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Crysis Remastered Trilogy, il ritorno dello shooter che ha segnato un’epoca

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Crysis Remastered Trilogy è una raccolta di tutti i capitoli della saga per le console next Gen (Xbox Series X/S, PlayStation5), old gen (Xbox One, PlayStation4) e Pc. Il titolo comprende non solo il primo gioco, ma anche i due sequel (creati con versioni migliorate dell’engine e più facilmente scalabili). Ma veniamo subito al vero nodo cruciale: Crysis Remastered Trilogy è un prodotto dotato di una propria dignità o stiamo parlando di un qualcosa che dovrebbe essere rinchiuso nell’armadio delle vecchie glorie? Senza alcun dubbio, per motivi diversi, ognuno dei tre capitoli di cui si compone la saga ha tuttora qualcosa da dare all’utente in cerca di un’esperienza adrenalinica e in generale stuzzicante in termini narrativi. L’uso del termine “in generasle” è figlio, da una parte, di una trama ricca di colpi di scena, dall’altra di tecniche narrative abbastanza superate, applicate ora a scene d’intermezzo che registicamente reggono ancora, ora a dialoghi in-game raffazzonati e spesso recitati da modelli poligonali dalle espressioni facciali piuttosto ingessate. A tratti insomma, Crysis Remastered Trilogy fa quasi venire un tuffo al cuore in quanto rappresenta uno spaccato di un’epoca che non esiste più, cancellata dalle nuove frontiere, tecnologiche e di scrittura, conquistate da team di sviluppo sempre più all’avanguardia. Eppure, potendo contare tra l’altro sull’intero arco narrativo incluso in un unico pacchetto, è facile appassionarsi a questa storia di alieni e cospirazioni internazionali che ruota attorno all’utilizzo della portentosa nanosuit, esoscheletro che rende i protagonisti dei giochi delle implacabili macchine da guerra. L’armatura non è unicamente il fulcro della storia, l’elemento che alimenta di continuo l’intreccio, ma è il motore del gameplay, ciò che all’epoca rendeva così originale la saga. In ogni episodio di Crysis, la nanosuit dona una velocità superiore al suo occupante, gli permette di saltare più in alto del normale, all’occorrenza si irrigidisce così da assorbire l’eventuale danno subito, oppure rende il soldato praticamente invisibile. Attorno a queste abilità, i ragazzi di Crytek hanno organizzato level e mission design, offrendo una certa libertà d’azione al videogiocatore che, di volta in volta, salvo casi specifici, poteva e potrà decidere se approcciarsi ai nemici con sfrontatezza o se preferire un basso profilo, eseguendo esecuzioni silenziose o raggirando semplicemente le linee nemiche. Da questo punto di vista, ogni capitolo offre riletture specifiche al concept di base. Il primo Cfrysis, per esempio, mette in campo un’ambientazione di discrete dimensioni liberamente esplorabile, teatro tra le altre cose di missioni secondarie e di micro-habitat che presentano ostacoli, ma anche opportunità, diverse tra loro. Tra villaggi pronti ad essere rasi al suolo da potenti scariche di mitra, in cui si apprezza tutt’ora la distruttibilità degli ambienti, e bunker fortificati, è sempre necessario adattarsi e adattare di continuo le proprie strategie. Il sequel, dal canto suo, propone una struttura più lineare, che concede una maggior libertà di movimento solo in alcune zone. D’altra parte, è anche vero che una maggior precisione nel sistema di input, oltre che la complessità di alcune strutture che si possono esplorare, rendono particolarmente interessanti alcuni scontri e alcune infiltrazioni. Il terzo capitolo, infine, si pone a metà strada tra i due approcci, guadagnando ulteriore appeal grazie all’arco, nuova arma tanto inflazionata, quanto in grado di ampliare ulteriormente gli approcci tattici consentiti al chi sta dinanzi lo schermo.

