Scienza e Tecnologia
EBOLA: SCOPERTO IL TALLONE D’ACHILLE
Tempo di lettura 6 minuti Le persone prive della proteina NPC1 dovute a mutazioni genetiche che sviluppano una malattia neurodegenerativa fatale chiamata malattia di Niemann-Pick sono resistenti all'Ebola
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di Cinzia Marchegiani
Bronx (NY) – Una scoperta importante indubbiamente che sembra portare luce e speranza per questa pandemia che ha in poco tempo allarmato il mondo intero, l’Ebola. Se da un lato si stanno prodigando per testare vaccini in quelle zone dove la malattia si è sviluppata e trasmessa esclusivamente per mancanza di igiene, scienziati del USAMRIID presenti in Liberia hanno confermato come le mutazioni del virus in tempo reale portino anche problemi non indifferenti anche riguardo l’impatto sulla diagnostica e terapeutica. Ciò metterebbe anche in dubbio il valore preventivo di un eventuale vaccino sviluppato da somministrare come antidoto per questa malattia contagiosa ma solo in condizioni di estrema insicurezza d’igiene e controllo. Il virus Ebola è noto per aver ucciso fino al 90 per cento delle persone che infetta. Ebola febbre emorragica, la malattia grave, di solito fatale che virus Ebola provoca negli esseri umani e non umani in primati-prima emerse nel 1976 nei villaggi lungo il fiume Ebola in Sudan e nella Repubblica Democratica del Congo, l'Africa. Il 2014 Ebola epidemia è stato il più grande nella storia, che colpisce più paesi dell'Africa occidentale. Ad oggi ci sono stati circa 27.000 i casi totali di malattia (compresi i sospetti, probabili e confermati) e più di 11.000 morti, secondo il Centers for Disease Control and Prevention. Ma per Ebola, per quanto ci siano in attivo moltissimi trials clinici, ad oggi non ci sono trattamenti approvati o vaccini.
LA CHIAVE DI VOLTA
Dalle malattie genetiche spesso vengono le soluzioni mediche e farmaceutiche più importanti, quelle chiavi di volta che la natura e l’evoluzione ha nascosto in persone malate che affrontano battaglie contro un destino incomprensibile e crudele che porta alla morte.
Ebola sembra aver trovato il suo killer proprio dallo studio di una malattie che deriva da una mutazione genetica che ha per nome la Niemann-Pick. Infatti le persone prive di una proteina detta NPC1, che sviluppano questa malattia neurodegenerativa fatale, in cui le cellule si intasano con colesterolo e alla fine muoiono, non si infettano con il virus Ebola.
La straordinarietà di questa scoperta ha portato ad affermare il Dott Chandran, che: “idealmente, la futura ricerca sugli esseri umani, sulla base di questi risultati, porterà allo sviluppo di farmaci antivirali che possono efficacemente indirizzare NPC1 e prevenire l'infezione non solo da Ebola, ma anche da altri filovirus altamente virulenti, che richiedono anche NPC1 come un recettore”.
STUDIO SU MBIO: "NIEMANN-PICK C1 È ESSENZIALE PER LA REPLICAZIONE DEL VIRUS EBOLA E LA PATOGENESI IN VIVO”
Un team internazionale tra cui scienziati di Albert Einstein College Of Medicine di Teshiva University e la US Army Medical Reasearch Institute of Infectious Diseases (USAMRIID) ha identificato il "lucchetto" molecolare che il virus Ebola mortale deve scegliere per ottenere l'ingresso nelle cellule. I risultati, realizzati nei topi, suggeriscono che i farmaci che bloccano l'ingresso di questo blocco potrebbero proteggere contro l'infezione Ebola.
SCOPERTA E MECCANISMO DEL BLOCCO INFEZIONE EBOLA
I ricercatori hanno scoperto che il virus Ebola non può infettare le cellule, a meno che prima si lega a una proteina chiamata Niemann-Pick C1 (NPC1).
