Connect with us

Scienza e Tecnologia

Crackdown 3, l’Agenzia torna su Xbox One e Pc

Pubblicato

il

Clicca e condividi l'articolo
Tempo di lettura 7 minuti
image_pdfimage_print

Dopo un secondo capitolo non particolarmente brillante e un’attesa lunga quasi 5 anni, Crackdown 3 arriva sulle console della famiglia Xbox One e su Pc. Prima di parlare di questo titolo però è bene mettere in chiaro una cosa: se si è alla ricerca di un titolo con una trama solida, fatto di colpi di scena brillanti o ricco di innovazione, Crackdown 3 non è il gioco che fa per voi. Nel caso in cui invece si cerchi un videogame fatto per trascorrere il proprio tempo senza pensare troppo, andando avanti a colpi di esplosioni, distruzione e personaggi dotati di abilità sovraumane, allora questa è una produzione che non bisogna assolutamente lasciarsi scappare. Vi diciamo questo in quanto questo terzo capitolo della serie, un po’ come i suoi predecessori vuol essere volutamente un titolo fatto per divertire, e lo fa mantenendo i toni iperbolici che da sempre hanno caratterizzato il brand senza mezzi termini. Ma veniamo alla trama di Crackdown 3: il gioco ha inizio esattamente 10 anni dopo i fatti accaduti nel secondo capitolo. Qui un attacco terroristico non meglio identificato rende inutilizzabile gran parte della tecnologia mondiale e i rifugiati cercano riparo nella città di New Providence che non solo è rimasta “stranamente” illesa, ma sembra offrire un ambiente idilliaco in cui ripartire da zero e vivere serenamente la propria esistenza. Dietro a tutto questo ovviamente si cela una multinazionale dalle pessime intenzioni, la TerraNova WorldWide, che dietro la maschera del bene comune sta compiendo strani esperimenti e tiene in pugno la città con la sua gang di criminali vestiti da guardie, scienziati pazzi e guerrafondai esaltati. Ovviamente toccherà all’Agenzia risolvere le cose nell’unico modo possibile: spaccando tutto. Decisi a liberare la città, i vertici dell’Agenzia decidono d’inviare quindi sul campo i migliori agenti disponibili che, tuttavia, subiscono un attacco da parte del Blackout, un agente atmosferico che azzera tutte le abilità dei super soldati eliminandoli. Tuttavia una giovane ragazza di nome Echo riesce a salvare il protagonista, spingendolo a cercare di salvare New Providence da questa famigerata società che sfrutta i cittadini per l’estrazione di un pericoloso materiale chimico: la Chimera. La trama è raccontata con pochissime scene di intermezzo che sfruttano il motore del gioco e alcune illustrazioni che ricordano un po’ i fumetti degli anni ’90. Scelta molto coerente a nostro avviso in quanto la storia sembra proprio esser venuta fuori direttamente da un action movie di vent’anni fa. Parlando di giocabilità, Crackdown 3 ha inizio con la scelta dell’agente di cui si deciderà vestire i panni. Ogni personaggio ha dei bonus peculiari, come ad esempio più abilità nella guida, con gli esplosivi, con le armi da fuoco ecc… Ma essi non influenzeranno mai in maniera troppo vistosa l’avventura, quindi la scelta si ridurrà semplicemente puntando all’aspetto estetico che si preferisce. La decisione in ogni caso non è vincolante perché come si vedrà procedendo nella storia, in qualsiasi momento si potrà cambiare il proprio personaggio, anche perché sparsi un po’ ovunque per la mappa si potranno trovare i Dna degli agenti morti nell’introduzione per poterli sbloccare e usare. Interessante la gestione dei salvataggi che non legano l’agente al mondo di gioco, potendo dunque decidere di usare uno qualsiasi dei personaggi in una qualsiasi delle partite già iniziate o direttamente in una nuova. Dopo la fase introduttiva, il gioco getta il giocatore direttamente nella mischia dandogli subito la possibilità di muoversi con un buon grado di libertà per le strade, o meglio, i palazzi, di New Providence. A gestire la metropoli però non c’è solo la perfida Elizabeth Niemand, ma un vero e proprio governo composto dai suoi seguaci più fidati, che regolano i diversi aspetti della vita quotidiana, tenendo in pungo tutti i principali servizi, dai trasporti alla sicurezza fino alle comunicazioni. Il compito degli agenti sarà naturalmente quello di ribaltare il governo centrale, sconfiggere Elizabeth e liberare gli innocenti cittadini dalla morsa dello strapotere della Niemand.

