Scienza e Tecnologia
Fallout 76, la grande scommessa di Bethesda
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5 anni fail
Recensire un videogame sviluppato da Bethesda Softworks non è mai cosa semplice. Se poi questo titolo fa parte della saga di Fallout l’impresa diventa ancora più ardua. Ma se il gioco in questione è un prodotto che non è stato apprezzato da gran parte della critica, l’operazione diventa adir poco titanica. Abbiamo deciso di recensire Fallout 76 dopo averlo esaminato con molta attenzione, dopo aver testato pro e contro, dopo aver cercato di capire come sarebbe dovuto essere interpretato dal grande pubblico e, a distanza di quasi un mese dal lancio possiamo finalmente esprimere il nostro giudizio. Questa premessa era doverosa in quanto ciò che stiamo per raccontare è il nostro modesto punto di vista riguardo a una produzione che ha un grandissimo potenziale, ma che non è stata capita dall’utenza. Bethesda era stata chiara fin dall’inizio, Fallout 76 non è ne sarà mai Fallout 5, il motore grafico sarà lo stesso di Fallout 4, ma soprattutto questo nuovo capitolo della serie è un gioco sostanzialmente differente da quanto visto finora. Ovviamente sembra che in molti non abbiano letto o ascoltato quello che la software house aveva ripetuto nel periodo pre lancio e quindi, a nostro avviso il titolo è stato interpretato male dagli appassionati. Capiamoci bene, non stiamo assolutamente dicendo che Fallout 76 sia un gioco perfetto e privo di difetti, ma sosteniamo che non si possa dare un giudizio estremamente negativo a un prodotto che ha un numero enorme di luoghi da visitare e di cose da fare, offre la possibilità di passare centinaia di ore di gioco in compagnia degli amici, ma che soprattutto ha il coraggio di rompere uno schema che da diversi anni distingue la serie e che a lungo andare sarebbe potuto diventare monotono e ripetitivo. Ma veniamo all’analisi del gioco: Fallout 76 utilizza la sua infrastruttura da MMO e la mette completamente al servizio di una storia che in pochi riusciranno a seguire, vista la grandissima molte di cose da fare, ma che presenta alcuni spunti così interessanti da poter essere a volte paragonati a quelli del quarto capitolo. Nel gioco si vestiranno i panni di uno dei sopravvissuti del vault 76 che, a venticinque anni dall’olocausto nucleare, è chiamato ad uscire in superficie per iniziare a far tornare in vita la civiltà e tornare, quanto più possibile, alla normalità del passato prebellico. Ci si trova quindi di fronte ad un prequel dell’universo di Fallout: si tratta infatti di un titolo ambientato svariate decine di anni prima degli altri episodi della serie. Nessun Vault è ancora stato aperto sul territorio americano e quindi ci si trova ad essere i pionieri di quello che è a tutti gli effetti un nuovo mondo.
Dopo un editor praticamente identico a quello del quarto capitolo, e un breve tutorial di base in giro per il vault quasi completamente deserto, ciò che aspetta i giocatori all’esterno del rifugio nucleare è un mondo devastato, ben lontano dalla bellezza che precedeva il conflitto eabitato da aberrazioni, mutanti e creature infette, irradiate e profondamente ostili. Il compito del protagonista è quindi seguire le tracce del sovraintendente e del suo viaggio per tutto il territorio dell’Appalachia, allaricerca della verità su cosa abbia sterminato ciò che restava della vita umana in superficie. La campagna di Fallout 76 si snoda quindi tramite una serie dimissioni principali che si suddividono a loro volta in un numero enorme disotto quest, ognuna delle quali richiederà di compiere una specifica azione richiesta dal sovraintendente o da uno dei robot e terminali che si possono incontrare sul proprio cammino. E qui veniamo incontro a uno dei difetti maggiori di questo gioco, infatti, in Fallout 76 non sono presenti personaggi con cui dialogare e da cui ottenere missioni. Quest’aspetto può essere giustificato dal fatto che essendo il primo vault ad essere aperto non c’èaltra traccia della razza umana, ma comunque trattandosi di un videogame edessendo abituati a quanto visto in