Il leader del co-studio Kartik Chandran, Ph.D professore associato di microbiologia e immunologia e Harold e Muriel Block Facoltà Scholar in Virologia Einstein spiega: "Il nostro studio rivela come il NPC1 è il tallone d'Achille per infezione da virus Ebola. Topi privi di entrambe le copie del NPC1 gene, e quindi privo di proteina NPC1, erano completamente resistenti alle infezioni ".
Gli altri leader del co-studio sono Steven Walkley, DVM, PH.D, professore di Dominick P. Purpura Dipartimento di Neuroscienze, di patologia, e del Saul Korey R. Dipartimento di Neurologia a Einstein, e John M. Dye, Ph .D., Ramo Capo di Viral Immunologia presso l'US Army Medical Research Institute of Infectious Diseases.
Il virus Ebola si lega alla membrana esterna della cellula ospite, e una porzione di membrana della cellula ospite poi circonda il virus e lo intrappola, creando un endosoma (bolla di membrana all'interno della cellula). Gli endosomi portano i loro clandestini virali in profondità all'interno della cellula e poi maturano nei lisosomi (piccole strutture di enzimi che digeriscono pieno e riciclano componenti cellulari).
I virus in cattività nel lisosoma riescono a sfuggire alla distruzione sfruttando componenti della cella per entrare nel citoplasma, la sostanza tra la membrana cellulare e il nucleo in cui il virus può replicarsi. Ma le identità di molti di questi componenti sono rimasti sconosciuti.
RUOLO DELLA PROTEINA NPC1 E CONTROLLO INFEZIONE EBOLA
I ricercatori della Einstein e USAMRIID, in un precedente studio hanno, insieme con colleghi del Netherlands Cancer Institute e Harvard Medical School, hanno trovato le prove, in colture di tessuti, che Ebola sfrutta la NPC1 proteina per entrare citoplasma della cellula. La NPC1 è incorporato all'interno delle membrane cellulari, dove aiuta il colesterolo di trasporto all'interno della cellula. Le persone prive di NPC1 dovute a mutazioni genetiche di sviluppare una malattia neurodegenerativa fatale chiamata malattia di Niemann-Pick, in cui le cellule si intasano con colesterolo e alla fine muoiono.
Lo studio degli animali in corso mirava a confermare appunto se NPC1 era fondamentale pee infettività da Ebola. I ricercatori hanno sfidato sia i topi "wild type" (che hanno due copie intatte del NPC1 gene) e "topi knockout" (privi di entrambe le copie del gene) con il virus Ebola. Il dottor Walkley fa presente: "Mentre i topi wild-type ceduto alla infezione, i topi knockout erano del tutto privi di replicazione del virus e completamente protetto contro la malattia
TERAPIE POSSIBILI
Anche se un trattamento simile negli esseri umani potrebbe anche bloccare la via di trasporto del colesterolo, il professor Andrew S. Herbert, Ph.D., Senior ricercatore nel Viral Immunology Branch a USAMRIID, e co-primo autore dello studio chiarisce: "Pensiamo che i pazienti sarebbero in grado di tollerare il trattamento, che sarebbe necessaria solo per un breve periodo di tempo”.
Lo studio ha anche individuato come i "Carrier", topi con una sola copia del lavoro NPC1 (che possiedono la metà della normale dotazione di NPC1 recettori rivelati sostanzialmente) non sono totalmente resistenti alle infezioni Ebola. "Questo suggerisce che i farmaci che interferiscono con l'interazione di Ebola con NPC1, anche se alcuni virus Ebola sono in grado di entrare nelle cellule, potrebbero probabilmente ancora fornire qualche beneficio da infezione letale", ha detto il dottor Dye.
"Idealmente," il Dott Chandran, ha detto, "la futura ricerca sugli esseri umani, sulla base di questi risultati, porterà allo sviluppo di farmaci antivirali che possono efficacemente indirizzare NPC1 e prevenire l'infezione non solo da Ebola, ma anche da altri filovirus altamente virulenti, che richiedono anche NPC1 come recettore".
