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DEPRESSIONE POST PARTUM: COME RICONOSCERLA E COME INTERVENIRE

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Tempo di lettura 4 minuti La reazione psicologica successiva alla nascita di un figlio è imprevedibile ed estremamente variabile.

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A cura della Dott.ssa Catia Annarilli, psicologa psicoterapeuta

La gravidanza e il parto nella vita di una donna sono momenti molto importanti, ci si trova a vivere profondi ed intensi cambiamenti emotivi e corporei che la obbligano ad una riorganizzazione profonda del proprio essere donna; il vissuto generale in queste circostanze, spesso, è di profonda vulnerabilità. È pensiero comune quello per cui ogni donna in gravidanza viva una felicità intensa per la formazione della nuova vita e per la famiglia che si allarga e, per tali ragioni, sentimenti depressivi o aspetti di ansia e preoccupazione potrebbero non essere riconosciuti. Gravidanza e parto, in realtà, possono anche essere intense fonti di stress tali da scatenare nelle neo mamme alcuni disturbi caratteristici come quelli dell’umore: da forme più lievi fino a stati più patologici.

La reazione psicologica successiva alla nascita di un figlio è imprevedibile ed estremamente variabile. È legata e condizionata dalle aspettative più profonde della donna e della famiglia, dalle modalità e dalla dinamica del parto, dall’allattamento, dallo stato di salute della donna dopo il parto, dalla presenza di una solida e consolidata relazione con il partner. La discrepanza fra le aspettative e la reale situazione può alimentare sentimenti e vissuti di profonda inadeguatezza tali da indebolire la donna e rendere incerta la relazione di accudimento primario; è proprio in questo momento che è opportuno sondare la presenza di sintomi specifici della depressione o di pensieri infanticidi.

Alcune donne possono avere difficoltà ad accettare il nuovo stato provando sentimenti contrastanti, oscillando tra felicità e paura. Anche se questo tipo di reazioni sono molto comuni, non vengono quasi mai espresse dalle donne per timore di essere giudicate inadeguate nella funzione materna; la mancanza di ascolto di queste parti di Sé può determinare un passaggio in cui sentimenti di tristezza e ansia si trasformano in  veri e propri sintomi depressivi.

La depressione post-partum è un disturbo dell’umore, può colpire le donne nel periodo immediatamente successivo al parto. È una condizione diversa sia da quella definita baby-blues, che dalla psicosi puerperale; la prima caratterizza le primissime settimane dopo il parto, è una sindrome benigna transitoria abbastanza diffusa, che non necessariamente si trasforma in uno stato patologico depressivo vero e proprio, e che solitamente ha una risoluzione spontanea in breve tempo; la seconda, la psicosi puerperale, è invece uno stato psicopatologico grave caratterizzato da sintomi psicotici veri e propri, che richiede l’immediato intervento di uno specialista.

Fattori di rischio nell’insorgenza della depressione post-partum.

Sembrerebbe che i fattori di rischio per la DPP non siano diversi da quelli per la depressione nella popolazione generale: questi aumentano solo la probabilità che una depressione si possa manifestare ma non sono fattori causali necessari. Alcuni ritengono che l’improvvisa variazione ormonale – calo del livello degli estrogeni e del progesterone – possa essere un fattore scatenante, ma appaiono decisamente più significativi gli aspetti di carattere psicologico, come:

storia personale di depressione; timore per le nuove responsabilità; cambiamento del proprio aspetto fisico; depressione durante la gravidanza; mancanza di sostegno sociale e/o familiare; gravidanza non pianificata; avere già due o più figli; disoccupazione; la fatica fisica del post-partum e le alterazioni del sonno possono essere un potente induttore di stress che agendo sul sistema immunitario materno può ridurre la capacità di difesa e di reazione, rendendo la donna più vulnerabile alla depressione;

Soprattutto per il primo figlio, la donna deve affrontare alcuni importanti compiti evolutivi di riorganizzazione psichica:

cambiamento di ruolo nelle relazioni sociali; costruzione di una nuova identità femminile; nuovo equilibro di coppia; confronto con la propria relazione materna; perdita dello stato simbiotico con il bambino; confronto fra il bambino immaginato e quello reale; relazione di dipendenza con il figlio;

Molte pazienti tendono a non riconoscere il proprio stato depressivo, può  esserci riluttanza a confessare questi vissuti per vergogna, senso di fallimento o timore di essere giudicate inadeguate alla cura del proprio bambino. Alcune attribuiscono ai repentini cambiamenti di umore, alla stanchezza e alle difficoltà di relazione la causa del disagio piuttosto che ammettere di essere depresse.

