Connect with us

Costume e Società

Donne e motori: l’empowerment femminile fa il giro del mondo su due ruote

Pubblicato

il

Clicca e condividi l'articolo
Tempo di lettura 5 minuti
image_pdfimage_print

Community, senso di appartenenza, libertà, condivisione ed emancipazione. Sono queste le parole chiave che accomunano le donne che scelgono le due ruote in tutto il mondo. Dall’Italia al Venezuela, dall’Arabia Saudita allo Zimbabwe, ecco i dieci paesi nei quali le donne stanno cambiando la società in sella a una moto

Adrenalina, libertà e indipendenza: per le donne la moto è questo e molto altro. Nel mondo sono, infatti, sempre più numerose le community e le iniziative sociali al femminile fondate sulla condivisione di questa passione. Dall’Australia al Venezuela passando per l’India, l’Arabia Saudita, lo Zimbabwe e fino al Bel Paese. Sono molteplici le motivazione che spingono le donne a sfrecciare insieme su due ruote: la voglia di concedersi una seconda possibilità dopo aver vissuto condizioni familiari difficili, il sogno comune di fare il giro del mondo in moto, il desiderio di emancipazione e di indipendenza, la lotta contro gli stereotipi e i pregiudizi di una società ancora molto maschilista, la missione di diffondere messaggi educativi e formativi.

E anche in Italia le due ruote sono sempre più rosa: ne è un esempio BikerX, la prima scuola di guida sicura su strada certificata FMI, fondata da una donna. “La passione per la moto mi accompagna da sempre, ma solo pochi anni fa ho finalmente trovato il coraggio di mettermi in sella – spiega Eliana Macrì, fondatrice di BikerX – Aprire una scuola di guida sicura è stato un ulteriore passo in avanti, la realizzazione di un vero e proprio sogno nel cassetto. Oggi BikerX vanta numerosi corsi rivolti a neofiti ed esperti, con particolare attenzione ai giovani e alle donne. Il senso di libertà che assicura la moto, infatti, è una sensazione meravigliosa, ma non va dimenticato che quando si è in sella la sicurezza deve sempre essere messa al primo posto. Ecco perché non è mai troppo tardi per seguire corsi come questi”.

In Australia, invece, sono nate The Bendigo Girl Riders, un gruppo di oltre 100 donne accomunate da storie di vita complicate caratterizzate da divorzi e violenze domestiche che sfrecciano insieme spinte dalla voglia di riscatto e di riprendersi in mano la loro vita. La determinazione e il coraggio hanno spinto anche le oltre 3000 componenti di Women Riders World Relay a correre insieme per esaudire un sogno comune, ovvero quello di compiere il giro del mondo su due ruote: partendo dall’estremo nord-est della Scozia e scendendo lungo tutto il Regno Unito, hanno attraversato tutti e 5 i continenti.

Non solo, storie di emancipazione e indipendenza arrivano persino dalle zone rurali dello Zimbabwe dove l’adozione di tricicli elettrici a cinque posti da parte della start-up Mobility for Africa ha migliorato le condizioni di vita delle famiglie: questo mezzo chiamato “Hamba” ha permesso loro di trasportare e vendere i prodotti coltivati nei mercati lontani dai villaggi e di portare con molta più facilità l’acqua potabile a casa. In Arabia Saudita, Paese dove fino a due anni fa la guida era ad esclusivo appannaggio degli uomini, sono nate scuole guida dove le donne possono sperimentare l’ebbrezza delle due ruote.

