FARMACI INEFFICACI E SPERIMENTAZIONE ANIMALE: LA VERITA' VIENE A GALLA

di Cinzia Marchegiani


Non solo il mondo della sanità sta mostrando il suo volto segreto in merito ai legami indissolubili con i poteri immensi delle lobby che governano il pianeta (quelle farmaceutiche), ma anche quello degli scienziati che si sono battuti finora cercando di dimostrare la bontà e la validità delle sperimentazioni animali, di cui si avvalgono per valutare l’attività farmacologica e nocività per autorizzare l’immissione in commercio dei prodotti farmaceutici esclusivamente per uso umano. Una verità scomoda sta aprendo una crepa non più contenibile ed è la dimostrazione che finalmente si comincia ad informare il pubblico, quello che sta emergendo con una forza inaudita:”la sperimentazione animale non è né attendibile né predittiva per l’uso umano dei prodotti testati sui nostri amici animali.”

Riccardo Oliva, presidente dell’associazione Memento Naturae ricorda ora con grande orgoglio l’inizio di questa importante svolta epocale: “tutto ha inizio con la risposta che ci venne data nel 2006 dal Dipartimento di Biologia (oggi integrato al Dipartimento di Scienze) dell’Università di Roma Tre, a seguito di una nostra richiesta di autorizzazione per poter organizzare un contraddittorio sulla sperimentazione animale o vivisezione. Allora l’Università, a nome dei docenti del Corso di Laurea in Scienze Biologiche e dei ricercatori del Dipartimento di Biologia ritennero che la Conferenza proposta non aveva i requisiti didattici e/o scientifici per essere svolta nel loro ambito, poiché le tematiche proposte come argomento della Conferenza non rivestivano particolare interesse scientifico per i propri ricercatori. Quel giorno di marzo sembra oggi ormai lontanissimo, visto che la situazione si è nettamente capovolta e l’attenzione che riveste questa problematica è divenuta talmente alta e prioritaria, da essere giunta sui tavoli della politica per essere affrontata di continuo!”
Lo scorso 10 marzo per la prima volta nella storia, la stessa Università Studi RomaTre, ha accolto il Tavolo Ministeriale sui Metodi Alternativi, Oliva di Memento Naturae ricorda che l’obiettivo del convegno ha di fatto gettato un seme straordinario”questo è un momento di particolare importanza storica, dopo lo scorso 4 aprile 2013, in cui è stato ufficialmente inaugurato il Tavolo Ministeriale sui Metodi Alternativi alla Sperimentazione Animale dall’ex Ministro della Salute Balduzzi sulle basi delle evidenze scientifiche della non predettività per l’uomo degli studi pre-clinici dei farmaci eseguiti sugli animali, lo stesso proseguo non è stato onorato dall’attuale Ministro Lorenzin col passaggio del testimone del dicastero, la Lorenzin sta cercando di far passare nel dimenticatoio per accontentare il potere medico e l'AIFA. Il nuovo progetto “Italia senza Vivisezione” mira a spostare i fondi destinati alla ricerca con l’uso degli animali per le sperimentazioni con tecniche alternative. Ma il processo di evoluzione è andato comunque avanti, ci sono stati in pochi mesi tre convegni importantissimi, il primo "Fermiamo la Vivisezione" dove in collaborazione con il PAE come Memento Naturae invitammo il Prof. Claude Reiss di Antidote Europe e fautore della petizione di oltre un milione di firme Stop Vivisection, poi l'evento organizzato dall'Onorevole Michela Vittoria Brambilla con la partecipazione tra i relatori del Prof. Marcel Leist e pochi giorni fa quello della Senatrice Paola Taverna del M5S con Thomas Hartung della John Hopkins di Baltimora.”

All’Università Studi Roma Tre, finalmente il parterre di relatori d’eccellenza, accreditati nel mondo medico e della scienza, hanno spiegato, come siamo messi con il recepimento della Direttiva Europea sulla “vivisezione”, attuata dal Consiglio dei Ministri proprio lo scorso 28 febbraio. Il convegno “Il superamento della sperimentazione animale: possibile, necessario, dovuto” ha riconfermato il grande valore della dr.ssa Candida Nastrucci, Biochimico Clinico (DPhil University of Oxford), Docente Università di Tor Vergata, Presidente e fondatore di Thealternatives.eu che
ha generosamente illustrato "Le alternative per la buona ricerca", mentre la Dr.ssa Susanna Penco, Biologa, Ricercatore e Docente presso l'Università di Genova
che doveva sviscerare le evidenze su "Esperimenti sugli umani per curare gli umani?" non ha potuto portare il suo contributo per problemi inattesi.

Il Convegno ha continuato il suo percorso in questa tematica diventata un importante cambiamento non solo civile e auspicabile con la Dr.ssa Carla Ramacciotti Medico Psichiatra, Psicoterapeuta, Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale dell'Università di Pisa con la "Psiche e patologie umane: negli animali?"