Per sconfiggere la perfida antagonista di Crackdown 3 sarà necessario far fuori uno a uno tutti i seguaci, scovandoli ed eliminandoli. Ogni nemico è legato a una particolare attività che rappresenta anche il suo campo di specializzazione. Ad esempio per raggiungere l’IA che gestisce le linee di trasporto sarà necessario conquistare le stazioni, o ancora per individuare l’addetto alla sicurezza interna bisognerà liberare dai campi di prigionia i cittadini detenuti. Altre attività ancora richiedono di disattivare dei centri di comunicazione per disabilitare la continua propaganda o dei centri chimici per cessare la produzione di materiale tossico usato persino sulla popolazione. Tutte queste missioni, molto varie tra loro, saranno sparse per l’intera mappa di gioco e al completamento di tutte quelle di un certo tipo, verrà indicata automaticamente la posizione del luogotenente di riferimento. Gli scontri con i luogotenenti di Elizabeth sono il culmine di un sistema generalmente funzionale, con scontri ben caratterizzati, mai noiosi e che ai livelli di difficoltà più elevati offrono anche sfide particolarmente impegnative. L’esplorazione della città avviene con una naturale, quanto apprezzabile, libertà, questo perché basta girare la mappa per evidenziare i diversi luoghi d’interesse senza la necessità di raggiungere i classici punti di osservazione. Analogamente anche le attività secondarie vengono sbloccate nello stesso modo, dalle sfide di guida o di corsa, ai chioschetti da distruggere e alle basi dove poter gestire il proprio arsenale o generare un veicolo per facilitare gli spostamenti. Lo stile di gioco di Crackdown 3, quindi si può dire che è totalmente incentrato sulla giocabilità e quasi per nulla sulla trama. Proprio per tale ragione all’inizio abbiamo voluto precisare che tale gioco è indicato per chi ha voglia di una sana quanto scanzonata distruzione. Se da un lato la giocabilità ne guadagna in termini di ritmo e continuità, dall’altro viene a mancare quel naturale senso di progressione e suddivisione delle attività, ponendole praticamente tutte sullo stesso livello. Peccato soltanto per la durata complessiva, che richiederà una decina di ore per portare a termine la quasi totalità delle attività disponibili, senza troppi incentivi a continuare la partita dopo i titoli di coda. Un discorso simile lo si può fare anche per il gameplay in quanto non esiste un vero e proprio processo di crescita classico. La gestione delle nostre abilità avviene tramite cinque parametri di riferimento, sempre visibili nella parte sinistra dello schermo: agilità, armi da fuoco, forza, esplosioni e guida. Per aumentare il primo bisognerà raccogliere le settecentocinquanta sfere agilità sparse per la mappa di gioco (non tutte comunque necessarie), per i successivi tre campi invece basta semplicemente giocare, uccidendo con i diversi mezzi a propria disposizione e infine per far incrementare il livello di guida basterà essere spericolati al volante o completare le gare. Raccogliendo invece le sfere segrete si potranno ottenere invece dei punti per tutti i campi. A ogni scatto di livello corrispondono delle nuove abilità e nel giro di poche ore sarà possibile sbloccare la quasi totalità dei bonus disponibili, decisione condivisibile per consentire quanto prima di sfruttare tutti i benefici disponibili, anche in termini di semplice godibilità del gameplay. Per quanto riguarda il “gunplay” invece, Crackdown 3 adotta un sistema imperniato sulla possibilità di bloccare la mira su un nemico e rendere così quasi impossibile mancare i colpi, potendo inoltre passare da un bersaglio all’altro in maniera piuttosto fluida. La vera difficoltà negli scontri non è tanto il prendere la mira quando il gestire i tanti nemici presenti, rimanendo dunque sempre in movimento e schivando quando possibile gli attacchi a noi destinati. Gli scontri finiscono sempre con l’essere accesi senza mai diventare confusionari, e in essi è sempre bello poter dare libero sfogo alle abilità sovraumane di manovra dell’agente e massacrare i nemici con le decine di granate e armi disponibili. Nonostante qualche bilanciamento sia opportuno, la lista delle armi utilizzabili è ottima, capace di dare molteplici soddisfazioni grazie a una gran varietà di bocche di fuoco. In Crackdown 3 morire non è di certo un evento raro, soprattutto ai livelli di difficoltà più elevati, ma ciò non è un problema in quanto il gioco adotta un sistema di continuità molto semplice: quando si muore, si può liberamente rientrare in uno qualsiasi dei punti di rientro e riprendere esattamente dove si era rimasti. Infondo nel futuro distopico dove il gioco è ambientato la clonazione rapida tramite l’utilizzo del Dna sembra essere un gioco da ragazzi. Sul fronte tecnico Crackdown 3 mantiene un frame rate costante anche nelle situazioni più caotiche, con decine di nemici a schermo ed effetti particellari generalmente buoni e di ogni tipo, quantomeno su One X. C’è da dire inoltre che se da una parte il titolo offre un ambiente di gioco intoccabile, in cui gli edifici e il terreno non vengono minimamente scalfiti dalla furia distruttrice del giocatore e gli abitanti sono pupazzi di contorno che spesso diventano vittime collaterali della potenza di fuoco del giocatore, dall’altra mostra una spiccata estetica retrofuturista fatta di palazzoni al neon che si mescola con le baraccopoli sudafricane. Il comparto audio, infine, presenta un’ottima selezione musicale, in grado di sottolineare i ritmi degli scontri ed enfatizzarne il dinamismo generale.