passato, la totale assenza degli NPC potrebbe far storcere il naso a molti. Proprio per tale motivo e per la qualità della caratterizzazione dei robot, i quali nel tempo hanno ovviato allamancanza della specie dominante replicandone comportamenti e coscienze, la prosecuzione nella campagna non nasconde un sottotesto narrativo piuttosto interessante, arrivando a sfociare nella riscoperta di quella tecnologiaatomica che è stata proprio la causa della quasi totale estinzione della razza umana. E’ innegabile un certo livello di ripetitività della gestione degliobiettivi, scritti in maniera tale da permettere al giocatore di visitare buona parte della mappa dell’Appalachia, un territorio enorme e caratterizza totalmente bene da poter essere considerato il migliore fra quelli già vistinella serie di Bethesda. Se è vero che Fallout 76 è un titolo divertente eappassionante quando viene giocato in compagnia, è altrettanto vero chel’infinita quantità di “olonastri” da ascoltare e documenti da leggere rende difficoltoso gestire la comunicazione con il proprio gruppo, portando spesso il giocatore singolo a isolarsi per poter restare in ascolto o leggere. Sottoquesto punto di vista, Bethesda non è riuscita a trovare un compromesso tale darendere l’esperienza sufficientemente fruibile sotto ogni aspetto, con la conseguenza che, si potrebbe avvertire una certa stanchezza se si sceglie diavventurarsi in Appalachia da soli, e una mancanza di approfondimento dell’universo quando si affronta il titolo in gruppo. Detto questo però èassolutamente innegabile che la trama di Fallout 76 è ben scritta e rappresenta un buon passo avanti rispetto al poco mordente di quella vista nel quarto capitolo, regalando un certo quantitativo di brividi e sorprese col passare delle ore e soprattutto per tutta l’ultima fase. Se si deciderà di approfondire il mondo di gioco, le sue premesse e ciò che porterà con il tempo all’universodi Fallout che tutti gli appassionati conoscono, il gioco riuscirà ad appassionare ed emozionare come pochi altri. Anche le missioni secondarie, divise tra semplici compiti di poco conto e vere e proprie digressioni e approfondimenti del mondo post bellico in cui ci si trova, nascondono non pochi momenti in grado di far riflettere e approfondire tutti quegli elementi chehanno spinto l’uomo a combattere contro se stesso, fino alla propria autoeliminazione. Fallout 76, proprio per la sua natura di prequel, riesce adare voce a tutta quella voglia di conoscere le origini di un universo ancorapoco esplorato, mettendo i giocatori nei panni di quegli individui che diverranno i progenitori delle personalità che sono destinati a esistere neiprecedenti titoli della serie. Al netto quindi di una problematica insita nellastruttura di gioco, la campagna e la narrazione di Fallout 76 rappresentano senzaombra di dubbio l’elemento migliore della produzione Bethesda.
Per quanto concerne il gameplay, diversamente da quantoavviene per la storia, il titolo non è assolutamente esente da problematiche.Senza dover necessariamente rimarcare ciò che abbiamo già detto, il titolo mette il giocatore nei panni di un sopravvissuto, tornato in superficie dopoventincinque anni di reclusione in un paradiso sotterraneo nel quale la vita,con tutti i limiti del caso, scorreva facile e senza troppi impedimenti. Il mondo reale invece è brutto, sporco, cattivo e tutt’altro che amichevole. Uccidere bestie mutanti, ghoul, animali radioattivi e ogni tipologia dimostruosità nata a seguito dell’olocausto nucleare, si fonda come la base perpoter sopravvivere. Per farlo ci saranno a disposizione un arsenale di armisostanzialmente infinito, che va dalle pistole costruite con materiali discarto ai fucili a pompa, quelli di assalto, le armi contundenti, armi da fuocoautomatiche, esplosive, granate e mine e persino armi basate sull’utilizzo dilaser. Insomma, per quanto riguarda gli strumenti con cui difendersi eattaccare ce n’è davvero per tutti i gusti. Diverso il discorso per quanto riguarda il feeling che queste armi regalano, la mira fa i capricci, la lentezza neimovimenti non aiuta e la quasi totale inutilità del famoso sistema S.P.A.V.