IL PATRIMOMIO INTRINSECO DELLE MALATTIE GENETICHE PER SCONFIGGERE QUELLE ENDEMICHE
Questo studio appena pubblicato sul giornale scientifico Mbio, spalanca scenari incredibili, e fa riflettere sulle malattie neurodegenerative che colpiscono molti bambini che hanno già un destino manifesto, quello di grandi sofferenze e morte certa. Questa scoperta di valore infinitamente grande fa comprendere come molte malattie gravi che esistono sono in realtà una fonte inesauribile di grandi tesori, che nella loro unicità e al contempo drammaticità, mettono a disposizione per gli scienziati e i ricercatori informazioni troppo importanti per la scienza medica e il progresso della stessa nel mondo. La storia della medicina mondiale ha insegnato che queste malattie genetiche , nascondono meccanismi biomolecolari che servono per sconfiggere altre malattie più endemiche… e pericolose per la popolazione. Ciò riporta la storia della malaria e della microcitemia. La malaria in Italia e in altre parti del mondo ha rappresentato un formidabile fattore di pressione selettiva sulle popolazioni umane. Tale ruolo è stato compreso solo a partire dalla fine degli anni Quaranta del Novecento, quando fu avanzata la cosiddetta “ipotesi malaria” o “ipotesi Haldane”, dal nome del genetista John B.S. Haldane che la propose nel 1949. L’ipotesi suggeriva appunto che le malattie avessero agito come fattore selettivo, contribuendo all’evoluzione del patrimonio genetico umano. Si potevano spiegare così numerosi fenomeni che fino ad allora erano rimasti misteriosi, e che vennero inquadrati negli anni successivi. In particolare, compresero i motivi della permanenza di alcune mutazioni genetiche umane che potevano risultare letali. In Italia, per esempio, la microcitemia (detta anche anemia mediterranea, un’anomalia genetica del sangue, che in condizione omozigote è letale nei primi anni di vita) era presente con frequenze anche del 20% nelle popolazioni di aree intensamente malariche come la Sardegna e il Delta del Po. Negli anni Quaranta, due medici romani, Ezio Silvestroni e Ida Bianco dimostrarono la correlazione tra talassemia e microcitemia, chiarendo che la prima è dovuta all’omozigosi del tratto genetico che in condizione eterozigote è causa della microcitemia. In precedenza, mancando le conoscenze di genetica necessarie alla diagnosi della microcitemia, ci si era solo interrogati sulla correlazione, evidente, tra talassemia e malaria. Per mezzo di un approccio genetico ed epidemiologico, con analisi statistiche su un ampio numero di individui, si riuscì a chiarire che la condizione eterozigote, rappresenta un vantaggio nelle aree ad alta endemia malarica. Per questo motivo, nel corso dei secoli la selezione naturale aveva mantenuto una frequenza piuttosto alta della mutazione microcitemica, nonostante la letalità in omozigosi.
RITA LOREFICE CASO ITALIANO DI NIEMANN-PICK
Ancora oggi la natura e l’evoluzione selettiva ha messo a disposizione materiale prezioso in bambini spesso gestiti dalle istituzioni sanitarie come casi in cui è caldamente consigliato l’eutanasia passiva, almeno in Italia. Si proprio ai bambini che hanno la Niemann-Pick, come la piccola Rita Lorefice, morta pur avendo fatto le infusioni con Stamina, che aveva dimostrato un quadro di netto miglioramento. Alla piccola Rita, morta con atroci dolori, lo Stato Italiano non gli ha concesso di continuare quelle terapie a lei dimostrate essenziali pur avendo una sentenza di un giudice che ne autorizzava il proseguimento delle stesse. Verrebbe da dire una scienza malata che garantirebbe meno sofferenza con l’eutanasia ma non una chance per vivere con dignità.