Ma andiamo ad esaminare i titoli presenti in questa remastered. Crysis esce nel 2007 su PC, solo anni dopo arrivò su Xbox 360 tramite un remake che non rendeva giustizia all’originale. Siamo nel 2020 e il Dr Rosenthal invia un messaggio criptico che spiega di alcune scoperte che possono cambiare il mondo e qui il nostro protagonista, Jake Dunn, nome in codice Nomad, dovrà scoprire cosa rappresenta questa scoperta e cosa sta succedendo nel mondo. Il gameplay è strutturato sulla base di 11 livelli divisi per capitoli, per dare maggior enfasi alla storia narrata e vede il protagonista sfruttare un nuovo tipo di tecnologia per combattimento e infiltrazione, la Nano-Muscle Suit, dove in ogni momento di gioco è possibile scegliere quattro diverse modalità d’uso della tuta: “corazza”, “forza”, “velocità” e “infiltrazione”. La prima modalità permette di assorbire maggiormente i danni provocati dai nemici, utile quando vogliamo buttarci nella mischia con tenacia e determinazione, mentre la seconda di aumentare la forza fisica permettendoci di fare dei salti molto più grandi rispetto alla norma e di aumentare la forza muscolare, scagliando via i nemici con maggiore semplicità. La terza modalità d’uso è quella di correre di più e ricaricare più velocemente le armi, utile quando ci si vuole spingere in mezzo alla folla con una velocità maggiore per sorprendere i nemici e cercare un approccio strategico diverso, mentre la quarta attiva una invisibilità parziale che ci permette di infiltrarci senza farci vedere, anche se toccherà sempre a noi riuscire nell’impresa. Crysis 2 è sempre stato considerato l’anello debole della trilogia e ancora oggi a distanza di anni, quando lo si gioca ci si chiede come sia possibile fare così tanti passi indietro rispetto al primo capitolo. Certo, per Crytek il mondo console era praticamente sconosciuto, quindi qualche scivolone ci poteva stare, ma non che limitasse anche il mondo PC e soprattutto le possibilità del gioco. La storia qui vede come protagonista Alcatraz, marine statunitense il cui compito è quello di trovare il Dr Nathan Gould, che ha importanti informazioni sull’epidemia aliena che sta colpendo New York City. Le cose non vanno come dovrebbero andare e la nave di Alcatraz viene quasi distrutta da una navicella aliena, uccidendo praticamente tutta la squadra e rendendo il protagonista ormai in fin di vita, ma proprio quando sembra che tutto sia finito arriva in suo soccorso Prophet che gli dona la Nano-Tuta 2.0, capace di curare tutte le sue ferite. Qui la struttura dei livelli è lineare e chiusa, anche profondamente limitata ed è questo che ha fatto infuriare la schiera di fan che attendevano come il messia questo capitolo. Sul fronte della remastered, Crysis 2 rimane comunque un bel vedere, ma basta avviarlo per sentire quel profumo di occasione sprecata, perché nonostante il lavoro di svecchiamento funziona, rendendo il titolo graficamente bello da vedere e con una New York City che brilla, il suo game design è invecchiato così male che, nonostante i miglioramenti tecnici, risulta un gioco vecchio che non può dare di più. Da segnalare la colonna sonora scritta da Hans Zimmer che sul piano del sonoro dona una marcia in più rispetto agli altri capitoli. Crysis 3 si svolge nel 2047, ben 24 anni dopo gli eventi del secondo capitolo. La forza militare C.E.L.L ha il pieno comando di New York dopo gli eventi del prequel e ormai l’umanità per sopravvivere alle problematiche dovute a causa del virus alieno, deve lavorare per loro per non morire. Washington è in ginocchio e l’umanità sempre più povera. Il protagonista, di cui non facciamo nome perché rappresenta uno spoiler, ha delle visioni che mostrano l’umanità mondiale prossima all’estinzione e insieme a un suo compagno, cercherà di evitare questa previsione, anche se, pare, sia impossibile da evitare. La differenza di Crysis 3 è che rappresenta un ibrido perfetto tra il primo e il secondo capitolo: I livelli sono ancora chiusi se paragonati al primo capitolo, ma sono decisamente più aperti rispetto al secondo. Questo dà maggiore possibilità di approccio e di sfruttare al meglio anche le abilità della nano-tuta. Dal punto di vista del lavoro di rimasterizzazione, Crysis 3 è senza dubbio quello graficamente più bello da vedere e quello più vicino alle produzioni odierne. Graficamente, rispetto agli altri due, mostra delle sequenze davvero spettacolari e migliora veramente tanto il comparto tecnico del gioco rispetto alle controparti Xbox 360 e PS3. Tutti e tre i giochi presentano infine la localizzazione italiana di testi e voci come in origine, quindi anche chi ha problemi con l’inglese potrà goderseli appieno.

