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DANNI DA VACCINO, L'INCHIESTA DE L'OSSERVATORE D'ITALIA: LA NEBULOSA MEDICA SUL FASCICOLO APERTO A TRANI

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Tempo di lettura 8 minuti Il Professor Eugenio Serravalle risponde alla Lorenzin: i medici e le istituzioni s'interroghino

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E' di oggi la notizia che è stato identificato il gene della sclerosi laterale amiotrofica (SLA). Il prof. Adriano Chiò, che ha coordinato l'attività dei ricercatori di Italsgen, ha dichiarato che “vi sono due tipi di Sla, ovvero quella familiare, di origine genetica, e la cosiddetta sporadica, che sembra legata soprattutto all'intervento di fattori ambientali che restano misteriosi”. Si potrebbe dire altrettanto dell'autismo. Perché dovrebbe risultare contro ogni spirito scientifico cercare di gettare luce sulla zona di buio, sui “fattori ambientali misteriosi”, anche attraverso l'osservazione empirica e la pratica medica? E' da questa base, e non da ricerche mirate di laboratorio, che è partita l'indagine sul nesso causale, ormai riconosciuto, tra il calendario vaccinale praticato sui soldati italiani e l'insorgenza di particolari tumori.
Ma anche questa evidenza, si dirà, è antiscientifica.

di Cinzia Marchegiani

Come spesso accade, quando la magistratura mette le mani e il cervello in pieghe profonde della sanità per accertare le responsabilità dei danni causati ai cittadini dall’uso di farmaci che lo stesso Stato impone nella pratica vaccinale, scatta una sorta di spartiacque scientifico che destabilizza l’opinione pubblica .

Nonostante le altisonanti campane avverse, il magistrato ha l'onere di verificare se esistono o meno danni ascivibili a terapie somministrate, senza per questo dover entrare nel merito della scientifica e composizione dei farmaci che pur potrebbe spettare ad un eventuale presunto Ctu delegato dalla stessa Magistratura.

La certezza del diritto e volontà di ricercare trasparenza in questo senso, non procurano certamente un allarme sociale, anzi, contribuiscono a fornire rassicurazioni a genitori rispetto la percentuale di validità della profilassi obbligatoria. 

Occorre anche lavorare su campagne informative più efficaci e mi permeto di dire più cristalline nei confronti dei cittadini che sempre più spesso si presentano con i propri figli all’appuntamento della profilassi senza sapere che ci sono vaccini obbligatori e vaccini facoltativi, senza sapere che la farmacologia indirizza a far eseguire, a coloro che si sottopongono a vaccinazioni, a delle prove di cutereattività, oltre che a delle analisi relative alla maturità del sistema immunitario, poiché il candidato alla profilassi deve essere in grado di poter resistere all’insulto portato dal vaccino.

Di cosa si ha paura? La lettera inviata al ministro Lorenzin da alcuni rappresentati della scienza medica è un grande paradosso nostrano che dovrebbe far riflettere su come in Italia, oggi, sia minata la separazione dei poteri e la stessa attività di questi rappresentanti della medicina scientifica.

Il professor Eugenio Serravalle, Specialista in Pediatria Preventiva, Puericultura, Patologia Neonatale e Presidente ASSIS (Associazione di Studi e Informazione sulla Salute), spedisce al Ministro della Salute Lorenzin con una lettera che qui sotto pubblichiamo, un quesito inquietante: “I magistrati si occupano di vaccini? Medici e istituzioni sanitarie si facciano un esame di coscienza”

"Le accese reazioni all'iniziativa della Procura di Trani di aprire un'indagine sul nesso tra il vaccino MPR e la sindrome autistica insorta in due bambini dopo la vaccinazione stanno efficacemente contribuendo a confondere i termini del problema specifico che è oggetto di esame.
Appelli alle Istituzioni e attacchi personali a mezzo stampa da un lato, rivendicazioni della libertà terapeutica a proposito e a sproposito dall'altro, stanno avendo come unico, deleterio effetto quello di comunicare a una parte dell'opinione pubblica l'idea che lo scontro riguardi da un lato i rappresentanti della medicina ufficiale e dall'altro una setta di integralisti, oppositori della scienza medica.

Se debba escludersi ogni rapporto causale tra la somministrazione del vaccino MPR e l'insorgenza della sindrome autistica nei due bambini i cui genitori hanno sporto la denuncia sarà oggetto di analisi di un CTU appositamente nominato e la cui professionalità, si spera, garantisca l'oggettiva imparzialità del giudizio.

