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Scienza e Tecnologia

Enotria: The Last Song, il “souls-like” italiano arriva anche su Xbox Series X/S

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Enotria: The Last Song, videogioco sviluppato dal team italiano Jyamma Games, è finalmente approdato anche su Xbox series X/S a distanza di pochi mesi dall’uscita su PS5 e PC. Il tanto atteso souls-like “tricolore” è ambientato nel reame di Enotria, dichiaratamente ispirato ai panorami della nostra bella penisola, e offre elementi di gioco estremamente curati nonché un fascino estetico assolutamente fantastico. Nel gioco si vestono i panni del “senza maschera”, un personaggio dal passato misterioso che, per motivazioni all’inizio oscure, si risveglia in un regno generato dalla musica nel quale gli uomini, per celebrare il mistero della creazione, inventarono le arti da cui presero poi vita Dei e leggende. Le divinità generate dagli esseri umani però erano tutt’altro che perfette e proprio come i loro creatori erano vittime di impulsi oscuri. L’umanità si ribellò, scoprendo di poter sfruttare il potere delle arti per piegare la realtà a piacimento. Fu così che alcuni individui dotati di particolari abilità, conosciuti come gli Autori, crearono il “Canovaccio”, una versione alterata della realtà nella quale riversarono la loro visione di una società perfetta. Il mondo di Enotria finì così per rimanere imprigionato per sempre in questa “sceneggiatura”, e con esso anche i suoi abitanti, costretti a indossare una maschera e ad impersonare gli stessi ruoli all’infinito. Ed è proprio qui che entra in ballo il protagonista del gioco, che in quanto “senza maschera” sembra poter sfuggire alla maledizione del Canovaccio e che, sotto la guida di Pulcinella, intraprende un pericoloso e difficile viaggio attraverso le tre regioni che compongono il reame di Enotria per scoprire i retroscena della sua genesi, affrontare gli Autori e interrompere, se possibile, il ciclo eterno che tiene imprigionati tutti gli abitanti in questo orribile limbo. Un viaggio che, nelle circa 25/30 ore necessarie per raggiungere i titoli di coda pur senza raggiungere il 100% di completamento, propone ai giocatori tutti gli elementi chiave del genere souls-like, declinati però con alcune particolari differenze e impreziositi dall’inizio alla fine dal fascino e dalla profondità del folklore italiano, che non si limita solamente a fare da contorno alle ambientazioni e il design generale del gioco ma fornisce le basi per una trama affascinante e ricca di colpi di scena, per buona parte raccontata attraverso gli ambienti e la descrizione degli oggetti, come da tradizione del genere a cui appartiene questa fantastica produzione.

A livello di giocabilità, Enotria: The Last Song si presenta al pubblico come un souls-like estremamente tradizionale sotto quasi tutti i punti di vista. Una volta avviato il gioco e superato il filmato introduttivo ci si trova per le mani un action-rpg in terza persona basato su un combat-system che si basa su quattro punti fondamentali, ovvero attacchi pesanti, attacchi veloci, schivate e parate. La maggior parte del gameplay, proprio come i titoli più famosi del genere, ruota attorno alla gestione della stamina, che permette al “senza maschera” di effettuare tutte le azioni, in primis attacchi e schivate. La stamina ovviamente può essere lentamente erosa negli avversari, così da renderli temporaneamente indifesi e infliggere ingenti ferite con specifici attacchi. Si tratta di una dinamica fondamentale, specie per quanto riguarda le parate perfette, e che trova ampio spazio nelle immancabili boss fight. Alle quattro azioni fondamentali sopra citate si affiancano poi la possibilità di correre, saltare e usare oggetti di vario tipo, sia attraverso l’inventario rapido sia navigando tra i menù presenti nel gioco. A differenziare Enotria: The Last Song dagli altri esponenti del genere è la meccanica dei Corredi, che di fatto cancella la scelta iniziale della classe da impersonare con il protagonista e rende estremamente più dinamico lo sviluppo del personaggio. Nel gioco è infatti possibile raccogliere ed equipaggiare un’ampia gamma di Maschere, alle quali corrisponde non solo un costume ma anche un preset di 5 attributi conosciuti come Virtù. Le Maschere possono poi essere ulteriormente personalizzate equipaggiando un Aspetto, così da cambiare gli attributi di base, e soprattutto possono avere fino a un massimo di 6 benefici, ovvero bonus attivi o passivi, scelti tra quelli sbloccati spendendo specifici punti in un apposito albero delle abilità chiamato il “Percorso degli Innovatori”. La somma di questi tre elementi dà vita a un Corredo, che può poi essere personalizzato con 2 armi diverse, una pietra unica in grado di fornire preziosi potenziamenti e un massimo di 4 attacchi speciali chiamati “Versi”. A donare un ulteriore livello di profondità al combat-system ci sono poi tutta una serie di effetti elementali e conseguenti status positivi/negativi interconnessi l’uno con l’altro da un classico schema di resistenze e debolezze che si applica tanto ai Versi, che nella maggior parte dei casi applicano un danno extra o assicurano un bonus derivato proprio da uno degli effetti, quanto alle armi, che possono essere infuse di volta in volta con specifici oggetti. La stessa meccanica si applica poi alle Maschere e ai nemici, che in molti casi offrono resistenze o debolezze specifiche da tenere in considerazione se si vuole sopravvivere nelle belle quanto crudeli terre di Enotria. Come avrete capito quindi, il sistema di personalizzazione e crescita davvero ben studiato per garantire una vasta gamma di varianti, ma soprattutto è reso ancora più interessante dalla possibilità di equipaggiare tre diversi Corredi contemporaneamente e di passare da uno all’altro in qualunque momento premendo un tasto. Per organizzare i vari preset è però necessario riposare presso uno dei “Nodi” presenti nel gioco, che come da tradizione del genere rivestono il ruolo di checkpoint dove salvare i propri progressi o dove rinascere dopo una sconfitta per provare a recuperare a recuperare i propri averi prima che sia troppo tardi, da punti di rotta per il sistema di viaggio rapido presente nel gioco. I nodi però sono importanti soprattutto perché fungono da luoghi dove spendere la Memoria, ovvero la valuta presente in Enotria: The Last Song, per far salire di livello il personaggio scegliendo quale delle Virtù aumentare di una unità a ogni step. In molte occasioni nei pressi dei Nodi sono presenti anche alcuni incudini da fabbro, strumenti utili per migliorare armi, versi e maschere spendendo Memoria e alcune delle materie prime conquistate durante l’esplorazione del mondo di gioco.

