Clicca e condividi l'articolo
Tempo di lettura 2 minuti
Per lo storico esponente socialista, il sindacato confonde le piazze con la propaganda politica e abbandona la missione storica a tutela dei lavoratori
La CGIL, oggi, sembra aver perso gran parte della sua autonomia e del ruolo unitario che l’ha contraddistinta per decenni.
Come ricorda il saggista e storico esponente del Partito Socialista Italiano Roberto Giuliano, dal sindacato di massa si è passati a un sindacato di immagine, sempre più orientato a seguire le masse anziché guidarle, e spesso subordinato alle spinte dei sindacati autonomi.
Quella stessa organizzazione che negli anni di piombo seppe gestire manifestazioni complesse e rischiose con senso di responsabilità e attenzione alla sicurezza, oggi promuove referendum demagogici e scioperi generali internazionali, talvolta confondendo la propria azione con la propaganda politica.
Negli anni Ottanta, racconta Giuliano, la CGIL seppe affrontare tensioni delicate come quelle sorte intorno all’accordo di San Valentino, mantenendo l’unità sindacale e salvaguardando il rapporto con i lavoratori, nonostante le pressioni dei partiti. Luciano Lama comprese che aldilà della battaglia del giorno, la coesione del sindacato era la vera risorsa per i lavoratori. Oggi, invece, la rottura di rapporti con CISL e UIL e la scelta di operare come un attore politico autonomo ne hanno indebolito la credibilità.
Non è un caso, osserva Giuliano, che il sindacato non assuma posizioni nette sulle violenze di piazza, e talvolta utilizzi un linguaggio che incoraggia la rivolta sociale, confondendo la legittima protesta con derive ideologiche e strumentalizzazioni internazionali. La gestione di temi delicati, come il conflitto israelo-palestinese, dimostra quanto sia facile per un’organizzazione così centrale cadere in equivoci politici e culturali, rischiando di legittimare indirettamente visioni distorte e pericolose.
Eppure, il richiamo alla giustizia sociale resta più attuale che mai. Come sottolinea Giuliano, il comunismo è finito, il capitalismo ha vinto, ma i poveri esistono ancora. È un monito forte: lavorare per la giustizia sociale resta una prerogativa essenziale, soprattutto per coloro che si riconoscono nella tradizione socialista e nella sinistra democratica, ancora oggi troppo assente in Italia e in Europa.
Osservando l’evoluzione della CGIL, è chiaro che il sindacato deve riscoprire la propria missione originaria: unità, autonomia e responsabilità. Solo così potrà tornare a essere un punto di riferimento credibile per i lavoratori e per l’intera società civile, non un attore di immagine che rincorre logiche mediatiche e massimaliste, perdendo il contatto con la realtà concreta dei cittadini. Giuliano ci ricorda che il valore del sindacato non si misura con la visibilità delle piazze, ma con la capacità di proteggere chi lavora e di orientare le masse verso obiettivi concreti di giustizia sociale.