(invero scelta obbligata data la sua natura totalmente online), delineano uncomparto sparatutto che non riesce neanche lontanamente a consegnare nelle manidel giocatore una risposta ai comandi fluida e divertente. Come se non bastasse, l’usura delle armi, a volte esageratamente rapida, provoca un certosenso di noia in tutti quei giocatori che non hanno intenzione di aumentare adismisura una singola specifica solo per vedere aumentare il proprio pesotrasportabile. Per quanto riguarda le armature, in Fallout 76 la gestione è generalmente simile a quella delle armi, con una miriade di possibilità evarianti, aiutate anche dai pezzi unici che si portano in dote specifici perk, ma che soffrono sempre di un’usura a volte frustrante. Questo aspetto sarebbefacile da sopperire, grazie alla possibilità di utilizzare banchi da lavoro eil proprio accampamento per lavorare su modifiche e riparazione, se non fosseche, andando avanti e sbloccando pezzi pregiati, i materiali da spendere persistemare tali pezzi diventano talmente rari da spingere il giocatore adequipaggiare parti meno performanti, piuttosto che ritrovarsi a vagare perdecine di minuti in cerca di quel componente che si nasconde chissà dove. Proprio il crafting, croce e delizia di Fallout, amplificato enormemente conl’uscita del quarto capitolo e riproposto in maniera molto simile in questo Fallout76, rappresenta uno degli aspetti emblematici della situazione attuale di Bethesda. Da un team dalle potenzialità enormi e dalle risorse pressoché infinite, risulta quantomeno anacronistico ritrovare un sistema così datato epoco congeniale. Anche la gestione delle costruzioni, ripreso anch’esso dalquarto capitolo della saga, non convince totalmente, spingendo difficilmente alla costruzione di una propria base, portando molti giocatori a piazzare queipochi elementi utili alla gestione del proprio inventario e lasciando il resto nella“scatola dei progetti”. Per quanto riguarda il sistema di crescita del personaggio, quello presente in Fallout 76 vive di una duplice natura. Se èvero che l’aumento di livello genera i classici punti abilità da spendere suuna delle famose caratteristiche S.P.E.C.I.A.L. è con le carte, veri e propri perk, che si matura la propria build. All’aumentare di livello il gioco vi regalala possibilità di aprire un pacchetto di quattro carte. All’interno si possono trovare abilità di ogni genere, ognuna legata ad una specifica caratteristica.Ogni carta ha un suo costo in base al proprio livello che va ad intaccare ipunti spesi con l’avanzamento. Ciò significa che se si sarà aumentata la”forza” al livello 5, si avranno cinque punti da spendere con lecarte in quella specifica categoria. È possibile anche fondere le carte doppione così da farle salire di livello, aumentando però di conseguenza il loro costo di schieramento. Tutto questo sistema funziona piuttosto bene, lecarte sono un’infinità e la loro interscambiabilità permette creazioni di build sempre diverse in pochi secondi. Ciò che però dà veramente fastidio è la totalemancanza di possibilità di ridistribuire i propri punti caratteristica spesi. Quindi,una volta che si sarà raggiunto il level cap, raggiunto il livello 50, sicontinuerà ad aumentare il grado e a prendere carte, ma si perderà lapossibilità di aumentare ulteriormente una delle statistiche. Pollice verso anche per quanto riguarda l’aspetto survival di Fallout 76, limitato alla necessita di bere o mangiare, che resta quindi troppo semplice e poco profondo.Per quello che concerne le attività, esse non sono un problema per il titolo, in termini di quantità.