Ebola e il suo spettro di morte ha insegnato che molte cose hanno una spiegazione, come la malaria e la talassemia. Ma le memorie storiche e mediche spesso vengono sopraffatte da posizioni scientistiche che si arrogano il diritto di decidere della vita del prossimo…Chapeau!
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LEGO Harry Potter Collection, tutti gli anni racchiusi in un unico videogioco
Pubblicato
8 ore fail
5 Novembre 2024
LEGO Harry Potter Collection è una riedizione dei due videogames precedentemente usciti in due pacchetti distinti, il primo che comprende le vicende degli anni 1-4 e il secondo i fatti accaduti negli anni 5-7 dei libri della Rowling fino alla sconfitta di Lord Voldemort. Entrambi gli adattamenti in salsa LEGO, hanno già ricevuto una versione migliorata nel 2016, dove furono riproposti in un unico bundle su quella generazione di console. Ora, dopo circa otto anni – complice anche il successo di Hogwarts Legacy del 2023 e del riadattamento (in formato serie TV di HBO) in corso di sviluppo, LEGO Harry Potter: Anni 1-4 e LEGO Harry Potter: Anni 5-7 ricevono l’ennesima rimasterizzazione (realizzata da Double Eleven) per PlayStation 5, Xbox Series X/S e PC (Steam). Ma vale la pena giocare a questo titolo ancora una volta? Dal punto di vista prettamente contenutistico e funzionale,la risposta è “nì”. O meglio sì se amate Harry Potter alla follia o non avete mai giocato a questi tioli prima d’ora. No se cercate innovazione nelle meccaniche o avete già giocato ai titoli originali. Il infatti gioco presenta gli stessi e identici contenuti, la stessa interfaccia utente e la medesima giocabilità. Il gameplay infatti è caratterizzato da una serie di livelli platform di difficoltà crescente da affrontare e superare risolvendo gli enigmi ambientali e i rompicapo al loro interno per proseguire nell’area successiva e arrivando ad affrontare Lord Voldemort nella battaglia finale tra il bene e il male. Fortunatamente la produzione può contare su alcune chicche aggiuntive. Infatti, ha subito una notevole revisione visiva con colori più sgargianti, una definizione molto più elevata in 4K nativo e mappe delle ombre ad alta risoluzione. Così come lato controlli, decisamente più reattivi e coerenti con quelli che sono gli standard videoludici moderni.
Ma non finisce qui, infatti i 60 fps e l’assenza totale di bug e glitch di qualsiasi natura, fanno in modo che l’opera di “restauro” migliori decisamente l’esperienza utente complessiva di un titolo già davvero avanti rispetto ad altri similari del genere e solo per quanto detto poc’anzi, vale assolutamente la pena tornare ad Hogwarts. Il tutto è impreziosito da un mix sonoro sublime e fedele a quelle cinematografiche ma, trattandosi di un gioco piuttosto vecchiotto, non c’è alcun doppiaggio, il che potrebbe un po’ far storcere il naso ai fruitori dei titoli LEGO più recenti. Oltre ai due bundle principali, la collezione offre ai giocatori anche tutti i DLC che sono stati pubblicati successivamente. Come accaduto già all’epoca, questi non aggiungono granché n termini di gameplay, se non l’occasione di poter mettere le mani su diversi nuovi personaggi: Godric Grifondoro, Tosca Tassorosso, Salazar Serpeverde, Priscilla Corvonero, e alcune varianti dei protagonisti principali e di poter lanciare alcuni incantesimi aggiuntivi: Cantis, Densaugeo, la fattura Paperante, Melofors e Tentaclifors. Inoltre è possibile optare per la modalità multiplayer in locale cooperativo drop in/drop out per esplorare – in un vero e proprio viaggio interattivo – una miriade di ambientazioni iconiche tratte dagli amati libri e dai film. Oltre alla leggendaria Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, naturalmente, anche il Ministero della Magia, Privet Drive, Azkaban e la Foresta Proibita; insomma, piccolissimi elementi che aggiungono quel pizzico in più all’esperienza complessiva. Tirando le somme possiamo dire che l’ennesimo remaster di questa generazione porta sui nostri schermi una versione decisamente migliorata dei due classici LEGO dedicati al mondo di Harry Potter. Sebbene la struttura di gioco appaia un po’ datata rispetto ai giochi LEGO più moderni, non ci troviamo comunque di fronte a titoli troppo vetusti, e la riproduzione delle ambientazioni dei film è davvero gradevole. Tra un livello e l’altro si può esplorare una Hogwarts davvero ben riprodotta, e impegnarsi nelle tantissime attività collaterali che il gioco propone. Come al solito, quando si tratta di un gioco LEGO, raggiungere il 100% di completamento sarà una vera e propria impresa, ma questo essendo una collection piuttosto ampia siamo certi vi farà passare decine e decine di ore prima di aver scoperto ogni cosa. Parola di completisti.