Dal punto di vista tecnico, scendendo nel dettaglio, il lavoro svolto sull’illuminazione globale è notevole nonostante l’assenza del ray tracing, con effetti di luce e riflessi tutto sommato gradevoli alla vista. Purtroppo giocando ai titoli si nota che alcune texture sono rimaste praticamente intonse, ma si tratta in fin dei conti di pochi – e talvolta trascurabili – elementi, nel quadro di un upgrade tendenzialmente generoso, compiuto col supporto di scansioni 3D delle location reali. I dettagli su strade, pareti e altre superfici del mondo di gioco ne sono una lampante testimonianza, e contribuiscono a definire i pregi di un lavoro attento e meticoloso, che non può essere in alcun modo ignorato ma che allo stesso tempo non riesce a convincere sempre al cento per cento. Le ombre sono probabilmente l’aspetto meno efficace dell’insieme, ed ereditano i limiti delle edizioni originali con gli interessi. Statiche e prive di gradazioni, queste sembrano far parte di un curioso tiro alla fune tra passato e presente con l’unico risultato di non restituire quell’artificioso senso di profondità che, per assurdo, si percepiva di più in origine e a risoluzione inferiore. In questo interessante gioco di percezioni, le texture a risoluzione superiore possono paradossalmente aggravare le cose, per via dei tagli decisamente più netti che si osservano nei cambi di superficie. La rinnovata scelta di non intervenire sui poligoni denota poi un approccio conservativo che, per nostra fortuna, negli ultimi due capitoli della saga pesa decisamente meno. Eccezion fatta per il primo capitolo, che consente di scegliere tra prestazione e qualità, gli altri due episodi puntano a un preset grafico unico senza grandi margini di manovra; solo in Crysis 3 si può decidere se attivare o meno i riflessi. Tirando le somme, possiamo dire che La Crysis Remastered Trilogy consente di rivivere un prodotto che all’epoca aveva tratti a dir poco pionieristici per l’industria e che forse proprio per questo aveva ancora ampi margini di miglioramento. Pur restituendo a tratti un’impressione da freno tirato, la storia rimane godibile e l’approccio scelto permette di rivivere un’esperienza aggiornata ai parametri delle console attuali. Ottima l’acustica, così come le meccaniche di gioco e proprio quest’ultimo aspetto permette all’opera di non stonare del tutto nel contesto attuale grazie alla possibilità di utilizzare approcci stilistici più variegati. Crysis Remastered Trilogy è un acquisto doppiamente valido per gli amanti degli FPS. Da una parte, difatti, rappresenta l’occasione ideale per (ri)scoprire una saga che ha rappresentato una tappa evolutiva importante per il genere di appartenenza e non solo in termini grafici. Dall’altra, perché – nonostante tutti e tre i giochi tradiscano la loro appartenenza ad un’altra epoca – ognuno di essi riesce in qualche modo a tenere incollato il videogiocatore sino ai titoli di coda. Insomma, Crysis ha ancora tutte le carte in regola per tenere incollati dinanzi lo schermo, rappresenta un gradito ritorno per chi ha già giocato i titoli all’uscita, ma soprattutto rappresenta un’ottima occasione, per tutti i videogiocatori più giovani o per chi non ha mai potuto giocare la serie, per riscoprire un vero e proprio colosso del genere.