Tuttavia, alla base del contrasto acceso tra favorevoli e contrari all'iniziativa della Procura di Trani non vi è solo il giudizio di plausibilità o implausibilità del nesso causale tra autismo e vaccini.

Vi è, se vogliamo, molto di più ed è questo “di più” che determina il radicalismo delle reazioni, oltre che l'interesse a far sì che certe tesi vengano del tutto fraintese o identificate con tesi analoghe ma, di fatto, insostenibili.
Tutto parte dall'assunto: i vaccini non fanno mai male. Vero o falso?
A dirimere la questione non possono essere che l'esperienza, la statistica e la ricerca medica.

Sul piano della statistica sappiamo che “negli USA viene segnalata solo 1 reazione su 10 in seguito a somministrazione di vaccini (…). L’interpretazione dei dati della vaccino-vigilanza è associata ad una sostanziale incertezza”: lo ha affermato il Commissario della Food and Drug Administration David Kessler.

I dati italiani rilevabili dal Bollettino d'Informazione sui Farmaci, Bimestrale dell'Agenzia Italiana del Farmaco (2/08), dicono che “le segnalazioni spontanee di sospette reazioni avverse sono uno strumento poco utilizzato in ambito pediatrico (…). È necessaria un'azione di sensibilizzazione sugli operatori sanitari per stimolare le segnalazioni che sono spesso sottovalutate e poco utilizzate”.

Sul piano dell'esperienza, invece, le segnalazioni e i dati osservazionali comunicati dalle famiglie sugli avventi avversi post-vaccinali incontrano un muro di resistenza fatto di dinieghi e rassicurazioni ad oltranza, a fronte dei quali, però, vi sono casi di riconoscimento e risarcimento dei danni in Italia ai sensi della legge 210/92.

Negli USA dagli anni ‘90 al 2011 sono state indennizzate 1300 persone per danni cerebrali prodotti da vaccino e 83 di queste presentavano sindrome autistica (FONTE: peered reviewed study).

Numeri ed esperienze rendono urgente riformare l’istituto della farmacovigilanza e della vaccino-vigilanza; rendere obbligatorio il monitoraggio dello stato di salute dei bambini dopo la vaccinazione, con una sorveglianza attiva, con questionari da consegnare alle famiglie; istituire il Registro Nazionale delle reazione avverse post- vacciniche, con risultati pubblici e facilmente accessibili; rendere obbligatoria la segnalazione di sospetta reazione avversa a qualunque farmaco, vaccino compreso, al fine di cancellare definitivamente l’under – reporting (ossia la segnalazione parziale e sottostimata di eventi avversi).

Ultimo, ma assai rilevante, il terzo aspetto: le prove scientifiche. Ma le prove scientifiche di cosa? Che i vaccini abbiano contribuito a debellare alcune malattie non è un punto che necessita di dibattimento, nonostante venga ampiamente sottovalutato il contributo dato dal miglioramento delle condizioni igienico-sanitarie e dello standard di vita, grazie ai quali sono scomparse malattie contro cui non esiste alcuna vaccinazione, come la peste, o la malaria in Italia, e grazie ai quali si è avuta una significativa riduzione della mortalità sotto i 5 anni di età prima della pratica delle vaccinazioni di massa (Indagine Istat-Unicef sulla mortalità infantile).

Ciò che va dimostrato invece (perché non è ancora dimostrato scientificamente) è che per mantenere l'attuale quadro epidemiologico non si possa scendere al di sotto della soglia del 95% di copertura vaccinale, pena la ricomparsa di epidemie.

Naturalmente la libertà di scelta ha come presupposto che, anche in presenza di una quota di popolazione non vaccinata, nulla cambierebbe nel quadro epidemiologico.
I seguenti dati evidenziano che una discesa sotto quota 95% non ha come effetto un incremento della morbilità della poliomielite. La regione OMS delle Americhe (AMRO) è Polio-free nonostante coperture vaccinali ampiamente al di sotto della soglia del 95% in molti Paesi.
In Europa Austria, Ucraina e Bosnia hanno coperture ritenute insufficienti in una regione Polio-free dal 2002.
L'affermare quindi che basse coperture vaccinali siano l’unico fattore responsabile del diffondersi di epidemie trascura l’importanza dei determinanti sociali di salute e impedisce una riflessione consapevole sulla diversa diffusione delle malattie infettive, sulla loro differente gravità e importanza.

Crediamo sia arrivato il momento di aprire un dibattito sgombro da pregiudizi e che consenta alle famiglie la libertà di vaccinare o meno, ossia di affrontare in modo consapevole il rischio di reazione avversa, piuttosto che il rischio di contrarre la malattia.