GIUDIZIO GLOBALE:
Grafica: 7,5
Sonoro: 7,5
Gameplay: 8
Longevità: 9
VOTO FINALE: 8
Francesco Pellegrino Lise
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Lara, l’IA italiana che traduce e spiega il perché delle scelte
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5 Novembre 2024
Lara l’Intelligenza artificiale italiana di Translated ha uno scopo principale: superare i sistemi di traduzione automatica tradizionali, avvicinandosi alla qualità dei migliori traduttori professionisti. Con questo obiettivo l’azienda tricolore ha lanciato Lara, una nuova IA dedicata alle comunicazioni. Allenata sulla piattaforma IA di Nvidia, Lara si distingue per la capacità di spiegare le proprie scelte, sfruttando la comprensione contestuale e un ragionamento basato su più opzioni per fornire traduzioni accurate e affidabili. Negli ultimi anni, Translated, che ha le sue sedi principali a Roma e a Palo Alto in California, ha ampliato la sua offerta di traduzione automatica, passando da 62 a oltre 200 lingue supportate e sviluppando la tecnica Trust Attention, che classifica i dati di allenamento in base alla loro affidabilità, migliorando la precisione dell’IA. La combinazione di tecnologie avanzate e una rete globale di traduttori professionisti ha permesso alla società di lavorare con Airbnb, SpaceX, Uber e Glovo. Lara utilizza un set di dati unico di 25 milioni di traduzioni reali eseguite da traduttori professionisti, che include traduzioni automatiche riviste e perfezionate, raccogliendo errori, feedback e ragionamenti. Questa ricchezza di conoscenze, unita alla comprensione del contesto, permette a Lara di affinare le traduzioni e garantire un’elevata accuratezza. “Lara rappresenta un passo fondamentale nella nostra missione di consentire a tutti di comprendere ed essere compresi nella propria lingua”, ha fatto sapere Marco Trombetti, amministratore delegato di Translated. Lara è disponibile per applicazioni personali e professionali nelle principali lingue globali, con un piano per estenderla a tutte le 200 lingue supportate da Translated. In un test specifico, traduttori professionisti hanno classificato Lara come più accurata rispetto ai principali strumenti di traduzione automatica. L’IA commette meno errori e si avvicina alla “singolarità linguistica”, il momento in cui i migliori traduttori professionisti impiegheranno lo stesso tempo a rivedere una traduzione fornita dall’IA e una prodotta da colleghi umani. Translated prevede di raggiungere la singolarità linguistica nel 2025. Grazie a Translated e a Lara anche il nostro Paese può vantare un’IA veramente incredibile capace di aiutare e di migliorare la vita di tutti i giorni.
F.P.L.