La depressione materna non trattata può interferire negativamente con lo sviluppo cognitivo, emotivo e comportamentale del bambino.

Il riconoscimento precoce dei sintomi depressivi e dello stato di profonda sofferenza della donna permette di attuare tempestive azioni psicoterapeutiche e farmacologiche (se necessarie), utili alla positiva risoluzione della situazione.

Cosa fare? Come chiedere aiuto?

L’intervento deve essere sempre tempestivo per contenere il più possibile gli effetti dannosi per la mamma e il neonato. È importante rivolgersi a uno psicoterapeuta in quanto il sostegno psicologico e la psicoterapia risultano essere gli interventi più efficaci nella cura e gestione del momento depressivo post parto. 

La psicoterapia

La donna che soffre di depressione post parto deve essere aiutata a riconoscere i segnali del malessere, e a formulare una richiesta di aiuto. Ha bisogno di ritrovare fiducia in sé stessa, nelle proprie capacità di madre e di donna, deve essere sostenuta nella costruzione della relazione di attaccamento con il proprio bambino. Ha bisogno di essere accolta, ascoltata e compresa nei vissuti di colpa e di vergogna che la sofferenza ha determinato, compromettendo a livello profondo la sua autostima e la costruzione della nuova identità materna. Per tutti questi motivi un percorso di psicoterapia e di accompagnamento alla maternità sembra essere il trattamento elettivo nell’incontro terapeutico, dove la donna può trovare uno spazio di ascolto neutro e poter depositare ed elaborare i sentimenti più inconfessabili senza sentirsi giudicata, potendo ritrovare il senso della propria storia alla luce della nascita di un figlio, e all’ombra della rivisitazione del rapporto con la propria madre. La maternità riporta la donna a rivivere emozioni legate al rapporto con le proprie figure di attaccamento, e talvolta ciò può essere fonte di conflitto e di disagio interiore; nello spazio di ascolto terapeutico anche questi aspetti possono trovare un contenimento rassicurante in un processo evoluto di crescita del ciclo vitale. 

Il trattamento farmacologico quando è necessario ?

I farmaci psicotropi possono essere dannosi per il feto e per il neonato, e possono compromettere l’allattamento al seno. È quindi necessario considerare gli effetti patogeni e la tossicità perinatale;  di conseguenza, l’uso di farmaci deve avvenire solo dopo attenta valutazione da parte di uno psichiatra e dietro sua diretta prescrizione. Qualora fosse necessario un trattamento farmacologico questi dovrebbe possedere il più basso profilo di rischio per la mamma e per il neonato, dovrebbe prevedere un dosaggio minimo efficace a permetterne l’allattamento. È consigliabile comunque affiancare sempre l’assunzione di farmaci ad un trattamento psicoterapeutico.

Dott.ssa Catia Annarilli

Psicologa – psicoterapeuta

Cell. 347.130714  dott.catia.annarilli@cpcr.it 

www.centropsicologiacastelliromani.it

Piazza Salvatore Fagiolo n. 9 00041 Albano laziale

 

 

 

 

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Elezioni Europee, per Mario Draghi serve un cambiamento radicale e accende il dibattito

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La figura di Mario Draghi, che ieri ha sferzato l’Europa chiedendo un cambiamento radicale e ha fatto irruzione nelle Europee spiazzando i partiti, accende il dibattito in vista del voto Ue di giugno.

Per il commissario Ue all’Economia Paolo Gentiloni, “Draghi ha centrato il punto nello stressare il fatto che alcune delle nostre politiche sono state disegnate 20, 30 anni fa e in questi anni il mondo è cambiato.