Questo esercizio di libertà:
a) permetterebbe l’adeguamento del nostro Paese alle normative più diffuse in Europa. Dei 29 paesi europei (i 27 dell'UE più Norvegia ed Islanda), 15 non hanno alcuna vaccinazione obbligatoria, altri come Francia, Grecia, Francia e Portogallo hanno vaccinazioni tanto raccomandate quanto facoltative).

b) Potrebbe imporre automaticamente l’immissione nel mercato dei vaccini monovalenti (oggi paradossalmente si impone una vaccinazione contro sei malattie quando solo quattro vaccinazioni sono obbligatorie; non è poi più in commercio il vaccino singolo contro la rosolia) o combinazioni differenti da quelle in uso.

c) metterebbe fine a uno scandalo tutto italiano, e troppo poco ricordato dai sostenitori dell'attuale programma vaccinale, per cui la vaccinazione obbligatoria contro l'epatite B fu introdotta nel 1991 dal Ministro De Lorenzo, passato alla cronaca per lo scandalo delle tangenti in questo campo.

Tra gli effetti secondari, inoltre, e non meno rilevanti, vi sarebbe quello di consentire finalmente la realizzazione di uno studio comparativo sullo stato di salute dei bambini vaccinati e dei bambini non vaccinati, con una valutazione dell’incidenza delle patologie allergiche e delle malattie auto-immuni nei due differenti gruppi.

Tornando, tuttavia, all'oggetto specifico dell'indagine promossa dalla Procura di Trani e all'accusa di anti-scientificità da alcuni sollevata, cosa vi sarebbe di così anti-scientifico nell' ipotizzare che il vaccino MPR o altri vaccini possano essere magari non la causa, ma il fattore scatenante di una sindrome autistica in soggetti predisposti? O un co-fattore, insieme a metalli pesanti, a inquinanti ambientali, alimentari che influenzino l’epigenetica del bambino? Perché ci si ostina a voler sempre, comunque e a prescindere escludere i vaccini da qualsivoglia corresponsabilità?

E' di oggi la notizia che è stato identificato il gene della sclerosi laterale amiotrofica (SLA). Il prof. Adriano Chiò, che ha coordinato l'attività dei ricercatori di Italsgen, ha dichiarato che “vi sono due tipi di Sla, ovvero quella familiare, di origine genetica, e la cosiddetta sporadica, che sembra legata soprattutto all'intervento di fattori ambientali che restano misteriosi”. Si potrebbe dire altrettanto dell'autismo. Perché dovrebbe risultare contro ogni spirito scientifico cercare di gettare luce sulla zona di buio, sui “fattori ambientali misteriosi”, anche attraverso l'osservazione empirica e la pratica medica? E' da questa base, e non da ricerche mirate di laboratorio, che è partita l'indagine sul nesso causale, ormai riconosciuto, tra il calendario vaccinale praticato sui soldati italiani e l'insorgenza di particolari tumori.
Ma anche questa evidenza, si dirà, è antiscientifica".

Dopo questa lettera che mette in evidenza cosa è il mondo delle vaccinazioni, a questo punto sorge spontanea una domanda….come mai alla sentenza della Corte Costituzionale 258/1994 al capo 5 bis che sancisce: "…proprio per la necessità di realizzare un corretto bilanciamento tra la tutela della salute del singolo e la concorrente tutela della salute collettiva, entrambe costituzionalmente garantite, si renderebbe necessario porre in essere una completa e articolata normativa di carattere tecnico che, alla luce delle conoscenze scientifiche acquisite, individuasse con la maggior precisione possibile le complicanze potenzialmente derivabili dalle vaccinazioni, e determinasse se e quali strumenti diagnostici idonei a prevederne la concreta verificabilità fossero praticabili su un piano di effettiva fattibilità…eventualmente stabilendo criteri selettivi in ordine alla utilità di eseguire gli accertamenti in questione", non risulta che vi sia stato alcun legislatore che abbia messo in agenda questa importante guida, nonostante sia un dovere la tutela del diritto alla salute della collettività, pur non essendo compatibili con una vaccinazione, ne subiscono l'insulto per esserne gravemente danneggiati?

Credo che le istituzioni abbiano il compito di profendere trasparenza assoluta, perchè ci sono molti bamini che hanno ricevuto un danno da vaccino, che sia sindrome autistica o qualsiasi altro nome, ai genitori poco importa quando la vita innocente è spezzata. Ci sono sentenze italiane che hanno aperto un enorme vaso di pandora, ed è ora che si attivino tutti i genitori ad inoltrare alla procura di Trani le loro gravi esperienze.