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Dragon Ball: Sparking! Zero, l’ultimo picchiaduro dedicato all’universo di Akira Toriyama
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26 Ottobre 2024
Dragon Ball: Sparking! Zero è il nuovissimo videogame di Bandai Namco dedicato all’universo del maestro Akira Toriyama. Il titolo è disponibile per Pc e sulle console della famiglia Xbox e su PlayStation 5. Questo prodotto è una vera e propria lettera d’amore ai fan del manga e dell’anime in quanto debutta sul mercato con il più grande ventaglio di combattenti mai visto in un videogioco ufficiale tratto dall’anime di Toei, con oltre 182 volti tratti da tutte le saghe con protagonista Son Goku. Senza però sorprendere troppo, i contenuti della modalità per giocatore singolo si focalizzano sugli eventi di Dragon Ball Z e Dragon Ball Super, arrivando fino all’arco della Sopravvivenza dell’Universo. Al primo impatto i giocatori più affezionati al franchise possono notare che le meccaniche di gioco sono state rispolverate in gran parte dai precedenti titoli dedicati a Goku e compagni, ripristinando l’ormai onnipresente telecamera alle spalle del proprio personaggio. Inoltre gran parte delle combo disponibili, il cui parco mosse per quello che concerne i pulsanti è uguale per ogni personaggio, si risolvono nella ripetuta pressione di due soli tasti. L’evasione e la difesa dipendono dalla capacità di muoversi con il giusto tempismo e di leggere le animazioni avversarie. Come in passato, è importantissimo sapersi muovere con disinvoltura tra ambientazioni ricche di dislivelli, ostacoli distruttibili ed elementi che influiscono sulle logiche del combattimento. Proprio tali elementi di scena rendono Dragon Ball: Sparking! Zero un titolo davvero molto simile all’amatissimo anime, ma mai come adesso tali elementi erano stati trattati con tanta attenzione e cura per i dettagli. Ad esempio, spostarsi da uno scontro nei cieli di Namecc a un combattimento subacqueo influenza di molto la velocità con cui si ricarica la propria aura, una barra dalla quale dipende la possibilità di utilizzo delle due abilità offensive caratteristiche di ogni combattente. Bisogna anche considerare un indicatore a parte che si riempie lentamente con lo scorrere del tempo o inanellando offensive contro gli avversari; una volta carico, tale indicatore ricompensa il giocatore con punti abilità spendibili nell’esecuzione di tecniche di potenziamento che vanno a modificare temporaneamente le statistiche del personaggio. In alternativa, si possono ricevere bonus di altra natura, oppure cambiare forma, di fatto modificando le abilità offensive a disposizione. Questi stessi punti possono essere infine impiegati per attivare lo stato “sparking”, un potenziamento temporaneo durante il quale ogni personaggio colleziona una serie di bonus statistici che non solo lo rendono estremamente più pericoloso sul campo di battaglia, ma che gli permettono di sfoderare la devastante terza, e spettacolare, tecnica offensiva. A sentirle raccontare tutte queste cose potrebbero sembrare un crogiolo di meccaniche estremamente complesse, ma quando si è impegnati negli scontri tutto prende vita con estrema naturalezza, grazie a un ritmo dell’azione sostenuto e incalzante. Il movimento in aria e a terra non è sempre perfetto e può capitare di eseguire tecniche che non vanno a segno come ci si aspetterebbe, ma tra azioni evasive, teletrasporti e tecniche d’attacco dagli effetti coreografici stupefacenti Dragon Ball: Sparking! Zero riesce a tradurre in modo estremamente fedele e divertente l’idea di combattimento promossa dalla serie animata. L’immediatezza degli scontri fa comunque da contraltare a una complessità di gioco suggerita dalla modalità Allenamento che potrà essere toccata con mano esclusivamente sfidando degli avversari umani al di fuori della modalità storia, in quanto una volta padroneggiati i rudimenti degli scontri ci si può facilmente accorgere che sfruttando lo stato “sparking” per inanellare combo fisiche una dopo l’altra sarà estremamente semplice portare a compimento ogni sfida contro la CPU, anche al livello di difficoltà più elevato. Quindi se da principio il livello di sfida, soprattutto per i giocatori più avvezzi a questo tipo di videogames, può sembrare abbastanza semplice, è nella modalità online che il gioco mostra la sua vera natura e un livello di sfida molto alto.