A livello di longevità, la campagna principale si attesta infattisulla trentina di ore di gioco, e le attività secondarie sono talmente tanteche completarle tutte richiederà un lasso di tempo a dir poco enorme. Queste sono suddivise in compiti specifici, sotto quest, missioni varie ed eventi. Completare gli incarichi garantirà un buon numero di punti esperienza e tappi (la valuta di gioco), oltre che tutta una serie di oggetti unici. Lo spostamento sulla mappa è rapido, una volta scoperta una determinata zona, previo pagamento in tappi. Ciò che però denota la mancanza di esperienza delteam in un gioco del genere, è l’impossibilità di condividere le quest. Questo aspetto, anche a distanza di quasi dieci giorni, risulta l’elemento menocomprensibile del titolo di Bethesda, costringendo giocatori nella stessasquadra a proseguire costantemente insieme, pena la necessità di compiereognuno la propria quest attiva. Discorso diverso per quanto riguarda eventipubblici e raid i quali, per la loro natura pubblica, possono essere giocati datutti e trenta i partecipanti della “stanza” di gioco. Proprio i raid,generabili dopo il ritrovamento dei codici di lancio delle armi nucleari e delloro dispiegamento sulla mappa, rappresentano per definizione le attività più impegnative. Sganciare un ordigno atomico su una fenditura, luogo già di per sepiuttosto proibitivo, genererà un evento a tempo durante il quale saràrichiesto di uccidere un obiettivo particolarmente duro da abbattere, mentre cisi occupa anche di tutte le creature di contorno. Queste, ovviamente sono leattività più remunerative e in grado di permettere di ottenere l’equipaggiamento migliore. In attesa dell’inserimento delle fazioni e di nuovi contenuti endgame, Fallout 76 rappresenta comunque già oggi un titolo estremamente divertente in gruppo, che è poi esattamente ciò che vuole essere. In Fallout 76i giocatori che si trovano nella stanza possono decidere anche di combattere fra loro, ma è evidente che Bethesda non ha alcuna intenzione di incentrare il proprio titolo sullo scontro tra giocatori, ma anzi vuole spingerli alla collaborazione, per tenere fede all’obiettivo della spedizione in superficie. Anche la gestione di questa meccanica risulta piuttosto particolare. Sia per quanto riguarda l’impossibilità di attaccare gli altri giocatori, che se nonrispondono al fuoco non ricevono praticamente danno, sia per la totaleinutilità dell’uccisione degli stessi. Anche in questo, Fallout 76 è un titoloatipico. Morire non comporterà altro che la perdita dei propri materiali, senzamalus particolari, rendendo poco interessanti gli scontri fra giocatori. Bethesda ha però già specificato che eventi totalmente dedicati al PVParriveranno nelle prossime settimane, quindi per gli amanti del pvp non restaaltro che aspettare. Ma veniamo alla vera nota dolente della produzione Bethesda, il motore grafico. Così come già Fallout 4 risultava vecchio e scarnotre anni fa, 76 non fa che esasperare questa sensazione, al punto da renderloquasi difficile da accettare nell’ambito dei titoli tripla A. Le texture sono scarne,la qualità delle ombre è a dir poco “antica”, le animazioni piuttosto legnose etutti questi elementi mal si sposano a scelte artistiche molto interessanti.Come se non bastasse, la quantità di glitch e bug che il gioco propone sono adir poco innumerevoli, e anche dopo la corposissima patch rilasciata qualchegiorno dopo il lancio, essi continuano ad affliggere il titolo, sia su Pc chesu Ps4 e Xbox One. Tirando le somme, dopo un mese di gioco, in tutta onestà nonci sentiamo di dire che Fallout 76 è un brutto gioco o un prodotto ingiocabile. Contrariamente alla grandissima moltitudine di haters, youtubers e giocatoridelusi, noi non riteniamo giusto schierarci contro una produzione che ha unpotenziale enorme e che nel tempo può solo che migliorare. Certo, moltissimidei difetti presenti in game potevano essere risolti, magari anche ritardandoil lancio del gioco, ma comunque il titolo nel complesso è comunque un prodottoche riesce a divertire e, se si riesce ad andare oltre i bug e i glitch, a dareanche grandi soddisfazioni. Se siete disposti a sopportare tutto questo, asperare che nei prossimi mesi Bethesda corra ai ripari, ma soprattutto se sietedisposti a passare ore ed ore in Appalachia per ricostruire il genere umano siada soli che in compagnia, allora Fallout 76 è un gioco che non dovete ignorare.Se invece vi aspettate un gioco perfetto, avete poca pazienza e non sopportatela presenza di elementi che possono far storcere il naso allora è meglio navigare verso altri lidi.
