La storia della Cina feudale alla fine della dinastia Han, narrata nel “Romanzo dei tre regni” di Luo Guanzhong, rivive per l’ennesima volta in Dynasty Warriors 9, videogame per Pc, Xbox One e PS4. In questa nona trasposizione videoludica di uno dei testi più importanti della letteratura cinese, Tecmo Koei e gli sviluppatori di Omega Force hanno voluto dare nuova linfa vitale al genere fondendo l’universo open world con quello hack and slash. Da diversi anni, la più grande critica che è stata mossa alla saga di Dynasty Warriors è la sua quasi totale immobilità nell’introdurre nuovi elementi di gameplay, nello svecchiare le meccaniche e nel rendere appetibile il prodotto anche ai nuovi giocatori. Ma il tempo di questa pigrizia produttiva sembra essere giunto al termine. La prima enorme novità in Dynasty Warriors 9, come già detto, è l’esordio dei meccanismi open world. Niente più labirintiche mappe da percorrere con i tantissimi generali giocabili. Stavolta, invece, si avrà a disposizione l’intera Cina completamente da esplorare, location che propone una miriade di cose da fare. Ovviamente, essendo questo un cambiamento di proporzioni immani, esso muta quasi drasticamente la natura della serie facendo abbandonare le canoniche battaglie su mappa ed estendendo il conflitto fra le dinastie Wei, Wu e Shu sull’intero Paese. Ad affiancare questa grande trasformazione vi è poi l’introduzione di nuove meccaniche e di idee più o meno originali, pronte a completare il nuovo impianto di gioco. Tradimenti, alleanze, rapimenti, epocali battaglie, conquista del territorio, rivolte, omicidi, intrighi politici e macchinazioni militari saranno il fulcro dell’intero comparto narrativo, la cui storia viene raccontata e suddivisa negli oltre 10 capitoli, a seconda di quale dinastia si sceglierà, nei quali non mancheranno colpi di scena molto interessanti. A livello di storia, Dynasty Warriors 9 mantiene la linea canonica di sempre, ma lo fa con una forma tutta nuova: ci si trova nel secondo secolo d.C. e Cao Cao, della famiglia Wei, è chiamato a sedare la temuta rivolta dei Turbanti Gialli, in una Cina devastata dai conflitti dei signori della guerra. Nonostante i nomi e gli avvenimenti richiamino eventi storici, come da tradizione, la trama non ha alcuna pretesa di stampo documentaristico, piuttosto viene utilizzata come pretesto per mettere in moto una serie di eventi che permettono di esplorare liberamente il mondo di Dynasty Warriors 9. Proseguendo nella storyline principale si renderanno disponibili nuovi generali che si uniranno alle cause di Cao Cao o del leader della dinastia che si è scelto di giocare, tutti completamente giocabili e che rendono grande ancora di più la produzione. Omega Force, così facendo, non rinuncia ad uno dei principali punti di forza della serie, ma anzi lo esalta in maniera magnifica. Alla fine del gioco saranno selezionabili novanta personaggi, dotati di uno stile di combattimento personalizzato, con cui si potranno affrontare i vari capitoli della trama e capire la storia da diversi punti di vista. Il sistema di combattimento rimane fedele allo spirito della serie e non presenta particolari tecnicismi, ma si amplia grazie a nuove combo spettacolari e di facile esecuzione. I protagonisti possiedono una serie di attacchi semplici che possono essere combinati con gli attacchi muta-stato e con il distruttivo attacco musou, quando l’apposita barra è carica. Avanzando nella trama ci si accorgerà ben presto di quanto il mondo di Dynasty Warriors 9 sia vivo e in costante mutamento.