Il fulcro dell’esperienza di Dragon Ball: Sparking! Zero è la modalità Battaglia, che altro non è che la Storia. Una volta selezionato uno degli otto personaggi tra Goku, Vegeta, Gohan, Piccolo, Trunks del futuro, Freezer, Black Goku e Jiren, si ripercorrono gli eventi principali legati al relativo personaggio scelto durante gli archi temporali di Dragon Ball Z e Dragon Ball Super. Naturalmente la storia di Goku è quella più corposa partendo dallo scontro con Radish fino al Torneo Del Potere, mentre altre sono più corte come quella di Black Goku e Jiren avendo avuto molto meno spazio all’interno dell’opera. Per avere il quadro completo bisogna giocare con tutti i personaggi, e la storia viene narrata attraverso un mix tra “diapositive” fisse, semi animate e cutscenes, con tanto di opzione per cambiare il “POV” in tempo reale, offrendo quindi un punto di vista inedito per alcune scene iconiche. Vedere il sacrificio di Goku contro Cell direttamente dagli occhi di Goku è sicuramente qualcosa di unico, e può essere interessante anche per chi già conosce le scene a memoria. Dragon Ball: Sparking! Zero tuttavia si spinge oltre, e in alcune battaglie soddisfacendo determinate condizioni oppure con dei bivi narrativi durante le cutscenes si possono sbloccare dei veri e propri “universi narrativi alternativi” con storie totalmente inedite. A volte si tratta di modifiche minori, ad esempio scegliendo di sfidare Radish accompagnati da Crilin invece di Piccolo, e che tornano sul “giusto binario” senza grandi ripercussioni, altre volte invece portano a diramazioni più profonde e ben diverse dalla storia che tutti conoscono proponendo dei finali alternativi. Il concetto delle storie alternative è qualcosa di molto presente in Dragon Ball: Sparking! Zero, infatti la seconda modalità principale è la Battaglia Personalizzata. Si tratta di un vero e proprio editor dove poter creare degli scontri personalizzati con personaggi, regole e perfino trama e dialoghi. Si possono quindi creare delle “mini fan-fiction” per dare vita a scontri e storie mai viste, e le potenzialità sono virtualmente infinite visto che si possono anche condividere e scaricare le opere create dalla community. Sono inoltre presenti i classici tornei e battaglie normali in cui formare team di massimo 5 personaggi e sfidare la CPU o altri giocatori sia online che in locale in split-screen, tuttavia quest’ultima modalità tuttavia ha la limitazione di avere unicamente la Stanza dello Spirito e del Tempo come scenario selezionabile. Dragon Ball: Sparking! Zero offre 12 teatri di battaglia più alcune varianti degli stessi come giorno o notte, ed oltre ad essere parecchio estesi sono, come già accennato, interamente distruttibili e reagiscono alle violente esplosioni durante i combattimenti. La Stanza dello Spirito e del Tempo è l’unico scenario che fa eccezione essendo sostanzialmente vuoto e privo di qualsiasi elemento scenografico.
