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Dynasty Warriors Origins, il Romanzo dei Tre Regni rivive nel nuovo videogame della saga
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2 settimane faon

Dynasty Warriors Origins, forse non tutti sanno, non rappresenta solo il nuovissimo nonché il miglior esponente del genere “musou”. Non è solo un videogame (disponibile per Xbox, PlayStation e Pc) dove la strategia si mischia con il “button smashing” e la lotta, ma è soprattutto la trasposizione videoludica del “Romanzo dei Tre Regni”, importantissima opera di Luo Guanzhong considerata un classico della letteratura cinese. Il libro è stato scritto nel XIV secolo e narra gli eventi degli ultimi anni della dinastia Han, durante il periodo dei Tre Regni (169 d.C. – 280 d.C.), culminando con la riunificazione della Cina. Con Dynasty Warriors Origins, Omega Force ha proposto un’opera che ha seriamente ribaltato il genere su se stesso, correndo enormi rischi. Noi abbiamo completato la sua lunga campagna e, dopo averlo spolpato per benino, possiamo dichiarare senza remore che questo nuovo capitolo è a tutti gli effetti una gloriosa rinascita della saga e del genere tutto. Ma partiamo dal principio, fin dalle prime battute è bene sottolineare che la prima cosa ad essere cambiato è il lato narrativo. Questa volta, infatti, non ci si limiterà solo a vivere le vicende dei tre regni per la milionesima volta nei panni dei condottieri che ne hanno deciso le sorti, bensì si vestiranno i panni di un vagabondo privo di memoria soprannominato Ziluan. Il ragazzo, ripresa da poco conoscenza dopo un non meglio precisato evento traumatico, incontra il poderoso guerriero Guan Yu e si ritrova coinvolto nella rivolta dei turbanti gialli. Da lì scoprirà di essere parte di un antico gruppo di “guerrieri ombra” destinato a supportare l’eroe che guiderà il futuro dell’impero cinese. A differenza di quanto visto in passato il gioco infatti non solo contiene un sistema di affinità e relazioni che porta Ziluan a passare parecchio tempo con alcune delle figure storiche più importanti di quell’era, ma ha persino una campagna che si divide in tre, perché a un certo punto è necessario fare delle scelte importanti che portano i capitoli conclusivi a variare sensibilmente. In base a quanto fatto, si entra molto più nel dettaglio di certi personaggi ed eventi storici, presentando il tutto peraltro con quasi sempre il giusto mix di epicità. Nel complesso? Se avete un’interesse per la storia cinese e vi piacciono le avventure ricche di pathos, questa potrebbe essere una delle migliori in circolazione per quanto riguarda la fase iniziale dei tre regni in Cina. Se amate le storie di eroi, di condottieri, strateghi, onore e tradimenti allora questo è il gioco che stavate cercando. Il tutto ovviamente unito a battaglie spettacolari dove il protagonista funge da ago della bilancia per poter ribaltare le sorti di scontri dalle proporzioni mastodontiche.
L’elemento più importante in Dynasty Warriors origins è però rappresentato ovviamente dal gameplay, che in un musou, proprio a causa della sua natura, tende troppo spesso alla semplificazione in quanto il senso di potenza assurdo che si desidera ottenere raramente va di pari passo con un livello di sfida ben calibrato o con una discreta complessità meccanica. I musou sono, per loro natura, giochi dove le meccaniche di base sono da sempre le più immediate e accessibili possibile, le combo sono basilari e gli avversari per lo più carne da macello; aspetti sensati in tale formula, ma che danno il meglio di sé solo negli esponenti del genere che hanno il coraggio di costruire attorno a questa base qualcosa di più concreto. Dynasty Warriors Origins fa dunque proprio questo: non abbandona la semplicità – il protagonista ha a disposizione un massimo di quattro