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Discariche abusive nel nord Italia: in manette 16 persone e sequestrate aziende e capannoni

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Nella mattinata odierna in Lombardia,  i Carabinieri del NOE di Milano, collaborati dai NOE e dai Comandi Provinciali CC territorialmente competenti con un imponente dispositivo di circa 400 militari impiegati, hanno dato esecuzione a un’ordinanza di misura cautelare a carico di 16 persone emessa dal G.I.P. del Tribunale di Milano – Dott.ssa Alessandra SIMION – su richiesta della locale Procura della Repubblica – D.D.A – Sostituti Procuratori Dott.ssa Sara OMBRA e Dott. Francesco Vittorio Natale DE TOMMASI – nei confronti di soggetti ritenuti responsabili, a vario titolo, di “attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti”, “gestione di rifiuti non autorizzata” e “realizzazione di discariche abusive , queste ultime ubicate in Piemonte, Lombardia, Veneto e FRIULI Venezia Giulia.  

Nel corso delle indagini sono stati denunciati in stato di libertà ulteriori 7 indagati nonché sono state sottoposte a sequestro 7 aziende operanti nel campo del trattamento dei rifiuti e 9 capannoni industriali  unitamente a vari  automezzi – anche appartenenti a società di trasporto – utilizzati nelle attività criminali, per un importo complessivo di circa 6.000.000 di euro.

Le attività investigative, condotte dal Nucleo Operativo Ecologico Carabinieri di Milano e coordinate dalla DDA di Milano, hanno consentito di individuare l’esistenza di un gruppo criminale operante nel campo del trattamento e trasporto dei rifiuti, dedito alla gestione e smaltimento illecito di ingenti quantitativi di rifiuti – costituiti da rifiuti indifferenziati urbani, da produzioni industriali e artigianali nonchè da rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE) stimati, nel complesso, in oltre 24.000 tonnellate – provenienti prevalentemente, su diversi canali, da varie regioni del Nord Italia, attraverso lo stoccaggio ed il successivo abbandono in capannoni industriali dismessi, dando luogo, in tal modo, alla creazione di numerose discariche abusive, localizzate e sequestrate nei comuni di Milano, Lissone (MB), Origgio (VA), Lurate Caccivio (CO), Verona San Massimo, Pregnana Milanese (MI), Romentino (NO),  Castellazzo Bormida (AL) e Mossa (GO).

Le indagini,  che hanno avuto origine nel gennaio 2019 a seguito del controllo e contestuale sequestro operato dal NOE di Milano della ditta meneghina di trattamento rifiuti “WASTE MAG Srl”,  hanno consentito di disvelare un’articolata rete criminale costituita da diversi soggetti – alcuni dei quali collegati direttamente e/o indirettamente ad imprese operanti nel settore dei rifiuti (tra cui anche un soggetto già condannato per associazione di tipo mafioso),  altri risultati sprovvisti di qualsivoglia titolo autorizzativo –  che, attraverso operazioni continuative e con ruoli diversi, in modo organizzato, condividevano un articolato e rodato programma criminoso che prevedeva l’abusivo  smaltimento di ingenti quantitativi di rifiuti speciali per il conseguimento di un illecito profitto quantificato in circa 900.000 euro.

Pertanto, nel corso delle attività, venivano individuati i soggetti colpiti dall’odierno provvedimento cautelare che rivestono, nell’ambito dell’organizzazione dedita al traffico illecito di rifiuti smantellata e gravitante attorno alle società di trattamento rifiuti WASTE MAG Srl di Milano, DIAMOND Srl di Lissone (MB), ERUS AMBIENTE di Origgio (VA) e TECNOBETON di Lurate Caccivio (CO),  i seguenti ruoli:

– produttori rifiuti o i primi ricettori dei rifiuti, soggetti solitamente in regola con le autorizzazioni ed interessati al conferimento di grossi quantitativi di rifiuti verso imprese autorizzate, almeno formalmente, a riceverli. Si tratta di società solide sia dal punto di vista patrimoniale che da quello economico, con numerosi rapporti contrattuali per la raccolta di rifiuti. Pertanto, provare il coinvolgimento di questi soggetti nel traffico di rifiuti è difficoltoso stante la regolarità formale del loro operato;

– gli imprenditori titolari di una formale autorizzazione al trattamento dei rifiuti (quasi sempre inefficace per l’assenza delle garanzie fideiussorie obbligatorie), utilizzati dai primi per il conferimento apparentemente regolare dei rifiuti ma in realtà poi destinati a capannoni adibiti a discariche abusive e mai smaltiti regolarmente. In questo caso si tratta di società non patrimonializzate, spesso gestite da prestanome e destinate ad avere una durata breve nel tempo;

– i trasportatori, titolari di regolare autorizzazione al trasporto di rifiuti, che si prestano a trasportare rifiuti verso siti non autorizzati, con documentazione di trasporto (FIR) falsa o comunque irregolare;

– soggetti che si occupano del reperimento dei capannoni da adibire a discarica abusiva, proponendoli ai produttori (o intermediari) dei rifiuti e agli imprenditori titolari della formale autorizzazione, che acquisiscono in uso tali capannoni e vi stipano i rifiuti loro conferiti dai produttori (o intermediari);

– soggetti che si occupano anche della intermediazione abusiva nel settore, mettendo in contatto i produttori/intermediari dei rifiuti con le imprese formalmente titolate a ricevere rifiuti  e con i trasportatori disponibili ad attività illegale.

Le attività delittuose  si estrinsecavano  principalmente attraverso un flusso articolato di rifiuti reso possibile attraverso il compimento di due operazioni illegali che si possono distinguere:

  • nei “TRASBORDI”: i rifiuti in arrivo/entrata presso gli impianti della società oggetto d’indagine venivano scaricati dagli automezzi di trasporto e stoccati all’interno e/o all’esterno del sito per un tempo breve (alcune ore). I rifiuti – così come ricevuti dal produttore – venivano ri-caricati su di un automezzo (che i soggetti indagati in gergo chiamato “navetta”) di proprietà di una ditta di “fiducia” e smaltiti abusivamente presso i capannoni industriali prescelti da destinare a discarica abusiva di rifiuti; un’operazione del tutto clandestina di trasferimento illegale di rifiuti da camion a camion;
  • nell’operazione meramente cartolare denominata “GIRO BOLLA”, attraverso la quale il gestore dell’impianto fa apparire adempiuti gli obblighi di ricevimento e recupero senza in realtà neanche scaricare dal mezzo i rifiuti ricevuti con regolare formulario di identificazione mentre all’autista del mezzo che li trasferisce (anche in questo caso di “fiducia”) viene rilasciato un documento di trasporto che attesta formalmente il trasferimento di materiale ottenuto da operazioni (fittizie) di recupero e/o riciclaggio.

Le verifiche e i controlli eseguiti sui vari siti via via individuati consentivano di ricostruire il modus operandi del gruppo criminale che operava attraverso:

  • il controllo di un impianto formalmente autorizzato dagli Enti competenti al ricevimento, recupero e/o smaltimento di rifiuti speciali;
  • la disponibilità diretta di uno o più capannoni dismessi acquisiti attraverso contratti di locazione, privi di qualsivoglia titolo autorizzativo alla gestione dei rifiuti, nonché sprovvisti dei presidi antincendio, dove poter stipare abusivamente i rifiuti;
  • la presentazione presso il SUAP (Sportello Unico Attività Produttive) di un’istanza diretta ad avviare un procedimento amministrativo al fine di ottenere un’ autorizzazione in regime semplificato per il recupero di rifiuti non pericolosi. Tale tipo di richiesta rappresenta spesso un particolare escamotage amministrativo a cui fare ricorso per eludere i controlli perché fornisce una apparente legittimazione formale all’attività posta in essere nei capannoni industriali acquisiti per stoccarvi i rifiuti;
  • la retribuzione dei proprietari/detentori dei capannoni dismessi (che in alcuni casi risultavano tuttavia ignari attesa la formalizzazione di contratti aventi motivazioni di fantasia), privi di autorizzazioni relative alla gestione dei rifiuti, soggetti che, non avendo altro modo di mettere a reddito gli immobili, privi di valore commerciale effettivo, si adoperano per rendere utilizzabile il sito illegale dai detentori “autorizzati” dei rifiuti, dietro corresponsione di denaro versato da quest’ultimi in contanti oppure tramite carte prepagate intestate a soggetti a loro non direttamente riconducibili;
  • la collocazione presso i capannoni dismessi di un carrello elevatore (muletto) per poter scaricare i rifiuti gestiti e “impilarli” al fine di aumentare le capacità di stoccaggio nel sito illegale. Muletti che, come le indagini hanno dimostrato, vengono spostati da un sito illegale all’altro, la cui proprietà è a volte condivisa tra gli intermediari nell’acquisizione della disponibilità dei siti e i detentori del rifiuti;
  • il demandare la movimentazione dei rifiuti nei capannoni dismessi a manovalanza extracomunitaria (con poche pretese economiche da retribuire a giornata lavorativa, in nero);
  • l’affidamento del trasferimento dei rifiuti (dal produttore all’impianto controllato oppure dal produttore direttamente al capannone dismesso) ad imprese di trasporto colluse in quanto cointeressate al traffico;
  • l’utilizzo di sistemi di comunicazione diversi dai sistemi ordinari (in particolare tramite l’applicazione whatsapp) ricorrendo anche all’impiego di utenze telefoniche intestate a prestanome (perlopiù extracomunitari) allo scopo di costituire una “rete” di comunicazione segreta e parallela a quella ufficiale.

I rifiuti venivano pertanto immessi nel circuito illegale utilizzando un falso codice dell’elenco europeo dei rifiuti (EER) riferito prevalentemente a “plastica e gomma” oppure a” imballaggi di materiali misti”,  cioè rifiuti su cui è ancora possibile un recupero di materia, in luogo del corretto codice corrispondente ai rifiuti che non presentano frazioni valorizzabili, e che possono quindi essere smaltiti solo in discarica autorizzata o termovalorizzatore.

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Cerveteri, oli esausti e rifiuti pericolosi in un’autofficina: sequestrata l’intera area e denunciato il titolare

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I Carabinieri della Stazione di Cerveteri, in collaborazione con i Carabinieri del Nucleo Forestale di Civitavecchia, nonché del personale A.S.L. e Ufficio Tecnico e Polizia Locale di Cerveteri hanno svolto un’attività ispettiva presso un’autofficina.
Nel corso del controllo sono emersi gravi violazioni, sia sul piano amministrativo che su quello ambientale: non solo l’esercizio verificato è risultato privo delle previste autorizzazioni e comunicazioni agli Enti preposti, ma l’area ove il medesimo sorge è risultata caratterizzata dalla presenza di varie tipologie di rifiuti, soprattutto olii esausti, speciali e pericolosi, non adeguatamente trattati come invece previsto dalla vigente normativa di settore.
Il titolare dell’attività, immediatamente sospesa, è stato pertanto segnalato per i vari profili di responsabilità sia all’Autorità Giudiziaria che a quella sanitaria, mentre l’intera area interessata è stata posta sotto sequestro.