Lo grida a gran voce Giorgio Tremante, costretto dallo Stato a fare le vaccinazioni ai suoi due gemelli, nonostante il primo fosse morto a sei anni dopo la somministrazione del Sabin. Questo è l’appello di un padre che ha combattutto una vita per far emergere evidenze sconcertanti:

Io sottoscritto, Giorgio Tremante, padre di Marco e Andrea, purtroppo deceduti, e di Alberto Tremante riconosciuti "ufficialmente" dal Ministero competente, "danneggiati dai vaccini" già dal 1995, dichiaro fin d'ora di essere disponibile a portare la mia testimonianza in ogni Procura d'Italia venga richiesta. Premetto fin da ora che non richiederò NESSUN rimborso spese, vorrei solo poter essere utile alla collettività per dimostrare con fatti concreti e con relativi documenti, le ormai purtroppo innumerevoli tragedie, provocate da molto tempo alle famiglie italiane, delle reazioni avverse provocate dall'obbligo vaccinale. Qualunque "coraggiosa Procura" italiana, ritenesse utile usufruire della mia testimonianza, basata su quarant'anni dell'amara esperienza che sono stato costretto a vivere in prima persona, causa i molteplici gravi problemi causati dall'uso indiscriminato dei vaccini”.

Allora avvenga questo importante cambiamento, scevro da falsi allarmismi, ma concreto innanzitutto con le famiglie che stanno combattanedo nel completo abbandono delle istituzioni, con la trasparenza delle pratiche vaccinali poiché è un dovere dello Stato Italiano e delle istituzioni sanitarie informare correttamente i cittadini quali sono le fasi necessarie per prevenire le reazioni avverse… e quali sono i vaccini obbligatori, poichè le stesse sono imposte dallo Stato e attivando tutte le forme di studio ed investigazione per analizzare cosa sta accadendo nel mondo della profilassi…in altri paesi sono gli stessi medici che impongono blocchi sui vaccini allorquando si riscontrano troppi casi di reazioni avverse..e l’Italia è il fanalino di coda che pur di non affronater il problema e profendere chiarezza è sempre teso difendere dogmi imprescendibili… Intollerabile che la vita di pochi bambini danneggiati, possa passare inosservata e violata, inaccettabile che le famiglie vittime di pressapochismo e incapacità di difendere il diritto alla salute debbano caricarsi da sole questa importante battaglia. Questi figli abbandonati dalla scienza, dalle istituzioni e anche dagli sguardi di tutti noi…chiedeono attenzione ma soprattutto è giunto il momento che lo Stato se ne faccia carico.

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Dragon’s Dogma 2, il gdr fantasy targato Capcom torna su pc e console

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Dragon’s Dogma 2 è il sequel dell’omonimo gioco di ruolo per Pc e console uscito 12 anni fa. La nuova creazione targata Capcom perfeziona la formula ludica del capitolo precedente, eliminando tutti quegli elementi di ridondanza che appesantivano il gameplay aggiungendo una serie di aspetti che rendono l’esperienza di gioco molto più scorrevole e gradevole. Ma facciamo un piccolo passo indietro, a vantaggio di chi si avvicina a questo universo per la prima volta. Il ritmo di gioco del titolo si pone esattamente a metà tra un andamento compassato e la frenesia di uno “stylish-action”. Ed è proprio grazie a questa evoluzione che Dragon’s Dogma 2 incontrerà i gusti di una fetta di pubblico più ampia e appassionerà sia giocatori di vecchia data che nuovi. Ma partiamo dal principio, il nuovo gdr del colosso del gaming nipponico è ambientato in un universo di fantasia dove Vermund e Battahl, i due principali regni in cui è diviso il mondo, sono in pieno conflitto. Secondo la legge la corona spetta di diritto all’Arisen, un guerriero marchiato da un drago e destinato a sconfiggerlo per liberare il mondo dalla suo dominio di terrore. Si tratta quindi di una figura importante e rispettata, eppure al risveglio del protagonista ci si trova in cella, nonostante il marchio dimostri che sia proprio lui o lei (a seconda della scelta fatta) l’Arisen. Il fatto poi di soffrire di amnesia non gioca proprio a favore dell’eroe, ma ben presto si scopre il motivo dietro questi eventi: qualcuno si sta spacciando per l’Arisen al posto del giocatore, e sta facendo di tutto per impedire di reclamare ciò che spetta lui di diritto. Inizia così una lunga avventura per scoprire sia le menti dietro al complotto che stanno manipolando non solo la memoria del protagonista, ma soprattutto la situazione geopolitica del mondo, sia per adempiere al già scritto destino e sconfiggere l’enorme drago causa del marchio. Come i fan di vecchia data avranno già notato, la trama è molto simile alla storia del primo Dragon’s Dogma. Dragon’s Dogma 2 infatti più che un sequel sembra quasi un reboot di quanto visto 12 anni fa, una sorta di riproposizione del gioco originale con tutti gli elementi che all’epoca il creatore Hideaki Itsuno non era riuscito ad inserire. Nel 2012 Il progetto di Itsuno era molto ambizioso, ma complici un budget estremamente ridotto, idee troppo avanzate per la tecnologia dell’epoca e il fatto che si trattasse del primo vero RPG open world per Capcom, il risultato finale fu comunque buono, ma la sensazione generale fu che il titolo aveva un grande potenziale ma che non riuscisse a esprimerlo al massimo. Dragon’s Dogma 2 ripropone quindi una storia molto simile al gioco originale, ambientata in un mondo parallelo a quello precedente, mantenendo sì diversi punti in comune, ma migliorandoli, a partire dal sistema di Pedine, la caratteristica principale del gioco. Le Pedine altro non sono che NPC che accompagnano l’Arisen nel corso dell’avventura, ma caratterizzati da una intelligenza artificiale particolare che li rende più simili possibile a dei veri giocatori umani. L’idea era quella di avere una sorta di esperienza multiplayer all’interno di un titolo per giocatore singolo, e se già nel 2012 il risultato era promettente, le tecnologie moderne hanno permesso ad Itsuno di avvicinarsi maggiormente alla sua visione originale, anche se ancora con qualche limitazione.