Mentre si sarà impegnati a portare a termine una determinata missione, si verrà continuamente aggiornati degli esiti delle altre battaglie che si combattono ai confini dei territori occupati dalla fazione di chi gioca. Dove la zona si incontra con quella di una fazione nemica sarà possibile trovare sulla mappa l’icona di due spade che si incrociano. Si potrà decidere di partecipare liberamente a queste battaglie per rosicchiare pian piano i territori avversari oppure di ignorarle. Ma occhio, perché se ci si concentra unicamente su un unico fronte, altri nemici potrebbero cercare di sfondare dalla parte opposta dei confini del regno di chi gioca. Il palcoscenico sul quale si muoveranno le “pedine” di chi gioca, mai come in questo capitolo, apre il suo sipario su un mondo gigantesco: la mappa di gioco è infatti estremamente vasta, e potrà essere percorsa in tutta libertà ora a piedi ora a cavallo, mentre si assisterà a cicli giorno/notte dinamici e a condizioni meteo variabili. Mentre ci si troverà a spostarsi in lungo e in largo per la Cina in groppa al proprio fido destriero ci si potrà imbattere in truppe nemiche, in animali da cacciare, in fumi nei quali dedicarsi alla pesca, oppure ancora in avamposti da liberare, in cittadine fortificate, in accampamenti di fortuna o torri di controllo con cui “sincronizzare” l’ambiente circostante e svelare nuovi dettagli sulla mappa in stile Assassin’s Creed. Tutti gli stilemi appartenenti ai classici esponenti del genere free roaming si raggruppano in Dynasty Warriors 9 donando un senso di freschezza e di novità assoluta rispetto al passato. Prima di svolgere una specifica missione utile per proseguire nella trama, sarà possibile portare a termine differenti quest secondarie che permetteranno di guadagnare punti esperienza con cui salire di livello, nonché recuperare risorse, pergamene o materiali grazie ai quali dedicarsi al crafting ed al potenziamento del proprio eroe. Nelle città, inoltre, sarà possibile trovare alcune botteghe dove rifocillarsi o migliorare il proprio equipaggiamento. L’aggiunta di tutte queste attività collaterali, nonostante si basino su meccaniche molto elementari, rappresentano un ottimo punto di partenza per il rilancio dell’intera saga e uno sforzo più che apprezzabile da parte della casa produttrice di voler valorizzare un brand ormai fermo al passato.
Ovviamente, quando si tratta di menare le mani, Dynasty Warriors 9 mantiene invariata la sua verve combattiva e offre tutto ciò che i giocatori si aspettano. Il fulcro del gameplay resta il button mashing sfrenato, con orde di incalcolabili soldati da affrontare senza alcuna riserva: a supporto della solita ripetitività concettuale sopraggiunge una notevole varietà di armi a disposizione che modifica ampiamente i moveset dei personaggi utilizzabili, tutti dotati di un personale stile di lotta. Oltre agli attacchi leggeri e pesanti si potranno sfruttare anche due colpi extra definiti “Variabile” e “Reattivo”, la cui attivazione dipende rispettivamente dalla condizione e dalla situazione in cui riversa l’avversario, così da acuire i danni inflitti. In aggiunta, alla pressione del dorsale destro in combinazione con uno dei quattro tasti del pad, si potranno anche alcune tecniche speciali con cui stordire o scagliare in aria gli oppositori, ponendoli alla mercé delle spettacolari “mosse finali”, che andranno azionate solo dopo aver riempito l’apposito indicatore. In generale, il combat system di Dynasty Warriors 9, benché presenti alcune variazioni interessanti, resta privo di qualsivoglia piglio strategico, ma in fondo chi acquista un titolo del genere sa che cosa vuole e a cosa andrà incontro. Ovviamente le boss fight contro i generali nemici sono combattimenti più complessi del normale che richiederanno un pizzico di strategia e di pazienza, ma in Dynasty Warriors 9, proprio come in passato, ciò che conta e diverte, è la possibilità di sbaragliare migliaia di avversari per portare al trionfo i propri eroi. Dal punto di vista estetico il titolo Koei Tecmo non brilla e resta troppo ancorato al passato per via di animazioni legnose e per nulla armoniche e, come al solito, propone un universo pieno di nemici che si muovono in maniera identica e a volte addirittura all’unisono. Fortunatamente dal punto di vista grafico il salto qualitativo rispetto al passato c’è stato, ma il tutto non riesce ancora a far restare i giocatori a bocca aperta dinanzi lo schermo. La colonna sonora è ben eseguita e arrangiata, ma nonostante si componga di pezzi a volte anche estremamente coinvolgenti, alle lunghe risulta essere ridondante e ripetitiva, in quanto presenta un numero limitato di brani. Buono invece il frame rate che fortunatamente, anche quando sullo schermo ci sono centinaia di modelli che si muovono, resta quasi sempre stabile. Splendide alcune vedute al tramonto o all’alba che sicuramente si faranno ammirare dai gamers più attenti. Tirando le somme, nonostante Dynasty Warriors 9 non raggiunga la perfezione assoluta, il titolo risulta comunque un discreto acquisto. Questo prodotto è mirato ovviamente a un pubblico che preferisce i videogames in single player e che preferisce rilassarsi senza pensare troppo o spendere ore ed ore dinanzi lo schermo. Detto ciò, lo sforzo dovuto al rinnovamento è assolutamente apprezzabile e nonostante alcuni lati del gameplay siano assolutamente da rivedere, Dynasty Warriors 9 riesce comunque a divertire e a farsi amare.
