Criminalità organizzata, ecco lo scenario drammatico del Lazio

Le ultime notizie di cronaca hanno riacceso i riflettori sul problema della criminalità organizzata nel territorio laziale. Ma è una storia vecchia, che torna alla ribalta quando si vuole spostare l’attenzione su altro. Adesso sembra che tutto provenga dal litorale romano, ma non è del tutto vero. L’Osservatorio Tecnico-Scientifico sulla Sicurezza e la Legalità rileva nel Lazio 92 organizzazioni criminali.

 

Uno scenario a dir poco drammatico

La novità degli ultimi anni è che le mafie tradizionali non si limitano più a investire ingenti risorse attraverso prestanome o teste di ponte, rimanendo a distanza, perché oggi alcune inchieste (soprattutto sul gioco d’azzardo e il narcotraffico) dicono che c’è stato un cambio di scenario. Le strutture criminali si sono trasferite a Roma e gestiscono le attività in modo diretto e capillare sullo stesso territorio. Sono bande nate nel cuore delle nostre città e dei nostri quartieri, per lo più grandi famiglie che non si fanno la guerra, perché le mafie sono interessate agli introiti economici e vogliono una sorta di pax tra i vari criminali.

 

Sulla capitale e sul tutto il territorio regionale ormai è presente di tutto

Dalla camorra, passando per le famiglie legate alla ‘ndragheta per finire con la mafia siciliana. La scelta delle cosche di investire a Roma e nel Lazio viene privilegiata innanzitutto per la facilità di mimetizzazione degli investimenti, in un territorio particolarmente vasto e caratterizzato dalla presenza di numerosissimi esercizi commerciali nonché di attività imprenditoriali, società finanziarie e di intermediazione, immobili di pregio. Sulla Capitale e nel territorio della provincia di Roma, incidono circa 76 clan, 23 invece sono le organizzazioni dedite al narcotraffico, nei diversi quartieri che compongono il territorio capitolino. Come già ampiamente illustrato, a Roma sono significativamente presenti e con un ampio potenziale criminale, le mafie cosiddette “tradizionali” (‘ndrangheta, camorra e Cosa nostra). Sul territorio non opera soltanto la criminalità di casa, nel corso degli ultimissimi anni si sono fatte strada organizzazioni criminali di matrice straniera in particolare di etnia nigeriana, albanese, cinese e georgiana. Le organizzazioni mafiose nigeriane hanno da decenni una dimensione transnazionale pur mantenendo i centri di comando in Nigeria, nella Capitale e nelle province di Roma e Viterbo.

 

Lo scorso anno, secondo i dati della Regione Lazio, nel territorio delle cinque province sono stati confiscati alle mafie 1270 beni immobili

Dopo Sicilia, Campania, Calabria, Puglia e Lombardia, il Lazio è la sesta regione in Italia per numero di beni confiscati. Di questi il 65,7% è sotto la gestione dell’Agenzia nazionale dei Beni sequestrati e confiscati (Anbsc), mentre la parte restante è già stata destinata prevalentemente ai comuni. Sono 86 i comuni del Lazio interessati dalla confisca di almeno un immobile, ossia il 28% dei comuni laziali che, per il 90%, si trovano nelle province di Roma, Frosinone e Latina. Infine, un capitolo a parte è dedicato alla situazione della criminalità nelle proprietà immobiliari delle Aziende territoriali per l’edilizia residenziale (Ater) che appaiono in balia di alcune consorterie criminali nella gestione degli immobili, occupati abusivamente, o per la vendita di sostanze stupefacenti.

 

L’Ater di Roma gestisce 48.000 alloggi, con un numero di inquilini pari a 148.000 abitanti

La struttura regionale ha trasmesso dal primo settembre 2015 all’8 febbraio 2016, 72 notizie di reato all’autorità giudiziaria, tutte inerenti il reato di occupazione abusiva di edifici. Nel complesso residenziale Ater di Frosinone denominato il Casermone sono state effettuate due significative operazioni antidroga che hanno colpito due agguerrite associazioni criminali, operative 24 ore su 24 con sentinelle e addetti alla vendita di stupefacenti. Una delle strutture criminali guadagnava giornalmente cifre oscillanti dai 10.000 ai 40.000 euro, con una “clientela” proveniente da tutta la provincia (gli inquirenti registravano accessi giornalieri anche di 500 persone). Il Lazio si presenta come la regione che ha maggiori criticità in relazione alla diffusione delle droghe, con oltre 4.000 soggetti coinvolti, seguita da Lombardia e Campania. Dalla relazione emerge che le province di Viterbo e Rieti sembrano essere quelle meno interessate dal fenomeno della criminalità organizzata, anche se la relazione pone una particolare attenzione ai pericoli delle consorterie criminali nei lavori per la ricostruzione in seguito al terremoto.

Marco Staffiero