DISOCCUPATI, MANCANO I DATI PER PER PENSARE AL FUTURO

Emanuel Galea

A parlare di disoccupazione non si sottrae nessun politico. L'argomento è molto d'attualità.  Si fanno convegni, tavole rotonde, simposi, talk shows televisivi e dibattiti vari ovunque.
Dell’argomento si è occupato intensamente l’ISTAT e non solo. Si sono creati movimenti ed inaugurate sedi e uffici d’associazioni di vari colori.  I sindacati hanno ben altri compiti. Loro curano gli interessi di quelli già occupati. Dei disoccupati, in un certo senso, si prende cura la Caritas fornendo pasti caldi alla mensa diocesana della struttura. Dei disoccupati si sanno tante cose. E l’ISTAT fornisce a richiesta, tabelle aggiornatissime divise per regione,  provincia, comune,  fasce d’età da 15 a 24 anni, da 25 a 40 anni e così via.
A mio parere la statistica difetta in quanto non si possono identificare  i 15enni,  16enni, i 17enni ed i 18enni che si dichiarano disoccupati. Fino a qualche anno fa queste fasce d’età facevano parte della categoria studenti.  Nonostante le ricerche fatte  non si è riusciti a reperire delle informazioni che ci  dicono chi sono effettivamente questi disoccupati. Quale livello di scolarizzazione hanno. Importante sapere se hanno avuto già preparazione lavorativa. Che indirizzo professionale hanno scelto.
La prima fascia di disoccupati è troppo generica. Da presumere che da 15 a 18 anni non si può trattare certo di individui laureati. Non si può trattare altresì di mano d’opera specializzata.  Secondo l’ISTAT i disoccupati a dicembre 2011 erano 2 milioni 243 mila, pari al 8,9%. Il dato è preoccupante ed è per questo che non dovrebbe rimanere un dato generico, un numero buono solamente per impressionare e far fare bella figura ai demagoghi. 
Sarebbe assurdo pensare che non esistono tabelle che rubricano le richieste di lavoro, oltre che sotto le fasce d’età anche e principalmente classificati secondo mestieri e professioni. 
Solamente avendo sotto gli occhi una siffatta situazione, il legislatore può studiare un piano serio d’occupazione ed indirizzare i giovani verso orizzonti di lavoro futuro. 
 Ad oggi non risulta esserci mai stato un dibattito sulla disoccupazione avendo sotto mano questi dati. Chi ne è in possesso li dovrebbe mettere a disposizione del legislatore. Se poi questi dati non esistono, sarebbe da dire che tutto il discorso fatto fino ad ora sulla disoccupazione è stato una mera demagogia, una presa in giro, un pour parler per calmare le aspettative. Si spera che presto questi dati spuntino fuori così finalmente verrà svelata l'incognita di questi disoccupati sconosciuti. E potremo conoscere una volta per tutte la conformazione di quei 2 milioni 243 mila censiti suddivisi per mestieri, professioni ed altro.