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Monterotondo, ladre in azione: arrestate 3 giovani donne

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MONTEROTONDO (RM) – I Carabinieri della Compagnia di Monterotondo, hanno denunciato tre giovani donne di origini romene, appartenenti all’insediamento spontaneo di via Tiburtina a Roma, gravemente indiziate del reato di ricettazione.
Dopo una segnalazione di furto giunta al 112, i Carabinieri sono intervenuti in un supermercato eretino dove hanno fermato tre donne nel tentativo allontanarsi, dopo essere state notate mentre cercavano di impossessarsi di alcuni prodotti dagli scaffali.
I successivi accertamenti svolti dai Carabinieri hanno consentito di rintracciare il veicolo utilizzato dalle fermate, all’interno del quale i Carabinieri hanno rinvenuto un grosso quantitativo di prodotti alimentari asportati da un altro supermercato.
Le donne, non avendo fornito una valida giustificazione sulla provenienza della merce, sono state denunciate alla Procura della Repubblica di Tivoli per il reato di ricettazione, ed è stato notificato loro il provvedimento di allontanamento dal comune di Monterotondo, emesso dal Questore di Roma, con divieto di ritorno per 3 anni.



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Roma, tempi duri per i borseggiatori: dal 1 marzo in manette 71 persone

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ROMA – Nelle ultime 48 ore, i servizi antiborseggio messi in atto dai Carabinieri del Comando Provinciale di Roma, intensificati nelle aree del centro storico maggiormente frequentate dai turisti e a bordo dei mezzi pubblici nonché presso le stazioni della metropolitana della Capitale in virtù delle festività della Santa Pasqua, d’intesa con la Procura della Repubblica di Roma, sono state arrestate 14 persone, tutte gravemente indiziate del reato di furto aggravato.
Dal 1 marzo, i Carabinieri dipendenti dal Gruppo di Roma, in totale, hanno arrestato 71 persone per borseggi nel centro di Roma e a bordo dei mezzi pubblici.
I Carabinieri della Stazione di Roma Via Vittorio Veneto hanno arrestato 4 cittadini cileni di età compresa tra i 31 e i 21 anni, sorpresi subito dopo aver asportato con destrezza il portafogli e il cellulare ad un turista italiano, intento a salire sul convoglio metropolitano fermata “Spagna”. Refurtiva prontamente recuperata e restituita alla vittima.
In piazza dei Cinquecento, i Carabinieri della Stazione di Roma Macao hanno arrestato due minorenni di origini bosniache di 13 e 17 anni, sorpresi insieme ad un complice che è riuscito a scappare, subito dopo aver sottratto il portafogli ad un turista che era intento a salire le scale di accesso alla metropolitana.
Stessa sorte per due cittadine romene di 20 anni entrambe, senza fissa dimora, arrestate dai Carabinieri di Roma Piazza Farnese, poiché sorprese in via dei Fori Imperiali, subito dopo aver asportato con destrezza il portafoglio ad un turista, che non si era accorto di nulla.
Presso la fermata metropolitana linea A fermata “Manzoni”, i Carabinieri della Stazione di Roma Viale Eritrea hanno arrestato due cittadini georgiani di 48 e 42 anni, già noti alle forze dell’ordine, sorpresi e bloccati subito dopo aver asportato lo smartphone ad un turista francese. Telefono immediatamente recuperato e restituito alla vittima.
I Carabinieri della Stazione di Roma Viale Libia hanno arrestato due cittadine bosniache di 24 e 51 anni, sorprese presso la fermata metropolitana “Cornelia”, subito dopo aver asportato con destrezza il portafogli di una turista austriaca.
A bordo del convoglio metropolitano, altezza fermata “Barberini”, i Carabinieri della Stazione di Roma Piazza Bologna hanno bloccato e arrestato un cittadino colombiano di 28 anni, sorpreso subito dopo aver asportato con destrezza il portafogli ad un passeggero tedesco che non si era accorto di nulla.
Sempre alla fermata “Barberini”, questa volta i Carabinieri della Stazione di Roma Salaria hanno arrestato in flagranza un cittadino romeno di 52 anni, sorpreso mentre tentava di impossessarsi con destrezza di un portafogli di un turista americano. Dagli ulteriori accertamenti, il 52enne è risultato anche destinatario di un ordine di carcerazione emesso dalla Procura della Repubblica di Roma, per la stessa tipologia di reato.
Tutte le vittime di furto hanno sporto regolare denuncia-querela e tutti gli arresti sono stati convalidati.



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