia si colloca generalmente tra i paesi con uno standard di vita elevato e una buona qualità della vita.
  4. Politiche di Salute Pubblica: L’Italia ha adottato diverse politiche di salute pubblica per affrontare le sfide sanitarie, inclusa la promozione di stili di vita sani, la prevenzione delle malattie croniche e la gestione delle emergenze sanitarie. Ad esempio, l’Italia ha introdotto misure per ridurre il consumo di tabacco, promuovere l’attività fisica e migliorare la nutrizione della popolazione. Tuttavia, come in molti altri paesi, ci sono sfide nella realizzazione e nell’attuazione di politiche efficaci di salute pubblica, e vi è sempre spazio per miglioramenti e innovazioni.

In sintesi, l’Italia presenta aspetti positivi nei fattori di accesso ai servizi sanitari, stile di vita, ambiente sociale ed economico e politiche di salute pubblica, ma affronta anche sfide simili ad altri paesi sviluppati. L’attenzione continua su questi fattori può contribuire a migliorare ulteriormente la salute e il benessere della popolazione italiana.

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Salute

Le nuove frontiere dell’accoglienza nella sanità pubblica

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La sanità è un settore in continua evoluzione, e con l’avvento delle nuove tecnologie e delle nuove metodologie, le frontiere dell’accoglienza per pazienti e visitatori stanno subendo importanti cambiamenti.

L’obiettivo principale è garantire un’esperienza positiva, confortevole e efficiente a chiunque entri in contatto con il sistema sanitario, sia che si tratti di pazienti, familiari o visitatori.

Ecco alcune delle nuove frontiere dell’accoglienza nella sanità:

  1. Tecnologia e Digitalizzazione: L’introduzione di sistemi digitali e tecnologici sta rivoluzionando l’esperienza del paziente. Applicazioni mobile, portali online e piattaforme di telemedicina permettono ai pazienti di prenotare visite, accedere ai propri dati clinici, consultare medici a distanza e ricevere promemoria e notifiche relative ai loro appuntamenti e trattamenti.
  2. Ambienti Accoglienti e Personalizzati: Gli ospedali e le strutture sanitarie stanno sempre più curando l’aspetto dell’ambiente, cercando di renderlo accogliente e rilassante. Sale d’attesa arredate con gusto, spazi verdi, opere d’arte e aree dedicate al relax contribuiscono a creare un’atmosfera più confortevole e meno stressante per pazienti e visitatori.
  3. Formazione e Educazione: L’informazione è fondamentale per garantire una buona esperienza all’interno del sistema sanitario. Corsi, workshop e materiali informativi vengono offerti a pazienti e familiari per aiutarli a comprendere meglio le proprie condizioni di salute, i trattamenti disponibili e le procedure da seguire.
  4. Assistenza Multidisciplinare: L’approccio multidisciplinare sta diventando sempre più centrale nella gestione delle patologie complesse. Team di professionisti di diverse specialità collaborano tra loro per offrire un’assistenza integrata e personalizzata, tenendo conto delle specifiche esigenze e del contesto di ogni paziente.
  5. Partecipazione Attiva del Paziente: L’empowerment del paziente è un altro aspetto chiave dell’accoglienza moderna. Favorire la partecipazione attiva del paziente nelle decisioni relative al proprio percorso di cura, ascoltando le sue esigenze e preferenze, può migliorare significativamente l’esperienza complessiva e i risultati clinici.
  6. Sostenibilità e Benessere: La sostenibilità ambientale e il benessere psicofisico sono diventati temi sempre più rilevanti nel contesto sanitario. L’adozione di pratiche eco-friendly, la promozione di stili di vita salutari e l’integrazione di servizi di supporto psicologico e di benessere all’interno delle strutture sanitarie contribuiscono a creare un ambiente più equilibrato e orientato al benessere globale.

In conclusione, le nuove frontiere dell’accoglienza nella sanità si orientano verso un approccio sempre più olistico, centrato sul paziente e sul suo benessere complessivo, integrando tecnologia, design, formazione e partecipazione attiva per garantire un’esperienza di cura più umana, efficace e personalizzata.

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