ELENA CESTE:GIUDIZIO IMMEDIATO PER MICHELE BUONINCONTI

di Angelo Barraco
 
Asti – Il Gip, Giacomo Marson, ritiene sufficiente la mole di prove raccolte a carico di Michele Buoninconti, indagato per aver cagionato la morte e per aver occultato il cadavere della moglie Elena Ceste. E’ stato deciso il Giudizio immediato ed è stata fissata per il 1 luglio la prima udienza in corte d’Assise. Michele Buoninconti è difeso dagli avvocati Chiara Girola e Massimo Tortoroglio che hanno adesso ben 15 giorni di tempo per chiede il rito abbreviato, che potrebbe portare all’indagato uno sconto di 1/3 della pena. 
 
Motta di Costigliole D’Asti, pochi abitanti che si conoscono tutti. Sono le 08:15 del 24 gennaio, Elena è solita accompagnare i figli a scuola ma quella mattina non si sente bene e chiede al marito di accompagnarli. Alle 08.35 il marito, Michele Buoninconti, rientra a casa e trova vicino il cancello i vestiti di Elena e gli occhiali dalla quale la donna non si separava mai perché miope e sul tavolo trova la fede nuziale. Elena sparisce, da qui inizia un mistero fitto. Elena sparisce in venti minuti, stando al raccondo del marito, un spazio temporale oggettivamente scarso. Una donna nuda si sarebbe notata subito e invece nessuno vede Elena nuda camminare per strada. Il marito, appena tornato a casa e dopo aver visto quei vestiti per terra si allarma perché per lui è una vergogna che una donna cammini nuda per strada e allora si mette alla ricerca della donna ma non trova nulla. Il marito dichiara che la donna, la sera prima della scomparsa era agitata, e il marito, dopo aver chiesto quale fosse il problema, la donna rispose di aver combinato un guaio e di essere sulla bocca di tutti stupendosi di come il marito non fosse a conoscenza di tale cosa.
Il marito dichiara anche che Elena quella notte gli fece leggere degli sms che la donna avrebbe ricevuto da altri uomini, Michele dichiara anche che la donna chiese a lui di non mandare i figli a scuola perché pensava che fossero a rischio e che qualcuno li avrebbe presi.

Durante le prime indagini salta fuori la vita di Elena attraverso i social network. Michele, durante la prima fase delle indagini punta subito il dito su due persone, accusandole di essere coloro che importunavano Elena e quindi di essere stati loro ad averla istigata all’allontanamento. Vengono verificate le posizioni di queste persone e risulta che queste due persone hanno un alibi e non possono essere loro.
Vengono analizzati dalla polizia scientifica i vestiti che Michele dice di aver trovato vicino al cancello, ma su di essi non vi è traccia alcuna di esposizione all’atmosfera ergo quei vestiti non sono mai stati lì fuori poiché se fossero stati fuori ci sarebbero stati elementi scientifici che avrebbero supportato questa tesi. I racconti di Michele appaiono confusi, strani e spesso alquanto sospetti. 
 
Il cadavere di Elena Ceste è stato rinvenuto in data 23/10/2014 all’interno di un canale di scolo che dista 2 Km di distanza da casa sua. La causa della morte è probabilmente l’asfissia. I medici scrivono: “lo stadio evolutivo del processo trasformativo cadaverico è coerente con l'epoca della scomparsa della donna, si può ritenere che il corpo della Ceste sia sempre rimasto nel luogo ove furono rinvenuti i resti. Si deve altresì affermare che il corpo pervenne nel luogo in cui ne furono ritrovati i resti completamente nudo” continuano dicendo “l'autopsia non esclude che l'intero corpo fosse immune da lesioni da arma da taglio o da fuoco, anche se tale ipotesi deve ritenersi malsicura, si affaccia, più probabile, l'ipotesi di una morte per asfissia”. 

