ECCO COME ACCOGLIAMO GLI IMMIGRATI A MARSALA

Angelo Barraco
 
Marsala –  Impauriti, confusi e stanchi; così arrivano gli immigrati che sbarcano nelle coste siciliane, dopo aver attraversato il mare impetuoso e dopo aver visto morire in mare amici e compagni di viaggio. E’ così che sono i viaggi della speranza, viaggi lunghi che partono da paesi in cui la guerra fa da padrona e la vita è costantemente un dubbio e la morte è l’unica certezza. Attraversano il deserto, fanno lunghi tragitti a piedi, molti muoiono, vengono rapiti, vengono tenuti prigionieri, torturati e violentati e devono chiedere soldi a loro cari per essere liberati. Tutto ciò per raggiungere la Libia, per salire su una barca fatiscente che li dovrebbe portare dalle coste libiche alla Sicilia. Ultimamente i flussi migratori si sono intensificati e i morti in mare sono stati tantissimi. Gli immigrati vengono soccorsi e portati nei centri di accoglienza che hanno il compito di identificarli, visitarli e lasciarli in “stand-by” in attesa dei documenti per la regolarizzazione.
 
I centri di accoglienza. A Marsala vi sono diversi centri di accoglienza, che si trovano collocati sia vicino al centro città, sia in periferia. Il problema è che spesso gli immigrati ospitati si ribellano per la situazione in cui si trovano, poiché vivere in tanti e nell’oblio spesso porta anche ad uno stato di stress psicologico molto alto, stress che si aggiunge a quello pregresso vissuto dai migranti subito durante il viaggio. A Marsala il 17 marzo del 2015, 15 extracomunitari ospitati presso l’Hotel Concorse, si sono presentati presso il commissariato di Marsala e hanno denunciato lo stato di abbandono. I migranti si sono lamentati anche per un’altra struttura, l’Hotel Acos che li ospita, dove hanno riscontrato lo stesso problema aggiungendo che il cibo non era buono e l’invasione di zanzare all’interno delle stanze. Abbiamo provato a chiamare un altro centro d’accoglienza per avere delle risposte in merito alla situazione attuale degli immigrati ospitati, ma c’è stata reticenza e non abbiamo avuto risposta e chiarezza. Il problema maggiore è che questi ragazzi, a causa della mancanza di documenti, non lavorano e non fanno nulla tutto il giorno. La popolazione marsalese spesso li accetta e capisce il problema –una minima parte- spesso invece punta il dito su di loro, incolpandoli di rubare il lavoro. In realtà queste persone non rubano niente a nessuno, sono persone che scappano alla guerra e alla morte e chiedono di poter vivere una vita normale e dignitosa, senza alzarsi la mattina e avere il timore di morire. Sono spesso e volentieri persone che vorrebbero lavorare in modo regolare, senza rubare nulla a nessuno. Se lo stato italiano fosse più veloce nel processo di regolarizzazione di queste persone, avremmo permessi di soggiorno in tempi brevi e costoro potrebbero lavorare, pagare le tasse e contribuire all’economia del nostro paese.