Vera novità di questo Crackdown 3, oltre che essere una delle componenti del gioco più attese, è la Zona di Demolizione, il multiplayer competitivo interamente gestito dal Cloud e in grado di garantire una distruttività ambientale vicino al 100%. Durante la nostra prova abbiamo avuto accesso alle tre mappe e alle due modalità: Cacciatori di agenti e territori. La prima rappresenta un classico Deathmatch a squadre in cui i due team di massimo cinque giocatori hanno come unico obiettivo quello di uccidersi, totalizzando il maggior numero di uccisioni entro lo scadere del tempo o raggiungendo il punteggio massimo. Nella modalità Territori, invece, bisogna conquistare e difendere determinate posizioni. Queste appariranno sulla mappa a gruppi di due, e quando un team ne conquista una iniziano a consumarsi i punti dell’area, venendo dunque assegnati alla squadra che la controlla. Quando si esauriscono, la zona si disattiva e si passa a quella successiva. Esattamente come in Cacciatori di Agenti, lo scopo è ottenere il punteggio più alto. Nel multiplayer di Crackdown 3 prima di ogni partita si sceglie l’equipaggiamento. E’ possibile selezionare due delle nove armi presenti e un gadget tra uno scudo aggiuntivo in grado di assorbire danni extra, e un trampolino utile per saltare più in alto. Per quanto riguarda il gameplay, esso è molto semplice, la mira, esattamente come nella campagna, è automatica una volta premuto il grilletto sinistro, inoltre è possibile utilizzare il doppio salto, il booster per avanzare più rapidamente e un attacco corpo a corpo ricaricabile in breve tempi. La distruttibilità dell’ambiente poi, nonostante non faccia gridare al miracolo per realizzazione tecnica, rende l’esperienza nel complesso divertente e appagante. Tirando le somme, Crackdown 3 è un titolo pieno di spunti interessanti, di attività divertenti e di cose da fare. Il problema di fondo è che ci si trova dinanzi a un titolo che possiede delle dinamiche che non appartengono più al panorama videoludico attuale. In sostanza, se non si ha poco tempo per giocare, se non si è amanti del multiplayer, se non si vuole perder tempo appresso a un titolo fatto di trame complicate e rompicapo complessi Crackdown 3 è un titolo da non perdere. Ma se si è in cerca di qualcosa di nuovo, più profondo e che sappia meno di già visto allora è preferibile navigare verso altri lidi.