GIUDIZIO GLOBALE:
Grafica: 7
Sonoro: 8
Gameplay: 7
Longevità: 8
VOTO FINALE: 7,5
Francesco Pellegrino Lise
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Scienza e Tecnologia
Unicorn Overlord, il videogame strategico-tattico che lascia a bocca aperta
Pubblicato
2 giorni fail
17 Marzo 2024
Unicorn Overlord è un gioco di ruolo strategico dalle qualità a dir poco sensazionali, è un videogioco da giocare tutto d’un fiato che regala un approccio estetico splendido e una giocabilità a dir poco pazzesca. Andiamo a scoprire tutte le qualità di questa perla sviluppata da Vanillaware per pc, Xbox, PlayStation e Switch. La storia è ambientata in un universo medioevale soggiogato da un tiranno arrivato al potere a spese della legittima regina a cui aveva prestato giuramento. Spinto da ragioni oscure per buona parte della campagna, il generale Valmore, un tempo uno dei più prodi difensori della corona di Cornia, si rivolta contro il vessillo che ha portato fieramente in centinaia di battaglie, conducendo decine di ribelli alle porte del castello della famiglia reale in una notte buia e tempestosa. Sorpresa dal tradimento di uno dei suoi comandanti più fedeli e messa alle strette dalla schiacciante inferiorità numerica, la regina guerriera Ilenia non ha altra scelta se non quella di scendere in battaglia ella stessa, sorretta solamente da un manipolo di uomini, i più fedeli della sua guardia personale. Nonostante il tragico esito dello scontro sia fin da subito chiaro, la coraggiosa regina si lancia contro Valmore e la sua manica di congiurati, nella speranza di guadagnare il tempo sufficiente per permettere al fido Josef, cavaliere e prima lancia del regno, di portare il salvo il giovane principe Alain. I due riescono a fuggire con l’aiuto delle tenebre e del rapido destriero di ser Josef e, dopo una dissolvenza a nero sulla notte del tradimento, la storia riprende proprio da uno scorcio di vita quotidiana di un maturato Alain, che si addestra con la spada ed un compagno d’armi su una ridente spiaggia dell’isola di Palevia. Quest’ultima è tra le poche ad essere sfuggita alla morsa di Valmore, autoproclamatosi Imperatore e adesso a capo di tutti e cinque i regni del continente di Fevrith. In Unicorn Overlord i temi trattati sono maturi, la caratterizzazione dei personaggi di buonissima fattura e la guerra viene dipinta in maniera credibile. Ben presto, sulle spalle del giovane Alain graverà il pesante fardello di compiere scelte estremamente difficili, tra nemici a cui mostrare clemenza o mano ferma, villaggi che chiedono aiuto e antichi alleati da affrontare sul campo di battaglia. La cosa bella di Unicorn Overlord è la possibilità di reclutare oltre 60 personaggi unici che vestono i panni di comandanti alleati sul campo di battaglia, ma la cosa più interessante è che ognuno di essi ha una storia e delle motivazioni che li spingono a scendere in battaglia al fianco del protagonista. Proprio per tale ragione il gioco tende a premiare i giocatori più curiosi in quanto interessarsi alla vita e ai retroscena personali dei propri commilitoni, e stringendo un buon rapporto con essi, può portare ad avere alcuni vantaggi durante le fasi di battaglia. Unicorn Overlord gestisce i dialoghi opzionali dei legami tra commilitoni in maniera più snella rispetto ad altri titoli del genere, con una quantità minore di dialoghi e una diminuita frequenza delle occasioni di interazione, con una scelta che piacerà ai fan degli strategici vecchio stile. Insomma, dal punto di vista dell’idea di base Unicorn Overlord è veramente un titolo interessantissimo.
A livello di gameplay Unicorn Overlord è qualcosa di estremamente esaltante e soddisfacente. La struttura di gioco, illustrata con alcuni tutorial nelle fasi iniziali dell’avventura, è sulla carta abbastanza snella, salvo poi nascondere una profondità incredibile ed ampliarsi pian piano lungo la corposa campagna, aggiungendo nuovi elementi senza però sovraccaricare il giocatore con troppe nozioni tutte insieme. Ovviamente, vista la natura del titolo, per dominare sul campo di battaglia è richiesta pazienza, una sapiente e continua gestione delle truppe ed un livello di pianificazione elevato. Il giocatore può schierare per ogni livello un massimo di una decina di gruppi di combattenti, composti a loro volta da un numero variabile da uno a sei soldati, a seconda di quante risorse sono state investire per ampliarne i ranghi. Ogni squadra viene disposta su due file da tre, e sono in genere solamente i combattenti in prima linea quelli che assorbono l’urto degli attacchi nemici, con le debite eccezioni, costituite, ad esempio, dalle frecce avversarie e dagli attacchi magici. Se durante le primissime ore di gioco i soldati agiscono di loro iniziativa, con il giocatore che può iniziare lo scontro per poi fare da semplice spettatore, ben