GIUDIZIO GLOBALE:

Grafica: 8,5

Sonoro: 8,5

Gameplay: 8,5

Longevità: 8

VOTO FINALE: 8,5

Francesco Pellegrino Lise

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Dragon’s Dogma 2, il gdr fantasy targato Capcom torna su pc e console

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Dragon’s Dogma 2 è il sequel dell’omonimo gioco di ruolo per Pc e console uscito 12 anni fa. La nuova creazione targata Capcom perfeziona la formula ludica del capitolo precedente, eliminando tutti quegli elementi di ridondanza che appesantivano il gameplay aggiungendo una serie di aspetti che rendono l’esperienza di gioco molto più scorrevole e gradevole. Ma facciamo un piccolo passo indietro, a vantaggio di chi si avvicina a questo universo per la prima volta. Il ritmo di gioco del titolo si pone esattamente a metà tra un andamento compassato e la frenesia di uno “stylish-action”. Ed è proprio grazie a questa evoluzione che Dragon’s Dogma 2 incontrerà i gusti di una fetta di pubblico più ampia e appassionerà sia giocatori di vecchia data che nuovi. Ma partiamo dal principio, il nuovo gdr del colosso del gaming nipponico è ambientato in un universo di fantasia dove Vermund e Battahl, i due principali regni in cui è diviso il mondo, sono in pieno conflitto. Secondo la legge la corona spetta di diritto all’Arisen, un guerriero marchiato da un drago e destinato a sconfiggerlo per liberare il mondo dalla suo dominio di terrore. Si tratta quindi di una figura importante e rispettata, eppure al risveglio del protagonista ci si trova in cella, nonostante il marchio dimostri che sia proprio lui o lei (a seconda della scelta fatta) l’Arisen. Il fatto poi di soffrire di amnesia non gioca proprio a favore dell’eroe, ma ben presto si scopre il motivo dietro questi eventi: qualcuno si sta spacciando per l’Arisen al posto del giocatore, e sta facendo di tutto per impedire di reclamare ciò che spetta lui di diritto. Inizia così una lunga avventura per scoprire sia le menti dietro al complotto che stanno manipolando non solo la memoria del protagonista, ma soprattutto la situazione geopolitica del mondo, sia per adempiere al già scritto destino e sconfiggere l’enorme drago causa del marchio. Come i fan di vecchia data avranno già notato, la trama è molto simile alla storia del primo Dragon’s Dogma. Dragon’s Dogma 2 infatti più che un sequel sembra quasi un reboot di quanto visto 12 anni fa, una sorta di riproposizione del gioco originale con tutti gli elementi che all’epoca il creatore Hideaki Itsuno non era riuscito ad inserire. Nel 2012 Il progetto di Itsuno era molto ambizioso, ma complici un budget estremamente ridotto, idee troppo avanzate per la tecnologia dell’epoca e il fatto che si trattasse del primo vero RPG open world per Capcom, il risultato finale fu comunque buono, ma la sensazione generale fu che il titolo aveva un grande potenziale ma che non riuscisse a esprimerlo al massimo. Dragon’s Dogma 2 ripropone quindi una storia molto simile al gioco originale, ambientata in un mondo parallelo a quello precedente, mantenendo sì diversi punti in comune, ma migliorandoli, a partire dal sistema di Pedine, la caratteristica principale del gioco. Le Pedine altro non sono che NPC che accompagnano l’Arisen nel corso dell’avventura, ma caratterizzati da una intelligenza artificiale particolare che li rende più simili possibile a dei veri giocatori umani. L’idea era quella di avere una sorta di esperienza multiplayer all’interno di un titolo per giocatore singolo, e se già nel 2012 il risultato era promettente, le tecnologie moderne hanno permesso ad Itsuno di avvicinarsi maggiormente alla sua visione originale, anche se ancora con qualche limitazione.