GIUDIZIO GLOBALE:

Grafica: 7,5

Sonoro: 7,5

Gameplay: 7

Longevità: 6,5

VOTO FINALE: 7

Francesco Pellegrino Lise

Continua a leggere
Commenta l'articolo

Leave a Reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Scienza e Tecnologia

Dragon’s Dogma 2, il gdr fantasy targato Capcom torna su pc e console

Pubblicato

il

Clicca e condividi l'articolo
Tempo di lettura 7 minuti
image_pdfimage_print

Dragon’s Dogma 2 è il sequel dell’omonimo gioco di ruolo per Pc e console uscito 12 anni fa. La nuova creazione targata Capcom perfeziona la formula ludica del capitolo precedente, eliminando tutti quegli elementi di ridondanza che appesantivano il gameplay aggiungendo una serie di aspetti che rendono l’esperienza di gioco molto più scorrevole e gradevole. Ma facciamo un piccolo passo indietro, a vantaggio di chi si avvicina a questo universo per la prima volta. Il ritmo di gioco del titolo si pone esattamente a metà tra un andamento compassato e la frenesia di uno “stylish-action”. Ed è proprio grazie a questa evoluzione che Dragon’s Dogma 2 incontrerà i gusti di una fetta di pubblico più ampia e appassionerà sia giocatori di vecchia data che nuovi. Ma partiamo dal principio, il nuovo gdr del colosso del gaming nipponico è ambientato in un universo di fantasia dove Vermund e Battahl, i due principali regni in cui è diviso il mondo, sono in pieno conflitto. Secondo la legge la corona spetta di diritto all’Arisen, un guerriero marchiato da un drago e destinato a sconfiggerlo per liberare il mondo dalla suo dominio di terrore. Si tratta quindi di una figura importante e rispettata, eppure al risveglio del protagonista ci si trova in cella, nonostante il marchio dimostri che sia proprio lui o lei (a seconda della scelta fatta) l’Arisen. Il fatto poi di soffrire di amnesia non gioca proprio a favore dell’eroe, ma ben presto si scopre il motivo dietro questi eventi: qualcuno si sta spacciando per l’Arisen al posto del giocatore, e sta facendo di tutto per impedire di reclamare ciò che spetta lui di diritto. Inizia così una lunga avventura per scoprire sia le menti dietro al complotto che stanno manipolando non solo la memoria del protagonista, ma soprattutto la situazione geopolitica del mondo, sia per adempiere al già scritto destino e sconfiggere l’enorme drago causa del marchio. Come i fan di vecchia data avranno già notato, la trama è molto simile alla storia del primo Dragon’s Dogma. Dragon’s Dogma 2 infatti più che un sequel sembra quasi un reboot di quanto visto 12 anni fa, una sorta di riproposizione del gioco originale con tutti gli elementi che all’epoca il creatore Hideaki Itsuno non era riuscito ad inserire. Nel 2012 Il progetto di Itsuno era molto ambizioso, ma complici un budget estremamente ridotto, idee troppo avanzate per la tecnologia dell’epoca e il fatto che si trattasse del primo vero RPG open world per Capcom, il risultato finale fu comunque buono, ma la sensazione generale fu che il titolo aveva un grande potenziale ma che non riuscisse a esprimerlo al massimo. Dragon’s Dogma 2 ripropone quindi una storia molto simile al gioco originale, ambientata in un mondo parallelo a quello precedente, mantenendo sì diversi punti in comune, ma migliorandoli, a partire dal sistema di Pedine, la caratteristica principale del gioco. Le Pedine altro non sono che NPC che accompagnano l’Arisen nel corso dell’avventura, ma caratterizzati da una intelligenza artificiale particolare che li rende più simili possibile a dei veri giocatori umani. L’idea era quella di avere una sorta di esperienza multiplayer all’interno di un titolo per giocatore singolo, e se già nel 2012 il risultato era promettente, le tecnologie moderne hanno permesso ad Itsuno di avvicinarsi maggiormente alla sua visione originale, anche se ancora con qualche limitazione.