Per chi si stesse chiedendo: come funziona esattamente il sistema di Pedine? Eccovi la risposta. Per comprendere bene il tutto è necessario partire fin dal principio, esattamente da quando il gioco chiede di personalizzare l’aspetto del proprio Arisen. L’editor è piuttosto completo e profondo, e se si ha la pazienza necessaria si possono passare diverse ore a modificare ogni minimo dettaglio per creare l’eroe che più rispecchia il proprio gusto estetico. Lo stesso viene richiesto per realizzare la Pedina personale che accompagnerà il proprio eroe nel corso dell’avventura. Progredendo nel gioco si possono reclutare fino a due altre Pedine, ma la particolarità è che saranno quelle create da altri giocatori, che a loro volta saranno in grado di reclutare la Pedina da noi inventata. Si crea così un circolo vizioso in cui le Pedine “viaggiano” tra i vari mondi, ma non lo fanno in maniera passiva: anzi, apprendono e condividono le loro conoscenze. Può capitare infatti di reclutare la pedina di un giocatore che è più avanti nella storia e che ha già completato le missioni che si sta cercando di affrontare in quel preciso momento. In questo caso non sarà raro sentire la sua Pedina dare informazioni su dove andare o consigli strategici su come affrontare i mostri. Un dettaglio non da poco, considerato che Dragon’s Dogma 2 è piuttosto avaro di marcatori e lascia al giocatore il compito di capire cosa fare e dove recarsi spargendo indizi ma senza quasi mai dare vere e proprie indicazioni. Spesso si attivano quest semplicemente perché camminando si sente una conversazione di alcuni NPC che parlano di qualche stranezza nei dintorni, e avere una Pedina in grado di dare qualche informazione preziosa è un aiuto utilissimo. Bisogna quindi sempre essere con occhi spalancati e orecchie aguzze per evitare di restare bloccati, anche se capita raramente visto che basta esplorare per essere inondati di eventi e attività da svolgere. A volte le quest si accumulano in maniera soverchiante, tanto da essere difficile stare dietro a tutto, specialmente con le missioni a tempo. Ma niente panico, se il gioco viene affrontato con un certo criterio sarà possibile fare la maggior parte delle cose senza troppo stress. Dragon’s Dogma 2 lascia un’enorme libertà al giocatore su come affrontare l’avventura, ma spesso ignorando o svolgendo alcuni compiti ci saranno conseguenze buone o cattive rispetto alla situazione. Ad esempio se si viene a sapere di qualcuno perso in un bosco pieno di lupi, non ci si deve stupire se, rimandando troppo la missione, ad un certo punto andando nel bosco si trovino solo dei vestiti insanguinati al posto di qualcuno da salvare. La mappa di Dragon’s Dogma 2 è grande circa quattro volte quella del predecessore, ma rimane densa di attività e punti di interesse che rendono meno tediosa un’altra delle sue caratteristiche, ovvero l’assenza di cavalcature e forti limitazioni sui viaggi rapidi. Per buona parte del tempo quindi si è costretti a girare a piedi, una precisa scelta di design che aveva già creato forti controversie nel gioco originale, ma su cui Itsuno è rimasto intransigente nella sua visione. Progredendo nella storia si sbloccano delle particolari pietre da poter posizionare in qualsiasi punto della mappa per trasformarle in punti di teletrasporto, ma il loro utilizzo è limitato e a nostro avviso va riservato esclusivamente in casi di estrema necessità. In alternativa si può chiedere un passaggio alle carovane che partono dai centri abitati, ma non è raro subire imboscate o attacchi da mostri selvatici pronti a distruggere il mezzo e costringere i giocatori non solo ad una battaglia ma anche a continuare comunque a piedi il viaggio. Rimanendo in tema di battaglie, le Pedine svolgono quasi sempre egregiamente il loro dovere, posizionandosi correttamente ed eseguendo azioni offensive o di supporto che non sfigurerebbero davvero se fossero controllate da un giocatore umano. Se poi, come già detto, provengono da un mondo dove hanno già affrontato sfide simili, possono fornire un ulteriore supporto sia strategico, svelando i punti deboli della creatura da uccidere, sia pratico andando a svolgere le azioni che più si addicono alla situazione. Per quanto le Pedine siano quindi una parte centrale dell’esperienza di Dragon’s Dogma 2 non bisogna dimenticare mai tuttavia che il vero protagonista è l’Arisen.