La competitività è stato un fatto soprattutto interno all’Ue ma non abbiamo affrontato l’argomento dal punto di vista della competitività nel contesto globale. Necessitiamo di una politica industriale assertiva, ed è per questo che il cambiamento radicale a cui fa riferimento Mario Draghi si sta gradualmente verificando ma è assolutamente necessario”.

“Mi spiace deludervi ma a livello di leader non stiamo ancora parlando delle cariche di vertice dell’Ue, perché non sappiamo quale sarà il risultato delle elezioni europee e perché in alcuni Paesi si devono tenere le elezioni nazionali, dunque ci sono troppe incognite: il vero dialogo inizierà a giugno”, ha detto la premier estone Kaja Kallas rispondendo alla domande se le quotazioni di Mario Draghi, dopo il discorso di ieri, siano salite. “Detto questo Draghi mi piace molto”, ha aggiunto.

“Ho molto rispetto per Mario Draghi ma non voglio interferire in vicende italiane o altro. Lo rispetto molto, questo è quanto ho da dire”, ha affermato il premier ungherese Viktor Orban, rispondendo alle telecamere di La7, a margine della conferenza delle destre in corso a Bruxelles. Parlando sul tentativo di ieri di far sospendere la conferenza da parte dell’amministrazione comunale di Saint-Josse, Orban ha poi commentato: “sono contento di essere qui, oggi siamo qui al confine tra libertà e tirannia”.

Stoccate all’ex premier arrivano dal ministro Matteo Salvini, nel suo libro “Controvento”. di cui vengono anticipati stralci in attesa della presentazione a Milano il 25 aprile. Il leader della Lega definisce “sconcertanti” alcuni ministri scelti da Draghi per il suo esecutivo. Draghi – dice ancora Salvini – “ci rassicurò ma non fece nulla per la pace fiscale”.

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Castelli Romani

Asl Roma 6, all’ospedale dei Castelli operativo il nuovo reparto di terapia subintensiva

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Un servizio fondamentale per chi è colpito da ictus

Presentata l’Unità Trattamento Neurovascolare (UTN) dell’ospedale dei Castelli (ODC). Un reparto di terapia subintensiva dotata di 5 posti letto, strumentazione tecnologica e diagnostica di alto profilo e ad alta intensità di cura destinata ad accogliere pazienti affetti da lesioni cerebrovascolari acute, di natura ischemica o emorragica.

Il nuovo servizio si inserisce nella rete dell’Emergenza tempo-dipendente della Regione Lazio come unità di I livello che ha come riferimento la UTN di II livello del Policlinico Tor Vergata.

A sua volta l’Ospedale dei Castelli rappresenta la struttura di riferimento per l’ictus acuto per l’ospedale di Velletri.

Presenti il Commissario Straordinario Asl Roma 6 dott. Francesco Marchitelli, il Direttore Sanitario Asl Roma 6 dott. Vincenzo Carlo La Regina, il Direttore Medico di Presidio (Odc) dott. Daniele Gentile, il Dr Fabrizio Sallustio Direttore UOSD Unità Trattamento Neurovascolare (UTN), Responsabile Unità Ictus-Ospedale dei Castelli, il Dr Carlo Capotondi direttore UOC Radiologia Diagnostica ed Interventistica, la Dr.ssa Carla Giancotti direttore UOC Anestesia e Rianimazione oltre ai
sindaci di diversi Comuni, istituzioni, autorità militari, civili e religiose. La presentazione ha visto anche la partecipazione di diversi sindaci del territorio e del sindaco di Lanuvio e deputato della Repubblica Andrea Volpi.

“Il nuovo reparto UTN – dichiarano il Commissario Straordinario Marchitelli insieme al Direttore Sanitario La Regina – rappresenta un servizio fondamentale dove ogni giorno si compiono gesti straordinari per salvare vite. La sua apertura è un tributo all’impegno verso il miglioramento della salute pubblica e alla dedizione del personale medico, che con professionalità, impegno e cuore si adopera per offrire cure di altissimo livello. Innovazione e dedizione alla cura delle persone sono tra i pilastri cardine che ci permettono di continuare a fare importanti passi insieme per la comunità”.