Castlevania Dominus Collection è senza ombra di dubbio un vero e proprio pezzo da collezione per gli appassionati della serie dedicata alla lotta contro il malvagio Dracula. Questa raccolta, in particolar modo, offre un viaggio nel cuore di uno dei franchise più iconici di Konami ed è disponibile su PlayStation 5, Nintendo Switch, Xbox Series X|S e Steam. Il titolo include tre classici della serie Castlevania originariamente pubblicati per Nintendo DS, e sono: Castlevania: Dawn of Sorrow (2005), Castlevania: Portrait of Ruin (2006) e Castlevania: Order of Ecclesia (2008). A completare il pacchetto, troviamo due titoli bonus: Haunted Castle, la versione arcade di Castlevania, e Haunted Castle Revisited, una versione reimmaginata e ridisegnata del classico arcade con musiche riarrangiate, grafica migliorata e una giocabilità anch’essa più smart e meno legnosa. Il cuore pulsante di Castlevania Dominus Collection ovviamente risiede nei tre titoli principali per Nintendo DS, che rappresentano il periodo di massimo splendore della serie nella sua incarnazione portatile. Ognuno di questi giochi infatti è unico nel suo approccio al gameplay, ma tutti condividono quella particolare atmosfera gotica e quel livello di sfida che i fan della serie hanno imparato ad apprezzare fino in fondo. Dawn of Sorrow riprende la formula di Aria of Sorrow per Game Boy Advance, aggiungendo un sistema di magia basato sui simboli e un’ambientazione ricca di dettagli. Portrait of Ruin si distingue per la sua meccanica di gameplay a coppie, dove il giocatore può alternarsi tra due personaggi con abilità uniche, mentre Order of Ecclesia introduce un sistema di combattimento innovativo e una protagonista femminile, Shanoa, che utilizza glifi magici per sconfiggere i mostruosi antagonisti. Castlevania Dominus Collection non si limita a riproporre i giochi così come erano, ma offre una serie di opzioni che rendono l’esperienza di gioco più accessibile e moderna. La funzione di riavvolgimento, ad esempio, permette di tornare indietro nel tempo in caso di errore, una manna dal cielo per affrontare i momenti più difficili senza dover ricominciare da capo. Il quick save e il load-game sono disponibili in ogni momento, rendendo possibile salvare i progressi anche nei momenti più intensi. Inoltre, il layout dei controlli e il display per il dual screen, caratteristico dei giochi per DS, sono completamente personalizzabili, permettendo al giocatore di adattare l’esperienza alle proprie preferenze. Insomma, un bel insieme di cose per rendere l’esperienza più accessibile a tutti.