Altro elemento fondamentale della produzione, sono gli scontri online. Tale tipologia di gioco è costituito da un sistema di tornei e battaglie sia libere che classificate contro altri giocatori da tutto il Mondo e rappresenta la vera sfida. Dragon Ball: Sparking! Zero, come già detto, ha un impressionante rosa composta da ben 182 personaggi al lancio (anche se molti sono semplici “varianti” dello stesso lottatore), per cui il trovare un bilanciamento è quasi impossibile, ma gli sviluppatori hanno tentato comunque di trovare una soluzione con un sistema di punti. Ogni giocatore può avere un team da massimo 15 punti, e ogni personaggio ha un punteggio in base alla sua forza. Mostri sacri come Gogeta Super Saiyan 4 o Goku Ultra Istinto costano ben 10 punti, le versioni normali di Goku e Vegeta 5 punti, mentre il simpatico Mister Satan solo 1 punto, per cui sta a a chi gioca decidere se sacrificare degli slot per avere il proprio eroe preferito in grado magari di vincere da solo oppure optare per un team più bilanciato. A questo si aggiunge la possibilità di trasformarsi o effettuare fusioni nel mezzo della battaglia, un altro aspetto molto amato dei vecchi Budokai Tenkaichi e che acquista anche un aspetto strategico in Dragon Ball: Sparking! Zero. Se ci si sente abbastanza pronti, infatti, si può scegliere di prendere le versioni base dei personaggi che costano meno punti per avere un team con più membri possibile, e una volta accumulati abbastanza Punti Abilità (che si ricaricano da soli con il tempo) si sbloccano le trasformazioni e fusioni per avere comunque i personaggi più forti e con un ulteriore boost alle statistiche rispetto al personaggio già pronto. Il rovescio della medaglia naturalmente è che accumulare i punti richiede tempo, e nel frattempo bisogna sopravvivere con personaggi più deboli con il rischio che uno venga sconfitto prima di poter arrivare alla fusione. I sopracitati Punti Abilità rappresentano solo uno dei tanti fattori da tenere in mente nel corso delle battaglie poiché danno accesso ad abilità uniche per ogni lottatore, come ad esempio buff temporanei, teletrasporti, barriere di energia e altro ancora. Si tratta di un sistema ben noto ai fan di Budokai Tenkaichi, ma come già detto il gameplay è molto simile ai precedenti capitoli. Ci si può quindi spostare liberamente nell’arena ed eseguire scatti ad alta velocità per raggiungere gli avversari lontani ed ingaggiare un combattimento ravvicinato fatto di combo, schivate e counter, oppure tentare una mossa speciale se si ha abbastanza energia caricata. L’aura è fondamentale per eseguire tutta una serie di comandi avanzati che rendono più profondo di quanto possa sembrare un sistema di combattimento all’apparenza semplice, ma che in realtà è davvero ben strutturato. A chiudere l’offerta contenutistica di Dragon Ball: Sparking Zero sono un’Enciclopedia dove osservare i modelli di ogni lottatore con informazioni e curiosità, le Missioni di Zeno per guadagnare premi e Sfere del Drago con cui ottenere ulteriori ricompense e lo Shop dove usare gli Zeni guadagnati per comprare costumi con cui personalizzare i personaggi, capsule con cui potenziare le statistiche, componenti estetici per il profilo e personaggi con cui ampliare il roster. A livello Grafico e tecnico, il titolo utilizza a dovere l’Unreal Engine 5 con colori brillantissimi e un uso quasi esagerato di effetti particellari che rendono le esplosioni di energia un vero e proprio spettacolo per gli occhi. Inoltre i 60 fps rendono l’azione di gioco fluida nonostante la frenesia e la velocità delle battaglie. Non mancano tuttavia alcuni piccoli cali di frame rate quando si sovrappongono troppe esplosioni o elementi dello scenario che si distruggono, ma nulla che vada ad intaccare in maniera grave l’esperienza di gioco. Come sempre il doppiaggio è disponibile in giapponese e inglese, mentre i sottotitoli sono localizzati in italiano. Tirando le somme possiamo dire che Dragon Ball: Sparking! Zero è il degno successore della trilogia di titoli Budokai Tenkaichi apprezzati su PS2 e Nintendo Wii, e un videogioco sicuramente consigliabile agli appassionati della serie. L’estrema immediatezza del sistema di scontri, e il gigantesco ventaglio di combattenti a disposizione non può che consacrarlo come uno dei più ambiziosi adattamenti della serie animata di Toei Animation. Il nostro consiglio è sicuramente di giocarlo e rigiocarlo in quanto è veramente uno spettacolo per gli occhi e per i sensi.
GIUDIZIO GLOBALE:
Grafica: 9
Sonoro: 9
Gameplay: 9
Longevità: 8,5
VOTO FINALE: 9
Francesco Pellegrino Lise
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