Per chi si stesse chiedendo: come funziona esattamente il sistema di Pedine? Eccovi la risposta. Per comprendere bene il tutto è necessario partire fin dal principio, esattamente da quando il gioco chiede di personalizzare l’aspetto del proprio Arisen. L’editor è piuttosto completo e profondo, e se si ha la pazienza necessaria si possono passare diverse ore a modificare ogni minimo dettaglio per creare l’eroe che più rispecchia il proprio gusto estetico. Lo stesso viene richiesto per realizzare la Pedina personale che accompagnerà il proprio eroe nel corso dell’avventura. Progredendo nel gioco si possono reclutare fino a due altre Pedine, ma la particolarità è che saranno quelle create da altri giocatori, che a loro volta saranno in grado di reclutare la Pedina da noi inventata. Si crea così un circolo vizioso in cui le Pedine “viaggiano” tra i vari mondi, ma non lo fanno in maniera passiva: anzi, apprendono e condividono le loro conoscenze. Può capitare infatti di reclutare la pedina di un giocatore che è più avanti nella storia e che ha già completato le missioni che si sta cercando di affrontare in quel preciso momento. In questo caso non sarà raro sentire la sua Pedina dare informazioni su dove andare o consigli strategici su come affrontare i mostri. Un dettaglio non da poco, considerato che Dragon’s Dogma 2 è piuttosto avaro di marcatori e lascia al giocatore il compito di capire cosa fare e dove recarsi spargendo indizi ma senza quasi mai dare vere e proprie indicazioni. Spesso si attivano quest semplicemente perché camminando si sente una conversazione di alcuni NPC che parlano di qualche stranezza nei dintorni, e avere una Pedina in grado di dare qualche informazione preziosa è un aiuto utilissimo. Bisogna quindi sempre essere con occhi spalancati e orecchie aguzze per evitare di restare bloccati, anche se capita raramente visto che basta esplorare per essere inondati di eventi e attività da svolgere. A volte le quest si accumulano in maniera soverchiante, tanto da essere difficile stare dietro a tutto, specialmente con le missioni a tempo. Ma niente panico, se il gioco viene affrontato con un certo criterio sarà possibile fare la maggior parte delle cose senza troppo stress. Dragon’s Dogma 2 lascia un’enorme libertà al giocatore su come affrontare l’avventura, ma spesso ignorando o svolgendo alcuni compiti ci saranno conseguenze buone o cattive rispetto alla situazione. Ad esempio se si viene a sapere di qualcuno perso in un bosco pieno di lupi, non ci si deve stupire se, rimandando troppo la missione, ad un certo punto andando nel bosco si trovino solo dei vestiti insanguinati al posto di qualcuno da salvare. La mappa di Dragon’s Dogma 2 è grande circa quattro volte quella del predecessore, ma rimane densa di attività e punti di interesse che rendono meno tediosa un’altra delle sue caratteristiche, ovvero l’assenza di cavalcature e forti limitazioni sui viaggi rapidi. Per buona parte del tempo quindi si è costretti a girare a piedi, una precisa scelta di design che aveva già creato forti controversie nel gioco originale, ma su cui Itsuno è rimasto intransigente nella sua visione. Progredendo nella storia si sbloccano delle particolari pietre da poter posizionare in qualsiasi punto della mappa per trasformarle in punti di teletrasporto, ma il loro utilizzo è limitato e a nostro avviso va riservato esclusivamente in casi di estrema necessità. In alternativa si può chiedere un passaggio alle carovane che partono dai centri abitati, ma non è raro subire imboscate o attacchi da mostri selvatici pronti a distruggere il mezzo e costringere i giocatori non solo ad una battaglia ma anche a continuare comunque a piedi il viaggio. Rimanendo in tema di battaglie, le Pedine svolgono quasi sempre egregiamente il loro dovere, posizionandosi correttamente ed eseguendo azioni offensive o di supporto che non sfigurerebbero davvero se fossero controllate da un giocatore umano. Se poi, come già detto, provengono da un mondo dove hanno già affrontato sfide simili, possono fornire un ulteriore supporto sia strategico, svelando i punti deboli della creatura da uccidere, sia pratico andando a svolgere le azioni che più si addicono alla situazione. Per quanto le Pedine siano quindi una parte centrale dell’esperienza di Dragon’s Dogma 2 non bisogna dimenticare mai tuttavia che il vero protagonista è l’Arisen.