presto il titolo darà la possibilità di personalizzare nel dettaglio il comportamento di ogni singola unità alleata, con un sistema a condizioni profondo e funzionale. Da qui in poi, in Unicorn Overlord entrano in gioco un numero incredibile di varianti di cui tener conto, che mettono a dura prova anche il più abile tra gli appassionati di strategia militare. Fortunatamente tramite la pausa tattica è possibile, cambiare approccio sul campo e adattarsi alle sfide proposte dai numerosi scenari di battaglia, bisogna comunque tenere a mente un numero elevato di fattori che influiscono sugli scontri. Il posizionamento e la velocità delle truppe una volta scese in campo, la composizione il più bilanciata possibile delle squadre di combattenti, la scelta del leader (che dona abilità uniche a tutto il gruppo), la presenza di abilità speciali da attivare al di fuori degli scontri, la cura dell’equipaggiamento di ogni singola unità e tanto altro ancora. Complici un gran numero di classi disponibili (opliti, ladri, combattenti, cavalieri, arcieri, guaritori, maghi, cavalcatori di pegaso e tanti altri ancora), che a loro volta elevano esponenzialmente le possibili combinazioni, il canovaccio tattico risulta estremamente ampio e soddisfacente, consentendo un livello di personalizzazione dell’esperienza di gioco paradossalmente più alto di tanti congeneri in cui il controllo del party è direttamente delegato al giocatore. A limitare la potenza e l’utilità in battaglia dei team più forti c’è un valore di resistenza, che impedisce ad una singola unità di sobbarcarsi tutto il lavoro di conquista e schermaglia, costringendo il giocatore a scegliere bene spostamenti e scontri e a bilanciare al meglio le forze a sua disposizione. Importante aggiungere poi che negli scontri apparentemente senza vincitori né vinti, in cui nessuna delle due truppe riesce ad annientare l’altra, a determinare quale delle due è considerata vincente è il numero di danni inflitti, con le meccaniche che premiano quindi un atteggiamento sempre offensivo, punendo i giocatori troppo difensivi. La scelta degli sviluppatori di impostare un tempo massimo per ogni livello si è dimostrata essere una scelta vincente. Limitare il tempo a disposizione del giocatore lo costringe infatti ad operare scelte in poco tempo contribuendo a tenere alta la tensione e il livello di difficoltà. In Unicorn Overlord non si combatte solo però, infatti quando non è impegnato in battaglia il giocatore è libero di esplorare una mappa in tre dimensioni così vasta da richiedere l’impiego di un sistema di viaggio rapido. La cartina del mondo di gioco è costellata di borghi da liberare dal giogo nemico, di punti di raccolta di materie prime e di missioni secondarie di vario tipo, utili ad aumentare il livello del proprio esercito e l’immersione nel mondo di gioco. La possibilità di riconquistare un continente intero, di dover ampliare i fondi, bilanciando buone azioni e missioni di incursione, di personalizzare il proprio stendardo e di costruire pian piano un vero e proprio esercito è tangibile, e garantisce un livello di coinvolgimento notevole, uno dei migliori mai visti in un titolo del genere.
A livello grafico ed estetico Unicorn Overlord è un titolo davvero di grande pregio. Il connubio tra i modelli bidimensionali dei protagonisti e i magnifici scenari che fanno da sfondo al gioco, disegnati a mano ma comunque in tre dimensioni, risulta incredibilmente piacevole all’occhio, complice la consueta, strepitosa direzione artistica che ha sempre caratterizzato i titoli firmati da Vanillaware. Il risultato finale è veramente straordinario. Gli sviluppatori sono riusciti a dare vita a un reame fantasy che guadagna in dovizia di particolari quello che perde in originalità e che, nonostante un’estetica vivace che non lesina colori, si sposa benissimo con il tono più che serioso della storyline e dell’ambientazione guerresca. Ottima anche la fluidità generale, con il frame rate che durante i nostri test su Xbox Series X non si è mai scostato dai 60 fps anche durante le battaglie più affollate. E’ obbligatorio spendere due parole anche sulla colonna sonora di Mitsuhiro Kaneda che rende l’esperienza di gioco ancora più coinvolgente e che è destinata a rimanere impressa nella memoria di chi affronterà il videogame. L’audio dei personaggi è in lingua giapponese o inglese, mentre i sottotitoli sono disponibili anche in lingua italiana. Tirando le somme Unicorn Overlord rappresenta senz’ombra di dubbio uno fra i titoli più importanti mai sviluppati del genere. Si potranno passare ore ed ore a pianificare e combattere senza mai annoiarsi e, vista la moltitudine di variabili in game la rigiocabilità è assicurata. A nostro giudizio chiunque sia un vero appassionato di strategia e tattica non può e non deve farsi sfuggire un prodotto del genere.