Per chi si stesse chiedendo: come funziona esattamente il sistema di Pedine? Eccovi la risposta. Per comprendere bene il tutto è necessario partire fin dal principio, esattamente da quando il gioco chiede di personalizzare l’aspetto del proprio Arisen. L’editor è piuttosto completo e profondo, e se si ha la pazienza necessaria si possono passare diverse ore a modificare ogni minimo dettaglio per creare l’eroe che più rispecchia il proprio gusto estetico. Lo stesso viene richiesto per realizzare la Pedina personale che accompagnerà il proprio eroe nel corso dell’avventura. Progredendo nel gioco si possono reclutare fino a due altre Pedine, ma la particolarità è che saranno quelle create da altri giocatori, che a loro volta saranno in grado di reclutare la Pedina da noi inventata. Si crea così un circolo vizioso in cui le Pedine “viaggiano” tra i vari mondi, ma non lo fanno in maniera passiva: anzi, apprendono e condividono le loro conoscenze. Può capitare infatti di reclutare la pedina di un giocatore che è più avanti nella storia e che ha già completato le missioni che si sta cercando di affrontare in quel preciso momento. In questo caso non sarà raro sentire la sua Pedina dare informazioni su dove andare o consigli strategici su come affrontare i mostri. Un dettaglio non da poco, considerato che Dragon’s Dogma 2 è piuttosto avaro di marcatori e lascia al giocatore il compito di capire cosa fare e dove recarsi spargendo indizi ma senza quasi mai dare vere e proprie indicazioni. Spesso si attivano quest semplicemente perché camminando si sente una conversazione di alcuni NPC che parlano di qualche stranezza nei dintorni, e avere una Pedina in grado di dare qualche informazione preziosa è un aiuto utilissimo. Bisogna quindi sempre essere con occhi spalancati e orecchie aguzze per evitare di restare bloccati, anche se capita raramente visto che basta esplorare per essere inondati di eventi e attività da svolgere. A volte le quest si accumulano in maniera soverchiante, tanto da essere difficile stare dietro a tutto, specialmente con le missioni a tempo. Ma niente panico, se il gioco viene affrontato con un certo criterio sarà possibile fare la maggior parte delle cose senza troppo stress. Dragon’s Dogma 2 lascia un’enorme libertà al giocatore su come affrontare l’avventura, ma spesso ignorando o svolgendo alcuni compiti ci saranno conseguenze buone o cattive rispetto alla situazione. Ad esempio se si viene a sapere di qualcuno perso in un bosco pieno di lupi, non ci si deve stupire se, rimandando troppo la missione, ad un certo punto andando nel bosco si trovino solo dei vestiti insanguinati al posto di qualcuno da salvare. La mappa di Dragon’s Dogma 2 è grande circa quattro volte quella del predecessore, ma rimane densa di attività e punti di interesse che rendono meno tediosa un’altra delle sue caratteristiche, ovvero l’assenza di cavalcature e forti limitazioni sui viaggi rapidi. Per buona parte del tempo quindi si è costretti a girare a piedi, una precisa scelta di design che aveva già creato forti controversie nel gioco originale, ma su cui Itsuno è rimasto intransigente nella sua visione. Progredendo nella storia si sbloccano delle particolari pietre da poter posizionare in qualsiasi punto della mappa per trasformarle in punti di teletrasporto, ma il loro utilizzo è limitato e a nostro avviso va riservato esclusivamente in casi di estrema necessità. In alternativa si può chiedere un passaggio alle carovane che partono dai centri abitati, ma non è raro subire imboscate o attacchi da mostri selvatici pronti a distruggere il mezzo e costringere i giocatori non solo ad una battaglia ma anche a continuare comunque a piedi il viaggio. Rimanendo in tema di battaglie, le Pedine svolgono quasi sempre egregiamente il loro dovere, posizionandosi correttamente ed eseguendo azioni offensive o di supporto che non sfigurerebbero davvero se fossero controllate da un giocatore umano. Se poi, come già detto, provengono da un mondo dove hanno già affrontato sfide simili, possono fornire un ulteriore supporto sia strategico, svelando i punti deboli della creatura da uccidere, sia pratico andando a svolgere le azioni che più si addicono alla situazione. Per quanto le Pedine siano quindi una parte centrale dell’esperienza di Dragon’s Dogma 2 non bisogna dimenticare mai tuttavia che il vero protagonista è l’Arisen.