A inizio 2024, all’UTN e a tutto l’Ospedale dei Castelli è andato il premio di centro ictus “Diamond” conferito dal gruppo ISA (Italian Stroke Association)-Angels (società deputata all’implementazione dei percorsi diagnostico-terapeutici dell’ictus in Europa).

L’UTN rappresenta un reparto in cui operano, in un modello di multidisciplinarietà, diversi professionisti tra cui neurologi vascolari ossia con esperienza nella diagnosi e cura delle patologie cerebrovascolari, infermieri dedicati, fisioterapisti, logopedisti, dietisti.

“Uno degli obiettivi principali dell’UTN – dichiara il Dr Fabrizio Sallustio, Direttore UOSD Unità Trattamento Neurovascolare (UTN), Responsabile Unità Ictus-Ospedale dei Castelli – è ridurre i tempi di intervento in caso di emergenza neurovascolare. Grazie alla presenza di personale esperto e all’infrastruttura specializzata, i pazienti possono ricevere trattamenti cruciali in modo tempestivo senza doversi spostare a Roma con il rischio di gravi conseguenze e complicazioni a lungo termine. Inoltre, l’approccio multidisciplinare del reparto consente di valutare ogni caso in modo completo, individuando le migliori strategie terapeutiche per ciascun paziente”.

Tanto più lunga è l’occlusione arteriosa tanto più esteso è il danno cerebrale che ne deriva. Dal 2023 infatti, a seguito dell’evidenza di tempi di trasferimento ben oltre le 2 ore per i pazienti che, candidati alla trombectomia meccanica, venivano trasferiti a Tor Vergata per effettuare la procedura endovascolare, di comune accordo con la Radiologia Interventistica, coordinata dal Dr Carlo Capotondi e dal responsabile della team di radiologi interventisti dr Daniel Konda e il reparto di Terapia Intensiva, coordinata dalla dr.ssa Carla Giancotti e dal responsabile del reparto dr.ssa Simona Straffi, si è deciso di trattare questi pazienti direttamente presso l’Ospedale dei Castelli. Ad oggi tale scelta è stata premiata dai risultati in termini di esito clinico che attestano una percentuale di pazienti a medio-termine con indipendenza funzionale e autonomi (56%), nessuna disabilità (43.5%), disabilità moderata ma in grado di spostarsi autonomamente (18%), (disabilità grave 10%) (mortalità 12%).

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Salute

Aspettativa di vita e fattori che la influenzano: si vive più in Italia rispetto al resto del mondo?

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L’aspettativa di vita è un indicatore chiave della salute di una popolazione e può variare notevolmente tra i diversi paesi del mondo. Ecco un confronto tra l’aspettativa di vita in Italia e in altre regioni del mondo:

  1. Italia: Negli ultimi anni, l’aspettativa di vita in Italia è stata generalmente alta, sebbene ci siano variazioni tra regioni e gruppi demografici. Secondo i dati dell’Istituto Nazionale di Statistica (ISTAT), nel 2020 l’aspettativa di vita alla nascita in Italia era di circa 83 anni per gli uomini e 86 anni per le donne.
  2. Resto dell’Europa: L’aspettativa di vita in molti paesi europei è simile o leggermente superiore a quella italiana. Ad esempio, in Francia e in Spagna, l’aspettativa di vita alla nascita è di circa 82 anni per gli uomini e 86-87 anni per le donne. Alcuni paesi nordici come Svezia e Norvegia hanno aspettative di vita ancora più alte.
  3. Stati Uniti: L’aspettativa di vita negli Stati Uniti è generalmente inferiore rispetto a molti paesi europei e all’Italia. Nel 2020, l’aspettativa di vita alla nascita negli Stati Uniti era di circa 76 anni per gli uomini e 81 anni per le donne, secondo i Centers for Disease Control and Prevention (CDC). Tuttavia, è importante notare che l’aspettativa di vita negli Stati Uniti può variare notevolmente tra gruppi demografici e geografici.
  4. Asia: In molti paesi asiatici, l’aspettativa di vita è aumentata rapidamente negli ultimi decenni, ma può ancora essere inferiore rispetto a quella dei paesi occidentali. Ad esempio, in Giappone, noto per la sua longevità, l’aspettativa di vita alla nascita è di circa 84 anni per gli uomini e 88 anni per le donne.
  5. Africa: L’aspettativa di vita in Africa varia notevolmente da paese a paese e può essere influenzata da fattori come la povertà, l’accesso ai servizi sanitari e le condizioni socioeconomiche. In generale, l’aspettativa di vita in molti paesi africani è inferiore rispetto a quella dei paesi sviluppati, con alcune eccezioni come il Nord Africa e i paesi dell’Africa meridionale.