GIUDIZIO GLOBALE:
Grafica: 8,5
Sonoro: 9
Gameplay: 9,5
Longevità: 9
VOTO FINALE: 9
Francesco Pellegrino Lise
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Scienza e Tecnologia
Spotify si evolve, oltre all’audio arrivano anche in Italia i video musicali
Pubblicato
2 giorni fail
17 Marzo 2024
Spotify si evolve ed è pronto a garantire un graditissimo quanto sicuramente apprezzato servizio in più ai suoi abbonati italiani. Nell’ottica di differenziare ulteriormente il proprio approccio con i clienti, la piattaforma ha infatti annunciato il lancio, anche in Italia, di una funzionalità dedicata ai video musicali. Feature disponibile per gli abbonati Premium, si tratta al momento di una sezione sperimentale, che comprende un catalogo ristretto di video musicali, tra cui Ed Sheeran, Doja Cat e Ice Spice. La funzione è supportata su tutte le principali piattaforme dove Spotify è presente: iOs, Android, computer e smart tv, selezionando l’opzione “Passa al video” che sarà visibile solo per i brani supportati. A questo punto, i video verranno riprodotti nella sezione “In riproduzione ora”. Se si vuole tornare all’ascolto del solo audio si dovrà cliccare su “Passa all’audio”. I video musicali si potranno vedere anche a schermo intero, selezionando sul proprio dispositivo la modalità panoramica. “Nella nostra distribuzione beta iniziale, stiamo iniziando con un sottoinsieme limitato dell’intero catalogo, che include migliaia di video musicali. All’interno di questo sottoinsieme, diamo priorità a un’ampia gamma di generi e artisti famosi nei mercati di lancio”, ha affermato Sten Garmark, vice presidente global di Spotify, in una recente intervista. Per questa novità, Spotify non si limita a incorporare un video di YouTube o a collaborare con un’azienda terza. Il servizio ospita direttamente le clip, trasmettendole senza pubblicità, come fa con i brani ascoltati dagli utenti abbonati a Spotify Premium. Con i video musicali, Spotify aggiunge un ulteriore modo per gli artisti di interagire con il loro pubblico. Nel passato, l’azienda aveva reso disponibile Clips, con cui cantanti e band possono comunicare qualcosa ai fan, e Canvas, un’immagine a ciclo continuo di 8 secondi che i creatori usano per riempire lo schermo degli ascoltatori, in assenza di veri e propri videoclip. Insomma, gli abbonati italiani di Spotify potranno godere di una funzione estremamente importante che renderà l’approccio alla musica ancora più bello e intenso da vivere.
F.P.L.
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Scienza e Tecnologia
Contra Operation Galuga, il grande classico ritorna su pc e console
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2 giorni fail
17 Marzo 2024
Contra Operation Galuga è l’ultimo titolo del brand che ha fatto la storia dei videogames negli anni ‘80 disponibile per Pc, Xbox, PlayStation e Switch. Il titolo originale per chi non lo sapesse è un famoso videogame di azione e sparatutto a scorrimento laterale, sviluppato da Konami e pubblicato per la prima volta nel 1987 per le sale giochi. Il gioco segue le avventure di due soldati, Bill Rizer e Lance Bean, che devono affrontare le forze di un’organizzazione terroristica chiamata Red Falcon, che minaccia di invadere la Terra con una legione di alieni e robot. Il gioco è noto agli appassionati per la sua difficoltà elevata, il suo gameplay frenetico e la possibilità di giocare in cooperativa con un altro giocatore. Contra: Operation Galuga è stato ideato un reboot moderno della serie. Prende l’originale arcade e introduce tutte le modifiche che ritiene opportune, a partire dalla veste grafica rinnovata e dalle armi, ma ritorna all’azione secondaria Run & Gun 2.5D e al combattimento “soli contro tutti” tipico degli anni 80 e 90. I vecchi Bill Rizer e Lance Bean devono ricominciare la loro battaglia contro le migliaia di terroristi Red Falcon e gli alieni che stanno dietro a tutto questa misteriosa organizzazione. La storia inizia e finisce allo stesso modo, proprio come è stata scritta 37 anni fa, perché apre la strada a un futuro capitolo che racconta le cosiddette guerre aliene. Nel frattempo, le motivazioni che spingono le forze nemiche ad agire sono cresciute attorno a una tecnologia che mescola campi gravitazionali e wormhole. Gli sviluppatori hanno reso il contesto di gioco volutamente il più esagerato possibile, in linea con le performance istrioniche dei doppiatori e dei personaggi che interpretano. L’ingrassamento della sceneggiatura serve a dare più peso ai nativi di Galuga e, ciò che conta, a far crescere la lista dei personaggi giocabili. Perché, onestamente, nessuno gioca a un Contra per scoprire cosa sta succedendo, ma lo fa solo per sparare indipendentemente dal chi o dal perché. La trama è solo un semplice contorno.