Per quello che riguarda il combat system, si può dire che rispetto al passato ha subito poche modifiche. Presente ancora la classica alternanza di attacchi leggeri, pesanti e abilità in base a quale delle dieci Vocazioni disponibili si decide di seguire all’inizio. Le Vocazioni altro non sono che le classi di appartenenza del proprio pg, partendo da quelle di Base classiche Guerriero, Mago, Ladro e Arciere, passando per le Ibride Arciere-Mago, Cavaliere Mistico, Eroe Leggendario e Illusionista, fino ad arrivare alle Avanzate Distruttore e Stregone. Se si è appassionati di giochi di ruolo, si può già immaginare come si differenziano gli stili di combattimento delle varie classi già dal nome, ma tra queste spiccano le novità dell’Illusionista e dell’Eroe Leggendario. Il primo sfrutta molto la potenza dell’intelligenza artificiale di Dragon’s Dogma 2, e armati solo di un semplice incenso si potrà essere in grado di portare caos e distruzione tra le file nemiche grazie a potenti allucinazioni che inducono gli avversari a scontrarsi tra loro, oppure giocare d’astuzia e ad esempio creare l’illusione di un ponte dove c’è un burrone e godersi i malcapitati piombare senza alcuna speranza nel vuoto senza capire cosa sia successo. Si tratta di una Vocazione piuttosto difficile da padroneggiare, che richiede di muoversi nelle retrovie, e soprattutto nelle prime fasi può sembrare più debole rispetto ad altre da subito più efficaci, ma una volta presa la mano vi assicuriamo che è in grado di dare grandi soddisfazioni. Discorso simile va fatto per l’Eroe Leggendario, che sulla carta è il sogno degli indecisi visto che permette di cambiare Vocazione e arma permettendo combinazioni di ogni tipo. All’atto pratico si rivela una classe impegnativa e pensata per i giocatori più esperti, con cambi non proprio immediati e soprattutto una complessa gestione dell’equipaggiamento per via del peso di tutte le armi. L’Arisen infatti è forte ma non è una bestia da soma, e organizzare un equipaggiamento funzionale che non limiti troppo i movimenti per una sola Vocazione è già una sfida, vi lasciamo immaginare cosa voglia dire gestirne più insieme. Spendendo i punti abilità si possono sbloccare nuove tecniche da utilizzare sul campo, inoltre alcuni potenziamenti possono essere trasferiti anche ad altre Vocazioni, invogliando quindi a cambiare spesso classe per sperimentare nuovi stili di combattimento senza dover ogni volta ricominciare da zero ma avere già una base solida su cui poter fare affidamento. Altra caratteristica dei combattimenti di Dragon’s Dogma 2 che torna dal precedente capitolo è la possibilità di afferrare i nemici, permettendo ad esempio di aggrapparsi alla zampa di un mostro enorme e arrampicarsi fino a raggiungere un punto debole per poi colpirlo. Per quello che concerne la longevità di Dragon’s Dogma 2, la storia principale può essere conclusa in circa 30 ore, ma esplorando al massimo l’enorme mappa il numero può come minimo raddoppiare. Il gioco inoltre ha una forte rigiocabilità, poiché molte missioni possono avere esiti diversi a seconda delle scelte fatte o semplicemente della casualità, ed è praticamente impossibile vedere tutto in un’unica run. Rimanendo in tema, un’altra delle scelte di design di Dragon’s Dogma 2 che sicuramente creano controversie è quella di avere un unico file di salvataggio. Non è possibile quindi creare personaggi multipli o crearsi dei “checkpoint” per riprendere da un punto e fare scelte diverse, ma si ha sempre la “pressione” che ogni scelta conta, perché non si può più tornare indietro. A questo si aggiunge anche il fatto che se una Pedina o un NPC muore è perso per sempre. Per chi se lo stesse chiedendo questo può succedere anche con personaggi importanti legati ad alcune missioni. Fortunatamente però si possono usare specifici oggetti per riportare in vita qualcuno, ma sono piuttosto rari e vanno anch’essi usati con molta parsimonia. Tecnicamente parlando Dragon’s Dogma 2 si difende piuttosto bene, donando sempre un colpo d’occhio piacevole e un ottimo livello di dettaglio. Quello che convince meno tuttavia è il frame rate limitato a 30 fps su console. Ottima invece la colonna sonora e il doppiaggio disponibile in inglese o giapponese e testi localizzati in italiano. Tirando le somme, il nuovo gdr di Capcom è senz’ombra di dubbio un titolo da avere se si ama il genere. Giocandolo ci si accorge che è un prodotto che vive di esagerazioni, da affrontare lentamente con curiosità e spirito di avventura. Se si decide di accettarne le regole, il mondo fantasy imbastito da Itsuno regalerà un combat system davvero appagante, estremamente creativo e ricco di momenti epici. Le quest non lineari e una mappa estremamente densa sono elementi che avrebbero potuto condurre il titolo di Capcom verso vette di eccellenza assoluta, tuttavia a frenare la salita ci hanno pensato un’intelligenza artificiale non sempre performante, qualche piccolo problema di bilanciamento tra le classi e alcune macchinosità di troppo. Dragon’s Dogma 2 rimane comunque un prodotto di altissimo livello e lasciarlo perdere a nostro avviso è un errore da non commettere assolutamente.