Il Dr. Massimo Tettamanti Chimico, Presidente e fondatore di I-CARE, Coordinatore del progetto ITALIA SENZA VIVISEZIONE con "La ricerca nel terzo millennio" ha chiuso solo metaforicamente questa importante battaglia che sta accogliendo moltissimi sostenitori, non solo degli scienziati, ma un’intera comunità che vuole avere risposte serie dal governo in merito alla sperimentazione animale, che di fatto non da alcuna garanzia e affidabilità di sicurezza sui farmaci messi in commercio. Il convegno, grazie all’ausilio di documenti, dichiarazioni, prove e statistiche ha messo in evidenza che l’Italia sia in contro-tendenza rispetto ad Europa ed Usa che stanno investendo ingenti risorse su questi metodi innovativi, inoltre il fallimento della sperimentazione animale è comprovato non più solo dagli antivivisezionisti ma proprio dai ricercatori stessi che la utilizzano, e come contesta Oliva, la creazione nella nuova direttiva di un Comitato Nazionale serva in realtà a togliere gli esperti dei metodi alternativi dal ministero stesso.

Quali poteri si stanno ancora tutelando, se questi farmaci messi in commercio non danno alcuna certezza sulla loro attività farmacologica e nocività se sugli animali danno risposte specie specifiche profondamente diverse dall’uomo? E’ un escamotage per avere una protezione legale qualora, dopo molti anni in commercio dei farmaci, le stesse case produttrici portate in tribunale, possono facilmente discolparsi dimostrando che sugli animali quegli effetti non sono stati mai osservati consapevoli che la legge può ammettere come prova i test pre-clinici forzati su un animale resistente ad un tipo di farmaco a dispetto di un’altra cavia che invece da risposte totalmente differenti? Questa è la scienza che dovrebbe tutelare l’uomo o quella che utilizza tutti gli studi specifici sugli animali adotti in tutti questi anni di ricerca per favorire logiche di mercato totalmente estranee alla medicina, avendone acquisito le loro particolari caratteristiche di resistenza a determinati tipi di malattie e/o farmacologiche?

Nella slide iniziale del convegno è apparso la dichiarazione dell’ex direttore Zerhouni Surveys Value of NIH Research (dal 2002 al 2008) ora Presidente Mondiale di Ricerca & Sviluppo comprensiva di Farmaci e Vaccini presso Sanofi Aventis:
“Ci siamo allontanati dallo studiare le malattie umane negli esseri umani. Ci siamo cascati tutti, me compreso. Con la possibilità di attivare o inattivare qualsiasi gene in un topo, che non ci può citare in giudizio. I ricercatori hanno fatto eccessivamente affidamento sui dati animali. Il problema è che non ha funzionato, ed è giunto il momento di smettere di ballare attorno al problema. Abbiamo bisogno di focalizzare ed adottare nuove metodologie in esseri umani per comprendere la biologia della malattia delle persone”

Non credo che sia solo provocazione le accuse del Nobel Randy Sheckman che ha fatto intendere di non fidarsi delle riviste scientifiche (Nature, Cell e Science), parlando di mercificazione dei contenuti, tanto da aver spinto alcuni ricercatori a modificare i propri risultati pur di veder pubblicate le proprie ricerche.

Stiamo attraversando un cambiamento epocale, il passaggio nello sfintere dei privilegi e delle dittature teraupetiuche devono chiedere risoluzioni decisive dagli amministratori istituzionali…è inaccettabile dover leggere questo editoriale dell’Aifa, sotto il titolo “Quando un farmaco viene ritirato”: In realtà, l’introduzione di un nuovo medicinale sul mercato porta con sé sempre una quota di azzardo che purtroppo si gioca sulla pelle dei pazienti. I dati a disposizione al momento di capire se vale la pena metterlo a disposizione della comunità sono sempre limitati a ciò che siamo in grado di valutare in un ambito sperimentale.

Spesso si è in condizioni distanti dalla pratica clinica di tutti i giorni, dove sono molteplici i fattori che entrano a complicare lo scenario del nuovo intervento terapeutico.
L’enfasi data al ritiro di un farmaco nasconde però l’incapacità di percepire, da parte degli operatori sanitari e del pubblico, la necessità di una revisione “continua” del profilo beneficio/rischio di ogni medicinale. Una lettura più critica consentirebbe forse al prescrittore, al dispensatore e al pubblico una diversa predisposizione ad un ruolo attivo nella farmacovigilanza attraverso la segnalazione delle reazioni avverse (vecchie e nuove). Nessun farmaco può considerarsi scontatamente sicuro, anche se sostenuto alla base da risultati recenti e da un utilizzo consolidato.”

Qualcuno cominci a valutare anche l’attività e l’utilità dell’AIFA che dopo gli ultimi scandali è un atto dovuto!

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