Come già accennato Castlevania Dominus Collection,oltre ai tre giochi principali, Haunted Castle e Haunted Castle Revisited, due titoli che offrono un diverso tipo di sfida rispetto ai classici per DS. Haunted Castle è la versione arcade di Castlevania, un gioco che, pur nella sua semplicità, rappresenta una parte importante della storia della serie in quanto la versione arcade classica rappresenta una vera e propria sfida per tutti coloro che cercano un intrattenimento difficile e appagante. La versione Revisited, invece, è una reinterpretazione moderna, con grafica aggiornata e un gameplay migliorato che garantisce una nuova prospettiva su un classico del passato. L’esperienza è sicuramente più accessibile della versione arcade, ma poter arrivare allo scontro con Dracula e poter salvare la sposa non è mai stato così avvincente. Insomma, con queste versioni di Haunted Castle, anche i giocatori di vecchia data potranno tornare indietro nel tempo e rivivere l’esperienza vissuta nel 1987. Castlevania Dominus Collection, essendo un titolo dedicato agli amanti della saga, offre anche una ricca modalità galleria, dove i giocatori possono esplorare artwork inediti, bozzetti di sviluppo, istruzioni e packaging originali. L’enciclopedia inclusa è un compendio completo ed esaustivo che contiene dati su nemici, equipaggiamenti, oggetti e altro ancora, rendendola una risorsa preziosa per chi vuole immergersi completamente nell’universo di Castlevania. Infine, il lettore musicale integrato permette di ascoltare tutte le tracce audio originali dei singoli giochi e di creare playlist personalizzate con i propri brani preferiti, un tocco di classe che aggiunge ulteriore valore alla collezione. Castlevania Dominus Collection è indubbiamente un prodotto di nicchia, destinato al novanta per cento ai fan della serie e a coloro che hanno già avuto modo di apprezzare questi giochi all’epoca della loro uscita originale. Tuttavia, l’ottimo lavoro di porting, le opzioni di personalizzazione e i contenuti aggiuntivi rendono questa collezione interessante anche per chi si avvicina alla serie per la prima volta. Va detto che, nonostante la qualità dei giochi, il peso degli anni si fa sentire. Le meccaniche di gioco, per quanto ancora solide e divertenti, possono apparire datate a un pubblico abituato a standard più moderni. Tuttavia, è proprio questa fedeltà all’originale che renderà felici i puristi, che potranno rivivere le stesse emozioni di un tempo senza compromessi. Tirando le somme, Castlevania Dominus Collection dimostra ancora una volta quanto la serie sia riuscita a lasciare il segno sui vari sistemi operativi in cui si è manifestata. Resta di certo l’amaro in bocca per la mancanza di un nuovo capitolo da ormai dieci anni, senza contare che non si ha ancora notizia di una riproposizione del memorabile Symphony of the Night al pubblico, ma i tre capitoli per Nintendo DS qui proposti sono ancora oggi favolosi da giocare. Che si voglia rivivere l’esperienza intransigente degli originali o che si preferisca utilizzare i miglioramenti di qualità della vita rappresentati dalla possibilità di riavvolgere il tempo e di salvare in ogni momento, in ogni caso Dawn of Sorrow, Portrait of Ruin e Order of Ecclesia sono capaci di garantire decine di ore di intrattenimento di altissima qualità, permettendo anche a chi non li aveva giocati negli anni 2000 di scoprire tre videogiochi che rappresentano eccellenze assolute. Provatelo, scoprite se non lo avete mai fatto l’incredibile profondità della serie e provate a battere i giochi senza gli “aiutini” per un’ esperienza indimenticabile.