Per quello che riguarda il combat system, si può dire che rispetto al passato ha subito poche modifiche. Presente ancora la classica alternanza di attacchi leggeri, pesanti e abilità in base a quale delle dieci Vocazioni disponibili si decide di seguire all’inizio. Le Vocazioni altro non sono che le classi di appartenenza del proprio pg, partendo da quelle di Base classiche Guerriero, Mago, Ladro e Arciere, passando per le Ibride Arciere-Mago, Cavaliere Mistico, Eroe Leggendario e Illusionista, fino ad arrivare alle Avanzate Distruttore e Stregone. Se si è appassionati di giochi di ruolo, si può già immaginare come si differenziano gli stili di combattimento delle varie classi già dal nome, ma tra queste spiccano le novità dell’Illusionista e dell’Eroe Leggendario. Il primo sfrutta molto la potenza dell’intelligenza artificiale di Dragon’s Dogma 2, e armati solo di un semplice incenso si potrà essere in grado di portare caos e distruzione tra le file nemiche grazie a potenti allucinazioni che inducono gli avversari a scontrarsi tra loro, oppure giocare d’astuzia e ad esempio creare l’illusione di un ponte dove c’è un burrone e godersi i malcapitati piombare senza alcuna speranza nel vuoto senza capire cosa sia successo. Si tratta di una Vocazione piuttosto difficile da padroneggiare, che richiede di muoversi nelle retrovie, e soprattutto nelle prime fasi può sembrare più debole rispetto ad altre da subito più efficaci, ma una volta presa la mano vi assicuriamo che è in grado di dare grandi soddisfazioni. Discorso simile va fatto per l’Eroe Leggendario, che sulla carta è il sogno degli indecisi visto che permette di cambiare Vocazione e arma permettendo combinazioni di ogni tipo. All’atto pratico si rivela una classe impegnativa e pensata per i giocatori più esperti, con cambi non proprio immediati e soprattutto una complessa gestione dell’equipaggiamento per via del peso di tutte le armi. L’Arisen infatti è forte ma non è una bestia da soma, e organizzare un equipaggiamento funzionale che non limiti troppo i movimenti per una sola Vocazione è già una sfida, vi lasciamo immaginare cosa voglia dire gestirne più insieme. Spendendo i punti abilità si possono sbloccare nuove tecniche da utilizzare sul campo, inoltre alcuni potenziamenti possono essere trasferiti anche ad altre Vocazioni, invogliando quindi a cambiare spesso classe per sperimentare nuovi stili di combattimento senza dover ogni volta ricominciare da zero ma avere già una base solida su cui poter fare affidamento. Altra caratteristica dei combattimenti di Dragon’s Dogma 2 che torna dal precedente capitolo è la possibilità di afferrare i nemici, permettendo ad esempio di aggrapparsi alla zampa di un mostro enorme e arrampicarsi fino a raggiungere un punto debole per poi colpirlo. Per quello che concerne la longevità di Dragon’s Dogma 2, la storia principale può essere conclusa in circa 30 ore, ma esplorando al massimo l’enorme mappa il numero può come minimo raddoppiare. Il gioco inoltre ha una forte rigiocabilità, poiché molte missioni possono avere esiti diversi a seconda delle scelte fatte o semplicemente della casualità, ed è praticamente impossibile vedere tutto in un’unica run. Rimanendo in tema, un’altra delle scelte di design di Dragon’s Dogma 2 che sicuramente creano controversie è quella di avere un unico file di salvataggio. Non è possibile quindi creare personaggi multipli o crearsi dei “checkpoint” per riprendere da un punto e fare scelte diverse, ma si ha sempre la “pressione” che ogni scelta conta, perché non si può più tornare indietro. A questo si aggiunge anche il fatto che se una Pedina o un NPC muore è perso per sempre. Per chi se lo stesse chiedendo questo può succedere anche con personaggi importanti legati ad alcune missioni. Fortunatamente però si possono usare specifici oggetti per riportare in vita qualcuno, ma sono piuttosto rari e vanno anch’essi usati con molta parsimonia. Tecnicamente parlando Dragon’s Dogma 2 si difende piuttosto bene, donando sempre un colpo d’occhio piacevole e un ottimo livello di dettaglio. Quello che convince meno tuttavia è il frame rate limitato a 30 fps su console. Ottima invece la colonna sonora e il doppiaggio disponibile in inglese o giapponese e testi localizzati in italiano. Tirando le somme, il nuovo gdr di Capcom è senz’ombra di dubbio un titolo da avere se si ama il genere. Giocandolo ci si accorge che è un prodotto che vive di esagerazioni, da affrontare lentamente con curiosità e spirito di avventura. Se si decide di accettarne le regole, il mondo fantasy imbastito da Itsuno regalerà un combat system davvero appagante, estremamente creativo e ricco di momenti epici. Le quest non lineari e una mappa estremamente densa sono elementi che avrebbero potuto condurre il titolo di Capcom verso vette di eccellenza assoluta, tuttavia a frenare la salita ci hanno pensato un’intelligenza artificiale non sempre performante, qualche piccolo problema di bilanciamento tra le classi e alcune macchinosità di troppo. Dragon’s Dogma 2 rimane comunque un prodotto di altissimo livello e lasciarlo perdere a nostro avviso è un errore da non commettere assolutamente.