Per quello che riguarda il combat system, si può dire che rispetto al passato ha subito poche modifiche. Presente ancora la classica alternanza di attacchi leggeri, pesanti e abilità in base a quale delle dieci Vocazioni disponibili si decide di seguire all’inizio. Le Vocazioni altro non sono che le classi di appartenenza del proprio pg, partendo da quelle di Base classiche Guerriero, Mago, Ladro e Arciere, passando per le Ibride Arciere-Mago, Cavaliere Mistico, Eroe Leggendario e Illusionista, fino ad arrivare alle Avanzate Distruttore e Stregone. Se si è appassionati di giochi di ruolo, si può già immaginare come si differenziano gli stili di combattimento delle varie classi già dal nome, ma tra queste spiccano le novità dell’Illusionista e dell’Eroe Leggendario. Il primo sfrutta molto la potenza dell’intelligenza artificiale di Dragon’s Dogma 2, e armati solo di un semplice incenso si potrà essere in grado di portare caos e distruzione tra le file nemiche grazie a potenti allucinazioni che inducono gli avversari a scontrarsi tra loro, oppure giocare d’astuzia e ad esempio creare l’illusione di un ponte dove c’è un burrone e godersi i malcapitati piombare senza alcuna speranza nel vuoto senza capire cosa sia successo. Si tratta di una Vocazione piuttosto difficile da padroneggiare, che richiede di muoversi nelle retrovie, e soprattutto nelle prime fasi può sembrare più debole rispetto ad altre da subito più efficaci, ma una volta presa la mano vi assicuriamo che è in grado di dare grandi soddisfazioni. Discorso simile va fatto per l’Eroe Leggendario, che sulla carta è il sogno degli indecisi visto che permette di cambiare Vocazione e arma permettendo combinazioni di ogni tipo. All’atto pratico si rivela una classe impegnativa e pensata per i giocatori più esperti, con cambi non proprio immediati e soprattutto una complessa gestione dell’equipaggiamento per via del peso di tutte le armi. L’Arisen infatti è forte ma non è una bestia da soma, e organizzare un equipaggiamento funzionale che non limiti troppo i movimenti per una sola Vocazione è già una sfida, vi lasciamo immaginare cosa voglia dire gestirne più insieme. Spendendo i punti abilità si possono sbloccare nuove tecniche da utilizzare sul campo, inoltre alcuni potenziamenti possono essere trasferiti anche ad altre Vocazioni, invogliando quindi a cambiare spesso classe per sperimentare nuovi stili di combattimento senza dover ogni volta ricominciare da zero ma avere già una base solida su cui poter fare affidamento. Altra caratteristica dei combattimenti di Dragon’s Dogma 2 che torna dal precedente capitolo è la possibilità di afferrare i nemici, permettendo ad esempio di aggrapparsi alla zampa di un mostro enorme e arrampicarsi fino a raggiungere un punto debole per poi colpirlo. Per quello che concerne la longevità di Dragon’s Dogma 2, la storia principale può essere conclusa in circa 30 ore, ma esplorando al massimo l’enorme mappa il numero può come minimo raddoppiare. Il gioco inoltre ha una forte rigiocabilità, poiché molte missioni possono avere esiti diversi a seconda delle scelte fatte o semplicemente della casualità, ed è praticamente impossibile vedere tutto in un’unica run. Rimanendo in tema, un’altra delle scelte di design di Dragon’s Dogma 2 che sicuramente creano controversie è quella di avere un unico file di salvataggio. Non è possibile quindi creare personaggi multipli o crearsi dei “checkpoint” per riprendere da un punto e fare scelte diverse, ma si ha sempre la “pressione” che ogni scelta conta, perché non si può più tornare indietro. A questo si aggiunge anche il fatto che se una Pedina o un NPC muore è perso per sempre. Per chi se lo stesse chiedendo questo può succedere anche con personaggi importanti legati ad alcune missioni. Fortunatamente però si possono usare specifici oggetti per riportare in vita qualcuno, ma sono piuttosto rari e vanno anch’essi usati con molta parsimonia. Tecnicamente parlando Dragon’s Dogma 2 si difende piuttosto bene, donando sempre un colpo d’occhio piacevole e un ottimo livello di dettaglio. Quello che convince meno tuttavia è il frame rate limitato a 30 fps su console. Ottima invece la colonna sonora e il doppiaggio disponibile in inglese o giapponese e testi localizzati in italiano. Tirando le somme, il nuovo gdr di Capcom è senz’ombra di dubbio un titolo da avere se si ama il genere. Giocandolo ci si accorge che è un prodotto che vive di esagerazioni, da affrontare lentamente con curiosità e spirito di avventura. Se si decide di accettarne le regole, il mondo fantasy imbastito da Itsuno regalerà un combat system davvero appagante, estremamente creativo e ricco di momenti epici. Le quest non lineari e una mappa estremamente densa sono elementi che avrebbero potuto condurre il titolo di Capcom verso vette di eccellenza assoluta, tuttavia a frenare la salita ci hanno pensato un’intelligenza artificiale non sempre performante, qualche piccolo problema di bilanciamento tra le classi e alcune macchinosità di troppo. Dragon’s Dogma 2 rimane comunque un prodotto di altissimo livello e lasciarlo perdere a nostro avviso è un errore da non commettere assolutamente.