Parlando proprio dell’esplorazione il team di Jyamma Games ha messo su un prodotto davvero ben studiato. Il level design verticale delle ambientazioni, che si differenziano l’una dall’altra per architettura, biomi e ventaglio di nemici, ricorda sin dai primi istanti quello dei primi Dark Souls, così come la presenza di numerosi bivi, segreti e scorciatoie da sbloccare. Anche da questo punto di vista il titolo cerca però di differenziarsi dagli altri esponenti del genere proponendo alcune meccaniche uniche. Grazie alle sue abilità, il protagonista può infatti interagire con alcune specifiche porzioni delle ambientazioni per rivelare nuovi passaggi alterando temporaneamente la realtà o per raggiungere aree inaccessibili. La componente esplorativa riveste un ruolo principe per quanto riguarda la longevità del titolo. Come già detto per arrivare ai titoli di coda, seguendo solo il percorso principale, servono circa 25/30 ore, che possono diventare anche 40/50 se si decide di andare alla ricerca di tutto quello che Enotria: The Last Song ha da offrire e di sbloccare tutti i finali. Molto dipende ovviamente anche dall’abilità di chi impugna il pad e dalla modalità di gioco scelta per affrontare l’avventura. La versione del titolo approdata su Xbox porta infatti con sé tutte le aggiunte e i miglioramenti apportati dal lancio, inclusa la presenza di due differenti opzioni di difficoltà, ovvero souls-like e Storia. La prima, che era poi anche l’unica presente al lancio, rappresenta la modalità standard prevista dagli sviluppatori, mentre l’opzione Storia offre un livello di sfida più basso pensato per chi ha meno confidenza con il genere o chi, più semplicemente, vuole godersi il gioco senza la paura di morire troppo di frequente. A completare l’offerta c’è infine l’immancabile opzione New Game plus, che permette di rigiocare il titolo mantenendo i progressi e incrementando la difficoltà generale una volta conclusa l’avventura. Per dare vita ad Enotria: The Last Song, il team italiano di Jyamma Games ha deciso di affidarsi alla quinta evoluzione dell’Unreal Engine. La versione Xbox propone sia su Series X che su Series S le classiche modalità di rendering Qualità e Prestazioni, che prediligono rispettivamente la risoluzione con limite a 30fps o la fluidità a 60fps a discapito del numero di pixel a schermo. In tutti i casi è presente il supporto alla tecnologia HDR10 e al VRR a patto ovviamente di utilizzare una tv o un monitor in grado di supportarle. Per quanto riguarda il comparto audio, Enotria: The Last Song può contare su una colonna sonora originale che pesca a piene mani dal folklore e dalle musiche tradizionali italiane e su una completa localizzazione nella nostra lingua dei testi e del parlato. Tirando le somme, con Enotria: The Last Song tutti gli appassionati del genere si troveranno dinanzi a un prodotto che è stato davvero ben costruito. Un prodotto che ha preso ispirazione dai big del genere e che è arrivato con una formula tutta sua per appassionare giocatori esperti, ma anche players alle prime armi. Il nostro consiglio? Prendetelo, provatelo e spolpatelo fino all’osso. Questo è un videogioco che ha davvero moltissimo da offrire.

GIUDIZIO GLOBALE:

Grafica: 8,5

Sonoro: 8,5

Longevità: 8

Giocabilità: 9

VOTO FINALE: 8,5

Francesco Pellegrino Lise