GIUDIZIO GLOBALE:

Grafica: 8,5

Sonoro: 9

Gameplay: 8

Longevità: 8,5

VOTO FINALE: 8,5

Francesco Pellegrino Lise

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Robotaxi Tesla, il trasporto pubblico del futuro è in arrivo l’8 agosto

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Elon Musk ha sganciato una nuova bomba attraverso X (l’ex Twitter). A quanto detto dal Ceo sembra propio che Tesla presenterà un robotaxi a guida autonoma il prossimo 8 agosto. I modelli Tesla con Fsd (Full Self-Driving) “saranno sovrumani a tal punto che sembrerà strano in futuro che gli esseri umani guidino automobili, anche se esausti e ubriachi!” ha detto in un post su X lo scorso marzo. Musk ha anche affermato che i proprietari di veicoli Tesla con Fsd potranno far sì che le loro auto fungano da robotaxi, anziché rimanere parcheggiate. Nonostante il suo potenziale, l’introduzione dei veicoli a guida autonoma negli Stati Uniti è stata finora incerta e difficile in quanto sia i legislatori che il pubblico esprimono preoccupazioni sulla sicurezza. San Francisco è stata un banco di prova per la tecnologia. I robotaxi di Google Waymo in città sono stati presi di mira da vandali contrari ai veicoli autonomi, mentre Cruise, di proprietà di GM, ha sospeso a tempo indeterminato il suo servizio di robotaxi alla fine di ottobre, dopo che diversi incidenti hanno scatenato una repressione da parte delle autorità di regolamentazione della California. Anche la funzione “pilota automatico” di Tesla è stata messa sotto esame e accusata di aver “gonfiato” le proprie capacità per favorire le vendite. La rivelazione del robotaxi di Tesla arriva poco dopo che Reuters ha reso noto che la società ha abbandonato il piano di produrre un modello di auto elettrica low cost, con un prezzo di circa 25mila dollari per favorirne l’adozione nel mercato di massa. Musk ha però negato la notizia. La società cinese di veicoli elettrici Byd nel quarto trimestre ha strappato a Tesla lo scettro di regina mondiale dell’elettrico per vendite.

F.P.L.