Sono numerose in tutto il mondo le iniziative di diverse case motociclistiche e associazioni no profit impegnate ad abbattere gli stereotipi e i pregiudizi legati alle biker, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo. Un esempio arriva dal Venezuela dove, in risposta a una società ancora molto maschilista, è stato fondato il gruppo delle Ratgirls, le biker di Caracas: viaggiano in gruppo come una grande famiglia per ridurre il pericolo di aggressioni e si distinguono dalla giacche di pelle nera con la scritta ricamata “Long life”. Non è da meno il Pakistan, dove il programma Women on Wheels, che ha coinvolto più di 5000 partecipanti, è nato con lo scopo di contribuire a ridurre gli stereotipi e i tabù facendo emergere valori come libertà e indipendenza. Un obiettivo condiviso anche da We for Women, l’iniziativa di Royal Enfield, casa produttrice indiana, che ha fornito le proprie moto alle poliziotte di Bangalore, permettendo loro di emanciparsi all’interno del corpo di polizia. Rimanendo in India va citato anche l’esempio di Sarika Mehta, fondatrice di Biking Queens, che ha scelto le due ruote come mezzo per diffondere messaggi educativi e di empowerment femminile durante i raduni dei biker e nelle zone rurali del Paese. Nel 2019 le Biking Queens hanno completato il viaggio dall’India a Londra in moto in 89 giorni, attraversando 21 Paesi accompagnate dal claim “Ride for Women’s Pride”. Inoltre, durante l’emergenza sanitaria causata dal Covid-19, hanno supportato le comunità locali distribuendo alimenti e beni di prima necessità. Una storia simile arriva anche da Nairobi, in Kenya, dove il club Piki Dada, nella lingua locale “sorelle di moto”, è nato con l’obiettivo di avvicinare il mondo femminile alle due ruote.

Ecco la mappa mondiale dell’emancipazione femminile su due ruote:

  1. Italia: la scuola guida Bikerx nata dall’esperienza di una donna – La scuola di guida sicura Bikerx, nata dall’esperienza di Eliana Macrì, dal 2019 mette a disposizione corsi di vari livelli dedicati a neofiti, neopatentati o a chi vuole migliorare la propria tecnica di guida, avvalendosi della collaborazione di istruttori qualificati specializzati.
  2. Regno unito: un sogno nel cassetto da condividere – 79 Paesi in 333 giorni: è questo l’itinerario del giro del mondo che ha coinvolto la community Women Riders World Relay, evidenziando quanto sia forte la determinazione e la collaborazione fra il sesso femminile.
  3. Zimbabwe: la moto che rende indipendenti -La start-up Mobility for Africa ha migliorato le condizioni di vita delle famiglie nelle zone rurali del Zimbabwe attraverso l’adozione di tricicli elettrici a cinque posti, i quali hanno facilitato il trasporto di prodotti coltivati e acqua potabile.
  4. Kenya: la passione contagiosa delle “Sorelle di moto” – A Nairobi il club Piki Dada (“sorelle di moto”) è nato con l’obiettivo di avvicinare le donne alle due ruote. Inoltre, diffondono messaggi educativi e formativi sul mondo delle moto.
  5. Arabia saudita: un passo in più verso la libertà – Nel Paese che ha abolito il divieto di guida per le donne solo due anni fa, sono nate delle scuole guida dove possono sperimentare l’ebbrezza di salire in sella alle due ruote, nonostante non si possano ancora emettere le patenti. 
  6. Pakistan: su due ruote contro gli stereotipi – Il programma Women on Wheels ha coinvolto più di 5000 partecipanti ed è stato fondato con l’obiettivo di abbattere gli stereotipi e i tabù e di permettere alle donne di sentirsi libere e indipendenti.
  7. India: sicurezza ed emancipazione sono le parole chiave -Le moto fornite dall’iniziativa We for Women alle poliziotte di Bangalore hanno contribuito a una maggiore emancipazione all’interno del corpo di polizia. Le Biking Queens, invece, si impegnano a diffondere messaggi educativi e di empowerment femminile nelle scuole del Paese.
  8. Australia: riscatto, voglia di concedersi una seconda possibilità -È il caso di The Bendigo Girl Riders, un gruppo di oltre 100 donne australiane accomunate da storie familiari complesse caratterizzate da divorzi e violenze domestiche.
  9. Stati Uniti: il girl power sfreccia in moto -È impossibile non notare le Caramel Curves, le ragazze di New Orleans dalle personalità eccentriche e dagli outfit scintillanti, che diffondono messaggi di empowerment in sella alle loro moto e organizzano iniziative culturali e sociali.
  10. Venezuela: la lotta contro i pregiudizi – Si riconoscono dalla scritta “Long life” sulle giacche le Ratgirls di Caracas, gruppo nato in risposta alle violenze verbali, alle provocazioni e ai pregiudizi di una società maschilista: viaggiano in gruppo per ridurre il pericolo di aggressioni.

Continua a leggere
Commenta l'articolo

Leave a Reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Costume e Società

Isola delle rose e isola dei famosi: due esperimenti sociali agli antipodi

Pubblicato

il

Clicca e condividi l'articolo
Tempo di lettura 2 minuti
image_pdfimage_print

L’Isola delle Rose e l’Isola dei Famosi rappresentano due realtà molto diverse tra loro, sia dal punto di vista sociologico che motivazionale, che riflettono cambiamenti significativi nella società nel corso del tempo.