In sintesi, l’aspettativa di vita in Italia è generalmente alta e confrontabile con quella di molti altri paesi europei, mentre può essere più elevata rispetto a quella degli Stati Uniti e di alcuni paesi in via di sviluppo. E’ comunque importante considerare una serie di fattori che possono influenzare l’aspettativa di vita, tra cui l’accesso ai servizi sanitari, lo stile di vita, l’ambiente sociale ed economico e le politiche di salute pubblica. Vediamo come l’Italia si confronta con il resto del mondo su questi fattori:

  1. Accesso ai Servizi Sanitari: L’Italia ha un sistema sanitario pubblico universale, il Servizio Sanitario Nazionale (SSN), che fornisce assistenza sanitaria a tutti i cittadini e ai residenti legali. Questo assicura un accesso relativamente ampio ai servizi sanitari, anche se possono verificarsi differenze regionali nella qualità e nell’accessibilità dei servizi. Nel confronto con il resto del mondo, molte nazioni europee hanno sistemi sanitari simili basati su assicurazione pubblica o nazionale, garantendo un accesso universale ai servizi sanitari. Tuttavia, in altri paesi, come gli Stati Uniti, l’accesso ai servizi sanitari può essere più limitato a causa dei costi elevati e della mancanza di copertura assicurativa per alcuni gruppi di persone.
  2. Stile di Vita: Lo stile di vita degli italiani è spesso associato a una dieta mediterranea, ricca di frutta, verdura, pesce e olio d’oliva, che è considerata salutare e può contribuire a bassi tassi di malattie cardiovascolari e obesità. Tuttavia, come in molti altri paesi occidentali, ci sono preoccupazioni riguardo a crescenti tassi di obesità, sedentarietà e cattive abitudini alimentari, che possono influenzare negativamente la salute della popolazione.
  3. Ambiente Sociale ed Economico: L’Italia è un paese sviluppato con un alto tenore di vita, un sistema educativo avanzato e un forte senso di coesione sociale. Tuttavia, ci sono disparità socioeconomiche tra regioni e gruppi demografici, con alcune aree del sud Italia che affrontano sfide economiche e sociali più grandi rispetto ad altre. Il confronto con il resto del mondo mostra che l’Italia si colloca generalmente tra i paesi con uno standard di vita elevato e una buona qualità della vita.
  4. Politiche di Salute Pubblica: L’Italia ha adottato diverse politiche di salute pubblica per affrontare le sfide sanitarie, inclusa la promozione di stili di vita sani, la prevenzione delle malattie croniche e la gestione delle emergenze sanitarie. Ad esempio, l’Italia ha introdotto misure per ridurre il consumo di tabacco, promuovere l’attività fisica e migliorare la nutrizione della popolazione. Tuttavia, come in molti altri paesi, ci sono sfide nella realizzazione e nell’attuazione di politiche efficaci di salute pubblica, e vi è sempre spazio per miglioramenti e innovazioni.

In sintesi, l’Italia presenta aspetti positivi nei fattori di accesso ai servizi sanitari, stile di vita, ambiente sociale ed economico e politiche di salute pubblica, ma affronta anche sfide simili ad altri paesi sviluppati. L’attenzione continua su questi fattori può contribuire a migliorare ulteriormente la salute e il benessere della popolazione italiana.

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