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MW3, la stagione 3 porta un numero incredibile di novità

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MW3 (qui la nostra recensione) si amplia ancora una volta con l’arrivo della stagione 3, ma questa volta lo fa in maniera a dir poco mastodontica. Mercoledì 3 aprile è arrivato su Pc, Xbox e Playstation, uno dei più grandi rilasci di contenuti nella storia di Call of Duty. Un’esperienza completamente connessa, grazie alla massiccia integrazione di contenuti con Warzone Mobile. Il Gruppo Konni ha lasciato un segno indelebile su Fortune’s Keep e ora sta occupando un altro territorio: la famigerata Rebirth Island che torna in Warzone. La stagione 3 rilascia inoltre uno dei più grandi drop di mappe multigiocatore di sempre, con ben sei nuove mappe Core 6v6. Sono incluse anche quattro armi base gratuite, otto parti aftermarket, partite classificate (tra cui Resurgence su Rebirth Island), l’arrivo di Makarov e Snoop Dogg e due nuovissimi operatori per il Battle Pass premium, Banshee e Hush. Con la Season 3 sarà possibile giocare nella modalità Cattura la Bandiera, ma sono in arrivo anche Minefield, One in the Chamber e, più avanti nel corso della stagione, le playlist Scorta e Vortex. Inoltre arrivano nuovi perk e, nel corso della stagione, una nuova Tactical EMD Mine a un nuovo Enhanced Vision Goggles. Ma andiamo ad esaminare più nello specifico le novità in arrivo.

Le novità in arrivo su MWZ:

La storia di Dark Aether continua: i giocatori potranno mettersi in gioco in una missione di salvataggio su larga scala dopo che la dottoressa Jansen è entrata in una nuova e terrificante regione dell’Etere Oscuro. In arrivo anche la “Terza Frattura”: un paesaggio di vuoto etereo che ospita orrori che inducono alla follia, tra cui una nuova e diabolica variante di Discepolo. I giocatori potranno fornire supporto di fuoco a Ravenov e trovare la dottoressa Jansen prima che venga consumata dall’oscurità. Sfide e schemi della Stagione 3: i giocatori potranno sbloccare i livelli di prestigio per acquisire le Sfide Zombi e raccogliete tre nuovi Schemi per migliorare i propri progressi. Inoltre è pronto a scendere in campo il signore della guerra Rainmaker: rintanato sull’isola di Rahaa, questo psicopatico pesantemente corazzato fa piovere fuoco d’artiglieria e ha poca considerazione per le sue forze. Sebbene il suo complesso sia facile da raggiungere, mettere piede sull’isola con gli arti ancora attaccati al corpo potrebbe essere una sfida più complessa da affrontare da soli o con gli amici.

Anche Warzone si aggiorna:

Come già detto i giocatori potranno tornare su Rebirth Island, ma l’area non sarà proprio uguale al passato, infatti ci saranno alcune ad attendere i giocatori. Scanner biometrici. Display intelligenti. Weapon Trade Station. Una nuova missione del Resurgence Champion su Rebirth Island. Condizioni orarie variabili che cambiano l’atmosfera ma non la visibilità dell’azione. Infiltrazioni in cui la Torre dell’acqua, il Faro e persino il tetto della prigione vengono distrutti all’inizio dell’avventura. E una serie di segreti da scoprire. I combattimenti ottimizzati per Rebirth Island arriveranno nella Stagione 3. Call of Duty: Warzone Ranked Play – Resurgence su Rebirth: Le partite classificate continuano con una nuova mappa da padroneggiare. Saranno utilizzate le stesse regole e innovazioni di Resurgence.

C’è tanto anche sul verante Mobìle e multiplayer.

Dopo un lancio monumentale, Call of Duty: Warzone Mobile offre un gameplay su una grande mappa grazie alle partite a Verdansk e a Rebirth Island, disponibili fin da ora, insieme alle mappe multigiocatore e alle playlist. I giocatori possono livellare armi e exp su qualsiasi piattaforma, collegando il loro account Activision su Warzone Mobile. Al lancio, la prima stagione unificata di Call of Duty: Warzone Mobile è collegata alla Stagione 3 di Call of Duty: Warzone e MW3. Sarà possibile ottenere nuove armi base gratuite e otto nuove parti aftermarket, sbloccare nuovi operatori e guadagnare oltre 100 contenuti con BlackCell e Battle Pass. Oltre a quanto detto la mappa Rust, amatissima dai fan, si aggiunge al pool di mappe, insieme a due nuove modalità Battle Royale, Plunder e Buy Back! Inoltre, le torri UAV sono pronte a rivelare le posizioni dei nemici in tutta Rebirth Island. Eventi: i player potranno assemblare la squadra perfetta giocando a tutti gli eventi settimanali e ottenendo skin operatore e progetti delle armi.

Insomma, anche questa volta lo shooter targato Activision offre un quantitativo di contenuti pazzeschi, tutti mirati a rendere l’esperienza di Call of Duty ancora più imponente e divertente di quanto lo sia stato fino ad ora.

Francesco Pellegrino Lise

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