Come accennato poco sopra, il gameplay di Contra: Operation Galuga è basato sullo stile corri e spara tipico della serie, in cui il giocatore deve correre, saltare e sparare ai nemici che appaiono da ogni direzione. Il giocatore può usare diverse armi, come il mitragliatore, lo spara-proiettili, il lanciafiamme, il missile a ricerca, il raggio laser e le bombe a frantumazione. Ogni arma ha una versione alternativa che può essere ottenuta raccogliendo dei power-up. Inoltre, il giocatore può sacrificare le armi in eccesso per attivare delle abilità speciali chiamate Overload, che hanno effetti vari come scatenare dei droni, creare una barriera o lanciare una pioggia di missili. Il gioco offre tre modalità di gioco: Storia, Arcade e Sfida. Nella modalità Storia, il giocatore può vivere la trama completa del gioco, con scene animate e dialoghi tra i personaggi. Questa modalità supporta il gioco cooperativo per due giocatori. Nella modalità Arcade, il giocatore può saltare direttamente nell’azione senza interruzioni narrative. Questa modalità supporta il gioco cooperativo per quattro giocatori. Nella modalità Sfida, invece, il giocatore può mettere alla prova le sue abilità con 30 missioni difficili, che richiedono di completare i livelli in un tempo limite, con munizioni limitate, con nemici più aggressivi e altro che serve a rendere l’esperienza di gioco un vero e proprio inferno di proiettili e distruzione. Una volta avviato il gioco dal menù si inizia ancora una volta dal famosissimo livello della giungla, per poi passare alla fase di scalata della cascata e arrivare all’interno della enorme base aliena. A differenza di Contra Evolve questo non è un remake, infatti anche quei livelli che raffigurano ambienti già visti in passato sono stati modificati. Ad esempio sono state eliminate le sezioni 2D verticali all’interno della base. In cambio però, sono presento più livelli dove si utilizzano i veicoli, anche se essi non rappresentano il massimo del divertimento. Una menzione speciale va fatta per i nuovi boss e per alcune versioni rifatte di quelli vecchi, perché sono veramente divertenti da uccidere e hanno meccaniche che piaceranno sia ai vecchi fan che a chi non si è mai avvicinato a un titolo del brand.
Per venire incontro ai neofiti, perché anche Contra Operation Galuga, come da tradizione della saga, presenta una difficoltà non certo trascurabile, Konami e Wayforward però hanno inserito poi delle novità volto a renderlo più accessibile. Oltre al selettore della difficoltà, che va a modificare precisione e potenza degli avversari, è infatti possibile adottare per i Contra anche una barra della salute, permettendogli così di resistere a un numero maggiore di colpi prima di venire sconfitti. Il tutto, sia ben chiaro, è assolutamente opzionale e i puristi potranno quindi godersi questa nuova avventura nel modo classico, senza risentire di questa facilitazione. In missione poi è possibile portare con se due potenziamenti passivi. Tra di essi spiccano un ancora maggior numero di colpi sopportabili, la possibilità di entrare in gioco con un’arma speciale già in dotazione e così via. Tutti questi upgrade, a dir la verità neanche troppo numerosi, sono acquistabili in un menu dedicato tramite valuta ottenibile in game, rendendo quindi necessario giocare per diverse ore prima di sbloccarli tutti. Così come la barra della salute, pure questi upgrade sono assolutamente opzionali ed è possibile godersi Contra Operation Galuga senza nessuno di essi. La difficoltà sarà ovviamente maggiore, così come però la gratificazione di aver portato a termine un run and gun dalla difficoltà non certo indifferente. Volendoci infine soffermare sull’aspetto grafico, è tutto sommato evidente come sarebbe stato lecito aspettarsi qualcosa di più. Però trattandosi del remake di un titolo del 1987 il risultato è tutto sommato interessante. Contra Operation Galuga è una vera e propria lettera d’amore ai fan che lo amavano in passato, agli appassionati di retrogaming e per tutti quei giocatori in cerca di una sfida dall’alto tasso di difficoltà.
GIUDIZIO GLOBALE:
Grafica: 6,5
Sonoro: 7,5
Gameplay: 7,5
Longevità: 7
VOTO FINALE: 7,5
Francesco Pellegrino Lise
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Russia, un plebiscito per Putin: eletto con quasi il 90%