GIUDIZIO GLOBALE:

Grafica: 8,5

Sonoro: 9

Gameplay: 8

Longevità: 8,5

VOTO FINALE: 8,5

Francesco Pellegrino Lise

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Robotaxi Tesla, il trasporto pubblico del futuro è in arrivo l’8 agosto

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Elon Musk ha sganciato una nuova bomba attraverso X (l’ex Twitter). A quanto detto dal Ceo sembra propio che Tesla presenterà un robotaxi a guida autonoma il prossimo 8 agosto. I modelli Tesla con Fsd (Full Self-Driving) “saranno sovrumani a tal punto che sembrerà strano in futuro che gli esseri umani guidino automobili, anche se esausti e ubriachi!” ha detto in un post su X lo scorso marzo. Musk ha anche affermato che i proprietari di veicoli Tesla con Fsd potranno far sì che le loro auto fungano da robotaxi, anziché rimanere parcheggiate. Nonostante il suo potenziale, l’introduzione dei veicoli a guida autonoma negli Stati Uniti è stata finora incerta e difficile in quanto sia i legislatori che il pubblico esprimono preoccupazioni sulla sicurezza. San Francisco è stata un banco di prova per la tecnologia. I robotaxi di Google Waymo in città sono stati presi di mira da vandali contrari ai veicoli autonomi, mentre Cruise, di proprietà di GM, ha sospeso a tempo indeterminato il suo servizio di robotaxi alla fine di ottobre, dopo che diversi incidenti hanno scatenato una repressione da parte delle autorità di regolamentazione della California. Anche la funzione “pilota automatico” di Tesla è stata messa sotto esame e accusata di aver “gonfiato” le proprie capacità per favorire le vendite. La rivelazione del robotaxi di Tesla arriva poco dopo che Reuters ha reso noto che la società ha abbandonato il piano di produrre un modello di auto elettrica low cost, con un prezzo di circa 25mila dollari per favorirne l’adozione nel mercato di massa. Musk ha però negato la notizia. La società cinese di veicoli elettrici Byd nel quarto trimestre ha strappato a Tesla lo scettro di regina mondiale dell’elettrico per vendite.

F.P.L.

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MW3, la stagione 3 porta un numero incredibile di novità

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MW3 (qui la nostra recensione) si amplia ancora una volta con l’arrivo della stagione 3, ma questa volta lo fa in maniera a dir poco mastodontica. Mercoledì 3 aprile è arrivato su Pc, Xbox e Playstation, uno dei più grandi rilasci di contenuti nella storia di Call of Duty. Un’esperienza completamente connessa, grazie alla massiccia integrazione di contenuti con Warzone Mobile. Il Gruppo Konni ha lasciato un segno indelebile su Fortune’s Keep e ora sta occupando un altro territorio: la famigerata Rebirth Island che torna in Warzone. La stagione 3 rilascia inoltre uno dei più grandi drop di mappe multigiocatore di sempre, con ben sei nuove mappe Core 6v6. Sono incluse anche quattro armi base gratuite, otto parti aftermarket, partite classificate (tra cui Resurgence su Rebirth Island), l’arrivo di Makarov e Snoop Dogg e due nuovissimi operatori per il Battle Pass premium, Banshee e Hush. Con la Season 3 sarà possibile giocare nella modalità Cattura la Bandiera, ma sono in arrivo anche Minefield, One in the Chamber e, più avanti nel corso della stagione, le playlist Scorta e Vortex. Inoltre arrivano nuovi perk e, nel corso della stagione, una nuova Tactical EMD Mine a un nuovo Enhanced Vision Goggles. Ma andiamo ad esaminare più nello specifico le novità in arrivo.