Il Pc è pronto a vivere una nuova vita ed evolve nelle funzionalità. Alla conferenza Ifa 2024 di Berlino, appuntamento cardine per le innovazioni tecnologiche che vedranno l’arrivo nel corso dei prossimi mesi, il settore dei computer è pronto a vivere una nuova vita. Tutti i principali produttori, da Lenovo ad Asus, Acer, Samsung e Hp, hanno presentato nuovi modelli, uniti dal filo conduttore dell’intelligenza artificiale. Dopo gli anni della pandemia e il boom di vendite per le necessità di smart working e didattica a distanza, il particolare settore ha vissuto tempi difficili, con trimestri continui di decrescita. Il trend sta per cambiare proprio grazie alla promessa dell’intelligenza artificiale di dare agli utenti opportunità mai viste di produzione di contenuti, soprattutto in termini di velocità e creatività. Nelle previsioni di fine giugno, gli analisti di Canalys hanno affermato di aspettarsi spedizioni dei cosiddetti ‘Ai Pc’ in aumento del 44% dal 2024 al 2028. Si passerà, stando ai numeri, da circa 48 milioni di computer venduti quest’anno a oltre 100 milioni nel 2025 e più di 205 milioni entro il 2028. In quattro anni, quasi 7 computer comprati su 10 avranno un hardware capace di eseguire calcoli di intelligenza artificiale. Non a caso, i fornitori di semiconduttori come Intel, Amd e Qualcomm, sono in una corsa serrata per sviluppare chip ottimizzati, non solo dal punto di vista delle prestazioni ma anche del consumo energetico, una delle principali preoccupazioni quando si tratta di applicare l’IA a processi quotidiani. E dietro l’angolo c’è Apple che il 9 settembre svela la nuova linea di iPhone, che ha già lanciato la sua Apple Intelligence ancora esclusa dai Paesi dell’Unione Europea, in attesa che la tecnologia si conformi alle stringenti richieste del Digital Markets Act continentale in termini di privacy e condivisione dei dati. Nei giorni di Ifa, dopo il lancio del Samsung Galaxy Book 4 Edge da 15 pollici con chip Snapdragon X Plus a 8 core, Asus ha tolto il velo ai portatili Zenbook, Vivobook, ExpertBook e Nuc Mini Pc, con processori Intel Core Ultra 9 (Serie 2). Tutti Copilot Pc+, certificati per poter sfruttare al massimo il chatbot di Windows 11, un po’ la contrapposizione di ChatGpt e Google Gemini sugli smartphone. In Germania, Acer ha risposto con gli Swift Go 14 Ai e Swift 14 Ai, disponibili anche con processori Amd, mentre Lenovo prosegue con i prototipi che anticipano il futuro. Se a febbraio, durante il Mobile World Congress, il marchio aveva puntato su un modello di notebook “trasparente”, con uno schermo in grado di mostrare l’ambiente circostante da spento, questa volta è toccato all’Auto Twist Ai PC. Si tratta di un notebook sperimentale, la cui vendita non è prevista al momento, con una cerniera motorizzata, pensato per seguire l’utente mentre si muove in una stanza o su un palco. Ancora una volta, l’intelligenza artificiale è protagonista, per la possibilità di rispondere ai comandi vocali di chi sta dinanzi, così da chiudere o aprire il coperchio e trasformarsi in un tablet, girando il pannello di 360 gradi per piegarlo sul dorso. Un formato che apre a interessanti riflessioni per il futuro, quando i computer potranno diventare delle interfacce più complete con cui interagire, anche in maniera naturale, magari facendo a meno degli elementi che ne hanno fatto la storia, dal mouse alla tastiera.
Nobody Wants to Die, titolo sviluppato da Critical Hit Games disponibile su Pc, Xbox e PlayStation, è un’avventura di stampo noir ambientata nella città di New York del 2329. Protagonista dell’avventura è il detective James Karra che si trova a dover indagare su una serie di misteriosi omicidi. Il poliziotto però non è solo, ma dovrà affrontare le indagini assieme alla giovane collega Sara Kai, suo braccio destro nonché personaggio fondamentale nel corso della storia. Fin dai primi passi mossi in questo thriller decisamente molto curato per quanto riguarda l’aspetto grafico, siamo rimasti affascinati dall’atmosfera da detective story in stile Blade Runner, dove però il focus devia totalmente dalle dinamiche di combattimento che ci si aspetterebbe. Nel corso di tutta la durata di Nobody Wants to Die, infatti, non si incontrerà alcuna sequenza di combattimento. Un vero peccato perché a nostro avviso qualche sparatoria avrebbe sicuramente messo più pepe al tutto. Come si può intuire, quindi, i cardini della produzione sono racchiusi tutti in tre elementi: storia, personaggi e ambientazione. A livello narrativo l’avventura ha inizio con il detective James Karra che torna a lavorare in polizia dopo un recente incidente in seguito al quale sembra aver avuto delle conseguenze sulla sua salute psichica. Proprio nel suo giorno di riposo viene incaricato dal suo capo di indagare sul presunto suicidio di uno degli uomini più ricchi di New York, Edward Green. L’uomo si accorgerà ben presto però che il caso affidatogli non è quel che sembra e, in compagnia della sua collega, Sarah, si troverà invischiato in un intrigo politico estremamente pericoloso e complesso.
