EXPO 2015. QUALE EREDITA' CI LASCERA?

di Silvio Rossi

Milano – Centottantaquattro giorni, dal primo maggio al trentuno ottobre, in cui l’Italia ha dimostrato al mondo intero di essere un paese normale. Un paese dove i propri cittadini fanno diligentemente le file, contrariamente a quanto affermano gli stereotipi che circolano nel nostro paese e anche all’estero.
Sei mesi in cui, nonostante le perplessità iniziali, generate dai ritardi sui lavori di preparazione, e dagli scandali per le tangenti che portarono all’arresto del Direttore Generale dell’Expo, Angelo Paris, assieme ai politici Luigi Grillo, Primo Greganti e Gianstefano Frigerio, è stata fornita un’idea di efficienza italiana, e di competenza sui temi inerenti la manifestazione.

Laddove non c’era bisogno dell’esposizione per mostrare le qualità degli italiani, è sul piano dell’accoglienza. Tutti coloro che hanno raggiunto il nostro paese, sia come visitatori, sia perché impegnati nell’allestimento dei propri padiglioni, sono stati accolti con la solita fraterna umanità italiana. Africani, asiatici, gente venuta dalla fine del mondo, ha trovato all’Expo, a Milano, e più in generale nel nostro paese, una seconda casa.

Il bilancio di Expo2015, a poche ore dalla chiusura è decisamente positivo. Oltre ventuno milioni di visitatori, cinque milioni nel solo mese di ottobre, che ha visto un aumento delle presenze rispetto la media, come da italica abitudine di attendere sempre l’ultimo momento.
Ma il successo della manifestazione, che nei sei mesi di apertura è riuscita a far dimenticare i problemi precedenti all’apertura, non ha senso se limitato al contingente. Expo deve rappresentare un punto di partenza, una base comune su cui tutti devono collaborare per trovare soluzioni migliori.
I temi dell’alimentazione sostenibile, della diminuzione dei rifiuti, di un migliore sfruttamento dell’energia, che sono stati il focus milanese, devono diventare un mantra per tutti gli italiani, indipendentemente dalle convinzioni politiche, dalle differenze economiche e sociali, dall’istruzione.
Non dobbiamo dimenticare che l’Italia è il paese che ha grandissime risorse idriche, ma i suoi acquedotti disperdono circa il 40% di quanto captato dalla sorgente. E nelle case degli italiani le situazioni di spreco sono altrettante. Che nelle grandi città della penisola la raccolta differenziata arranca per affermarsi, e anche su questo aspetto Expo è stata un buon insegnamento.

Se da domani impareremo a dividere i rifiuti, a chiudere un rubinetto, a risparmiare energia, a comportarci in modo da lasciare un mondo migliore, Expo è valsa veramente qualcosa. Se tutto ciò non avviene, e riprenderemo i nostri vizi atavici, è stata solo una grande giostra durata sei mesi. Ma questo fallimento non potrà essere attribuito agli organizzatori, agli scandali, ai costi sostenuti. Sarà solo colpa nostra, che continueremo a non voler imparare le lezioni.