manovre attive selezionabili e combinazioni eseguibili da chiunque – eppure Omega Force ha aggiunto al minestrone ingredienti gustosi, come un valido sistema difensivo con parate perfette che influenzano lo stordimento dei nemici, schivate efficienti, manovre aeree, un comodo sistema di targeting, e ben nove armi utilizzabili, tutte dotate di meccaniche uniche piuttosto interessanti. Il sistema di focus su un ufficiale è peraltro una necessità perché in questo gioco riguarda solo gli avversari “élite” – marcatamente più agguerriti e aggressivi del solito – quindi sfidare un condottiero porta sempre a una sorta di scontro con un miniboss, dove il tempismo e l’uso di abilità efficaci è indispensabile per influenzare gli equilibri della missione. Tutto è più raffinato, divertente e impegnativo rispetto a quanto visto in passato, tanto che nel gioco vi sono persino una manciata di boss che ricordano quelli di altri action moderni. Lo scontro con Lu Bu, il guerriero più forte della Cina, è un esempio piuttosto lampante, ma non mancano le battaglie esaltanti anche al di fuori di momenti di quel tipo. Insomma, Dynasty Warriors Origins ha nel suo arco tantissime nuove frecce pronte a colpire il cuore di chi gioca. Uno degli aspetti più importanti legati alla difficoltà, fra le altre cose, è il morale degli eserciti. L’avanzamento di una battaglia e il completamento di certi obiettivi porta infatti la barra del morale a scendere o salire sensibilmente. Questo fattore è importantissimo, dato che regola in modo significativo la potenza degli avversari e l’aggressività delle truppe che li accompagnano. Già un aspetto qui reso in modo molto più sensato rispetto a molti altri musou, ad esempio, è il fatto che i soldati che circondano un condottiero possano risultare incredibilmente fastidiosi, al punto da interrompere le mosse e provocare danni seri se non li si rende inoffensivi con le dovute contromosse. Finire sotto una raffica di frecce infuocate o dentro una carica di fanti armati di picche o di cavalli e carri da guerra non è mai una cosa piacevole. L’ultima opera di Omega Force punta tutto sul campo di battaglia e su quello che accade al suo interno, e si tratta di una scelta vincente perché ha permesso agli sviluppatori di rendere realmente varie le missioni che compongono la trama. Eccezion fatta per alcuni scontri marcatamente più lineari e mossi prevalentemente da motivazioni narrative, anche in Dynasty Warriors Origins ci si trova essenzialmente a far parte di un’armata allo scopo di sconfiggere il condottiero avversario e ottenere la vittoria. Le mappe di questo nuovo capitolo sono, però, generalmente più complesse e ricche del solito, con posizioni sopraelevate, numerose basi da conquistare e una miriade di truppe e generali sia da una parte che dall’altra. Se durante uno scontro ci si muove senza senso, puntando a obiettivi poco importanti o abbandonando le proprie truppe, di rado c’è modo di recuperare: l’esercito avversario infatti non se ne sta con le mani in mano ma inizierà a farsi man mano più pericoloso per via del sistema legato al morale. Sul campo non arrivano mai grandi rinforzi (a patto che non sia previsto dalla storia), e con ogni probabilità, se non si combatte in maniera ragionata, il comandante è ben presto ad essere circondato e ucciso, portando i giocatori alla sconfitta indipendentemente dal numero di soldati o ufficiali eliminati. Qui è quindi necessario sempre leggere “il flusso” dello scontro, ascoltare attentamente le richieste di aiuto e i consigli a schermo che vengono dagli alleati, e muoversi con furbizia. In alcuni casi, poi, sarà possibile sfidare gli ufficiali nemici in un vero e proprio duello all’ultimo sangue sul campo di battaglia mentre i soldati tutti intorno fanno da spettatori, Proprio come accade nel Romanzo dei Tre Regni.