Fra livelli che si sviluppano in verticale man mano che aumenta il tenore di vita dei cittadini, auto volanti che affollano i cieli ed enormi insegne luminose a fendere l’oscura decadenza di una metropoli in cui piove sempre o quasi, l’ambientazione di Nobody Wants to Die si ispira in maniera palese a Blade Runner ed è ovviamente un peccato che la si possa solo ammirare da lontano. Sono presenti infatti sequenze in cui il protagonista si ritrova a contemplare il profilo della sua New York e il traffico che scorre fra i palazzi, magari mentre si affaccia dallo sportello aperto della sua stessa auto volante. Tuttavia, una volta messo in moto il veicolo, l’atto di viaggiare verso una qualsiasi destinazione viene rappresentato in maniera automatica, senza la possibilità di pilotare il mezzo. Di fatto i momenti in cui viene concesso di esplorare lo scenario sono pochi e limitati, a dimostrazione di come il contorno scenografico dell’avventura sia appunto questo: un semplice sfondo, pensato per arricchire e contestualizzare un gameplay che di fatto si limita all’analisi delle scene del crimine o ai puzzle che concludono un’indagine andando a sommare i vari elementi. A livello di giocabilità, una volta giunti sulla scena del crimine si può azionare un dispositivo in grado di “riavvolgere il tempo” e rivelare elementi da approfondire e visualizzare, ricorrendo anche ad apparecchi come la fotocamera, la lampada UV e il visore a raggi X per ricostruire di volta in volta ciò che è accaduto e chi ha fatto cosa. Questa parte dell’esperienza è piacevole e molto ben coreografata, ma come detto risulta parecchio guidata. L’interfaccia del gioco, infatti, dispensa suggerimenti in continuazione, al punto che la modalità di visualizzazione teoricamente deputata a fornire dei consigli si rivela inutile. Viene detto fino a dove far scorrere il tempo, che strumento utilizzare e quando, rendendo futile persino la ruota di selezione dei dispositivi; e così anche il gameplay stesso di Nobody Wants to Die si rivela semplicemente funzionale alla narrazione e nient’altro.
L’ambientazione oscura scelta dal team polacco è di certo la componente meglio riuscita dell’intera produzione perché, al netto delle sue evidentissime ispirazioni, riesce a far emergere una discreta personalità all’interno delle suggestioni cyberpunk grazie ad un retro-futurismo datato ma efficace: l’impatto scenografico prestato da Blade Runner è qui mescolato ad un’estetica anni Quaranta, generando una dose di malinconia mista a tristezza nell’osservare auto volanti e dal design antiquato sfrecciare tra le piogge acide di una notte perenne. La colonna sonora doom jazz accompagna le elucubrazioni di un protagonista costretto a vivere per sempre nonostante la mancanza di stimoli reali, tratteggiando i confini di un universo in cui l’immortalità non è un dono, ma una condanna a vivere con i propri rimorsi. L’Unreal Engine 5 è qui utilizzato per donare un elevato grado di dettaglio ad ambientazioni contenute e ben diverse tra di loro, con un preset “Qualità” che fa sfoggio di un ray tracing corposo e di un’illuminazione efficace, mentre quello “Prestazioni” – che mantiene stabilmente i 60 fps – smorza il colpo d’occhio facendo calare la definizione e riducendo i giochi di luce. Tirando le somme possiamo dire che questo Nobody Wants to Die è nel complesso un’avventura a base narrativa caratterizzata da un’affascinante ambientazione cyberpunk, che attinge a piene mani da alcune opere piuttosto celebri, come il già citato Blade Runner, per raccontare una storia interessante e coinvolgente, costruita interamente sui due protagonisti. È vero: il gameplay si limita all’analisi delle scene del crimine e gli sviluppatori non hanno osato sconfinare, infarcendo anzi le meccaniche investigative di suggerimenti contestuali che rendono l’esperienza parecchio guidata, ma non per questo meno piacevole. Se quello che si cerca è un titolo tranquillo, con un’ambientazione molto suggestiva e che sia privo di una componente action, allora Nobody Wants to Die è il titolo che fa per voi.