GIUDIZIO GLOBALE:

Grafica: 8,5

Sonoro: 9

Gameplay: 8

Longevità: 8,5

VOTO FINALE: 8,5

Francesco Pellegrino Lise

Continua a leggere

Scienza e Tecnologia

Robotaxi Tesla, il trasporto pubblico del futuro è in arrivo l’8 agosto

Pubblicato

il

Clicca e condividi l'articolo
Tempo di lettura < 1 minuto
image_pdfimage_print

Elon Musk ha sganciato una nuova bomba attraverso X (l’ex Twitter). A quanto detto dal Ceo sembra propio che Tesla presenterà un robotaxi a guida autonoma il prossimo 8 agosto. I modelli Tesla con Fsd (Full Self-Driving) “saranno sovrumani a tal punto che sembrerà strano in futuro che gli esseri umani guidino automobili, anche se esausti e ubriachi!” ha detto in un post su X lo scorso marzo. Musk ha anche affermato che i proprietari di veicoli Tesla con Fsd potranno far sì che le loro auto fungano da robotaxi, anziché rimanere parcheggiate. Nonostante il suo potenziale, l’introduzione dei veicoli a guida autonoma negli Stati Uniti è stata finora incerta e difficile in quanto sia i legislatori che il pubblico esprimono preoccupazioni sulla sicurezza. San Francisco è stata un banco di prova per la tecnologia. I robotaxi di Google Waymo in città sono stati presi di mira da vandali contrari ai veicoli autonomi, mentre Cruise, di proprietà di GM, ha sospeso a tempo indeterminato il suo servizio di robotaxi alla fine di ottobre, dopo che diversi incidenti hanno scatenato una repressione da parte delle autorità di regolamentazione della California. Anche la funzione “pilota automatico” di Tesla è stata messa sotto esame e accusata di aver “gonfiato” le proprie capacità per favorire le vendite. La rivelazione del robotaxi di Tesla arriva poco dopo che Reuters ha reso noto che la società ha abbandonato il piano di produrre un modello di auto elettrica low cost, con un prezzo di circa 25mila dollari per favorirne l’adozione nel mercato di massa. Musk ha però negato la notizia. La società cinese di veicoli elettrici Byd nel quarto trimestre ha strappato a Tesla lo scettro di regina mondiale dell’elettrico per vendite.

F.P.L.

Continua a leggere

Scienza e Tecnologia

MW3, la stagione 3 porta un numero incredibile di novità

Pubblicato

il

Clicca e condividi l'articolo
Tempo di lettura 3 minuti
image_pdfimage_print

MW3 (qui la nostra recensione) si amplia ancora una volta con l’arrivo della stagione 3, ma questa volta lo fa in maniera a dir poco mastodontica. Mercoledì 3 aprile è arrivato su Pc, Xbox e Playstation, uno dei più grandi rilasci di contenuti nella storia di Call of Duty. Un’esperienza completamente connessa, grazie alla massiccia integrazione di contenuti con Warzone Mobile. Il Gruppo Konni ha lasciato un segno indelebile su Fortune’s Keep e ora sta occupando un altro territorio: la famigerata Rebirth Island che torna in Warzone. La stagione 3 rilascia inoltre uno dei più grandi drop di mappe multigiocatore di sempre, con ben sei nuove mappe Core 6v6. Sono incluse anche quattro armi base gratuite, otto parti aftermarket, partite classificate (tra cui Resurgence su Rebirth Island), l’arrivo di Makarov e Snoop Dogg e due nuovissimi operatori per il Battle Pass premium, Banshee e Hush. Con la Season 3 sarà possibile giocare nella modalità Cattura la Bandiera, ma sono in arrivo anche Minefield, One in the Chamber e, più avanti nel corso della stagione, le playlist Scorta e Vortex. Inoltre arrivano nuovi perk e, nel corso della stagione, una nuova Tactical EMD Mine a un nuovo Enhanced Vision Goggles. Ma andiamo ad esaminare più nello specifico le novità in arrivo.

