DELITTO OLGIATA: ARCHIVIATO L’ESPOSTO DEI FAMILIARI CONTRO I MAGISTRATI

La contessa Alberiga Filo della Torre il 10 luglio 1991 fu trovata morta nella sua nella sua camera chiusa a chiave dall’interno. Nella villa erano presenti il marito, i due figli, due domestiche filippine (tra cui Violeta Alpaga, colei che trovò il cadavere della donna), la baby sitter inglese Melanie Uniacke e quattro operai che stavano adibendo l'abitazione per ospitarvi la festa d'anniversario di nozze dei coniugi Mattei, prevista proprio per quella sera

di Cinzia Marchegiani

Arriva ora come una doccia gelata per i familiari della contessa Alberiga Filo della Torre l’archiviazione della Procura Generale della Cassazione riguardo l’esposto presentato. Il PG della Suprema Corte ha ritenuto che l’azione disciplinare è avvenuta con prescrizione, secondo la cronologia dei fatti avvenuti.

Cala l'ultimo sipario su un delitto che tenne in sospeso la verità per molti anni. Un omicidio scomposto in tante sfaccettature, mentre nelle sue trame rimasero impigliati segni indelebili della scena del delitto, prove silenti e sospese pronte a riaprire le indagini e le ferite.

L'omicidio della contessa Alberiga Filo della Torre è noto come il “Delitto dell’Olgiata” avvenuto più di 23 anni fa, il 10 luglio 1991. La contessa trovata morta nella sua camera da letto fu prima tramortita con un colpo da corpo contundente (si ipotizzerà uno zoccolo) e successivamente uccisa mediante strangolamento. Dalla stanza risulteranno mancare alcuni gioielli, presumibilmente trafugati dall'assassino. Il cald case rimasto irrisolto per quasi vent’anni, vide luce solo nel 2011, quando la prova del DNA vedeva identificato il presunto colpevole nel cameriere filippino Manuel Winston. Il cameriere solo il 1° aprile 2011divenne reo confesso e la condanna di 16 anni di reclusione arrivò il 14 novembre 2011 e poi confermata anche in appello il 9 ottobre 2012. Un delitto che conserverà nelle sue memorie svolte rocambolesche prima di arrivare alla scoperta dell’assassino, dove gli indagati uno ad uno confermavano la propria innocenza.

LE PRIME INDAGINI


Per i carabinieri, l'assassino doveva essere qualcuno che la vittima conosceva e di cui si fidava, qualcuno in grado di entrare nella villa, e muoversi pressoché indisturbato, nonostante l'affollamento di quella mattina. Trovandosi il marito della vittima già in ufficio durante il delitto, i primi sospetti si incentrano su Roberto Jacono, figlio dell'insegnante di inglese dei bambini di casa Mattei, un giovane con alcuni problemi psichici che viene inquisito per alcune macchie di sangue rinvenute sui suoi pantaloni; sarà l'esame del DNA a scagionarlo. Dopo Jacono, i sospetti si spostano su Manuel Winston, un cameriere filippino licenziato poco tempo prima, ma anche lui è scagionato dalle analisi del DNA, che non conseguono risultati certi. Nell'autunno del 1991, visto l'apparente arenarsi delle indagini, il PM decide di mettere il caso in stand-by.


RIAPERTURA DEL CASO

Il caso di questo delitto nel tempo ha continuato a far parlare di se, proprio nel 2007 ci fu la riapertura a seguito di un'istanza di Pietro Mattei, vedovo della contessa, che chiede ulteriori analisi del dna alla luce delle nuove tecniche investigative su tutti i reperti ed in particolare sul lenzuolo che venne utilizzato per strangolare la vittima e sull'orologio della stessa. Accolta detta istanza, le nuove analisi svolte dai consulenti tecnici del PM non portano ad alcun risultato, così che il PM Ormanni nel maggio del 2008 richiede una nuova archiviazione. Pietro Mattei si oppone nuovamente all'archiviazione, ed il GIP Cecilia Demma, accogliendo l'istanza, dispone lo svolgimento di ulteriori analisi. L'anno seguente il nuovo PM Francesca Loy affida al RIS il compito di analizzare l'orologio e il lenzuolo alla ricerca di tracce di DNA dell'assassino. Proprio sull'orologio e sul lenzuolo, già analizzati senza alcun esito dai precedenti consulenti tecnici, vengono invece trovate dal RIS tracce evidentissime di Manuel Winston. Inoltre il PM Francesca Loy, riesaminando tutti gli atti dell'indagine, si avvede che l’assassino avrebbe potuto essere assicurato alla giustizia subito dopo il delitto se soltanto a suo tempo fossero state ascoltate tutte le registrazioni delle telefonate del Winston. La Procura, infatti, a suo tempo aveva disposto l'intercettazione delle telefonate del Winston, ma aveva omesso di ascoltare la registrazione del colloquio dello stesso con un ricettatore, al quale intendeva vendere i gioielli trafugati alla contessa. Quella registrazione, che costituiva una prova schiacciante della sua colpevolezza, è rimasta inascoltata per vent’anni negli archivi della Procura.

ESPOSTO AL CONSIGLIO DELLA MAGISTRATURA

Nel 2013 i familiari di Alberica Filo della Torre presentarono un esposto al Consiglio Superiore della Magistratura, chiamando in causa l'allora procuratore aggiunto Italo Ormanni e i pubblici ministeri Cesare Martellino, Nicola Maiorano e Settembrino Nebbioso (quest'ultimo deceduto). Pietro Mattei e i suoi figli di erano dichiarati "indignati per la superficialità con cui, per 20 anni, sono state svolte le indagini, costellate di errori di ogni genere", precisando di aver chiesto la riapertura dell'inchiesta nel 2006 e di non essersi mai rassegnati alle frettolose richieste di archiviazione formulate dal PM Italo Ormanni prima nel 2006 e poi nel 2008.