Egitto: pescherecci liberati, "stanno benissimo, sono stati trattati bene, non hanno subito alcun tipo di azione illecita"

di Angelo Barraco – Paolino Canzoneri

Mazara del Vallo (TP) – I due pescherecci mazaresi "Giulia PG" e "Ghibli I"sono stati liberati a seguito del loro sequestro da uomini della Marina Militare egiziana che li avevano condotti a tarda sera nel porto di Alessandria d'Egitto. I pescherecci italiani erano intenti in una consueta battuta di pesca in acque internazionali a circa 26 e 28 miglia dalle coste d'Egitto. La conferma viene dal Distretto della pesca di Mazara tenutasi in costante contatto con il ministero degli Affari esteri e l'assessore regionale Antonello Cracolici che hanno seguito e seguono la vicenda insieme al comparto diplomatico. Dalle carte nautiche non sembra esserci stata nessuna violazione di navigazione e i due pescherecci sembra abbiano mantenuto la loro presenza in acque internazionali. La Farnesina conferma che i due pescherecci sono diretti in mare aperto per continuare la loro pesca nel Mediterraneo grazie al pronto intervento della nostra ambasciata a Il Cairo. Al momento del sequestro i militari hanno lasciato a bordo il comandante e il macchinista del peschereccio trasbordando il resto dell'equipaggio, composto da 14 membri composti da 4 mazalesi e tre tunisini per perschereccio, a bordo della motovedetta militare. La vicenda è seguita con apprensione dagli armatori Domenico Asaro e Lumifa che sono in contatto con i comandanti Faro Li Cavoli e Michele Gennaro. Nello specifico il primo dei due perscherecci fermato intorno alle 23 è stato il "Giulia PG" mentre l'altro all'incirca intorno la mezzanotte, in entrambi i casi non sono stati segnalati momenti di tensione o di resistenza al sequestro delle guardie della Marina Militare egiziana. Il "Giulia PG" aveva lasciato il porto di Mazara tra il 15 e il 16 Ottobre mentre il "Ghibli I" era partito da Siracusa appena sabato scorso. La vicenda è stata oltremodo seguita con attenzione anche da parte della Centrale Operatica della Guardia Costiera di Roma e dal comando di Palermo. Il "Ghibli I" nel 2012 aveva già subito un sequestro lampo dalle guardie egiziane mentre il "Giulia PG." nell'ottobre del 2013 era stato bloccato in mare aperto a 40 miglia dalle coste di Cirene nel nord Africa da miliziani di Bengasi, sequestro che costrinse l'armatore a sostenere due processi e pagare un ingente ricatto per il rilascio del peschereccio; mentre 6 anni fa i due perscherecci erano stati protagonisti di un complesso salvataggio di circa 700 migranti a bordo di due barconi alla deriva a largo di Lampedusa in una notte con il mare in tempesta. L'armatore Domenico Asaro pur parlando di incubo che si ripete ancora una volta ha commentato ottimisticamente: "C'e' apprensione, ma confidiamo nella diplomazia italiana". Il presidente del Distretto della Pesca di Mazara del Vallo Giovanni Tumbiolo ha prontamente avvisato la stampa: "Abbiamo attivato l'intera filiera diplomatica e stiamo seguendo cio' che sta accadendo il relazione al fermo". Non è certamente il primo caso poiché nel mese di ottobre due pescherecci di Mazara del Vallo sono stati fermati da una motovedetta libica in acque internazionali, a 40 miglia dalla Libia, andando a ritroso nel tempo e nella memoria storia, le vicende analoghe a quelle sopracitate emergono. In merito all’ultima vicenda che ha coinvolto sue pescherecci di Mazara del Vallo abbiamo voluto ulteriormente fare chiarezza su quanto accaduto e approfondire, abbiamo quindi parlato con la Capitaneria di Porto e ci hanno spiegano che non appena hanno appreso la notizia hanno mantenuto i rapporti con gli armatori, con le famiglie, con i marittimi. Ci hanno spiegato che la vicenda è stata vissuta con molta apprensione perché non è la prima volta che i pescherecci mazaresi vengono sottoposti a controllo di questo tipo da parte dei paesi del Nord Africa, perché quanto riguarda l’Egitto è la prima volta. Situazioni simili sono state gi vissute con Libia e Tunisia e ci spiegano che “per quanto riguarda l’Egitto è una situazione differente rispetto alla Libia perché la Libia rivendica delle acque territoriali molto più estese rispetto a quelle che sono previste dalle norme. Per loro le acque territoriali appartenenti alla Libia sono estese per circa 72 miglia mentre in realtà questo non è riconosciuto dalla comunità internazionale e mentre un peschereccio naviga perfettamente a 12 miglia dalla Libia svolge un’attività legittima, per i libici no. Per cui si innescano questi meccanismi di rivendicare gli spazi marittimi che sono posti a contenzioso”. Abbiamo chiesto inoltre se gli uomini a bordo dei pescherecci stanno bene e ci hanno riferito che “stanno benissimo, sono stati trattati bene, non hanno subito alcun tipo di azione illecita e adesso, non essendo rientrato ancora il peschereccio, non abbiamo ancora svolto quelle attività d’inchiesta previste dalle norme ma non sono rientrati e non abbiamo ancora approfondito questo aspetto”