Per rendere le cose ulteriormente più stuzzicanti ed epiche, in molte missioni Omega Force ha pure inserito delle “grandi manovre” avversarie da fermare completando obiettivi a tempo, o specifiche variazioni sul tema che richiedono le abilità speciali del protagonista per essere risolte. Lo ripetiamo: Dynasty Warriors Origins ha una bella varietà, al punto da risultare molto meno ripetitivo rispetto alla maggior parte degli altri esponenti del genere nonostante abbia un singolo protagonista. Crediamo in tutta sincerità che sia il primo musou a sfruttare davvero così bene il fulcro concettuale di questo sottogenere, per rendere l’esperienza nettamente più spettacolare e interessante. Da aggiungere inoltre che man mano che si andrà avanti nella storia, più si potranno padroneggiare armi (8 in tutto) e le relative tecniche speciali. Inoltre Ziluan potrà avere al suo seguito delle truppe scelte che, una volta caricata una barra, potranno eseguire tecniche di supporto molto efficaci. Ovviamente anche queste truppe potranno perdere la vita sul campo, quindi bisognerà sempre preservarle e, laddove ce ne sia necessità, riempire nuovamente le fila del proprio manipolo di guerrieri fermandosi nelle basi conquistate. Dovendo proprio cercare una nota stonata possiamo dire che la mancanza di varietà nei personaggi è la cosa di cui si sente di più la mancanza. In pratica nel gioco è possibile utilizzare sì i condottieri storici della serie, ma solo sotto forma di compagni: dopo aver riempito a dovere la loro barra musou, e a un certo punto si potrà prenderne il controllo, devastando il campo di battaglia grazie alle loro statistiche elevate e alle poderose mosse a disposizione. Detto ciò, le mosse degli eroi sono esattamente identiche a quelle ottenibili dal protagonista per il suo arsenale; in questo gioco manca del tutto quindi l’elemento di collezionismo o secca variazione dei sistemi che rappresenta la forza di molti dei migliori esponenti del genere musou. In pratica, nel loro voler rivoluzionare le meccaniche, gli sviluppatori sono dovuti “ripartire”, perdendo quella pluralità di guerrieri e peculiarità che rappresenta in molti casi il fulcro dei musou. Un sacrificio in parte smorzato dal modo in cui la narrativa è gestita, ma troviamo comunque un peccato il fatto che il protagonista non sia particolarmente carismatico e il gioco non dia modo di personalizzarlo. Difficile invece criticare la gestione della difficoltà, nonostante ci siano alcuni sbalzi qua e là. Il gioco è seriamente più arduo di quanto si possa immaginare a difficoltà normale, ma non lo abbiamo mai trovato impossibile. Alla difficoltà massima risulta a tratti anche impegnativo, quindi, non abbiate paura, la longevità è molto alta nonostante il personaggio utilizzabile sia solo uno. Non fosse sufficiente quanto già detto, sappiate che una volta finita la campagna, si sblocca una nuova difficoltà davvero brutale, che aggiunge sfide alle missioni principali, e va chiaramente completata solo una volta potenziato a dovere il proprio alter ego. Tale livello di difficoltà richiede un sistema di potenziamento delle armi aggiuntivo e aumenta sensibilmente l’aggressività dei nemici. In poche parole, se volete una sfida, il gioco già è nettamente più impegnativo rispetto al solito, ma può diventare seriamente molto ostico. Se si considera che la campagna base dura almeno una trentina di ore ed è sensibilmente rigiocabile per via della possibilità di riavviare i bivi narrativi desiderati dopo aver finito la prima volta la storia, i contenuti per occupare un appassionato per molto tempo ci sono davvero tutti. Dynasty Warriors Origins è ad ogni modo impressionante per quanto riguarda il bellissimo comparto grafico ma soprattutto il numero di unità che viene gestito contemporaneamente: si parla di centinaia di nemici sparsi ovunque, che non sembrano pesare in alcun modo sulle prestazioni. Durante la nostra prova su Xbox Series X il gioco non ha mai subito rallentamenti o ha perso di fluidità. Davvero un risultato sorprendente. Detto ciò ci teniamo a sottolineare che il titolo è doppiato in un ottimo giapponese e inglese, ma è sottotitolato in italiano. Quindi chiunque potrà comprendere le mille sfaccettature della trama e comprendere gli eventi che si susseguono sul campo di battaglia. Le musiche poi sono favolose in quanto alcune sono del tutto nuove ed alcune altre riprendono le più famose dei vecchi capitoli ma arrangiate in maniera diversa. Tirando le somme, questo Dynasty Warriors Origins rappresenta un ottimo punto di svolta per rilanciare una saga che stava rischiando di diventare troppo banale e ripetitiva. Gameplay, longevità e combat system sono assolutamente il fulcro della produzione, ma siamo certi che anche la componente narrativa e i moltissimi dialoghi presenti faranno immergere i giocatori in un’atmosfera epica e incredibile. Il nostro consiglio? Se volete provare le emozioni di trovarvi in un’immensa battaglia campale e volete sentirvi dei guerrieri dall’inaudita potenza allora non fatevelo scappare.
GIUDIZIO GLOBALE:
Grafica: 9
Gameplay: 8,5
Longevità: 9
Sonoro: 9
VOTO FINALE: 9
Francesco Pellegrino Lise
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