L’Isola delle Rose è un’isola artificiale costruita nel 1967 al largo della costa italiana vicino a Rimini. Fu creata come una micronazione autoproclamata dallo scienziato e ingegnere italiano Giorgio Rosa, con l’obiettivo di sfidare la sovranità territoriale italiana e promuovere l’ideale di libertà e indipendenza. L’Isola delle Rose rappresenta una sperimentazione sociale e politica, con l’idea di creare una comunità utopica basata sulla cooperazione e l’autogestione.

D’altra parte, l’Isola dei Famosi è un reality show televisivo in cui un gruppo di persone famose viene portato in un’isola remota e deve affrontare sfide fisiche e mentali per sopravvivere e guadagnare premi. L’Isola dei Famosi è incentrata sull’intrattenimento e sulla competizione, con l’obiettivo di attirare l’attenzione del pubblico e generare interesse attraverso il dramma e le dinamiche interpersonali.

Le differenze sociologiche tra le due realtà sono evidenti:

  1. Finalità e motivazioni: L’Isola delle Rose era motivata da ideali di libertà, indipendenza e sperimentazione sociale, mentre l’Isola dei Famosi è incentrata sull’intrattenimento, la competizione e la celebrità.
  2. Struttura sociale: L’Isola delle Rose aveva una struttura sociale basata sull’autogestione e la cooperazione tra i membri della comunità, mentre l’Isola dei Famosi ha una struttura gerarchica con ruoli definiti e dinamiche di potere.
  3. Approccio alla vita quotidiana: Sull’Isola delle Rose, i residenti dovevano affrontare le sfide della vita quotidiana in un ambiente isolato e autonomo, mentre sull’Isola dei Famosi i concorrenti affrontano sfide create artificialmente per l’intrattenimento televisivo.
  4. Rapporto con il mondo esterno: L’Isola delle Rose era isolata dal resto del mondo e tentava di sfidare le autorità nazionali, mentre l’Isola dei Famosi è un programma televisivo che ha una forte connessione con il mondo esterno attraverso la trasmissione televisiva e i social media.

In conclusione, l’Isola delle Rose e l’Isola dei Famosi rappresentano due esperimenti sociali molto diversi tra loro, che riflettono valori, ideali e obiettivi differenti. Mentre l’Isola delle Rose rappresentava un tentativo di creare una comunità utopica basata sulla libertà e l’autogestione, l’Isola dei Famosi è un programma televisivo che si concentra sull’intrattenimento, la competizione e la celebrità.

Continua a leggere

Costume e Società

Dalla disco music alla Trap music: il fascino della “Febbre del sabato sera” è ancora vivo e vegeto

Pubblicato

il

Clicca e condividi l'articolo
Tempo di lettura 2 minuti
image_pdfimage_print

La storia della disco music ha radici profonde nella cultura musicale afroamericana e ha attraversato diverse fasi e influenze nel corso degli anni, influenzando generazioni di appassionati di musica e ballerini.

Negli anni ’70, la disco music ha avuto origine nei club notturni di New York City e Philadelphia, dove DJ come DJ Kool Herc, DJ Afrika Bambaataa e DJ Grandmaster Flash iniziarono a sperimentare con mixaggi elettronici e a suonare registrazioni di musica funk e soul a velocità più elevate. Questa nuova forma di musica da ballo ha catturato l’immaginazione delle persone e ha rapidamente guadagnato popolarità nelle discoteche di tutto il mondo.

Tra i primi artisti che hanno contribuito a definire il suono della disco music ci sono stati i Jackson 5, con hit come “Dancing Machine”, e artisti come Donna Summer, Gloria Gaynor e i Bee Gees, che hanno dominato le classifiche con brani come “Love to Love You Baby”, “I Will Survive” e “Stayin’ Alive”, rispettivamente. Questi brani sono diventati inno della cultura disco e hanno contribuito a definire il suo stile e la sua estetica.

Barry White è stato un altro artista iconico della disco music, noto per le sue canzoni romantiche e sensuali che includevano “Can’t Get Enough of Your Love, Babe” e “You’re the First, the Last, My Everything”. Le sue produzioni orchestrali lussureggianti e la sua voce profonda e sensuale hanno reso le sue canzoni dei classici della disco music.