Le novità in arrivo su MWZ:

La storia di Dark Aether continua: i giocatori potranno mettersi in gioco in una missione di salvataggio su larga scala dopo che la dottoressa Jansen è entrata in una nuova e terrificante regione dell’Etere Oscuro. In arrivo anche la “Terza Frattura”: un paesaggio di vuoto etereo che ospita orrori che inducono alla follia, tra cui una nuova e diabolica variante di Discepolo. I giocatori potranno fornire supporto di fuoco a Ravenov e trovare la dottoressa Jansen prima che venga consumata dall’oscurità. Sfide e schemi della Stagione 3: i giocatori potranno sbloccare i livelli di prestigio per acquisire le Sfide Zombi e raccogliete tre nuovi Schemi per migliorare i propri progressi. Inoltre è pronto a scendere in campo il signore della guerra Rainmaker: rintanato sull’isola di Rahaa, questo psicopatico pesantemente corazzato fa piovere fuoco d’artiglieria e ha poca considerazione per le sue forze. Sebbene il suo complesso sia facile da raggiungere, mettere piede sull’isola con gli arti ancora attaccati al corpo potrebbe essere una sfida più complessa da affrontare da soli o con gli amici.

Anche Warzone si aggiorna:

Come già detto i giocatori potranno tornare su Rebirth Island, ma l’area non sarà proprio uguale al passato, infatti ci saranno alcune ad attendere i giocatori. Scanner biometrici. Display intelligenti. Weapon Trade Station. Una nuova missione del Resurgence Champion su Rebirth Island. Condizioni orarie variabili che cambiano l’atmosfera ma non la visibilità dell’azione. Infiltrazioni in cui la Torre dell’acqua, il Faro e persino il tetto della prigione vengono distrutti all’inizio dell’avventura. E una serie di segreti da scoprire. I combattimenti ottimizzati per Rebirth Island arriveranno nella Stagione 3. Call of Duty: Warzone Ranked Play – Resurgence su Rebirth: Le partite classificate continuano con una nuova mappa da padroneggiare. Saranno utilizzate le stesse regole e innovazioni di Resurgence.

C’è tanto anche sul verante Mobìle e multiplayer.

Dopo un lancio monumentale, Call of Duty: Warzone Mobile offre un gameplay su una grande mappa grazie alle partite a Verdansk e a Rebirth Island, disponibili fin da ora, insieme alle mappe multigiocatore e alle playlist. I giocatori possono livellare armi e exp su qualsiasi piattaforma, collegando il loro account Activision su Warzone Mobile. Al lancio, la prima stagione unificata di Call of Duty: Warzone Mobile è collegata alla Stagione 3 di Call of Duty: Warzone e MW3. Sarà possibile ottenere nuove armi base gratuite e otto nuove parti aftermarket, sbloccare nuovi operatori e guadagnare oltre 100 contenuti con BlackCell e Battle Pass. Oltre a quanto detto la mappa Rust, amatissima dai fan, si aggiunge al pool di mappe, insieme a due nuove modalità Battle Royale, Plunder e Buy Back! Inoltre, le torri UAV sono pronte a rivelare le posizioni dei nemici in tutta Rebirth Island. Eventi: i player potranno assemblare la squadra perfetta giocando a tutti gli eventi settimanali e ottenendo skin operatore e progetti delle armi.

Insomma, anche questa volta lo shooter targato Activision offre un quantitativo di contenuti pazzeschi, tutti mirati a rendere l’esperienza di Call of Duty ancora più imponente e divertente di quanto lo sia stato fino ad ora.

Francesco Pellegrino Lise

Continua a leggere

SEGUI SU Facebook

I più letti