Le novità in arrivo su MWZ:

La storia di Dark Aether continua: i giocatori potranno mettersi in gioco in una missione di salvataggio su larga scala dopo che la dottoressa Jansen è entrata in una nuova e terrificante regione dell’Etere Oscuro. In arrivo anche la “Terza Frattura”: un paesaggio di vuoto etereo che ospita orrori che inducono alla follia, tra cui una nuova e diabolica variante di Discepolo. I giocatori potranno fornire supporto di fuoco a Ravenov e trovare la dottoressa Jansen prima che venga consumata dall’oscurità. Sfide e schemi della Stagione 3: i giocatori potranno sbloccare i livelli di prestigio per acquisire le Sfide Zombi e raccogliete tre nuovi Schemi per migliorare i propri progressi. Inoltre è pronto a scendere in campo il signore della guerra Rainmaker: rintanato sull’isola di Rahaa, questo psicopatico pesantemente corazzato fa piovere fuoco d’artiglieria e ha poca considerazione per le sue forze. Sebbene il suo complesso sia facile da raggiungere, mettere piede sull’isola con gli arti ancora attaccati al corpo potrebbe essere una sfida più complessa da affrontare da soli o con gli amici.

Anche Warzone si aggiorna:

Come già detto i giocatori potranno tornare su Rebirth Island, ma l’area non sarà proprio uguale al passato, infatti ci saranno alcune ad attendere i giocatori. Scanner biometrici. Display intelligenti. Weapon Trade Station. Una nuova missione del Resurgence Champion su Rebirth Island. Condizioni orarie variabili che cambiano l’atmosfera ma non la visibilità dell’azione. Infiltrazioni in cui la Torre dell’acqua, il Faro e persino il tetto della prigione vengono distrutti all’inizio dell’avventura. E una serie di segreti da scoprire. I combattimenti ottimizzati per Rebirth Island arriveranno nella Stagione 3. Call of Duty: Warzone Ranked Play – Resurgence su Rebirth: Le partite classificate continuano con una nuova mappa da padroneggiare. Saranno utilizzate le stesse regole e innovazioni di Resurgence.

C’è tanto anche sul verante Mobìle e multiplayer.

Dopo un lancio monumentale, Call of Duty: Warzone Mobile offre un gameplay su una grande mappa grazie alle partite a Verdansk e a Rebirth Island, disponibili fin da ora, insieme alle mappe multigiocatore e alle playlist. I giocatori possono livellare armi e exp su qualsiasi piattaforma, collegando il loro account Activision su Warzone Mobile. Al lancio, la prima stagione unificata di Call of Duty: Warzone Mobile è collegata alla Stagione 3 di Call of Duty: Warzone e MW3. Sarà possibile ottenere nuove armi base gratuite e otto nuove parti aftermarket, sbloccare nuovi operatori e guadagnare oltre 100 contenuti con BlackCell e Battle Pass. Oltre a quanto detto la mappa Rust, amatissima dai fan, si aggiunge al pool di mappe, insieme a due nuove modalità Battle Royale, Plunder e Buy Back! Inoltre, le torri UAV sono pronte a rivelare le posizioni dei nemici in tutta Rebirth Island. Eventi: i player potranno assemblare la squadra perfetta giocando a tutti gli eventi settimanali e ottenendo skin operatore e progetti delle armi.

Insomma, anche questa volta lo shooter targato Activision offre un quantitativo di contenuti pazzeschi, tutti mirati a rendere l’esperienza di Call of Duty ancora più imponente e divertente di quanto lo sia stato fino ad ora.

Francesco Pellegrino Lise

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