Negli anni successivi, la disco music ha subito un declino di popolarità verso la fine degli anni ’70, ma il suo impatto sulla cultura musicale è rimasto significativo. Elementi della disco music sono stati incorporati in generi musicali successivi, compresa la dance music degli anni ’80 e ’90 e la musica house e dance pop contemporanea.

Più recentemente, il genere trap music ha guadagnato popolarità, soprattutto tra i giovani, con artisti come Future, Travis Scott e Migos che hanno portato avanti il suono e lo stile della trap music. Anche se la trap music ha radici diverse dalla disco music, entrambi i generi condividono un focus sull’energia e sul ritmo che li rende irresistibili per molti adolescenti e giovani amanti della musica da ballo.

In definitiva, la disco music ha avuto un impatto duraturo sulla cultura musicale e continua a influenzare la musica e la cultura pop contemporanee, dimostrando che il fascino della “febbre del sabato sera” è ancora vivo e vegeto per molte persone di tutte le età.

Continua a leggere

Costume e Società

Le note disciplinari a scuola: perché?

Pubblicato

il

Clicca e condividi l'articolo
Tempo di lettura 2 minuti
image_pdfimage_print


Secondo il parere di alcuni docenti, da quando si utilizza il registro elettronico si è più propensi a cliccare sulla voce note per richiamare il comportamento non corretto di alcuni alunni.

Questa modalità è molto più diffusa nelle scuole secondarie di II grado piuttosto che negli altri gradi scolastici. Il perché di questo spartiacque rispetto agli altri gradi d’istruzione dipende dall’età degli alunni.

Nell’immaginario collettivo l’adolescente attua comportamenti più atipici rispetto ad altre età, nonché “degni” di una nota disciplinare in cui viene esplicato l’errore del comportamento dell’alunno da parte del docente.

Perché l’adolescente?

L’adolescente è maggiormente coinvolto nella fragilità del suo cambiamento e pertanto più volubile nel mettere in atto atteggiamenti non coerenti. È un’età di passaggio tra la pubertà e l’adolescenza costellata dai primi amori, le prime relazioni e i primi atteggiamenti di rivalsa sociale.

Un’età in cui il ragazzo/a si pensa in un’ottica di indipendenza da tutto e da tutti, in cui l’ego si esprime in modo alto, pensando di essere leader e di poter assumere comportamenti di ogni tipo. A volte la scaltrezza di un adolescente è peggiore di quella che può assumere un adulto.
In tutto ciò, la genitorialità e, a volte nemmeno la scuola, riesce a scalfire atteggiamenti non congrui alla convivenza sociale da parte di alcuni adolescenti.

È una fase di vita in cui ci si sente “grandi”, in cui ci si oppone alla correttezza e alla presa di coscienza di sé e dell’altro. Un passaggio difficile per la maggioranza dei ragazzi/e: alcuni adolescenti non riescono a darsi una collocazione nel mondo circostante, cadendo spesso in situazioni poco sicure (es. alcool, droga, fumo etc …).

Di concerto tali atteggiamenti vengono riflessi nel contesto domestico e scolastico.
In quest’ultimo caso, il docente è costretto a segnalare, mediante una nota disciplinare, il comportamento incoerente dell’alunno/a.

È in tal senso che il giovane mette in atto comportamenti spesso oppositivi e ribadisce la sua “innocenza”. Qui nascono i dissapori tra alunni e docenti e si spezza una sorta d’incantesimo che segna il percorso dello studente. Nascono raffronti con il docente che ha segnalato una nota disciplinare sia da parte dell’alunno che dei genitori. Quest’ultimi “pretendono” spiegazioni dall’insegnante e spesso sono contrari alla nota assegnata al figlio/a. In casi più sporadici, invece, è lo stesso genitore che chiede aiuto agli insegnanti poiché non riesce a tollerare il comportamento del figlio/a.

In questo contesto, i docenti e i genitori ricoprono un ruolo essenziale per la crescita e l’evoluzione del ragazzo/a. Queste due figure educative devono premunirsi di pazienza, stabilendo le regole da seguire e cercando di accompagnare il giovane verso la strada migliore per lui/lei.

Continua a leggere

SEGUI SU Facebook

I più letti