Viene effettuato un altro sopralluogo dopo il ritrovamento del cadavere, e viene ritrovato un telo, classico telo utilizzato nelle serre. Il telo si trovava poco distante dal luogo di rinvenimento del cadavere e si iniziano ad avvalorare le prime ipotesi: e se il telo in questione fosse stato utilizzato per trasportare il corpo?
Le varie ricerche hanno portato a rinvenimenti ossei sparsi e c’è la probabilità che nei prossimi giorni, durante le ricerche che si stanno svolgendo, vengano fuori altri reperti ossei. 
Ma come è morta Elena? L’acqua del canale di scolo era alta pochi centimetri al momento del ritrovamento, la condotta, lunga tre metri, passa sotto la ferrovia. La scoperta non è avvenuta ad opera dei carabinieri ma è avvenuta in modo estremamente casuale da un dipendente del comune.
Quel canale non veniva pulito da anni e invece gli altri canali erano stati puliti, quindi soltanto chi conosceva quella zona, avvalorando l’ipotesi dell’omicidio, avrebbe potuto portare il corpo lì per via di una conoscenza logistica. Il cadavere è stato trovato con il volto riverso nel fango e privo di indumenti, ma Elena poteva percorrere quella strada a piedi per poi morire lì? Chi ha ispezionato la zona ha detto chiaramente che il livello dell’acqua era molto basso quindi l’ipotesi del suicidio crolla come un castello di carta.
 
Il 29 gennaio 2015, I carabinieri di Asti hanno arresto Michele Buoninconti, marito di Elena Ceste. L’accusa è omicidio volontario premeditato e occultamento di cadavere. L’arresto è avvenuto su ordine del gip di Asti Giacomo Marson che ha accolto la richiesta del PM Laura Deodato. Michele Buoninconti si dichiara innocente dal carcere e dice di non essere stato lui ad uccidere la moglie ed invita gli inquirenti a cercare il vero colpevole. I suoi avvocati, Chiara Girala e Alberto Masoero hanno chiesto la scarcerazione del loro assistito. Emergono dalla procura dei ritagli di intercettazione, come quando parla con i figli dicendo loro: “Ero riuscito a far diventare mamma una donna, 18 anni della mia vita per recuperarla, 18 anni per raddrizzare mamma. Vai a capire che cosa ha visto”, sempre alla figlia dice: “A non ascoltare il padre si fa la fine della madre, che non ha ascoltato il padre”. Con i figli Michele usa toni ancora più forti: “Loro vogliono sentire solo questo, che tra di voi non andate d’accordo, Così uno va da una parte, uno da un’altra parte … Vi va bene vivere così, separati? E a me, perché mamma è … chissà dove, mi mettono ancora da un’altra parte. A casa nostra sai cosa ci fanno venire? Le zoccole, le straniere, a fottere! Così c’è una zoccola per ogni stanza. E la sera c’è il bordello. Perciò cercate di essere bravi tra di voi. Mi avete visto litigare con mamma?” 
 
Successivamente i suoi avvocati Chiara Girala e Alberto Masoero hanno chiesto la scarcerazione del loro assistito in quanto ritennero eccessiva la misura cautelare attuata nei riguardi del Buoninconti. Il Gip Giacomo Marson, invece, ha respinto tale richiesta. I quattro figli sono stati affidati ai nonni materni dal Tribunale dei Minori di Torino che ha imposto il divieto assoluto di vedere il padre. E’ stata avanzata un ulteriore richiesta di scarcerazione ma è stata respinta, a è il Tribunale del Riesame che ha respinto la richiesta di scarcerazione avanzata dagli avvocati dell’uomo. Il Gip che ha respinto la richiesta, Giacomo Marson, ha spiegato in 80 pagine di provvedimento quali sono stati i motivi che hanno indotto Michele ad uccidere Elena. Il Tribunale del Riesame ha respinto la richiesta di scarcerazione per Michele, ma il Tribunale esclude l’aggravante della premeditazione, quindi si sarebbe trattato di un omicidio d’impeto. Gli avvocati di Michele Buoninconti, a seguito di questa notizia, affermano che aspettano le motivazioni del Riesame ma se i giudici hanno escluso la premeditazione, la posizione del loro assistito si alleggerisce.
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