Duplice omicidio Pordenone, inizia il processo a carico di Ruotolo: intervista esclusiva all'Avvocato Nicodemo Gentile

 

di Angelo Barraco

 

L’autovettura è quel mezzo di trasporto che consente ai soggetti di compiere spostamenti da un luogo ad un altro, accorciando notevolmente le distanze che si frappongono alle interazioni umane per consolidale ogni sorta di aspetto comunicativo e umano. La scatola di metallo a quattro ruote  diventa spesso il luogo in ci si rifugia dalle intemperie del tempo e talvolta anche dei pensieri più reconditi dell’animo umano, poiché vige in quell’ambiente ristretto un senso di calore e accoglienza quasi materna. La storia ci insegna che l’autovettura può diventare anche la tomba di coloro che si trovano al suo interno e la memoria storica ci riporta una delle vicende più eclatanti in cui la sicurezza si è interrotta tra la nebbia e un piacere interrotto improvvisamente da un losco figuro. Stiamo parlando della sottile linea di sangue che ha macchiato la Toscana dal 1968 al 1985 per mano del Mostro di Firenze, serial killer che colpiva le coppiette appartate all’interno della loro autovettura mentre si apprestavano a consumare atti libidinosi, in luoghi in cui l’ombra diventava motrice di mistero che si annullava nella frenesia del momento che travolgeva la coppia e dalla momentanea consapevolezza che il mezzo di trasporto all’interno del quale si trovavano fosse un luogo estremamente sicuro e protetto. Il 17 marzo del 2015 un’autovettura è divenuta la tomba di Teresa Costanza e Trifone Ragone, uccisi in modo efferato a colpi di pistola nel parcheggio del palasport di Pordenone. L’allarme è stato lanciato da un istruttore di judo era appena uscito dal palazzetto dopo gli allenamenti e si è ritrovato sotto gli occhi la macabra scena: la coppia è stata raggiunta da un totale di sei proiettili esplosi da una calibro 7.65, uno di essi ha raggiunto Trifone alla tempia e due alla mandibola, Teresa è stata raggiunta da tre colpi alla testa. La prima ipotesi vagliata dagli inquirenti è stata l’omicidio-suicidio ma all’interno dell’autovettura non viene ritrovata l’arma del delitto che avrebbe dovuto comprovare tale tesi e quindi lo scenario cambia, si inizia a parlare di duplice omicidio. Nel corso della prima fase delle indagini vengono rinvenute all’interno dell’autovettura delle tracce biologiche che risultano diverse rispetto a quelle della coppia rinvenute all’interno del mezzo, si tratta di capelli. Un elemento che fa ben sperare agli inquirenti nell’individuazione del killer riguarda la presenza delle videocamere poste nelle zone limitrofe, ma gli accertamenti immediati portano ad …

[ESTRATTO DALL'ARTICOLO DE L'OSSERVATORE D'ITALIA VIRTUAL PAPER – PER LEGGERE L'ARTICOLO COMPLETO CLICCARE QUI PER APRIRE L'EDIZIONE DEL GIORNALE E ANDARE ALLE PAG. 6 E 7]